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    enrix 17:51 on 23 October 2011 Permalink | Rispondi
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    Don Vito e il giallo [risolto] della lettera a Fazio

    da rifare rosalba

    "Don Vito e il giallo della lettera a Fazio": così titolava  Felice Cavallaro un suo articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 12 agosto 2010.

    Oggi, a distanza di poco più di un anno, noi riteniamo che il giallo sia stato risolto, e la circostanza sarebbe anche emersa in tribunale, al processo “Mori-Obinu”, ma Cavallaro ed il suo giornale, non paiono essere molto interessati a tale esito. Per la verità è molto difficile trovare qualche organo di stampa che abbia dedicato la dovuta attenzione a questa notizia. I media che si occupano di mafia e, nello specifico, del processo a carico del Gen. Mori e del Col. Obinu, sono sempre estremamente solleciti nel dare grande risalto ad ogni novità, anche la più dubbia, che possa sortire a sfavore degli imputati, mentre hanno sempre cose più importanti a cui dedicarsi quando emergono delle evidenze che potrebbero far riflettere i cittadini sul grave fatto che nel giudizio cui è attualmente sottoposto il generale dei carabinieri che condusse l’operazione che portò all’arresto di Totò Riina, potrebbero essere state prodotte, come documenti a conforto delle tesi dell’accusa, delle sonore patacche.

    Vediamo dunque cosa diceva Cavallaro, fra le altre cose, in quell’articolo:

    PALERMO- Nel pentolone bollente dei magistrati che indagano sulle carte di «don» Vito Ciancimino salta fuori pure una lettera scritta dall'ex sindaco di Palermo, presumibilmente alla fine del '93, a Antonio Fazio, allora neo governatore della Banca d'Italia. Nel Paese devastato dalle bombe di Palermo, Roma, Firenze e Milano l'obliquo amico dei Corleonesi, indicato come perno della «trattativa» per cui il generale Mario Mori è oggi sotto processo, avrebbe inviato al potente banchiere una sorta di promemoria «da ben conservare se realmente Lei deciderà di scendere in politica come da Amici di regime mi è stato sussurrato…».
    Un «promemoria» di 43 righe battute al computer, sottoscritte da Ciancimino con firma già accertata dalla polizia scientifica e una nota a margine per la segretaria del suo legale, l'avvocato Ghiron: «Da rifare Rosalba». Si tratta quindi di una bozza e non è certo che Fazio l'abbia ricevuta anche se questa sarà la domanda che in Procura a Palermo si preparano a fargli per un interrogatorio imminente, forse dopo Ferragosto, quando la lettera sarà trasmessa al tribunale che processa Mori.
    Esplicito il riferimento all'ex colonnello dei Ros nel testo trovato all'interno di una carpettadi Vito Ciancimino, oggetto delle deposizioni verbalizzate nei giorni scorsi dal figlio Massimo e dalla moglie dell'ex sindaco, Epifania Scardino: «Dopo un primo scellerato tentativo di soluzione avanzato dal Colonnello Mori per bloccare questo attacco terroristico ad opera della mafia, ennesimo strumento nelle mani del regime, e di fatto interrotto con l'omicidio del giudice Borsellino sicuramente oppositore fermo di questo accordo, si è decisi finalmente, costretti dai fatti, di accettare l'unica soluzione possibile per poter cercare di rallentare questa ondata di sangue che al momento rappresenta solo una parte di questo piano eversivo…».
    Alla materia sono molto interessati i magistrati di Caltanissetta che con il procuratoreSergio Lari indagano proprio sul nuovo filone legato alle stragi siciliane. Si tratterebbe infatti di un'agghiacciante conferma alla tesi che lega il massacro di via D'Amelio alla possibile opposizione di Borsellino contro la stessa trattativa. Come denuncia da tempo il fratello del giudice, Salvatore, anche dopo le ricostruzioni fatte da Massimo Ciancimino, protagonista diretto di quella stagione, seppure a tratti considerato contraddittorio da alcuni magistrati. …

    Già, si tratterebbe proprio di un’agghiacciante conferma, se fosse un documento autentico.
    Ma guarda caso, non lo è.

    Noi lo stiamo scrivendo  da più di un anno, su questo blog ed in vari altri siti, che una fotocopia di una videoscrittura con una firma in calce, potrebbe essere il frutto di un collage fra la digitazione di un testo fabbricato ad hoc ed una firma sottratta, col Photoshop, ad un documento terzo, non inerente, e quindi non può essere considerata autentica in alcun modo.
     

    Inoltre ci è sempre parso evidente che, in questa “lettera”, la terminologia impiegata non poteva appartenere al vocabolario di Don Vito, specie con un interlocutore di quel rango. Il sindaco mafioso di Palermo, di vecchia scuola democristiana, che scriveva al Governatore della Banca d’Italia chiamandolo, erroneamente, “presidente” ed indicando le proprie amicizie politiche come “Amici di regime”, non ce lo vedevamo proprio.

    Ma soprattutto da quella frase centrale, da quel riferimento netto ad un “accordo” del quale il giudice Borsellino sarebbe stato “sicuramente oppositore”,  (circostanza che a quanto ci risulta e sulla base degli attuali riscontri, per il momento, esiste solo e soltanto nelle mirabolanti teorie di alcuni magistrati supportate testimonialmente dai soliti pendagli da forca, infanticidi e pataccari, teorie alle quali, e si vede sin troppo bene, Massimo Ciancimino in un particolare momento di “messa alle strette” per la favola del Sig,. Franco ed altre, veniva a supporto ed in soccorso, consegnando questa "lettera", con stupefacente tempestività), si sollevava, come direbbe Tex Willer, un maledetto puzzo di bruciato.

    Che ci stavano a fare quei precisi riferimenti, così calzanti con le più moderne teorie delle procure sui rapporti fra Paolo Borsellino, Mario Mori e Vito Ciancimino, in una lettera del 93 al Governatore della Banca d’Italia? Insomma, non ci pareva fosse necessario avere un particolare fiuto di segugio per capire che si poteva trattare di una patacca, strumentale e preconfezionata, atta a foraggiare ed ammansire le A.G. che in quel momento iniziavano a mostrare segnali di impazienza verso il nostro “testimone”.

    Di questo, abbiamo scritto più volte.
    Ci abbiamo provato, ad esempio, il 15 settembre 2010, quando Umberto Lucentini su Repubblica annunciava gaudente: “Ciancimino, la perizia conferma“, e quindi spiegava:

    La perizia della polizia scientifica ha stabilito che sono stati firmati proprio da Vito Ciancimino alcuni dei documenti sui rapporti tra mafia e Stato e su un investimento di Cosa Nostra in un’azienda di Berlusconi che il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo ha consegnato alla procura. (…)  Si tratta in tutto di tre testi: (…) Il terzo è una lettera che ha come destinatario l’ex governatore di BankItalia, Antonio Fazio, in cui si parla della trattativa tra pezzi dello Stato e boss e dell’attentato al giudice Paolo Borsellino. Al termine delle perizie, gli esperti del servizio di Polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine hanno una certezza: questi tre testi sono stati di sicuro firmati da Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo condannato per mafia e morto il 19 novembre 2002. E sono stati scritti proprio nei periodi indicati dal figlio Massimo. Una conferma importante per due delicate inchieste della procura di Palermo condotte anche grazie alle dichiarazioni di Ciancimino junior, che del padre ha custodito documenti e segreti ora messi a disposizione del pool dell’aggiunto Antonio Ingroia e dei sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido. …"

    Noi  a quel punto ci domandavamo come si poteva essere così certi di quell’autenticità, dal momento che emergeva da una procedura peritale disposta internamente alla Procura, priva della necessaria forma che si dovrebbe usare con i documenti prodotti in giudizio, la quale dovrebbe prevedere un’analisi effettuata sulla base di quesiti proposti dalla Corte  e, soprattutto, l’espletamento di accertamenti in contradditorio.
    Inoltre, veniva annunciata al mondo l’autenticità di un documento che provava l’esistenza di una “trattativa stato-mafia” condotta nei modi più corrispondenti alle ipotesi della pubblica accusa, senza che allo stesso mondo fosse spiegato come poteva essere considerata roba buona una fotocopia rappresentante un testo di videoscrittura ed una firma, pur originariamente vergata da don Vito, fotocopiata anch’essa.
    Sui vari forum e blog che si occupavano dell’argomento, i tifosi della Procura di Palermo esprimevano tutta la loro soddisfazione. Ecco ad esempio un paio di commenti piuttosto rappresentativi (dal blog Livesicilia)
    :

    scritto da esagono- 15 set 2010 14:05 pm
    Qualcuno aveva forse qualche dubbio che nel 2010 ci sono tutti gli strumenti che servono per stabilire se un foglio è stato scritto oggi o dieci anni fa e per stabilire anche chi l’ha scritto? Se qualcuno, illudendosi del contrario, provasse a prendere in giro la magistratura andrebbe messo sotto cura e non in carcere, con il piccolo particolare che Ciancimino jr non mi sembra nè malato nè matto.

    scritto da davide- 15 set 2010 14:20 pm
    siamo in attesa che lo staff di finissimi giuristi che popolano questo blog smontino queste perizie….

    E quindi dopo alcuni tentativi da parte di commentatori più scrupolosi, non dico di smontare, ma di dubitare di quei documenti, ecco i piccoli balilla dell’antimafia coltivata biologicamente non fare economia di argomenti inoppugnabili, specie con il sottoscritto:

    scritto dadavide  – 15 set 2010 21:53 pm
    veramente ammirevole il tentativo dei soliti noti di coprire il sole con un dito.

    scritto da enrix- 16 set 2010 00:42 am
    … Qui non si tratta di nascondere il sole con un dito, ma di normale dibattito e di ovvie considerazioni sul fatto se alcuni elementi raccolti dalla pubblica accusa, possano considerarsi effettivamente probatori.
    Più che “ammirevole il tentativo dei soliti noti di coprire il sole con un dito”, direi che è spregevole il fatto che, soprattutto alcune primarie testate giornalistiche, si cerchi di arrivare con questi dati a conclusioni definitive ed affrettate.

    scritto da davide- 16 set 2010 08:23 am
    siamo al delirio… ovvero secondo i soliti noti le uniche verita asolute sono le loro, mentre le altre vanno quasi sempre interpretate e chi le puo interpretare? sempre solo loro! ma vi rendete conto che questa specie di tribunaletto che avete imbastito in questo blog è semplicemente ridicolo.

    scritto da potrei essere chiunque- 16 set 2010 14:53 pm
    Normale amministrazione che spuntano sempre i soliti nick ingaggiati a dire, ridire, ciarlare. Io personalmente ho constatato che anche se litighi con un semplice agente di qualche cosa o anche con un appuntato dei carabinieri si hanno degli svantaggi. Iterando e invertendo il ragionamento, entrare nelle grazie di generali e colonnelli porta grandi vantaggi. In perfetto stile italiano.

    E' questo dunque il modo in cui gli scolaretti della banda Disney, che in questo paese sono tanti tanti (e potrebbero essere chiunque, sono loro a dirlo), sanno dibattere con chi non si dimostra pronto a prendere per oro colato certi fatti quotidiani nei modi in cui gli vengono raccontati, che sono poi i loro modi preferiti: coloro che, come me, osano spulciare nelle ovvie contraddizioni e nelle logiche fonti di dubbio, andrebbero messi sotto cura; sono soltanto i “soliti noti” che tentano di coprire il sole con un dito, che delirano o che, infami, lavorano per ingaggio o per entrare nelle grazie dei generali e dei colonnelli.

    Ed ora vediamo, se quello che delirava ero davvero io.

    Trascorrono circa otto mesi dalla presentazione mediatica di quell’ “agghiacciante conferma alla tesi dell’accusa”, Massimo Ciancimino viene arrestato a causa di un collage analogo, un’altra patacca dove veniva tirato in ballo l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro mescolandolo in qualche modo con il fantasma dei servizi segreti, il sig. Franco/Carlo, e quando, alcuni giorni dopo il suo arresto, il 10 maggio scorso, si presenta in Tribunale nuovamente chiamato a testimoniare, ad un certo punto fa un paio di affermazioni sulle quali noi concentriamo subito l’attenzione:

    11.09Il pm mostra una lettera al presidente della Banca d’Italia, Antonio Fazio. E’ stata scritta da don Vito. Ciancimino dice di averla ricevuta dal misterioso suggeritore (il famoso puparo), ma non fa il nome, lo chiama “mister X”.
    11.22“Mi disse che mio padre era stato vittima della trattativa portata avanti da Mancino, Amato, De Gennaro. I documenti che ho consegnato provengono tutti dall’archivio di mio padre. Dopo il 7 aprile 2010 sono stato avvicinato da questo mister X. Mi ha citato alcuni personaggi a me cari. Sosteneva di essere stato perseguitato da De Gennaro e Falcone. Mister X era un carabiniere, autista del generale Paolantoni. L’ho incontrato a Palermo e Bologna. Mi ha dato una serie di documenti. Voleva che li consegnassi io ai pm. Lui non voleva apparire”.
    (…)
    12.20“Io ho trovato la lettera a Fazio nella mia cantina di Bologna. Poi mister X me ne ha mandato una copia senza la firma di mio padre. Non so se la lettera sia stata recapitata. Mio padre mi confidò che era opportuno scrivergli perché era possibile un suo ingresso in campo. Poteva prendere in mano l’elettorato della Democrazia Cristiana che nell’aprile del 1992 si stava sfaldando”.

    Ascoltando quella testimonianza, rilevammo due fatti importanti: innanzitutto, era evidente che Ciancimino, infilando la famosa lettera a Fazio fra i documenti avuti in copia da un venditore di polpette avvelenate che lui, cercando di giustificare la presenza di patacche fra i suoi preziosi documenti, aveva chiamato “Mister X” per l’occasione, ma che a suo dire sarebbe stato uno degli autisti del generale dei carabinieri Paolantoni (peraltro già deceduto, così come tutti i suoi autisti, stando alle successive dichiarazioni dei famigliari)  stava mettendo, come si suol dire,  le mani avanti. 
    Il fatto che Massimo Ciancimino nel testimoniare avesse inserito di sua iniziativa quel documento fra quelli avuti in copia da Mister X, era per noi il segnale che la conferma di una nuova patacca si stava profilando all’orizzonte.  Ormai la conosciamo bene, la nostra mascherina.

    Inoltre, non potevamo non rilevare che il testimone avrebbe dichiarato, in quell’udienza, di aver trovato la lettera a Fazio nella sua cantina di Bologna.

    Ma come? Non l’aveva ritrovata per caso sua madre, Epifania Scardino, in casa sua in una carpetta? Questo almeno è quanto avevamo appreso dai giornali 8 mesi prima, i quali ci avevano persino raccontato che la vedova dell’ex sindaco di Palermo aveva accompagnato il figlio in Procura per dare conferma alla sua versione dei fatti.  (vedi ad es. anche l’articolo di Cavallaro sul Corsera, citato qui sopra).

    Come si vede bene, quando certi castelli di tarocchi iniziano a dare segni di cedimento, il passaggio al crollo definitivo rischia di divenire breve.

    Nel caso della lettera a Fazio, dopo poco più di un mese solamente, arriva il primo crollo, ed arriva proprio da un supplemento di perizia della Polizia Scientifica, di cui dettero notizia, insieme a pochi altri, Il Giornale di Sicilia e Gianluca Ferrari su Livesicilia:

    PALERMO. Spuntano nuove anomalie nei documenti portati da Massimo Ciancimino ai pm di Palermo. L'ennesima sorpresa riservata dall'enorme mole di carte consegnate dal figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, è venuta fuori al processo al generale dei carabinieri Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato alla mafia.
    A indicare le stranezze in quattro documenti sono stati gli stessi consulenti della Procura, esperti della Scientifica che non hanno escluso che le anomalie dipendano da "manipolazioni o trasposizioni". Ciancimino non è nuovo a simili accuse: ad aprile è finito in carcere proprio per avere manipolato un documento inserendo tra i personaggi delle istituzioni legati alla trattativa tra Stato e mafia il nome del l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro.  Un copia e incolla che gli è costato l'accusa di calunnia.
    I documenti sospetti sono: una lettera dattiloscritta indirizzata all'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio in cui la firma manoscritta "Vito Ciancimino" non sarebbe contestuale al testo
    Stessa anomalia in un'altra lettera sempre indirizzata a Fazio in cui l'interpolazione è proprio l'intestazione "illustrissimo Fazio". Sotto accusa, poi, anche altri due documenti: un pizzino che Vito Ciancimino avrebbe scritto a macchina al boss Provenzano che presenta un tratto aggiunto estraneo al resto del testo e la dicitura a mano "Zanghì" e, infine, un'altra lettera in cui al testo dattiloscritto segue un'annotazione a mano di don Vito.

    Il sospetto adombrato dalle difese è che in carte scritte dall'ex sindaco il figlio abbia aggiunto, successivamente, brani manoscritti del padre.(Nuove anomalie nelle carte di Ciancimino – Giornale di Sicilia – 21/06/2011)

    PALERMO.  Sul carteggio consegnato in Procura da Massimo Cianciminosi fa ancora più fitto il velo di perplessità. L’impressione che emerge dall’esame dei quattro consulenti della Polizia Scientifica di Roma, sentiti contestualmente per fornire dichiarazioni immediate all’udienza di questa mattina del processo al generale del ROS Mario Mori, è che in tutti i documenti presentati da Ciancimino Junior, ricevuti dal presunto “puparo”,  vi sia una ricorrente anomalia riguardante soprattutto le parti manoscritte. (…) (Ciancimino, nuovo rebus: Anomalie nei documenti – di Gianluca Ferrari – Livesicilia – 21/06/2011)  

    Quindi, abbiamo capito bene quanto è accaduto. A settembre del 2010, Repubblica ed altri annunciano trionfanti che “gli esperti del servizio di Polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine hanno una certezza: questi tre testi [fra i quali la lettera a Fazio – ndr] sono stati di sicuro firmati da Vito Ciancimino

    Nel giugno 2011, le news lasciano basiti: il testo che nove mesi prima ai periti della Polizia Scientifica risultava essere stato di sicuro firmato da Vito Ciancimino, ora agli stessi periti risultava recante una firma di Vito Ciancimino non contestuale al testo. Questo però, soltanto dopo che il portatore di documenti si è messo al riparo da nuove accuse di falso, beninteso, avendo fornito un elenchino di questo ed altri collage, da addebitare in toto a tal Mister X, che li avrebbe consegnati al povero Massimo, ignara e miserevole vittima di quel puparo. Non per niente, su Livesicilia, Ferrari ci ha tenuto a precisare che si tratta dei documenti “ricevuti dal presunto “puparo, e soltanto di quelli.

    Chissà se sarà stato sempre questo puparo, a suggerire al testimone di portarsi in procura la madre perché raccontasse che aveva trovato i documenti in una carpetta.

    Nel frattempo però, ancor prima che saltasse fuori questa bella sola del puparo, noi eravamo stati accusati, grazie a questi bei modi di fare informazione e di verificare le carte, di delirio e persino mercimonio per aver manifestato alcuni dubbi sull’autenticità di un documento, che oggi si sta effettivamente rivelando un falso.

    E nuovi pesanti indizi che si tratti di un falso, provengono dalle risultanze peritali della Consulenza tecnica di parte espletata, su incarico del Gen. Mori e del Col. Obinu,  dal M.llo Antonio Marras, già addetto al “Laboratorio di Indagini Grafiche” del “REPARTO INVESTIGAZIONI SCIENTIFICHE” dei Carabinieri di Roma ed attualmente collaboratore esterno dello stesso R.I.S. e titolare di uno studio professionale specializzato in indagini grafiche.

    Nella sua consulenza, il peritoriesce a dimostrare, in sintesi, che la firma presente in calce alla lettera è stata si manoscritta da Vito Ciancimino, ma su qualche altro documento, ed in epoca antecedente ai fatti commentati nella lettera, e che pertanto è stata trasposta artificiosamente, con mezzi elettronici o meccanici, sotto al testo allo scopo di conferire allo stesso, falsamente, autenticità.

    Esattamente come noi abbiamo sempre ipotizzato.

    Ma non è questa l’unica conclusione a cui giunge il perito.  Ecco, di seguito, tutto l’enunciato conclusivo:


    CON RIFERIMENTO SPECIFICO AL DOC. “4-PA”, NOTO COME LA COSIDDETTA LETTERA AL “PRESIDENTE DOTT. FAZIO”, SI PRECISA CHE LA FIRMA IN CALCE ALLA MISSIVA È AUTOGRAFA DI CIANCIMINO VITO CALOGERO MA NON AUTENTICA POICHE’ ANCH’ESSA TRASPOSTA.

    PER CIÒ CHE CONCERNE, INVECE, LA MANOSCRITTURA “DA RIFARE ROSALBA” FIGURANTE A TERGO SUL PREDETTO DOCUMENTO, SI TRATTA DI UN’ANNOTAZIONE VERGATA, CON ALTA PROBABILITÀ, DA MASSIMO CIANCIMINO.

    Quindi “DA RIFARE ROSALBA”, sarebbe stato scritto da Ciancimino jr.

    Secondo invece il personale della Polizia Scientifica nella “RELAZIONE TECNICA DI ACCERTAMENTI GRAFICI” – Relazione preliminare datata 09.08.2010 (pag. 03) –  “Le manoscritture in stampatello apposte sui reperti non hanno evidenziato elementi grafici sufficienti ed idonei per esprimere concreti giudizi di riconducibilità: -manoscrittura presente nella sezione laterale sinistra sul reperto nr. 4 PA – relativamente alla frase “DA RIFARE ROSALBA.”

    In poche parole, per i periti incaricati dalla procura, “da rifare rosalba” sarebbe stato scritto da ignoti.
    Secondo il perito incaricato dalla difesa di Mori, sarebbe invece stato scritto, con alta probabilità, da Massimo Ciancimino.

    Noi, dopo aver letto la sua relazione da pag. 249 a pag 271, la pensiamo allo stesso modo.

    Infine, per concludere, segnaliamo altri capitoli salienti della stessa relazione: quello relativo alla perplimente conduzione delle operazioni peritali da parte della procura (da pag. 309 a seguire), quelli (da pag. 273 a pag. 284) relativi ad altri documenti falsificati o manipolati (gli stessi, per intenderci, definiti “tutti autentici” da Marco Travaglio), e soprattutto quello, a pag. 177, dimostrante la falsità della famosa “missiva di Vito ciancimino  indirizzata per conoscenza all’On. Silvio BERLUSCONI”, dove il perito giunge alle stesse conclusioni cui noi eravamo giunti, con ben altra disponibilità di mezzi e di esperienza, nel nostro articolo “bricolage” e sul libro “Prego, dottore!”, ormai esaurito.

    A risentirci presto.

    Enrix

     

     

     
    • anonimo 20:54 on 23 October 2011 Permalink | Rispondi

      Come sempre la capcità d'analisi e l'intelligenza porta a risultati come questi.

      Ciao Enrico, continua così.

      Luciano.

    • anonimo 19:38 on 25 October 2011 Permalink | Rispondi

      Ho la sciato un commento sul post in cui smm ipotizza che Ruby sia in realta'un'agente del Mossad,ma vedo che e'ancora in moderazione…….
      Lei che si definisce un "segugio" potrebbe occuparsi del perche da piu di 3 mesi risulta impossibile registrarsi a Splinder?Per caso ne conosce i motivi?Molti dicono che questa piattaforma sia arrivata al capolinea.
      Cordiali saluti.

    • enrix007 15:45 on 27 October 2011 Permalink | Rispondi

      Il  "commento" che lei lamenta, giustamente, essere in moderazione, poteva passare tranquillamente, poichè diceva soltanto "questa mi mancava".  Ciò che invece provoca contrarietà alla mia rinomata furia censoria, è la firma in calce: "Littorio Mangano".

      Immagino non si tratti del suo vero nome, caro anonimo, essendo quello un classico jeu de mots  già piuttosto visto e sfruttato nei blog e nei forum per adolescenti che faticano a raggiungere la maturità, e che tra uno zucchero filato ed una convocazione per la puntata serale di Annozero, s'inventano nomignoli.

      E questo, non è uno di quei blog.

      Per quanto concerne poi la sua domanda, non so nulla. Splinder ha sempre funzionato con alti e bassi, e per saperne di più il sottoscritto dispone degli stessi mezzi suoi, nonostante la definizione di "segugio".

    • anonimo 16:43 on 27 October 2011 Permalink | Rispondi

      Detesto lo zucchero filato!Quanto a Santoro,non mi dispiace,ma non ho il paraocchi e non sempre apprezzo il suo modo di fare tv.Per questi motivi cerco di informarmi ,documentarmi e conoscere tutte le opinioni,anche le sue caro Enrix.
      Cordiali saluti.

    • anonimo 10:57 on 3 November 2011 Permalink | Rispondi

      Appena uscito fresco fresco:

      http://www.ilgiornale.it/interni/ecco_tutte_patacche_ciancimino_junior/03-11-2011/articolo-id=554940-page=0-comments=1

      Lo aveva intuito per primo il blogger Enrico Tagliaferro, detto «Enrix», che nel suo sito fa le pulci a Massimo. Certifica oggi il perito della difesa (i pm non lo hanno fatto controllare dai propri consulenti):

      Un caro saluto
      Luigi

    • anonimo 11:28 on 3 November 2011 Permalink | Rispondi

      Enrico, appena letto Chiocci e Conti sul Giornale di oggi.

      Avanti così, ciao e buon lavoro.

    • anonimo 09:59 on 18 November 2011 Permalink | Rispondi

      Allora : Scalfaro e Ciampi sapevano, lettera di parenti di molti al 41Bis che chiedevano di annullarlo, cosa che per circa 500 degli oltre 1000 soggetti al 41Bis Conso tolse e/o sospese, dando così modo a molti di uscire dal carcere.

      La lettera è stata consegnata alla "magistratura" da un Dirigente del Servizio Carcerario.

      Domanda : ma quando vige l'obbligatorietà di procedimento penale se si viene a conoscenza che chi è stato sentito da magistrati e da Commissione parlamentare, racconta balle ?

      Ciampi e Scalfaro hanno pure dichiarato, tra i tanti "non ricordo" che NON sapevano niente di cosa stava facendo Conso ?
      E nemmeno che avevano ricevuto quella lettera mandata anche a Costanzo ( al quale fecero poi un attentato nello stesso periodo dei Gergofili di Firenze )  e al responsabile delle Carceri ?

      Ciao, Luciano.

    • anonimo 15:01 on 27 November 2011 Permalink | Rispondi

      Enrix, ci dica presto dove si trasferirà dopo la chiusura di splinder.
      (Spero che le difficoltà a raggiungere il sito in questi ultimi giorni siano dovute alla migrazione).
      A presto.
      Luigi

    • anonimo 21:53 on 15 December 2011 Permalink | Rispondi

      Carissimo Enrix,
      è troppo tempo che non leggiamo le sue splendide "inchieste" comunque tanti Auguri a Lei e a tutti i suoi cari perchè il Natale sia quello giusto e Santo.

      Suo ammiratore di sempre.

      Renzo

    • enrix007 10:46 on 25 December 2011 Permalink | Rispondi

      Cari amici tutti,
      vi ringrazio per il sostegno continuo, e vi abbraccio tutti.

      Negli ultimi mesi, purtroppo,  mi sono dedicato allo studio approfondito di un enigma che ho scoperto essere al di sopra della mia portata. L'ho risolto, l'enigma, ma i risultati, assolutamente inaspettati,  sulla mia persona sono stati devastanti.

      Il risultato del mio lavoro, rimarrà chiuso nei miei cassetti ed anzi  presto distruggerò tutto quanto.

      Domando scusa a tutti per la mia latitanza e per il tempo che ho perso, anche se la lezione che ne ho tratta è cardinale, e mi ha indicato l'unico e solo percorso: vivere in Gesù Cristo e secondo il suo insegnamento.

      Buon natale a tutti, pace e prosperità.

      Enrico.

    • anonimo 13:35 on 29 December 2011 Permalink | Rispondi

      Mi dispiace moltissimo.
      Ho passato la mattina a salvare come posso il blog.
      Spero di risentirla.
      In bocca al lupo
      Luigi

    • enrix007 14:05 on 1 January 2012 Permalink | Rispondi

      Tranquillo Luigi, io l'ho già salvato tutto, e cercherò di trasferirilo entro il 31 gen.

      Augurissimi!

    • enrix007 14:06 on 1 January 2012 Permalink | Rispondi

      E comunque c'è un programma gratuito che scarica in automatico tutti i siti.  Si chiama HTTrack Website Copier.  Si trova facilmente con google. In un'oretta scarica tutto il blog.

    • anonimo 17:37 on 3 January 2012 Permalink | Rispondi

      Sono confortato nel sentirla sempre operativo!
      HTTrack l'avao usato per scaricarmi l'imbecillario quando l'ho scoperto ma è un po' macchinoso consultare il sito cosi' salvato.
      Ho optato per una lunga ricopiatura e/o conversione in pdf.
      Per carità migri su una piattaforma più facilmente consultabile di quella di cielilimpidi!
      Ad maiora e i miei migliori auguri di buon anno!
      Luigi

  • Avatar di enrix

    enrix 22:02 on 21 March 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: paolo borsellino,   

    SALVATORE BORSELLINO: QUELLA DELLA “TRATTATIVA” PARE UNA STORIA DEL TUTTO INVENTATA. 

    Salvatore Borsellino: “quella della ‘trattativa’ pare una storia del tutto inventata.”

     “Da qualunque parte si prenda, questa storia sembra il prodotto malato della mente di uno sceneggiatore horror. Una storia così inverosimile che risulterebbe irricevibile per qualunque produttore cinematografico che si rispetti. Una storia all’apparenza del tutto inventata…

    Così esordisce Salvatore Borsellino nel suo articolo di mercoledì scorso 16 marzo “Trattativa e 41-bis, un passato che non vuole passare” (che si trova QUI) , e per la prima volta, finalmente, ci trova completamente d’accordo.  Questa storia della trattativa pare proprio una bella patacca, per mille ragioni. Bravo.

    Se non fosse che poi il fratello di Paolo Borsellino prosegue:

    “… se solo non fosse fondata su fatti e documenti mai smentiti, anzi puntualmente riscontrati ogni volta che sono stati sottoposti a verifica. Allora è doveroso raccontarla, avvertendo i lettori che è una storia che non ha ancora trovato la sua conclusione, se mai la troverà, e che si intreccia con la stagione che cambiò per sempre la nostra vita, il biennio stragista 1992/93. E conviene raccontarla partendo dagli spunti di cronaca.”

    Dunque, come è noto per il sottoscritto quello di replicare non è un lavoro, ma semplicemente un modo di reagire fisiologico e naturale, quando leggo affermazioni, su argomenti gravi, quanto meno apodittiche per non dir di peggio.

    Pertanto non posso replicare ogni volta a chilometri di testo: mi arrendo, ci rinuncio, il tempo e le energie vengono a mancare.  E quell’articolo è una paurosa lenzuolata. Però oggi ho deciso di prendere almeno la prima parte, il primo paragrafo,  della lenzuolata del fratello del magistrato, ed analizzarla passo-passo per dimostrare come questa, anziché avvicinare, allontana le opinioni dei cittadini dalla realtà fattuale.

    So che non serve a nulla, perché lui è un divo mentre le mie note le leggono poche centinaia di persone, ma lo faccio comunque, apponendo in blu le mie considerazioni alle parti di testo dell’Ing. Borsellino, che saranno riportate in grassetto.

    “Da un paio d’anni – più o meno da quando il braccio destro dei fratelli Graviano, Gaspare Spatuzza, ha iniziato a collaborare con la giustizia – le Direzioni distrettuali antimafia di Caltanissetta e Palermo stanno cercando di capire quali apparati dello Stato abbiano condiviso con Cosa Nostra la strategia eversiva a suon di bombe che ha spalancato le porte alla cosiddetta Seconda Repubblica e quali siano stati i tempi e gli strumenti che hanno permesso l’insana interlocuzione, più correttamente chiamata ‘Trattativa’, fra Stato e antiStato.”

    Le porte alla seconda repubblica sono state spalancate dalle inchieste sulle tangenti alla politica e dalla conseguente distruzione dei partiti di governo. Le bombe del 92 e 93, pur facendo parte della storia del nostro paese per la loro gravità,  rispetto alle ragioni di quel “capovolgimento”, rappresentano fatti marginali e non hanno spalancato un bel niente. Così come non ha mai intaccato i centri di potere della prima repubblica (anzi), nessuna altra bomba o strage del nostro passato.

    “Con imperdonabile ritardo, sulla scia delle rivelazioni di Spatuzza e del figlio minore di don Vito Ciancimino, numerosi personaggi istituzionali hanno avuto riverberi di memoria su due snodi decisivi della Trattativa.

    Il primo: lo sciagurato dialogo a partire dal mese di giugno 1992 fra il Ros dei Carabinieri (nelle persone degli ufficiali Mario Mori e Giuseppe De Donno, con la copertura del generale Antonio Subranni) e Vito Ciancimino, che ha visto dall’estate 2009 la resurrezione della memoria di Luciano Violante, Claudio Martelli e Liliana Ferraro.”

    Non c’è stato alcun ritardo, nè imperdonabile ne perdonabile, nel parlare della "Trattativa", in quanto quelle persone non hanno mai parlato in nessuna sede di TRATTATIVA, anzi l’hanno fermamente smentita. Pertanto non può esserci stato ritardo nel dire una cosa che non è mai stata detta. Hanno parlato quando hanno parlato, di quei fatti, perché sollecitati strumentalmente da terzi, soprattutto organi di informazione, che hanno proposto le loro parole travisandole. Ma le cose che hanno detto, riguardano l'ordinaria amministrazione del Ministero, e pertanto non sono rivestite di quella particolare rilevanza che avrebbe reso necessario il renderle note tempestivamente.

    Martelli ha sempre smentito fermamente, soprattutto in udienza dibattimentale, di avere mai sentito parlare o parlato lui stesso di “Trattativa”. Ed a questo proposito, egli è intervenuto anche per il nostro blog, QUI.

    Per quanto riguarda la Dott.ssa Liliana  Ferraro, anch’essa è stata sapientemente strumentalizzata. Si vedano ad esempio le sue parole testuali in Commissione Antimafia:

    Come ho riferito all’Autorità Giudiziaria, il Capitano De Donno non mi parlò affatto di “trattativa”, né io ebbi percezione alcuna che mi stesse riferendo qualcosa di diverso dal comune tentativo di convincere un appartenente all’organizzazione a collaborare, così come previsto dalle norme sui collaboratori di giustizia. D’altra parte, a quanto mi è parso di capire dalle notizie riportate dai giornali, il Colonnello Mori raccontava anche ad altri rappresentanti delle istituzioni i tentativi che avevano avviato per indurre Vito Ciancimino a collaborare.”

    Quindi, quello che per Salvatore Borsellino era “lo sciagurato dialogo”, per la dott.ssa Ferraro, illustre magistrato e stretta collaboratrice di Giovanni Falcone, era soltanto un “comune tentativo di convincere un appartenente all’organizzazione a collaborare, così come previsto dalle norme sui collaboratori di giustizia"

    E sino a prova contraria, quegli incontri avevano quello scopo.
    Tutto il resto, non essendovi riscontri oggettivi, sono soltanto fango e falsità. E la Ferraro non aveva certamente il dovere di riferire a chicchessia, né in anticipo né in ritardo, di un evento che rientrava in un contesto previsto dalle procedure e di natura neppure straordinaria.

    “Il secondo: i provvedimenti di revoca o mancata proroga susseguitisi nel 1993, in favore di uomini di Cosa Nostra, del regime detentivo speciale previsto dall’art 41-bis dell’ordinamento penitenziario, sui quali i ricordi a scoppio ritardato sono stati soprattutto quelli dell’allora ministro di grazia e giustizia Giovanni Conso,  (…)  Nicolò Amato ha rivelato il proprio fermo convincimento che la paternità del mancato rinnovo dei 41-bis del 5 novembre 1993 vada attribuita proprio a Francesco Di Maggio, che era il vero dominus del Dap, alle spalle del ruolo meramente formale assegnato a Capriotti.”

    Tutta questa parte riguarda specificatamente Conso e solo Conso, e  non ha nulla a che vedere con Mori, con i colloqui con Ciancimino o con le stragi di Capaci e Via D’Amelio, che semmai hanno accelerato e prodotto i provvedimenti per il 41bis, e pertanto non possono rientrare nello schema di “trattativa” di cui ci parla Salvatore Borsellino.  Sulle decisioni di Conso si indaghi pure, ma lo si faccia senza pregiudizi e senza cercare l’adesione forzata ad improbabili ed incongrui schemi logici.

    “Amato nulla ha saputo (o voluto o potuto) dire, però, su un documento, da lui redatto nel marzo 1993, nel quale veniva sollecitata la messa in mora della normativa sul carcere duro per i mafiosi.”

    E’ assolutamente falso che Amato non abbia saputo, potuto o voluto dire “nulla” sul documento del marzo 93. Ha detto tutto ed anche di più in Commissione Antimafia. Ha spiegato semplicemente che il suo non era un invito all’abrogazione o (falsità anche peggiore) all’alleggerimento del 41bis, ma semplicemente un invito a convertire in legge definitiva un decreto emergenziale. Ed in quella nota, diceva a chiare lettere che la legge avrebbe dovuto prevedere un regime anche più duro del 4ibis per i mafiosi, laddove il 41bis consentiva ai mafiosi colloqui mensili riservati e a porte chiuse che rendevano di fatto inefficace il provvedimento. Pertanto Amato proponeva di registrare i colloqui mensili (provvedimento adottato solo  di recente sotto l’attuale governo).  Purtroppo le parti importanti di quella nota sono state completamente omesse e quindi non diffuse dagli organi di stampa, e pertanto la posizione vera di Amato sul 41bis ne è uscita, ancora una volta in tutta questa vicenda, manipolata e mistificata.

    Questa è la chiara spiegazione data da Amato.

    “È un fatto che il 15 maggio 1993, il giorno successivo al fallito attentato a Maurizio Costanzo in via Fauro a Roma, il regime carcerario del 41-bis fu revocato per 140 detenuti. Di questi, solo 17 erano divenuti collaboratori di giustizia, e per loro erano stati gli stessi magistrati a sollecitare l'alleggerimento del trattamento in cella. Per tutti gli altri fu una scelta autonoma del governo. I provvedimenti di revoca del 41-bis furono firmati dal vice-direttore del Dap Edoardo Fazioli.”

    Infatti. Nicolò Amato in questa fase non c’entra nulla. Guarda caso era stato sollevato da qualsiasi incarico e messo alla porta dallo Stato.

    “Si diceva di Francesco Di Maggio. Si tratta del personaggio più controverso fra gli attori di quello squilibrato frangente istituzionale, nel quale il capo del governo Ciampi arrivò a temere un colpo di Stato di marca tardo-piduista.[8] Personaggio controverso, Di Maggio, soprattutto per la statura indiscussa di molti suoi estimatori, fra i quali esponenti tra i migliori della storia giudiziaria milanese: da Piercamillo Davigo ad Armando Spataro a Ilda Boccassini. Senza dimenticare un dato di fatto da non trascurare: Francesco Di Maggio era stato uno dei magistrati antimafia più intimi con Giovanni Falcone.”

    Appunto. Ripeto: indagare senza pregiudizi e senza forzature portate avanti in ossequio a teorie prive di riscontri oggettivi. 

    Mi fermo qui, perché la mia voleva essere giustappunto una breve nota, e non un commento enciclopedico.
    Ma se qualcuno intende stuzzicare anche sul resto dell’articolo di Borsellino, non ci sarà problema a discutere anche sul resto, tempo permettendo. Come ad esempio sulla vergognosa e rivoltante insinuazione che il maresciallo Lombardo si sia voluto uccidere a causa di comportamenti e decisioni del suo reparto, il ROS, nei suoi confronti e nei confronti delle inchieste che stava conducendo.
    Questa è una versione tanto ignobile quanto inaccettabile dei fatti. 
    Lombardo fu invece attaccato, tanto per cambiare,  da Leoluca Orlando Cascio, il quale lo accusò, tanto per cambiare, da Santoro in prima serata, sostenendo che fosse, tanto per cambiare, colluso con la mafia, e si uccise per evitare le tonnellate di fango che stavano per piovere su di lui e sulla sua famiglia dai giornali e soprattutto dai palazzi di giustizia, da dove sono effettivamente piovute anche dopo la sua morte (gli fu addebitata l’accusa postuma di avere provocato, per corruzione, una fuga di notizie sul dossier “mafia e appalti”, falsità poi smentita dalle indagini specifiche effettuate a Caltanissetta.), per anni.

    Nel corso di una cena avvenuta a Terrasini dopo la strage di Capaci con il Col. Obinu, il capitano De Donno, ed altri ufficiali del Ros, il giudice Borsellino disse: “Questa è la cena delle persone oneste”.

    Chissà che starà pensando il dott. Paolo Borsellino, se il suo spirito ci può osservare da qualche parte, di ciò che su tali argomenti ha appena scritto il suo consanguineo.

    Consanguineo che dopo aver ipotizzato che quella della "trattativa" sia una storia "tutta inventata", ha cercato di dimostrare il contrario.
    Ma  per quanto ci riguarda, noi crediamo invece di avere avuto l'ennesima conferma al dubbio che si tratti proprio di una specie di sceneggiatura da fllm (di serie "B), cui egli pare voler dare un sostanziale contributo.

    Enrix

     
    • anonimo 14:39 on 24 March 2011 Permalink | Rispondi

      C'è però un fatto non smentibile: Mori a processo afferma che, parlando con vito Ciancimino, disse: "allora, signor Ciancimino, che succede, perchè questo muro contro muro? Non si può parlare con questa gente?" Ciancimino risponde: "io sono in condizione". Sono poche parole, ma, a me pare, molto siginificative. E' possibile che siano state buttate lì senza che ci fosse alcuna vera intenzione di trattativa, ma il punto rilevante consiste nello stabilire come sono state intese dai mafiosi e da Riina in particolare.

    • anonimo 14:54 on 24 March 2011 Permalink | Rispondi

      Ho dimenticato una parte importante della dichiarazione di Mori, il quale dice: "signor Ciancimino, cosa è questa storia, ormai c'è muro contro muro? DA UNA PARTE LO STATO E DALL'ALTRA COSA NOSTRA? Non si può parlare con questa gente?"

    • enrix007 11:09 on 25 March 2011 Permalink | Rispondi

      Ringrazio l'anonimo per la nota. Si, conosco questa circostanza.

      Inoltre ci sono anche le dichiarazioni di Vito Ciancimino (quelle alla cui produzione agli atti del processo attuale, la procura si è opposta) che sostanzialmente coincidono con queste, che appartengono al processo di Firenze.

      Ritornerò sull'argomento più avanti, perchè qui si tratta di cercare di capire, con approccio laico e non giustizialista, che cosa effettivamente sia avvenuto in quei mesi in quelle vicende che hanno coinvolto, come figura centrale, Vito Ciancimino.

      E' un argomento molto complesso, che come ho detto affronteremo senz'altro.

      Se si vuole capire veramente che cosa sia accaduto, e quindi arrivare alla verità, ciò che senz'altro non bisogna fare, in situazioni di tale complessità, è sfalsarne i vari aspetti, ad esempio affermando, così come fanno molti, che "a scoppio ritardato" i funzionari del ministero si siano ricordati della "trattativa", che ne abbiano informato Borsellino e, quel che è peggio, che Borsellino l'abbia recepita come una trattativa fra stato e mafia.

      Questo, non risulta da nessuna parte, e non corrisponde neppure alla logica di quegli eventi, così come giustamente afferma la Ferraro.

      Ma ne riparleremo.

    • anonimo 22:53 on 27 March 2011 Permalink | Rispondi

      Anche il fratello ,come la sorella di Borsellino lavorano per la sinistra.Mi chiedo perche ,che cosa li spinge a rinnegare persino le parole del fratello,abbiamo sentito da lui ,parole di condanna precise,quando fù assasinatoFalcone.Non credo che le mani che uccisero Borsellino siano state diverse,cioè una magistratura deviata collusa con i partiti di sinistra .Questo io compresi dalle sue parole..

    • anonimo 14:09 on 30 March 2011 Permalink | Rispondi

      Credo che abbia ragione l'anonimo dei primi commenti: in effetti che ci sia stata una trattativa sembra assodato dato che lo hanno dichiarato gli stessi protagonisti(come il generale Mori), salvo poi rimangiarselo successivamente.

    • anonimo 16:09 on 6 April 2011 Permalink | Rispondi

    • enrix007 09:38 on 7 April 2011 Permalink | Rispondi

      Grazie Luigi, si lo avevo letto. Bordin, con cui tra l'altro ho talvolta preziosi scambi di opinione personali su FB, scrive cose giustissime, tanto che pensavo di ripostare qui l'articolo. Vedremo magari nel w.e.

      un caro saluto

    • enrix007 09:54 on 7 April 2011 Permalink | Rispondi

      Anonimo n°5.

      No, non è assodato per niente, anzi, al contrario, fra i racconti di Mori  di allora e di oggi (vedi dichiarazioni spontanee al processo in Palermo) non c'è alcuna incongruenza.  Semplicemente Mori e De Donno hanno sempre affermato, e mai negato, che a seguito del loro contatto per portarlo a collaborare Ciancimino gli rivelò di aver assunto l'iniziativa di parlare con "l'altra parte". E ciò, senza alcun mandato specifico ad assumerla, tale iniziativa. Ciò emerge anche a Firenze, dove oltretutto la deposizione andrebbe vista nella sua interezza, e non a stralci.

      Quando Ciancimino riferì di aver parlato con "quelli dell'altra parte" del suo contatto coi carabinieri, Mori fu tranchant e precisò senza ambiguità che ciò che essi volevano era portare in galera i latitanti, al che don Vito interrompe "la trattativa".

      Semplicemente accade che a Firenze i due ufficiali fanno un uso più disinvolto della parola "trattativa", perchè all'epoca questa non era ancora stata strumentalizzata per dargli un significato diverso, e pertanto si poteva usare tranquillamente questa definizione senza neppure immaginare le massiccie manipolazioni che sarebbero state fatte di questo termine negli anni futuri.  Oggi pertanto, si è costretti a puntualizzare che "nessuna trattativa", nel senso forzato che tale evento è venuto ad assumere, è mai avvenuta.

      Come "trattativa" stato-mafia, inoltre, neppure l'accusa pare ancora avere le idee chiare su come questa si sarebbe strutturata.

      La tesi accusatoria processuale di base, vuole che Mori abbia favorito la latitanza di Provenzano sulla base di una trattativa col corleonese che aveva come posta la consegna di Riina da parte del compaesano, che così sarebbe diventato capo della  mafia. Questa tesi si basa sulla testimonianza di Ciancimino jr, e su null'altro. Poi c'è Brusca che dice una cosa completamente diversa: la trattativa l'ha impostata Riina si dal 91 e l'ha proseguita Bagarella (lui, il nuovo capo di Cosa Nostra, non Provenzano) con Dell'Utri e aveva come finalità un accordo a largo raggio con forza Italia (ma allora il papello e il ricatto allo "stato", mi sembra vadano a farsi benedire). Ingroia ora sta cercando di mescolare e far conciliare le due minestre. sarà dunque interessante vedere ora come i "testimoni" sapranno "smussare" le proprie versioni per conciliarsi reciprocamente. Rischia di venir fuori una macedonia.

      In ogni caso, come ho già detto, cercherò di pubblicare un articolo sull'argomento.

    • anonimo 15:27 on 21 April 2011 Permalink | Rispondi

      La bomba e' in arrivo? :D
      http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2011/04/21/visualizza_new.html_898806602.html
      Grazie Enrico per le tue "anticipazioni" sulle perizie!
      Saranno contenti i merdaioli, no?
      cesare

    • anonimo 16:48 on 21 April 2011 Permalink | Rispondi

      To'. Pare che i giudici credano ancora alle sue tesi, sig. Enrix:

      http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/04/21/news/arrestato_massimo_ciancimino_ha_calunniato_de_gennaro-15209578/

      http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/21/fermato-a-bologna-massimo-ciancimino/106073/

      vuole vedere (lo sapremo se si arrivera' a sentenza) che lei avra' avuto ragione anche su questo?
      Un caro saluto
      Luigi

    • anonimo 18:01 on 21 April 2011 Permalink | Rispondi

      Ti seguo sempre con interesse per l'impegno e la professionalità con cui affronti aggrovigliate materie mafia. La notizia di oggi è il fermo di Ciacimino jr. da parte del suo scopritore e "tutore giudiziario", Ingroia. Il fatto strano è che Caltanissetta indaga su cose assai più importanti che vedono lo stesso soggetto implicato e perciò già ampiamente sputtanato in fatto di credibilità come paladino dell'antomafia (o tempora o mores!).
      La vicenda è da seguire con particolare attenzione, e non c'è dubbio che lo farai con lo stile che ti appartiene.

  • Avatar di enrix

    enrix 14:01 on 11 October 2010 Permalink | Rispondi
    Tags: , paolo borsellino   

    Mistificazioni multimediali sulla "trattativa" 

    Mistificazioni multimediali sulla “trattativa”

    Fatti e resoconti dei fatti manipolati sul cartone animato “Sangue di Stato e trattative di mafia” diffuso da “Il fatto Quotidiano”.

    Nella realtà e nelle testimonianze, Borsellino non parlò di alcuna “trattativa” fra mafia e stato con la Dott.sa Liliana Ferraro.

     

    CLICCA QUI SOTTO,  SUL TITOLO, PER VEDERE IL VIDEO:

    Mistificazioni multimediali sulla trattativa

     

     
  • Avatar di enrix

    enrix 07:11 on 16 March 2010 Permalink | Rispondi
    Tags: , , paolo borsellino, ,   

    La grande bugia di Tonino sulla strage di via D’Amelio 


    La grande bugia di Tonino sulla strage di via D’Amelio

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    L’ex pm adesso dice di aver saputo prima dell’eccidio dell’allarme per lui e Borsellino Ma in aula ai giudici di Caltanissetta ha dichiarato il contrario. Qual è la verità?


     

    Le foto imbarazzanti con lo 007 Bruno Contrada e con agenti dei servizi segreti americani sono niente a confronto delle panzane confezionate intorno all’attentato che la mafia stava preparando per lui e per Paolo Borsellino. Perché delle due l’una: o Antonio Di Pietro non ha detto la verità durante la puntata di Annozero dell’8 ottobre 2009 oppure ha omesso di riferirla ai giudici del processo Borsellino Ter che gli hanno chiesto ripetutamente conto dei suoi rapporti col giudice ucciso in via D’Amelio. Le due versioni, infatti, non solo fanno a cazzotti ma alimentano ulteriori interrogativi rispetto a quelli già sollevati, a più riprese, dal Giornale. Del tipo: perché Tonino se ne esce in diretta tv con la storia che «prima» della strage del 19 luglio 1992 un’informativa del Ros riferiva di un progetto di attentato nei confronti suoi e di Borsellino, e che solo lui «prima» venne avvertito e allontanato in tempo dall’Italia mentre Borsellino fu lasciato a Palermo dove andò rapidamente incontro alla morte? Perché ha aspettato 17 anni per dirlo? Perché non pensò lui ad avvertire il magistrato palermitano, posto che a quel tempo i rapporti fra i due, per ammissione dello stesso Tonino, erano frequenti? E perché agli inquirenti e ai giudici dei tanti processi sulle stragi l’ex pm di Mani pulite non ha mai sentito il bisogno di approfondire i motivi che spinsero lo Stato a spedirlo di corsa in Costarica con un passaporto falso mentre a Borsellino l’sos lo spedirono per posta recapitandoglielo quand’era passato ad altra vita?
    LA RIVELAZIONE IN TV
    Solo oggi, recuperando l’interrogatorio (inedito) reso da Antonio Di Pietro il 21 aprile 1999 a Caltanissetta, la grande bugia vede la luce. Partiamo però dalla fine, da quel che Tonino ha rivelato a Michele Santoro. Dice Di Pietro: «Una cosa che nessuno sa. Io ricevetti, a suo tempo, una nota del Ros in cui si diceva che il terzo ero io. Io fui mandato fuori dall’Italia con un nome diverso da quello mio e con un passaporto di copertura perché mi volevano far fuori. Vi dico anche come mi chiamavo (ride). Nessuno vuole sapere come mi chiamavo?». E pochi secondi dopo: «C’era una (nota, ndr) riservata del Ros che arrivò a me due giorni prima (…). Ricordo che la riservata del Ros diceva che Borsellino e Di Pietro devono essere fatti fuori, io vengo avvertito tant’è che successivamente a me viene dato un passaporto di copertura, ora lo rivelo, a nome Marco Canale e io e mia moglie ce ne andiamo in Costarica (…)». Il botto finale è dietro l’angolo: «Borsellino doveva sapere prima quel che stava succedendo perché c’era un’informativa del Ros che aveva avvertito quello che stava per succedere a me e a lui. Io sono stato avvertito in tempo lui evidentemente no, oppure non sono andati a vedere sotto casa della madre» in via D’Amelio.
    Questo il Di Pietro del 2009 che aveva saputo dell’allarme attentato «prima» della bomba al giudice. Questo che segue, invece, è il botta e risposta del 21 aprile 1999, durante l’udienza del processo Borsellino Ter a Caltanissetta, fra l’avvocato Sorrentino e Di Pietro che seppe dell’allarme attentato «dopo» la bomba in via d’Amelio.
    SMENTITA SOTTO GIURAMENTO
    Avvocato: «Lei riceve o conosce un’informativa dei Ros concernente un presunto e poi purtroppo invece verificatosi, almeno in un caso, attentato nei confronti suoi e di Borsellino e riceve questa informativa, così lei ha detto, l’indomani della strage di via D’Amelio».
    Di Pietro: «Io l’ho saputo credo il giorno dopo, sì».
    Avv. «Ma datata precedentemente».
    ADP: «Che era sicuramente arrivata prima. Sono io che l’ho saputo un paio di giorni dopo. Sicuramente l’informativa l’avevano fatta prima, insomma» (…).
    Avv: «Ma vi poneste la domanda come mai Borsellino credo che la riceveva, o chi per lui, non so, Borsellino la riceve, è inviata a Palermo prima temporalmente e poi successivamente a lei, perché?».
    ADP: «(…) Io personalmente ho conosciuto dell’esistenza di questa (informativa, ndr) un paio di giorni dopo, come adesso mi capita di leggere la (posta) ecco, però non so quando è arrivata. Io personalmente… ho letto quel fatto dopo che già era morto Borsellino. Ecco, io l’ho letto dopo che era morto Borsellino. Questo è il concetto di fondo. Mi ricordo che ero rimasto disturbato, perché, insomma, fa impressione vedere… leggere quello dopo… ».
    Anche un altro avvocato, Mimma Tamburello, parte civile per gli agenti di scorta a Borsellino uccisi in via d’Amelio, insiste sul punto.
    Avv: «Ma vi siete mai chiesti allora coma mai lei l’ha ricevuta un giorno dopo? Si è chiesto se l’aveva ricevuta il dottore Borsellino?».
    ADP: «No, non è che mi sono chiesto, no. Ormai era già successo, a chi lo domandavo? Ripeto… ripeto… non vorrei… non so se l’ho ricevuta… io ho avuto modo di apprendere il giorno dopo, però magari stava in ufficio e non so, è arrivata in procura e non è arrivata a me. Io mi ricordo che ho avuto modo di leggerla il giorno dopo. No il giorno dopo, un giorno o due giorni dopo, insomma, adesso… subito dopo».
    Avv: «E non sa se Borsellino l’avesse ricevuta».
    ADP: «No, non lo so».
    IL VIAGGIO IN COSTARICA
    Obbligato, per legge, a dire la verità, in aula il «testimone» Antonio Di Pietro in oltre dieci occasioni ribadisce d’aver saputo dopo, e non prima dell’attentato in via d’Amelio, del progetto stragista di Cosa nostra. Di Pietro non fa alcun riferimento nemmeno al viaggio in Costarica, nulla sul passaporto falso. Nel 2010, come visto, rivela l’esatto contrario. Perché? E perché, sempre sotto giuramento, afferma (pagina 95 della trascrizione) che «nello stesso periodo in cui io dialogavo con Borsellino» sul tema degli appalti e delle infiltrazioni mafiose «Borsellino dialogava con Fabio Salamone», futuro pm di Brescia che poi indagherà proprio su Tonino, e fratello di quel Filippo Salamone, imprenditore considerato vicino alle cosche, condannato per 416 bis, di cui a Di Pietro riferì in tempi non sospetti il pentito geometra Giuseppe Li Pera. «A me lo ha riferito Elio Veltri – ha proseguito Tonino – che a sua volta glielo avrebbe riferito la moglie di Borsellino. Allorché cominciai ad occuparmi di comprendere cosa era successo, perché una serie di ragioni che mi stavano accadendo… cercai di capire che collegamenti potessero esserci… che ci azzeccava con Mani pulite, Filippo Salamone ma che per me, quando lo individuai, lo sottovalutai al punto che quando me ne parlò Li Pera lo lasciai così, di residuo… ».
    L’ASSE BORSELLINO-SALAMONE
    Incalzato dall’avvocato Sorrentino in riferimento alla rivelazione sui rapporti Borsellino-Salamone, Di Pietro balbetta. Aggiusta. Precisa: «Io ho detto… ho detto… che successivamente ho appreso, tra le tante cose, ritengo dall’onorevole Veltri, ma non ricordo, che pochi giorni prima della morte di Borsellino fu Fabio Salamone che si recò da Borsellino. Ma magari sono andati a prendere un caffè, quindi… sennò… poi passiamo alla fase delle (illazioni)… poi… non possiamo permettercelo». Veltri, contattato dal Giornale, smentisce tutto: «Mai detto niente del genere ad Antonio, mai. Una balla colossale. Mai avrei potuto frequentare la famiglia Borsellino, come ho invece fatto per anni, sapendo che Paolo aveva rapporti con Fabio Salamone, con il quale ho avuto scambi d’accuse violentissime ai tempi del caso Di Pietro a Brescia. Non capisco come Di Pietro possa aver detto una cosa del genere in udienza». Così com’è incomprensibile l’aver riferito, sempre in aula, di non aver mai avuto a che fare con Vito Ciancimino fra il ’92 e il ’93, posto che proprio nel ’93 – secondo quanto riferito dal capitano Giuseppe De Donno in risposta alle amnesie di Tonino nel mezzo delle polemiche sulla cosiddette «trattativa» – insieme interrogarono nel carcere di Rebibbia l’ex sindaco mafioso di Palermo.
    I DUE POOL A CASA BORRELLI
    L’interrogatorio di Di Pietro andrebbe pubblicato a puntate. Perché ricco di spunti interessanti, come la decisione di vedersi coi colleghi palermitani non in procura ma a cena, a casa di Borrelli, per concordare una strategia comune sul fronte delle inchieste sugli appalti. «Facemmo una cena a casa di Borrelli, credo nella primavera del ’93, partecipò il pool di Mani pulite e il costituendo pool di Palermo. C’erano Caselli, Scarpinato, Ingroia. Ci incontrammo lì per stare più tranquilli, per non far(ci) vedere al palazzo di giustizia. Adesso se ne può parlare perché è storia passata. Qual era lo scopo? Vedere come poter organizzare il lavoro insieme».

    estratto da:

                                                                                                        

     
    • almostblue58 22:26 on 27 March 2010 Permalink | Rispondi

      Però è vero che Borsellino e Salomone erano amici. A di Pietro può anche non averlo detto Veltri, ma la sostanza dei fatti, in questo caso, non cambia. ed è vero che Salomone era andato a trovarlo pochi giorni prima della strage: al processo l'hanno confermato lo stesso Salomone, la signora Agnese e Ingroia.avere anticipato la propria "deportazione", invece, è una gran furbata di Tonino finalizzata, secondo me, a scaldare i cuori di quei creduloni delle agende rosse, il cui consenso gli serviva (anche se ormai l'ha perso per altri motivi) per accreditarsi come simbolo antimafia.quanto a Ciancimino, non c'era certo bisogno di consenso per riprenderlo: la rete serve a questo ;)

    • anonimo 17:30 on 16 March 2010 Permalink | Rispondi

      Se qualcuno ha 6 ore di tempo penso che si possa ascoltare la testimonianza sul sito di Radio Radicale:http://www.radioradicale.it/scheda/118598/119369-processo-ter-per-la-strage-di-via-damelio-omicidio-del-giudice-paolo-borsellinobart_simpson

    • anonimo 12:43 on 17 March 2010 Permalink | Rispondi

      "Ricordo che la riservata del Ros diceva che Borsellino e Di Pietro devono essere fatti fuori,"E' qui la menzogna. Ora, sul fatto che un politico menta in un'itervista per farsi bello non c'e' nessuna novita', io suppongo che sotto giuramento abbia detto la verita'.L'unica cosa che dico e': Tonino non far la morale agli altri se il primo bugiardo sei tu!cesare

    • anonimo 22:59 on 17 March 2010 Permalink | Rispondi

      Mi sono ascoltato la testimonianza di Di Pietro a Caltanissetta e posso confermare che i virgolettati dell'articolo di Chiocci corrispondono a quanto detto al processo.Poi mi sono ascoltato la registrazione della puntata di Annozero, e dopo una prima visione devo dire che Di Pietro non colloca mai il momento in cui riceve l'informativa del Ros.A dire che Di Pietro avrebbe ricevuto l'informativa due giorni prima della strage è Giuseppe Lo Bianco, ma Di Pietro risponde senza confermare o senza smentire, anche se dall'atteggiamento sembra condividere le parole di Lo Bianco e chiunque ascolti ha l'impressione che sia stato avvertito prima del 19 luglio.Qui c'è la registrazione, a partire dal minuto 4:30 c'è il pezzo interessante.Al minuto 1:50 c'è il discorso precedente a cui fa riferimento Lo Bianco.bart_simpson

      http://www.youtube.com/watch?v=Olw2taQ4lnQ

    • anonimo 13:45 on 18 March 2010 Permalink | Rispondi

      Bart Simpson al minuto 2.55 del video da te postato mi pare che Di Pietro dica che "c'e' una riservata dei ROS che arriva a me DUE GIORNI PRIMA"non sara' precisa la collocazione temporale, perche' non dice prima di cosa, ma dice PRIMA…

    • anonimo 16:36 on 18 March 2010 Permalink | Rispondi

      E' vero, mi era sfuggito, ma l'avevo detto di averlo ascoltato una sola volta.Anche al minuto 7:00 dice "…io sono stato avvertito in tempo, lui evidentemente non è stato avvertito in tempo…"Con un po' di pazienza si potrebbero mettere insieme spezzoni del filmato,  spezzoni dell'audio del processo, e fare un video da caricare su youtube.Altre cose interessanti in cui mi sono imbattuto, vado a memoria, volendo posso recuperare i link e i minuti dei video, li ho segnati a casa:Ciancimino dice che l'agente segreto si chiamava Franco, poi ha letto i giornali che lo chiamavano Franco-Carlo e allora… Santoro interrompe ed evita di approfondire.Santoro chiede a Ciancimino "voi siete sicuri di quello che state facendo?"Perchè si rivolge a Ciancimino dicendo "voi"?Giuseppe Lo Bianco ha scritto un libro in cui sostiene che ci sarebbe una informativa precedente e anche in quel caso Borsellino non sarebbe stato avvertito.Nell'audio del processo Di Pietro dice "il giorno dopo venni qua" riferendosi al giorno dopo l'attentato.Chiudo con una frase divertente: "nel momento in cui quagliava… come si dice in italiano?".bart_simpson

    • anonimo 12:01 on 21 March 2010 Permalink | Rispondi

      Ecco gli altri due spezzoni della puntata di cui avevo parlato, così ognuno può giudicare da solo, magari non c'è niente di strano.http://www.youtube.com/watch?v=l7RHIS9NjD8” rel=”nofollow”>http://www.youtube.com/watch?v=l7RHIS9NjD8Minuto 6:40Santoro: "c'era sempre un'altra figura che compariva costantemente in questa storia…"Ciancimino: "Era una figura costante nel tempo…"S: "Come si chiama?"C: "Guardi, dalla stampa è stato appellato Franco-Carlo, perchè io lo conoscevo come Franco ma avevo prec…"S: "Signor Franco? Chiamiamolo signor Franco. Servizi?"http://www.youtube.com/watch?v=bsHHujXCD44” rel=”nofollow”>http://www.youtube.com/watch?v=bsHHujXCD44Minuto 4:50S: Quindi, sul fatto che è cominciata prima la trattativa, che è entrata nel vivo prima e non dopo, cioè sul fatto che… voi potete presentare qualche qualche prova?C: I magistrati hanno hanno elementi per poter chiarire questo, ovviamente io…S: Senza dubbi?C: Senza dubbi non mi permetto, io ovviamente ho raccontato la mia verità e do supporto a quello che è il mio racconto di materiale anche cartaceo.

    • almostblue58 18:34 on 24 March 2010 Permalink | Rispondi

      mi permetto di segnalarti un mio scritto su Ciancimino jrhttp://ilviziodellamemoria.splinder.com/post/22453125/Perch%C3%A9+considero+inattendibilprima o poi seguirà altro, ma non so quando.ciao,Sebastiano

    • enrix007 19:36 on 27 March 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Sebastiano, bellissimo pezzo. Se non ti offendi, lo riprendo.

  • Avatar di enrix

    enrix 15:45 on 2 March 2010 Permalink | Rispondi
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    APPUNTI – 4 

    appunti1

    Appunti   4

    "…da moglie di Paolo Borsellino mi chiedo da tempo senza riuscire a darmi alcuna risposta: perché due giorni prima della strage di Capaci i due giornalisti francesi hanno intervistato mio marito chiedendogli di Berlusconi, Dell’Utri e Mangano? E’ stata solo una coincidenza? "

    Agnese Borsellino


     
    • anonimo 11:00 on 3 March 2010 Permalink | Rispondi

      Bhe’,se e’ per quello,vorremmo saperlo anche noi…
      Ciao grande
      Maury

    • anonimo 11:10 on 3 March 2010 Permalink | Rispondi

      Anzi,io un’idea io me la sono fatta….Eh Enrico?
      Maury

    • almostblue58 15:47 on 8 March 2010 Permalink | Rispondi

      ommadonna! a volte tacere sarebbe moooolto meglio

  • Avatar di enrix

    enrix 18:30 on 25 January 2010 Permalink | Rispondi
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    Note ed appunti sui verbali di M. Ciancimino – 1 

    Note ed appunti sui verbali di Massimo Ciancimino

    teatrino2 Par. 1

    A pag. 95 del primo verbale, in data 7 aprile 2008, Massimo Ciancimino racconta di come suo padre, avute delle “piantine“, delle mappe, dal Capitano de Donno, le restituì dopo circa una settimana con le annotazioni relative alla presunta ubicazione del covo di Riina.

    CIANCIMINO: Questo me lo raccontò in carcere dopo alla fine, dice: non è difficile catturare RIINA, dopo che gli dico la pianta di dovè, gli segno la zona

    INGROIA: E allora suo padre come lo sapeva?

    CIANCIMINO: Mio padre me le diede io DE DONNO le diede a mio padre le piantine, io le diedi DE DONNO le diede a me, io le diedi a mio padre e mio padre le diede a me e io le diedi a DE DONNO.

    Quindi Vito Ciancimino affidò  nelle fidate mani del figlio “spaccone” (vedi pag. 103 del verbale) le mappe con le annotazioni per individuare il covo di Salvatore Riina (niente niente), perché le passasse a De Donno.

    INGROIA: E cerano annotazioni?

    CIANCIMINO: Sì, annotazioni, sì.

    INGROIA: Quindi allora

    A questo punto Ciancimino gioca d’anticipo sulla domanda che Ingroia sta per riformulare per la seconda volta, fornendo sin da subito una netta risposta: egli invita Ingroia a non domandargli come suo padre potesse essere a conoscenza dell’ubicazione del covo, poiché afferma di non saperlo.

    CIANCIMINO: Non mi chieda se come lo sapeva mio padre non lo so.

    Quindi Massimo Ciancimino, non lo sa, come suo padre aveva potuto indicare la localizzazione del covo sulle piantine. Pertanto chiede di non domandarglielo.

    Ma il magistrato incalza, e qualche secondo dopo domanda:

    INGROIA: io le domando se quello che suo padre indicò era frutto di conoscenza di suo padre o era frutto di  unacquisizione di informazione che suo padre fece

    CIANCIMINO: Di acquisizione di informazioni.

    Quindi lo junior invece lo sapeva, come suo padre aveva potuto indicare la localizzazione del covo sulle piantine: da informazioni acquisite. E non solo, spiega anche come fa a saperlo.

    INGROIA: con altri?

    CIANCIMINO: Di acquisizione di informazioni perché mio padre si è preso 24 ore di tempo.

     

    A questo punto, una volta spiegato e motivato di come suo padre aveva acquisito l’informazione da altri, cosa che dapprima Junior pensava di non sapere,  non resta che da chiarire da chi l’aveva acquisita, e perciò si da il via al ragionamento.

    INGROIA: Se lei sforzandosi riesce a individuare chi può avere incontrato suo padre

    CIANCIMINO: No.

    INGROIA: e potere avergli chiesto informazioni.

    E a questo punto, spunta il nome di Provenzano. Non ancora una certezza, ma solo un nome che lui “pensa dentro di sé”:

    CIANCIMINO: No, io dico che la seconda, la seconda fase proprio è stata fatta cioè non ha voluto escludere, è stata fatta per questo io dentro di me penso che sia stata fatta col, col diciamo col PROVENZANO, perché è stata fatta molto diretta, siccome so, mi ha sempre raccontato e come ho visto, neanche questo soggetto era uno che cera cioè era molto diretto lincontro, telefono, arrivo, non arrivo come ho detto a PANORAMA, questo telefonava: sto venendo cioè se telefonava questo mio padre doveva essere svegliato

    Allora i magistrati insistono perché ricordi meglio:

    DI MATTEO: lei a PANORAMA, credo di non sbagliare nel ricordo

    CIANCIMINO: Prego.

    DI MATTEO: anche se non ce lho qua larticolo, mi pare che affermò pure, comunque le faccio la domanda, che comunque in quel periodo del 92 suo padre ebbe modo di incontrare il PROVENZANO, o no? Cioè le ora sta dicendo: i contatti sono stati molto diretti

    CIANCIMINO: Sì, guardi

    DI MATTEO: Io, io chiedo, ma nel 92

    CIANCIMINO: Sì, sì

    DI MATTEO: o nel periodo

    CIANCIMINO: non so

    DI MATTEO: precedentemente alle stragi, successivamente, a cavallo

    CIANCIMINO: Sa cosè dottore, che non mi veniva più facile ricordare una faccia nuova come quel soggetto, una faccia nuova come il CINA che non uno che mi vedevo dai tempi di quando avevo 7 anni a casa, (Provenzano ndr) cioè

    DI MATTEO: Sì, però signor CIANCIMINO

    CIANCIMINO: Sì, capisco benissimo

    DI MATTEO: poi ovviamente quello è un periodo che anche nella sua memoria sarà rimasto più focalizzato rispetto a quando

     Ed ecco quindi che lo junior, stimolato,  comincia a focalizzare.

    CIANCIMINO: Mi sembra che lha incontrato      

    DI MATTEO: E questo come

    CIANCIMINO: o che abbia detto che aveva intenzione di vederlo, cioè mi sembra di aver capito questo però sa, non riesco a (inc.) glielo potrei man mano

    Quindi ci siamo quasi.  Partiti da una cosa da non chiedergli perché a lui ignota, si è dunque arrivati ad un probabile (…mi sembra…) incontro con Provenzano, od alla probabile intenzione di incontrarlo.

    Ma per il magistrato tanto basta per dar le cose come cotte e mangiate, perché alla domanda successiva procede dando per scontati gli incontri fra Vito Ciancimino e Provenzano:

    DI MATTEO: E anche fino a quando, fino a quando sono hanno avuto luogo questi incontri di suo padre con PROVENZANO?

    E a questo punto, quale interrogato si sentirebbe di contraddire quel PM?

    Abbiamo quindi assistito, in diretta, a come Provenzano sta diventando  un possibile suggeritore dell’ubicazione del covo di Riina  nella lucida deposizione di Massimo Ciancimino, uno dai ricordi e dalle idee chiare. Alla prossima puntata.    (1 – continua)

     
    • anonimo 12:51 on 26 January 2010 Permalink | Rispondi

      Siamo in buone mani……
      Maury

    • anonimo 14:27 on 26 January 2010 Permalink | Rispondi

      Se non ci fossero i verbali scritti pubblici, non crederei ad una riga … PURA FOLLIA.

    • anonimo 21:04 on 28 January 2010 Permalink | Rispondi

      In seguito alle rivelazioni di Massimo Ciancimino sulla presunta consegna di Riina alle forze dell’ordine da parte di Provenzano, ho trovato questo virgolettato, tratto da Repubblica del  5 novembre 2009, attribuito a De Caprio.


      In serata arriva la dura risposta del colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il famoso "Capitano Ultimo" che, nel 1993 condusse le indagini che portarono alla cattura di Riina:
      "Ciancimino è uno dei tanti servi di Riina. Infatti è chiaramente falso che il boss sia stato arrestato in seguito alle dichiarazioni di Bernardo Provenzano. Ma la cosa più grave – aggiunge ‘Ultimo’ – è che ci sia qualcuno all’interno delle istituzioni che legittima questo servo di Riina. Questo significa evidentemente che i servi di Riina sono anche all’interno delle Istituzioni e certamente non sono il generale Mori e il capitano De Donno: forse sono gli stessi che hanno isolato e delegittimato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino".

      Anton Egger

    • anonimo 20:50 on 6 February 2010 Permalink | Rispondi

      Posso sapere dove hai preso i verbali? Grazie…

    • anonimo 21:28 on 6 February 2010 Permalink | Rispondi

      trovati grazie, comunque nell’archivio che hai sul tuo sito questo file non c’e', l’ho recuperato da censurati.it

    • anonimo 03:39 on 7 February 2010 Permalink | Rispondi

      Sempre su Censurati.it c’è riportata la replica di Ultimo alle dichiarzioni di novembre 2009 di Ciancimino Junior ad Annozero, Ultimo oltre a ripetere per l’ennesima volta le tante cose specificate nella SENTENZA, CHE ASSOLVE DEFINITIVAMENTE (la procura non ha fatto nessun ricorso in appello) LUI E MORI  PERCHE’ IL FATTO NON COSTITUISCE REATO, racconta alcune info che reputo interessantissime e che fanno capire meglio a tutti i fatti riguardo la mancata perquisizione del covo (ancora da trovare, visto che sapevano che stava in quella zona tra le villette di quel complesso).

      http://www.censurati.it/?q=node/3910

      Gianluca

    • MicheleElle 20:35 on 21 February 2010 Permalink | Rispondi

      Forse per i PM queste deposizioni sono ormai un inutile perdita di tempo. Ci sono le interviste ai giornali (Panorama, in questo caso)..quindi, perchè chiedergli le stesse cose?! Ormai i processi li fa la stampa.
      Lo sa bene Marco Travaglino, il più famoso GhostWriter delle Procure.

  • Avatar di enrix

    enrix 23:00 on 13 January 2010 Permalink | Rispondi
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    LA VERA STORIA DEL GENERALE MORI 

    © 2009 – FOGLIO QUOTIDIANO

    La vera storia di un grande carabiniere sotto processo, Mario Mori

    di Claudio Cerasa

     

    Se Leonardo Sciascia avesse conosciuto il generale Mario Mori prima di scrivere “Il giorno della civetta” il suo capitan Bellodi non sarebbe stato un giovane poliziotto con gli occhi chiari, i capelli scuri, il viso tirato e l’accento emiliano, ma sarebbe stato piuttosto un piccolo brigadiere triestino con i capelli bianchi, i baffi corti, la voce bassa, gli occhi azzurri, un curriculum da sballo, il vaffanculo facile facile e sei numeri che hanno cambiato la sua vita: 2789/90. Quelle del generale Mori e del capitan Bellodi sono due storie che viaggiano su binari paralleli: un uomo sceso dal nord per andare in Sicilia disposto a rompersi la testa per combattere la mafia, e che dopo essere riuscito ad arrestare il più temuto dei capi-cosca improvvisamente si ritrova contro ora i politici, ora gli avvocati, ora i magistrati, ora i giudici, ora le procure e ora naturalmente i giornali. E i giornali ne riparleranno presto del generale, e c’è da scommettere che non ne parleranno bene. Il 16 giugno del 2008 la procura di Palermo ha aperto un’indagine contro Mori per “favoreggiamento aggravato” a Cosa Nostra, e gran parte delle prossime settimane il generale le dedicherà a quel processo. Sarà in aula alla fine di gennaio, quando i giudici dovranno valutare se rinviarlo a giudizio oppure no.

    Di che cosa è accusato il capitan Bellodi? La procura di Palermo ha indagato Mori come responsabile della mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995, ma il processo per favoreggiamento nasconde una storia molto particolare. A Mori è successa la stessa cosa capitata all’eroe di Sciascia: si è ritrovato di fronte a qualcuno che vuole riscrivere la storia di un periodo cruciale per l’Italia e che vuole offrire a uno dei protagonisti di quei giorni la parte dell’antagonista brutto, sporco, cattivo e, perché no?, pure compromesso. Il processo a Mori è un modo come un altro per tentare di dimostrare che una parte della stagione delle stragi, nel 1992, in particolare quella che coinvolse il giudice Paolo Borsellino, fu causata dallo stesso generale che “voleva a tutti i costi trattare con la mafia”. Ma molti non conoscono un particolare. In quegli anni Mori iniziò a raccogliere i suoi giorni in 29 agende a righe con la copertina rigida: dagli anni 80 a oggi non c’è appuntamento che Mori non abbia segnato su questi fogli, e dalla lettura di quelle pagine, tenute segrete per molto tempo, emergono delle verità molto interessanti.

    Roma, due dicembre 2009. Mario Mori siede dietro la scrivania al terzo piano di un ufficio che si affaccia a strapiombo su Piazza Venezia: ha lo sguardo vispo, gli occhi un po’ scavati, i capelli tagliati corti, le mani distese poggiate sulle cosce e un libricino aperto a pagina 37 con una “x” segnata a matita accanto a un aforisma di uno degli scrittori più amati dal generale, Giacomo Leopardi. Il dettato piace molto a Mori: “La schiettezza allora può giovare, quando è usata ad arte, o quando, per la sua rarità, non l’è data fede”.
    Il generale accetta di riceverci nel suo piccolo studio privato e inizia a raccontare come è cambiata la sua vita. Sono tante le ragioni per cui la carriera di Mori risulta affascinante ma vi è un aspetto che rende la sua storia molto significativa. Ed è la prima cosa che ti colpisce quando ti ritrovi di fronte a lui: ma come è possibile che un super sbirro, un grande carabiniere che ha acciuffato i capi di Cosa Nostra, che ha messo in galera tipacci come Toto Riina e che ha contribuito a smantellare numerose cupole mafiose sia, e sia stato, processato con le stesse accuse degli stessi criminali che per anni ha perseguito e arrestato? Vuoi vedere che forse c’è qualcosa, qualcosa della sua vita, qualcosa dei suoi anni a Palermo, qualcosa della sua esperienza al Sisde, che sfugge ai grandi accusatori di Mario Mori? Mori si è chiesto più volte le ragioni per cui la magistratura siciliana gli si è accanita contro, il perché di quelle pesantissime inchieste costruite con le parole di pentiti non proprio affidabili, i motivi per cui, dovendo scegliere se credere alle sue parole o a quelle di un pentito, i pm tendano a dare retta al secondo anziché al primo. E quando glielo chiedi il generale Mori che fa? Alza un po’ lo sguardo, gioca con i polsini della camicia, si dà un colpetto all’indietro sulla poltrona, allarga le braccia e poi sussurra: “Non so. Davvero. Proprio non so”.

    A Roma il generale c’è tornato da qualche mese: alla fine del 2008 il sindaco Gianni Alemanno gli ha offerto la direzione delle Politiche della sicurezza della Capitale e Mori ha accettato di tornare in quella città dove ha studiato per cinque anni al liceo classico (era al Virgilio nella sezione C negli stessi anni in cui Adriano Sofri era nella sezione D), dove ha seguito le lezioni dell’accademia delle Armi, dove ha lavorato con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e da dove ha iniziato a costruire la sua carriera, diventando nel corso degli anni prima comandante del gruppo carabinieri di Palermo (dal 1986 al 1990), poi comandante dei Ros (dal ’96 al 2000) e infine numero uno del Sisde (fino al 2006). Sono proprio questi – gli anni del Sisde, gli anni dei servizi segreti, gli anni in cui condusse le indagini sulla morte di Massimo D’Antona, sull’omicidio di Marco Biagi, sulle conseguenze italiane dell’undici settembre – i tempi in cui Mori rimase affascinato da alcune sottili ma importanti differenze tra il combattere la mafia e combattere il terrorismo. Mori era sorpreso dalla capacità di fare gruppo dei brigatisti, e da quel loro cerchio chiuso, quasi impenetrabile. Nei brigatisti – racconta Mori – vi era un livello culturale superiore alla media della criminalità e il loro era un legame ideologico non un legame familistico, di cosca o di sangue.

    Era proprio per questo che Mori riteneva fosse più semplice combattere il terrorismo piuttosto che Cosa nostra. “La mafia è come un tumore che si autoriproduce: è un mondo che resiste da molto tempo non tanto per la sua forza ma perché è una forma di costume che è legata a certe forme di cultura. I poliziotti e i magistrati potevano e possono arrestare tutti i mafiosi del mondo ma l’unico modo per distruggere alle radici la mafia – come già scritto anche da Marcelle Padovani in Cose di Cosa Nostra – è il tempo, la trasformazione dei costumi, la rivoluzione della cultura”.
    “Le Brigate rosse e tutte le forme di terrorismo italiane sono state invece una cosa diversa: una malattia circoscritta difficile sì da individuare ma per cui una cura esisteva: bastava solo trovarla”. Quando nella primavera del 2001 Claudio Scajola, ministro dell’Interno per un anno, chiamò Mario Mori per comunicargli che Silvio Berlusconi lo aveva appena nominato a capo dei servizi segreti, il generale pensava fosse uno scherzo. E lo credeva per due ragioni.

    La prima è che il presidente del Consiglio che l’aveva appena scelto Mori non lo aveva mai visto prima, se non una sera alla fine di una cena a Monza. La seconda era invece una ragione caratteriale. Il generale sostiene che le tecniche strategiche di chi lavora nell’arma e di chi lavora nell’intelligence presentano pochi punti di contatto, e offrire dunque a uno sbirro la gestione dell’intelligence nazionale, in teoria, potrebbe nascondere alcune difficoltà non solo metodologiche. “Siete pazzi! – disse senza neanche scherzare troppo Mori a Scajola – io di intelligence non ne so nulla, al massimo, se volete, potrei guidare il Sismi”.
    Racconta chi con Mori al Sisde ha lavorato a lungo che “il modo più semplice per spiegare i due diversi approcci alla criminalità che hanno forze dell’ordine e intelligence è che il poliziotto spera di catturare Osama bin Laden mentre l’uomo di intelligence, semplicemente, spera di acquisirlo come fonte. Sono due piani paralleli che non si vanno mai a incontrare. Perché l’immagine del James Bond che si arrampica sulle gru per sconfiggere le forze del male non esiste. Semmai, il rischio maggiore per un uomo di intelligence che passa le giornate a colazione, a pranzo e a cena per coltivare le fonti è quello di prendersi una cirrosi epatica”.
    Mori ha sempre sostenuto che individuare un grosso criminale, pedinarlo, poterne seguire le tracce e circoscriverne il raggio d’azione nasconde un problema non da poco. Che si fa? Si arresta subito il bandito o lo si segue per un po’ usandolo come esca per intrappolare nella rete della giustizia tutto ciò che lo circonda? Mori non lo confesserà mai, ma tra la prima e la seconda opzione lui sotto sotto ha sempre preferito la seconda.

    Chi ha vissuto a lungo a fianco di Mario Mori racconta che quando il generale arrivò al Sisde fu rivoluzionata l’intera impostazione del lavoro. Prima di Mori, i servizi segreti tendevano a lavorare con quella che in gergo è definita “pesca a strascico”: una gigantesca rete che intrappola tutti i pesci, grandi e piccoli, che nuotano nel raggio d’azione dell’intelligence. Quando Mori arrivò al Sisde spiegò che la pesca doveva diventare subacquea. Perché la tecnica a strascico – era questa l’idea del generale – funziona quando un servizio segreto dispone di centinaia di migliaia di uomini, ma quando il numero delle truppe è parecchio inferiore la raccolta di informazioni deve essere più precisa, più mirata. E così, non appena arrivato, Mori scrisse un libriccino di cento pagine di procedura investigativa, lo fece pubblicare e lo inviò ai dirigenti dei servizi. A poco a poco, i risultati iniziarono ad arrivare.

    Negli anni passati al Sisde c’è un arresto particolare che il generale ricorda più degli altri. Il 13 luglio 1979 una scarica di pallettoni sparati da un’auto in corsa ferì a morte il comandante del Nucleo carabinieri del tribunale di Roma Antonio Varisco; e quel comandante Mori lo conosceva molto bene. Per anni e anni, i servizi segreti italiani hanno tentato di arrestare il killer, e il 15 gennaio del 2004 il Sisde diede istruzione a venti poliziotti egiziani di fermare due persone all’aeroporto del Cairo: i nomi erano quelli di Rita Algranati e Maurizio Falessi, ricercati, tra le altre cose, per l’omicidio di Varisco. Fu uno dei giorni più gratificanti della carriera del generale. Il perché lo spiega lui stesso: “Non dobbiamo essere sciocchi. Chi dice che la pretesa punitiva dello stato non esiste non capisce nulla. Quel giorno passò un messaggio molto importante. Fu un arresto chiave per disgregare la rete terroristica ma fu un anche un segnale chiaro: ci sono alcuni reati che più degli altri non possono essere impuniti. E uccidere un carabiniere è esattamente uno di quelli”.

    Gli anni che però formarono davvero il generale Mori furono altri. Furono quelli che trascorse in Sicilia: prima nel nucleo provinciale dei carabinieri e poi nei Ros. Non appena arrivato a Palermo, il generale comprese subito quanto fosse importante riuscire a creare una sorta di sintonia linguistica tra sbirri e mafiosi. Mori ci riuscì, ma solo dopo aver preso una piccola batosta. La prima lezione per Mori arrivò da un piccolo appartamento sulla costa occidente della Sicilia: ad Altavilla. Dopo aver ricevuto la notizia della morte di un carabiniere, i suoi uomini andarono sul posto, entrarono con i guanti di paraffina dentro una vecchia casa colonica, perquisirono le stanze, fecero perizie, raccolsero più notizie possibili e interrogarono molti testimoni: la maggior parte dei quali diceva di non aver visto nulla. Alla fine della giornata, Mori si ritrovò a parlare con un vecchio abitante del paese che al termine del colloquio – a lui che era un triestino con mamma casalinga emiliana, padre ufficiale dei carabinieri a La Spezia, bisnonni inglesi e, come ama ripetere il generale, una formazione culturale sfacciatamente mitteleuropea – gli disse: “Piemontese, chi minchia voi da noi?”. Quelle parole Mori se le ricorderà a lungo e il significato profondo dell’essersi sentito dare del piemontese lo comprese poco più avanti quando fu nominato comandante del primo comando territoriale di Palermo.

    Mori ricorda infatti che in quegli anni capitava spesso che la notte le pareti della caserma non trattenessero le parole degli sbirri che interrogavano i mafiosi, e ascoltando quei dialoghi, dagli accenti così marcatamente differenti, si rese improvvisamente conto che in quel nucleo operativo che lavorava nella Sicilia occidentale, beh, il più meridionale tra i suoi colleghi era un campano. Non parlare il linguaggio della Sicilia, e più in particolare non entrare a fondo nel lessico dei mafiosi, secondo il generale era il modo migliore per non capire come portare avanti un’indagine, e questo Mori se lo mise bene in testa: lavorò molto sulla sua pronuncia, iniziò a studiare il siciliano e alla fine ottenne buoni risultati, riuscendo a poco a poco a entrare sempre di più a contatto anche con la grammatica della mafia.
    “In quegli anni – racconta un uomo che ha lavorato a lungo a fianco di Mori nei Ros – il generale diceva che far proprio il linguaggio dei mafiosi significava non solo avere le carte in regola per lavorare con maggiore efficienza ma anche avere la possibilità concreta di salvare con un certo successo il culo.

    Le lezioni di Mori erano due. Lui, che aveva imparato a non fidarsi eccessivamente dei collaboratori di giustizia, diceva che per definizione il pentito mafioso va preso con le pinze perché un pentito resta sempre un mafioso, e alla fine – qualsiasi cosa ti dirà e qualsiasi verità racconterà – in un modo o in un altro tenterà sempre di compiere un atto utilitaristico per la sua famiglia. La seconda cosa che ripeteva era che il mafioso ti faceva ammazzare solo quando il, chiamiamolo così, rapporto tra sbirri e criminale diventava un rapporto personale: tra me e te. Per questo, Mori ci diceva che tu puoi umiliare un mafioso magari ammanettandolo davanti a una moglie ma non era il caso di farlo quando veniva acciuffato nel cuore della sua vera intimità: per esempio davanti alla sua amante”.
    Il più grande successo ottenuto da Mori arrivò il 15 gennaio 1993 di fronte al numero 54 di via Bernini, a Palermo, quando il generale fece arrestare lui, il capo dei capi: Totò Riina. Paradossalmente, però, accadde che l’arresto del mafioso più ricercato al mondo coincise con la proiezione delle prime ombre attorno alla carriera del generale. Tutto cominciò poco dopo l’arresto. Per quindici giorni, l’abitazione del boss corleonese non fu perquisita e in molti sostennero che la mancata perlustrazione di quelle stanze fosse un modo come un altro per dare la possibilità ai mafiosi di ripulire l’abitazione e cancellare le proprie tracce. Mori – ricordando che le indagini vengono sempre coordinate dalla procura e che qualsiasi imput, prima ancora che dai capi dell’arma, deve arrivare da lì – sostiene che fu la procura a non dare l’ordine di perquisire, ma nonostante ciò nel 1997 la procura di Palermo aprì un’inchiesta sulla vicenda a carico di ignoti, “per sottrazione di documenti e favoreggiamento”.

    L’indagine andò fino in fondo: nel 2002 i magistrati chiesero l’archiviazione ma il gip dispose nuove indagini. Due anni dopo stessa storia: i pm chiesero ancora una volta l’archiviazione ma questa volta lo fecero in un modo originale: poche paginette per chiedere di archiviare e cento pagine per picchiare duro sull’indagato. A firmare quella richiesta furono i pubblici ministeri Antonio Ingroia e Michele Prestipino, che chiesero di chiudere il caso con queste concilianti parole: gli indagati, non perquisendo per diversi giorni il covo, “fornirono ai magistrati indicazioni non veritiere o comunque fuorvianti”. Inoltre, la sospensione dell’attività di osservazione del covo “determinerà un’obiettiva agevolazione di Cosa nostra”. Il nome di Mario Mori entra così nel registro degli indagati il 18 marzo 2004: pochi mesi più tardi – era il 18 febbraio 2005 – Mori e il suo braccio destro Sergio De Caprio (l’ufficiale dei carabinieri che ha lavorato a lungo a fianco del generale e che il 15 gennaio 1993 ammanettò Totò Riina) vengono rinviati a giudizio e un anno dopo il processo si conclude con un’assoluzione.
    Tutto finito? Macché.

    Dopo essere stato assolto dall’accusa di favoreggiamento aggravato per non aver perquisito l’abitazione – e non il covo, che è cosa diversa – in cui è stato arrestato Salvatore Riina, Mori si trova costretto a difendersi da altre accuse. E da una in particolare. Perché il generale non ci gira attorno, e quando ha saputo di essere indagato ancora una volta per favoreggiamento dice che è stato certamente quello il giorno più brutto della sua vita: perché è come se la procura lo avesse sostanzialmente accusato di essere stato la causa scatenante della strage di via D’Amelio.
    Nel processo in cui Mori dovrà difendersi in aula il 29 e il 30 gennaio, il principale testimone dell’accusa è il colonnello dei carabinieri Michele Riccio. L’eroe della procura di Palermo, nonché principale testimone del processo contro il generale Mori, è però un personaggio dal passato molto controverso. Controverso perché il grande accusatore di Mori è uno degli uomini che fu denunciato dallo stesso generale. La storia è nota ma può essere utile ricordarla. Il generale Mori contribuì all’arresto di Riccio e fu uno dei primi a denunciare i reati commessi dal colonnello a metà degli anni 90. All’origine dei guai di Riccio vi fu la famosa Operazione Pantera. In quell’occasione – erano gli anni 90 – fu sequestrata una partita di pesce congelato da 33 tonnellate. Nascosto tra il pesce vi erano 288 chili di cocaina proveniente dalla Colombia.

    Tre mesi dopo il pesce fu venduto sottobanco dai carabinieri per 54 milioni. L’operazione Pantera costò a Riccio due reati. Non soltanto contrabbando aggravato ma anche detenzione e cessione di stupefacenti: perché nel corso dell’operazione, secondo l’accusa, il colonnello occultò cinque chili di cocaina sottratti alla distruzione del reperto da uno dei suoi uomini (si chiamava Giuseppe Del Vecchio).
    Così, dopo essere stato condannato in primo grado a 9 anni e mezzo e poi, in secondo grado, a 4 anni e 10 mesi, nel 2001 Riccio chiese di essere sentito dal pm Nino Di Matteo su “gravi fatti riguardanti la mancata cattura di Provenzano e la morte di Luigi Ilardo”. E’ una storia complicata quella di Riccio: l’ex colonnello sostiene che nel 1995 il suo confidente Ilardo (trovato morto pochi mesi dopo) offrì la possibilità di catturare Bernardo Provenzano; racconta che i suoi uomini avrebbero seguito Ilardo fino al bivio di Mezzojuso – un piccolo comune di 3.711 abitanti a 34 chilometri da Palermo – che si sarebbero appostati in attesa del via libera e che Mori disse di non voler agire. Mentre – dice Riccio – noi “eravamo pronti e non ci voleva una grande scienza per intervenire”. Le deposizioni di Riccio sono però contestate. Uno dei testimoni dell’accusa, l’ufficiale dei carabinieri Antonio Damiano che nel ’95 prestava servizio al Ros di Caltanissetta, lo scorso 10 novembre ha raccontato una versione diversa.

    Damiano sostiene infatti di essere stato incaricato da Riccio di effettuare “un’osservazione con rilievi fotografici” al bivio di Mezzojuso ma il punto è che in quello che Riccio considera il mancato arresto di Provenzano non solo era già stato concordato preventivamente che l’operazione avrebbe avuto la finalità di studiare il territorio ma il grande accusatore di Mori, nonostante la relazione di servizio di quel giorno riportasse la sua presenza, in realtà – lo ammette Damiano – non era affatto presente: era rimasto in ufficio.
    A ogni modo, le parole di Riccio hanno offerto alla procura la possibilità di fare due calcoli rapidi rapidi: la mancata perquisizione del covo di Riina nel 1993 più la mancata cattura di Provenzano nel 1995 sarebbero “strettamente connesse” alla presunta trattativa tra apparati dello stato e Cosa nostra. E’ proprio questa la tesi di uno degli uomini che alla fine di gennaio verrà ascoltato come teste dell’accusa nell’aula bunker del carcere Ucciardone: Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito. Tesi che in sostanza si potrebbe riassumere così: Borsellino sarebbe stato ucciso dopo che il giudice venne a conoscenza della trattativa portata avanti tra la mafia e lo stato condotta in prima persona da suo padre e dal generale Mori. Borsellino era contrario alla trattativa e per questo, per evitare problemi, la mafia lo fece saltare in aria.

    La cronaca di quei mesi offre però una storia un po’ diversa e gran parte della verità di tutta la vicenda sembrerebbe proprio girare attorno a quel codice lì: 2789/90. Il codice fa riferimento a una delle inchieste più delicate che le forze dell’ordine portarono avanti durante gli anni 90 in Sicilia. Tutto nacque nel corso del 1989: in quegli anni Mori era già a capo del gruppo dei carabinieri di Palermo e sotto la direzione di Giovanni Falcone avviò l’inchiesta sul sistema di condizionamento degli appalti pubblici da parte di Cosa nostra. Il primo plico contenente le informative sull’indagine fu consegnato il 20 febbraio del 1991 da Mori al procuratore aggiunto di Palermo Giovanni Falcone. Ancora oggi Mori ricorda che “Giovanni sollecitò insistentemente il deposito dell’informativa rispetto ai tempi che ci eravamo prefissati per una ragione semplice: perché – diceva Falcone – non tutti vedevano di buon occhio l’indagine, e alcuni sicuramente la temevano”. In quei giorni, il giudice stava però per essere trasferito alla direzione degli affari penali del ministero della giustizia, e da Palermo dunque si stava spostando a Roma. Ma quell’inchiesta – ricorda il generale – lui voleva seguirla lo stesso e per questo Mori continuò a mantenere i contatti con Falcone. E fu proprio il giudice a riferire al generale che l’inchiesta “Mafia e appalti” non interessava più di tanto al nuovo procuratore della Repubblica di Palermo Pietro Giammanco. Era davvero così?

    Fatto sta che al termine dell’inchiesta “Mafia e appalti” i Ros di Mori avevano evidenziato 44 posizioni da prendere in esame per un provvedimento restrittivo ma il 7 luglio del 1991 la procura ottenne soltanto cinque provvedimenti di custodia cautelare. Mori si arrabbiò e chiamò subito Falcone. La reazione del giudice è riportata dai diari consegnati alla giornalista di Repubblica Liana Milella, e fu questa: “Sono state scelte riduttive per evitare il coinvolgimento di personaggi politici”.
    Non solo. Pochi giorni dopo che Mori e il suo braccio destro Giuseppe De Donno consegnarono il rapporto alla procura di Palermo vi fu una fuga di notizie. De Donno ne venne a conoscenza attraverso il suo informatore Angelo Siino (il così detto ex ministro dei Trasporti pubblici di Cosa nostra) che raccontò ai Ros di aver saputo dell’inchiesta da fonti vicine alla procura. “Mai come in quei mesi – racconta Mori – ebbi la sensazione di agire da solo e senza referenti certi a livello giudiziario”. Successivamente, ci furono altre due valutazioni che fecero infuriare il capitano dei Ros. La prima fu quando il Tribunale del riesame consegnò agli avvocati difensori degli indagati e degli arrestati non uno stralcio dell’informativa relativa ai singoli indagati, come da prassi, ma qualcosa di più: ovvero tutte le 890 pagine di testo. “In quel modo – ricorda Mori – furono svelati i dati investigativi fino a quel momento posseduti dall’inquirente e furono chiare le direzioni che le indagini stavano prendendo”.

    La seconda fu quando la procura di Palermo – ravvisando la competenza sul caso di più procure – inviò i fascicoli in mezza Sicilia ottenendo il risultato di moltiplicare il numero di occhi che osservavano da vicino quell’inchiesta. Ecco: secondo Mori il filo che lega le stragi di quell’anno – l’anno in cui furono uccisi nel giro di poche settimane prima Falcone e poi Borsellino e poi ancora un comandante della sezione di Perugia che insieme con i Ros aveva iniziato a lavorare su “Mafia e appalti”: Giuliano Guazzelli – sarebbe legato all’attenzione che Mori e Borsellino credevano fosse opportuno dare a quell’inchiesta, a quel codice maledetto. Poco prima di essere ucciso, infine, Borsellino partecipò a un incontro molto importante. Era il 25 giugno 1992 e il magistrato convocò in gran segreto nella caserma di Palermo – dunque negli uffici dei Ros – Mario Mori e il capitano De Donno. Borsellino confessò ai due che riteneva fondamentale riprendere l’inchiesta “Mafia e appalti”. Perché – sosteneva Borsellino – quello “era uno strumento per individuare gli interessi profondi di Cosa nostra e gli ambienti esterni con cui essa si relazionava”. Qualche anno più tardi, nel novembre 1997, nel corso di un’audizione alla Corte d’assise di Caltanissetta, a confermare che Paolo Borsellino credeva che studiando il filone “Mafia e appalti” si poteva giungere “all’individuazione dei moventi della strage di Capaci” fu uno dei pm che oggi indaga su Mori: il dottor Antonio Ingroia.

    Le ragioni per cui l’incontro nella caserma dei carabinieri di Palermo fu mantenuto segreto vennero ammesse in quelle ore dallo stesso Borsellino. Ricorda Mori che Borsellino “non voleva che qualche suo collega potesse sapere dell’incontro”. “E nel salutarci – prosegue Mori – il dottor Borsellino ci raccomandò la massima riservatezza sull’incontro e sui suoi contenuti, in particolare nei confronti dei colleghi della procura della Repubblica di Palermo”. Secondo il generale, in quei giorni Borsellino era molto preoccupato per una serie di fatti accaduti. Uno in particolare era legato a una data precisa. Il 13 giugno 1992 uno dei mafiosi arrestati dalla procura di Palermo nell’ambito dell’inchiesta “Mafia e appalti” – il geometra Giuseppe Li Pera – si mise a disposizione degli inquirenti dicendo di essere disposto a svelare “gli illeciti meccanismi di manipolazione dei pubblici appalti”, ma i magistrati di Palermo risposero dicendo di non essere interessati. “Sì, è vero: i fatti di quei tempi – ricorda Mori – mi portarono a ritenere che anche una parte di quella magistratura temesse la prosecuzione dell’indagine che stavamo conducendo”.

    Pochi giorni dopo l’attentato in cui rimase ucciso Paolo Borsellino, Mori iniziò a stabilire contatti con l’uomo che all’epoca impersonificava meglio di tutti la sintesi perfetta dei legami collusivi tra mafia, politica e imprenditoria: l’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino. Tra il 5 agosto e il 18 ottobre 1992, Ciancimino e Mori si incontrarono quattro volte (prima di quella data con Ciancimino vi furono dei contatti preliminari del braccio destro di Mori, De Donno) e iniziarono così a costruire un rapporto confidenziale senza renderlo però noto alla procura di Palermo. Mori non comunicò subito i contatti che aveva stabilito con Ciancimino per tre ragioni. Primo perché – e lo dice la legge – i confidenti delle forze dell’ordine non devono essere necessariamente rivelati alla procura. In secondo luogo – e queste sono parole di Mori – fu fatto “per evitare premature e indesiderate attenzioni sulla persona e per tentare di acquisire elementi informativi sicuramente nella disponibilità del Ciancinimo e cercare di giungere a una piena e formale collaborazione”. Infine, è ovvio: se ci fosse stato Borsellino, dice Mori, “glielo avrei detto subito”. Ma quando Mori parlò con Ciancimino, Borsellino era già stato ammazzato.

    Nonostante in molti sostengano che Mori avesse mantenuto a lungo segreti quei colloqui, in realtà gli incontri tra Mori e Ciancimino non sono una novità di oggi. Nell’autunno 1993 fu lo stesso Mori a raccontare all’allora presidente della Commissione antimafia Luciano Violante non soltanto dei suoi incontri con Ciancimino ma anche della volontà di quest’ultimo di essere ascoltato dalla commissione. Mori lo disse più volte a Violante e ogni volta che Violante se lo sentiva ripetere gli rispondeva più o meno allo stesso modo. Ponendo una condizione: “L’interessato – disse Violante il 20 ottobre 1992 nel corso di un incontro riservato con Mori – deve presentare un’istanza formale a riguardo”. Il 29 ottobre 1992, quindi, Violante convocò la commissione per spiegare qual era il suo programma di lavoro sulla materia che riguardava le inchieste sulla mafia e la politica. Nel verbale di quella seduta, tra le altre cose, si legge quanto segue: “E’ necessario sentire quei collaboratori che possono essere particolarmente utili”.

    Violante fece un lungo elenco di “collaboratori”, e tra questi c’era anche Vito Ciancimino. Ecco però il giallo: giusto tre giorni prima che Violante riunisse la commissione, Ciancimino si decise a scrivere una lettera. Una lettera datata 26 ottobre 1992 indirizzata a Roma, alla sede della commissione antimafia di Palazzo San Macuto. In calce alla lettera – che negli archivi della commissione sarà registrata solo diversi anni dopo con il numero di protocollo 0356 – c’è la firma di Vito Ciancimino. Il quale sostiene di essersi messo a disposizione della commissione già dal 27 luglio 1990, e di aver ormai accettato le condizioni che aveva posto per l’audizione il predecessore di Violante (Gerardo Chiaromonte): audizione sì ma senza quella diretta televisiva che secondo Ciancimino era necessaria per essere “giudicato direttamente e non per interposta persona”. Scrive l’ex sindaco di Palermo: “Sono convinto che questo delitto (quello di Lima, ex sindaco di Palermo ed ex eurodeputato della Democrazia cristiana che il 12 marzo 1992 fu ucciso a colpi di pistola di fronte la sua villa di Mondello) faccia parte di un disegno più vasto. Un disegno che potrebbe spiegare altre cose, molte altre cose. Ancora oggi sono, pertanto, a disposizione di codesta commissione antimafia, se vorrà ascoltarmi”. Nonostante Violante avesse detto che avrebbe ascoltato Ciancimino solo se questi avesse fatto una richiesta formale alla Commissione, la commissione antimafia ricevette la lettera ma decise di non ascoltarlo.

    C’è poi un altro aspetto che della storia di Mori non può essere trascurato. Perché la storia di Mori è l’esempio di come una visione burocratica della lotta alla mafia non contempli la possibilità che un super sbirro possa imparare a combattere il nemico studiandolo, osservandolo da vicino, tentando persino di parlare con il suo stesso linguaggio. E con ogni probabilità il grande peccato originale di Mori è stato quello di essere diventato un simbolo della lotta alla mafia senza aver avuto bisogno di indossare l’abito del professionista dell’antimafia. Anzi, quell’antimafia con cui Mori ha lavorato fianco a fianco per anni è stata spesso ferocemente criticata dallo stesso generale. E sulla testa di Mori la scomunica dell’antimafia palermitana arrivò quando il generale testimoniò nel processo Contrada: l’ex agente del Sisde è stato arrestato il 24 dicembre 1992 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Quando Mori fu sentito come teste non si scompose affatto e, dopo aver detto che Contrada era il “miglior poliziotto antimafia che abbia mai avuto a Palermo”, il generale disse quello che la procura di Palermo non voleva sentire. Gli chiesero se Giovanni Falcone avesse mai sospettato di Contrada e lui rispose secco così: no. La procura aveva un’altra idea e indagò persino Mori per falsa testimonianza.

    Ma dietro alle accuse di connivenza fatte nei confronti del lavoro siciliano di Mori esiste anche un filone di critica culturale di cui ultimamente si è fatto portavoce lo scrittore Andrea Camilleri. La visione burocratica della lotta alla mafia ti trascina spesso anche verso conclusioni molto avventate e ti porta a credere che stabilire contatti con il nemico, studiare da dentro il suo mondo, arrivando persino a parlare il suo lessico, significhi sostanzialmente diventare suo complice. In una recente intervista, Camilleri sostiene che Leonardo Sciascia era molto affascinato da quella mafia che sembrava invece combattere. La dimostrazione pratica è nascosta dietro alcune parole del protagonista del Giorno della civetta. Sempre lui: il capitano Bellodi. “Sciascia – dice Camilleri – non avrebbe mai dovuto scrivere ‘Il giorno della civetta’: non si può fare di un mafioso un protagonista perché diventa eroe e viene nobilitato dalla scrittura. Don Mariano Arena, il capomafia del romanzo, invece giganteggia. Quella sua classificazione degli uomini – ‘omini, sott’omini, ominicchi, piglia ‘n culo e quaquaraquà – la condividiamo tutti. Quindi finisce coll’essere indirettamente una sorta di illustrazione positiva del mafioso e ci fa dimenticare che è il mandante di omicidi e fatti di sangue.

    E il fatto che Sciascia faccia dire dal capitano Bellodi a don Mariano mentre lo va ad arrestare ‘Anche lei è un uomo’ è la dimostrazione che in fondo Sciascia la mafia l’ammira e la stima”.
    La mafia sembra invece che non apprezzò le inchieste portate avanti da Borsellino e da Mori. Pochi giorni dopo aver tentato di accelerare le indagini sull’inchiesta “Mafia e appalti”, in una 126 rossa parcheggiata in via d’Amelio, nel cuore ovest di Palermo, esplosero cento chili di tritolo e uccisero il giudice Borsellino e i suoi cinque agenti della scorta. Era il 19 luglio 1992. Solo un giorno dopo, quando ancora la camera ardente di Paolo Borsellino non era stata neppure aperta, la procura di Palermo depositò un fascicolo con una richiesta di archiviazione. Sopra quel fascicolo c’era un codice fatto di sei numeri: 2789/90.
    Era l’inchiesta “Mafia e appalti”.

    © 2009 – FOGLIO QUOTIDIANO

     
    • anonimo 13:29 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      Grazie paolo della precisazione che non conoscevo, sul resto delle mie domande sai qualcosa?

      Gianluca

    • anonimo 15:34 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      PER COMMENTO 3

      Grazie dell’interessantissimo articolo che mi hai postato, nello stesso Mori intervistato dice:

      "Non perquisimmo subito l’ appartamento di Riina perche’ , e me ne assumo tutta la responsabilita’ , il capitano Ultimo pensava che potesse essere ancora "caldo". Quel che resta sono stupidi sospetti all’ italiana"

      Che significa ancora caldo? E poi nell’immediato subito dopo l’arresto si conosceva o no con precisione qual’era l’appartamento?

      Riguardo Canale è stato assolto in appello con motivazioni mandate dopo 13 mesi … ed è news di novembre ricorso in cassazione, che schifo!

      ASSOLUZIONE IN APPELLO

      http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronaca/italia/23841/assolto-tenente-canale-braccio-destro-borsellino-appello-stato-accusato-concorso-esterno-associazione-mafiosa.htm

      RICORSO IN CASSAZIONE
      http://www.antimafiaduemila.com/content/view/21520/48/

      Gianluca

      P.S. La news del ricorso in cassazione è così allucinante che è anche complicata da trovare in rete ed a riguardo ci sono pochi link .

    • anonimo 17:59 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      Ciao Gianluca,
      Vado di fretta e mi sembra mancanza di rispetto per il titolare del blog postare " amemoria", come fatto per la risposta precedente,

      ad ogni modo.
      1, corretto, quando fu arrestato riina si conosceva il- grande-  complesso immobiliare ma non l’esatta ubicazione dell’appartamento.
      2. scrivi bene, caselli si era insediato il giorno stesso: ha avallato il parere anzitutto di Ultimo. Al processo ha confermato il tutto.
      La perquisizione era tecnicamente impossibile anche per il fatto che quasi subito l’ingresso del complesso immobiliare era pieno di giornalisti, informati da Ripollino, malgrado la cattura fosse avvenuta in altro luogo.
      3. non ricordo bene il particolare. Posso solo dire che è coerente con una assoluzione con formula piena sulla quanle uno a caso, travaglio, spende parole durissime dopo averci dilettato di lampioni e cassaforti.

      Mi scuso nuovamente se per fretta vado un po’ a memoria e non indico fonti specifiche.
      Posso dire con certezza che buona parte se non gran parte delle informazioni derivano dalla lettura delle analisi di enrix :)
      Ciao. Paolo

    • anonimo 19:20 on 17 January 2010 Permalink | Rispondi

      Ciao Enrix, sono Moritz, una segnalazione.
      Un tale avvocato Fabio Repici dice, ripreso anche dal sito di Borsellino (ammazza che dichiarazioni!):
       
      “Del ROS dopo la guida del generale Subranni è arrivato il momento del Generale Mario Mori. Il Generale Mario Mori è il responsabile della mancata perquisizione al covo di Riina. Tanti blaterano di una sentenza di assoluzione che gli ha restituito l’onore. Allora, per chiarire, il Generale Mori e il colonnello Sergio De Caprio dalla sentenza di assoluzione sono rimasti definitivamente svergognati perché, con quella sentenza di assoluzione, si è sancito che essi hanno omesso di perquisire il covo di Riina, sono assolti non per non aver commesso il fatto, ma solo perché il tribunale ha ritenuto che non era stato provato il dolo. L’hanno fatto, ma solo per colpa, inavvertitamente.”
      "Altro personaggio – qui rasentiamo il cabaret – che ha contraddistinto il ROS nella seconda Repubblica, è un personaggio che avrebbe un nome e un cognome, che però, come nei fumetti, si fa chiamare per pseudonimo. Ora, ci sono stati esimi esempi di ufficiali nobili ed integerrimi nella storia dell’arma dei carabinieri: Carlo Alberto Dalla Chiesa, il Capitano D’Aleo, il Capitano Basile. Ma voi ve lo immaginereste uno di questi personaggi che si fosse fatto chiamare con uno pseudonimo? Gli avrebbero riso in faccia. Non lo fecero. C’è invece un personaggio, che in teoria all’anagrafe si chiama Sergio De Caprio, che però è conosciuto con lo pseudonimo di Capitano Ultimo perché si sente evidentemente un personaggio dei fumetti. E’ un altro dei responsabili della mancata perquisizione al covo di Riina ed è uno dei personaggi – è un poveretto da come si propone – sui quali è però più difficile parlare, perché appena si cerca di mettere il dito sulle gravissime pecche di quell’ufficiale, ci sono personaggi, anche dell’antimafia ufficiale, che subito saltano in piedi e gridano allo scandalo. Perdonatemi, ma, con i personaggi da fumetti, investigazioni serie non se ne fanno e la storia del ROS è la prova di questo. Non è un caso, per altro, che i supporter di quegli ufficiali del ROS, di questi tempi, sono gli stessi supporter di Bruno Contrada, o gli stessi supporter dei servizi deviati."
       
      http://www.antimafiaduemila.com/content/view/23762/48/

    • anonimo 00:16 on 18 January 2010 Permalink | Rispondi

      Per Moritz

      Penso che basta leggere quello che scrive per capire il livello di questo avvocato. Tra l’altro sulla sentenza conclude con il comunicare che i giudici hanno confermato che il covo non è stato perquisito (cosa vera) ma non c’era dolo COME DIRE CHE E’ UNA STUPIDAGGINE IL MANCATO DOLO, peccato non ci racconti pure che Caselli diede l’ok e sapeva tutto, peccato non ci racconti che la presunta cassaforte rimase intatta, peccato non ci racconti che al momento dell’arresto non si sapeva con precisione quale era l’appartamento dove stava Riina, peccato non ci dice che causa soffiate alcuni giornalisti erano nella zona con il rischio di bruciare futuri indagini … ma per l’avvocato queste sono piccolezze da cartone animato …

      Gianluca

    • enrix007 12:41 on 18 January 2010 Permalink | Rispondi

      E’ incredibile la mobilitazione generale contro questi carabinieri che hanno catturato Riina.  Molto utile soprattutto per dare una buona immagine della lotta contro il crimine della loro città ai giovani palermitani.

      Questa serà probabilmente posterò un articolo, per rispondere a tutte queste bassezze, questo pattume.

    • anonimo 21:49 on 24 January 2010 Permalink | Rispondi

      Post di Angelo Jannone che parla dell’avvocato Repici.

      http://ilblogdiangelojannone.blogspot.com/2010/01/nel-nome-dellantimafia.html

    • anonimo 21:51 on 24 January 2010 Permalink | Rispondi

      Scusate, dimentico sempre la firma, chiamiamola così.
      Allora aggiungo un documento un po’ datato, la lettera di Olindo Canali, magistrato, in cui si parla anche dell’avvocato Repici.

      http://blog.libero.it/lavocedimegaride/6781985.html

      bart_simpson

    • anonimo 00:16 on 25 January 2010 Permalink | Rispondi

      Ho letto sul libro di Montolli "il caso Genchi" alcune dichiarazioni fatte da Jannone ai magistrati che sono delle auto accuse, sempre però nascoste ai media.

      Viene anche descritto come persona molto abile a gestire le news on line (riportando notizie non vere a suo riguardo su Wikipedia) e sullo stesso ancora non mi sono dilettato a cercare in rete. Tu lo hai fatto? Sai qualcosa relativi i processi che aveva in corso?

      Gianluca

    • enrix007 09:26 on 25 January 2010 Permalink | Rispondi

      Guardate, a me non frega niente chi sia ‘sto Repici. E semplicenente uno che ha scritto che i cc che arrestarono il capo dei capi della mafia latitante da decenni, sarebbero stati "svergognati" dal fatto che nella sentenza c’è scritto che non hanno comunque rispettato il regolamento di polizia, anche se tale infrazione è stata commessa senza dolo e non ha avuto, nè poteva avere, alcuna conseguenza sulle indagini.

      Quindi è semplicemente n’ommem-bip-.

    • anonimo 14:07 on 25 January 2010 Permalink | Rispondi

      Su Repici sono assolutamente d’accordo con te Enrix. Sarebbe interessante capire qualcosa anche su Jannone visto che da ex ROS viene utilizzato per attaccare gli stessi accostandolo  a Mori ad Ultimo ed ai tanti che NON DEVONO VERGOGNARSI DI NULLA (almeno fino a prova contraria e nonostante gli stiano facendo le pulci, queste prove contrarie ancora non sono uscite fuori).

      Gianluca

    • anonimo 18:15 on 14 January 2010 Permalink | Rispondi

      Articolo molto interessante.  Vorrei chiederti caro Enrix alcune precisazioni.

      1- L’articolo quando introduce per la prima volta l ‘argomento mancata perquisizione del covo o appartamento, fa passare un piccolo particolare che E’ ERRATO SE MI RICORDO BENE. All’inizio nell’immediato post arresto di Riina, arresto avvenuto per strada (nella zona presidiata) e dentro NESSUN APPARTAMENTO, non si sapeva neanche con precisione quale fosse l’appartamento in questione. Si sapeva che era in quella zona, basta. Mi ricordo bene Enrix ho in testa i miei ricordi sono sbagliati?

      2- Ho letto sempre nello stesso paragrafo che Mori afferma che avrebbe avuto l’input dalla procura di non fare la perquisizione, mentre i ricordo tutt’altra cosa e precisamente che ritenevano (Mori ed Ultimo) più corretto agire così ed informarono del loro piano Caselli (appena insediatosi) che diede l’ok, visto che la parola finale spettava a Caselli.  E’ un imprecisazione del giornalista che ha scritto il pezzo o ricordo male io?

      3- A seguire trovo scritto che Ingroia e Prestipino  in una prima inchiesta scagionarono Mori chiedendo l’archivazione ma cmq scrissero 100 pagine di motivazioni per picchiare duro, sostenendo che le news date alla procura erano non veritieri e fuorvianti. Immaggino avranno scritto a quale dichiarazioni si riferivano, quali sono?

      4- Infine si parla che vengono di nuovo messi sotto inchiesta e che questa volta il processo viene fatto E VENGONO DEFINITIVAMENTE ASSOLTI, ti chiedo Enrix, su cosa si basò la richiesta di una nuova indagine dopo che nel primo caso sullo stesso argomento Ingroia e Prestipino chiesero l’archivazione? Anche perchè, se non sbaglio, saranno proprio Prestipino ed Ingroia i PM dell’accusa.

      Gianluca

    • anonimo 03:09 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      @Gianluca.
      Richiesta di archiviazione dei Pm ma la Gip (non ricordo il nome) ha rinvato a giudizio ugualmente.
      Paolo

    • anonimo 10:43 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      http://archiviostorico.corriere.it/1999/gennaio/03/miei_uomini_prenderanno_Provenzano__co_0_9901031113.shtml

      Tutto e’ cominciato il 13 ottobre 1997 quando Caselli e il suo aggiunto Guido Lo Forte vanno a Torino a interrogare Mori: la Procura vuole capire quale crepa si fosse aperta nel sistema di vigilanza sull’ ex pentito Balduccio Di Maggio, tornato in Sicilia per ricostituire la cosca e compiere omicidi. L’ indagine si addentrava su presunte "distrazioni" del Ros.

      IL CASO SIINO – DE DONNO Alcuni giorni dopo il maggiore Giuseppe De Donno si presenta ai magistrati di Caltanissetta per accusare Lo Forte: il magistrato sarebbe stato una talpa delle cosche e avrebbe passato nel 1991 un rapporto Ros su mafia e appalti. La fonte era il "ministro dei Lavori pubblici" di Cosa nostra, Angelo Siino, che avrebbe fatto quelle rivelazioni a De Donno e al colonnello Giancarlo Meli. Sia lo Lo Forte che Siino smentiscono i due ufficiali.

      IL CASO CANALE Lo Forte denuncia De Donno per calunnia, sostenendo, tra l’ altro, che nei colloqui registrati a sua insaputa Siino non ha mai sollevato ombre sul procuratore aggiunto. Il pentito ha anzi accusato di collusioni mafiose il tenente Carmelo Canale e il maresciallo suo cognato, Antonino Lombardo, suicida nel 1995.

      Poi però Canale per quelle accuse è stato assolto, sbaglio?

      http://cronachedallimbecillario.splinder.com/archive/2009-08

    • anonimo 10:54 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      L’articolo finiva così

      LA RAPPACIFICAZIONE Nell’ aprile 1998 il nome di Mori finisce nel registro degli indagati a Palermo: con altri ufficiali e funzionari di polizia avrebbe reso una falsa testimonianza nel processo all’ ex funzionario del Sisde Bruno Contrada. Ma proprio in quel momento la guerra tra Ros e Procura e’ entrata in una fase di rapido raffreddamento fino a una cena "pacificatrice" svolta a Palermo tra Caselli, Mori e altri ufficiali 

      L’ INCHIESTA Intanto la Procura di Caltanissetta chiede l’ archiviazione sia per Lo Forte che per De Donno. Solo per Canale richiesta di rinvio a giudizio.
      R. R., D’ Avanzo Giuseppe
      Pagina 13
      (3 gennaio 1999) – Corriere della Sera

      bart_simpson

  • Avatar di enrix

    enrix 23:44 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi
    Tags: gianni barbacetto, , , paolo borsellino   

    SI ARROVENTA LA POLEMICA CON TRAVAGLIO 

     

    Purtroppo per il mio occhiuto censore, (sta parlando di me – ndr)  che ha trascorso le vacanze natalizie a strologare su inesistenti tagli all’intervista integrale a Paolo Borsellino distribuita con Il Fatto quotidiano, la sentenza di primo grado della giudice Roberta Di Gioia, quella in cui venivo condannato a 8 mesi di carcere più un paio di multe e ammende per avere nientemeno che diffamato Previti in un articolo del 2001 sull’Espresso, è stata appena devastata dalla Corte d’appello, che elimina la pena detentiva e lascia una multina di 1000 euro. Ora aspetto la motivazione e mi auguro che venga scritta da un giudice che abbia la più pallida idea di che cos’è un articolo di giornale: penso sia utile parlarne qui, visto che chi mette in dubbio la mia buona fede non ha mai fatto il giornalista in vita sua e non ha la più pallida idea di che cosa significhi fare il giornalista.
    In quell’articolo riassumevo in un paio di paginette dell’Espresso alcune centinaia di pagine di verbali. Il pezzo fu poi tagliato in redazione perché lo spazio inizialmente assegnatomi era stato ridotto. Non potendo riportare integralmente il verbale del colonnello Riccio sulle riunioni tenute nello studio Taormina (nel quale compariva regolarmente e inspiegabilmente Previti), dovetti necessariamente sintetizzarne il contenuto. La sintesi non è piaciuta a Previti, che s’è ritenuto diffamato. Tesi soggettiva, ma legittima quanto la mia, che ritengo di non aver diffamato nessuno riportando un fatto vero, e cioè che Previti era presente due volte nello studio Taormina quando vi si tenevano certe riunioni. La giudice Di Gioia ha dato ragione a Previti, tesi anche la sua soggettiva ma legittima, ritenendo che quel che avevo scritto fosse talmente grave da meritare una pena detentiva di 8 mesi, roba da omicidio colposo. La Corte d’appello è stata di diverso parere, tesi soggettiva ma legittima.
     
    Tutto questo per dire che il nostro mestiere è piuttosto rischioso, e fra i rischi del mestiere contempla le condanne per diffamazione, in assenza di una legge chiara che contempli la rettifica come esimente del reato di diffamazione (se Previti, anziché querelare, avesse mandato una lettera di rettifica, ovviamente l’avremmo pubblicata sull’Espresso). Tutto questo per dire che il fatto che io non abbia mai riportato, in 26 anni di carriera nei quali ho scritto circa 20 mila articoli e una trentina di libri e ho subìto oltre 200 denunce penali e civili, nessuna condanna penale definitiva per diffamazione, è non solo la prova che ho sempre cercato di verificare l’esattezza delle notizie, ma anche di una notevole fortuna: può sempre capitare che i giudici non capiscano, o capiscano male, o che interpretino soggettivamente un articolo in maniera distorta, salvi naturalmente i casi in cui il giornalista sbaglia, il che capita e di frequente. Io quando ho sbagliato l’ho sempre fatto in buona fede e, appena me ne sono accorto, ho rettificato prim’ancora che qualcuno mi chiedesse di farlo. Per questo mi incazzo, come ho fatto in questi giorni, quando qualcuno mi dà del manipolatore. Per la semplice ragione che so di non esserlo. Non ho mai replicato alle critiche, nemmeno alle più aspre e insultanti, che costellano i commenti di questo blog. Replico invece a chi mette in dubbio la mia onestà intellettuale e la mia buona fede, che sono l’unico patrimonio di cui dispongo.

    Per esempio, quando si scrive falsamente che io avrei partecipato a un “montaggio troppo frettoloso e non supervisionato” dell’intervista a Borsellino (di cui abbiamo pubblicato nella sua integralità il filmato girato a suo tempo e ora messoci a disposizione dai giornalisti francesi), avrei attribuito a Previti “un reato di subornazione pur trovandosi da un’altra parte” (Previti si trovava nello studio Taormina, come detto da Riccio e come scritto da me), avrei addirittura manipolato “i Borsellino che indicano nel riciclaggio del denaro della mafia le ragioni dei collegamenti fra Mangano e Berlusconi pur non avendolo mai detto in vita loro” (ho riportato esattamente quanto ha detto Borsellino, come risulta dal filmato e come riconosciutomi dai suoi parenti più cari), avrei detto che “Dell’Utri si fa portare droga in albergo anche se in quell’albergo non c’erano ma c’era un altro “(mai detto una simile bestialità), avrei parlato di “indagini che appaiono in corso quando invece ne è già stata richiesta l’archiviazione” (l’indagine su Dell’utri e Berlusconi per le stragi era aperta quando ne parlai da Luttazzi, visto che fu archiviata un anno dopo). 
    Le verginelle che si meravigliano perché rispondo a muso duro a simili calunnie, mentre dovrei essere educato e sereno, e che invitano addirittura chi ha acquistato il dvd di Borsellino a “farsi ridare i soldi o l’originale girato vero”, si mettano pure il cuore in pace: non esiste alcun “originale girato vero” diverso da quallo che abbiamo pubblicato.
    Quanto a me, rispondo come e quando mi pare ad accuse calunniose e vergognose, e continuerò a farlo quando e come mi pare, visto che questo è il blog di Corrias, Gomez e Travaglio. Chi non gradisce è liberissimo di farsi il proprio blog e a dettarvi le regole che preferisce. Su voglioscendere, decidiamo noi. Ps. A proposito di errori, ringrazio gli amici che mi han segnalato quello contenuto nel post dedicato a Craxi e i craxiani: ho scritto erroneamente del decimo anniversario del crollo del muro di berlino, mentre era il ventesimo. L’altro presunto errore, invece, non lo è: come ha scritto Der Spiegel, Angela Merkel ha negato il volo di Stato a Helmut Kohl, tagliandolo fuori dalle celebrazioni ufficiali del ventennale del Muro. Ed è quello che ho scritto anch’io.
    mt

    LA MIA IMMEDIATA REPLICA


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    # 38    commento di   segugio -   lasciato il 9/1/2010 alle 21:41

     

    Caro Travaglio,

    vedo che nel suo lungo commento, dedicato in gran parte a replicare al sottoscritto (ne sono onorato), Lei si è applicato fortemente nella finissima arte del parlar d’altro, oltre che prodigato, ovviamente, nel collezionare una bella pletora di inesattezze.

    La più grave di tutte, che io Le contesto fortemente, è presente nel passaggio “si scrive falsamente che io avrei partecipato a un “montaggio troppo frettoloso e non supervisionato”, e a seguire tutti gli incisi ove Lei manifesta una sua presunta chiamata in causa personale e soggettiva a tutta una serie di presunte alterazioni e manipolazioni di fatti.

    Guardi, Travaglio, io credo che sarebbe ora di smetterla con questi giochini.

    Nessuno ha mai detto che Lei avrebbe partecipato alle attività di confezionamento di quel “piccolo estratto dell’intervista che è stato montato FRETTOLOSAMENTE da qualche tecnico, senza nemmeno la loro supervisione”. (son parole Sue, della Sua prefazione, che io ho semplicemente ripreso).

    La sfido, ora che l’ha scritto, a dimostrare dove e quando Lei sarebbe stato indicato come partecipe a quell’attività. Io personalmente ho idee ed opinioni ben diverse su quelle “alterazioni” (come le ha chiamate la Corte d’Appello di Milano), o “manipolazioni” (come sono chiamate nella sentenza Dell’Utri dal Giudice estensore) , e sugli ignoti autori delle stesse, e non coinvolgono Lei, per cui non posso aver scritto ciò che non penso, così come Lei ora falsamente afferma.

    Il punto è che, deviando su questo punto la discussione, e cioè sulle sue dirette responsabilità che Lei si sarebbe visto addebitare, errando del tutto, Lei svicola dalle tre questioni centrali che io ho posto, rivolgendole altrettanti quesiti, formulati a seguito dei miei strogolamenti nelle vacanze natalizie.

    E le tre questioni sono le seguenti:

    1) Come è possibile che sul girato integrale del suo bel DVD, se è integrale, non siano presenti alcune domande poste dai francesi ed alcune risposte formulate da Borsellino, che invece sono presenti nella trascrizione dell’intervista pubblicata dall’Espresso nel 1994? (Le faccio notare che quelle domande e quelle risposte, nella trascrizione dell’espresso, sono presenti in punti dell’intervista che nel suo video originale seguirebbero ad un paio di “sfumate” da sala regia, individuate dal commentatore di questo blog Renzo C.)

    2) Come è possibile che nel filmato dell’intervista trasmesso da RAINEWS24 sia presente una domanda, formulata in prima persona da Fabrizio Calvi seduto davanti al giudice, che nel suo “girato integrale” non è invece presente?

    3) Dal momento che io ho provato, analizzando le immagini delle due versioni dell’intervista, e così come ho descritto nel primo dei miei video strogolati nelle vacanze natalizie, che nella versione trasmessa da RAI NEWS 24 la traccia audio di una domanda formulata da Fabrizio Calvi, è stata certosinamente montata su una traccia video relativa ad un momento dell’intervista successivo di 30 minuti, con una ripresa effettuata dal corridoio, montaggio che ha richiesto tempo e fatica e che produce un risultato percettivo che io nel mio video e nel mio blog ho già illustrato nel dettaglio, come ritiene che si possa conciliare questo tipo di raffinata attività di editing con la descrizione fatta da Lei di quel montaggio? (gliela rammento: “montaggio un po’ sbrigativo” fatto “a dimostrazione della GENUINITA’ dell’intervista”, “ piccola clip”, “piccolo estratto dell’intervista che è stato montato FRETTOLOSAMENTE da qualche tecnico, senza nemmeno la loro supervisione”.

     

    Sarebbe bastato rispondere a questi tre quesiti, che sono semplici e chiari, per soddisfare la mia curiosità, ma ora dopo il suo intervento, se ne è aggiunto un quarto, che è questo:

    4) Dal momento che lo scorso 22 ottobre 2008, replicando a Filippo Facci il quale sosteneva di avere annotato sul proprio casellario giudiziale, soltanto un  “modesto risarcimento” pecuniario, Lei ha scritto

     

    “Il suo casellario giudiziale non riporta “un modesto risarcimento”. Riporta una condanna penale definitiva per il reato di diffamazione per il libro “Di Pietro, biografia non autorizzata” (Mondadori), a 500 mila lire di multa e 10 milioni di provvisionale, più le spese, decisa dalla Cassazione il 20 novembre 2002. Dunque il Facci che l’altro giorno mi dava del “pregiudicato” (falsamente: la mia condanna è solo in primo grado) è, lui sì, un pregiudicato.”,

     

    a questo punto, ora che la Corte d’Appello ha devastato la precedente sentenza di primo grado dove il giudice Roberta di Gioia Le comminava una pena detentiva, riducendola ad una pena pecuniaria, potremo scrivere anche noi (ove lei non ricorra in cassazione, ovviamente), come ha fatto Lei con Facci, che il suo casellario giudiziale presto riporterà una condanna penale definitiva per il reato di diffamazione, a 1.000 euro di multa e 20.000 euro di provvisionale, più le spese., e che dunque anche Lei sarà un pregiudicato?

    Sarebbe un peccato se fosse così, perché quel suo casellario immacolato sino ad oggi ha fatto la sua bella figura, e ci lascerà dei rimpianti. Forse conviene ricorrere in Cassazione.

     

    Sempre buone cose.

     

    Segugio

     

    P.S.: Lei ha precisato che ”l’indagine su Dell’Utri e Berlusconi per le stragi era aperta quando ne parlai da Luttazzi, visto che fu archiviata un anno dopo” a commento di un mio passaggio. Quindi ha capito a cosa mi riferivo, bravo. Però il mio passaggio era: “indagini che appaiono in corso quando invece ne è già stata RICHIESTA l’archiviazione”. "Richiesta", non "ordinata".

    L’archiviazione è stata richiesta dalla Procura il 2 di marzo, mi risulta (mi corregga se sbaglio, sto andando a memoria), circa due settimane prima del suo Satyricon. Anch’io cerco di essere preciso nell’uso dei termini.

    D’altro canto, Lei mi è maestro, perché quella famosa sera li ha pesati benissimo, i termini. Infatti non ha detto che mentre Lei parlava innanzi alle telecamere, l’inchiesta era in corso (sarebbe stato semplice e nulla ostava, fosse stato vero), ma ha parlato di "indagine che mentre Tescaroli parlava era in corso". E Tescaroli ne ha parlato un po’ prima. Quindi lei ha detto la verità.

    Come vede, lei è preciso nel parlare, ed io son preciso nel capire.

     

    P.P.S.: Ci sarebbe il suo amico e collega Gianni Barbacetto, che nel suo libro “Dossier Dell’Utri, Kaos edizioni, 2005”, ha scritto: . “È del febbraio 1980 la famosa telefonata tra Mangano e Dell’Utri in cui i due parlano di «cavalli» da «consegnare in albergo».

    Le domando: secondo Lei qui Barbacetto, è stato ignaro recettore e vittima di quella che il tribunale di Palermo ha definito una “evidente manipolazione” di un’intervista, oppure è il diretto autore ed inventore di una “simile bestialità” (cit.)?

     
    • VittoriaFeltri 23:57 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi

      Ehi, sei un GRANDE! Ti metto tra i miei preferiti e voglio leggerti tutto! Digli alla vecchia zitella di Travaglio (da parte mia, si intende) che é soltanto un farabutto che fa soldi facendo presa sui babbei di sinistra!
      Sei un GRANDE!

    • VittoriaFeltri 00:02 on 10 January 2010 Permalink | Rispondi

      Ho dimenticato di aggiungere che la vecchia zitella é soltanto un buffone tale quale a Grillo, ma forse la mia puntualizzazione é superflua.

    • anonimo 00:44 on 10 January 2010 Permalink | Rispondi

      caro enrix,

      mi sento un po’ inadeguato a postare questo senza mostrarti il culo, ma devi scusarmi, oggi non mi sono depilato.

      Ti avevo postato questo commento al secondo video, ma vedo che quel thread e’ un po’ morto quindi lo ripropongo qui, si lega alle domande 2 e 3: riguardo alla domanda al blocco 173, l’ipotesi del montaggio/doppiaggio mi pare quella piu’ probabile, anche perche’ nella versione rn24 la domanda coincide con una ripresa da dietro, che viene riutilizzata piu’ volte. Quindi e’ il giornalista che ridoppia la domanda e taglia la risposta. In questo secondo me ne’ RN24 ne’ travaglio centrano nulla. Del resto lo stesso Travaglio dice chiaro e tondo, che Canal+ puntava a colpire berlusconi, per cui e’ comprensibile (per quanto affatto condivisibile) che cerchino di mettere lui e dell’utri nella peggiore luce possibile. Per come la vedo io Travaglio e’ stato abbastanza onesto nel precisare il particolare del “mandato” di canal+, anche se avrebbe potuto insistere di piu’ su questa cosa.

      Comunque, se e’ vero che il borsellino autentico e’ molto piu’ prudente del borsellino rimontato della versione breve, e sta sempre bene attento a non legare le sue affermazioni a nomi eccellenti, e’ altrettanto vero che non si fa scrupoli quando parla di mangano, definendolo una testa di ponte tra il mondo della mafia e quello dell’imprenditoria, con mandato di investire e riciclare. Insomma, se “unisci i puntini”, l’immagine che ne esce non e’ molto differente. Non e’ una questione di mera lana caprina, ma non e’ neppure un sovvertimento completo. Borsellino conferma il quadro presentato dai giornalisti dove puo’ farlo senza rischiare la denuncia per diffamazione, e lascia allo spettatore le conclusioni. Io le mie le ho tratte.

      satanetto

    • anonimo 13:41 on 10 January 2010 Permalink | Rispondi

       AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAAH

    • anonimo 14:39 on 10 January 2010 Permalink | Rispondi

      nuova dose di figure di merda per il povero segugio…. decerebrato, strologo, trombone, sapientone… aggettivi travagliatii

    • anonimo 00:04 on 11 January 2010 Permalink | Rispondi

      sei molto preciso e argomenti in modo esaustivo!
      hai fatto 3 semplici domande a cui non ho visto nessuna risposta, ma mi sembra palese che il filmato non è integrale. com’è possibile negarlo????
      per l’idiota che dice nuova dose di figure di merda…forse ti riferivi a travaglio, è cosi semplice vedere 2 video uno a fianco dell’altro, ma negare l’evidenza!!!!!

    • anonimo 00:31 on 11 January 2010 Permalink | Rispondi

      PER COMMENTO 3

      Ottimo intervento, quello che ci vorrebbe sempre in un confronto educato ed onesto. Sono d’accordo in parte ma quando parla di testa di ponte tra mafia ed affari SENZA FARE RIFERIMENTI A BERLUSCONIE  DELL’UTRI nonostante gli viene chiesto espressamente NON PUOI DIRE che cmq afferma cose similari.

      Sai benissimo che questo punto è cruciale, passando per certe certe affermazioni (CHE NON ESISTONO), in quanto Borsellino mai accusa facendo nome e cognome i due, si sono scritti libri, fatti ragionementi, create correnti di pensiero, NON NASCONDIAMOCI.

      Personalmente ci dovrebbe interessare se questa intervista ci svela qualcosa di significativo riguardo il personaggio mangano ed il duo Berlusconi/Dell’Utri. Questa intervista una cosa la dimostra, Borsellino per ciò che conosce ed è certo NON SA DI LEGAMI tra gli stessie Mangano.

      Mi sembra che da questa vecchia intervista SI SIA PORTATO AVANTI IL CONCETTO CONTRARIO, ti sembra corretto?

      Gianluca

    • anonimo 14:21 on 11 January 2010 Permalink | Rispondi

      bisogna avere sempre uno spirito critico, però accusare travaglio invece di ringraziarlo per essere uno dei pochi giornalisti non asserviti è davvero insopportabile…mi verrebbe da dire:"ma a te chi ti paga?"…e comunque, i piccoli cavilli che hai trovato, nell’articolo di travaglioe nel DVD, frutto mi sa di giorni di scervellamento allaricerca di qualcosa sono quisquiglie in comfronto alle montagne di balle e di merda fatta passare per notizia che ogni giorno ci propinano feltri, fede e co…se proprio devi prendertela con qualcuno fallo prtima con loro, con tutti i migliai di loro simili e poi, alla fine. se ti resta del tempo, prenditela anche con travaglio.

    • enrix007 16:36 on 11 January 2010 Permalink | Rispondi

      Caro anonimo, lo so che ti viene naturale domandarti chi mi paga, fa giustappunto parte dell’azione propedeutica (e pedagogica) al libero pensiero di alcuni straordinari giornalisti che si proclamano "non asserviti". Sono tanto convincenti da persuadere intimamente i propri fedeli che chi come loro "non è asservito" ad una certa causa, debba essere  automaticamente asservito alla stessa.
      E questa è una soltanto delle vergognose violenze psicologiche che questi guru esercitano sull’anima e sullo spirito della nazione, della loro strategia divisionista che è anche la chiave del loro successo.
      Purtroppo invece, ahimè, la realtà è sempre ben diversa. Qui non siamo al Truman Show, ma soltanto nella cruda realtà, quella di chi non prende una lira e ne ha a mala pena del suo stipendio per tirare avanti.
      Berlusconi e dell’utri, poi, non sanno neppure della mia esistenza.
      E questo per amor di precisione.

      Sempre nella stesso mondo crudamente reale, c’è poi anche questo: 1) quelli che ho trovato non son cavilli e tanto meno piccoli cavilli 2) dietro a quest’intervista tu non hai la più pallida idea di che cosa possa esserci 3) i giorni di scervellamento che ho impiegato a studiare questa intervista, sono sempre meno dei giorni di scervellamento impiegati da qualcuno per studiare, elaborare  a tavolino, e realizzare la sua micidiale manipolazione. Te lo garantisco.

    • anonimo 18:16 on 11 January 2010 Permalink | Rispondi

      caro gianluca (commento 7)

      hai ragione quando dici che qualcuno ha usato questa intervista per attaccare berlusconi e dell’utri. E’ vero anche che il contenuto dell’intervista non coincide esattamente con le accuse mosse negli anni successivi.

      Non parlerei pero’ di concetto contrario: sarebbe tale se Borsellino avesse affermato che i due sono totalmente estranei alla vicenda.

      Inoltre non e’ affatto vero che Borsellino non sappia del legame Mangano-Dell’Utri: lui stesso conferma che c’e’ un’inchiesta in corso che riguarda i due + alberto. Semplicemente non ne conosce i dettagli.

      Diciamo piuttosto che il concetto portato avanti dai giornalisti francesi, nonche’ da travaglio etc., e’ compatibile con le affermazioni di Borsellino.

      Altra osservazione, piu’ importante:
      Non devi dimenticare il contesto dell’intervista, ovvero quell’insieme di informazioni che si possono ricavare da altre fonti.

      Negli anni 70 Berlusconi e’ un’imprenditore milanese, e assume un capomafia in villa, piu’ tardi definito da Borsellino & C. una testa di ponte tra la mafia siciliana e l’imprenditoria milanese, con mandato di investire i proventi del traffico di droga.

      A me basta questo.

      Piu’ tardi nei processi lo stesso B rifiuta di rispondere a domande su ingenti capitali da lui immessi nel mercato immobiliare a partire dagli anni 70.

      Quando berlusconi scende in campo, il suo partito prende la totalita’ dei seggi in sicilia. Non era mai successo neanche con la DC.

      Questo solo per dire tre cose che trovo eclatanti, ma piu’ passa il tempo e piu’ escono elementi nuovi (ad es i tabulati telefonici del ’92 di cui parla Genchi).

      Fatti tu “una serie di deduzioni, per il rispetto che si deve all’intelligenza”. Unisci i puntini.

      satanetto

    • anonimo 13:57 on 12 January 2010 Permalink | Rispondi

      PER UTENTE 10

      Ho letto con attenzione quanto da te scritto (scusa se mi permetto di darti del tu), il punto chiave è proprio quando tu scrivi che Borselino non dice che sono totalmente estranei alla vicenda. IN REALTA’ LO DICE.

      Non mi trovi d’accordo quando poi dici che Borsellino sa dei LEGAMI tra Dell’Utri e Mangano perchè c’è un inchiesta in corso, Borsellino sapeva benissimo e dovresti saperlo anche tu, CHE UN INCHIESTA IN CORSO NON SIGNIFICA CHE CI SONO LEGAMI, saranno i giudici a decidere e siccome Borsellino da persona inappuntabile quale era,  queste regole le conosceva bene, non si permetteva mai  di far intendere nulla di ufficiale. Saper che c’è un processo o un indagine in corso E’ COSA ASSOLUTAMENTE DIVERSA DAL SOSTENERE CHE CI SONO LEGAMI.

      Se dice di non sapere nulla e quindi non si esprime SIGNIFICA CHE PER LUI FINO A PROVA CONTRARIA SONO TOTALMENTE ESTRANEI ALLA VICENDA. Seguendo la tua interpretazione bastava che nella domanda si chiedeva di D’Alema e Prodi ed automaticamente diventavano collusi, qualsiasi nome si faceva diventava colluso e compatibile, TI SEMBRA UN BUON GIORNALISMO QUESTO?

      Non facciamo salti mortali per trovare le compatibilità, limitiamoci ai fatti. Borsellino NON VUOL FAR INTENDERE UN BEL NULLA, Borsellino dice che sui LEGAMI DEI due NON SA NULLA e che c’è un inchiesta in corso.

      Ancor più grave è l’interpretazione data sulla famosa telefonata tra mangano e gli Inzerillo che è stata trasformata in telefonata tra Mangano e Dell’Utri. A me di Berlusocni e Dell’Utri non frega nulla anzi … chi mi conosce visto che intervengo nel blog di Guzzanti giornalmente sa che non l’ho mai votato e sarei felice sparisse dalla vita politica Italiana.

      La parte  finale del tuo post è piena di fatti che NULLA HANNO A CHE FARE CON QUESTO ARGOMENTO. Cosa c’entra dirmi che era un imprenditore, che ha fatto il pieno di voti in Sicilia, che si è avvalso della facoltà di non rispondere CON IL TEMA TRATTATO? Stiamo parlando dell’intervista a Borsellino e dei suoi contenuti. Stiamo parlando di quello che l’opinione pubblica ha recepito da questa intervista e dal ruolo che ha avuto Travaglio (consapevole o inconsapevole) nell’aiutare a far passare tesi CHE NON ESISTONO.

      Mi vuoi dire che non vuoi Berlusconi? Anche io non lo voglio ed ora che facciamo? Siamo autorizzati a far passare falsità? Io credo che proprio perchè non vogliamo Berlusconi al governo NON DOBBIAMO FARE PASSARE ASSOLUTAMENTE MAI DELLE FALSITA’ SUL SUO CONTO.

      Vedi noi sono giorni che dialoghiamo su questo argomento e sia io che te abbiamo studiato, letto, sentito impressioni, cosa che la maggiornaza del PAESE NON HA FATTO. Fai conto che fra due anni esce fuori questo argomento E L’OPINIONE PUBBLICA SCAVANDO DA RAGIONE A BERLUSCONI E DELL’UTRI che felici dichiarerebbero avete visto come ci diffamano, questa è l’Italia. I Berlusocnes in Italia sarebbero sempre più convinti di stare dalla parte giusta e magari fa anche nuovi proseliti. E’ questo quello che vuoi? Io no. Ci sono tante di quelle schifezze su cui può essere attaccato Berlusconi insieme al suo governo  che sposare tesi come questa di cui stiamo dibattendo MI SEMBRA FOLLIA CHE POSSA TORNARE UTILE SOLO A LUI.  Per questo miarrabbio con Travaglio.

      IO  SONO PER LA VERITA’ senza guardare in faccia nessuno.

    • anonimo 14:01 on 12 January 2010 Permalink | Rispondi

      PER COMMENTO 8

      Ho letto che ti verrebbe da dire chi te paga, riferita ad Enrix. Cosa indelicata per chi ha a cuore la verità. Travaglio lo paghiamo noi che compriamo i suoi libri e quindi da questo lavoro trae dei guadagni, Enrix che lo fa per passione visto che nessuno gli ha ordinato di fare quel che fa, non dovrebbe essere così dileggiato.

      Invece di pensare a chi lo paga, ritengo cosa corretta approfittare degli studi di Enrix, vedere, leggere, perdere tempo, tanto tempo E POI FARSI LA PROPRIA IDEA. Fare come fai mi sembra molto superficiale.

      Gianluca

    • anonimo 17:48 on 12 January 2010 Permalink | Rispondi

      Ma quando si dice che Berlusconi prende la totalità dei seggi in Sicilia, si intende dire totalità, oppure si intende dire totalità più o meno non facciamo i pignoli?
      Mi viene in mente il politologo Giovanni Sartori quando dice che "Bondi ci spieghi come ha fatto Berlusconi a prendere 61 parlamentari su 61"
      Poi vai a guardare, ed è vero che ne ha presi 41 su 41 nell’uninominale.
      Ma tenendo conto della quota proporzionale, ne ha presi 50 su 55 in totale.
      I 6 che mancano per arrivare a 61 non so dove andarli a pescare.
      E l’anno era il 2001, ma Sartori quello l’aveva azzeccato.
      Nell’anno della discesa in campo, il 1994, Berlusconi raccoglie 37 deputati su 41 nell’uninominale.
      In totale, tenendo conto della quota proporzionale 43 su 55.
      Vi risparmio il 1996 perchè è peggio del 1994.
      Non vi risparmio invece l’anno d’oro del pds, il 1992, quando stava al 10% circa era il 4° partito e prendeva più deputati (6)  rispetto al 1994 quando stava al 17% era il 2° partito e di deputati ne prendeva 4.
      Per arrivare al 2006 quando la situazione è la seguente:
      Sicilia1: centrodestra 56% centrosinistra 44% eletti 13 a 13.
      Sicilia2: centrodestra 60% centrosinistra 40% eletti 15 a 13.
      Cosa è successo? Nel 1992 non c’era la mafia, dal 94 al 2005 sì, nel 2006 di nuovo sparita?
      No, nel 92 c’era il proporzionale, nel 94 e nel 2001 un sistema prevalentemente maggioritario, nel 2006 è tornato il proporzionale.

    • anonimo 20:02 on 13 January 2010 Permalink | Rispondi

      per anonimo 13: parlamento= camera + senato. Nel 2001 il polo ha preso 41 deputati e 20 senatori con l’uninominale. Il proporzionale e’ fatto apposta per recuperare un po’ di secondi arrivati. Vero che col maggioritario e’ piu’ facile fare cappotto ma rimane comunque improbabile..

      per gianluca: diciamo che diamo interpretazioni diverse del silenzio di borsellino. Quanto ai fatti extra non sono scorrelati, servivano come esempio per sottolineare che le accuse di travaglio &c non sono basate solo sull’intervista, ma anche su altri elementi. Sono d’accordo sul pericolo del fondare accuse su elementi inesatti. Comunque e’ anche giusto e auspicabile che il giornalista si spinga piu’ in la’ del giudice nell’interpretare la realta’.

      per tutti: tutta sta bagarre deriva da un errore di fondo dei francesi, che avrebbero dovuto intervistare Guarnotta. Fortuna per noi che Guarnotta ha nel frattempo reso pubblica la sua interpretazione dei fatti.

      satanetto

    • anonimo 02:30 on 14 January 2010 Permalink | Rispondi

      Satanetto io ritengo che il compito del giornalista sia quello di descriverci la realtà che vede e renderci partecipe dei fatti che ha modo di risxontrare. FATTI CERTI.

      Fare altro è molto pericoloso. Se io vedo un morto per terra e vicino una persona sporca di sangue ai miei lettori dovrò spiegare quel che ho visto, se contrariamente scriverò che la persona vicino da me notata e probabilmente l’assassino FAREI UN CATTIVISSIMO SERVIZIO AI MIEI LETTORI e darei un informazione condizionata da una mia impressione.

      Gianluca

    • anonimo 11:24 on 14 January 2010 Permalink | Rispondi

      #14 satanetto
      Non avevo capito che bisognava guardare solo i seggi assegnati con l’uninominale e non quelli col proporzionale.
      Vorrei capire se possiamo confrontarli con i seggi assegnati nelle elezioni in cui il sistema è proporzionale.
      Prima del 1994 c’è il proporzionale, però non c’è Berlusconi e quindi possiamo confrontare; viene fuori che Berlusconi domina come neanche la DC riusciva a fare.
      Dal 2006 c’è Berlusconi però c’è il proporzionale, quindi non possiamo confrontare; strano perchè nel 2006 guardando i seggi c’è un sostanziale pareggio.

      Possiamo confrontare le percentuali, ma diventa lungo fare una cosa precisa perchè prima del 1994 e dal 2006 i risultati sono divisi per provincia, mentre dal 1994 al 2001 ci sono province che si sdoppiano (la provincia di Palermo viene suddivisa in 10 collegi) e io non ho voglia di mettermi a fare le somme.
      Possiamo confrontare su base regionale, però così vediamo la situazione troppo da lontano e poi ci sono partiti che appaiono, scompaiono, un anno contano le coalizioni e i partiti si raggruppano, un anno non contano e stanno divisi.
      Comunque dall’87 al 2008 a me sembra che ci sia una certa continuità (gli anni precedenti non li ho guardati) con la sinistra ampiamente sotto. Se vogliamo, l’anno anomalo è il 2006, anno migliore per la sinistra e in cui perde su base regionale 60% a 40% circa.

      bart_simpson

    • anonimo 18:52 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      se puo’ interessare, i difensori di dell’utri parlano del dvd, decidono di confrontare la trascrizione dell’intervista a verbale con quella sul dvd, ed eventualmente acquisire il dvd agli atti:

      http://www.radioradicale.it/scheda/294607/processo-dellutri-appello

      h 11:40, ultimo segmento prima della pausa

    • enrix007 09:58 on 16 January 2010 Permalink | Rispondi

      @ 17

      Si, ho letto, e me l’aspettavo, perchè noi avevamo già rilevato che la gestione da parte di Guarnotta, così come emerge dalle dichiarazioni di Borsellino,  di un’indagine preliminare su dell’Utri, inficia la sua possibilità allo stesso Guarnotta di fare il giudice successivamente in un processo a carico dello stesso imputato. Con questo appiglio, Dell’Utri può chiedere l’annullamento del processo. La circostanza poi è incrudita dal fatto che nel 93 e soprattutto nel 94, anche a seguito delle voci che giravano su quest’intervista e sui suoi contenuti, la Procura di palermo ha dichiarato ufficialmente alla stampa, in risposta alle pressanti richieste, che non vi erano MAI state indagini su Dell’Utri e Berlusconi, in precedenza, al tribunale di palermo.
      Dal che consegue che o hanno detto il falso, oppure quanto meno vanno chiarite le posizioni di dell’Utri e Berlusconi in quei fascicoli giudiziari di cui parla Borsellino.

    • anonimo 02:36 on 21 January 2010 Permalink | Rispondi

       Va aggiunto che esplicitamente Borsellino segnala a Zagdoun-Calvi e Moscardo che esita nel consegnare ai due il sommario che ha stampato da computer perché lì dentro ci sono pure voci riguardanti Dell’Utri e Berlusconi. Lo dice tenendo i fogli in mano, poi li consegna ai due aggiungendo "non dite che ve li ho dati io". Borsellino, così prudente, dimentica la telecamera e dice ai due che -nero, su bianco- in quei fogli, ci sono voci riguardanti la questione Dell’Utri – Berlusconi. Non ne volle parlare durante l’intervista perché c’era un indagine in corso di Guarnotta. Borsellino si sbagliava? Mah..

      az

    • enrix007 02:44 on 21 January 2010 Permalink | Rispondi

      Bisogna vedere se il PC nell’estrapolare i nomi di comparenti in un’indagine, assegnava ai nomi anche la funzione imputata nel procedimento, oppure se stampava genericamente dei nomi.
      Se si trattava ad esempio della vicenda della bomba alla villa, e dei tentativi di estorsione di Mangano, Berlusconi poteva comparire come presunta vittima, e Dell’Utri come persona informata dei fatti. E quindi non come indagati.
      D’altro canto ci sarà pur una ragione, se Travaglio usa sempre dire dappertutto che Borsellino parla di indagini "sui rapporti fra Mangano e Berlusconi", anzichè indagini "su mangano e Berlusconi". Se non dice mai così, c’è senz’altro una ragione, essendo tipo che primo pesa molto bene le parole e secondo non perde mai l’occasione di non fare sconti a Berlusconi. E qui gli fa un piccolo sconto.

    • anonimo 15:15 on 21 January 2010 Permalink | Rispondi

      Enrix due domande:

      1- Se ritieni Travaglio giornalista attento alle parole significa che nel caso "Intervista Borsellino" e tutto quello che ne consegue c’è un evidente mala fede, giusto?

      2- Perchè secondo te gli fa un piccolo sconto, cosa non normale visto che il suo successo è costruito proprio per mancanza di sconti su B. anzi ….

      Gianluca

  • Avatar di enrix

    enrix 11:08 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi
    Tags: , , , , paolo borsellino   

    SCARAMUCCE CON MARCO TRAVAGLIO. 

    Zuffa sul blog di Marco Travaglio sull’intervista a Paolo Borsellino, ed il giornalista in persona esce dalla tana, insultando chi ha osato infastidirlo.

    Nei giorni scorsi sul blog di Corrias, Gomez e Travaglio "voglioscendere.it", in QUESTA discussione, è esplosa una polemica fra gli utenti sulle alterazioni dell’intervista di Paolo Borsellino, polemica suscitata dai video prodotti da questo blog "Le verità sull’intervista a Paolo Borsellino".
    Marco Travaglio è stato chiamato più volte in causa, tanto che il giornalista torinese, fatto atipico per questo personaggio ieratico e guruforme, è dovuto intervenire per ben tre volte in prima persona in replica alle pungenti sollecitazioni.
    Naturalmente lo ha fatto semplicemente negando l’evidenza e lanciando insulti da bulletto universitario, ma qualcuno ha già rilevato che si tratta comunque di un fatto eccezionale.
    E quindi, in replica agli insulti, son dovuto scendere in campo anch’io, per forza.
    Riporto quindi per una più immediata comprensione dei termini della querelle, la parte saliente  della discussione, che tra le altre cose contiene, oltre ai tre di Travaglio già citati, altrettanti miei messaggi di replica, nonchè un intervento del blogger e scrittore amico mio,  Gabriele Paradisi.

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    # 14    commento di   Versione integrale ? –   lasciato il 5/1/2010 alle 20:30

     

    Il Fatto Quotidiano dal 18 dicembre scorso distribuisce nelle edicole un DVD dal titolo “Paolo Borsellino. L’intervista nascosta” presentandola come “versione integrale” dell’intervista rilasciata da Paolo Borsellino il 21 maggio del 1992, appena due giorni prima della strage di Capaci. Messa in questi termini l’iniziativa non è affatto banale, nel corso del tempo sono infatti circolate varie versioni di questo lungo colloquio del giudice scomparso con due giornalisti di Canal Plus. Il problema è che differivano fra loro in maniera significativa, il Fatto dichiara di pubblicare ora la versione integrale e non contraffatta del pensiero di Paolo Borsellino, un documento “eccezionale ed inedito”. Ma è davvero cosi?

    Oltre ai 45 minuti di intervista a Borsellino, altrettanto spazio viene riservato sul DVD per la corposa prefazione e postfazione di Marco Travaglio. Quest’ultimo ribadisce come non siano stati effettuati tagli al filmato originale, qualcuno si è preso però la briga di analizzare attentamente quanto proposto da il Fatto e lo ha messo a confronto con altre versioni circolate in rete. Vediamone il risultato nel video che segue, nel quale vengono poste domande precise al giornalista torinese, del tipo: caro Marco, se il DVD che avete pubblicato è veramente “integrale” come dici tu, che fine ha fatto questa parte? E via di seguito, il risultato del DVD a quanto pare più che altro è un mal rifatto.

    Caro Marco Travaglio, a te dissipare i dubbi, anche se conoscendo la tua nota allergia all’autocritica appare altamente improbabile che arriverà mai una risposta


    http://www.youtube.com/watch?v=Pa4e1QqG0lg
    http://www.youtube.com/watch?v=_XMnjVGXqR8

     

    # 33    commento di   Renzo C  lasciato il 5/1/2010 alle 23:36

     

    # 14 commento di Versione integrale ?

    Ho visto uno dei video e mi pare questione di lana caprina, come ho già scritto nel thread precedente.
    Semmai è un altro il punto per cui non può essere definita integrale, ma non lo riposto qui.

    Saluti

    A questo punto, ecco il primo intervento di Travaglio:

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     # 62    commento di   Marco Travaglio  lasciato il 6/1/2010 alle 10:48

    A proposito dei commenti che mettono in dubbio l’integralità dell’intervista a Paolo Borsellino dei due giornalisti di Canal Plus, distribuita in dvd con il Fatto Quotidiano, confermo che si tratta dell’integrale "girato" e non montato da Fabrizio Calvi e Jean Pierre Moscardo, dal momento in cui giungono dinanzi a casa Borsellino al momento in cui ne escono. Come può verificare chiunque abbia visionato il filmato. Le mascalzonate diffuse ad arte da qualche sito di noti manipolatori si commentano da sole.


    mt


    Ma la discussione prosegue, incurante di questo monito, con decine di altri messaggi di discussione, tanto che Travaglio deve di nuovo intervenire:

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    # 282    commento di   Marco Travaglio  lasciato il 7/1/2010 alle 10:16

     

    Sto seguendo, con un misto di incredulità e sconcerto, l’incredibile dibattito che si sta sviluppando sul nostro blog a proposito del dvd con l’intervista di Borsellino. Forse qualcuno dovrebbe mettere mano al dizionario della lingua italiana per informarsi del significato di "integrale". Intervista integrale non vuol dire che, quando i giornalisti accendono la telecamera, non la spengono e non la spostano più per tutte le ore dell’intervista. Vuol dire, semplicemente, che tutto quel che i due giornalisti francesi hanno girato e stava sul nastro dell’intervista a Borsellino l’hanno dato a noi, che l’abbiamo riversato sul dvd senza togliere nemmeno un nanosecondo. Che poi ci siano delle pause nella ripresa, lo capiscono anche i bambini (non si capirebbe, invece, se l’avessimo montato): per esempio, quando Borsellino chiede di staccare perchè ha una telefonata di lavoro in corso, dopodichè gli rifanno la domanda o quando finisce la cassetta e viene sostituita. Di che cosa dovrei o dovremmo scusarci? Di aver definito integrale un filmato integrale? Di averlo messo a disposizione delle migliaia di persone che non l’avevano mai visto in quella definizione e tutto di seguito? Di aver ricevuto la pubblica gratitudine della vedova di Paolo Borsellino, signora Agnese, e del fratello Salvatore? Quando leggo certi deliri mi cadono le braccia e mi vien voglia di occupare in maniera più dilettevole il mio scarso tempo libero. Poi penso ai tanti che han visto quel video e ci hanno ringraziati, anche nell’affollatissima serata di presentazione a Palermo, e allora penso che vale la pena continuare. Se poi qualche decerebrato vuole continuare a credere che io (o i colleghi francesi, 17 anni dopo) mi sono messo lì a tagliuzzare l’intervista, con la mia nota manualità di montatore cinematografico, per nascondere chissà cosa è libero di farlo. E magari anche di farsi visitare da un bravo specialista.

    mt

    A questo punto il sottoscritto, in qualità di autore dei due video che hanno suscitato il dibattito, si vede obbligato ad intervenire:

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    # 300    commento di   segugio –   lasciato il 7/1/2010 alle 11:37

     

    Sono l’autore dei video "Le verità sull’intervista a Paolo Borsellino" e rispondo al commento n°62 di Marco Travaglio e successivi.


    Caro Travaglio,

    innanzitutto "noti manipolatori" te lo tieni per te che per il trattamento furbo di un testo vanti già una condanna per diffamazione, privilegio che per il momento ancora mi manca.


    Detto questo, e letti gli interessanti commenti di Renzo e le tue repliche, ti dico che le chiacchiere stanno a zero.

    Le due "sfumate" di cui parla Renzo producono la scomparsa di parti dell’intervista che invece sulla trascrizione dell’ Espresso proseguivano ancora per un pezzo, sino a tre fantomatici puntini (e son quei puntini, che ci interessano) , con compiute domande e compiute risposte del magistrato che nel DVD del Fatto non esistono. Quindi, o se le è inventate di sana pianta l’Espresso, o il tuo "girato" non è integrale. Io credo la seconda. E siccome dopo lo sfumo c’erano delle domande (erano francesi, e facevano domande) e delle riposte che sull’espresso sono state invece trascritte, la spiegazione è una sola: qualcuno in uno studio, col culo su una sedia, si è messo lì e ha tagliato.


    Non è dato sapere, come al solito, chi l’ha fatto, e son convinto che non l’hai fatto tu.
    Ma è stato fatto. E se quacuno l’ha fatto, ha tagliato, e perchè li c’era qualcosa che andava tagliato, e non per portarsi a casa un pezzo di nastro come ricordino.

    Possiamo dichiararci pelomeno curiosi di sapere che cosa è stato tagliato senza che tu ti precipiti ad insultare con epiteti tipo"imbecille"?  Grazie ancora e sempre.

     

    Segugio.

    La controreplica di Travaglio, giunge verso sera:

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    # 388    commento di   Marco Travaglio  lasciato il 7/1/2010 alle 18:9

     

    Non so chi sia il tizio che sostiene che gli avrei dato del manipolatore. Non lo conosco nè ci ho mai avuto a che fare. I manipolatori a cui mi riferivo stanno in certi siti che manipolano da anni quello che scrivo sulle stragi e sull’eroica cattura di Riina, e ad essi mi riferivo nel mio commento precedente. Quanto a questo signore, che cita presunte mie condanne per miei presunti articoli diffamatori e manipolatori, gli rammento che il mio casellario giudiziale è immacolato e che Vittorio Sgarbi è stato appena condannato dal Tribunale civile di Torino a risarcirmi i danni per avermi dato del diffamatore ad "Annozero". Quanto al dvd di Borsellino, confermo per l’ultima volta che esso riporta il filmato integrale dell’intervista fatta dai giornalisti francesi nel 1992, che ci hanno riversato l’intera pellicola girata in quell’occasione. Chi non si rassegna e continua a sproloquiare con domandine insinuanti, scambiando normali stop di ripresa per tagli o censure, lo farà d’ora in poi in beata solitudine. ho cose più serie da fare che star dietro alle loro elucubrazioni. e torno a consigliare un bravo specialista.


    mt


    A questo, punto, l’intervento di Gabriele Paradisi, al quale risponde "Renzo C":

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    # 391    commento di   Gabriele Paradisi –   lasciato il 7/1/2010 alle 18:18

     

    @MT – #395


    Ma al di là che il dvd sia l’intervista integrale fatta da Calvi e Moscardo a Borsellino, come spiega le differenze col testo dell’Espresso e soprattutto le differenze con la "clip"?
    Ovvero perchè Calvi nella clip fa a Borsellino una domanda diversa da quella che si vede nel filmato integrale al minuto 37 e 36 secondi?


    http://www.cielilimpidi.com

     

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    # 405    commento di   Renzo C  lasciato il 7/1/2010 alle 19:24

     

    # 391 commento di Gabriele Paradisi

     
    Egregio Sig. Paradisi, ho visto il video a cui si riferisce e a mio modestissimo parere si tratta solo di un ridoppiaggio dell’ audio della domanda posta da Calvi a Borsellino.

    Perchè lo abbia fatto non è dato saperlo (forse perchè era in italiano non perfetto?) ma la sostanza della domanda è rimasta la stessa, così come, ovviamente, la risposta di Borsellino.
    Le faccio un esempio: se le chiedo


    lei si chiama Paradisi di cognome?

    oppure
    Paradisi è il suo cognome?


    Che differenza c’è? nessuna sostanzialmente, è la stessa domanda.


    E’ ciò che ha fatto Calvi, perchè non si sa ma è questione, come ho scritto, di lana caprina.


    La mancanza invece di parte del registrato nel punto che ho segnalato no, in quel punto manca qualcosa, è palese.


    Cordiali saluti

    p.s. complimenti per il suo "Periodista, di la verdad!"


    ______________________________________
    # 388 commento di Marco Travaglio

    Poichè lei è sempre così impegnato, la ringrazio per aver perso tempo prezioso per dedicarlo al suo blog e ai suoi lettori.


    >>Chi non si rassegna e continua a sproloquiare con domandine insinuanti
    ma il punto indicatole lo ha visto, sì o no?


    >>scambiando normali stop di ripresa per tagli o censure


    semmai è lei che lo scambia con un normale stop (non sa di cosa scrive, mi perdoni) e non ho MAI scritto di censure, di mancanza sì.


    >>ho cose più serie da fare che star dietro alle loro elucubrazioni


    non si direbbe, è il suo terzo post, è un record!


    >>e torno a consigliare un bravo specialista


    grazieee :)


    Saluti dal suo personale "imbecille decerebrato"

    E per concludere, le mie due ultime repliche: quella a Renzo C, e, naturalmente, quella a Marco Travaglio:


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    # 449    commento di   segugio –   lasciato il 8/1/2010 alle 2:2

     

    @ RENZO C

    Caro Renzo C., mi scuso per il ritardo con cui replico, ma sono molto impegnato.

    Vediamo dunque di scendere un po’ nel dettaglio.

    Se si esamina il sinottico dell’intervista che io ho messo online sul mio blog da più di un anno, ed il suo completamento che ho realizzato quando è uscito il DVD,:

    http://static.zooomr.com/images/8762137_1cfcfdc36e_o.png

    si vede, leggendo la trascrizione dell’espresso, che nei punti dove lei ha visto la sfumata, la macchina non si fermava per niente, perché l’intervista continuava.

    Con questi passaggi:

    “MANGANO CONOSCEVA BONTADE?

    “Questo ritengo che risulti anche nella dichiarazione di Antonino Calderone [Borsellino poi indica un altro pentito ora morto, Stefano Calzetta, che avrebbe parlato a lungo dei rapporti tra Mangano e una delle famiglie di corso dei Mille, gli Zanca, NDR]…


    E soprattutto, nel contesto del secondo taglio:

    E QUESTA INCHIESTA QUANDO FINIRÀ?

    Entro ottobre di quest’anno …

    QUANDO È CHIUSA, QUESTI ATTI DIVENTANO PUBBLICI?

    Certamente…
    "PERCHÉ CI SERVONO PER UN’INCHIESTA CHE STIAMO COMINCIANDO SUI RAPPORTI TRA LA GROSSA INDUSTRIA"

    “Passerà del tempo prima che …”

     

    Quindi, il DVD non è integrale. Ci sono dei tagli. E li vede quei puntini? Ecco, io credo che sarebbe interessantissimo sapere cosa c’era lì, al posto di quei puntini.

    Lana caprina? Mah. Lei dice dunque che vedere differenze nel punto dove ho segnalato quell’alterazione (perché ovviamente si tratta di una modifica postuma; quando ipotizzo che si possa pensare ad una domanda posta veramente al giudice, e poi tagliata, faccio dell’ironia, ma l’ironìa è per pochi) è questione di lana caprina. Poi fa l’esempio col cognome di Paradisi.

    Guardi, caro Renzo, qui noi abbiamo due Paolo Borsellino.

    Il primo è un Paolo Borsellino che ad una domanda piuttosto ampia sui rapporti  fra Cosa Nostra e industria, (gli era stato chiesto di esprimere un giudizio sulla fusione tra cosa nostra ed industriali al di sopra di ogni sospetto come Berlusconì o Dell’Utri) risponde che, A PRESCINDERE DAI NOMI SPECIFICI DI BERLUSCONI E DELL’UTRI (perché su quei nomi egli precisa di NON POSSEDERE ELEMENTI tali da poter esprimere opinioni), la mafia iniziò a cercare sbocchi in quella direzione, cioè quella dell’industria e del commercio lecito, per reinvestire il denaro illecito o paralecito, DALL’INIZIO DEGLI ANNI 70 IN POI.

    L’altro è un Paolo Borsellino che, quando gli viene chiesto di dare una spiegazione all’anomalia (“non trova strano?”) dei “collegamenti fra Mangano e Berlusconi”, risponde che la mafia ALL’INIZIO DEGLI ANNI 70 (“in poi” viene magistralmente fatto sparire nel “montaggio frettoloso” della versione trasmessa in RAI. Se n’era accorto?) stava cercando sbocchi per investire i suoi soldi. In pratica il secondo paolo Borsellino, è un Borsellino che implicitamente ma neanche troppo implicitamente (grazie ai tagli della pellicola ed alla domanda postuma) motiva le frequentazioni fra Mangano e Dell’Utri con i trasferimenti di denaro della mafia avvenuti all’inizio degli anni 70.

    Il primo è il Borsellino originale, naturalmente.

    Il secondo, quello della versione dove il francese si prende la briga di piantarsi davanti ad un microfono, registrare una domanda a giudice ormai sepolto e sostituirla a bella posta alla domanda originale, è quello di RaiNews24, quello della “Demo” di 10 minuti confezionata a titolo esemplificativo e riassuntivo, quello del “montaggio un po’ sbrigativo” fatto “a dimostrazione della GENUINITA’ dell’intervista”, di quella “ piccola clip”, quel “piccolo estratto dell’intervista che è stato montato FRETTOLOSAMENTE da qualche tecnico, senza nemmeno la loro supervisione”.

    Ora, le sembra che le differenze fra i due Borsellini siano differenze di lana caprina? Ma si, mi dirà lei.

    In fondo che differenza passa tra un Borsellino che accusa implicitamente Berlusconi del reato di riciclaggio ed uno che non lo fa per niente? Proprio nessuna, no?

    Se il Borsellino vero fosse il secondo, non ci sarebbe per niente da stupirsi se la Corte giudicante del Borsellino-bis avesse voluto richiamare quest’intervista fra i moventi “coadiuvanti” della strage.
    E guarda un po’, la Corte l’ha proprio fatto, come giustamente ci ha ricordato Travaglio nella prefazione.
    Peccato però che il Borsellino vero era il primo.

    A Marco Travaglio, che brandisce querele, rispondo domani.

    http://segugio.splinder.com/


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    # 480    commento di   segugio –   lasciato il 9/1/2010 alle 2:24

     

    Egr. Dott. Travaglio,

    Le do del “Lei” perché col suo messaggio 388 la cosa è diventata un po’ più formale.

    In questa discussione due persone, con il messaggio n° 14 e n°33 hanno manifestato alcune perplessità suscitate dal DVD dell’intervista a Paolo Borsellino, e si sono richiamate per il caso, il primo indicandone anche i link, a due video  di mia creazione ed inseriti nel mio sito, indicato in calce, nonché su youtube, sul mio canale personale.

    Nella sua personale replica n° 62, Lei ha additato queste come “mascalzonate diffuse ad arte da qualche sito di noti manipolatori”, le quali, sempre a suo dire,  “si commentano da sole.”.

    Le “mascalzonate” in questione consisterebbero, tra l’altro,  nella tesi che il “girato” allegato al Fatto non sia, in realtà, il girato integrale, ed effettivamente tali “mascalzonate” sarebbero state diffuse in primis dal mio sito, in particolare mediante uno dei due video citati, avente titolo “Caro Marco, facci sapere.”.

    Senza volere per ora scendere nel merito della discussione, e rimandando il piacere di dimostrarLe  che non si tratta affatto di “mascalzonate”, rimarco che Lei con riferimento al sito che tali “mascalzonate” avrebbe diffuso, il quale purtroppo è il MIO sito, lo ha definito  come un sito di “noti manipolatori”.

    Ora, non essendo il sottoscritto né noto, né manipolatore, né quindi e a maggior ragione un “noto manipolatore”, mi pare, stante il quadro, di poter accampare il diritto, come già ho fatto nel mio messaggio precedente con riguardo all’ingiuria stessa, di girare al mittente l’avvertimento consistente nell’esempio del malcapitato Sgarbi, il quale per aver parlato a vanvera a Suo danno, a seguito di causa civile da Lei promossa, è stato condannato a risarcire per l’appunto tale danno. Condanna,  peraltro, di primo livello di giudizio civile, e quindi appellabile, ritengo,  così come appellabile era la sentenza di condanna  che testè ebbi il pregio di rammentarLe, e vale a dire quella dove il giudice monocratico del Tribunale di Roma Roberta Di Gioia, in riferimento ad un suo articolo, scrisse nello specifico provvedimento: “nel caso di specie non risulta rispettato il fondamentale limite della scriminante, vale a dire la veridicità della notizia. La notizia come riportata non risponde a verità”.

    E dove poi scrisse: “e’ evidente  che l’omissione del contenuto integrale della frase di Riccio, riportata solo parzialmente nell’articolo redatto da Travaglio ne ha stravolto il significato.”

    E dove quindi scrisse: “ Travaglio ha fornito una distorta rappresentazione del fatto riferito dalla fonte le cui dichiarazioni lette integralmente modificano in maniera radicale il tenore della frase che nell’articolo è stata AGGANCIATA AD ARTE IN MANIERA PARZIALE subito dopo la descrizione del nebuloso contesto di intrecci relativi ad affari illegali, al precipuo scopo di insinuare sospetti sull’effettivo ruolo svolto da Previti”.

    E dove scrisse: “le modalità di confezionamento dell’articolo risultano peraltro singolarmente sintomatiche    della sussistenza in capo all’autore di una precisa consapevolezza dell’attitudine offensiva della condotta e  della sua concreta idoneità lesiva della reputazione di Previti

    E dove infine scrisse: “La circostanza relativa alla presenza dell’onorevole Previti in un contesto di affari illeciti e di pressioni indebite è stata inserita nel corpo dell’articolo mediante un accostamento indubbiamente insinuante con l’effetto di gettare una pesante ombra sul ruolo avuto da Previti in quella specifica situazione e con chiara allusione ad un suo coinvolgimento nella vicenda, acquisendo perciò una evidente connotazione diffamatoria

    Insomma, di quella condanna lì, stavo parlando. Condanna di primo grado, certo; pena sospesa, certamente; sotto regime di indulto, che diamine; appellata, ci mancherebbe.

    Tutte ottime cose che sospendono gli effetti della sentenza di condanna e quindi ne impediscono l’iscrizione sul casellario giudiziale, (quello da Lei esibito scintillante di pajettes), ma che non disintegrano la sostanza del giudizio stesso, la quale rimane lì dov’è, condivisibile o meno. Condivisibile o meno, beninteso, solo relativamente alla parte dell’intervento di amputazione delle dichiarazioni di Riccio da Lei effettuato, nel senso se questo sia avvenuto in effettivo stato di coscienza, come dice il giudice, o di incoscienza. In questo secondo caso Lei avrebbe dipinto INVOLONTARIAMENTE un quadro dove Cesare Previti risulterebbe presente, e quindi coinvolto, in un contesto in cui si perpetrava un grave reato di subornazione. Perché sul fatto che nel Suo articolo il Previti in quel contesto ci risultasse, non ci piove, e non basteranno certo i sei occhi da Lei invocati, né eventuali dodici o sessantaquattro successivi, per affermare che è vero il contrario. No, la mission è dimostrare ai sei occhi che vedon meglio di due, che lei non l’ha fatto apposta. O forse anche solo di dimostrare come non provabile che Lei l’abbia fatto apposta, anziché per non aver fatto più attenzione.  Le auguro di cuore di riuscirci.

    Detto questo, mi ritiro da questo suo giardinetto dei bambini fortunati, quelli  cioè cui viene magicamente concessa dalla dea bendata la possibilità di dare libero sfogo al proprio sdegno, di cementare le proprie convinzioni politiche, grazie ora ad un soggetto che muta, ora all’avverbio che scivola, ora all’oggetto che manca all’appuntamento, ora al verbo che, offeso da un raggio di sole troppo intenso, si ripara dietro all’ombrellone non senza aver trovato però prontamente un valido sostituto, anche se, ahimè, di  significato non proprio identico, e magari supportato da un ficcante aggettivo in cerca di impiego.

    E così, vuoi per un caso, vuoi per un accidente, vuoi per un tecnico di montaggio  troppo frettoloso e non supervisionato (ed io aggiungerei: anche ben ubriaco), vuoi per ragioni di sintesi, vuoi per sfiga o per dimenticanza, ecco sorgere i nostri personaggi di cartone: i Previti ubiqui che partecipano ad un reato di subornazione pur trovandosi  da un’altra parte, i Borsellino che indicano nel riciclaggio del denaro della mafia le ragioni dei collegamenti fra Mangano e Berlusconi pur non avendolo mai detto in vita loro, i Dell’Utri che per telefono si fanno portare droga in albergo anche se in quell’albergo non c’erano ma c’era un altro, così come c’era un altro al telefono, indagini che appaiono in corso quando invece ne è già stata richiesta l’archiviazione,  ecc…ecc…

    Tutti casi fortunatissimi e fortuitissimi, intendiamoci bene, di cui non ha colpa nessuno.

    Lungi da me quindi voler turbare i sogni dei bambini  e spezzare l’incanto del magico mondo di Gianni Rodari e delle sue paroline indisciplinate.

    Soltanto insisto nel rammentarLe la domanda che Le ho posto nel mio video, e che rimane senza risposta: come mai nella “demo” di 10 min montata frettolosamente da un tecnico senza supervisione e poi trasmessa da RAINEWS24, c’è Fabrizio Calvi che formula a Paolo Borsellino una domanda che nel video “integrale dallinizioallafine” allegato al Fatto, non compare?

    Se Lei, Travaglio, non sa rispondermi, potrebbe sempre aiutarmi a girare la domanda a Calvi, il quale forse non supervisionava i montaggi perché era già troppo impegnato ad implementarne i contenuti in sala di registrazione.

    Buone cose.

    enrico tagliaferro (enrix).

    P.S.: Lo specialista può essere utile anche solo per sedare una crescente  predisposizione agli eccessi di iracondia ed all’ingiuria. Quando questi poi dimostrano di sconfinare spesso e volentieri nello sbrocco, direi che è molto consigliato.

     
    • anonimo 20:50 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi

    • anonimo 21:47 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi

      Sei riuscito a stanarlo e a metterlo all’angolo, ora vediamo se ti risponde
      o se preferisce non insistere
      Maria

    • anonimo 22:27 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi

      Maria angelica vedi che Marco Travaglio ha risposto, notizia fresca, e il segugio non ci fa una bella figura

      http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/comments/2415318

    • anonimo 23:35 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi

      Sisi proprio una figura pessima
      l’arrampicata sui vetri di Travaglio
      spaventerebbe chiunque eheheh

      L’arte del divagare
      ma che bell’esercizio di retorica da parte dell "opinionista satirico"…..
      solo che non basta…..

      Che Carini Sympatros e Sagra
      Travaglio non sa neanche che esistono
      ora sul blog è costretto ad intervenire
      per rispondere a Enrix
      ed eccoli per la prima volta da anni su voglio scendere
      con i loro strusciatine,spacchi e tacchi a spillo
      per farsi "belle" con lui
      che ovviamente continua ahimè a non cagarli…

      Non sono un’amore?

      Rake

    • anonimo 00:12 on 10 January 2010 Permalink | Rispondi

      non ci sta facendo una bella figura ma secondo me la smorza qui sta storia… prevedo silenzio stampa :)

    • poliscor 02:43 on 10 January 2010 Permalink | Rispondi

       Eh si, bella risposta: uno sproloquio al 97% dedicato alla sua condanna ed un 3% per dire "lei non sa chi sono io, faccio come mi pare, rispondo come e quando mi pare".
      Tipico.

      P.

    • anonimo 03:55 on 10 January 2010 Permalink | Rispondi

      Caro il mio amico Segugio, ho postato questo commento sul sito di Travaglio e lo lascio anche a te.
      Un abbraccio
      Alessandra  Fontana

      Ahi…Ahi… Il travagliato pennivendolo si è seccato ed ha risposto con tono piccato quando il buon Segugio l’ha trovato con le mannine esili e diafane nella marmellata!

      Titolo in terza persona e poi un mare di non risposte. Peccato.
      Una "multina" della Corte d’Appello per le balle raccontate in un articolo non è sinonimo di non colpevolezza, ma non sporca la fedina penale e il pennivendolo fa il furbo… Peccato.
      L’intervista a Borsellino (pover’uomo, mi dispiace vederlo strumentalizzare dalla sinistra, lui ne soffrifebbe doppiamente) è evidentemente manipolata e il pennivendolo non risponde. Peccato.
      Ma come, Marcolino si affanna nel chiedere e pretendere risposte a domande banali sull’alcova di Berlusconi e poi non risponde ad accuse gravi di manipolazione della verità? Peccato.
      L’allusione ad uno specialista per chi lo contraddice è banale e sciatta. Peccato.
      Il tentativo di attribuire frasi non scritte agli interlocutori al fine di ribaltare la realtà per trarne vantaggio, è triste oltre che becero. Peccato.
      E poi quella chiusa prepotente e presuntuosa che ancora una volta svela perfettamente il personaggio… che pena.

      Paghi la "multina" (le faccio notare che la cifrettina equivale allo stipendio mensile di un operaietto, quindi non sia snob!) e smetta di fare il furbo, travagliato pennivendolo, maestro del copia incolla e cancella quello che non mi fa comodo.
      Non molti italiani fortunatamente la ritengono persona seria e lo dimostrano quando vanno a votare.
      A proposito, a quando la candidatura con Di Pietro?

      L’ho già detto, ma mi sento di ripeterlo, che pena.

      Alessandra

    • anonimo 04:20 on 10 January 2010 Permalink | Rispondi

      Enrix un inizio d’anno col botto. Travaglio come al solito in pubblico se la tira, in privato starà rosicando causa la figura che gli hai fatto rimediare.
      Complimenti di nuovo!

      Davide Baldoni

    • anonimo 17:37 on 10 January 2010 Permalink | Rispondi

      Complimenti Enrix, come spesso fai hai messo in evidenza contraddizioni importanti nel giornalista che viene considerato lIL PRIMO DEI POCHISSIMI VERI GIORNALISTI ITALIANI, SOPRATUTTO GIORNALISTA SENZA CONDIZIONAMENTI.

      Solo un piccolo appunto, per precisione, sulla risposta che ti ha dato Travaglio riguardo il fatto che la richiesta d’archiviazione era impossibile da conoscere visto che era di due settimane prima della messa in onda della tasmissione, e quella news NON POTEVA ESSERE UFFIICIALMENTE CONOSCIUTA DA M.T.

      Gianluca

      P.S. E’ stato molto bravo anche Gabriele che entrando nel confronto ha posto le 10 domande a Travaglio, tutte molto ben fatte ed interessanti, peccato che M.T. stia facendo la figura barbina di d’Avanzo. Speriamo ci faccia la grazia, facendo luce su molti argomenti interessantissimi.

    • enrix007 13:21 on 11 January 2010 Permalink | Rispondi

      Gianluca, ho replicato a Travaglio sulla barzelletta del segreto istruttorio.

      Come vedi, anche in quel caso, si tratta sempre di affermazioni evidentemente poggianti sul convincimento di avere a che fare con degli sbarbatelli che come tanti suoi ammiratori bevono senza mai controllare cosa c’è nel bicchiere.

    • anonimo 20:56 on 11 January 2010 Permalink | Rispondi

      Lascio la mia opinione: non avete capito una fava.

      Renzo C

    • enrix007 10:39 on 13 January 2010 Permalink | Rispondi

      Ed io ti lascio invece la mia: oltre a non aver capito tu una fava, sei anche un bell’ingenuo.

      Continui a rompere i marroni con sta storia delle sfumate che è solo un minuscolo pezzo del puzzle, e non capisci che se non la interconnetti con i documenti precedenti (soprattutto la trascrizione "Espresso") ed i dati storici, tu non vai da nessuna parte. La storia poi della "truffa" sulla vendita di una cosa passata per integrale che invece non lo sarebbe, che per te rappresenta il problema centrale e a fottersi tutto il resto, fa ridere i polli. Qui ti è stata venduta plastica e cartone  col trucco da acciaio inox, e tu ti lamenti perchè ne manca un angolino sostenendo che quello è il fatto fondamentale, poi chissenefrega se è plasticaccia da due soldi, fatto già dimostrato. Basterebbe fosse stata integrale, e poi chissenefotte se il magistrato è stato strumentalizzato da defunto, anche solo per quel che già si vede.

      Tu dici che io ho offerto a Travaglio la possibilità di ritirarsi senza rispondere, quando invece basta prendere atto di una cosa: a te Travaglio ha già risposto, a me no. Ti ha liquidato con due stronzate, e continuerebbe a farlo se solo volesse, perchè alla fine è suo buon diritto farlo, seccarti con un bel "echecazzoneso che son ti sfumi? Io non c’entro nulla. Potrebbero essere molte cose" Punto.
      Il perchè è chiaro: se lo solleciti soltanto sull’aspetto "tecnico" della presenza di una  dissolvenza, quello ti porta a vendere dove vuole, come ha effettivamente fatto.

      Ciò che mette in difficoltà Travaglio in questo momento, invece, sono le prove del lavorìo manipolatorio che c’è stato intorno a questo intervista, sono i pezzi di manipolazione incontrovertibili che io gli sto sbattendo in faccia (ai quali gli sfumi concorrono solo come indizio) e sui quali egli si guarda bene dal rispondere, perchè qualsiasi risposta lo metterebbe in merda.
      Tutte le sue risposte invece toccano solo ed esclusivamente il problema dei neri, quello che tu gli hai posto, perchè lì ha buon gioco, lì sa benissimo che tanto lì può nascondersi dietro il dito e non si arriva da nessuna parte, perchè avulso dal resto, diventa un falso problema, o comunque un problema soltanto latente.
      Sul fatto invece, incontrovertibile, che al posto di quei neri sull’Espresso compaiano delle domande e delle risposte precise, come vedi egli fa come le tre scimmiette, e si guarda bene dall’entrar nell’argomento.

      Ed è questo il problema di Travaglio di fronte al pubblico, sia dei suoi sostenitori che dei suoi detrattori, perchè lì perde la faccia.

      Sullo sfumo lui non perde la faccia, perchè in mancanza di una definizione precisa di che cosa rappresentino effettivamente quei "neri", anche se io e te o zulawski (che non è uno sbarbatello, è un regista della TV svizzera) come tecnici sappiamo bene che essi rappresentano una prova di un’intervento di "taglio" del girato, di fronte al pubblico medio, specie dei suoi ammiratori, ciò non rappresenterà mai nulla di grave, sino a che lui continuerà a sostenere apoditticamente che non rappresenta nulla di grave. Il perchè è chiaro: alla prova contraria si arriva attraverso un ragionamento tecnico e logico che chiunque può sentirsi non obbligato a fare, specie se in malafede. Invece la mancanza dal "girato" di parti pubblicate e/o trasmesse in precedenza da vari mezzi d’informazione, rappresenta un pugno negli occhi, secco ed immediato, anche per chi è armato e pronto a ribattere in malafede, e pertanto quello è il centro del problema. Tu gli stai dando una mano, a Travaglio, per sfuggire da questo fulcro.

      Io ho trovato sino ad ora il tuo contributo alla ricerca per definire la storia di quest’intervista, molto importante, e l’ho sostenuto, ma se tu al contrario nei miei confronti continui a dire minchiate  tipo quella che io avrei fornito a Travaglio la scusa per non rispondere, allora per piacere scansati ed ognuno per la sua strada.

      Buone cose anche a te.

    • anonimo 15:49 on 13 January 2010 Permalink | Rispondi

      Non so come spiegartelo, forse con un disegnino?
      Visto che sei un analizzatore acuterrimo, purtroppo affetto da logorrea, non ti sarà sfuggito che ho letto ‘cazzillo’ e altre storie, peccato che siano quasi indigeribili, anche se dettagliatissime fino allo sfinimento.

      La sostanza di ciò che ho portato è data proprio dal fatto che a domanda semplicissima e comprensibile da TUTTI, adulatori e critici, NON ci può essere altra risposta se non ‘scusate’.

      Infatti a me ha risposto con uno splendido ‘armonico magmatico’ roba da sbellicarsi dal ridere :D
      Mentre te/voi gli offrite sempre degli appigli dialettici su cui controbattere, ed infatti vi risponde a tono.

      Non ti offro ancora un altro appiglio che ci sarebbe, anche se mi è già sfuggito, perchè se non sei/siete in grado di apprezzare questa fondamentale differenza è inutile e strumentale che andiate oltre.

      La gente deve capire il messaggio, non abbioccarsi.

      Stammi bene anche tu e tenta la sintesi, Travaglio ti batte e di molto sulla chiarezza.

      Renzo C

      p.s. in quanto a rompimarroni direi che con te non c’è gara: vinci per distacco :)
      Turo tuo aveva il ciuccio e riempiva il pannolone quando lavoravo in tv io: in analogico non è cambiato praticamente un cazzo fino al digitale.

    • enrix007 22:51 on 13 January 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Renzo C., sei troppo modesto:
      a giudicare da quanto hai scritto su voglioscendere su ‘sti sfumi, non mi pare proprio che vi siano speranze, nè io nè altri, di sottrarti il primato in quanto a logorrea.
      Inoltre ti voglio rammentare un piccolo particolare dell”arte del discutere: per dire una bugia, bastan due parole. La bugia è sintetica nel DNA, perchè al fine di essere difficilmente smascherata, deve essere per forza di cose omissiva e dettagliata quanto meno possibile. La demolizione della bugia, al contrario, non può esserlo, perchè deve per forza richiamarsi a tutti i dettagli di un fatto omessi dalla bugia, e possono essere molti.
      Non solo: più la bugia è diabolica ed efficace, più occorrono argomenti ampi e profondi per demolirla.
      Copia due righe da un verbale giudiziario, con tre parole in premessa, e seduta stante infili un tizio in un ufficio dove si sta subornando un teste. E non è che la ricopiatura di due righe di un verbale giudiziario! Quasi quasi non c’è nulla di male. Così sostiene Travaglio.
      Per spiegare invece che c’erano altre due righe subito dopo che il teste lo scagionavano, mutando il significato delle due precedenti, fatto che rende moralmente e legalmente inaccettabile l’eventuale iniziativa di ometterle, occorre uno spazio almeno triplo, per quanto tu sia conciso.
      Pertanto tu non puoi porre a confronto la brevità e la chiarezza di Travaglio con la mia, poichè facciamo due mestieri diversi, non so se mi spiego.

      Inoltre se tu rilevi che egli abbia risposto a tono, vuol dire che non hai una corretta percezione di quanto accade.  Se lo desideri, possiamo anche scendere nel dettaglio.

      Ma soprattutto, per quanto concerne i tagli dell’intervista, guarda che lui ha risposto solo a te, leggi bene. Ha risposto solo a te perchè tu gli hai dato un appiglio per parlar d’altro.
      A me no che non ha risposto, neppure con una sillaba.

      Perchè centro il bersaglio, senza possibilità di replica. (con me non basta uno "scusate", ehm….)

      Ciao.

    • enrix007 22:54 on 13 January 2010 Permalink | Rispondi

      P.S. : Io non ti ho detto che cosa fa Zulawski per ingaggiare una gara di esperienza fra voi due.
      Io ti ho solo detto che cosa fa Zulawski.

      Della tua prodigiosa e vetusta esperienza avevi già scritto su voglioscendere, ed io avevo letto; non ho ragione per dubitarne.

    • anonimo 00:57 on 14 January 2010 Permalink | Rispondi

      No caro Enrix, la logorrea è solo tua: non la misuri a numero di post, ma dalla lunghezza (mi pareva ovvio)
      Anche il pistolotto sui 2 diversi mestieri (tu e Travaglio) c’azzecca poco, perchè al mio semplicissimo e breve rilievo (quindi non lungo come i tuoi) ammetti pure tu che sarebbe bastato un "scusate".
      E’ vero, peccato però che ti sfugga il seguito……. (c’è c’è, dai che ti viene in mente)
      Quindi il tuo postulato sul come smentire la bugia cade miseramente, sei d’accordo vero?

      Sul fatto poi che a te non abbia risposto… beh mettiti d’accordo con te stesso :D
      Hai riletto i tuoi articoli o devo citarteli? ;)
      Massì dai
      "Caro Travaglio,vedo che nel suo lungo commento, dedicato in gran parte a replicare al sottoscritto (ne sono onorato),"
      Dalla Settimana Enigmistica: chi l’ha scritto?

      Con Arturo ci siamo chiariti, e dalle offese siamo passati al dialogo; mi scuso con lui e con tutti, ma sai, dopo 1.100 post dove ne ho prese da tutte le parti…. beh le palle a me girano, tu sei un santo?
      Anche se Arturo scrive delle cose poi si smentisce…. tu lo capisci? io no, sarà un tipo indeciso di natura.

      Saluti

    • anonimo 01:09 on 14 January 2010 Permalink | Rispondi

      Dimenticai di firmare, sorry, son sempre io

      Renzo C

      Saluti

    • enrix007 02:01 on 14 January 2010 Permalink | Rispondi

      Sul fatto poi che a te non abbia risposto…

      "Caro Travaglio,vedo che nel suo lungo commento, dedicato in gran parte a replicare al sottoscritto (ne sono onorato),"
      Dalla Settimana Enigmistica: chi l’ha scritto?

      Io.

      Ed ora senti questa:

      "…Lei si è applicato fortemente nella finissima arte del parlar d’altro" (cioè del non rispondere)
      Dal "Questionario per il patentino del piccolo manipolatore travaglino": chi l’ha scritto?

    • anonimo 03:34 on 14 January 2010 Permalink | Rispondi

      Tu!
      E allora vedi che devi metterti d’accordo con te stesso? :D

      A parte questo però, sul resto non è che mi dai delle gran risposte.
      Non che siano dovute, però… faccia Lei, al suo buon cuore :)

      Postulato?
      Possibile seguito? (non l’hai ancora trovato, sii sincero)

      Comunque l’ "armonico magmatico" è perla di rara confusione e fumo negli occhi, e quella, modestamente, è tutto per me.

      Saluti

      Renzo C

    • anonimo 01:00 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Renzo reputo il tuo lavoro UN OTTIMO LAVORO, che calzava perfettamente con il lavoro di Enrix. Due lavori diversi, il tuo un tecnicismo che dimostrava un modo di fare di Travaglio antipatico, anche se sullo stesso,  il commento di Arturo ha un qualcosa di reale, il lavoro di Enrix di contro è una lunga analisi che metteva in evidenza ancora una volta un Travaglio  superficiale, in buonafede o cattiva fede, poco professionale, o non so che altro TUTTE COSE CHE NON POSSIAMO SOSTENERE PERCHE’ CI SFUGGE QUALCHE VERITA’.

      Quando attacchi Enrix per la sua lungaggine mi sembra un attacco gratuito, qui stiamo cercando di capire come funziona il ns paese. Stiamo cercando di capire come mai il giornalista d’inchiesta più affermato in Italia cade in errori grossolani, stiamo cercando di capire come mai certe situazioni strane si ripetono spesso con meccanismi simili.

      Cosa ci interessa la lungaggine? A volte è necessaria. Enrix, come il suo amico gabriele,  che hai detto di conoscere bene complimentandoti con lui se non mi sbaglio, per l’ottimo Periodista di La Verdad, cercano LA VERITA’, e quando trovano delle incongruenze, studiano, ricercano, analizzano.

      Non capisco realmente questa tua avversità nei confronti di Enrix e queste polemiche.

      Ciao Gianluca

    • anonimo 13:03 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Gianluca, che il mio lavoro sia ottimo è un’ esagerazione notevole.
      Semmai di ottimo c’era che LO CAPIVANO TUTTI e al volo, è questo che sfugge a enrix il logorroico :D
      La cosa non è di poco conto, perchè erano molte le voci che chiedevano spiegazioni (mai avute).
      Sulle valide ma cervellotiche e logorroiche obiezioni di enrix scatta inesorabile l’abbiocco.

      Io non ho alcuna avversità ad enrix e riconosco che i suoi approfondimenti sono validissimi ma soporiferi.

      Avrei anche smontato il suo “postulato”, detto anche il primo postulato del segugio: “per smontare una balla bisogna scrivere un poema”.
      Avrei appena dimostrato il contrario: con 2 righe, precise che vanno al cuore della balla, ottieni un risultato migliore.
      Quale?
      Le leggono e capiscono molti di più e ti inchiodano a rispondere o “scusate” (mai letto) o un favoloso “armonico magmatico”, che, se permetti, mi appartiene e ne rido con mucho gusto :D

      Saluti

      Renzo C

      Adesso si attende l’ enrix che sostiene il suo postulato e intanto non ha ancora capito il possibile seguito nascosto (mica vero, l’ho pure scritto, ma vallo a trovare adesso) ;)

    • anonimo 15:51 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Renzo non fare il modesto … l’ottimo lavoro l’hai fatto e spesso nei confronti dimostri di essere pragmatico, chiaro ed a conoscenza di quelo che dici, però mi ritorni sempre sulla presunta logerrea e poca chiarezza di Enrix.

      Io penso che capire qualcosa riguardo il filo sottilissimo che lega tutti gli argomenti intorno ai due giudici uccisi (papelli, conversioni di Cianciminio, processi a Mori e Canale, trasferimenti, inchieste Mafia ed applati, magistrato Stepankov o come si chiamava, processi vari tra cui spicca quello a del’utri condannato in primo grado) SIA COMPLICATISSIMO PER L’ENORME MOLE DI INFORMAZIONI E FATTI IN CAMPO, ora se chi fa l’analisi (in questo caso stiamo parlando di Enrix) non è bravo nella sintesi, come me d’altronde :-(

      parliamo di lana caprina, non credi? Potrebbe essere più sintetico ed appassionare maggiormente i lettori? POTRA’ ESSERE SICURAMENTE VERO, ma ritengo che Enrix, visto che stiamo aprlando di lui, ABBIA UN ALTRO OBIETTIVO, cercare con i mezzi in suo possesso DI FARCI COMPRENDERE LE NUMEROSE CONTRADDIZIONI CHE SMASCHERANO UNA REALTA’ CHE NON ESISTE.

      Non deve vendere, non deve fare i soldi, vuole grazie alla rete, aiutare LA VERITA’, cosa che ravvisavo anche in te grazie alla tua affermazione del girato ed alla domanda che hai fatto a Travaglio, ENTRAMBI VOLEVATE FAR TRIONFARE LA VERITA’, tutto qua.

      Tu giustamente preoccupato che la maggiorparte della gente non segue cose che fanno perdere troppo tempo (è vero ma ciò non toglie che io mi appassiono maggiormente a cose più complesse e che so mi fanno perdere più tempo, questo per farti capire che non tutti siamo uguali), posti e poni u tema DI SEMPLICE COMPRENSIONE, Enrix seguendo un filone che gli sta a cuore ha scviscerato temi un po più complessi ma entrambi …

      STATE FACENDO UN OTTIMO SERVIZIO ALLA VERITA’

      per questo vi ho accumunato e reputo un po esagerata la polemcia.

      Gianluca

      P.S. Ti conosco da poco, si vede che sei persona svelta, inteligente, chiara, hai molte qualità ma credimi quando scendi in qualche svarione tipo le prime battutine ad Arturo cadi troppo in basso. Capisco le tue ire ma mi permetto di darti il consiglio di cercare di essere ironico SENZA SCADERE.

    • anonimo 16:28 on 15 January 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Gianluca, ti ringrazio ancora ma credimi è stata cosa di poco conto.
      Enrix non è poco chiaro, mai scrito, ma logorroico sì.
      Il suo postulato "per sbugiardare servono molte più parole di chi mente" è una cavolata, provasse ad essere sintetico avrebbe molti più lettori, sarei pronto a scommetterci.
      Questo non intacca in alcun modo le sue eccellenti indagini, solo che così come le espone…. l’abbiocco è in agguato :D
      Talvolta prima di leggerlo ti giuro che guardo quanto è lungo "il pezzo" poi decido.
      Con Arturo ci siamo chiariti, ed è stata colpa mia, lo ammetto senza problemi; posso avere al limite solo la scusa di una settimana  di insulti vari e improperi anche da "amici", per un totale di circa 1.100 post.
      Magari avevo le palle a elicottero? probabile :)

      Saluti

      Renzo C

    • enrix007 02:19 on 21 January 2010 Permalink | Rispondi

      UNA PRECISAZIONE: nel messaggio n°12 ho scritto che arturo zulawsky è un regista della TV svizzera. Si tratta di un errore conseguente un’informazione ricevuta non dal diretto interessato, da me equivocata.
      Arturo non fa quel mestiere, ma è comunque esperto di videoprocessi e videoapparecchiature.

  • Avatar di enrix

    enrix 09:06 on 31 December 2009 Permalink | Rispondi
    Tags: , , , , , paolo borsellino,   

    CARO MARCO, FACCI SAPERE 

    Le verità sull’intervista a Paolo Borsellino – 2

    "CARO MARCO, FACCI SAPERE". Ecco il secondo video che abbiamo prodotto per illustrare le manipolazioni effettuate sul girato della famosa intervista rilasciata da Paolo Borsellino a due giornalisti francesi il 21 maggio 1992. Questo secondo capitolo contiene una lettera aperta a Marco Travaglio.


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    CARO MARCO, FACCI SAPERE.

    Per il secondo capitolo sulle manipolazioni della famosa intervista al magistrato Paolo Borsellino, realizzata due mesi prima che egli fosse barbaramente assassinato insieme agli uomini della sua scorta a Palermo, in via D’Amelio, dobbiamo ancora chiamare in causa il giornalista Marco Travaglio.

    Marco Travaglio ha realizzato la prefazione e la postfazione, per una durata totale di circa tre quarti d’ora, alla versione “integrale” dell’intervista a Paolo Borsellino pubblicata su DVD ed allegata in edicola, al prezzo di 9 euro e 90 cents,  a “Il Fatto Quotidiano”, giornale che vede fra i protagonisti della sua redazione lo stesso Marco Travaglio.

    Marco, fra le altre cose, nella prefazione dice questo:

    La versione integrale di TUTTO il girato dei due giornalisti francesi a casa di Borsellino invece è quella che stiamo per vedere insieme. NON ABBIAMO TAGLIATO NULLA, nemmeno i momenti preparatori, nemmeno i momenti in cui la telecamera, PUR  ACCESA, rimane appoggiata per terra (che sbadati – ndr) e inquadra i piedi del giudice Borsellino prima dell’inizio del colloquio ufficiale”.

    Ma caro Marco, se il DVD che noi abbiamo acquistato con il Fatto Quotidiano è veramente “integrale” come dici tu, con TUTTO il girato, e non avete tagliato nulla, “nemmeno i momenti preparatori”, allora dovresti cortesemente spiegarci che fine ha fatto questa domanda:

    (Dal video “RaiNews24): F. CALVI:  Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come Berlusconi, Dell’Utri, siano collegati a uomini d’onore tipo Vittorio Mangano?

    Caro Marco, non è una domanda di poco conto. E’ una domanda centrale per capire il pensiero di Borsellino su questo argomento, potendo disporre della risposta del magistrato. Il problema, caro Marco, è che questa domanda è presente nel video “demo”  dell’intervista trasmesso da RAINEWS24 mentre invece sul tuo DVD “integrale e senza tagli”, non c’è. Non c’è proprio, fidati.

    Il secondo problema è che nello stesso video di RAINEWS24 a questa domanda risulta appiccicata una risposta che invece, come già è avvenuto per altre manipolazioni, nell’intervista originale Paolo Borsellino formulava a seguito di un’altra domanda, e cioè, questa risposta:

    All’inizio degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare un’impresa anch’essa, un’impresa nel senso che attraverso l’inserimento sempre più notevole, che ad un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti , Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali, una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, cercò lo sbocco perchè questi capitali in parte venivano esportati o depositati all’estero e allora così si spiega la vicinanza tra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali

    Ed ecco la domanda e la risposta nella versione originale:

    F. CALVI: “Lei in quanto uomo, non più in quanto giudice, come giudica la fusione che si opera, che abbiamo visto operarsi tra industriali al di sopra di ogni sospetto come Berlusconì o Dell’Utri e uomini d’onore di Cosa Nostra? Cioè Cosa Nostra s’interessa all’industria, o com’è?”

    PAOLO BORSELLINO:  Beh, a prescindere da ogni riferimento personale, PERCHÉ RIPETO CON RIFERIMENTO A QUESTI NOMINATIVI CHE LEI FA, CHE LEI HA FATTO,  IO NON HO PERSONALI ELEMENTI TALI DA POTER ESPRIMERE OPINIONI, ma considerando la faccenda nel suo atteggiarsi generale: allorché l’organizzazione mafiosa, la quale sino agli anni 70, sino all’inizio degli anni Settanta aveva avuto una caratterizzazione di interessi prevalentemente agricoli o al più di sfruttamento di aree edificabili. Dall’inizio degli anni Settanta in poi, Cosa Nostra cominciò a diventare un’impresa anch’essa. Un’impresa nel senso che attraverso l’inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali. Una massa enorme di capitali dei quali, naturalmente, cercò lo sbocco. Cercò lo sbocco perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all’estero e allora così si spiega la vicinanza fra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali,..contestualmente cosa nostra cominciò a porsi il problema e ad effettuare degli investimenti leciti o paraleciti, come noi li chiamiamo, di capitali. Naturalmente per questa ragione, cominciò a seguire vie parallele, e talvolta tangenziali all’industria operante anche nel nord, della quale, in certo qual modo… alla quale in certo qual modo si avvicinò per potere utilizzare le capacità, quelle capacità imprenditoriali al fine di far fruttare questi capitali dei quali si era trovata in possesso.”

    Ora, caro Marco, noi vorremmo che tu, insieme a noi, ti concentrassi sul problema.

    I casi possono essere soltanto due:

    O  questa domanda, la quale è scomparsa dal tuo DVD “integrale” era stata veramente formulata al magistrato nell’intervista originale, ed in questo caso doveva avere avuto per forza dal giudice una risposta diversa da quella appiccicata nel video trasmesso dalla RAI… oppure questa domanda nell’intervista originale non è mai esistita, ma è stata inventata di sana pianta e recitata da Fabrizio Calvi davanti ad un microfono, in fase di post produzione e quindi quando il giudice era già morto, per poi essere appiccicata a delle immagini video “fuori campo” nella versione breve trasmessa dalla RAI.

    Se fosse vero il primo caso, caro Marco, ti pregheremmo cortesemente di cacciar fuori sia la domanda che la risposta originali tagliate non si sa perché dal DVD di cui ti sei preso cura, soprattutto la risposta, perché moriamo dalla voglia di sentire che cosa non avete voluto o potuto farci sentire. Grazie Marco.

    Se fosse invece vero il secondo caso, allora non soltanto saremmo davanti ad un nuovo episodio di grave manipolazione (addirittura domande registrate in studio a giudice sepolto), ma, ciò che è importante, saremmo davanti finalmente alla prima prova documentale che a tali manipolazioni furbette, rimaste sino ad oggi di autore ignoto, il francese  Fabrizio Calvi,  alias Jean-Claude Zagdoun , per mezzo della sua viva voce, avrebbe partecipato in prima persona.

    Caro Marco, facci sapere.

    Enrix
     
    • anonimo 10:58 on 7 January 2010 Permalink | Rispondi

      Dimenticavo: Paolo.

    • enrix007 12:51 on 7 January 2010 Permalink | Rispondi

      Conosco benissimo quello ed altri "neri", l’ho già trattato in un video che sto per pubblicare. tant’è vero che ne illustro l’importanza nella risposta che ho dato a Travaglio su voglioscendere (commento n°300), che anticipo qui di seguito, anche se a breve credo che ci farò un articolo:

      "Sono l’autore dei video "Le verità sull’intervista a Paolo Borsellino" e rispondo al commento n°62 di Marco Travaglio e successivi.
      Caro Travaglio,
      innanzitutto "noti manipolatori" te lo tieni per te che per il trattamento furbo di un testo vanti già una condanna per diffamazione, privilegio che per il momento ancora mi manca.
      Detto questo, e letti gli interessanti commenti di Renzo e le tue repliche, ti dico che le chiacchiere stanno a zero.
      Le due "sfumate" di cui parla Renzo producono la scomparsa di parti dell’intervista che invece sulla trascrizione dell’espresso proseguivano ancora per un pezzo, sino a tre fantomatici puntini (e son quei puntini, che ci interessano) , con compiute domande e compiute risposte del magistrato che nel DVD del Fatto non esistono. Quindi, o se le è inventate di sana pianta l’Espresso, o il tuo "girato" non è integrale. Io credo la seconda. E siccome dopo lo sfumo c’erano delle domande (erano francesi, e facevano domande) e delle riposte che sull’espresso sono state invece trascritte, la spiegazione è una sola: qualcuno in uno studio, col culo su un sedia, si è messo lì e ha tagliato.
      Non è dato sapere, come al solito, chi l’ha fatto, e son convinto che non l’hai fatto tu.
      Ma è stato fatto. E se quacuno l’ha fatto, ha tagliato, e perchè li c’era qualcosa che andava tagliato, e non per portarsi a casa un pezzo di nastro come ricordino.
      Possiamo dichiararci pelomeno curiosi di sapere che cosa è stato tagliato senza che tu ti precipiti ad insultare con epiteti tipo"imbecille"?
      Grazie ancora e sempre.
      Segugio.

    • anonimo 13:31 on 7 January 2010 Permalink | Rispondi

      Non avevo dubbi, vista la tua capacità di analisi.  Mi pareva il caso di segnalare le dolci parole – e null’altro- utilizzate da Travaglio.
      Letto il #300, aspetto l’articolo.
      Un saluto.
      Paolo

    • anonimo 15:46 on 7 January 2010 Permalink | Rispondi

      Aspetto con ansia nuove :-)
      Il film che lei cita ce l’ho ben presente, per una curiosa coincidenza, ma purtroppo non l’ho mai visto. Se mi capita lo faro’.
      Buon lavoro e congratulazioni.
      Luigi

    • anonimo 20:18 on 7 January 2010 Permalink | Rispondi

       # 388    commento di   Marco Travaglio  – utente certificato  lasciato il 7/1/2010 alle 18:9

      Non so chi sia il tizio che sostiene che gli avrei dato del manipolatore. Non lo conosco nè ci ho mai avuto a che fare. I manipolatori a cui mi riferivo stanno in certi siti che manipolano da anni quello che scrivo sulle stragi e sull’eroica cattura di Riina,….

      Se interessa, naturalmente.
      Buon lavoro.
      Paolo

    • anonimo 20:19 on 7 January 2010 Permalink | Rispondi

      Ma Travaglio nega anche le condanne?Ti ha lasciato un altro commento, il #388 credo:


      Non so chi sia il tizio che sostiene che gli avrei dato del manipolatore. Non lo conosco nè ci ho mai avuto a che fare. I manipolatori a cui mi riferivo stanno in certi siti che manipolano da anni quello che scrivo sulle stragi e sull’eroica cattura di Riina, e ad essi mi riferivo nel mio commento precedente. Quanto a questo signore, che cita presunte mie condanne per miei presunti articoli diffamatori e manipolatori, gli rammento che il mio casellario giudiziale è immacolato e che Vittorio Sgarbi è stato appena condannato dal Tribunale civile di Torino a risarcirmi i danni per avermi dato del diffamatore ad "Annozero". Quanto al dvd di Borsellino, confermo per l’ultima volta che esso riporta il filmato integrale dell’intervista fatta dai giornalisti francesi nel 1992, che ci hanno riversato l’intera pellicola girata in quell’occasione. Chi non si rassegna e continua a sproloquiare con domandine insinuanti, scambiando normali stop di ripresa per tagli o censure, lo farà d’ora in poi in beata solitudine. ho cose più serie da fare che star dietro alle loro elucubrazioni. e torno a consigliare un bravo specialista.
      mt

       

       

       

       

       

      #388

    • anonimo 13:42 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi

       sono Marco Ottanelli di http://www.democrazialegalita.it

      Seguo con vivo interesse la questione da tempo, e non posso che fare i miei complimenti a Enrico e Gabriele per il loro attento lavoro.

    • anonimo 16:43 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi

      la seconda che hai detto, mi pare l’ipotesi piu’ probabile, anche perche’ nella versione rn24 la domanda coincide con una ripresa da dietro, che viene riutilizzata piu’ volte. Quindi e’ il giornalista che ridoppia la domanda e taglia la risposta. In questo secondo me ne’ RN24 ne’ travaglio centrano nulla. Del resto lo stesso Travaglio dice chiaro e tondo, che Canal+ puntava a colpire berlusconi, per cui e’ comprensibile (per quanto affatto condivisibile) che cerchino di mettere lui e dell’utri nella peggiore luce possibile.

      Per come la vedo io Travaglio e’ stato abbastanza onesto nel precisare il particolare del “mandato” di canal+, anche se avrebbe potuto insistere di piu’ su questa cosa.

      Comunque, se e’ vero che il borsellino autentico e’ molto piu’ prudente del borsellino rimontato della versione breve, e sta sempre bene attento a non legare le sue affermazioni a nomi eccellenti, e’ altrettanto vero che non si fa scrupoli quando parla di mangano, definendolo una testa di ponte tra il mondo della mafia e quello dell’imprenditoria, con mandato di investire e riciclare.

      Insomma, se “unisci i puntini”, l’immagine che ne esce non e’ molto differente. Non e’ una questione di mera lana caprina, ma non e’ neppure un sovvertimento completo. Borsellino conferma il quadro presentato dai giornalisti dove puo’ farlo senza rischiare la denuncia per diffamazione, e lascia allo spettatore le conclusioni. Io le mie le ho tratte.

      satanetto

    • anonimo 21:42 on 9 January 2010 Permalink | Rispondi

    • anonimo 19:03 on 1 January 2010 Permalink | Rispondi

      Ciao Segugio,

      hai visto come Elio Veltri ha ultimamente preso le distanze da Travaglio e la precedebte propaganda che si faceva sul’lintervista? Eppure lui era co-autore di Travaglio.

      http://www.democrazialegalita.it/redazione/redazione_vere_parole_borsellino=24novembre2009.htm

      Il noto quotidiano a cui si riferiscono credo che sia "Il Fatto Quotidiano":
      http://antefatto.ilcannocchiale.it/print/2386824.html

    • anonimo 19:05 on 1 January 2010 Permalink | Rispondi

      Scusa, ho dimenticato di firmarmi

      Moritz

    • anonimo 17:56 on 4 January 2010 Permalink | Rispondi

      Bentornato Enrix
      Buon anno e i migliori auguri con tutto il cuore.
      Dal pensatore ci sono due vecchie sue conoscenze che si stanno coprendo di ridicolo. Uno addirittura sulla relatività
      Se vuole farsi due risate faccia un salto. Magari ne viene fuori un bell’alrticolo dell’imbecillario.
      Buone cose.

    • anonimo 14:57 on 5 January 2010 Permalink | Rispondi

      Il commento sopra era mio.
      Luigi

    • enrix007 22:34 on 5 January 2010 Permalink | Rispondi

      Sulla relatività?  Credo di sapere di chi si tratta.

      Mi dica, caro Luigi: lei ha per caso visto mai il film "La cena dei cretini"?
      (Le diner des cons).

    • enrix007 22:47 on 5 January 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Moritz, fra meno di un mese su "Liberoreporter" uscirà un articolo sull’argomento, a firma Gabriele paradisi e Cielilimpidi..
      Si parlerà anche di una lettera di Veltri, al quale abbiamo scritto, e che ci ha risposto (pubblicheremo   la risposta, o comunque quasi tutta). Veltri fa anche qualche rivelazione clamorosa, sulla quale ahimè non posso anticipare nulla per riguardo nei confronti del mensile che ci ospita.

      Grazie di tutto.

    • anonimo 14:05 on 6 January 2010 Permalink | Rispondi

      Solo per informare che Travaglio è intervenuto sull’argomento, al solito non rispondendo ma utilizzando le solite 4 parole insultanti.

      Don’t give ip, Enrix. Never
      P.

    • anonimo 14:06 on 6 January 2010 Permalink | Rispondi

      Sorry, Don’t give Up

    • enrix007 10:35 on 7 January 2010 Permalink | Rispondi

      anonimo, potresti darmi un link dell’intervento di travaglio?

    • anonimo 10:51 on 7 January 2010 Permalink | Rispondi

      scusa, ho letto in ritardo:
      http://snipurl.com/tznap   [voglioscendere_ilcannocchiale_it]

      è il n. 62, che risponde al n.14 e ad altre sollecitazioni dei giorni precedenti.

      E’ emerso che c’è (commento 92) un velocissimo "nero" al min 2.16 in questo pezzo:
      http://www.youtube.com/watch?v=yJS0aVJHbXg   

      seguito da una pletora di commenti.

      Mi si perdoni il rirardo.

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