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    enrix 17:51 on 23 October 2011 Permalink | Rispondi
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    Don Vito e il giallo [risolto] della lettera a Fazio

    da rifare rosalba

    "Don Vito e il giallo della lettera a Fazio": così titolava  Felice Cavallaro un suo articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 12 agosto 2010.

    Oggi, a distanza di poco più di un anno, noi riteniamo che il giallo sia stato risolto, e la circostanza sarebbe anche emersa in tribunale, al processo “Mori-Obinu”, ma Cavallaro ed il suo giornale, non paiono essere molto interessati a tale esito. Per la verità è molto difficile trovare qualche organo di stampa che abbia dedicato la dovuta attenzione a questa notizia. I media che si occupano di mafia e, nello specifico, del processo a carico del Gen. Mori e del Col. Obinu, sono sempre estremamente solleciti nel dare grande risalto ad ogni novità, anche la più dubbia, che possa sortire a sfavore degli imputati, mentre hanno sempre cose più importanti a cui dedicarsi quando emergono delle evidenze che potrebbero far riflettere i cittadini sul grave fatto che nel giudizio cui è attualmente sottoposto il generale dei carabinieri che condusse l’operazione che portò all’arresto di Totò Riina, potrebbero essere state prodotte, come documenti a conforto delle tesi dell’accusa, delle sonore patacche.

    Vediamo dunque cosa diceva Cavallaro, fra le altre cose, in quell’articolo:

    PALERMO- Nel pentolone bollente dei magistrati che indagano sulle carte di «don» Vito Ciancimino salta fuori pure una lettera scritta dall'ex sindaco di Palermo, presumibilmente alla fine del '93, a Antonio Fazio, allora neo governatore della Banca d'Italia. Nel Paese devastato dalle bombe di Palermo, Roma, Firenze e Milano l'obliquo amico dei Corleonesi, indicato come perno della «trattativa» per cui il generale Mario Mori è oggi sotto processo, avrebbe inviato al potente banchiere una sorta di promemoria «da ben conservare se realmente Lei deciderà di scendere in politica come da Amici di regime mi è stato sussurrato…».
    Un «promemoria» di 43 righe battute al computer, sottoscritte da Ciancimino con firma già accertata dalla polizia scientifica e una nota a margine per la segretaria del suo legale, l'avvocato Ghiron: «Da rifare Rosalba». Si tratta quindi di una bozza e non è certo che Fazio l'abbia ricevuta anche se questa sarà la domanda che in Procura a Palermo si preparano a fargli per un interrogatorio imminente, forse dopo Ferragosto, quando la lettera sarà trasmessa al tribunale che processa Mori.
    Esplicito il riferimento all'ex colonnello dei Ros nel testo trovato all'interno di una carpettadi Vito Ciancimino, oggetto delle deposizioni verbalizzate nei giorni scorsi dal figlio Massimo e dalla moglie dell'ex sindaco, Epifania Scardino: «Dopo un primo scellerato tentativo di soluzione avanzato dal Colonnello Mori per bloccare questo attacco terroristico ad opera della mafia, ennesimo strumento nelle mani del regime, e di fatto interrotto con l'omicidio del giudice Borsellino sicuramente oppositore fermo di questo accordo, si è decisi finalmente, costretti dai fatti, di accettare l'unica soluzione possibile per poter cercare di rallentare questa ondata di sangue che al momento rappresenta solo una parte di questo piano eversivo…».
    Alla materia sono molto interessati i magistrati di Caltanissetta che con il procuratoreSergio Lari indagano proprio sul nuovo filone legato alle stragi siciliane. Si tratterebbe infatti di un'agghiacciante conferma alla tesi che lega il massacro di via D'Amelio alla possibile opposizione di Borsellino contro la stessa trattativa. Come denuncia da tempo il fratello del giudice, Salvatore, anche dopo le ricostruzioni fatte da Massimo Ciancimino, protagonista diretto di quella stagione, seppure a tratti considerato contraddittorio da alcuni magistrati. …

    Già, si tratterebbe proprio di un’agghiacciante conferma, se fosse un documento autentico.
    Ma guarda caso, non lo è.

    Noi lo stiamo scrivendo  da più di un anno, su questo blog ed in vari altri siti, che una fotocopia di una videoscrittura con una firma in calce, potrebbe essere il frutto di un collage fra la digitazione di un testo fabbricato ad hoc ed una firma sottratta, col Photoshop, ad un documento terzo, non inerente, e quindi non può essere considerata autentica in alcun modo.
     

    Inoltre ci è sempre parso evidente che, in questa “lettera”, la terminologia impiegata non poteva appartenere al vocabolario di Don Vito, specie con un interlocutore di quel rango. Il sindaco mafioso di Palermo, di vecchia scuola democristiana, che scriveva al Governatore della Banca d’Italia chiamandolo, erroneamente, “presidente” ed indicando le proprie amicizie politiche come “Amici di regime”, non ce lo vedevamo proprio.

    Ma soprattutto da quella frase centrale, da quel riferimento netto ad un “accordo” del quale il giudice Borsellino sarebbe stato “sicuramente oppositore”,  (circostanza che a quanto ci risulta e sulla base degli attuali riscontri, per il momento, esiste solo e soltanto nelle mirabolanti teorie di alcuni magistrati supportate testimonialmente dai soliti pendagli da forca, infanticidi e pataccari, teorie alle quali, e si vede sin troppo bene, Massimo Ciancimino in un particolare momento di “messa alle strette” per la favola del Sig,. Franco ed altre, veniva a supporto ed in soccorso, consegnando questa "lettera", con stupefacente tempestività), si sollevava, come direbbe Tex Willer, un maledetto puzzo di bruciato.

    Che ci stavano a fare quei precisi riferimenti, così calzanti con le più moderne teorie delle procure sui rapporti fra Paolo Borsellino, Mario Mori e Vito Ciancimino, in una lettera del 93 al Governatore della Banca d’Italia? Insomma, non ci pareva fosse necessario avere un particolare fiuto di segugio per capire che si poteva trattare di una patacca, strumentale e preconfezionata, atta a foraggiare ed ammansire le A.G. che in quel momento iniziavano a mostrare segnali di impazienza verso il nostro “testimone”.

    Di questo, abbiamo scritto più volte.
    Ci abbiamo provato, ad esempio, il 15 settembre 2010, quando Umberto Lucentini su Repubblica annunciava gaudente: “Ciancimino, la perizia conferma“, e quindi spiegava:

    La perizia della polizia scientifica ha stabilito che sono stati firmati proprio da Vito Ciancimino alcuni dei documenti sui rapporti tra mafia e Stato e su un investimento di Cosa Nostra in un’azienda di Berlusconi che il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo ha consegnato alla procura. (…)  Si tratta in tutto di tre testi: (…) Il terzo è una lettera che ha come destinatario l’ex governatore di BankItalia, Antonio Fazio, in cui si parla della trattativa tra pezzi dello Stato e boss e dell’attentato al giudice Paolo Borsellino. Al termine delle perizie, gli esperti del servizio di Polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine hanno una certezza: questi tre testi sono stati di sicuro firmati da Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo condannato per mafia e morto il 19 novembre 2002. E sono stati scritti proprio nei periodi indicati dal figlio Massimo. Una conferma importante per due delicate inchieste della procura di Palermo condotte anche grazie alle dichiarazioni di Ciancimino junior, che del padre ha custodito documenti e segreti ora messi a disposizione del pool dell’aggiunto Antonio Ingroia e dei sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido. …"

    Noi  a quel punto ci domandavamo come si poteva essere così certi di quell’autenticità, dal momento che emergeva da una procedura peritale disposta internamente alla Procura, priva della necessaria forma che si dovrebbe usare con i documenti prodotti in giudizio, la quale dovrebbe prevedere un’analisi effettuata sulla base di quesiti proposti dalla Corte  e, soprattutto, l’espletamento di accertamenti in contradditorio.
    Inoltre, veniva annunciata al mondo l’autenticità di un documento che provava l’esistenza di una “trattativa stato-mafia” condotta nei modi più corrispondenti alle ipotesi della pubblica accusa, senza che allo stesso mondo fosse spiegato come poteva essere considerata roba buona una fotocopia rappresentante un testo di videoscrittura ed una firma, pur originariamente vergata da don Vito, fotocopiata anch’essa.
    Sui vari forum e blog che si occupavano dell’argomento, i tifosi della Procura di Palermo esprimevano tutta la loro soddisfazione. Ecco ad esempio un paio di commenti piuttosto rappresentativi (dal blog Livesicilia)
    :

    scritto da esagono- 15 set 2010 14:05 pm
    Qualcuno aveva forse qualche dubbio che nel 2010 ci sono tutti gli strumenti che servono per stabilire se un foglio è stato scritto oggi o dieci anni fa e per stabilire anche chi l’ha scritto? Se qualcuno, illudendosi del contrario, provasse a prendere in giro la magistratura andrebbe messo sotto cura e non in carcere, con il piccolo particolare che Ciancimino jr non mi sembra nè malato nè matto.

    scritto da davide- 15 set 2010 14:20 pm
    siamo in attesa che lo staff di finissimi giuristi che popolano questo blog smontino queste perizie….

    E quindi dopo alcuni tentativi da parte di commentatori più scrupolosi, non dico di smontare, ma di dubitare di quei documenti, ecco i piccoli balilla dell’antimafia coltivata biologicamente non fare economia di argomenti inoppugnabili, specie con il sottoscritto:

    scritto dadavide  – 15 set 2010 21:53 pm
    veramente ammirevole il tentativo dei soliti noti di coprire il sole con un dito.

    scritto da enrix- 16 set 2010 00:42 am
    … Qui non si tratta di nascondere il sole con un dito, ma di normale dibattito e di ovvie considerazioni sul fatto se alcuni elementi raccolti dalla pubblica accusa, possano considerarsi effettivamente probatori.
    Più che “ammirevole il tentativo dei soliti noti di coprire il sole con un dito”, direi che è spregevole il fatto che, soprattutto alcune primarie testate giornalistiche, si cerchi di arrivare con questi dati a conclusioni definitive ed affrettate.

    scritto da davide- 16 set 2010 08:23 am
    siamo al delirio… ovvero secondo i soliti noti le uniche verita asolute sono le loro, mentre le altre vanno quasi sempre interpretate e chi le puo interpretare? sempre solo loro! ma vi rendete conto che questa specie di tribunaletto che avete imbastito in questo blog è semplicemente ridicolo.

    scritto da potrei essere chiunque- 16 set 2010 14:53 pm
    Normale amministrazione che spuntano sempre i soliti nick ingaggiati a dire, ridire, ciarlare. Io personalmente ho constatato che anche se litighi con un semplice agente di qualche cosa o anche con un appuntato dei carabinieri si hanno degli svantaggi. Iterando e invertendo il ragionamento, entrare nelle grazie di generali e colonnelli porta grandi vantaggi. In perfetto stile italiano.

    E' questo dunque il modo in cui gli scolaretti della banda Disney, che in questo paese sono tanti tanti (e potrebbero essere chiunque, sono loro a dirlo), sanno dibattere con chi non si dimostra pronto a prendere per oro colato certi fatti quotidiani nei modi in cui gli vengono raccontati, che sono poi i loro modi preferiti: coloro che, come me, osano spulciare nelle ovvie contraddizioni e nelle logiche fonti di dubbio, andrebbero messi sotto cura; sono soltanto i “soliti noti” che tentano di coprire il sole con un dito, che delirano o che, infami, lavorano per ingaggio o per entrare nelle grazie dei generali e dei colonnelli.

    Ed ora vediamo, se quello che delirava ero davvero io.

    Trascorrono circa otto mesi dalla presentazione mediatica di quell’ “agghiacciante conferma alla tesi dell’accusa”, Massimo Ciancimino viene arrestato a causa di un collage analogo, un’altra patacca dove veniva tirato in ballo l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro mescolandolo in qualche modo con il fantasma dei servizi segreti, il sig. Franco/Carlo, e quando, alcuni giorni dopo il suo arresto, il 10 maggio scorso, si presenta in Tribunale nuovamente chiamato a testimoniare, ad un certo punto fa un paio di affermazioni sulle quali noi concentriamo subito l’attenzione:

    11.09Il pm mostra una lettera al presidente della Banca d’Italia, Antonio Fazio. E’ stata scritta da don Vito. Ciancimino dice di averla ricevuta dal misterioso suggeritore (il famoso puparo), ma non fa il nome, lo chiama “mister X”.
    11.22“Mi disse che mio padre era stato vittima della trattativa portata avanti da Mancino, Amato, De Gennaro. I documenti che ho consegnato provengono tutti dall’archivio di mio padre. Dopo il 7 aprile 2010 sono stato avvicinato da questo mister X. Mi ha citato alcuni personaggi a me cari. Sosteneva di essere stato perseguitato da De Gennaro e Falcone. Mister X era un carabiniere, autista del generale Paolantoni. L’ho incontrato a Palermo e Bologna. Mi ha dato una serie di documenti. Voleva che li consegnassi io ai pm. Lui non voleva apparire”.
    (…)
    12.20“Io ho trovato la lettera a Fazio nella mia cantina di Bologna. Poi mister X me ne ha mandato una copia senza la firma di mio padre. Non so se la lettera sia stata recapitata. Mio padre mi confidò che era opportuno scrivergli perché era possibile un suo ingresso in campo. Poteva prendere in mano l’elettorato della Democrazia Cristiana che nell’aprile del 1992 si stava sfaldando”.

    Ascoltando quella testimonianza, rilevammo due fatti importanti: innanzitutto, era evidente che Ciancimino, infilando la famosa lettera a Fazio fra i documenti avuti in copia da un venditore di polpette avvelenate che lui, cercando di giustificare la presenza di patacche fra i suoi preziosi documenti, aveva chiamato “Mister X” per l’occasione, ma che a suo dire sarebbe stato uno degli autisti del generale dei carabinieri Paolantoni (peraltro già deceduto, così come tutti i suoi autisti, stando alle successive dichiarazioni dei famigliari)  stava mettendo, come si suol dire,  le mani avanti. 
    Il fatto che Massimo Ciancimino nel testimoniare avesse inserito di sua iniziativa quel documento fra quelli avuti in copia da Mister X, era per noi il segnale che la conferma di una nuova patacca si stava profilando all’orizzonte.  Ormai la conosciamo bene, la nostra mascherina.

    Inoltre, non potevamo non rilevare che il testimone avrebbe dichiarato, in quell’udienza, di aver trovato la lettera a Fazio nella sua cantina di Bologna.

    Ma come? Non l’aveva ritrovata per caso sua madre, Epifania Scardino, in casa sua in una carpetta? Questo almeno è quanto avevamo appreso dai giornali 8 mesi prima, i quali ci avevano persino raccontato che la vedova dell’ex sindaco di Palermo aveva accompagnato il figlio in Procura per dare conferma alla sua versione dei fatti.  (vedi ad es. anche l’articolo di Cavallaro sul Corsera, citato qui sopra).

    Come si vede bene, quando certi castelli di tarocchi iniziano a dare segni di cedimento, il passaggio al crollo definitivo rischia di divenire breve.

    Nel caso della lettera a Fazio, dopo poco più di un mese solamente, arriva il primo crollo, ed arriva proprio da un supplemento di perizia della Polizia Scientifica, di cui dettero notizia, insieme a pochi altri, Il Giornale di Sicilia e Gianluca Ferrari su Livesicilia:

    PALERMO. Spuntano nuove anomalie nei documenti portati da Massimo Ciancimino ai pm di Palermo. L'ennesima sorpresa riservata dall'enorme mole di carte consegnate dal figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, è venuta fuori al processo al generale dei carabinieri Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato alla mafia.
    A indicare le stranezze in quattro documenti sono stati gli stessi consulenti della Procura, esperti della Scientifica che non hanno escluso che le anomalie dipendano da "manipolazioni o trasposizioni". Ciancimino non è nuovo a simili accuse: ad aprile è finito in carcere proprio per avere manipolato un documento inserendo tra i personaggi delle istituzioni legati alla trattativa tra Stato e mafia il nome del l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro.  Un copia e incolla che gli è costato l'accusa di calunnia.
    I documenti sospetti sono: una lettera dattiloscritta indirizzata all'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio in cui la firma manoscritta "Vito Ciancimino" non sarebbe contestuale al testo
    Stessa anomalia in un'altra lettera sempre indirizzata a Fazio in cui l'interpolazione è proprio l'intestazione "illustrissimo Fazio". Sotto accusa, poi, anche altri due documenti: un pizzino che Vito Ciancimino avrebbe scritto a macchina al boss Provenzano che presenta un tratto aggiunto estraneo al resto del testo e la dicitura a mano "Zanghì" e, infine, un'altra lettera in cui al testo dattiloscritto segue un'annotazione a mano di don Vito.

    Il sospetto adombrato dalle difese è che in carte scritte dall'ex sindaco il figlio abbia aggiunto, successivamente, brani manoscritti del padre.(Nuove anomalie nelle carte di Ciancimino – Giornale di Sicilia – 21/06/2011)

    PALERMO.  Sul carteggio consegnato in Procura da Massimo Cianciminosi fa ancora più fitto il velo di perplessità. L’impressione che emerge dall’esame dei quattro consulenti della Polizia Scientifica di Roma, sentiti contestualmente per fornire dichiarazioni immediate all’udienza di questa mattina del processo al generale del ROS Mario Mori, è che in tutti i documenti presentati da Ciancimino Junior, ricevuti dal presunto “puparo”,  vi sia una ricorrente anomalia riguardante soprattutto le parti manoscritte. (…) (Ciancimino, nuovo rebus: Anomalie nei documenti – di Gianluca Ferrari – Livesicilia – 21/06/2011)  

    Quindi, abbiamo capito bene quanto è accaduto. A settembre del 2010, Repubblica ed altri annunciano trionfanti che “gli esperti del servizio di Polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine hanno una certezza: questi tre testi [fra i quali la lettera a Fazio – ndr] sono stati di sicuro firmati da Vito Ciancimino

    Nel giugno 2011, le news lasciano basiti: il testo che nove mesi prima ai periti della Polizia Scientifica risultava essere stato di sicuro firmato da Vito Ciancimino, ora agli stessi periti risultava recante una firma di Vito Ciancimino non contestuale al testo. Questo però, soltanto dopo che il portatore di documenti si è messo al riparo da nuove accuse di falso, beninteso, avendo fornito un elenchino di questo ed altri collage, da addebitare in toto a tal Mister X, che li avrebbe consegnati al povero Massimo, ignara e miserevole vittima di quel puparo. Non per niente, su Livesicilia, Ferrari ci ha tenuto a precisare che si tratta dei documenti “ricevuti dal presunto “puparo, e soltanto di quelli.

    Chissà se sarà stato sempre questo puparo, a suggerire al testimone di portarsi in procura la madre perché raccontasse che aveva trovato i documenti in una carpetta.

    Nel frattempo però, ancor prima che saltasse fuori questa bella sola del puparo, noi eravamo stati accusati, grazie a questi bei modi di fare informazione e di verificare le carte, di delirio e persino mercimonio per aver manifestato alcuni dubbi sull’autenticità di un documento, che oggi si sta effettivamente rivelando un falso.

    E nuovi pesanti indizi che si tratti di un falso, provengono dalle risultanze peritali della Consulenza tecnica di parte espletata, su incarico del Gen. Mori e del Col. Obinu,  dal M.llo Antonio Marras, già addetto al “Laboratorio di Indagini Grafiche” del “REPARTO INVESTIGAZIONI SCIENTIFICHE” dei Carabinieri di Roma ed attualmente collaboratore esterno dello stesso R.I.S. e titolare di uno studio professionale specializzato in indagini grafiche.

    Nella sua consulenza, il peritoriesce a dimostrare, in sintesi, che la firma presente in calce alla lettera è stata si manoscritta da Vito Ciancimino, ma su qualche altro documento, ed in epoca antecedente ai fatti commentati nella lettera, e che pertanto è stata trasposta artificiosamente, con mezzi elettronici o meccanici, sotto al testo allo scopo di conferire allo stesso, falsamente, autenticità.

    Esattamente come noi abbiamo sempre ipotizzato.

    Ma non è questa l’unica conclusione a cui giunge il perito.  Ecco, di seguito, tutto l’enunciato conclusivo:


    CON RIFERIMENTO SPECIFICO AL DOC. “4-PA”, NOTO COME LA COSIDDETTA LETTERA AL “PRESIDENTE DOTT. FAZIO”, SI PRECISA CHE LA FIRMA IN CALCE ALLA MISSIVA È AUTOGRAFA DI CIANCIMINO VITO CALOGERO MA NON AUTENTICA POICHE’ ANCH’ESSA TRASPOSTA.

    PER CIÒ CHE CONCERNE, INVECE, LA MANOSCRITTURA “DA RIFARE ROSALBA” FIGURANTE A TERGO SUL PREDETTO DOCUMENTO, SI TRATTA DI UN’ANNOTAZIONE VERGATA, CON ALTA PROBABILITÀ, DA MASSIMO CIANCIMINO.

    Quindi “DA RIFARE ROSALBA”, sarebbe stato scritto da Ciancimino jr.

    Secondo invece il personale della Polizia Scientifica nella “RELAZIONE TECNICA DI ACCERTAMENTI GRAFICI” – Relazione preliminare datata 09.08.2010 (pag. 03) –  “Le manoscritture in stampatello apposte sui reperti non hanno evidenziato elementi grafici sufficienti ed idonei per esprimere concreti giudizi di riconducibilità: -manoscrittura presente nella sezione laterale sinistra sul reperto nr. 4 PA – relativamente alla frase “DA RIFARE ROSALBA.”

    In poche parole, per i periti incaricati dalla procura, “da rifare rosalba” sarebbe stato scritto da ignoti.
    Secondo il perito incaricato dalla difesa di Mori, sarebbe invece stato scritto, con alta probabilità, da Massimo Ciancimino.

    Noi, dopo aver letto la sua relazione da pag. 249 a pag 271, la pensiamo allo stesso modo.

    Infine, per concludere, segnaliamo altri capitoli salienti della stessa relazione: quello relativo alla perplimente conduzione delle operazioni peritali da parte della procura (da pag. 309 a seguire), quelli (da pag. 273 a pag. 284) relativi ad altri documenti falsificati o manipolati (gli stessi, per intenderci, definiti “tutti autentici” da Marco Travaglio), e soprattutto quello, a pag. 177, dimostrante la falsità della famosa “missiva di Vito ciancimino  indirizzata per conoscenza all’On. Silvio BERLUSCONI”, dove il perito giunge alle stesse conclusioni cui noi eravamo giunti, con ben altra disponibilità di mezzi e di esperienza, nel nostro articolo “bricolage” e sul libro “Prego, dottore!”, ormai esaurito.

    A risentirci presto.

    Enrix

     

     

     
    • anonimo 20:54 on 23 October 2011 Permalink | Rispondi

      Come sempre la capcità d'analisi e l'intelligenza porta a risultati come questi.

      Ciao Enrico, continua così.

      Luciano.

    • anonimo 19:38 on 25 October 2011 Permalink | Rispondi

      Ho la sciato un commento sul post in cui smm ipotizza che Ruby sia in realta'un'agente del Mossad,ma vedo che e'ancora in moderazione…….
      Lei che si definisce un "segugio" potrebbe occuparsi del perche da piu di 3 mesi risulta impossibile registrarsi a Splinder?Per caso ne conosce i motivi?Molti dicono che questa piattaforma sia arrivata al capolinea.
      Cordiali saluti.

    • enrix007 15:45 on 27 October 2011 Permalink | Rispondi

      Il  "commento" che lei lamenta, giustamente, essere in moderazione, poteva passare tranquillamente, poichè diceva soltanto "questa mi mancava".  Ciò che invece provoca contrarietà alla mia rinomata furia censoria, è la firma in calce: "Littorio Mangano".

      Immagino non si tratti del suo vero nome, caro anonimo, essendo quello un classico jeu de mots  già piuttosto visto e sfruttato nei blog e nei forum per adolescenti che faticano a raggiungere la maturità, e che tra uno zucchero filato ed una convocazione per la puntata serale di Annozero, s'inventano nomignoli.

      E questo, non è uno di quei blog.

      Per quanto concerne poi la sua domanda, non so nulla. Splinder ha sempre funzionato con alti e bassi, e per saperne di più il sottoscritto dispone degli stessi mezzi suoi, nonostante la definizione di "segugio".

    • anonimo 16:43 on 27 October 2011 Permalink | Rispondi

      Detesto lo zucchero filato!Quanto a Santoro,non mi dispiace,ma non ho il paraocchi e non sempre apprezzo il suo modo di fare tv.Per questi motivi cerco di informarmi ,documentarmi e conoscere tutte le opinioni,anche le sue caro Enrix.
      Cordiali saluti.

    • anonimo 10:57 on 3 November 2011 Permalink | Rispondi

      Appena uscito fresco fresco:

      http://www.ilgiornale.it/interni/ecco_tutte_patacche_ciancimino_junior/03-11-2011/articolo-id=554940-page=0-comments=1

      Lo aveva intuito per primo il blogger Enrico Tagliaferro, detto «Enrix», che nel suo sito fa le pulci a Massimo. Certifica oggi il perito della difesa (i pm non lo hanno fatto controllare dai propri consulenti):

      Un caro saluto
      Luigi

    • anonimo 11:28 on 3 November 2011 Permalink | Rispondi

      Enrico, appena letto Chiocci e Conti sul Giornale di oggi.

      Avanti così, ciao e buon lavoro.

    • anonimo 09:59 on 18 November 2011 Permalink | Rispondi

      Allora : Scalfaro e Ciampi sapevano, lettera di parenti di molti al 41Bis che chiedevano di annullarlo, cosa che per circa 500 degli oltre 1000 soggetti al 41Bis Conso tolse e/o sospese, dando così modo a molti di uscire dal carcere.

      La lettera è stata consegnata alla "magistratura" da un Dirigente del Servizio Carcerario.

      Domanda : ma quando vige l'obbligatorietà di procedimento penale se si viene a conoscenza che chi è stato sentito da magistrati e da Commissione parlamentare, racconta balle ?

      Ciampi e Scalfaro hanno pure dichiarato, tra i tanti "non ricordo" che NON sapevano niente di cosa stava facendo Conso ?
      E nemmeno che avevano ricevuto quella lettera mandata anche a Costanzo ( al quale fecero poi un attentato nello stesso periodo dei Gergofili di Firenze )  e al responsabile delle Carceri ?

      Ciao, Luciano.

    • anonimo 15:01 on 27 November 2011 Permalink | Rispondi

      Enrix, ci dica presto dove si trasferirà dopo la chiusura di splinder.
      (Spero che le difficoltà a raggiungere il sito in questi ultimi giorni siano dovute alla migrazione).
      A presto.
      Luigi

    • anonimo 21:53 on 15 December 2011 Permalink | Rispondi

      Carissimo Enrix,
      è troppo tempo che non leggiamo le sue splendide "inchieste" comunque tanti Auguri a Lei e a tutti i suoi cari perchè il Natale sia quello giusto e Santo.

      Suo ammiratore di sempre.

      Renzo

    • enrix007 10:46 on 25 December 2011 Permalink | Rispondi

      Cari amici tutti,
      vi ringrazio per il sostegno continuo, e vi abbraccio tutti.

      Negli ultimi mesi, purtroppo,  mi sono dedicato allo studio approfondito di un enigma che ho scoperto essere al di sopra della mia portata. L'ho risolto, l'enigma, ma i risultati, assolutamente inaspettati,  sulla mia persona sono stati devastanti.

      Il risultato del mio lavoro, rimarrà chiuso nei miei cassetti ed anzi  presto distruggerò tutto quanto.

      Domando scusa a tutti per la mia latitanza e per il tempo che ho perso, anche se la lezione che ne ho tratta è cardinale, e mi ha indicato l'unico e solo percorso: vivere in Gesù Cristo e secondo il suo insegnamento.

      Buon natale a tutti, pace e prosperità.

      Enrico.

    • anonimo 13:35 on 29 December 2011 Permalink | Rispondi

      Mi dispiace moltissimo.
      Ho passato la mattina a salvare come posso il blog.
      Spero di risentirla.
      In bocca al lupo
      Luigi

    • enrix007 14:05 on 1 January 2012 Permalink | Rispondi

      Tranquillo Luigi, io l'ho già salvato tutto, e cercherò di trasferirilo entro il 31 gen.

      Augurissimi!

    • enrix007 14:06 on 1 January 2012 Permalink | Rispondi

      E comunque c'è un programma gratuito che scarica in automatico tutti i siti.  Si chiama HTTrack Website Copier.  Si trova facilmente con google. In un'oretta scarica tutto il blog.

    • anonimo 17:37 on 3 January 2012 Permalink | Rispondi

      Sono confortato nel sentirla sempre operativo!
      HTTrack l'avao usato per scaricarmi l'imbecillario quando l'ho scoperto ma è un po' macchinoso consultare il sito cosi' salvato.
      Ho optato per una lunga ricopiatura e/o conversione in pdf.
      Per carità migri su una piattaforma più facilmente consultabile di quella di cielilimpidi!
      Ad maiora e i miei migliori auguri di buon anno!
      Luigi

  • Avatar di enrix

    enrix 14:58 on 18 June 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: massimo ciancimino,   

    Ripassino di analisi logica sui nuovi pizzini di… 

    Ripassino di analisi logica sui nuovi

    pizzini di Ciancimino

    pizzino cianciminoC’è un nuovo pizzino (riprodotto qui sopra).

    Questo non fa parte della borsata di pizzini già consegnata dal testimone e peritata dalla Polizia scientifica  (vedi articolo precedente), ma è stato trovato nel famoso scatolone prelevato recentemente nella casa palermitana dei Ciancimino, essendo sfuggito a tutte le precedenti perquisizioni.

    Per le ultime news su questo pizzino, ci avvaliamo di un articoletto di Riccardo Lo Verso, di Livesicilia

    Per papà. Ho visto Giancarlo come da appuntamento: ho posto i tre quesiti (‘T’, ‘18 P’ e se era possibile prima della Cass. andare a casa). Mi ha detto che fino ad ora non ci sono novità. Restano i vecchi accordi presi con te”. Comincia così l’ultimo dei pizzini sequestrati a casa di Massimo Ciancimino, trovati nel famoso sgabuzzino. La lettera è stata rinvenuta alla presenza dell’avvocato Francesca Russo, legale di Ciancimino jr. Il documento, che risale agli inizi del 1993, come appurato dalla Scientifica, sarebbe stato indirizzato al padre, l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito che allora era detenuto. Il biglietto, manoscritto e originale, era tra i documenti sequestrati nell’archivio segreto di Massimo trovati dopo il suo arresto, avvenuto il 22 aprile scorso. “T non fa niente prima della sentenza P – prosegue – Dichiarazioni dei pentiti (nuovi) su di te non dicono nulla. Le ha lette. Aspetta insediamento del nuovo a Palermo. (E’ amico), per sapere notizie dei nuovi assetti”. “Per quanto riguarda P – aggiunge – si preoccupa di interventi esterni e per poterli arginare ha bisogno di parlare con te. Abbiamo stabilito che è il caso che vi incontriate al più presto. Come te lo spiego giorno 12 al colloquio”. Poi Massimo Ciancimino scrive: “IMPORTANTE: per il giorno 14-1-93 puoi fare la rinunzia a presenziare in udienza. Per il giorno 18-1-93 aspetta mie istruzioni che posso darti solo io il giorno 12.

    Sul testo criptico del pizzino scritto al padre, Massimo Ciancimino ha fornito alcune spiegazioni ai pm che stanno cercando di ricostruirne il contenuto. “Giancarlo” sarebbe il capitano Giuseppe De Donno, il carabiniere che avrebbe avviato la presunta trattativa con Vito Ciancimino. T sarebbe l’iniziale di “tubi” in riferimento alle mappe su cui, secondo Massimo Ciancimino, Bernardo Provenzano avrebbe indicato il luogo dove si nascondeva Totò Riina. 18 P sarebbero i giorni da passare prima della perquisizione nel covo di via Bernini. La seconda T sarebbe ancora de Donno. Sentenza P sarebbe il via libera di Provenzano. Amico sarebbe Giancarlo Caselli, allora procuratore  a Palermo. “Abbiamo stabilito che è il caso che vi incontriate al più presto”. Una frase del pizzino. Secondo Massimo Ciancimino, il 18 gennaio del ‘93 – data riportata nel pizzino – Vito Ciancimino avrebbe partecipato ad una udienza in Corte d’appello a Palermo. In quello stesso giorno sarebbe stato organizzato un incontro con Provenzano. La frase: “Ho visto Ellide” farebbe riferimento a una amante di Vito Ciancimino. Dalla relazioen sarebbe nato un figlio.

    Ora, ci sfugge la ragione per cui, quando si ha a che fare con gli scritti dei Ciancimino, risulti così difficile capire la lingua italiana (e precisiamo: questa non è una critica rivolta all’articoletto in questione, che proviene dall’ANSA e riferisce i fatti, ma è un incitamento a chi è preposto a valutare le dichiarazioni del testimone).

    Il testo è chiarissimo, e scritto in italiano semplicemente abbreviato e siglato dove nasconde dei nomi di persone o cose.

    Il figlio informa il padre sui suoi tentativi per farlo uscire di galera, e gli espone le prospettive. Gli riferisce dell’incontro con “Giancarlo”, a cui ha domandato quali fossero le prospettive inerenti una possibile imminente scarcerazione, nonchè informazioni su  “T” e su “18P”.

    Ovviamente “T” è una persona, sempre la stessa per tutto il pizzino, ed è una persona che “non fa niente prima della sentenza P“. “P“, associato al numero 18, con maggiore probabilità sta indicare “l’udienza del Processo il giorno 18(data appunto in cui, come dice Lo verso, “Vito Ciancimino avrebbe dovuto partecipare ad una udienza in Corte d’appello a Palermo”) mentre i tubi” ed “i giorni da passare prima della perquisizione” della villa di Riina, non c’entrano evidentemente nulla (tra l’altro, questo pizzino risale a prima del 12 gennaio, e quindi Riina NON ERA ANCORA STATO ARRESTATO), ma sembrerebbero essere solo l’ennesimo nauseabondo tentativo di junior di imbonirsi la tifoseria anti-ROS per fare il povero pentito che sa le cose ma viene perseguitato.

    E’ quindi solare che il tentativo di inserimento da parte di jr. di questa sciocchezza sui tubi e sulla perquisizione, nella sua deposizione, mette in una certa luce anche l’affermazione secondo la quale “Giancarlo” sarebbe il capitano De Donno.

    Il “T” citato per due volte, indica evidentemente la stessa persona, uno che non vuole (o non può) fare niente per don Vito senza prima conoscere l’esito della sentenza d’appello P (altra conferma: sentenza P è la sentenza del Processo; ricordiamo che don Vito era stato messo in custodia cautelare in fase avanzata di ricorso). Massimo Ciancimino nello scritto sta spiegando a suo padre di ciò che gli ha riferito “Giancarlo” nel corso dell’appuntamento.

    E sul pizzino, una delle richieste di informazioni, riguarda “T”.

    A quel punto segue l’elenco delle risposte date da Giancarlo.

    Fra queste è perfettamente incastrata quella relativa a “T”: “T” non farà niente prima della sentenza.

    DUNQUE SE GIANCARLO FORNISCE QUESTA NOTIZIA DI “T”, E’ ASSOLUTAMENTE EVIDENTE CHE, COSÌ COME “T” NON PUÒ INDICARE TUBI MA UNA PERSONA FISICA, ALLO STESSO MODO “GIANCARLO” E “T” NON POSSONO ESSERE LA STESSA PERSONA E CIOE’ IL CAP. DE DONNO.

    E ciò in quanto, inequivocabilmente, Massimo C. domanda a “Giancarlo” di “T”, e Giancarlo gli risponde, sempre su “T”.

    Quindi Massimo Ciancimino avrebbe mentito ancora una volta, e ancora una volta in danno agli ufficiali del ROS.

    Ma proseguiamo.

    In ogni caso “Giancarlo” (oppure anche il “T” di cui Giancarlo sta riferendo, il soggetto non è esattamente identificato) sarebbe “amico” del “nuovo” procuratore di Palermo, che si sta per insediare, e cioè Caselli, e quindi non appena questo si sarà insediato, potrà attingere informazioni sui nuovi assetti all’interno del palazzo di giustizia.

    Per quanto riguarda “P”, è evidente che quando si legge “sentenza “P”” così come  quando si legge Per quanto riguarda “P” si preoccupa di interventi esterni e per poterli arginare ha bisogno di parlare con te, sta parlando esattamente della stessa “P” inserita fra due virgolette. Pertanto “P” non può indicare “Provenzano”, sia perchè la frase “T non fa niente prima della sentenza Provenzano” sarebbe assurda e priva di senso, sia perchè un colloquio il 18 di gennaio fra il carcerato Vito Ciancimino (fosse pur stato trasferito in udienza sotto sorveglianza, ma non lo fu, poichè quell’udienza la disertò) ed il latitante Provenzano, è qualcosa che noi continuiamo a  vedere come un’incredibile sciocchezza. Nonostante la mitologia dei mafiosi che fanno ciò che vogliono ed entrano dappertutto, certi rischi deve valer la pena, per doverli correre. Quindi il soggetto, colui che si “preoccupa di interventi esterni” e che per “arginare” gli stessi vorrebbe prima conferire con don Vito mentre questi è in isolamento carcerario, continua ad essere lo stesso. O direttamente il Sig. Giancarlo, o il misterioso sig. “T”.

    Mentre è inverosimile che si possa trattare del latitante Provenzano; cerchiamo di smetterla di dar credito a queste sciocchezze incredibili.

    E’ invece qualcuno che evidentemente ha la possibilità di incontrare don Vito durante la sua prigionìa, e pertanto o è qualcuno che riveste un incarico istituzionale, o qualcuno che per qualche altra ragione avrebbe potuto essere ammesso al colloquio. Ad ogni modo, quando Giancarlo riferisce della preoccupazione (di se stesso, oppure di “T”) di “interventi esterni” io credo faccia riferimento, com’è maggiormente logico, ad interventi  in grado di condizionare “P“, e cioè il processo.

    Mai complicarsi la vita cercando interpretazioni astruse di ciò che è ovvio. Lo disse Napoleone insieme a molti altri illustri personaggi del nostro passato.

     
    • anonimo 16:30 on 18 June 2011 Permalink | Rispondi

      Guarda che dopo 'sollecitazione' hanno pubblicato il post alle 15.30

    • Renzo_C 16:37 on 18 June 2011 Permalink | Rispondi

      Ma no che c'è il tuo commento (ore 15:33).

      Non so se vale più la pena stare a leggere e sentire le baggianate del cianciarone, personalmente la storia della dinamite sotterrata mi ha disgustato al punto che lo prenderei a sberle e pedate nel sedere a nome degli abitanti dei palazzi attorno.

      Comunque ieri sera Fofò a Bologna in sintesi ha detto "lasciatemi lavorare": quindi lasciamolo lavorare, alla fine si tireranno le somme.

      Saluti

    • anonimo 18:05 on 18 June 2011 Permalink | Rispondi

      1993-1-14

      RV

      CRONACA

       per conoscenza  e a conferma di quanto da te detto:  

      GIUSTIZIA: PROCESSO APPALTI; CIANCIMINO ASSENTE

      19930114 04850
      ZCZC490/0B
      R CRO S0B S41 QBKS
      GIUSTIZIA: PROCESSO APPALTI; CIANCIMINO ASSENTE
      (ANSA) – PALERMO, 14 GEN – L' ex sindaco di Palermo, Vito
      Ciancimino, condannato a 10 anni per associazione mafiosa, ha
      rinunciato alla presenza in aula nel processo nel quale e'
      imputato per avere ''pilotato'', secondo l' accusa, due appalti
      per la manutenzione di 10 scuole e della rete idrica cittadina.
      Il processo e' ripreso oggi dopo un rinvio dovuto ad una diversa
      composizione del collegio giudicante, nel quale due dei
      componenti sono stati trasferiti ad un altro ufficio. Tutti gli
      atti processuali compiuti precedentemente sono stati considerati
      nulli, e per questo due avvocati hanno chiesto al tribunale di
      non ammettere la costituzione di parte civile del comune di
      Palermo, che non era riproposta integralmente ma sulla quale il
      legale aveva solo insistito. Il tribunale ha rigettato l'
      istanza. Sono stati poi sentiti due testimoni, tra i quali un
      maresciallo dei carabinieri, e il processo e' stato rinviato a
      sabato 16 gennaio, per l' audizione di altri testi. Un altro
      appuntamento giudiziario attende Ciancimino nei prossimi giorni:
      lunedi prossimo comincia davanti ai giudici della quarta szione
      della corte di appello il processo di secondo grado contro l' ex
      sindaco, condannato in primo grado a dieci anni per associazione
      mafiosa e corruzione. (ANSA).
      RED-RV
      14-GEN-93 19:51 NNNN
       

    • anonimo 18:07 on 18 June 2011 Permalink | Rispondi

      1993-1-18

      NU

      CRONACA

       

      MAFIA: CHIESTA CONFERMA CONDANNA PER CIANCIMINO

      19930118 03410
      ZCZC430/0B
      R CRO S0B S41 QBKS
      MAFIA: CHIESTA CONFERMA CONDANNA PER CIANCIMINO
      (ANSA) – PALERMO, 18 GEN – Il pubblico ministero Paolo
      Giudici ha chiesto la conferma della condanna dell' ex sindaco
      di Palermo Vito Ciancimino, accusato di associazione mafiosa e
      corruzione e condannato a dieci anni in primo grado. Il processo
      di appello si e' aperto stamane nell' aula della quarta sezione
      della corte di appello presieduta da Armando D' Agati. Era
      presente un solo imputato: il conte Romolo Vaselli, condannato
      in primo grado a 3 anni di carcere per favoreggiamento di
      Ciancimino. Dopo la requisitoria del pubblico ministero, che ha
      ricostruito l' influenza dell' ex sindaco sulle amministrazioni
      comunali di Palermo, grazie alla forza di intimidazione
      derivante dai suoi legami con esponenti mafiosi, il processo e'
      stato rinviato a venerdi prossimo, udienza nella quale il
      pubblico ministero concludera' le sue richieste nei confronti
      degli altri imputati: il costruttore Francesco Zummo, il
      commerciante Josafat Di Trapani e il conte Vaselli, i primi due
      condannati rispettivamente a 3 anni e 4 mesi e 1 anno e 8 mesi
      per favoreggiamento, e l' ex assessore socialdemocratico Giacomo
      Murana, condannato a 3 anni e 8 mesi per ricettazione. (ANSA).
      RED-NU/PR
      18-GEN-93 20:35 NNNN
       

    • anonimo 18:12 on 18 June 2011 Permalink | Rispondi

      19930122 04770
      ZCZC638/0B
      R CRO S0B S41 QBKS
      MAFIA: CHIESTA CONFERMA CONDANNE PROCESSO CIANCIMINO
         (ANSA) – PALERMO, 22 GEN – La conferma di tutte le condanne
      inflitte in primo grado e' stata chiesta oggi in corte d'
      appello dal sostituto procuratore Paolo Giudici nei confronti di
      Vito Ciancimino, accusato di associazione mafiosa, e di tutti
      gli altri imputati tranne uno.
         La requisitoria di Giudici era cominciata nell' udienza
      precedente quando era stata presa in esame solo la posizione
      dell' ex sindaco che, secondo Tommaso Buscetta, era ''nelle mani
      di Toto' Riina''. Oggi sono state esaurite anche le posizioni
      degli altri imputati. La conferma delle condanne e' stata
      chiesta per il costruttore romano Romolo Vaselli (3 anni),
      indicato come ''socio occulto'' di Ciancimino, per l' ex vice
      sindaco socialdemocratico Giacomo Murana (3 anni e 8 mesi per
      ricettazione), per il costruttore Francesco Zummo (3 anni e 4
      mesi). Solo per Josafat Di Trapani, che in primo grado era stato
      condannato a un anno e 8 mesi, il procuratore generale ha
      chiesto la prescrizione.
         Neppure oggi, come aveva fatto nell' udienza del 18 gennaio,
      Ciancimino ha assistito al dibattimento
      . Da Rebibbia, dove e'
      detenuto dopo l' arresto alla vigilia di Natale, ha fatto
      pervenire una rinuncia.
         Il processo proseguira' il primo febbraio con le arringhe
      difensive. (ANSA).
           XNI/PR
      22-GEN-93 21:18 NNNN
       

    • enrix007 19:37 on 18 June 2011 Permalink | Rispondi

      Ringrazio l'anonimo che ha pubblicato le ANSA, a seguito del quale ho posto alcune rettifiche. Effettivamente quello che era in corso era il processo di secondo gardo (appello) e non in Cassazione, che avevo citato erroneamente. Altrimenti sarebbe assurdo pensare a qualcuno, come "T", che vuol fare qualcosa ma non prima della sentenza di quel processo. Se fosse stata una sentenza di cassazione, e quindi definitiva, che si sarebbe mai potuto fare più?

    • anonimo 23:40 on 18 June 2011 Permalink | Rispondi

      il riferimento alla Cassazione credo sia legato a questa:

      Version:1.0 StartHTML:0000000225 EndHTML:0000005061 StartFragment:0000002665 EndFragment:0000005025 SourceURL:file://localhost/Users/sebastianogulisano/Desktop/**LIBRO_Ciancimino/Ciancimino%20Vito/Vito%20Ciancimino.docMAFIA: CASSAZIONE SU MISURE PREVENZIONE PER CIANCIMINO
       19930205 05010 ZCZC616/0B R CRO S0B S41 QBKS MAFIA: CASSAZIONE SU MISURE PREVENZIONE PER CIANCIMINO    (ANSA) – PALERMO, 5 FEB – Sara' il tribunale di Palermo ad esaminare la proposta di una nuova misura di prevenzione antimafia nei confronti di Vito Ciancimino. Lo ha deciso la Cassazione risolvendo cosi' un conflitto di competenza tra i giudici di Palermo e quelli di Roma. La richiesta era partita L’anno scorso dalla questura che, sulla base delle ultime dichiarazioni dei pentiti e delL’esito  di recenti vicende giudiziarie, riteneva L’ex sindaco di Palermo “socialmente pericoloso” perche' collegato ancora con Cosa nostra e in grado di controllare il sistema degli appalti in Sicilia. Nel 1984 Tommaso Buscetta disse che Ciancimino era “nelle mani di Riina” e che per conto del boss corleonese  avrebbe “gestito” il recupero del centro storico di Palermo. La nuova proposta di misure antimafia riguarda un periodo successivo al 1984, quando Ciancimino fu arrestato prima di essere inviato al soggiorno obbligato di Rotello, in provincia di Campobasso. Doveva restarci quattro anni ma per effetto della modifica della legge Rognoni-La Torre il confino fu trasformato in divieto di soggiorno nella Sicilia occidentale. L’ex sindaco si stabili' a Roma, dove e' stato arrestato nel dicembre scorso perche' second i giudici esisteva un “periodo di fuga”. La residenza nella capitale farebbe scattare, secondo il  tribunale di Palermo, la competenza dei giudici romani. Di parere opposto il tribunale di Roma che ora ha avuto ragione dalla Cassazione.(ANSA).      XNI/MC 5-FEB-93 21:24 NNNN

      ciao,
      Sebastiano

    • anonimo 10:30 on 7 July 2011 Permalink | Rispondi

      Caro segugio,
      l'avevi letta questa?

      http://discutere.wordpress.com/2011/07/06/editto-bulgaro-il-falso-storico-de-il-giornale/

      To', Marco si dimentica di dire che l'intervista a Borsellino e' alterata  e manipolata. Ancora. Che distratto.

      Luigi

    • anonimo 21:51 on 10 July 2011 Permalink | Rispondi

      Giggino il damerino non fa più capolino nei blog aperti come il Pensatore dove viene regolarmente bastonato ma si affaccia solo in campo amico. Paura eeeeehhhhhhh.

  • Avatar di enrix

    enrix 19:39 on 5 May 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: , , massimo ciancimino   

    Trava’, ‘a bucia esce ‘ncoppo o naso
    travaglio pinocchio2

    Ecco, in un pamphlet di 32 pagine, la verità (che naturalmente, non è quella che racconta Travaglio) su tutti i documenti consegnati da Massimo Ciancimino e peritati dagli esperti della Polizia Scientifica.

     

    SCARICA IL FILE PDF “Trava’, a bucia esce ‘ncoppo o naso

    0d1bfb531b1a8a4e1608cc35c875d63e

     

    SCARICA LA TABELLA GENERALE RIEPILOGATIVA DEI DOCUMENTI DI MASSIMO CIANCIMINO

    SCARICA UNA CARTELLA DI DOCUMENTI DI DON VITO CIANCIMINO CLASSIFICATA NELLE PERIZIE DELLA POLIZIA SCIENTIFICA COME Rep47 Comp PA (NOTA BENE: per visualizzare i documenti, occorre prima, digitando “rinomina” con il tasto destro del mouse, sostiture l’estensione “.pdf” con l’estensione “.zip“,  e quindi decompattare il file):       24d1b54b0b38554ae8b1370931c463b9

     
    • Renzo_C 12:53 on 16 May 2011 Permalink | Rispondi

      Ho ascoltato l'ultima deposizione a Palermo del Ciancia (ringrazio Paolo e bart), e fra i 2 giornalisti non c'è Marcolino bellachioma.
      Sempre se si prendono per buone le dichiarazioni del Ciancia :)

      A parte la fatica (4 ore) è interessante ascoltare il confronto De Caprio/Giraudo, anche se mi sembra poco utile ai fini processuali: restano entrambi sulle loro dichiarazioni, anche se mi sembra più preciso e chiaro De Caprio.

      Fenomenale poi il Ciancia che, prima afferma di non essersi MAI avvalso della facoltà di non rispondere, poi se ne avvale per non rispondere sulla questione Verona/Strangi, adducendo che c'è un procedimento in corso.
      Anche in quella vicenda il Ciancia parla di giornalisti: sono sempre quei due? non hanno niente da dichiarare?
      Strano che dei giornalisti, sempre a caccia di notizie, non ci facciano sapere niente in proposito.

      Altra cosa che ho apprezzato è che abbia fatto il nome del Cafè de Paris di Bologna, visto che ne scrivevo alcuni mesi fa (abbreviandolo in CdP), luogo nel quale svolge la sua attività imprenditoriale, quegli improrogabili impegni che non gli consentivano di essere con maggiore frequenza al processo: liberarsi da cappuccini e maritozzi si sa non è cosa semplice.
      Non lo scrivevo perchè l'informazione fosse frutto di indagini sotto doppia copertura della CIA e servizi bulgari, ma perchè è nella vulgata bolognese che il Ciancia è sempre lì a non fare un cazzo da mane a sera, basta passarci davanti e lo vedi, protetto da un muro di krapfen antiproiettile.
      C'è sempre o quasi, tranne quando deve correre a Verona a riciclare, ovviamente.

      La faccenda PQ e Travaglio adesso non è semplice, perchè il grosso problema è che ci han fatto i soldi con le patacche del Ciancia, e i libri e i dvd che spiegano tutto sulle stragi/trattative e menate varie, tutta roba che si può allegare al cassonetto, la gente li ha comprati e pagati.
      Gli abbonamenti sono calati da 40 a 28mila, le vendite in edicola sono in media sotto le 70.000 copie al giorno, forse alla balla dei "giornalisti con la schiena dritta" non ci credono più in tanti.
      Anche Santoro c'ha fatto la sua bella figura col Ciancia, sono almeno 2 (che io ricordi) le puntate di Annozero monotematiche su patacche e papelli, spacciati per oro colato.

      Scuse o rettifiche forse sono ancora premature, meglio far passare altro tempo, poi sceglieranno la via del dimenticatoio pescando un nuovo supertestimone da qualche parte, un classico della disinformazione.

    • Renzo_C 00:39 on 17 May 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix,
      forse che il Dott. Fontana legga il tuo blog?
      Presumo tu abbia ascoltato la registrazione dell' udienza, perchè proprio il Presidente chiede a Massimino della questione del secondo comma del "41bis" (da 04:07:00 circa) e sottolinea che è curioso che nel papello fosse una richiesta dei mafiosi, mentre poi curiosamente sparisce nel contropapello.
      Dice il Dott. Fontana:
      "…il 41bis nella accezione che poteva disturbare i mafiosi era il secondo comma …. ma solo l' 8/6/92 viene emesso il decreto legge che introduce il secondo comma, e già il 29 il 41bis, senza che sia MAI STATO APPLICATO, compare nel papello….. non compare più nel contropapello"
      Quindi in 20gg i mafiosi, Riina secondo il Ciancia, han già capito che il secondo comma è da mettere nella lista del papello! Azzarola, ma sono dei fini giuristi! Altro che mafiosi rozzi e sanguinari!
      Complimenti Enrico, vedrai che Travaglio lo farà notare anche lui, fra breve, fra poco, senza fretta  :D

      Perdonami però un OT Enrix, ma c'è un' altra questione nell' ultima deposizione del Ciancia che mi ha fatto ridere/piangere/incazzare: il pacco con la dinamite.

      Il Ciancia dice che ha ricevuto un pacco con 40 (poi 50) candelotti.
      Non ha detto niente a nessuno, ma del pacco e della foto con le minacce scritte se ne è subito disfatto.
      Cioè le cose più importanti le ha buttate via! O__O
      Poi ha iniziato a "smaltire" i candelotti.
      Ora, io di esplosivi non ne so niente, ma CREDO che sia la miccia che i detonatori senza l'esplosivo siano assolutamente inoffensivi: allora perchè ha tenuto sia miccia che detonatori?
      Non era più semplice buttarli subito nel cassonetto? Tanto aveva deciso di buttare tutto, no?

      Dei candelotti dice che alcuni li ha già smaltiti "poco a poco": ok, ma QUANTI? Nessuno che gli chieda anche COME e DOVE?
      A Palermo ci sono i cassonetti per la dinamite da riciclare?

      Non ha finito di smaltirli tutti, gliene erano rimasti alcuni (dice 17) e cosa ne fa?
      Li sotterra in giardino! O__O
      Se li vuoi smaltire, li metti sottoterra?
      Così per riprenderli li devi dissotterrare, comodo come nascondiglio, magari nel farlo dai una badilata alla dinamite, non so se può esplodere, ma non rischierei.

      Come si possono spiegare in modo plausibile questi curiosi comportamenti del Ciancia?
      Il Ciancia per me è incredibile, ma è mai possibile che Ingroia e Di Matteo continuino ad ascoltarlo?
      Spero di non aver scritto bestialità sugli esplosivi, ma sulla foto e soprattutto il retro, che lui dice chiedeva 750mila euro per Messina Denaro, beh su quello non ci piove, buttare tutto (se è vero) è stata un' ottima idea.

      Saluti

      p.s. simpatico Ingroia quando si incazza sulle domande della difesa che sottolineano come lo imboccava durante l'interrogatorio di convalida del fermo….
      tutta la mia stima invece al Presidente del Tribunale, il Dott. Mario Fontana, veramente bravo, soprattutto quando mette in riga Ingroia e Di Matteo :)

    • Renzo_C 23:04 on 23 May 2011 Permalink | Rispondi

      Dal passaparola di oggi:

      "….. io personalmente sono stato denunciato da diversi magistrati per averli criticati, ho sempre vinto le cause nei loro confronti naturalmente,…."

      Chi mente? Travaglio o Enrix?
      Ho come il sospetto che Marcolino ne abbia detta un' altra delle sue, sempre che diffamare sia meno grave che criticare.

      Saluti

    • enrix007 11:41 on 24 May 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Renzo, scusa se non ti rispondo tempestivamente e compiutamente, perchè i tuoi interventi li apprezzo e meriterebbero attenzione, ma in questi giorni sono un po' distante dal blog per ragioni personali.   Per quanto riguarda il giudice Fontana, in più di un'occasione ha dimostrato un'attenzione ed un acume confortanti.  Spero di poterne riparlare.

      TRAVAGLIO "DENUNCIATO" DAI MAGISTRATI: ni.  Come al solito Travaglio è maestro nell'arte sopraffina di usare termini che paiono consueti e casuali pur essendo invece raffinati ed usati tutt'altro che a caso. Ricorda un po' paperon de paperoni quando stipula patti leonini con Paperino, tipo, tanto per fare un esempio, promettere di remunerarlo con "tanto oro quanto pesa" mentre i due si trovano in una navicella in assenza di gravità.

      La parola "denunciato" è in uso propriamente con le cause penali, mentre Travaglio è stato condannato in via definitiva per causa promossa da un magistrato per diffamazione, solo in sede civile.  Come è noto, anche se l'atto che si intende perseguire (cioè la diffamazione)  è sempre lo stesso e non cambia colore o odore, è facoltà del diffamato scegliere se agire in sede civile oppure in sede penale.  Pertanto, pur avendo diffamato un magistrato che ha avuto soddisfo per la lesione della sua onorabilità a seguito di congrue condanne di una corte della sezione civile di un tribunale, egli può dire tranquillamente quello che ha detto senza temere smentite, perchè quella di quel magistrato non era una "denuncia", cioè l'istanza di un'azione penale, ma un'azione legale in sede civile.  Resta soltanto il dubbio che siano poi effettivamente così copiose queste "denunce" da parte di magistrati "criticati", in sede penale, concluse con la vittoria di Travaglio, L'affermazione lascia perplessi, perchè i magistrati non risultano esattamente fra i più "criticati" dal nostro giornalista.  Resta quindi la curiosità di sapere di che cosa stia parlando, anche perchè io personalmente di querele penali a Travaglio da parte di magistrati non ne conosco neppure una. (potrebbe esserci Squillante, al limite e forse, ma io non ne so nulla).

    • Renzo_C 15:55 on 24 May 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix,
      avevo subodorato la fregatura nelle parole che ha usato.
      Purtroppo però è che ciò resta confinato qui, mentre tutti coloro che non sono in grado di cogliere queste sfumature, che contengono invece molta sostanza, restano convinti che "Travaglio vince sempre".

      Allo stesso modo, nonostante la tua analisi su quei pezzi di carta del cianciarone, essi sono tutti "buoni", 54 su 55, solo UNO è falso e non è nemmeno colpa del cianciarone, tutta colpa del "puparo" di cui si fidava!

      Questo è il danno all' informazione che fa Travaglio, perchè il personaggio che si è costruito non ammette errori, deve SEMPRE essere indiscutibile, ciò che afferma è pura verità, perchè lui la garantisce.

      Ciao

    • anonimo 13:18 on 26 May 2011 Permalink | Rispondi

      Simpatica questa intervista ad Ingroia:

      http://www.livesicilia.it/2011/05/25/cari-media-un-po-di-serieta-per-favore/

      Questo passaggio riferito sopratutto al caso Cianci Junior è da incorniciare:

      "… sicché ritengo necessario che, fonti di prova in corso di verifica, quando i primi accertamenti si rivelino positivi, vadano ulteriormente sottoposte alla verifica dibattimentale nei processi ove sono rilevanti, e non appena emergono fatti che ne evidenziano la falsità, anche parziale, si proceda penalmente, senza riguardi, così come si è fatto, in questo e in tanti altri casi…."

      Per fortuna che se lo dice da solo. Un chiaro caso in cui fatti e parole non vanno a braccetto.

      Gianluca

    • anonimo 09:19 on 3 June 2011 Permalink | Rispondi

      Tornando al #19, 20 e 21. Scriveva Travaglio:" Tutto questo per dire che il fatto che io non abbia mai riportato, in 26 anni di carriera nei quali ho scritto circa 20 mila articoli e una trentina di libri e ho subìto oltre 200 denunce penali e civili, nessuna condanna penale definitiva per diffamazione, è non solo la prova che ho sempre cercato di verificare l’esattezza delle notizie, ma anche di una notevole fortuna: può sempre capitare che i giudici non capiscano, o capiscano male, o che interpretino soggettivamente un articolo in maniera distorta, salvi naturalmente i casi in cui il giornalista sbaglia, il che capita e di frequente."
      Vero, ha trovato il giudice che teneva fatica a scrivere le motivazioni e ha incassato la prescrizione. Mi preme però segnalarvi che per il nostro fine scrittore,  in tale contesto, la parola "denuncia" può riguardare sia il civile che il penale.

      Penso che ricordiate in quale occasione  si espresse il soggettino:  "Marco Travaglio risponde su alcune polemiche", 9 gennaio 2010. Il blog Voglioscendere non esiste più, l'ho trovato qui:
      http://www.investireoggi.it/forum/marco-travaglio-risponde-su-alcune-polemiche-vt50913.html

      Saluti a Enrico e Renzo.
      Paolo.

    • enrix007 20:20 on 3 June 2011 Permalink | Rispondi

      Grazie Paolo.

      Comunque il nostro fine scrittore sul suo blog andava per le spiccie, quando scriveva, perchè la "denuncia civile" non esiste.  Esiste solo quella penale.
      Parliamoci chiaro: quando Travaglio scrive serenamente di non aver mai subito condanne a seguito di denuncie di magistrati, si riferisce esclusivamente al penale, perchè sa benissimo che in sede civile è stato condannato in via definitiva a risarcire un giudice da lui diffamato, ed un pezzo della sentenza lo trovi come motto di questo blog.

      "La denuncia, presentata dal Pubblico Ufficiale o dal privato, è uno dei mezzi attraverso il quale il Pubblico Ministero o la polizia giudiziaria prendono conoscenza di un fatto costituente reato

      http://www.studiolegale-online.net/penale_01.php

      La "denuncia civile", invece non esiste.

      Detto questo, vorrei precisare con Paolo che il pezzo di voglioscendere che ci ha linkato fa parte di un botta risposta fra Travaglio ed il sottoscritto,  (l' "occhiuto censore", sarei io) che trovi per intero in questo blog:

      http://segugio.splinder.com/post/22018027/scaramucce-con-marco-travaglio

      http://segugio.splinder.com/post/22022058/si-arroventa-la-polemica-con-travaglio

      http://segugio.splinder.com/post/22027959/travaglio-segugio-terzo-round

      http://segugio.splinder.com/post/22051923/travagliosegugio-miniround

    • anonimo 11:52 on 6 June 2011 Permalink | Rispondi

      1. "la 'denuncia civile' non esiste". Vero, Enrix, non sei certo tu che cianci a sproposito di denunce penali e civili, ma il "documentatissimo" idolo delle masse.

    • Renzo_C 01:27 on 8 June 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix,
      come dimenticare la questione del dvd Borsellino, venduto assieme al Pacco Quotidiano, e i 6 interventi di Marcolino nel blog.
      Questo che scrivi però è vero solo in parte:
      …fa parte di un botta risposta fra Travaglio ed il sottoscritto.

      Sarai anche il Segugio, ma quella volta, come anche prima e dopo, fui io a "stanare" il Marconiglio (questioni Vulpio, Borromeo e, dopo, IDV): Enrico, dia a Renzo quel ch'è di Renzo :)
      Travaglio poi, in seguito al mio "trappolone Mori", smise di scrivere nel blog per mesi.
      Il trappolone aveva il duplice intento di evidenziare che leggeva ciò che scrivevo, oltre a sottolineare il fatto che "il buco" nel dvd era faccenda mediaticamente molto più rilevante delle tue osservazioni.
      Non mancai allora di scriverlo, perchè è un concetto che non credo di essere riuscito a trasmetterti, forse perchè lo ridussi ad una critica alla tua logorrea, alla quale mi rispondesti sinteticamente e con argomenti deboli.
      E' una critica che ti faccio ancora oggi, visto che le tue analisi sono molto ben approfondite ma, allo stesso modo, sempre terribilmente prolisse.
      Hanno senza dubbio un valore molto più importante di un semplice buco, di un errore statistico o altre minuzie, ma restano indigeribili per la maggior parte dei lettori, quindi gli fanno molto meno danno.
      Ci si può lecitamente domandare quindi il perchè io intenda fare danno a Travaglio e la risposta è molto semplice: mi ha dato pubblicamente, anche se impersonalmente (è furbo il ragazzo) dell' imbecille, mentre in quel caso (Borromeo) l' imbecille è lui.
      Certamente glielo rimandai al mittente, ma c'è differenza fra un imbecille scritto da Travaglio e uno di Renzo C: bastava invece che ammettesse l'errore grossolano e ci sarei passato sopra, ma così no, me la lego al dito.

      Tornando al buco nel dvd, che come forse sai non è unico, ce ne sono anche altri, esso è invece "semplice", tutti lo possono vedere, e notare così che ciò che ha detto e scritto non è vero, mancano dei pezzi in quel dvd, non è tutto il girato.
      Il fatto che ne abbia indicato solo uno è proprio perchè è ancora più semplice per il fan travagliota andare a vederlo, mentre per capire e analizzare i tuoi scritti servono passione o, come minimo, 3 caffè.
      Infatti, mentre con te non si giunse a nulla di concreto (diatriba sterile), per il buco lasciò ad imperitura memoria l' "armonico magmatico", col quale ancora oggi lo prendo per i fondelli appena posso.
      Questi meccanismi Travaglio li conosce bene, sa che una piccola verità sintetica e incisiva lo può mettere molto più in difficoltà di un trattato dettagliatissimo, ed è per queste ragioni che oggi il PQ mi censura regolarmente quando scrivo di Guido Roberto Vitale: non si deve sapere che sono soci con un mazzettaro reo confesso, per di più grande sponsor di Vendola.
      Non c'è nessun reato, è ovvio, ma c'è un grandissimo imbarazzo, altrettanto ovvio.

      Ne approfitto per ringraziare e salutare Paolo e Gianluca per i link.

      Riguardo all' articolo di Ingroia: ma non faceva prima a prendere il telefono e chiamare Travaglio?
      Se c'è uno che ha cavalcato le bufale del cianciarone è lui, c'ha fatto articoli, passaparola, libri e dvd!
      Mancano solo la maglietta col ciancia, il cappellino di carta fatto col papello, il ciancia-burattino per imparare l'arte del puparo e la matitona "don vito", ma arriveranno a breve.
      Intanto per adesso c'è una new entry nel circolo degli scrittori a cazzuglio: Maurizio Torrealta, quello della terza bomba atomica in IRAQ, oggi in libreria con "il quarto livello" e home page da Grillo (quanto costa?)
      La sintesi di quanto si può leggere online è: "non c'è niente di sicuro, ma lo scrivo lo stesso, chemmefrega?"
      http://grillorama.beppegrillo.it/catalog/product_info.php?products_id=129   (vedasi capitolo 14. Gross-De Gennaro e pag. 7)
      Ma De Gennaro lo sa? Oppure, c'è modo di avvisarlo?

      Il mese prossimo esce invece il mio libro, "il settimo livello", sono moooolto più avanti!

      Saluti

      Renzo C

    • Renzo_C 20:24 on 9 June 2011 Permalink | Rispondi

      Quando Travaglio e i suoi colleghi del Pacco Quotidiano ci raccontano dell' imprenditore Massimo Ciancimino, forse si riferiscono a "questo" imprenditore?

      http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-08/ciancimino-sigilli-tesoro-rumeno-222850.shtml?uuid=Aas3EHeD&fromSearch

      Chissà se il Marconiglio ci dirà qualcosa anche su questo provvedimento, è un così bravo giornalista di cronaca giudiziaria.

      Saluti

    • anonimo 13:36 on 17 June 2011 Permalink | Rispondi

      @ Renzo

      Si devono sbrigà a pubblicare sul tema, con quello che lentamente sta uscendo fuori, a breve diventerà tutta cara straccia.

      Raschiano il fondo del barile.

      Ricambio il saluto.

      Gianluca

    • anonimo 16:18 on 6 May 2011 Permalink | Rispondi

      E' incredibile come questo "giornalista",abbia ancora tanto credito!Comincio ad avere dei dubbi sull'intelletto dei suoi "fans"!
      Mah!
      Ma chi te lo fa fare Enrico?
      Comunque,ancora una volta, complimenti!
      Maury

    • anonimo 09:24 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      bravo Enrico
      un giorno o l'altro ti inviteranno a scrivere su Libero.
      Ciao
      Vittorio

    • Renzo_C 20:05 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      Solo altri 5 scatoloni Enrix, puoi farcela! :D

      http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/05/07/news/scoperto_l_archivio_segreto_di_massimo_ciancimino_tutti_i_pizzini_del_padre_nascosti_in_uno_sgabuzzino-15927880/?ref=HREC1-9

      Grazie comunque per questa relazione, anche Fofò ne farà tesoro.
      Marcolino bellachioma invece ha cambiato strategia: adesso intervista cantanti.

    • anonimo 21:54 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      Anzitutto complimenti.

      Mancata perquisizione? Urge processo ai nostri eroi. E Travaglio farà il benaltrista.

      Paolo.

    • enrix007 23:42 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      Renzo, quegli scatoloni sono una manna. Purtroppo sono nelle mani sbagliate.

    • Renzo_C 13:40 on 9 May 2011 Permalink | Rispondi

      Beh no dai Enrico, non possono farci dei trucchi con questa roba.
      Anche Fofò deve starci attento, è sotto gli occhi di tutti, dopo la figuraccia col pizzino De Gennaro.
      Almeno, questo è il mio parere

      Se volessero davvero essere trasparenti potrebbero farne archivio elettronico accessibile a tutti, se invece ne faranno uso politico allora assisteremo ad uno stillicidio simile al Ciancimino: un pizzino oggi, uno fra 3 mesi ecc… ecc…

      Saluti

    • anonimo 19:51 on 9 May 2011 Permalink | Rispondi

      Mamma mia che fatica devi aver fatto a mettere insieme tutto.
      E' veramente interessante.
      So che il Gen. Mori ha tratto spunto per la sua difesa dai tuoi articoli e dal libro. Ma gli altri poveri innocenti coinvolti avranno l'accortezza di fare un giro dalle tue parti? Anche per la difesa di Berlusconi sei una miniera d'oro.
      Possibile che non saccheggino i tuoi articoli per sbugiardare una buona volta, non tanto travaglio che non vale una cippa, quanto quel Torquemada in malafede di Ingroia?
      Ehi, questa è roba da prima pagina. Meno male che esiste gente come te.

      Pius

    • anonimo 12:54 on 11 May 2011 Permalink | Rispondi

      CAro Enrico,
      che dirti: semplicemente
      G R A N D I O SO

      Giuseppe Stella
      P.S.: E fattela una scappata in Sicilia, così fai un fischio e ti offro un bel caffè.
      A presto.

    • anonimo 20:39 on 11 May 2011 Permalink | Rispondi

      Se dicessi che è un ottimo lavoro, sarebbe un giudizio troppo riduttivo
      Complimenti e grazie

      Paolo75

    • anonimo 20:30 on 12 May 2011 Permalink | Rispondi

      A mio avviso Travaglio non mente: per mentire è necessario credere che ciò che si sotiene è falso, ma travaglio in realtà si beve integralmente le tesi divulgate dalla procura di Palermo e le riporta fedelmente. In questo senso non scrive nemmeno il falso perchè spesso il suo lavoro consiste nel fare il portavoce di Antonio ingroia e in effetti lo fa bene.

    • enrix007 08:42 on 13 May 2011 Permalink | Rispondi

      Anonimo n°10, se lei legge attentamente il pezzo, noterà che io non ho MAI usato il verbo "mentire" riferito a Travaglio, mai, neppure una sola volta in 32 pagine, mentre l'ho utilizzato molte e molte volte riferito a Massimo Ciancimino.

      E questo non è un caso, ma è proprio perchè il sottoscritto pesa le parole con estrema attenzione, quando scrive di certi argomenti, e sa benissimo che affermare che una persona mente, è affermare che ha coscienza della sua menzogna.

      Io ho sempre e solo detto che quelle che ha scritto Travaglio sono bugie e balle spaziali (guardi, guardi pure), ed è esattamente così. Se poi queste siano sue invenzioni DOC o informazioni errate che lui ha recepito in buona fede oppure solo parzialmente in buona fede oppure per niente in buona fede o che altro diavolo, nessuno lo può dire.

      Ciònonostante, in nessun caso si può dire che egli "non ha scritto nemmeno il falso", perchè quand'anche egli abbia fatto il passaballe inconsapevole, questo è un problema suo e non nostro: le balle son sempre balle.

      Inoltre lui sa benissimo che le sue non sono chiacchiere da bar raccontate dopo il terzo campari per 4 avvinazzati, ma predicozzi supermediatici che vengono spacciati come "verità preclare nella giungla della disinformazione", e che fanno da verbo. 
      Non so se afferra la differenza. 

      Quella di difendersi dietro alla scusante "ho scritto ciò che mi hanno detto" è una strategia che può andare bene per una cronicuccia scritta in fretta. Ma lui è un'opinionista che fa opinione alla grande, e che su certe cose, come può leggere, batte il martello per mesi.
      Sempre sulle stesse.
      E sono bugie.
      Che fanno crescere il naso a chi le divulga, mica al suggeritore, per questo ho trovato estremamente adatto come titolo il vecchio detto napoletano.

      Lei ha per caso una pallida idea di che cosa scrive Travaglio dei suoi colleghi che cadono nella trappola di qualche bufala, pur pubblicata in buona fede e nella convinzione che sia autentica?  Guardi, io credo che il giochino della caccia al pallaro senza distinguo, senza riserve, e con le armi più sanguinose, in questo paese l'abbia proprio aperta lui.

      E chi di spada ferisce, di spada perisce.

    • anonimo 10:22 on 13 May 2011 Permalink | Rispondi

      Ma Travaglio non ha commentato la testimonianza di Ciancimino al processo?
      Io non ho trovato nulla, l'ultimo articolo sul suo blog si intitola, con sommo sprezzo del ridicolo, "Retromarcegaglia".
      Si sono messi il sasso in bocca, come dice il foglio?
      Ci fosse stato Igor Marini al posto di Ciancimino a quest'ora la corazzata ci avrebbe riempito la testa di articoli sulle bufale e sui bufalari.
      Vabbè ma adesso la faccenda prosegue no?

      bart_simpson

    • anonimo 20:43 on 13 May 2011 Permalink | Rispondi

      Allora siamo d'accordo. Io considero la parola "menzogna" un sinonimo di "bugia" e anche i riferimenti a Pinocchio li avevo intesi nel senso descritto. Comunque è inutile e sterile sollevare questioni nominalistiche. Sul fatto che Travaglio a volte dica balle(a mio avviso in buona fede) sono d'accordo. Intendevo solo dire che è un buon portavoce. Saluti

    • Renzo_C 00:11 on 14 May 2011 Permalink | Rispondi

      Questo però è ciò che ha scritto qualche giorno fa sul suo PQ (pacco quotidiano) Marcolino bellachioma:
      "Intendiamo rassicurarlo [belpietro ndr]: se non scriviamo cazzate non è perché disponiamo di intercettazioni o di pm, ma solo perché le notizie siamo abituati a verificarle. E, se non riusciamo a verificarle, non le scriviamo."
      A parte un caso noto di Marco Lillo e la merda pestata con Striscia la notizia, caso che è ESATTAMENTE l'opposto di quanto ha scritto Travaglio, viene da chiedersi: avrà usato questo "metodo del bravo giornalista con la schiena dritta" anche con le patacche di Ciancimino? Patacche che ha rifilato per ANNI, non solo per avvalorare teorie, ma soprattutto per FARCI SOLDI?
      Che verifiche ha mai fatto?

      E chi gli ha passato le notizie?
      Non è un mistero la sua amicizia personale con Ingroia, vanno in ferie assieme, ci sono anche le foto, oltre alla nota vacanzetta con Pippo Ciuro agli atti del processo Aiello Cuffaro ecc…
      Possiamo escludere che parlino di cose su cui Ingroia indaga e Travaglio "vende", sono persone integerrime, si fa peccato anche solo ad insinuarlo.

      A ciò si potrebbe aggiungere anche ciò che ha scritto Bianconi sul Corriere l'altro giorno, cioè che Ciancimino si confidò con 2 giornalisti: chi saranno?
      Scrive Bianconi: "«Il prefetto di Palermo aveva proposto di revocarmi la scorta, avrei peggiorato la mia posizione». Preferì confidarsi con due giornalisti amici. "
      Cioè, chi è l'altro, perchè uno scommetterei che è Travaglio.

      Ci sono però da notare alcuni fatti del PQ:
      1-Travaglio, dopo un patetico passaparola pochi giorni dopo la "gita" a Verona di Ciancimino, nel quale ha tentato di difendere l'indifendibile, ha cessato totalmente di nominarlo: eppure è andato con Ciancimino ad Annozero a duettare, a vendere libri fin sulle spiagge, insomma, difficile prendere le distanze adesso.
      2-Il PQ online passa le notizie su Ciancimino a giornalisti a rotazione, anche a ragazzotte che ne sanno meno di me, che non sono proprio un giornalista.
      3-Nel sito le "fa scendere" molto in fretta, spariscono in un giorno circa.
      4-Hanno oscurato il blog di Ciancimino senza dire niente a nessuno, alla chetichella, come piace dire a Travaglio.

      Queste evidenze dimostrano l'imbarazzo del quotidiano, dopo che hanno invece cavalcato la vicenda per anni e con tutti i mezzi possibili: libri, dvd, ospitate, presentazioni (le chiamassero vendite!) in giro per l' Italia.

      Purtroppo però, caro Enrico, la tua conclusione è sbagliata: a meno di una colossale sputtanata mediatica a reti unificate, non "perirà" affatto e lo sa perfettamente.
      Questo arrogantello non conosce vergogna né tantomeno sa scusarsi, e posso scriverlo per esperienza diretta.

      Saluti

    • anonimo 00:30 on 14 May 2011 Permalink | Rispondi

      @Renzo_C

      Tra i due giornalisti non c'è Travaglio, adesso non ho voglia di cercare l'articolo dove si fanno i due nomi, ma da qualche parte c'è.

      Travaglio ha parlato ancora di Ciancimino dopo i fatti di Verona, tanto è vero che stiamo commentando un post in cui Enrix smonta l'ennesima bufala di Marcolino.

      Non sappiamo come finisce la storia, se Travaglio viene sputtanato sarà solo un piccolo effetto collaterale.
      Ma santo cielo, stanno facendo rivoluzioni in mezzo mediterraneo, noi non ce la facciamo proprio a inchiodare quattro delinquenti?

      buonanotte
      bart

    • anonimo 13:05 on 15 May 2011 Permalink | Rispondi

      I giornalisti sono La licata e Viviano, il Ciancia fa i loro nomi nel corso dell'ultima udienza.

      Ciao.
      Paolo

  • Avatar di enrix

    enrix 17:46 on 28 April 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: massimo ciancimino,   

    Ancora sul papello

    papello 41bis 

    Ritorniamo a parlare del famigerato papello di Massimo Ciancimino.

    Uno dei 12 punti, recita testualmente: “annullamento decreto legge 41bis”.

    Ma il “decreto legge 41bis”, così come viene descritto e denominato nel papello, come è noto, in realtà non esiste e non è mai esistito.
     

    Sino al giugno del 1992, era in vigore un solo comma dell’art 41bis della Legge 26 luglio 1975 n. 354, recante le Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà.
    Ma questo articolo 41bis non aveva a che fare con Cosa Nostra, in quanto  concerneva solo le cosiddette  “Situazioni di emergenza”  carceraria  , e recitava:

    Art. 41bis In casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza, il Ministro della giustizia ha facoltà di sospendere nell'istituto interessato o in parte di esso l'applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati. La sospensione deve essere motivata dalla necessità di ripristinare l'ordine e la sicurezza e ha la durata strettamente necessaria al conseguimento del fine suddetto

    L’art 41bis quindi, sino al giugno del 92, interveniva in casi assolutamente rari ed eccezionali, poiché riferibile a circostanze assolutamente eccezionali ed emergenziali, ed è persino difficile rammentare se esso fu mai applicato. Probabilmente non lo fu mai.  

    In ogni caso, qualora lo fosse stato, ciò sarebbe dovuto avvenire, per i disposti stessi della norma, per periodi brevissimi e ben poco evidenti. IN QUANTO TALE, l’art. 41bis, così come denominato, non poteva godere assolutamente della notorietà e della consuetudine cui siamo abituati a considerarlo, ad esempio, nella nostra epoca. Si trattava di un articolo strettamente riferito all’emergenza carceraria, dall’applicazione estremamente rara, conosciuto come tale, e vale a dire “art 41-bis della legge 354/75” forse soltanto da pochi addetti ai lavori, vale a dire magistrati ed avvocati. Non certo da comuni cittadini, anche criminali, che con questa norma non avevano mai avuto a che fare, come ad es. Totò Riina.

    E la dicitura erronea “Annullamento Decreto legge 41bis”, come è evidente, non può certamente essere parto della mente di un avvocato o di un laureato addetto ai lavori.
    Tanto più che tutto il papello pare, almeno all’apparenza, scritto da un vero e proprio analfabeta (si vedano ad esempio alcuni termini: “vicino le case dei familiari”, “levare tasse carburanti” e “fragranza di reato”, anziché “flagranza”). 

    In sintesi: nel giugno del 92 la dicitura “art. 41bis”alle orecchie di Totò Riina, così come a quelle di don Vito Ciancimino, era completamente priva di qualsiasi significato. Non era ancora entrata nella consuetudine. Cioè, non poteva significare nulla di nulla. Non era un dispositivo noto, in quanto mai applicato con i mafiosi in quanto tali, ma solo con i rivoltosi degli istituti di pena.

    Ma l’8 giugno del 92, a seguito della strage di Capaci, viene emanato il decreto legge 306.  … attenzione: TRECENTOSEI, dal titolo “Modifiche urgenti al nuovo codice di procedura penale e provvedimenti di contrasto alla criminalità mafiosa.”
     

    Ecco come il giornalista Bianconi presentò sul quotidiano “La Stampa”, il 10 giugno 92, con poche righe, questo decreto:
    Il contenuto delle nuove norme è quello già ampiamente anticipato nei giorni scorsi, e l'aspetto più rilevante oltre ai maggiori poteri d'indagine concessi alla polizia – resta quello del nuovo invito al pentimento, alla collaborazione con la giustizia. Un esempio: per chi deciderà di vuotare il sacco sarà varato un particolare piano di protezione che prevede anche la custodia fuori dalle carceri, e sarà possibile ottenere ogni genere di beneficio penitenziario, dai permessi premio agli arresti domiciliari; per chi viceversa non collaborerà, non solo non ci saranno benefici e permessi (aboliti da oggi per i mafiosi dall'articolo 15 del super-decreto), ma potrà essere ripristinato il carcere duro già fatto scontare ai terroristi. Sarà reintrodotto, in presenza di «particolari esigenze di ordine e sicurezza», il famigerato articolo 90 del vecchio ordinamento penitenziario: isolamento, sospensione dei colloqui, controllo della corrispondenza.”

    Quindi  si trattava di una serie di norme, tutte estremamente incomode per l’organizzazione mafiosa, che Bianconi (ma anche tutti gli altri giornali dell’epoca) descrissero senza neppure far menzione alle modifiche all’art-41bis ex L.354 del 75 in quanto tali, vale a dire richiamandosi a detta denominazione, che è invece tipicamente richiamata, avendo acquisito notorietà,  solo in epoche successive all’ampio utilizzo dei noti provvedimenti di restrizione carceraria  assunti TUTTI DOPO la strage di Via D’Amelio, e quindi DOPO la presunta compilazione dei presunti papelli.

    Sino al 19 luglio 92, e quindi ad una data successiva la presunta compilazione del presunto papello così come datata da Massimo ciancimino, nessun  mafioso era mai stato sottoposto a regime di 41bis, in quanto mafioso. Nessuno.

    A questo punto, noi ci chiediamo legittimamente  per quale ragione, i mafiosi compilatori del papello,

    - NONOSTANTE l’art. 41bis ex L.354 del 1975 non fosse un articolo ricorrente né richiamato in alcuna forma negli ambienti criminali (ma neppure in altri ambienti), praticamente sconosciuto poiché concernente le rivolte carcerarie e non l’ordinario regime di detenzione,

    - NONOSTANTE il decreto legge di contrasto alla criminalità mafiosa IN SVARIATI ASPETTI (non solo in quello del regime di detenzione) emanato dal ministero all’inizio di giugno fosse il n°306, e non il “41bis”, e

    - NONOSTANTE sino alla strage di Via D’amelio NESSUN PROVVEDIMENTO ex art 41bis L354/75 comma 2, e ripeto: NESSUNO, FOSSE ANCORA STATO ASSUNTO, e nonostante detti provvedimenti, anche se adottabili nei confronti di criminali comuni e non solo di rivoltosi, continuassero a configurarsi proprio per i disposti dell’art 41 bis, anche così come modificato, come provvedimenti non rituali ma bensì del tutto eccezionali assumibili per iniziativa ministeriale solo in particolari circostanze,

    - NONOSTANTE il papello sia stato EVIDENTEMENTE compilato senza alcun supporto da parte di un legale o da parte di una persona in qualche modo istruita, in quanto contenente visibili errori di sintassi e di ortografia

    … COME MAI, stavamo dicendo, il compilatore del papello, nonostante tutto questo,  scrisse: “Annullamento Decreto legge 41-bis”, anziché “Annullamento Decreto legge 306”, essendo invece questo, cioè il 306, il decreto che rappresentava la risposta dello stato alla strage di Capaci, e vale a dire il decreto che la mafia avrebbe dovuto voler vedere abolito, anziché il decreto legge 41-bis, che non esisteva,  non  era mai esistito e del quale non si era mai scritto o parlato in alcuna sede?

    Già. E questa domanda noi ce la poniamo dal momento che Massimo Ciancimino, ha giurato,  in ogni sede, che l’origine di questo documento andava collocata a prima del 19 luglio 1992, cioè nel pieno della trattativa così come ce l’ha raccontata lui stesso.  
     

    Ora, viceversa, la logica e la successione degli eventi inducono a ritenere, con elevato grado di certezza, che la frase “abolizione decreto legge 41bis” sia stata scritta si da una persona poco istruita, certamente, ma che comunque e PROPRIO IN QUANTO TALE  quando scriveva aveva già masticato, già assimilato, la denominazione “41bis” come una denominazione tipica, CONSUETA, abitualmente utilizzata per richiamare un regime carcerario duro che per la mafia doveva avere  GIA’ rappresentato un problema, e NON rappresentare un potenziale problema in fieri, le cui reali dimensioni, in carenza totale di applicazione,  non potevano ancora essere state percepite; e questa era la situazione in essere sino al 19 luglio. E quindi quando questo documento, autentico o falso che esso sia,  viene compilato,  ci dobbiamo trovare giocoforza  DOPO la strage di Via D’Amelio, caro il nostro Ciancimino, perché PRIMA di questa, il suo anonimo e misterioso estensore, che sia esso un mafioso analfabeta così come, a maggior ragione, anche un falsario impostore,   NON POTEVA né conoscere né tanto meno avere assimilato tale denominazione e quindi riferire alla stessa il decreto dell’8 giugno, chiamandolo erroneamente “decreto legge 41bis”, anziché Decreto 306, che era invece il titolo del decreto, cioè l’unico e solo nome  con cui poteva essere conosciuto all’epoca indocata dal testimone, attualmente indagato e detenuto per avere realizzato un falso materiale finalizzato alla calunnia . E ciò,  senza possibilità di alternative, poiché in quel frangente temporale i provvedimenti di restrizione carceraria NON AVEVANO ANCORA ASSUNTO LA DENOMINAZIONE RITUALE DI “PROVVEDIMENTI EX 41-BIS”, poiché provvedimenti tali non erano neppure mai stati assunti, sino al 19 luglio 92 .
     

    E’ lecito ritenere, che NESSUN scrivano mafioso semianalfabeta avrebbe mai potuto richiedere per iscritto l’abolizione di un decreto legge, indicandolo erroneamente con il numero di un articolo di una vecchia legge che egli non poteva ancora avere mai sentito nominare in vita sua.

    Perché dell’applicazione di quell’articolo con tanto di richiamo numerico all’articolo, si cominciò a sentir parlare, anche attraverso i media, soltanto a partire da quando quell’articolo iniziò ad essere applicato, e cioè dal 20 luglio 1992. E MAI prima. Non può essere altrimenti.

    Si tratta pertanto di un’ennesima ombra che si proietta sui documenti e sulle versioni del più chiacchierato fra i dichiaranti della nostra repubblica.

    Enrix
     

     
    • anonimo 09:47 on 29 April 2011 Permalink | Rispondi

      Un pezzo straordinario nel metodo e nella sostanza.
      Geniale (detto da Sextus è un onore).
      Credo che la migliore sintesi possa essere questa frase:
      «La cultura, la lingua, la forma mentis del falsario finiscono sempre per fare capolino, anche nelle più sagaci fabbricazioni.»
      (Luciano Canfora, Il viaggio di Artemidoro, Rizzoli, gennaio 2010, p. 313)

      Gabriele Paradisi

    • anonimo 16:46 on 4 May 2011 Permalink | Rispondi

      Niente da dire….sei forte!
      Maury

    • Renzo_C 00:46 on 3 October 2011 Permalink | Rispondi

      Ciao Enrico,
      spero non ti sarai perso cosa dice in merito a questo preciso argomento il Di Matteo nell' udienza del 20 settembre.
      E' all' inizio, se te la sei persa, e allega articoli di giornale e ANSA per
      avvalorare il dibattito in corso in quei giorni, così come cita la rivolta a
      Sollicciano.
      Tutta fuffa!
      Il dibattito c'era, ma i giornali scrivevano di "provvedimenti antimafia " o "decreto antimafia" non certo di 41 bis, e le parole sono importanti, lo dice Travaglio, mentre a Sollicciano la rivolta riguardava 4 detenuti comuni, niente a che vedere con la mafia.
      In compenso Mori e Obinu han fatto mettere a verbale che non si
      avvarranno della prescrizione, seguendo gli insegnamenti di Travaglio
      che però predica bene e razzola male: lui la prescrizione se l'è presa
      eccome!
      Ciao
      Renzo

      http://archiviostorico.corriere.it/1992/giugno/15/rivolta_nel_carcere_bunker_co_0_92061516298.shtml
      http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/16/la-notte-di-rivolta-sollicciano.html

    • anonimo 10:24 on 3 October 2011 Permalink | Rispondi

      Mi permetto di salutare Renzo_C perche' ho seguito in ritardo uno scontro tra tale "Nick" e lui sul sito del Fatto Q.
      Ho avuto spesso a che fare con tale individuo e se vuole posso ritrovarle il passo in cui Enrix l'ha colto in castagna a taroccare le citazioni virgolettate dalle sentenze per farsi dare ragione.
      Buona giornata.
      Luigi

  • Avatar di enrix

    enrix 18:22 on 24 April 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: , , massimo ciancimino,   

    BUBBOLE E PUPARI

    Ora si difendono dal naufragio dicendo che c’è un “puparo”. Ma è una solenne sciocchezza. Ecco un capitolo integrale del mio libro “Prego, dottore!”, che ho scritto esattamente un anno fa.  Avevo previsto tutto, ma c’è chi ha voluto proseguire lo stesso con la messinscena.
    E non è un misterioso “puparo”, ma gente con un nome ed un cognome.


     

    C’è in giro un po’ di apprensione, un po’ di agitazione, come il timore di un naufragio, a causa delle ultime vicende in cui è incappato Massimo Ciancimino.

    Travaglio scrive due articoli nel giro di poche ore, (ai quali, a breve, noi replicheremo nei modi dovuti), per organizzare il soccorso.

    Antonio Ingroia, sull’Unità, mette le mani avanti: “Abbiamo sempre tenuto un atteggiamento di grande rigore e prudenza, e perciò ritenevamo (e riteniamo) utilizzabili le dichiarazioni di Ciancimino solo nella parte in cui sono frutto di conoscenza personale e confermate da puntuali riscontri obiettivi.”

    Per capire quanto questa affermazione di Ingroia sia vera, oppure non lo sia per niente, non si ha che da leggere che cosa io scrivevo un anno fa, sul mio libro “Prego, dottore!”, e precisamente nel nono capitolo che ora pubblico di seguito, integralmente.

    Chi avrà la pazienza di seguire i fatti attraverso questa lettura, capirà soprattutto che questa storia del “puparo” che avrebbe manovrato Ciancimino non è altro che una solenne sciocchezza inventata da chi oggi cerca disperatamente un modo per mascherare un macroscopico capitombolo. La realtà è che Ciancimino improvvisava, per cui non aveva “dietro” nessun puparo, per non credergli bastava solo un minimo di attenzione, e questa attenzione non si è voluta mettere.

    E quindi se ci sono responsabilità “esterne” a quelle del protagonista, queste sono solo e soltanto imputabili a chi ha voluto credergli e professare il suo verbo ad ogni costo. Altro che pupari.

    E si tenga presente, per chi non lo sapesse, che il mio libro “Prego, dottore!” è agli atti del processo “Mori”, a Palermo, da ormai 7 mesi, per cui il dr. Ingroia, che in quel processo è Pubblico Ministero, non può dire di non averlo avuto a sua piena disposizione.

    Buona lettura.

     

    9.
    LA TATTICA "CAMPO DI PRUNI" DI FRATEL CONIGLIETTO

     

    Questa sarebbe una lettera commerciale? Ma mi faccia il piacere!
    «Egr. dott.»… questa lettera mi puzza di abbruciaticcio, mi sa di linguaggio
    cifrato. Andiamo avanti nella lettura. «Abbiamo ricevuto la v.s.», che vuol
    dire volantini sovversivi, «spedita il 6 c.m.» che significa cannoni e mitragliette.
    Che credono che siamo rimbambiti? Andiamo avanti… «E inoltre crediamo
    di potervi spedire la merce tra il 18 e il 20 aprile p.p.v.v.» Ed è sul p.p.v.v.
    che cade l'asino, che si sono fregati con le loro mani! sa che cosa vuol dire
    p.p.v.v.? Proiettili e V2. E io censuro. Sono un censore autorizzato."
    (Totò, da "I due marescialli")

     
    Forse qualcuno questa storiella se la ricorderà.
    Compare orso e Comare volpe hanno catturato Fratel coniglietto e stanno studiando come farlo fuori. Impiccarlo? Arrostirlo? Bollirlo? Mah.
    Siccome si trovano dinnanzi ad un vasto ed irto campo di pruni, Fratel coniglietto si dimostra terrorizzato, ed esclama: “fate di me ciò che volete, impiccatemi, arrostitemi, ma vi prego, non uccidetemi per dissanguamento gettandomi in quel mostruoso campo di pruni pieno di spine aguzze come coltelli. Vi supplico, non fatelo. Muoio di paura solo all’idea.” Comare volpe scambia un’occhiata maliziosa con il suo Compare orso, indi afferra Fratel coniglietto e lo fa volare nel campo di pruni. A quel punto Fratel coniglietto, dopo aver fatto un po’ di teatro fingendosi agonizzante, si rialza d’improvviso e mentre se la batte tutto trullo, spiega ai suoi aguzzini: “Ora che ci penso, io ci son nato in un campo di pruni, e non mi fanno un baffo. Beh, me n’ero scordato”.
    E quando la volpe prova a protestare, Fratel coniglietto gli rammenta: “Io te l’avevo detto di farmi arrosto, sei tu che hai voluto gettarmi nel campo di pruni. Io t’avevo supplicato di non farlo. Prenditela con te stessa. Addio.
     
    Ed ecco come la storia di Massimo Ciancimino pare offrire non poche similitudini con quella di Fratel Coniglietto nel “campo di pruni”.
     
    Occorre seguire con attenzione che cosa è accaduto nel corso dell’interrogatorio del 30 giugno 2009, alla procura di Palermo, quando i pubblici ministeri mostrano al testimone il pizzino n.1, quello ritrovato nello scatolone della Chateau d’Ax:
     
    DI MATTEO: Allora signor CIANCIMINO, noi abbiamo da mostrarle un documento
    (…) … è stato rinvenuto l’originale, quello che le mostro è una copia, le mostro e le
    esibisco, le esibiamo la copia e vorremmo sapere se lei intanto aveva contezza di
    questo documento, se sa chi lo ha manoscritto, perché è un documento manoscritto
    e più in generale quello che sa in merito al contenuto di questo scritto.
    CIANCIMINO: Sì questo… questa cosa l’avevo già vista, ovviamente credo che sia
    manoscritto da mio padre perché questo stava negli appunti di mio padre, sapevo
    che…
    INGROIA: E lei riconosce la grafia di suo padre?
    CIANCIMINO: Sì mi sembra la sua però poi sa… sì, sì, è quella di mio padre, cioè
    non è che…
    DI MATTEO: Intanto ci riferisca.
     
    E Massimo Ciancimino, a caldo, senza esitare, spiega sostanzialmente di cosa si tratta, in questo modo:
     
    CIANCIMINO:Sì, sì. E praticamente era la volontà espressa di mio padre di avere
    una diretta televisiva, tra l’altro, a proposito, domani [passano invece 7 mesi – nda]
    vi produco altri documenti che possono anche collegarsi a questo, dove mio padre
    più volte chiedeva una diretta per dire la sua verità e per dire la sua versione di tante
    situazioni facente capo soprattutto a quello che era l’origine delle stragi e l’origine
    di altre situazioni; aveva espresso la volontà di poter avere una diretta, insomma
    un’attenzione televisiva tale da poter dire tranquillamente come stavano certe
    cose, perché mio padre su varie, anche in varie missive che posso anche darvi copia,
    non so se le ho qua, aveva sempre lamentato questo, di non essere stato mai
    ascoltato in Commissione Antimafia e tutte le volte che voleva essere ascoltato, mio
    padre, anche per qualsiasi cosa aveva chiesto sempre la diretta con la Sala Stampa
    e questa non gli era stata mai concessa. Difatti trovava sempre strano ed anomalo
    il fatto che un soggetto come lui non è stato mai ascoltato da nessuna commissione
    parlamentare sul fenomeno della mafia, essendo stato l’unico politico di fatto
    condannato per mafia, riconosciuto, non è stato mai ascoltato, si lamentava, diceva
    sempre che non capiva perché non lo volevano fare parlare. Questo mio padre
    doveva consegnarlo ad un tramite che doveva farlo avere a BERLUSCONI per potere
    avere questa attenzione mediatica. Sapevo dell’esistenza di questo documento.
     
    In sintesi, Ciancimino dice che quello era un documento «collegato» (e per forza che era collegato se, come noi sospettiamo, ne era semplicemente un'infedele scopiazzatura) ad un altro documento (vale a dire la lettera n.2) dove don Vito «aveva espresso la volontà di poter avere una diretta, insomma un’attenzione televisiva tale da poter dire tranquillamente come stavano certe cose». E con “certe cose” Ciancimino si riferiva al boicottaggio che aveva ricevuto suo padre ogni volta (ed erano ben sette, a quanto pare, queste “volte”) che egli aveva richiesto di poter deporre in Commissione antimafia. E oggi noi sappiamo che, in tale contesto, egli aveva scritto di essere in grado di dimostrare “l’inettitudine” da parte di qualcuno, vale a dire l’inerzia che è stata opposta alle sue richieste di collaborare con la giustizia deponendo in commissione (ma probabilmente, anche in altre sedi).
     
    Noi quindi riteniamo, fatto incredibile, che qui Massimo Ciancimino, salvo che sulla grafia del pizzino che egli attribuisce falsamente a suo padre, abbia esordito dicendo verosimilmente, semplicemente e pianamente la verità, o comunque qualcosa di molto vicino al vero.
    E questo noi lo affermiamo sulla base di quanto si può leggere, in lingua italiana e non in codice o in sciarada, nella lettera n.2, perché è esattamente quanto ivi è stato scritto da don Vito.
    Ma dopo qualche minuto, in cui si è parlato sostanzialmente d’altro, il dr. Ingroia, come non avesse neppure udito la spiegazione data dal testimone, improvvisamente va alla carica:
     
    INGROIA: Torniamo a questa cosa [il pizzino n° 1 – nda], due cose volevo farle
    notare, esatto, in primo luogo…
    CIANCIMINO: Non l’ho letto ancora…
    INGROIA: … cioè ci sono dei riferimenti ad un evento, ad un triste evento che
    bisogna scongiurare…
    DI MATTEO: In due occasioni, in due passaggi si parla di questo evento…
    INGROIA: … è un triste evento che sembra, che sembra in qualche modo possa
    riguardare l’Onorevole BERLUSCONI e che l’autore della missiva si impegna per
    cercare di scongiurare e che… si impegna a cercare di scongiurare questo evento
    PURCHÉ l’Onorevole BERLUSCONI gli metta a disposizione una rete televisiva,
    direi che è così ovvio, diciamo, il contenuto è abbastanza chiaro.
     
    A noi invece pare che non sia chiaro proprio per niente.
    La frase era questa: “intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco)… perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento, onorevole Berlusconi, vorrà mettere a disposizione una delle sue reti televisive.
     
    Come diavolo ha potuto Ingroia, leggendo in lingua italiana, vedere in questa frase il cosiddetto “contributo”, condizionato alla concessione di una rete televisiva da parte di Berlusconi? E inoltre: dove sta scritto che il triste evento dovrebbe riguardare in qualche modo Berlusconi? Non è assolutamente così. E comunque tanto meno “così ovvio”.
    In lingua italiana, sgrammaticature a parte, c’è solo scritto che l’autore intende apportare il proprio contribuito affinché un certo evento sia scongiurato.
     
    Per quanto riguarda poi la convinzione dell'autore che Berlusconi vorrà mettere a disposizione una sua televisione, la prima cosa che viene in mente, a leggerela lingua italiana (pur stranamente sgrammaticata) è che tale prospettiva fosseriferita al mero intento di informare o divulgare, cioè quello di poter renderepubbliche le circostanze relative al triste evento. Anzi, viene naturale, nelleggere le parole "evento" e "reti televisive", pensare alla divulgazione televisivadi un evento, punto e basta.
     
    Il “purché”, vale a dire la connessione di natura estorsiva fra la "cacciata" dell'evento e la disponibilità di una TV, nel bigliettino non c'è. Non esiste.
    È invece, purtroppo, un'incredibile forzatura di Ingroia. Non di Ciancimino.
    Di Ingroia.
    E con tutto rispetto per il dr. Ingroia, direi che è appena normale che un uomo scaltro come Massimo Ciancimino abbia percepito in quell’affermazione, in quel “purché”, diciamo, una certa aspettativa da parte del magistrato (magari inconscia, certamente) di potersi sentir dire qualcosa che coinvolgesse Berlusconi, forzosamente o meno, in un accordo preteso dalla mafia. Ecco quindi Fratel coniglietto chiedere tempo per pensarci un po' su, per capire se e come assecondare questa nuova ed inattesa versione dei fatti, con tanto di canale TV chiesto "in baratto":
     
    CIANCIMINO: Sì lo so ma mi posso riservare però mezza giornata per rispondere?
    INGROIA: No…

    Ingroia non gli concede tempo. Anzi, gli mette anche un po’ di sale sulla coda
    e di pepe nel sedere:

    INGROIA: … lei non si può riservare, lei si può avvalere della facoltà di non
    rispondere, con tutto, diciamo, quello che… le…
    CIANCIMINO: Le conseguenze del caso.…
    INGROIA: … con le conseguenze del caso, certo, valutazioni che noi possiamo
    fare di un suo atteggiamento del genere ma è nel suo diritto avvalersi della
    facoltà di non rispondere, per carità.
     
    Il magistrato quindi, dopo aver diffidato, e quindi impaurito, il testimone sulle conseguenze della sua eventuale reticenza (l’avesse fatto anche in certe altre occasioni…), subito incalza:
     
    INGROIA: La domanda è: che lei sappia, suo padre
    CIANCIMINO: La so la domanda.
    INGROIA: E io gliela faccio esplicitamente: che lei sappia suo padre questa richiesta
    la faceva a nome proprio o per conto di, di altri?
    CIANCIMINO: Per nome proprio e per conto di altri…
    INGROIA: E questo…
    CIANCIMINO: … del LO VERDE.
    INGROIA: … per conto di PROVENZANO. E questo lei lo sa… Ha fatto un cenno col
    capo affermativo, ma per la registrazione bisogna dire di sì, anche perché le faccio
    notare un’altra cosa che a lei non sarà sfuggito perché è abbastanza intelligente per
    essersene reso conto e forse lo sapeva già, che benché la grafia sembra, io non faccio
    diciamo il perito grafico, ma insomma si nota…
    CIANCIMINO: Lo sa che non… comunque…
    INGROIA: … benché la grafia, vedremo se è di suo padre o non di suo padre, però è
    la grafia di una persona apparentemente diciamo che sa scrivere, il contenuto però,
    il testo, l’italiano…
    CIANCIMINO: Non è di mio padre.
     
    Attenzione bene ai passaggi che abbiamo appena letto.
    Da essi, nonché dalle circostanze oggettive, si possono tenere i seguenti punti fermi:
    1) Ingroia sa, cioè ha capito benissimo, che il pizzino n.1 non è stato scritto da don Vito. Sa che quella non è la sua grafia.
    2) Ingroia non sa, non lo sa ancora e non lo può neppure immaginare, dell’esistenza della “lettera n.2”, e vale a dire non sa dell’esistenza di una nota di don Vito scritta, sostanzialmente, in nome e per conto di Provenzano, essendo di fatto, come dice oggi Ciancimino, un “aggiustamento”, una rielaborazione del pizzino di Provenzano stilata in carcere da don Vito per conto del boss.
     
    Di conseguenza, allo stato delle conoscenze di Ingroia in quel preciso momento dell’interrogatorio, quello doveva essere semplicemente un pizzino scritto da mano sconosciuta, da parte di qualcuno che affermava di intendere operare per scongiurare un triste evento, evento per il quale l’autore era sicuro che Berlusconi avrebbe reso disponibile una sua rete televisiva, pizzino che Ciancimino Junior aveva attribuito erroneamente, o falsamente, a suo padre.
    Nonostante tutto questo egli, prima diffidandolo, indi sottoponendogli una domanda perentoria e pretendendo una risposta perentoria, pare suggestionare il testimone ipotizzando, in pochi secondi, che quel pizzino potesse riguardare “una richiesta”, atta a condizionare Berlusconi ("purchè"), promossa da don Vito “per conto di Provenzano.
     
    E dico “suggestionare”, perché di fatto, egli pone al testimone una domanda che contiene già la risposta, aspettandosi semplicemente una conferma. E la conferma naturalmente arriva, immediatamente, ed è una conferma che Ingroia si aspettava:
     
    INGROIA: “… per conto di PROVENZANO. E questo lei lo sa… Ha fatto un cenno col capo affermativo, ma per la registrazione bisogna dire di sì, ANCHE PERCHÉ le faccio notare un’altra cosa che a lei non sarà sfuggito perché è abbastanza intelligente per essersene reso conto e forse lo sapeva già, che benché la grafia sembra, io non faccio diciamo il perito grafico, ma insomma si nota…“

     
    … si nota che non è la grafia di don Vito. Benissimo. E quindi?
     
    Anche perché” che cosa? In base a quale logica la circostanza che quel pizzino NON risultava scritto da don Vito, sarebbe dimostrativa del fatto che si trattava di una richiesta di don Vito a Berlusconi fatta per conto di Provenzano?
    A Ingroia pare logico e naturale, a noi assolutamente no; anzi, intravediamo qualcosa di assurdo e grottesco, come in una pièce di Jonesco.
    E a questo punto, Massimo Ciancimino chiede pausa. Bevutina, 5 minuti per una pisciatina, 5 minuti di colloquio a tu per tu con il suo avvocato, e al suo ritorno al tavolo dell'interrogatorio, è pronto a dare conferma a quella versione dei fatti un tantino, diciamo, creativa, che riesce così gradita al dr. Ingroia.
     
    DI MATTEO: … Allora signor CIANCIMINO, intanto ci dica definitivamente e
    chiaramente, la grafia del manoscritto che le abbiamo mostrato è quella di
    suo padre?
    CIANCIMINO: No…
    DI MATTEO: No.
    CIANCIMINO: … escludo che sia quella di mio padre.
    DI MATTEO: Ci dica chiaramente anche quello che poc’anzi…
    CIANCIMINO: Non è neanche la mia, ve lo… prima che mi fate la domanda ve
    lo dico se volete…
    DI MATTEO: … ci dica chiaramente se lo sa, quello che già poc’anzi ha accennato
    nell’ultima parte dell’interrogatorio prima della pausa, questo documento
    è stato predisposto…
    CIANCIMINO: Io non so da chi è stato scritto, so che a mio padre è stato
    consegnato dal LO VERDE.
    DI MATTEO: È stato consegnato da suo padre, a suo padre da LO VERDE…
    CIANCIMINO: Esatto.
    DI MATTEO: … alias PROVENZANO?
    CIANCIMINO: Sì, alias Bernardo PROVENZANO e che lo stesso era indirizzato…
    INGROIA: Aspetti, aspetti un attimo… e che lo stesso era indirizzato…?
    CIANCIMINO: All’Onorevole, al dottore Marcello DELL’UTRI e so che
    sicuramente… la situazione che riguardava, qui mi riservo comunque di leggere
    anche le carte, riguardava… so che mio padre aveva chiesto un attimo, si era…
    faceva un po’ da moderatore non da passacarte, voleva un attimo, come al
    solito, cercare di sedare un po’ di animi e cercare di moderare la situazione.
    (…)
    INGROIA: Quindi lei ha detto poc’anzi che suo padre ha fatto da moderatore
    di questa iniziativa perché evidentemente era un’iniziativa dal contenuto
    minaccioso evidentemente.
    CIANCIMINO: Sì.
    INGROIA: Contenuto minaccioso che aveva destinatario ultimo, come si
    evince dalla parte del documento che noi abbiamo, l’Onorevole BERLUSCONI
    e aveva come tramite l’Onorevole DELL’UTRI e quindi…
    CIANCIMINO: Sì, per un cambio di atteggiamento che avevano avuto loro in
    merito a certe situazioni…
     
    Insomma, mi pare che alla fine non si possa negare che sino a qui, più che un rendiconto dei fatti scaturito dalla diretta conoscenza del testimone, a verbale è stata posta una mera serie di passive conferme (esatto…, sì…, sì…, sì…) del testimone ad una catena di passaggi, con i quali i magistrati hanno ipotizzato una ricostruzione piuttosto suggestiva dei fatti.
     
    Ma una volta assecondati i PM anche se un poco a denti stretti, sulla visione generale degli eventi, Ciancimino Junior ha buon gioco a vestire i panni del Fratel coniglietto terrorizzato dal campo di pruni:
    Cercavo di auto-proteggermi”, essendo “preoccupato perché, preoccupato perché
    giustamente preoccupato, giustamente preoccupato…
    Voglio che sia proprio detto che io ho… se dobbiamo parlare di questo argomento io
    ho tanta paura.”
    È un discorso… l’ho scritto, è un discorso che è cento volte più grande di me.”
    Ho paura” e "Ribadisco che ho un terrore folle e vorrei non affrontare più l'argomento…"
     
    E ancora oggi ci ricorda, nel suo libro (Don Vito): “Non avevo proprio voglia …
    di andarmi a cacciare nel tritacarne delle vicende di dell’Utri e Berlusconi[1].
     
    E naturalmente, più lui dice di aver paura ad affrontare argomenti più grandi di lui e quindi di non volerne parlare, più i magistrati pretendono che parli proprio di questi argomenti, e più afferma di aver tardato nel raccontare un fatto inverosimile a causa della fifa, più ai magistrati quel fatto pare verosimile, e sono pronti a perdonargli i cambi di versione, ed i precedenti strafalcioni.
    Ed è per questa ragione, evidentemente, che se oggi gli stessi pubblici ministeri, di fronte ad alcuni paurosi cedimenti del costrutto logico messo su dal testimone dichiarazione dopo dichiarazione, tentano di chiarire le incongruenze o le reticenze (poiché ad esempio, l’aver fatto attendere i magistrati, per 7 mesi, prima di produrre la lettera n.2, è di fatto una forma di reticenza) con lo stesso teste pretendendo da questi precisazioni che egli non può fornire, se non smentendo se stesso, o comunque non vuole fornire, essi si sentono rispondere, nell’aula di un tribunale: “ma vedete… siete voi che per la prima volta mi mostrate
    qualcosa con scritto il nome di Berlusconi… non avevo mai parlato io di questo, non ne volevo parlare… (…)… è stato non un piacevole interrogatorio… è stato abbastanza contradditorio… ribadisco anche la mia riserva che ho espresso anche negli ultimi interrogatori che abbiamo… nel momento in cui dovevo fare questo tipo di affermazioni pubbliche mi sarei riservato di valutarne l’opportunità. Vista la natura degli argomenti trattati.”.
     
    Come dire: in questo ginepraio, in questo campo di pruni, mi ci avete portato voi. Le mie contraddizioni sino ad oggi saranno state anche parecchie, ma a voi è sempre andata bene così. Ora è tardi per le pignolerie.
    E non gli si può dare certo tutti i torti.
    Lui una versione verosimile, probabilmente vera, l'aveva data, e subito.
    Ma qualcuno non ha voluto prenderla neppure in considerazione, ed ha messo mano al timone, virando di bordo verso Berlusconiland. E lui gli è andato appresso.
     
    Se ora qualcosa non funziona, non è mica un problema soltanto suo, no davvero, pare volerci dire il testimone.
    Lui poi, quella verità, l’aveva di nuovo ricordata l’8 febbraio 2010, al processo Mori:
     
    INGROIA: L’ultima frase: “sono convinto che questo evento on. Berlusconi
    vorrà mettere a disposizioni [sic] una delle sue reti televisive.”
    CIANCIMINO: Sì, ho fatto la domanda specifica a mio padre, in quanto
    pensavo di collegare la stessa a quella che era stata sempre avanzata da mio
    padre come richiesta primaria, in quello che doveva essere un’eventuale sua
    audizione all’i… innanzi alla commissione antimafia, in quanto lo stesso mio
    padre, nonostante essendo stato l’unico di fatto politico, almeno allora,
    condannato per mafia, e nonostante lo stesso mio padre, ogni commissione
    antimafia che veniva insediata aveva avanzato direttamente richiesta di essere
    ascoltato, io consideravo che la messa a disposizione della televisione, era
    da collegarsi a questo tipo di situazione
     
    Ma poi ritorna nei ranghi:
     
    … Ebbe mio padre invece a spiegarsi che, appunto, non era collegata al fatto
    che la televisione doveva essere messa a disposizione durante la sua audizione,
    ma era qualcosa di più ampio. Lui aveva usato questa frase, riferibile a quella
    che era stata appunto l’interv…
    INGROIA: Lui chi?
    CIANCIMINO: Il… il… mio padre, aveva usato, anche il Provenzano sotto
    consiglio di mio padre , ha usato quella che era la frase da lui detta anzitempo
    quando aveva comprato la sua rete TV, per riportarla ai nostri giorni.
    Ovviamente si riferiva non più solo a una televisione, ma si riferiva a tutto
    quello che in quel momento il Berlusconi, la sua forza politica, rappresentavano.
    Per cui non era solo limitato all’uso di una televisione. Mio padre riportava
    per far ricordare quelle che erano le sue parole dette all’intervista di… fatta
    a Repubblica. Oggi ovviamente, nel 94, diceva mio padre, nel 94, ovviamente,
    questo contributo doveva essere molto più ampio in quanto lo stesso non
    era più proprietario solo di una televisione privata, bensì di un gruppo editoriale
    ben più ampio, e di una posizione politica di fatto che rappresentava il partito
    di maggioranza. Per cui non era… era un messaggio cifrato, non era diretto
    che mio padre aveva bisogno di una diretta TV… o di chiunque…
     
    Ora, si rifletta bene su questa frase: “io consideravo che la messa a disposizione della televisione, era da collegarsi a questo tipo di situazione.” (e cioè quella di denunciare e dimostrare ai mass-mediache le sue richieste di deporre dinnanzi alla Commissione antimafiae quindi di collaborare erano rimaste per anni lettera morta – nda)
     
    Ma come? Ma non lesse lui stesso ad alta voce, in carcere, la lettera dove Provenzano chiedeva a Berlusconi di utilizzare le televisioni, asuo padre che poi la “rielaborò”?
     
    Sì che la lesse.
    Lo fece dopo averla ritirata da soggetti vicini agli ambienti del Lo Verde, così come l'altra, ed una delle due viaggiava insieme a 500 bigliettoni. Così ci ha raccontato.
     
    Ed in quelle due occasioni, tutte e due, il padre diede al figlio "dei fogli suoi scrittida riconsegnare al Lo verde"[2]. Le rielaborazioni.
    E dunque, quale attinenza possono avere Bernardo Provenzano e la sua estorsione televisiva a Berlusconi, con l’inettitudine delle persone preposte ad accogliere le istanze di Ciancimino, da quando lui aveva richiesto di essere ascoltato in Commissione antimafia?
     
    Come ha stigmatizzato Travaglio, oggi noi "sappiamo anche che cosa voleva la mafia da lui: una televisione". Ma Massimo Ciancimino questo doveva saperlogià allora, quando lesse il pizzino ad alta voce in galera a suo padre che prendevaappunti, e leggendolo "nella sua interezza", con le minacce di morte a PiersilvioBerlusconi, così come sapeva che la lettera che suo padre gli ritornò era solouna "rielaborazione" dove egli "aggiustava" e "perfezionava" i contenuti dellaprecedente, quella dove la mafia voleva una televisione.
     
    COME POTEVA dunque, Ciancimino Junior, aver considerato salvo diversa spiegazione che gli diede poi suo padre – che la richiesta di un canale televisivonella lettera “figlia”, soltanto rielaborata da don Vito, fosse da collegarsi “aquesto tipo di situazione”, vale a dire alle mancate audizioni di don Vito incommissione antimafia in veste di collaboratore, quand’era invece a perfettaconoscenza che la “madre” (nata prima della figlia) era stata scritta daProvenzano e che pertanto, come aveva potuto leggere egli stesso ad alta voce
    nel carcere di Rebibbia e come oggi rileva l'infallibile Travaglio, era lo stesso Provenzano, cioè la mafia, a volere una televisione, anzichè suo padre quale potenziale collaboratore di giustizia?
     
    Questo quesito deve esserselo posto anche il dr. Ingroia, quando domanda:
    Lui chi?
     
    Ed allo stesso modo, in altro momento dell’udienza:
     
    INGROIA: Aspetti un attimo.
    CIANCIMINO: Prego!
    INGROIA: Ma, andiamo per ordine. Chi è l’autore di questa lettera?
    CIANCIMINO: Prego?
    INGROIA: L’autore della lettera chi è?
    CIANCIMINO: L’autore della lettera, mi arriva da ambienti vicini al Lo Verde… ora io
    non so, realmente, chi l’ha scritta.
    INGROIA: No, siccome lei dice: “fu un’idea di mio padre”, volevo capire qual era la
    connessione tra l’autore della lettera e questa stessa considerazione che sta facendo
    lei…
    [1] Dal verbale d'interrogatorio di M.Ciancimino del 01/07/2009 della Procura di Palermo – si veda da pag. 121
     
    Come sarà già arrivato a percepire chi ha saputo seguire il mio sottile ragionamento, la lettera “madre” di Provenzano e le ragioni stesse della sua esistenza così come le ha esposte Massimo Ciancimino, cozzano frontalmente con la logica. E con la sua stessa logica, per giunta, quando considerava che la messa a disposizione della televisione, era da collegarsi a questo tipo di situazione (cioè al desiderio di don Vito di denunciare il rifiuto opposto alla sua volontà di parlare e collaborare).
    Più volte il testimone ha cercato di arrampicarsi sui vetri cercando di convincere noi, ma soprattutto i magistrati, che il pensiero espresso nella lettera n.2, era in realtà il pensiero di Bernardo Provenzano già espresso, pur a seguito dei suggerimenti dati in tempi pregressi dallo stesso don Vito in veste di consigliori, nella lettera n.1, soltanto rielaborato.
    Ma un castello di carte al confronto è cemento armato: è una storia che non regge. Ciò che si vede benissimo, è che il pensiero della lettera di don Vito appartiene solo a don Vito, e a nessun altro. Tanto meno al boss Bernardo Provenzano, con cui i rimpianti e la rabbia di don Vito per l’inettitudine di chi non ha voluto udirlo in veste di collaboratore, non c’entrano evidentemente nulla.
    Ma adesso, che si fa?
    È stato forse Massimo Ciancimino a far sì che Repubblica, il 3 luglio 2009, poche ore dopo le sue dichiarazioni, titolasse: “Cosa Nostra minacciò Berlusconi: Ci metta a disposizione una tv[3]?
    È stato forse lui a far sì che sempre Repubblica, nonostante il verbale della sua testimonianza fosse stato secretato, scrivesse: “Cosa nostra voleva a sua «disposizione» una delle reti televisive di Mediaset. La singolare richiesta emerge da una mezza lettera il cui mittente sarebbe Totò Riina, sequestrata nel 2005 nel garage di Massimo Ciancimino“?[1] (Già, una bella sciocchezza, quella di Riina “mittente”).
    Ed il quotidiano poi continua: “Da indiscrezioni si è comunque appreso che Ciancimino avrebbe riconosciuto la lettera che, attraverso Bernardo Provenzano, sarebbe stata inviata da Totò Riina [! – nda] a Vito Ciancimino. Non è noto se sia stata mai spedita o ricevuta da Silvio Berlusconi che, prima di entrare in politica, avrebbe ricevuto minacce di morte tanto da assumere come «stalliere», su segnalazione di Marcello Dell'Utri, il defunto boss Vittorio Mangano.”
    E figuriamoci se poteva mancare Mangano.
     
    E l’11 luglio 2010, a firma di Alessandra Ziniti, col già citato articolo “Dell'Utri doveva consegnare le lettere della mafia a Berlusconi”, il quotidiano torna alla carica:
     
     
    Dal gran calderone dell'inchiesta sul tesoro di don Vito Ciancimino, a distanza di quattro anni, vengono fuori ben tre lettere che, negli anni a cavallo delle stragi, fra il 91 e il 94, l'allora capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano avrebbe indirizzato a Silvio Berlusconi, alla vigilia e subito dopo la sua discesa in politica. Grandi mediatori della trattativa Vito Ciancimino e Marcello Dell'Utri. Questa almeno la verità di Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco, da qualche mese diventato collaboratore di giustizia […] «Una cosa cento volte più grande di me», ha fatto mettere a verbale ora Ciancimino jr, ai pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo ai quali ha ribadito che quel "pizzino"
    strappato ritrovato adesso era in realtà una lettera di due pagine.”
     
    E poi c'è nientedimeno che Marco Travaglio, caspita, che ha già preso atto che la mafia voleva una televisione da Berlusconi, e che quindi si domanda "come mai la Procura di Grasso, quando interrogò Ciancimino junior per giorni e giorni, non gli pose neppure una domanda su quella lettera autografa di Riina [sic, bella minchiata - nda] diretta a Berlusconi?[4]"
    Beh, insomma, quando certi soloni hanno già dato fiato a certe trombe, dopo chi glielo va a spiegare ai lettori, nel caso quella di Ciancimino Junior, quella “cosa cento volte più grande” di lui, fosse invece una patacca?
    Chi avrebbe il coraggio, se tutta questa faccenda delle lettere della mafia a Berlusconi fosse una sola stratosferica, di spiegarglielo a Salvatore Borsellino, ora che lui ha scritto sul suo sito web 19 luglio 1992: «Perchè non dovrei sedermi accanto a Massimo Ciancimino?… a me interessa quello che sta dicendo perchè può essere utile per l'accertamento della verità»… «Quando lo dicevo io che mio fratello venne ucciso per la trattativa tra lo Stato e Cosa nostra, mi prendevano tutti per pazzo, adesso finalmente c'è anche un'altra persona che lo dice e che potrebbe arrivare in
    questo in modo alla verità»[5]?
    E a Benny Calasanzio, che utilizzò Ciancimino come supporter della sua campagna elettorale? A Giorgio Bongiovanni, l’ufologo-mafiologo di Antimafia 2000 che ospita un alieno luminoso dentro di sé, e che scrisse: “Le sue [di Ciancimino – nda] dichiarazioni vengono sottovalutate, invece sono importantissime. I magistrati che lo stanno interrogando sono l’eredità di Falcone e Borsellino ma c’è una stampa che sta remando contro questa collaborazione, perché un potere non vuole che Ciancimino parli[6], tutti costoro insomma, ove la lettera a Dell’Utri di Provenzano fosse il parto della fantasia di un bufalaro, chi avrebbe il coraggio
    di metterli al corrente?
    Un bel dilemma.
    Ma il nostro testimone, pare tranquillo: Oh, ragazzi, nel ginepraio, nel campo di pruni, forse la verità scricchiola, ma guardate che mica l'ho voluto io, di entrarci in questa maniera…

     
    [1] Questo dice e scrive oggi. Invece il 9 luglio 2008, durante un interrogatorio, sempre in procura a Palermo, quando Ingroia, a proposito dello "scavalcamento" di don Vito nella trattativa, gli domandò: "Non fece mai ipotesi su chi potesse essere stato a scavalcarlo?", egli rispose con un netto: "Mi disse il nome di DELL'UTRI.". Ciancimino quindi non ha voglia di andarsi a cacciare nel tritacarne delle vicende di Dell'Utri, salvo tranquillamente, in altra occasione, additarlo niente niente come il sostituto di suo padre nella trattativa fra mafia e Stato, un "cavallo vincente", "che poteva essere l'unico che poteva gestire una situazione simile".
     [2] Dal verbale d'interrogatorio di M.Ciancimino del 01/07/2009 della Procura di Palermo
     [3] "Cosa Nostra minacciò Berlusconi: Ci metta a disposizione una tv" di F. Viviano – Repubblica – 3 luglio 2009
    [4] "Amnesy International" di Marco Travaglio – l'Antefatto – 3 luglio 2009
    [5] "Salvatore Borsellino: ''Ciancimino può aiutare per l'accertamento della verità''" ADNKRONOS – 20 maggio 2010
    [6] "I Servizi non sono affatto ”deviati”, servono logiche di potere occulto ed economico''" Antimafia2000 – 30 aprile 2010

     
    • anonimo 22:32 on 24 April 2011 Permalink | Rispondi

      Sempre bravissimo Enrico !
      Segnalo di nuovo ad alcuni amici questo tuo interessantissimo scritto
      Maria

    • anonimo 09:53 on 26 April 2011 Permalink | Rispondi

      Le segnalo un altro articolo di Bordin:

      http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/387687/

      anche se immagino lo sappia già.
      Buona giornata e buona Pasqua in ritardo

      Luigi

    • anonimo 19:00 on 13 October 2011 Permalink | Rispondi

      Ciao

      Scrivo per lamentare l'impossibilità di acquistare il libro "Prego, dottore!"; volendolo aggiungere al carrello mi vengono negate entrambe le combinazioni di acquisto; sono andato direttamente sul sito, effettuando la ricerca per titolo e autore, ma non risulta nulla.

      Come si può rimediare? Grazie
      Riccardo

    • enrix007 11:00 on 22 October 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Riccardo, il libro è esaurito ma ne ho ancora qualche copia che volevo conservare. Se mi dai un indirizzo e-mail, ti contatterò.

    • anonimo 00:09 on 24 October 2011 Permalink | Rispondi

      Non sono iscritto e quindi dovrei darti la mail qui pubblicamente.
      Se per te non è un problema ti prego di scrivermi qui
      http://www.hw2sw.com/contact-us/.

      Grazie
      Riccardo

      P.S.: a me va bene anche il pdf :)

  • Avatar di enrix

    enrix 11:31 on 24 April 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: , massimo ciancimino   

    BOZZE DI PAPELLI?

    pizzino
     
    Il 29 settembre 2009, nel corso di una sua deposizione in procura a Palermo, con verbale già agli atti del processo “Mori”, Massimo Ciancimino parlò di un documento, acquisito dagli inquirenti che glielo mostrarono in quell'occasione chiedendo spiegazioni, dove erano apposte alcune annotazioni scritte di suo proprio pugno.

    Più nel dettaglio, si trattava di un’elencazione "riassuntiva" di 5 dei 12 punti che a dir suo sarrebbero stati presenti nel papello (quello nella foto qui sopra, che all'epoca non era ancora stato consegnato da Junior, e quindi i PM non potevano conoscere): così fu definito in quell’occasione dallo stesso M.Ciancimino e dai Procuratori che la stavano interrogando, e quindi così compare a verbale.
     
    Quindi in quell’interrogatorio gli fu mostrato il documento, e gli fu chiesto di leggere ad alta voce quei 5 punti.
     
    Lui li lesse, ed ora li elenchiamo così come lui li lesse:
    Maxi Processo;
    416 bis
    carcere casa;
    arresto flagranza di reato;
    defiscalizzare benzina
     
    Su questi punti, che, ripeto, erano annotazioni autografe del testimone attualmente detenuto in carcere a Parma, gli fu chiesto dal dott. Ingroia se all’epoca, mentre lui annotava, aveva il papello davanti agli occhi.
     
    Ciancimino junior rispose che non ricordava se aveva annotato a memoria o avendo davanti sé il papello.
     
    Quindi gli fu chiesto perché si fermò riportando 5 soli punti e omettendone altri.
    Lui  rispose che era finito lo spazio sulla carta, e allora gli fu fatto notare che poteva voltare pagina.
     
    Gli fu chiesto perché li aveva annotati proprio su quel documento.
    Lui rispose che non lo sapeva, e aggiunse: “perché ce l’avevo tra le mani, perché dovevo scriverli là, non lo so.”
     
    Gli fu chiesto perché aveva annotato proprio quei 5 punti.
    Lui rispose: “Perché credo che facevano parte di quelli discutibili…”
     
    Ma ciò non è vero, non è vero che facevano tutti parte di quelli discutibili, ed ora vi spiego perché: perché 3 di quei 5 punti, vale a dire: maxi-processo, 416 bis, e arresto flagranza di reato, compaiono anche sul contropapello, e il contropapello è il documento che secondo Massimo Ciancimino è stato compilato da suo padre con le richieste “aggiustate” da mettere in trattativa con lo stato, in quanto quelle del papello, secondo don Vito e sempre per quello che dice il figlio, erano “un cumulo di minchiate”, “irricevibili”, cioè appunto discutibili.
     
    Anzi: “416bis”, compare SOLO sul contropapello, l’elenco delle richieste aggiustate da suo padre, e non sul papello.
     
    Per la precisione, accade questo:

    4 dei 5 punti, sono richieste del papello, di cui 2, soltanto del papello.
    3 dei 5 punti, appaiono sia sul papello che sul contropapello.
    1 dei 5 punti, appare solo sul contropapello (416 bis).
     
    Ora, se è vero che i signori pubblici ministeri hanno deciso di prendere il testimone dal lato giusto, obbligandolo finalmente a farla finita con le bugie e le calunnie, allora dovrebbero pure invitarlo a chiarire il motivo per cui  ha affermato nei loro uffici di aver annotato quei 5 punti “perché facevano parte di quelli discutibili…,” quando invece ciò non è vero perché tre di essi appaiono sul contropapello ed uno di essi solo sul contropapello, che come abbiamo detto non espone i punti discutibili, ma quelli preferiti da suo padre.
     
    Ma soprattutto dovrebbero invitare il testimone a spiegare, nel modo più chiaro possibile, visto che l’ha scritto lui, perché mai giace in procura, vale a dire perché mai esiste,  un appunto da lui manoscritto in epoca ignota dove sono annotati punti mescolati del papello e del contropapello. E’ una bella stranezza.
     
    Non vorremmo mai si trattasse di bozze, canovacci, insomma, prove generali, di papelli e affini.

     
  • Avatar di enrix

    enrix 18:47 on 23 April 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: massimo ciancimino,   

    (S)POST-IT
     

    Cari segu(a)ci di questo blog, vorrei che concentraste la vostra attenzione su questo documento:

     
    consegnato spontaneamente
    E’ la fotocopia di un manoscritto di don Vito Ciancimino, un olografo autentico.

    Osservando le righe in alto, quelle che ho evidenziato in giallo, si vede Don Vito fare un accenno al suo libro “Le mafie”, registrato alla Siae nell’ottobre del 92”.

    Quindi Ciancimino Senior, scrive, di proprio pugno, di avere “SPONTANEAMENTE consegnato al colonnello dei carabinieri Mario MORI dei ROS” una copia della bozza del suo libro “Le mafie”, e ciò sempre nell’ottobre del 92.

    Ora, come è noto, è agli atti del processo a carico del generale Mori, un post-it, o meglio, un ritaglio di un post it, (chissà perché quando penso a Ciancimino junior, mi salta in mente Edward mani di forbice), dove compaiono praticamente le stesse parole, scritte sempre da don Vito: “consegnato SPONTANEAMENTE al colonnello dei carabinieri Mario MORI dei ROS”.

    SPOST IT
    Come tutti sapranno, un post it è un foglietto che si può appiccicare facilmente ad una superficie, e che con la stessa facilità si può staccare dalla stessa per appiccicarlo ad un’altra superficie.

    Uditi in dibattimento, i periti della Polizia Scientifica hanno indicato il marchio di fabbrica, di questo post it, e ci hanno detto che si tratta di un post it che in quanto tale si può appiccicare, staccare e riappiccicare varie volte senza lasciare traccia da un punto all’altro.

    Ora, nonostante questa intrinseca qualità di questo tipo di foglietti, e vale a dire quella di poter essere trasferiti con facilità per qualsiasi ragione da un foglio all’altro, stando ai postulati dell’accusa, questo post-it in particolare vorrebbe essere considerato esclusivamente come parte integrante di una fotocopia del cd. “papello”, e ciò, soprattutto anche grazie agli apporti di Massimo Ciancimino. (apporti testimoniali, beninteso).

    Ora, io, su questo dettaglio, stavo provando a ragionare.

    Tenere nella propria abitazione una copia del proprio libro, “Le mafie” con un post-it appiccicato, scritto di proprio pugno, post-it che teneva nota del fatto che una copia di quel libro era stata consegnata SPONTANEAMENTE al colonnello Mario mori dei Ros, esattamente come dichiarato nell’appendice di documento che ho qui riportato, poteva essere qualcosa che rientrava perfettamente nel personaggio di don Vito.

    Viceversa, conservare appiccicato ad una fotocopia del papello, per quanto nascosta in mezzo alle enciclopedie, un post-it scritto di proprio pugno recante quella scritta “consegnato SPONTANEAMENTE al colonnello dei carabinieri Mario MORI dei ROS”, era un errore che difficilmente l’ex sindaco di Palermo avrebbe mai commesso.

    E questo ce lo conferma lo stesso Massimo Ciancimino nelle sue testimonianze. 

    Cito un passaggio, dai verbali delle sue deposizioni in procura: “…mio padre aveva paura, visto che poi lo toccava lui, (sta parlando di un documento – ndr) che tutto questo potesse lasciare impronte digitali, infatti voi se avete preso… quando hanno fatto una perquisizione a casa di mio padre, c’era sempre, lui diceva che usava il giornale per leggere… cioè questi guanti in lattice, lui fondamentalmente diceva: fai una copia… voleva che andavo a fare io la copia, con i guanti addirittura eeh, la portavo… e le sue impronte no, perché non dovevano esserci, anche perché era già schedato, mio padre nell’84 era stato arrestato per il periodo di un anno…”

    Allora, qui c’è una stranezza. Massimo ciancimino da un lato afferma, dinnanzi ai Procuratori della Repubblica,  che suo padre  non voleva lasciare tracce che lo collegassero ai documenti, tanto da non volerli neanche toccare e da usare guanti di lattice, e dall’altro, viceversa, afferma che suo padre avrebbe voluto appiccicare un post-it proprio al più scottante di questi documenti, un post-it non solo recante impronte digitali, ma persino manoscritto di proprio pugno, che lo avrebbe collegato direttamente ad un reato, perché quel documento, proprio in quanto avvalorato dal post-it che lo indicherebbe come consegnato al colonnello Mori, diviene la prova di un reato non solo per il colonnello Mori, ma anche per lo stesso don Vito.
    E, per giunta, perpetrato proprio in un periodo in cui il vecchi Ciancimino era terrorizzato dal dover ritornare in carcere.

    Ad ogni buon conto, allo stato attuale, noi dovremmo credere che quel post-it apparteneva al cd. papello, anziché al manoscritto “Le mafie”, dal quale poteva tranquillamente essere spostato (se vi fosse appartenuto), semplicemente sulla parola di una persona che attualmente è in carcere per aver prodotto un documento calunniatorio, il frutto di un tarocco fabbricato col Photoshop.

    Una bella prova di fiducia.

     
    • anonimo 22:04 on 23 April 2011 Permalink | Rispondi

      è impressionante anche i caratteri sembrano uguali!  ingroia che dice al riguardo?

    • anonimo 22:36 on 23 April 2011 Permalink | Rispondi

      Carissimo Erix,
      dopo gli Auguri per una Pasqua serena che Le invio con tutto il cuore, desidero rivolgerLe una sola parola: "Grazie" !!!

      renzo

    • anonimo 02:05 on 24 April 2011 Permalink | Rispondi

      La perizia calligrafica è o non è una scienza esatta? Se è una scienza esatta, una volta fatta seriamente una perizia, non c'è bisogno di una controperizia… o se cmq c'è una controperizia, i risultati saranno gli stessi. Se è una scienza esatta, tutti i documenti riportati da ciancimino sono risultati autentici ad esclusione di uno che è risultato falso. Se la perizia non è una scienza esatta, le possibilità sono tante… è possibile che tutti i documenti siano falsi, che tanti documenti siano falsi, che alcuni documenti siano falsi, che un documento sia falso… e analogamente… tutti i documenti sono veri, tanti documenti sono veri….un solo documento è vero ecc.

    • enrix007 08:53 on 24 April 2011 Permalink | Rispondi

      Sympatros, (autore del messaggio n°3) ciò che dice la perizia è ciò che è scritto sulla perizia, e ciò che è scritto sulla perizia è esattamente ciò che scrive ed afferma il sottoscritto.

      I documenti "autentici" di cui parli tu, sono al 95% documenti portati per il confronto grafico e non adducenti alle tesi dell'accusa (es: documenti dove don vito raconta quant'è bravo il suo medico, com'è bello passeggiare per Roma, ricevute postali, firme su documenti tipo la carta d'identità, ecc…). Sull'altro 5%, cioè quello che conta,  i periti non dicono ciò che conta (es: in questo caso, da dove provenga il post-it), altre volte lo dicono, e confermano che Massimino ha fatto dei collage (vedi mio articolo precedente) ed altre ancora non si pronunciano, perchè alcuni documenti per il momento, non li hanno esaminati nonostate fossero agli atti del processo (es: la lettera di don Vito a Berlusconi).

      Ora, nel caso di Ciancimino, le perizie della Polizia Scientifica sono una formalità giuridica, perchè il suo lavoro è visibile anche ai profani.

      A meno che, i profani in questione  siano fessi come te, cui ho passato una delle consuete porcherie da mestatore solo perchè è Pasqua.

      Ma è l'ultima, stai tranquillo.

    • anonimo 10:29 on 24 April 2011 Permalink | Rispondi

      Renzo ringrazia il segugio, ma il grazie va dato alla polizia scientifica che ha scoperto il falso mica al segugio!

    • anonimo 12:29 on 26 April 2011 Permalink | Rispondi

      Enrico,ma stai ancora a rispondere a un deficiente fannullone come sympatros?Su,su,lascia perdere,hai cose piu' importanti da gare!
      Maury

    • anonimo 18:39 on 26 April 2011 Permalink | Rispondi

      E le segnalo l'interessante commento di AJANNONE del 26 aprile 2011 at 15:47 nell'articolo di Facci sull'argomento:

      http://www.ilpost.it/filippofacci/2011/04/26/chi-si-e-fidato-di-ciancimino/

      Luigi

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    enrix 15:00 on 23 April 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: , frqancesco messineo, , , massimo ciancimino, ,   

    ECCO I DUE PESI E LE DUE MISURE DELLA PROCURA DI PALERMO 

    UNO PER DE GENNARO, ED UNO PER BERLUSCONI: ECCO I DUE PESI (E LE DUE MISURE) DELLA PROCURA DI PALERMO
     
    cianciallegro

    Mentre scriviamo, Massimo Ciancimino è in galera.
     
    Ce lo hanno mandato i PM di Palermo. 
     
    Per quale ragione?
     
    Piuttosto semplice.
     
    Lo scorso mese di luglio, messo sotto pressione dalla procure per la questione del  fantasma, pardon, del Sig. Franco/Carlo, (Procure scottate dalla vicenda carnascialesca del dirigente della BMW fotografato ai Parioli, che minacciava querele per essere stato indicato come il presunto fantasma) Massimo Ciancimino prese il coraggio a 4 zampe, e consegnò questa cosa ai pubblici ministeri:

    Contemporaneamente, il 18 luglio, l’editore Aliberti annunciava sul suo sito e sul quotidiano “Il Fatto”  la pubblicazione del clamoroso documento sul libro fresco di stampa “I misteri dell’agenda rossa” (di Viviano e Ziniti), con queste parole:
    «In questo manoscritto inedito di Vito Ciancimino viene rivelata per la prima volta l’identità del signor Franco (o ‘Carlo‘, ndr), alias Keller Gross. Il nome di quest’uomo, probabilmente appartenente ai servizi segreti, appare in un lista insieme a personaggi dell’ex Alto Commissariato dell’epoca per la lotta alla mafia».(Il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2010).
    Fonte: «I MISTERI DELL’AGENDA ROSSA» (Aliberti editore)
    di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti.
     
    Secondo la testimonianza di Ciancimino junior, quel documento risaliva  ai primi anni ’90:  in esso comparivano 12 nomi di investigatori e politici, come l’ex ministro Franco Restivo, l’ex questore Arnaldo La Barbera, il funzionario del Sisde Bruno Contrada, il generale dell’Arma Delfino e il funzionario dell’Aisi Lorenzo Narracci. Nella lista c’era anche un tale Gross e, accanto, le iniziali “F/C”, che, a dire del figlio dell’ex sindaco, avrebbero indicato i due nomi con cui lo 007 era noto: Franco e Carlo. Una freccia collegava poi Gross a un altro cognome: “De Gennaro”.

    “Quando gli chiesero spiegazioni sul perché, tra i tanti nomi citati in un pizzino del padre, ci fosse anche quello di Gianni De Gennaro, Massimo Ciancimino disse di non averne parlato subito per paura di venire considerato un mitomane. (…)  E’ vero come è vero, però, che ai pubblici ministeri che indagano sulla presunta trattativa fra la Mafia e lo Stato, Ciancimino jr disse di avere visto il padre scrivere di suo pugno quel pizzino. Ed invece la polizia scientifica, a cui si sono rivolti il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Antonino Di Matteo e Paolo Guido, ha accertato che il nome di De Gennaro è stato preso da un altro documento e piazzato, ad arte, sul pizzino. Non uno qualunque, ma scelto da don Vito Ciancimino per denunciare l’esistenza del “Quarto livello”, un’accozzaglia di infedeli servitori dello Stato, così li bollava l’ex sindaco, responsabili di molti dei mali della storia d’Italia.  (da “Livesicilia”

    Ed oggi RIFERISCE  Il Procuratore di Palermo, Francesco  Messineo “La scientifica ha stabilito con certezza assoluta – spiega Messineo – che il nome di De Gennaro é stato estrapolato da un altro documento presentato da Massimo Ciancimino e posto in quel foglio. In questo momento non ci risulta che ci siano altri documenti ‘falsificati’ ma non lo possiamo escludere, visto che la scientifica analizza i fogli che Ciancimino ci ha dato in vari periodi”.
     
    Fra poco lo vedremo, se è vero che non risulta.
     
    Ad ogni modo le descrizioni date dai giornali, per la maggior parte, restano fumose.
     
    Ecco in realtà ciò che è accaduto:

    L’elenco di nomi illustri, lo ha scritto Massimo Ciancimino di suo pugno. Ce lo ha rilevato per primo Marco Travaglio, con nonchalance, in un suo passaparola dello scorso dicembre, di cui io parlai nel mio articolo “la patacca rossa” (vedi QUI ).  Consapevole che uno scritto non riconducibile al padre, sarebbe stato di scarso valore, ha tirato una riga, avrebbe appiccicato col Photoshop una selezione “copia-incolla” del nome “De Gennaro” scritto da suo padre in un altro documento che non c’entrava nulla, avrebbe stampato, e quindi consegnato il tutto ai magistrati.
     
    Il ragionamento che sta alla base di questo falso, è piuttosto ovvio: se don Vito ha tirato una riga di suo pugno ed accostato un nome a quella lista, vuol dire che quella lista quanto meno non era stata scritta al bar durante l’aperitivo, senza che don Vito ne sapesse nulla,  da qualche furbacchione, ma che invece, in qualche modo, era stata “avvallata” dall’ex sindaco di Palermo.
     
    Un deja-vu, nel malloppo di documenti Cianciminiani. E vediamo un po’ perché.
     
    Il “papello”, scritto da mano sconosciuta, non varrebbe nulla, se non ci fosse appiccicato il post-it scritto da don Vito, con la dicitura “consegnato SPONTANEAMENTE al colonnello Mori” (post-it che invece è pesantemente indiziato di appartenere a tutt’altro documento, come vi spiegherò più tardi in un articolo dedicato all’argomento).
     
    La “lettera di don Vito a Berlusconi per chiedere le televisioni”, non potrebbe avere il significato che gli assegna il testimone, se non ci fosse un bigliettino che ne riporta uno stralcio con calligrafia diversa (e con sintassi un po’ più sgrammaticata), casualmente sequestrato dalla procura in uno scatolone depositato nei magazzini di Massimo Ciancimino, e che lo stesso testimone ha avuto buon gioco nel descrivere come lo stralcio di una bozza di lettera scritta “in ambienti vicini a Bernardo Provenzano”, sulla base del quale don Vito avrebbe realizzato la sua “rielaborazione” da spedire al cavaliere.
     
    La fotocopia della lettera dattiloscritta da don Vito e (mai) inviata al governatore della Banca d’Italia Fazio, dove si legge che Paolo Borsellino si sarebbe opposto alla cd. “trattativa”, sarebbe un documento ben povero di importanza se sotto al testo non ci fosse (sempre fotocopiata) la firma autografa di don Vito e la stessa lettera non fosse stata consegnata, anziché da Massimo, questa volta, dalla sig.ra Epifanìa, vedova Ciancimino, che dice di averla trovata in una carpetta.
     
    E il documento “X”, di cui parleremo fra poco, varrebbe ben poco se non spuntasse nello stesso, il nome del Presidente del Consiglio manoscritto da don Vito, sempre grazie al solito metodo.
     
    Insomma, ci siamo capiti. 
     
    Qui, a dare tono al bigliettino, c’era quella scrittina “De Gennaro”, che qualche mese fa Massimo affermava “di avere visto il padre scrivere di suo pugno”, mentre oggi, dalla galera, ci fa sapere attraverso gli stessi PM di non essere a conoscenza di chi sia stata ad appiccicarla sul suo manoscritto, per poi realizzare la fotocopia che lui ha consegnato in procura.
     
    “Ciancimino jr, in lacrime, nega di avere falsificato il documento. La sovrapposizione del nome dell’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro, non è opera sua. Si è limitato a consegnare il documento così come lo ha ritrovato fra le tante, troppe carte dello sterminato archivio del padre.”
    (da Livesicilia ) 
     
    Forse sarà opera del sig. Franco, a sua insaputa, mentre lui in cucina gli preparava il caffè.
     
    Ma veniamo al sodo.
     
    Abbiamo visto che il dott. Messineo della procura di Palermo, ha dichiarato: “In questo momento non ci risulta che ci siano altri documenti ‘falsificati’
     
    Ma sarà proprio vero?

    Perchè a me invece risulta che ce ne sia uno agli atti bello grosso, anzi, due. Esattamente identici a quello attualmente contestato.
     
    Soltanto che in quei casi, al posto di “De Gennaro”, c’è “Berlusconi”, e ciò evidentemente causa una certa, pur involontaria, distrazione nei nostri inquirenti.
     
    Per capirlo, bisogna esaminare due documenti.  Lo faremo attraverso le classificazioni date agli stessi dai periti della Polizia Scientifica che li hanno analizzati.
     
    Uno è questo:

    fotomontaggio ciancimino 
    E l’altro è questo:

    DOC 3 compPA
     
    Sono due fotocopie.
     
    La prima, è simile in tutto e per tutto alla fotocopia che è costata la gattabuia al nostro testimone.
     
    C’è un elenchino di scritte inquietanti (persino “Rasini Bank” e “Gladio”) prodotte dalla mano di Massimo Ciancimino, (come l’elenchino di nomi, con tanto di sig. Franco, del documento galeotto) con a fianco alcune altre parole scritte, questa volta, per mano di don Vito, fra cui campeggia in prima fila il nome “Berlusconi” accanto a “Ciancimino”. (come già per il nome “De Gennaro” sul documento galeotto).
     
    Ma, come già per “De Gennaro”,  non sono scritte originali, ma bensì frutto di copia-incolla di sezioni di testo di un altro originale, scritto da Vito Ciancimino, e lì riportate grazie alle forbici o a qualche diavoleria tipo “Photoshop”.
     
    Infatti ci sono persino due di queste frasi scritte, e vale a dire “Berlusconi-Ciancimino”, e “Milano truffa e bancarotta” che compaiono nell’altro collage che ho richiamato, come si vede da questo confronto:
     
    fotomontaggio ciancimino2
    DOCUMENTO “X”

    DOC 3 compPA2
    DOCUMENTO “Y”
     
    Il  documento “Y”, non è un documento qualsiasi. Vediamo come ce lo descrisse, all’epoca, Repubblica, sulla sua PAGINA REGIONALE  del 13 febbraio 2010
     
    Ciancimino, rivelazioni su Moro
    nuovo pizzino con nome Berlusconi
     
    Palermo- Nuove rivelazioni sul rapimento di Aldo Moro e nuovi verbali sugli investimenti mafiosi in Milano 2 con la mediazione eccellente di Roberto Calvi. Il tutto corredato da nuovi verbali di interrogatorio e da due nuovi pizzini in uno dei quali, oltre a quello di Marcello Dell’Utri, compare anche il nome di Berlusconi. "Berlusconi-Ciancimino – Marcello Dell’Utri Milano truffa e bancarotta.  Ciancimino-Alamia – Dell’Utri Alberto".
     Eccolo uno dei nuovi "pizzini" consegnati da Massimo Ciancimino ai pm della Dda di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo e depositati oggi al processo d’appello contro Marcello Dell’Utri…”
     

    Ora, è assolutamente acclarato che in questo inquietante pizzino , il documento “Y”, così come nell’altro altrettanto inquietante, il documento “X”,  il nome “Berlusconi” compare grazie ad un lavoro di collage, di copia-incolla fatto col riporto.
     
    Esattamente come il nome “De Gennaro” che è costato tanto caro alla nostra icòna dell’antimafia.
     
    Invece, come è chiaro, fotomontare il nome “Berlusconi”, non costa nulla, è assolutamente gratis.
     
    Eppure che sia un’estrapolazione in stile Photoshop, non lo dico soltanto io, ma lo hanno detto proprio i periti nella loro relazione, che è a mani dei pubblici ministeri ormai da mesi.
     
    Ecco qua:

    COMPARAZIONE

    E allora: che significa la frase:le coincidenze strutturali/proporzionali dei predetti tracciati grafici, entrambi esaminati in fotocopia, consentono di esprimere un giudizio di riconducibilità degli stessi da un unico originale” ?
     
    Molto semplice. Significa che c’era un originale, dal contesto ovviamente diverso,  e che qualcuno ha trasferito da quello le scritte“Berlusconi-Ciancimino”, e “Milano truffa e bancarotta”, col copia-incolla,  su quei due nuovi documenti ricomposti, fotocopiati, e consegnati da Massimo Ciancimino nei palazzi di Giustizia.
     
    Esattamente come è accaduto con il documento dove era presente la parola “De Gennaro” e con la sua “ricomposizione” considerata una calunnia aggravata.
     
    Invece, evidentemente, il nome “Berlusconi” fa si che non si possa parlare di calunnia, ma solo di lavoretto ben fatto.
     
    E c’è ancora un ultimo fatto,  che rende il quadro ancora più interessante.
     
    Nel documento “x” compare una scritta più completa, diciamo così, meno “ritagliata”, e vale a dire: “Berlusconi-Ciancimino (l’Espresso del 2-1-1989”, rispetto al documento “Y” dove la stessa scritta compare monca della parte (l’Espresso del 2-1-1989”.
     
    Ora, la cosa strana è che la fotocopia meno ritagliata risulta, nella perizia, prodotta con carta recente (2004-2009), mentre quella più ritagliata, è prodotta su carta molto vecchia (1987-1992).
     
    Il che significa che se il documento Y fosse stato realizzato estrapolando il contenuto dal documento X (che sia avvenuto il contrario, è impossibile, in quanto sul documento X il testo, come abbiamo visto,  è più esteso), allora saremmo di nuovo di fronte, come è già accaduto, ad una fotocopia realizzata da non più di 5-6 anni, ma su carta di vent’anni fa.
     
    E tutto questo, mentre al Procuratore di Palermo, non  risultano altri documenti “falsificati”.
     
    enrix

     
    • anonimo 22:47 on 23 April 2011 Permalink | Rispondi

      Se volessero l'avrebbero già smascherato da quel dì, ma il loro teorema rimane quello di "mascariare" Berlusconi e quindi non si fanno perizie sui "pizzini" malamente fotocopiati.
      Ciancimino ha commesso "un terribile errore": talmente si riteneva intoccabile che ha pensato bene di inserire l'amico di Violante e Caselli non ricordando che "chi tocca i fili muore"
      Maria

    • anonimo 12:35 on 15 May 2011 Permalink | Rispondi

      SEMPLICEMENTE   E S E M P L A R E !!

  • Avatar di enrix

    enrix 19:08 on 3 February 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: massimo ciancimino   

    Cianciminate

    ciancimino E2

    Dice oggi l’ANSA: “Il teste della trattativa (Ciancimino Jr – ndr) , di cui il pm (Di Matteo –ndr) ha ribadito l'attendibilità, ha dato ai magistrati un pizzino dattiloscritto del 2001 del padrino di Corleone (Provenzano – ndr), indirizzato a don Vito, in cui si faceva riferimento a un presunto interessamento del «nuovo pres. e del sen.»

    Chi sarà mai stato questo “nuovo pres.”?

    «È il presidente Cuffaro, – riferisce l’attendibile Ciancimino – perchè mio padre diceva che nell'Udc poteva, era sicuramente un bell'ago della bilancia».

    Perfetto. Quindi il padre, prima di morire il 19 novembre 2002, disse al figlio che il “pres.”  di cui si parla in un pizzino di Provenzano nel 2001, era Cuffaro, in quanto era sicuramente un bell’ago della bilancia in un partito (l'UDC) fondato il 6 dicembre 2002.

     
    • anonimo 13:34 on 4 February 2011 Permalink | Rispondi

      forse si riferiva al CDU che è confluito nell'UDC.
      comunque sia, non credo che si possa giudicare l'attendibilità di un teste da questi errori, che sono possibilissimi (anche in buona fede) soprattutto quando si commentano eventi di molti anni fa.
      Bisogna cercare riscontri, e anche se non si trovano non è detto che sia una bugia in malafede.
      ci sono vari esperimenti che dimostrano come è facile ricordarsi un evento in maniera completamente diversa da come è veramente accaduto, col passare degli anni.
      un interessante articolo è qui:
      http://hplusmagazine.com/2011/01/16/science-proves-youre-stupid/

      poi se aggiungi i commenti del padre, le sue personali valutazioni, le deduzioni mischiate ai fatti che ha saputo, con il passare degli anni è facile fare questi errori (per tutti!).
      in definitiva servono riscontri anche se fosse sicura la sua buona fede e la voglia di dire la verità.
      Ma caderemmo tutti in tali errori e incongruenze se ci trovassimo in una situazione simile. la memoria umana non è un hard disk!

    • enrix007 14:59 on 4 February 2011 Permalink | Rispondi

      No, la memoria umana non è un Hard disk.

      Infatti occorre cercare di discernere tra l'errore, il lapsus, e quella che può essere una palla inventata di sana pianta.

      Lei caro anonimo, ha fatto 30 ed ora magari faccia 31, e provi a spiegarci nel CDU di buttiglione quali tensioni correntizie sussistevano, tra  tra l'anno della sua fondazione, cioè il 95, e l'anno della sua chiusura, e cioè il 2002, tali da giustificare la definizione di "ago della bilancia" data da Ciancimino jr a proposito di Cuffaro.

    • anonimo 18:27 on 21 February 2011 Permalink | Rispondi

      OT Castello Utveggio

      Lentamente alcuni luoghi comuni stanno cadendo:

      http://www.cadoinpiedi.it/2011/02/21/via_damelio_il_castello_non_fu_base_strage.html

      Gianluca

    • enrix007 15:20 on 22 February 2011 Permalink | Rispondi

      Si Gianluca, ma per fare spazio ad altri altrettanto fantasiosi, ma più appetitosi.

    • anonimo 14:05 on 23 February 2011 Permalink | Rispondi

      Segugio, dato che tu hai fiuto, mi sai dare una spiegazione, certo tu avrai altre notizie.. insomma Guzzanti sul suo blog pressato dalle domande di un blogger ha dovuto svelare che le cause con Bonini e Travaglio le ha perdute, insomma ci ha beccato… però non vuol dare nessun particolare… non si sa se si è appellato… insomma dopo tutto il can can che ha fatto negli anni scorsi adesso non vuole che se ne parli nel suo blog. Ti pare giusto?

  • Avatar di enrix

    enrix 07:37 on 7 December 2010 Permalink | Rispondi
    Tags: , massimo ciancimino   

    Il Segugio sfida Marco Travaglio 

    Travaglio nel suo passaparola:

    Nessuno ha mai dimostrato che Ciancimino abbia detto il falso“.

    No, caro Marco. Io l’ho dimostrato, e ti sfido a smentirmi.

     

     

    Marco  Travaglio interviene ieri nel suo “passaparola” in difesa di Massimo Ciancimino, caduto in difficoltà per alcuni eventi recenti che lo hanno visto coinvolto, con un’arrampicata sui vetri che neanche i grattacieli di New York gliene darebbero abbastanza, di vetri.

    Il passaparola è molto lungo, e meriterebbe ampie discussioni, ma in particolare c’è un passaggio, di questo passaparola, sul quale mi pare sia opportuno intervenire.

    Ed è quando Travaglio dice:

    ci sono un sacco di cose che lui dice e che non sono riscontrate: vuole dire che sono false? No, vuole dire che non sono riscontrate: se ricordo che venti anni fa un tizio mi ha detto una cosa, me lo ricordo io, come faccio a dimostrare che è vero? Quella cosa me la ricordo, la dico, non ci sono possibilità di stabilire se è vera o se è falsa, rimane lì sospesa e buonanotte. Poi ci sono cose che vengono smentite o che potrebbero essere smentite e finora però, tra le cose dette da Ciancimino, questo non è avvenuto: niente di quello che ha detto Ciancimino finora è stato smentito dai fatti, molte cose sono state smentite da persone, Ciancimino dice una cosa e la persona dice “ non è vero”, ma questo non è smentire Ciancimino, SMENTIRE CIANCIMINO VUOLE DIRE RIUSCIRE A DIMOSTRARE CHE HA DETTO IL FALSO E QUESTO NON È MAI SUCCESSO PER IL MOMENTO.”

    Bene Travaglio, ti servo subito.

    Siamo all’udienza dell’8 febbraio 2010. Ciancimino ha di fronte due documenti, due pizzini, il n°1 e il n°2.

    doc dueil pizzino n°1

    doc unoil n°2

     

    Su entrambi c’è scritta più o meno la stessa cosa, e cioè che se si dovesse verificare un “triste evento” l’autore è convinto che Berlusconi gli metterà a disposizione una televisione.

    Ciancimino, in udienza,  afferma che:

    1)       Il documento n°1 proviene da Provenzano, ed è stato da lui trasferito a Rebibbia perché don Vito, ivi carcerato, lo leggesse.

    2)       Ciancimino dice di essersi recato a Rebibbia da suo padre, di avergli letto ad alta voce il documento, e che sul documento completo (perché quello disponibile oggi è solo una metà ritagliata) era scritta un’esplicita minaccia di morte diretta al figlio di Berlusconi Piersilvio, (“che gli avrebbero ucciso il figlio”) se questo non gli avesse messo a disposizione una sua televisione.

    3)       Ciancimino afferma, sempre sotto giuramento,  che il padre, dopo aver letto il documento n°1, lo rielabora, sempre in cella nel 94, in un suo manoscritto, il documento n°2, anche questo oggi disponibile solo in parte, un mezzo foglio ritagliato (guarda caso).

    4)       Ciancimino afferma, sempre sotto giuramento,  che suo padre, nel rielaborare il documento, sostituisce la minaccia di omicidio di Piersilvio Berlusconi con una minaccia di fargli avere rogne giudiziarie, che gli pareva più consona ed elegante.

    5)       Ciancimino afferma che in quella veste, la lettera rielaborata da suo padre viene ritrasferita, sempre attraverso lui medesimo e sempre nel 94, a Provenzano, perché faccia il suo corso.

    Sino a qui, pare che tutto quadri.

    Ma dopo aver raccontato tutto questo, in quella stessa udienza Ciancimino viene ancora interrogato da Ingroia sul punto:

    INGROIA: L’ultima frase: “sono convinto che questo evento on. Berlusconi vorrà mettere a disposizioni [sic] una delle sue reti televisive.”

    E Ciancimino interviene per spiegare:

    CIANCIMINO: Sì, ho fatto la domanda specifica a mio padre, in quanto pensavo di collegare la stessa a quella che era stata sempre avanzata da mio padre come richiesta primaria, in quello che doveva essere un’eventuale sua

    audizione all’i… innanzi alla commissione antimafia, in quanto lo stesso mio padre, nonostante essendo stato l’unico di fatto politico, almeno allora, condannato per mafia, e nonostante lo stesso mio padre, ogni commissione antimafia che veniva insediata aveva avanzato direttamente richiesta di essere ascoltato, io consideravo che la messa a disposizione della televisione, era da collegarsi a questo tipo di situazione

    Ma poi ritorna nei ranghi:

    … Ebbe mio padre invece a spiegarsi che, appunto, non era collegata al fatto che la televisione doveva essere messa a disposizione durante la sua audizione, ma era qualcosa di più ampio.

    Ora, si rifletta bene su questa frase: “io consideravo che la messa a disposizione della televisione, era da collegarsi a questo tipo di situazione.” (e cioè quella di denunciare e dimostrare ai mass-mediache le sue richieste di deporre dinnanzi alla Commissione antimafiae quindi di collaborare erano rimaste per anni lettera morta – ndr)

    Ma come? Ma non lesse lui stesso ad alta voce, in carcere, la lettera dove Provenzano chiedeva a Berlusconi di utilizzare le televisioni, a suo padre che poi la “rielaborò”?

    Sì che la lesse. Lo aveva dichiarato sotto giuramento, pochi minuti prima, lo stesso Massimo Ciancimino

    E dunque, quale attinenza possono avere Bernardo Provenzano e la sua estorsione televisiva a Berlusconi, con l’”inettitudine” (così è scritto nel doc. n°2, nella versione originale)  delle persone preposte ad accogliere le istanze di Ciancimino, da quando lui aveva richiesto di essere ascoltato in Commissione antimafia?

    Come stigmatizzò proprio Travaglio all’epoca, oggi noi “sappiamo anche che cosa voleva la mafia da lui: una televisione“.

    Ma Massimo Ciancimino questo doveva saperlo già allora, quando lesse il pizzino ad alta voce in galera a suo padre che prendeva appunti, e leggendolo “nella sua interezza”, con le minacce di morte a Piersilvio Berlusconi, così come sapeva che la lettera che suo padre gli ritornò era solo una “rielaborazione” dove egli “aggiustava” e “perfezionava” i contenuti della precedente, quella dove la mafia voleva una televisione.

    SFIDO dunque Marco Travaglio a rispondere a questa domanda:

    COME POTEVA, Ciancimino Junior, aver considerato – salvo diversa spiegazione che gli diede poi suo padre – che la richiesta di un canale televisivo nella lettera “figlia”, soltanto rielaborata da don Vito, fosse da collegarsi “a questo tipo di situazione”, vale a dire alle mancate audizioni di don Vito in commissione antimafia in veste di collaboratore, quand’era invece a perfetta conoscenza che la “madre” (nata prima della figlia) era stata scritta da Provenzano e che pertanto, come aveva potuto leggere egli stesso ad alta voce nel carcere di Rebibbia e come oggi rileva l’infallibile Travaglio, era lo stesso Provenzano, cioè la mafia, a volere una televisione, anzichè suo padre quale potenziale collaboratore di giustizia?

    Per il momento, e sino a che Travaglio non mi risponderà, la risposta è una sola: Ciancimino ha mentito, sotto giuramento.

    E con lui ora mente Travaglio, quando dice “SMENTIRE CIANCIMINO VUOLE DIRE RIUSCIRE A DIMOSTRARE CHE HA DETTO IL FALSO E QUESTO NON È MAI SUCCESSO PER IL MOMENTO.”

    Io qui sopra l’ho dimostrato, soltanto esaminando con attenzione le sue versioni illogiche dei fatti, e ponendole a confronto.

    Ma l’hanno dimostrato anche le perizie, poiché quei documenti sono stati datati dalla polizia scientifica, come generati dal 96 in poi, mentre Ciancimino li ha datati 1994.

    E dunque, caro Travaglio? Come la mettiamo?

    Facci sapere.

    Enrix

     
    • anonimo 10:30 on 7 December 2010 Permalink | Rispondi

      Al solito, i miei complimenti.
      Paolo.

    • anonimo 23:38 on 7 December 2010 Permalink | Rispondi

      E come la vuole mettere caro Enrix? Nessuno le darà risposte.
      Soprattutto alcune grandi firme del giornalismo "d'assalto" stanno zitte. Credo, infatti, che chi ha depistato sugli anni '89, '92 e '93 si sia avvalso nel frattempo di ottima stampa.
      Saluti cordiali
      Al Lanzatu da Chianti

    • enrix007 23:43 on 7 December 2010 Permalink | Rispondi

      Ovviamente, caro amico.

      E chi potrebbe rispondere?

      A nessuno piace farsi del male.

    • anonimo 10:50 on 9 December 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Segugio, a parte il fatto che trovo questo tuo post alquanto cervellotico, almeno dal punto di vista espressivo… poi mi sembra che tu ti perda in un bicchier d'acqua. Seguimi, bravo, bravo..

      era stata scritta da Provenzano e che pertanto, come aveva potuto leggere egli stesso ad alta voce nel carcere di Rebibbia e come oggi rileva l'infallibile Travaglio, era lo stesso Provenzano, cioè la mafia, a volere una televisione, anzichè suo padre quale potenziale collaboratore di giustizia?

      E' giusto, proprio giusto, era la Mafia a volere la televisione… la Mafia è l'insieme maggiore di cui Ciancimino è sottoinsieme e collabora. Il Ciancimino come parte dell'insieme, collaborando a scrivere la lettera, condivide la richiesta generale della Mafia, cioè quella di avere a disposizione una rete televisiva… e poi come sottoinsieme pensa anche di utilizzarla per fini più specifici e personali, per esempio facendo finta di fare il collaboratore di giustizia. Segugio dov'è la contraddizione, ti sei rincoglionito, dove è andato a finire il tuo acume?

    • anonimo 11:03 on 9 December 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Enrico,rinnovandoti la mia stima e simpatia,ti posso solo augurare,oltre che a un Buon Natale e felice anno nuovo,che il santo di Torino possa risponderti,dubito,ma non si sa mai….
      Certo che hai una pazienza…Ce ne fossero come te!
      Maury

    • enrix007 12:22 on 9 December 2010 Permalink | Rispondi

      Caro anonimo,
      il  fatto che un imbecille trovi un mio articolo “cervellotico”, mi pare rientrare nell’ordinaria amministrazione.
      Se poi l’imbecille per replicare  ad un post cervellotico inizia a delirare di insiemi e sottoinsiemi della mafia, la cosa diventa kafkiana, e quindi divertente.
      Per questo ho passato il tuo schizzetto di merda, anche se di solito io gli imbecilli anonimi, ai commenti non li passo.
      In ogni caso, non c’è molto da replicare, semplicemente stiamo parlando di due cose diverse.
      Tu parli di che cosa avrebbe potuto significare Vito Ciancimino nel suo scritto, io invece parlo di ciò che può avere effettivamente PENSATO suo figlio nel leggere quello scritto, quella rielaborazione, che è ciò che conta, perché stiamo parlando della buona fede del testimone, cioè del figlio, e non di quella del padre.
      Suo figlio, dopo aver letto ad alta voce a suo padre, in galera nel 94,  una lettera di Provenzano scritta su carta del 2000 dove il boss minacciava Berlusconi di accoppargli il figlio se non gli concedeva una sua televisione, ripassa qualche giorno dopo in carcere a ritirare la rielaborazione di suo padre, scritta anche questa nel 94 su carta del 2000, dove questo ripete la stessa minaccia, sostituendo però l’omicidio del figlio con una minaccia di ritorsioni giudiziarie, e la ritorna a Provenzano.
      Però, nel leggerla, quella rielaborazione, pensa che sia una richiesta di suo padre a Berlusconi per avere una televisione dove denunciare le vicende relative ai rifiuti che sono stati opposti alle sue richieste di collaborare con la giustizia, quella lettera che ritornò a Provenzano perché la passasse a Berlusconi.
      Per fortuna poi suo padre, nel 2000, ebbe a spiegargli che si sbagliava, ma che era una minaccia a Berlusconi perché desse alla mafia una televisione. E meno male che glielo ha spiegato, perché mentre lui gli leggeva la lettera di Provenzano in carcere dove c’era scritta quella minaccia, o televisione o morte, non s’era accorto di nulla, come niente fosse,  e nel leggere la rielaborazione aveva pensato tutto trullo che fosse solo un piagnisteo di suo padre perché non gli avevano voluto dare ascolto quando voleva tradire la mafia. E mentre pensava quello, la ritornava a Provenzano, perché felice e soddisfatto di quelle modifiche di don Vito fondate sugli insiemi e sui sottoinsiemi, la passasse a Berlusconi.
      Di quanto sia falsa e ridicola questa versione dei fatti, se n’è accorto anche Ingroia, in udienza, che sul punto interviene così:
       
      INGROIA: Aspetti un attimo.
      CIANCIMINO: Prego!
      INGROIA: Ma, andiamo per ordine. Chi è l’autore di questa lettera?
      CIANCIMINO: Prego?
      INGROIA: L’autore della lettera chi è?
      CIANCIMINO: L’autore della lettera, mi arriva da ambienti vicini al Lo Verde… ora io non so, realmente, chi l’ha scritta.
      INGROIA: No, siccome lei dice: “fu un’idea di mio padre”, volevo capire quel era la connessione tra l’autore della lettera e questa stessa considerazione che sta facendo lei….

      Ma a quel punto ingroia lascia perdere, e conclude dopo qualche secondo con un “vabbè”.
      Sugli insiemi e sui sottoinsiemi: meglio lasciarli al programma di matematica della seconda elementare.
      Sull’acume: speriamo che ne ritrovi un pochino anche il PM, perché anche lui ha visto una contraddizione; si vede che sarà rincoglionito come me, quindi sono in buona compagnia.
      Su di te: lo sai che sono refrattario agli imbecilli: ti consiglio di non perdere tempo a replicare, poiché la probabilità che rimanga tutto nel cesto dei rifiuti, è prossima al 100%.

    • anonimo 13:29 on 10 December 2010 Permalink | Rispondi

      Rincoglionito di un Segugio ti ci vuole molto a capire che la strategia di Provenzano e quella di Vito Ciancimino rispetto alla richiesta e all'utilità di una televisione per la loro organizzazione coincidessero? La rete televisiva doveva e poteva servire a tante cose, non escluso a soddisfare il desiderio di Don Vito di essere ascoltato e intervistato. Non ti sembra? Il figlio junior avrà sentito spesso parlare il padre di televisione e della necessità di essere intervistato, quindi anche quando legge ad alta voce in carcere pensa che la richiesta di televisione venga incontro ai desideri del padre, oltre che per altri fini. Non ti ri-sembra, caro il mio Sherlock Holmes?

    • anonimo 16:05 on 10 December 2010 Permalink | Rispondi

      Ciao Enrico, 
      lavoro certosino come al solito, il tuo, molto attento ai particolari!
      Come hai ampiamente dimostrato in diversi interventi , il Ciancimino sembra raccontare un sacco di bugie a proposito delle presunte lettere con cui la mafia avrebbe tentato di ricattare Berlusconi. Le perizie scientifiche che dimostrano che entrambi i documenti sono stati prodotti tra il 96 ed il 2000 (e non nel 94 come afferma il "nostro"), più il piccolo lavoro di bricolage effettuato sulla lettera rielaborata dal padre…ed ora le esternazioni contraddicenti sui chiarimenti che Ciancimino junior avrebbe richiesto al padre…insomma ci sono abbastanza prove per affermare che Ciancimino mente e confeziona verità ad hoc. A questo punto Ciancimino figlio è smentito e chi gli regge lo strascico pure.
      Ti ribadisco i complimenti.

      Daniele L.

      ps. nei commenti del recente video su annozero tu e un lettore (Renzo C.) parlate di intercettazioni che riguardano il "nostro" effettuate dalla procura di Reggio Calabria…hai intenzione di approfindire la vicenda in futuro?
       visto che i mezzi d'informazione non informano e non credo che Travaglio abbia intenzione di porvi rimedio…

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