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    enrix 17:51 on 23 October 2011 Permalink | Rispondi
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    Don Vito e il giallo [risolto] della lettera a Fazio

    da rifare rosalba

    "Don Vito e il giallo della lettera a Fazio": così titolava  Felice Cavallaro un suo articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 12 agosto 2010.

    Oggi, a distanza di poco più di un anno, noi riteniamo che il giallo sia stato risolto, e la circostanza sarebbe anche emersa in tribunale, al processo “Mori-Obinu”, ma Cavallaro ed il suo giornale, non paiono essere molto interessati a tale esito. Per la verità è molto difficile trovare qualche organo di stampa che abbia dedicato la dovuta attenzione a questa notizia. I media che si occupano di mafia e, nello specifico, del processo a carico del Gen. Mori e del Col. Obinu, sono sempre estremamente solleciti nel dare grande risalto ad ogni novità, anche la più dubbia, che possa sortire a sfavore degli imputati, mentre hanno sempre cose più importanti a cui dedicarsi quando emergono delle evidenze che potrebbero far riflettere i cittadini sul grave fatto che nel giudizio cui è attualmente sottoposto il generale dei carabinieri che condusse l’operazione che portò all’arresto di Totò Riina, potrebbero essere state prodotte, come documenti a conforto delle tesi dell’accusa, delle sonore patacche.

    Vediamo dunque cosa diceva Cavallaro, fra le altre cose, in quell’articolo:

    PALERMO- Nel pentolone bollente dei magistrati che indagano sulle carte di «don» Vito Ciancimino salta fuori pure una lettera scritta dall'ex sindaco di Palermo, presumibilmente alla fine del '93, a Antonio Fazio, allora neo governatore della Banca d'Italia. Nel Paese devastato dalle bombe di Palermo, Roma, Firenze e Milano l'obliquo amico dei Corleonesi, indicato come perno della «trattativa» per cui il generale Mario Mori è oggi sotto processo, avrebbe inviato al potente banchiere una sorta di promemoria «da ben conservare se realmente Lei deciderà di scendere in politica come da Amici di regime mi è stato sussurrato…».
    Un «promemoria» di 43 righe battute al computer, sottoscritte da Ciancimino con firma già accertata dalla polizia scientifica e una nota a margine per la segretaria del suo legale, l'avvocato Ghiron: «Da rifare Rosalba». Si tratta quindi di una bozza e non è certo che Fazio l'abbia ricevuta anche se questa sarà la domanda che in Procura a Palermo si preparano a fargli per un interrogatorio imminente, forse dopo Ferragosto, quando la lettera sarà trasmessa al tribunale che processa Mori.
    Esplicito il riferimento all'ex colonnello dei Ros nel testo trovato all'interno di una carpettadi Vito Ciancimino, oggetto delle deposizioni verbalizzate nei giorni scorsi dal figlio Massimo e dalla moglie dell'ex sindaco, Epifania Scardino: «Dopo un primo scellerato tentativo di soluzione avanzato dal Colonnello Mori per bloccare questo attacco terroristico ad opera della mafia, ennesimo strumento nelle mani del regime, e di fatto interrotto con l'omicidio del giudice Borsellino sicuramente oppositore fermo di questo accordo, si è decisi finalmente, costretti dai fatti, di accettare l'unica soluzione possibile per poter cercare di rallentare questa ondata di sangue che al momento rappresenta solo una parte di questo piano eversivo…».
    Alla materia sono molto interessati i magistrati di Caltanissetta che con il procuratoreSergio Lari indagano proprio sul nuovo filone legato alle stragi siciliane. Si tratterebbe infatti di un'agghiacciante conferma alla tesi che lega il massacro di via D'Amelio alla possibile opposizione di Borsellino contro la stessa trattativa. Come denuncia da tempo il fratello del giudice, Salvatore, anche dopo le ricostruzioni fatte da Massimo Ciancimino, protagonista diretto di quella stagione, seppure a tratti considerato contraddittorio da alcuni magistrati. …

    Già, si tratterebbe proprio di un’agghiacciante conferma, se fosse un documento autentico.
    Ma guarda caso, non lo è.

    Noi lo stiamo scrivendo  da più di un anno, su questo blog ed in vari altri siti, che una fotocopia di una videoscrittura con una firma in calce, potrebbe essere il frutto di un collage fra la digitazione di un testo fabbricato ad hoc ed una firma sottratta, col Photoshop, ad un documento terzo, non inerente, e quindi non può essere considerata autentica in alcun modo.
     

    Inoltre ci è sempre parso evidente che, in questa “lettera”, la terminologia impiegata non poteva appartenere al vocabolario di Don Vito, specie con un interlocutore di quel rango. Il sindaco mafioso di Palermo, di vecchia scuola democristiana, che scriveva al Governatore della Banca d’Italia chiamandolo, erroneamente, “presidente” ed indicando le proprie amicizie politiche come “Amici di regime”, non ce lo vedevamo proprio.

    Ma soprattutto da quella frase centrale, da quel riferimento netto ad un “accordo” del quale il giudice Borsellino sarebbe stato “sicuramente oppositore”,  (circostanza che a quanto ci risulta e sulla base degli attuali riscontri, per il momento, esiste solo e soltanto nelle mirabolanti teorie di alcuni magistrati supportate testimonialmente dai soliti pendagli da forca, infanticidi e pataccari, teorie alle quali, e si vede sin troppo bene, Massimo Ciancimino in un particolare momento di “messa alle strette” per la favola del Sig,. Franco ed altre, veniva a supporto ed in soccorso, consegnando questa "lettera", con stupefacente tempestività), si sollevava, come direbbe Tex Willer, un maledetto puzzo di bruciato.

    Che ci stavano a fare quei precisi riferimenti, così calzanti con le più moderne teorie delle procure sui rapporti fra Paolo Borsellino, Mario Mori e Vito Ciancimino, in una lettera del 93 al Governatore della Banca d’Italia? Insomma, non ci pareva fosse necessario avere un particolare fiuto di segugio per capire che si poteva trattare di una patacca, strumentale e preconfezionata, atta a foraggiare ed ammansire le A.G. che in quel momento iniziavano a mostrare segnali di impazienza verso il nostro “testimone”.

    Di questo, abbiamo scritto più volte.
    Ci abbiamo provato, ad esempio, il 15 settembre 2010, quando Umberto Lucentini su Repubblica annunciava gaudente: “Ciancimino, la perizia conferma“, e quindi spiegava:

    La perizia della polizia scientifica ha stabilito che sono stati firmati proprio da Vito Ciancimino alcuni dei documenti sui rapporti tra mafia e Stato e su un investimento di Cosa Nostra in un’azienda di Berlusconi che il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo ha consegnato alla procura. (…)  Si tratta in tutto di tre testi: (…) Il terzo è una lettera che ha come destinatario l’ex governatore di BankItalia, Antonio Fazio, in cui si parla della trattativa tra pezzi dello Stato e boss e dell’attentato al giudice Paolo Borsellino. Al termine delle perizie, gli esperti del servizio di Polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine hanno una certezza: questi tre testi sono stati di sicuro firmati da Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo condannato per mafia e morto il 19 novembre 2002. E sono stati scritti proprio nei periodi indicati dal figlio Massimo. Una conferma importante per due delicate inchieste della procura di Palermo condotte anche grazie alle dichiarazioni di Ciancimino junior, che del padre ha custodito documenti e segreti ora messi a disposizione del pool dell’aggiunto Antonio Ingroia e dei sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido. …"

    Noi  a quel punto ci domandavamo come si poteva essere così certi di quell’autenticità, dal momento che emergeva da una procedura peritale disposta internamente alla Procura, priva della necessaria forma che si dovrebbe usare con i documenti prodotti in giudizio, la quale dovrebbe prevedere un’analisi effettuata sulla base di quesiti proposti dalla Corte  e, soprattutto, l’espletamento di accertamenti in contradditorio.
    Inoltre, veniva annunciata al mondo l’autenticità di un documento che provava l’esistenza di una “trattativa stato-mafia” condotta nei modi più corrispondenti alle ipotesi della pubblica accusa, senza che allo stesso mondo fosse spiegato come poteva essere considerata roba buona una fotocopia rappresentante un testo di videoscrittura ed una firma, pur originariamente vergata da don Vito, fotocopiata anch’essa.
    Sui vari forum e blog che si occupavano dell’argomento, i tifosi della Procura di Palermo esprimevano tutta la loro soddisfazione. Ecco ad esempio un paio di commenti piuttosto rappresentativi (dal blog Livesicilia)
    :

    scritto da esagono- 15 set 2010 14:05 pm
    Qualcuno aveva forse qualche dubbio che nel 2010 ci sono tutti gli strumenti che servono per stabilire se un foglio è stato scritto oggi o dieci anni fa e per stabilire anche chi l’ha scritto? Se qualcuno, illudendosi del contrario, provasse a prendere in giro la magistratura andrebbe messo sotto cura e non in carcere, con il piccolo particolare che Ciancimino jr non mi sembra nè malato nè matto.

    scritto da davide- 15 set 2010 14:20 pm
    siamo in attesa che lo staff di finissimi giuristi che popolano questo blog smontino queste perizie….

    E quindi dopo alcuni tentativi da parte di commentatori più scrupolosi, non dico di smontare, ma di dubitare di quei documenti, ecco i piccoli balilla dell’antimafia coltivata biologicamente non fare economia di argomenti inoppugnabili, specie con il sottoscritto:

    scritto dadavide  – 15 set 2010 21:53 pm
    veramente ammirevole il tentativo dei soliti noti di coprire il sole con un dito.

    scritto da enrix- 16 set 2010 00:42 am
    … Qui non si tratta di nascondere il sole con un dito, ma di normale dibattito e di ovvie considerazioni sul fatto se alcuni elementi raccolti dalla pubblica accusa, possano considerarsi effettivamente probatori.
    Più che “ammirevole il tentativo dei soliti noti di coprire il sole con un dito”, direi che è spregevole il fatto che, soprattutto alcune primarie testate giornalistiche, si cerchi di arrivare con questi dati a conclusioni definitive ed affrettate.

    scritto da davide- 16 set 2010 08:23 am
    siamo al delirio… ovvero secondo i soliti noti le uniche verita asolute sono le loro, mentre le altre vanno quasi sempre interpretate e chi le puo interpretare? sempre solo loro! ma vi rendete conto che questa specie di tribunaletto che avete imbastito in questo blog è semplicemente ridicolo.

    scritto da potrei essere chiunque- 16 set 2010 14:53 pm
    Normale amministrazione che spuntano sempre i soliti nick ingaggiati a dire, ridire, ciarlare. Io personalmente ho constatato che anche se litighi con un semplice agente di qualche cosa o anche con un appuntato dei carabinieri si hanno degli svantaggi. Iterando e invertendo il ragionamento, entrare nelle grazie di generali e colonnelli porta grandi vantaggi. In perfetto stile italiano.

    E' questo dunque il modo in cui gli scolaretti della banda Disney, che in questo paese sono tanti tanti (e potrebbero essere chiunque, sono loro a dirlo), sanno dibattere con chi non si dimostra pronto a prendere per oro colato certi fatti quotidiani nei modi in cui gli vengono raccontati, che sono poi i loro modi preferiti: coloro che, come me, osano spulciare nelle ovvie contraddizioni e nelle logiche fonti di dubbio, andrebbero messi sotto cura; sono soltanto i “soliti noti” che tentano di coprire il sole con un dito, che delirano o che, infami, lavorano per ingaggio o per entrare nelle grazie dei generali e dei colonnelli.

    Ed ora vediamo, se quello che delirava ero davvero io.

    Trascorrono circa otto mesi dalla presentazione mediatica di quell’ “agghiacciante conferma alla tesi dell’accusa”, Massimo Ciancimino viene arrestato a causa di un collage analogo, un’altra patacca dove veniva tirato in ballo l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro mescolandolo in qualche modo con il fantasma dei servizi segreti, il sig. Franco/Carlo, e quando, alcuni giorni dopo il suo arresto, il 10 maggio scorso, si presenta in Tribunale nuovamente chiamato a testimoniare, ad un certo punto fa un paio di affermazioni sulle quali noi concentriamo subito l’attenzione:

    11.09Il pm mostra una lettera al presidente della Banca d’Italia, Antonio Fazio. E’ stata scritta da don Vito. Ciancimino dice di averla ricevuta dal misterioso suggeritore (il famoso puparo), ma non fa il nome, lo chiama “mister X”.
    11.22“Mi disse che mio padre era stato vittima della trattativa portata avanti da Mancino, Amato, De Gennaro. I documenti che ho consegnato provengono tutti dall’archivio di mio padre. Dopo il 7 aprile 2010 sono stato avvicinato da questo mister X. Mi ha citato alcuni personaggi a me cari. Sosteneva di essere stato perseguitato da De Gennaro e Falcone. Mister X era un carabiniere, autista del generale Paolantoni. L’ho incontrato a Palermo e Bologna. Mi ha dato una serie di documenti. Voleva che li consegnassi io ai pm. Lui non voleva apparire”.
    (…)
    12.20“Io ho trovato la lettera a Fazio nella mia cantina di Bologna. Poi mister X me ne ha mandato una copia senza la firma di mio padre. Non so se la lettera sia stata recapitata. Mio padre mi confidò che era opportuno scrivergli perché era possibile un suo ingresso in campo. Poteva prendere in mano l’elettorato della Democrazia Cristiana che nell’aprile del 1992 si stava sfaldando”.

    Ascoltando quella testimonianza, rilevammo due fatti importanti: innanzitutto, era evidente che Ciancimino, infilando la famosa lettera a Fazio fra i documenti avuti in copia da un venditore di polpette avvelenate che lui, cercando di giustificare la presenza di patacche fra i suoi preziosi documenti, aveva chiamato “Mister X” per l’occasione, ma che a suo dire sarebbe stato uno degli autisti del generale dei carabinieri Paolantoni (peraltro già deceduto, così come tutti i suoi autisti, stando alle successive dichiarazioni dei famigliari)  stava mettendo, come si suol dire,  le mani avanti. 
    Il fatto che Massimo Ciancimino nel testimoniare avesse inserito di sua iniziativa quel documento fra quelli avuti in copia da Mister X, era per noi il segnale che la conferma di una nuova patacca si stava profilando all’orizzonte.  Ormai la conosciamo bene, la nostra mascherina.

    Inoltre, non potevamo non rilevare che il testimone avrebbe dichiarato, in quell’udienza, di aver trovato la lettera a Fazio nella sua cantina di Bologna.

    Ma come? Non l’aveva ritrovata per caso sua madre, Epifania Scardino, in casa sua in una carpetta? Questo almeno è quanto avevamo appreso dai giornali 8 mesi prima, i quali ci avevano persino raccontato che la vedova dell’ex sindaco di Palermo aveva accompagnato il figlio in Procura per dare conferma alla sua versione dei fatti.  (vedi ad es. anche l’articolo di Cavallaro sul Corsera, citato qui sopra).

    Come si vede bene, quando certi castelli di tarocchi iniziano a dare segni di cedimento, il passaggio al crollo definitivo rischia di divenire breve.

    Nel caso della lettera a Fazio, dopo poco più di un mese solamente, arriva il primo crollo, ed arriva proprio da un supplemento di perizia della Polizia Scientifica, di cui dettero notizia, insieme a pochi altri, Il Giornale di Sicilia e Gianluca Ferrari su Livesicilia:

    PALERMO. Spuntano nuove anomalie nei documenti portati da Massimo Ciancimino ai pm di Palermo. L'ennesima sorpresa riservata dall'enorme mole di carte consegnate dal figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, è venuta fuori al processo al generale dei carabinieri Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato alla mafia.
    A indicare le stranezze in quattro documenti sono stati gli stessi consulenti della Procura, esperti della Scientifica che non hanno escluso che le anomalie dipendano da "manipolazioni o trasposizioni". Ciancimino non è nuovo a simili accuse: ad aprile è finito in carcere proprio per avere manipolato un documento inserendo tra i personaggi delle istituzioni legati alla trattativa tra Stato e mafia il nome del l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro.  Un copia e incolla che gli è costato l'accusa di calunnia.
    I documenti sospetti sono: una lettera dattiloscritta indirizzata all'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio in cui la firma manoscritta "Vito Ciancimino" non sarebbe contestuale al testo
    Stessa anomalia in un'altra lettera sempre indirizzata a Fazio in cui l'interpolazione è proprio l'intestazione "illustrissimo Fazio". Sotto accusa, poi, anche altri due documenti: un pizzino che Vito Ciancimino avrebbe scritto a macchina al boss Provenzano che presenta un tratto aggiunto estraneo al resto del testo e la dicitura a mano "Zanghì" e, infine, un'altra lettera in cui al testo dattiloscritto segue un'annotazione a mano di don Vito.

    Il sospetto adombrato dalle difese è che in carte scritte dall'ex sindaco il figlio abbia aggiunto, successivamente, brani manoscritti del padre.(Nuove anomalie nelle carte di Ciancimino – Giornale di Sicilia – 21/06/2011)

    PALERMO.  Sul carteggio consegnato in Procura da Massimo Cianciminosi fa ancora più fitto il velo di perplessità. L’impressione che emerge dall’esame dei quattro consulenti della Polizia Scientifica di Roma, sentiti contestualmente per fornire dichiarazioni immediate all’udienza di questa mattina del processo al generale del ROS Mario Mori, è che in tutti i documenti presentati da Ciancimino Junior, ricevuti dal presunto “puparo”,  vi sia una ricorrente anomalia riguardante soprattutto le parti manoscritte. (…) (Ciancimino, nuovo rebus: Anomalie nei documenti – di Gianluca Ferrari – Livesicilia – 21/06/2011)  

    Quindi, abbiamo capito bene quanto è accaduto. A settembre del 2010, Repubblica ed altri annunciano trionfanti che “gli esperti del servizio di Polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine hanno una certezza: questi tre testi [fra i quali la lettera a Fazio – ndr] sono stati di sicuro firmati da Vito Ciancimino

    Nel giugno 2011, le news lasciano basiti: il testo che nove mesi prima ai periti della Polizia Scientifica risultava essere stato di sicuro firmato da Vito Ciancimino, ora agli stessi periti risultava recante una firma di Vito Ciancimino non contestuale al testo. Questo però, soltanto dopo che il portatore di documenti si è messo al riparo da nuove accuse di falso, beninteso, avendo fornito un elenchino di questo ed altri collage, da addebitare in toto a tal Mister X, che li avrebbe consegnati al povero Massimo, ignara e miserevole vittima di quel puparo. Non per niente, su Livesicilia, Ferrari ci ha tenuto a precisare che si tratta dei documenti “ricevuti dal presunto “puparo, e soltanto di quelli.

    Chissà se sarà stato sempre questo puparo, a suggerire al testimone di portarsi in procura la madre perché raccontasse che aveva trovato i documenti in una carpetta.

    Nel frattempo però, ancor prima che saltasse fuori questa bella sola del puparo, noi eravamo stati accusati, grazie a questi bei modi di fare informazione e di verificare le carte, di delirio e persino mercimonio per aver manifestato alcuni dubbi sull’autenticità di un documento, che oggi si sta effettivamente rivelando un falso.

    E nuovi pesanti indizi che si tratti di un falso, provengono dalle risultanze peritali della Consulenza tecnica di parte espletata, su incarico del Gen. Mori e del Col. Obinu,  dal M.llo Antonio Marras, già addetto al “Laboratorio di Indagini Grafiche” del “REPARTO INVESTIGAZIONI SCIENTIFICHE” dei Carabinieri di Roma ed attualmente collaboratore esterno dello stesso R.I.S. e titolare di uno studio professionale specializzato in indagini grafiche.

    Nella sua consulenza, il peritoriesce a dimostrare, in sintesi, che la firma presente in calce alla lettera è stata si manoscritta da Vito Ciancimino, ma su qualche altro documento, ed in epoca antecedente ai fatti commentati nella lettera, e che pertanto è stata trasposta artificiosamente, con mezzi elettronici o meccanici, sotto al testo allo scopo di conferire allo stesso, falsamente, autenticità.

    Esattamente come noi abbiamo sempre ipotizzato.

    Ma non è questa l’unica conclusione a cui giunge il perito.  Ecco, di seguito, tutto l’enunciato conclusivo:


    CON RIFERIMENTO SPECIFICO AL DOC. “4-PA”, NOTO COME LA COSIDDETTA LETTERA AL “PRESIDENTE DOTT. FAZIO”, SI PRECISA CHE LA FIRMA IN CALCE ALLA MISSIVA È AUTOGRAFA DI CIANCIMINO VITO CALOGERO MA NON AUTENTICA POICHE’ ANCH’ESSA TRASPOSTA.

    PER CIÒ CHE CONCERNE, INVECE, LA MANOSCRITTURA “DA RIFARE ROSALBA” FIGURANTE A TERGO SUL PREDETTO DOCUMENTO, SI TRATTA DI UN’ANNOTAZIONE VERGATA, CON ALTA PROBABILITÀ, DA MASSIMO CIANCIMINO.

    Quindi “DA RIFARE ROSALBA”, sarebbe stato scritto da Ciancimino jr.

    Secondo invece il personale della Polizia Scientifica nella “RELAZIONE TECNICA DI ACCERTAMENTI GRAFICI” – Relazione preliminare datata 09.08.2010 (pag. 03) –  “Le manoscritture in stampatello apposte sui reperti non hanno evidenziato elementi grafici sufficienti ed idonei per esprimere concreti giudizi di riconducibilità: -manoscrittura presente nella sezione laterale sinistra sul reperto nr. 4 PA – relativamente alla frase “DA RIFARE ROSALBA.”

    In poche parole, per i periti incaricati dalla procura, “da rifare rosalba” sarebbe stato scritto da ignoti.
    Secondo il perito incaricato dalla difesa di Mori, sarebbe invece stato scritto, con alta probabilità, da Massimo Ciancimino.

    Noi, dopo aver letto la sua relazione da pag. 249 a pag 271, la pensiamo allo stesso modo.

    Infine, per concludere, segnaliamo altri capitoli salienti della stessa relazione: quello relativo alla perplimente conduzione delle operazioni peritali da parte della procura (da pag. 309 a seguire), quelli (da pag. 273 a pag. 284) relativi ad altri documenti falsificati o manipolati (gli stessi, per intenderci, definiti “tutti autentici” da Marco Travaglio), e soprattutto quello, a pag. 177, dimostrante la falsità della famosa “missiva di Vito ciancimino  indirizzata per conoscenza all’On. Silvio BERLUSCONI”, dove il perito giunge alle stesse conclusioni cui noi eravamo giunti, con ben altra disponibilità di mezzi e di esperienza, nel nostro articolo “bricolage” e sul libro “Prego, dottore!”, ormai esaurito.

    A risentirci presto.

    Enrix

     

     

     
    • anonimo 20:54 on 23 October 2011 Permalink | Rispondi

      Come sempre la capcità d'analisi e l'intelligenza porta a risultati come questi.

      Ciao Enrico, continua così.

      Luciano.

    • anonimo 19:38 on 25 October 2011 Permalink | Rispondi

      Ho la sciato un commento sul post in cui smm ipotizza che Ruby sia in realta'un'agente del Mossad,ma vedo che e'ancora in moderazione…….
      Lei che si definisce un "segugio" potrebbe occuparsi del perche da piu di 3 mesi risulta impossibile registrarsi a Splinder?Per caso ne conosce i motivi?Molti dicono che questa piattaforma sia arrivata al capolinea.
      Cordiali saluti.

    • enrix007 15:45 on 27 October 2011 Permalink | Rispondi

      Il  "commento" che lei lamenta, giustamente, essere in moderazione, poteva passare tranquillamente, poichè diceva soltanto "questa mi mancava".  Ciò che invece provoca contrarietà alla mia rinomata furia censoria, è la firma in calce: "Littorio Mangano".

      Immagino non si tratti del suo vero nome, caro anonimo, essendo quello un classico jeu de mots  già piuttosto visto e sfruttato nei blog e nei forum per adolescenti che faticano a raggiungere la maturità, e che tra uno zucchero filato ed una convocazione per la puntata serale di Annozero, s'inventano nomignoli.

      E questo, non è uno di quei blog.

      Per quanto concerne poi la sua domanda, non so nulla. Splinder ha sempre funzionato con alti e bassi, e per saperne di più il sottoscritto dispone degli stessi mezzi suoi, nonostante la definizione di "segugio".

    • anonimo 16:43 on 27 October 2011 Permalink | Rispondi

      Detesto lo zucchero filato!Quanto a Santoro,non mi dispiace,ma non ho il paraocchi e non sempre apprezzo il suo modo di fare tv.Per questi motivi cerco di informarmi ,documentarmi e conoscere tutte le opinioni,anche le sue caro Enrix.
      Cordiali saluti.

    • anonimo 10:57 on 3 November 2011 Permalink | Rispondi

      Appena uscito fresco fresco:

      http://www.ilgiornale.it/interni/ecco_tutte_patacche_ciancimino_junior/03-11-2011/articolo-id=554940-page=0-comments=1

      Lo aveva intuito per primo il blogger Enrico Tagliaferro, detto «Enrix», che nel suo sito fa le pulci a Massimo. Certifica oggi il perito della difesa (i pm non lo hanno fatto controllare dai propri consulenti):

      Un caro saluto
      Luigi

    • anonimo 11:28 on 3 November 2011 Permalink | Rispondi

      Enrico, appena letto Chiocci e Conti sul Giornale di oggi.

      Avanti così, ciao e buon lavoro.

    • anonimo 09:59 on 18 November 2011 Permalink | Rispondi

      Allora : Scalfaro e Ciampi sapevano, lettera di parenti di molti al 41Bis che chiedevano di annullarlo, cosa che per circa 500 degli oltre 1000 soggetti al 41Bis Conso tolse e/o sospese, dando così modo a molti di uscire dal carcere.

      La lettera è stata consegnata alla "magistratura" da un Dirigente del Servizio Carcerario.

      Domanda : ma quando vige l'obbligatorietà di procedimento penale se si viene a conoscenza che chi è stato sentito da magistrati e da Commissione parlamentare, racconta balle ?

      Ciampi e Scalfaro hanno pure dichiarato, tra i tanti "non ricordo" che NON sapevano niente di cosa stava facendo Conso ?
      E nemmeno che avevano ricevuto quella lettera mandata anche a Costanzo ( al quale fecero poi un attentato nello stesso periodo dei Gergofili di Firenze )  e al responsabile delle Carceri ?

      Ciao, Luciano.

    • anonimo 15:01 on 27 November 2011 Permalink | Rispondi

      Enrix, ci dica presto dove si trasferirà dopo la chiusura di splinder.
      (Spero che le difficoltà a raggiungere il sito in questi ultimi giorni siano dovute alla migrazione).
      A presto.
      Luigi

    • anonimo 21:53 on 15 December 2011 Permalink | Rispondi

      Carissimo Enrix,
      è troppo tempo che non leggiamo le sue splendide "inchieste" comunque tanti Auguri a Lei e a tutti i suoi cari perchè il Natale sia quello giusto e Santo.

      Suo ammiratore di sempre.

      Renzo

    • enrix007 10:46 on 25 December 2011 Permalink | Rispondi

      Cari amici tutti,
      vi ringrazio per il sostegno continuo, e vi abbraccio tutti.

      Negli ultimi mesi, purtroppo,  mi sono dedicato allo studio approfondito di un enigma che ho scoperto essere al di sopra della mia portata. L'ho risolto, l'enigma, ma i risultati, assolutamente inaspettati,  sulla mia persona sono stati devastanti.

      Il risultato del mio lavoro, rimarrà chiuso nei miei cassetti ed anzi  presto distruggerò tutto quanto.

      Domando scusa a tutti per la mia latitanza e per il tempo che ho perso, anche se la lezione che ne ho tratta è cardinale, e mi ha indicato l'unico e solo percorso: vivere in Gesù Cristo e secondo il suo insegnamento.

      Buon natale a tutti, pace e prosperità.

      Enrico.

    • anonimo 13:35 on 29 December 2011 Permalink | Rispondi

      Mi dispiace moltissimo.
      Ho passato la mattina a salvare come posso il blog.
      Spero di risentirla.
      In bocca al lupo
      Luigi

    • enrix007 14:05 on 1 January 2012 Permalink | Rispondi

      Tranquillo Luigi, io l'ho già salvato tutto, e cercherò di trasferirilo entro il 31 gen.

      Augurissimi!

    • enrix007 14:06 on 1 January 2012 Permalink | Rispondi

      E comunque c'è un programma gratuito che scarica in automatico tutti i siti.  Si chiama HTTrack Website Copier.  Si trova facilmente con google. In un'oretta scarica tutto il blog.

    • anonimo 17:37 on 3 January 2012 Permalink | Rispondi

      Sono confortato nel sentirla sempre operativo!
      HTTrack l'avao usato per scaricarmi l'imbecillario quando l'ho scoperto ma è un po' macchinoso consultare il sito cosi' salvato.
      Ho optato per una lunga ricopiatura e/o conversione in pdf.
      Per carità migri su una piattaforma più facilmente consultabile di quella di cielilimpidi!
      Ad maiora e i miei migliori auguri di buon anno!
      Luigi

  • Avatar di enrix

    enrix 09:59 on 17 July 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: marco travaglio   

    Il belletto di Travaglio

    travaglio truccato

    Caro Travaglio, nel tuo articolo “E io pago “ (Il Fatto Q. – 13/07/11), spalmi  un po’ di cipria sui fatti per renderli più presentabili.

    Vediamo come.

    L’altra sera, all’ingresso del mio spettacolo a Carpi, alcuni giovani del Pdl (si fanno chiamare Giovane Italia, per la gioia – immagino – di Giuseppe Mazzini) distribuivano un volantino intitolato “Una carriera travagliata”, con la mia foto segnaletica e il riassunto, un po’ fantasioso  (il tuo invece no, eh? – ndr)  un po’ vero, delle cause civili che ho perso in tribunale.

    E di quelle penali in primo e secondo grado.

    Ebbene sì, lo confesso: dopo 28 anni di carriera, 15-20 mila articoli, 150 trasmissioni tv, 2 mila conferenze e 30 libri, ho perso alcune cause civili.

     E penali, in primo e secondo grado. Poi ti ha messo in salvo la prescrizione.

    La prima fu con Previti: avevo scritto che era indagato, e lo era due volte, ma l’avvocato dell’Indipendente (giornale nel frattempo fallito), smise di difendermi e non portò le carte al giudice, così fui condannato in primo grado a pagare 70 milioni di lire al noto gentiluomo, nel frattempo condannato per corruzione giudiziaria.

     Avevi scritto “che era indagato”?  Ma, a me non risulta esattamente così. Diciamo le cose come stanno: si trattava di un articolo apparso sull' Indipendente il 24 novembre ' 95, durante l' inchiesta bresciana sulle dimissioni dell' ex pm Di Pietro. Ricostruendo i rapporti tra Craxi e Berlusconi, tu hai inserito Previti in un elenco di  «clienti di procure e tribunali».

    Quindi un conto è scrivere che una persona è indagata, o anche condannata, un conto è scrivere che è un “cliente di procure e tribunali”.

    Facciamo così: siccome tu sei stato già condannato in due gradi di giudizio (e quindi sei stato anche indagato), io dorinnanzi scriverò liberamente che tu sei un “cliente di procure e tribunali”.   O non è la verità?

    Fammi poi sapere che ne pensa il tuo avvocato.

    Nessun “garantista” di destra insorse contro la barbarie di far pagare un soccombente dopo il primo grado, prima dell’appello e della Cassazione.

     Veramente il Foglio di Giuliano Ferrara, lanciò un appello a Previti perché rinunciasse al risarcimento, se ricordo bene.  Previti si dichiarò disponibile a fronte di tue scuse formali, ed il tuo naturale rifiuto, che peraltro non si può non condividere, fu un ottimo investimento.

    Un’altra volta, in un libro, Gomez e io incappammo in un caso di omonimia, attribuendo al deputato forzista Giuseppe Fallica una condanna che invece riguardava un altro Giuseppe Fallica, funzionario di Publitalia: Fallica ci fece causa e giustamente la vinse.

     Già, quando la vinse giustamente  in primo grado, giustamente fosti condannato a pagare 85.000 euro. Di fronte a tanta giustizia tu, rispettosissimo della sentenza, ricorresti in appello, dove ti furono scontati 70.000 euro. Sempre giustamente, ovvio.

    Un’altra la persi col giudice Verde: l’avevo definito “più volte condannato” per via di una condanna in primo grado e una in appello, ma il giudice interpretò la frase nel senso di due condanne definitive.

     Una vera ingiustizia.  Comunque la frase esatta era: «più volte inquisito e condannato» .  E qui vale quanto già detto prima. Per te non è diffamazione? E dunque debbo ritenere che non avrai alcun problema, dorinnanzi, se il sottoscritto ti descriverà liberamente come uno che è stato  «più volte inquisito e condannato», dal momento che anche tu, come Verde, hai subito due condanne penali non definitive.

    Due volte persi contro Confalonieri: la prima per aver scritto che doveva vergognarsi di accusare la sinistra di voler espropriare la Fininvest (figuriamoci), ma la mia espressione fu giudicata troppo violenta;

     Avevi soltanto scritto che Confalonieri “doveva vergognarsi di accusare la sinistra di voler espropriare la Fininvest “? Vediamo.  A me risulta altro. A me risulta che tu avevi scritto che Confalonieri era “il massimo rappresentante di un’azienda che finanziava illegalmente Craxi, corrompendo giudici ed ufficiali della Guardia di Finanza, falsificava bilanci, frodava il fisco, accumulava fondi neri, scambiava mafiosi per stallieri, da vent’anni commissiona o si scrive direttamente leggi su misura guadagnandoci migliaia di miliardi, da 12 anni viola due sentenze della Corte Costituzionale e collaborava pure a truccare i campionati…”. Quindi concludevi: ““Confalonieri dovrebbe guardarsi allo specchio e sputarsi“

    Secondo te tutto questo significa aver semplicemente scritto che Confalonieri “doveva vergognarsi di accusare la sinistra di voler espropriare la Fininvest “? Francamente, credo che tu stia facendo come Pierino che nasconde le mani sporche di marmellata.

    E siccome mi pare che, quando riporti le motivazioni della tua condanna (“la mia espressione fu giudicata troppo violenta”), tu accusi qualche difetto di memoria, te le rammento io, quelle motivazioni: “deve osservarsi che le condotte (illecite) attribuite dal Travaglio a Mediaset sono specifiche e ben individuate, sicchè il riferimento a tali eventi potrebbe ritenersi lecito soltanto se rispondente al requisito della “VERITA”’, (giacchè per questa parte di articolo deve ritenersi che si faccia “cronaca” e non “critica”, essendosi limitato il giornalista ad elencare una serie di reati e/o di condotte illecite). (…) Poiché il giornalista ha elencato le “nefandezze” di MEDIASET in termini di “certezza”, – senza cioè specificare che si trattava di ipotesi di accusa non (ancora) accertate, – ovvero che erano riferite a terze persone-, tali notizie devono ritenersi non conformi al principio della “verità”, e pertanto devono ritenersi sussistenti gli estremi del reato di diffamazione.

    Come vedi, non c’entra affatto la violenza dei termini, né la semplice veemenza. Il problema vero, era che avevi raccontato balle. E qui eri talmente indifendibile, che a questa linea di difesa non ci credevi nemmeno tu, ed infatti  puntasti sul sostenere che la tua era semplicemente satira. Ma anche qui il giudice ti bacchettò, richiamandoti ad alcuni concetti elementari del giornalismo satirico: ““Appare opportuno precisare sin da subito che in tale articolo sono ravvisabili prevalentemente i caratteri della “critica” e, in parte, della “cronaca”, (LADDOVE IL GIORNALISTA SI SOFFERMA AD ELENCARE UNA SERIE DI CONDOTTE COSTITUENTI REATO), mentre, contrariamente a quanto sostenuto dal convenuto, non sono ravvisabili i caratteri della “satira”. Questa infatti è una modalità di rappresentazione di fatti e/o di persone, che mira a suscitare ilarità nel pubblico, proponendo le vicende o i personaggi di cui si occupa con forme espressive umoristiche e paradossali (…): tali caratteristiche non sono in alcun modo ravvisabili (come meglio si vedrà di seguito) nella pubblicazione oggetto del presente procedimento, ove il TRAVAGLIO, senza intenti umoristici, esprime la sua (indignata) opinione su alcune vicende connesse a “Calciopoli”.

    Mi perdonerai Marco, se ti rammento queste cose, ma ricordare agli smemorati le ragioni dei propri errori, è un modo come un altro di far del bene al prossimo.

    la seconda per aver scritto che era coimputato con B. al processo Mediaset, …..

    Avevi scritto che Confalonieri era  “coimputato con B. al processo Mediaset “?  Vediamo. A me risulta che tu avevi scritto che Confalonieri era indagato in un procedimento a Milano, insieme ad altri personaggi nei cui confronti  le indagini sono concernenti i delitti di ricettazione e di riciclaggio”.  Chissà come mai hai scritto una frase così contorta quando ti bastava scrivere la semplice  verità, e cioè che Confalonieri era indagato a Milano per falso in bilancio.

    … ma la mia frase fu ritenuta insufficiente a far capire che era accusato di reati diversi da quelli di B.

     Ma dai. Chissà come mai.

    L’anno scorso ho dovuto risarcire Schifani con 16 mila euro per aver detto in tv, scherzando, che il suo successore potrebbe essere una muffa o un lombrico. Purtroppo il giudice non capì la battuta. Pazienza.

    Detta così, non si comprende neppure bene dove stia la diffamazione, effettivamente, ma neanche quale sarebbe la battuta che il giudice non avrebbe capito.  Ciò che invece hai effettivamente detto, nella sostanza, è che con Schifani si configurerebbe un tale – infimo  -  deterioramento nella rappresentatività della carica dello stato di cui era investito, soprattutto se si guarda ad alcuni illustri suoi predecessori di cui hai fatto anche il nome (ci hai infilato pure quello di Fanfani), che dopo di lui ci si può aspettare solo la muffa o un lombrico. Scherzavi? Cioè, scherzavi nel senso che era un’amorevole goliardata fatta per  punzecchiare una persona che ti sta un po’ sulle palle?  Quindi secondo te Schifani non è realmente  qualcosa di simile alla muffa o ai lombrichi, ma tu hai detto questo solo perché scherzavi. Perché questo, è lo scherzo.  Ma allora il “pezzo di merda” di Sgarbi, ad Annozero.?  Mica quello voleva dire che il tuo corpo è effettivamente costituito da una porzione di merda, ma soltanto che gli ricordavi una merda, perché così funziona la metafora nello scherzo pesante ed insultante, esattamente come quando tu associ Schifani alla muffa, o ai lombrichi.

    Ma anche nel caso di Sgarbi, purtroppo, il giudice non ha capito la battuta.  Pazienza.

     
    • anonimo 18:10 on 17 July 2011 Permalink | Rispondi

      penso che solo la Storia, quella che tenteranno di ricostruire i figli dei figli dei nostri nipoti, riuscirà a portare a galla il VERO volto di figure come quella di Travaglio "e simili", …assieme al contesto nel quale questi moralissimi moralisti hanno operato.

      Nel frattempo, le giovani generazioni di oggi, che in Berlusconi hanno trovato il sacco da boxe sul quale scaricare le proprie frustrazioni, scelgono di abbeverarsi alla fonte di Travaglio. E lo fanno "senza se e senza ma", come farebbe un bravo gregge, lasciando da parte tutte quelle utilissime seccature quali il "riscontro dei fatti" e l'analisi delle "altre fonti".

      Credo proprio, dunque, che i giovani d'oggi un'Italia migliore non se la meritino proprio. Si meritano, al contrario, proprio QUESTA Italia. Quella che loro stanno costruendo diffondendo la parola dei nuovi campionissimi della moralità. Quando, tra vent'anni, questi giovani si lamenteranno dello stato della loro povera Italia, potranno ringraziare loro stessi e la brillante scelta dei loro maestri.

      Altro che "pagare le colpe dei nostri padri"…

    • anonimo 16:43 on 19 July 2011 Permalink | Rispondi

      Complimenti, si sente il rumore delle unghie sui vetri anche da qui (Firenze).
      Dalle mie parti si dice "fai festaaaaaaaa", ma sicuramente continuerai finchè farai comodo ai padroni (di ora). Ma ti dò una notizia: tra non molto, poca trippa per gatti.
      Mi rammarico di aver perso tempo con questo inutile blog.
      A mai più, a te e al tuo mentore Bungolo. 

    • anonimo 18:18 on 19 July 2011 Permalink | Rispondi

      hai scritto cose molto interessanti, ma anche qualche leggerezza a mio avviso:
      "era che avevi raccontato balle.".  Se la tua eguaglianza è "non rispondente al requisito della “VERITA”’ =  "balla"  non ci siamo, non mi va di stare ad argomentare tanto sei troppo furbo per non sapere che intendo dire.

      "Di fronte a tanta giustizia tu, rispettosissimo della sentenza, ricorresti in appello". Qua voglio sperare che non ci credi nemmeno tu a quello che hai scritto: uno può ammettere di aver fatto un errore ma contestare la quantificazione del danno ritenuta troppo onerosa

    • enrix007 10:25 on 21 July 2011 Permalink | Rispondi

      Anonimo del messaggio #3:

      Ti ringrazio per il peso che hai dato alla mia "furbizia", incasso il complimento.  Si, capisco che osa intendi dire su ciò che io dovrei sapere, essendo furbo. E sono pure d'accordo che certe "astuzie retoriche" non si dovrebbero usare, a rigor di logica ed essendo corretti. Ed infatti io di solito non le uso.  Con il soggetto in questione, qualche volta invece le uso, e se lo faccio è perchè in questi piccoli "duelli", mi compiaccio sottilmente e maliziosamente di lasciare all'avversario la scelta delle armi. Perchè queste, caro anonimo, son tipiche armi sue. Anche tu sei troppo intelligente per non capire che intendo dire.

      Ad ogni buon conto, pur trovandoci d'accordo sulla differenza fra una bugia inventata di sana pianta ed una forzatura che perde il requisito della verità, ti faccio notare che qui siamo ai limiti. Alcuni dei reati che venivano dati per connessi con la società rappresentata da Confalonieri, erano all'epoca non solo indimostrati, ma persino, ove esistenti, attribuiti alla società sbagliata, perchè con Mediaset non avevano nulla a che fare. E Mediaset è una società indipendente e quotata in borsa. Infatti il magistrato bacchetta Travaglio anche a tutela di tutti gli azionisti. Quindi in questo caso,  tu ed io dovremmo eventualmente discutere, più che sulla differenza fra una menzogna ed una forzatura, sulla differenza tra una menzogna ed un falso. E se fra una forzatura ed una balla la differenza può essere ampia, fra un falso ed una balla non corre più molta distanza.

      Sul secondo argomento, vale quanto sopra. Capisco cosa intendi dire, ma ti invito a riflettere: sei proprio sicuro sicuro che il ricorso contenesse la sola istanza di uno sconto, e non la richiesta di una vittoria di merito con la richiesta di sconto in subordine?  Tu, caro anonimo, non ti sei per caso domandato come mai su di una circostanza così veniale, spiegabile ed apparentemente condonabile (un "errore" dovuto a omonimia, diciamo così,  "non verificata", diciamo), i comparenti non siano addivenuti ad una amichevole transazione, del tipo di quelle per cui Travaglio ha optato innumerevoli volte in altre cause?  Sei proprio sicuro sicuro che quel giornalista che oggi usa il termine "giustamente" riferito alla vittoria della sua controparte, all'epoca non abbia insistito sino all'ultimo nella pretesa di non essere censurabile per quell'omonimia, fottendosene del danno arrecato? No, sai, ti dico questo dal momento che quando mi son voluto togliere curiosità di questo tipo, andando a verificare negli atti, con questo personaggio ho sempre avuto delle notevoli sorprese.  Se del caso potrei vedere di togliermi anche questo sassolino.

    • anonimo 19:04 on 21 July 2011 Permalink | Rispondi

      "sei proprio sicuro sicuro che il ricorso contenesse la sola istanza di uno sconto, e non la richiesta di una vittoria di merito con la richiesta di sconto in subordine?" 

      guarda, è la prima cosa a cui ho pensato, quindi no, non sono sicuro, anzi se scopri ormai la cosa incuriosisce anche me, se però anche si scoprisse che in appello avesse sostenuto qualcosa al di là della sola richiesta di riduzione del risarcimento, beh qua bisognerebbe entrare nei meccanismi che solo i buoni avvocati conoscono bene (pur avendo fatto legge non sono avvocato e quindi non ne so nulla anche se posso ipotizzare qualcosa), al limite si puotrebbe discutere sul fair play, in ogni caso io tendo comunque a simpatizzare sempre per un giornalista che rischia del suo spingendosi fino al limite della diffamazione quando l'altra parte è molto più "forte", certo a patto che ci sia almeno la buona fede (e in questo particolare caso di anonimia mi sento di concederla al 100%). Diverso il discorso se lo facesse nei riguardi di un cittadino normale. Diverso ancora il discorso del giornalista il cui compito per il quale è stipendiato è proprio cercare di diffamare perdendo tranquillamente le cause che tanto ti verranno pagate dall'alto, perché il rpezzo vale comunque l'opinione negativa che sei riuscito a generare.

      Personalmente reputo Travaglio un ottimo giornalista. Anche lui fa errori e indubbiamente ha un atteggiamento a volte irritante, sicuramente come tu stesso hai dimostrato a volte tenderà pure a nascondere qualcosa, però malgrado ciò credo sia difficile non definirlo un pensiero libero e se anche ora è facile dire che ormai lui ci guadagna ad andare contro i poteri forti, sicuramente non era così scontato all'inizio.
      Ciononostante fai bene a contestare e sottolineare le cose che non ti tornano, sono cose interessanti per tutti quelli che amano sempre la verità.

    • enrix007 00:23 on 22 July 2011 Permalink | Rispondi

      Sulla base della mia esperienza, posso solo dirti che io, invece, al 100% la buona fede non gliela concedo. Diciamo, solo al 90%.
      Stupito, ed anche un po' contrariato,  vero? Se lo sei, è appena normale. Un'omonimia, in fondo, è il più classico degli incidenti di percorso.
      Ma sino ad un paio d'anni fa non avrei avuto dubbi neppure io, come te.  Diciamo, che li ho maturati, e mi sono abituato, in molti casi, ad accettare come possibile anche ciò che pare incredibile.

      Inoltre se i suoi difetti fossero soltanto quelli di commettere qualche errore o di essere un po' irritante, non mi darebbero alcun fastidio.
      Il problema è che anche qui ho qualche dubbio. 

      In relazione alla libertà di pensiero, ad es., esistono tre tipi di giornalisti: quelli che la esercitano, quelli che non la esercitano, e quelli che dissimulano, e spesso molto bene, di esercitarla.

      Tu ed io qui ci troviamo sicuramente d'accordo a che egli non appartenga  alla seconda categoria.
      Ma oltre a questo livello, tu hai certezze, ed io, invece, dubbio.

      Ti ringrazio comunque per i tuoi interventi, che ho gradito.

    • enrix007 00:34 on 22 July 2011 Permalink | Rispondi

      Ed ora veniamo al simpatico anonimo del messaggio n°2, che non ho dimenticato ed al quale  debbo delle scuse.

      Il rammarico per averti causato una perdita di tempo con questo inutile blog, è tutto mio. 

      Sono contento che hai capito subito che  il tempo è qualcosa da non sprecare in letture troppo amene, poichè ti conviene impiegarlo tutto in quegli studi che il prossimo anno ti saranno indispensabili se non vorrai ripetere per la terza volta la seconda elementare.

      Buona fortuna.

    • anonimo 14:18 on 7 August 2011 Permalink | Rispondi

      vai a travagliare come tutti

    • anonimo 16:47 on 10 August 2011 Permalink | Rispondi

      Grande Enrico!Un' ulteriore testimonianza della faccia di bronzo di Travaglio!Oramai sono solo i suoi fan(atici)che lo sostengono!L'utente(anonimo)del commento  nr.2 ne e' un esempio lampante!Gente che non riesce a pensare con il proprio cervello,ma condizionata da un giornalista che pian piano,sta perdendo credibilita'.
      Credo che sia piu' l'odio verso qualcuno,piuttosto che le storie che ci propina il  santo di Torino a fare smuovere la loro  rabbia !Siamo in un paese libero ed ognuno puo' pensarla come vuole,ci mancherebbe,ma se ogni tanto pensassimo con la nostra testa,forse,vivremmo meglio tutti.Tu lo sai,oramai ci conosciamo da un po'. Ero anch'io un ammiratore del grande Marchino,ma  ,forse per l'eta',mi sono accorto che  non era quel gran fenomeno che  credevo!Questo in gran parte,me l'hai fatto capire tu,che sei un  osservatore  attento,molto  piu' di tanti altri.Mi sono confrontato spesso con gli ammiratori di Marconiglio,e molto spesso non sanno neanche cos'e' la famosa intervista di Borsellino e come e' stata manipolata!Il mio grande amico Anton Egger,al quale avevo segnalato i tuoi blog,all'inizio era un po' perplesso per le tue "osservazioni" ma poi….beh,lo sai bene come la pensa ora!E ti assicuro che e' una persona di grande cervello!Con questo chiudo e anche se non mi faccio sentire per un po',io ci sono sempre.Di tanto in tanto vengo a trovarti ed e' sempre un grane piacere leggerti!Ben venga la gente attenta come te,ne guadagnamo tutti….
      Ciao grande!
      Maury

    • anonimo 21:35 on 15 August 2011 Permalink | Rispondi

      io sono stato il primo italiano ad assaporare la deontologia zero di MT.  Nel 1990 contribuì a smascherare dei brogli elettorali al comune di Torino che portarono a due condanne definitive ed a due patteggiamenti. MT nel presentare la notizia mi definì "handicappato" senza fare il mio nome, ma con chiari riferimenti. E' vero, ho qualche problema fisico, ma che non c' entrava nulla con la vicenda in questione. Se furono questi gli insegnamenti di Montanelli, dio ce ne scampi ! Allora la platinette di anno0
      scriveva infatti x S.B. su il Giornale (19.12.90).  Fatto ancora più grave non   mi aveva, MT, nè parlato nè visto in faccia. Sul giornale della curia sul quale allo stesso tempo scriveva, mi definì "tale Roberto Curione" espressione dispregiativa che s' usa nei mattinali delle Questure x indicare i delinquenti.Certo la mia denuncia aveva rotto le ouva nel paniere ai suoi padrini, xchè c'era il rischio che saltasse il PRG che regalava enormi ricchezze ai poetri forti ed alla curia. Mi rivolsi all' ODG di Torino, al quale ero iscritto, sia pure appena moroso e mi fu risposto :prima paga e poi vediamo" Pagai la quota, ma non successe nulla. Ovvio comunque che la sx tacque, anche quando -per opunizione, x aver detto il vero- il Comune mi spedì al mercato ittico. Chiaro messaggio mafioso . I PESCI SONO MUTI.

    • enrix007 10:41 on 22 August 2011 Permalink | Rispondi

      Sig. Curione, potrebbe contattarmi privatamente all'indirizzo  pregodottore@email.it ?  C'è una cosetta che vorrei domandarle.

      La ringrazio per l'attenzione e per l'intervento.

    • anonimo 22:54 on 11 October 2011 Permalink | Rispondi

      per me siete come due zitelle bisbetiche…..

    • antifuffa83 22:27 on 22 August 2013 Permalink | Rispondi

      Beh l’ultima sulla muffa mi sembra effettivamente un po’ forzata. Voglio dire Travaglio non ha dato della muffa o lombrico a Schifani, certo facendo questi paragoni ha fatto sicuramente delle insinuazioni, ma stop. E’ diffamazione questa? Il paragone con Sgarbi che gli dà del pezzo di merda non regge per nulla a mio avviso. Mentre la prima è un’insinuazione la seconda è un insulto diretto e pesante.

      • Avatar di enrix

        enrix 09:55 on 24 August 2013 Permalink | Rispondi

        “E’ diffamazione questa?”
        Si, c’è giustappunto una sentenza che lo conferma.

        “la prima è un’insinuazione”
        Ah, ho capito, quindi Travaglio non ha insultato, ma soltanto insinuato che Schifani sia una muffa. E su quali basi scientifiche o quali circostanze Travaglio avrebbe fondato quest’insinuazione, visto che secondo te sarebbe giustappunto una legittima insinuazione?

        • antifuffa83 13:18 on 24 August 2013 Permalink | Rispondi

          “Ah, ho capito, quindi Travaglio non ha insultato, ma soltanto insinuato che Schifani sia una muffa.”

          Dicendo che “dopo Schifani c’è solo il lombrico o la muffa”, a mio avviso non significa che Schifani sia una muffa o un lombrico, ma che Schifani sia “pessimo” per quell’incarico. O come dice la sentenza, si insinua che Schifani sia una forma di vita poco più superiore alla muffa o al lombrico. No, non la trovo una legittima insinuazione, ma col messaggio precedente stavo esprimendo solo una mia perplessità al riguardo, rapportata al tuo paragone con Sgarbi. Tutto qui.

    • antifuffa83 22:48 on 22 August 2013 Permalink | Rispondi

      “Fallica ci fece causa e giustamente la vinse.”

      Non ha detto quello. Ha detto: “il secondo (ovvero il Fallica innocente) giustamente si è offeso.” E’ una cosa ben diversa. Tra l’altro sto fallica gli dovrebbe dare indietro la differenza di 40.000 euro ma è sparito.

    • antifuffa83 21:07 on 24 August 2013 Permalink | Rispondi

      C’è un “allora” di troppo, me ne sono accorto solo adesso…:(

  • Avatar di enrix

    enrix 19:39 on 5 May 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: , marco travaglio,   

    Trava’, ‘a bucia esce ‘ncoppo o naso
    travaglio pinocchio2

    Ecco, in un pamphlet di 32 pagine, la verità (che naturalmente, non è quella che racconta Travaglio) su tutti i documenti consegnati da Massimo Ciancimino e peritati dagli esperti della Polizia Scientifica.

     

    SCARICA IL FILE PDF “Trava’, a bucia esce ‘ncoppo o naso

    0d1bfb531b1a8a4e1608cc35c875d63e

     

    SCARICA LA TABELLA GENERALE RIEPILOGATIVA DEI DOCUMENTI DI MASSIMO CIANCIMINO

    SCARICA UNA CARTELLA DI DOCUMENTI DI DON VITO CIANCIMINO CLASSIFICATA NELLE PERIZIE DELLA POLIZIA SCIENTIFICA COME Rep47 Comp PA (NOTA BENE: per visualizzare i documenti, occorre prima, digitando “rinomina” con il tasto destro del mouse, sostiture l’estensione “.pdf” con l’estensione “.zip“,  e quindi decompattare il file):       24d1b54b0b38554ae8b1370931c463b9

     
    • Renzo_C 12:53 on 16 May 2011 Permalink | Rispondi

      Ho ascoltato l'ultima deposizione a Palermo del Ciancia (ringrazio Paolo e bart), e fra i 2 giornalisti non c'è Marcolino bellachioma.
      Sempre se si prendono per buone le dichiarazioni del Ciancia :)

      A parte la fatica (4 ore) è interessante ascoltare il confronto De Caprio/Giraudo, anche se mi sembra poco utile ai fini processuali: restano entrambi sulle loro dichiarazioni, anche se mi sembra più preciso e chiaro De Caprio.

      Fenomenale poi il Ciancia che, prima afferma di non essersi MAI avvalso della facoltà di non rispondere, poi se ne avvale per non rispondere sulla questione Verona/Strangi, adducendo che c'è un procedimento in corso.
      Anche in quella vicenda il Ciancia parla di giornalisti: sono sempre quei due? non hanno niente da dichiarare?
      Strano che dei giornalisti, sempre a caccia di notizie, non ci facciano sapere niente in proposito.

      Altra cosa che ho apprezzato è che abbia fatto il nome del Cafè de Paris di Bologna, visto che ne scrivevo alcuni mesi fa (abbreviandolo in CdP), luogo nel quale svolge la sua attività imprenditoriale, quegli improrogabili impegni che non gli consentivano di essere con maggiore frequenza al processo: liberarsi da cappuccini e maritozzi si sa non è cosa semplice.
      Non lo scrivevo perchè l'informazione fosse frutto di indagini sotto doppia copertura della CIA e servizi bulgari, ma perchè è nella vulgata bolognese che il Ciancia è sempre lì a non fare un cazzo da mane a sera, basta passarci davanti e lo vedi, protetto da un muro di krapfen antiproiettile.
      C'è sempre o quasi, tranne quando deve correre a Verona a riciclare, ovviamente.

      La faccenda PQ e Travaglio adesso non è semplice, perchè il grosso problema è che ci han fatto i soldi con le patacche del Ciancia, e i libri e i dvd che spiegano tutto sulle stragi/trattative e menate varie, tutta roba che si può allegare al cassonetto, la gente li ha comprati e pagati.
      Gli abbonamenti sono calati da 40 a 28mila, le vendite in edicola sono in media sotto le 70.000 copie al giorno, forse alla balla dei "giornalisti con la schiena dritta" non ci credono più in tanti.
      Anche Santoro c'ha fatto la sua bella figura col Ciancia, sono almeno 2 (che io ricordi) le puntate di Annozero monotematiche su patacche e papelli, spacciati per oro colato.

      Scuse o rettifiche forse sono ancora premature, meglio far passare altro tempo, poi sceglieranno la via del dimenticatoio pescando un nuovo supertestimone da qualche parte, un classico della disinformazione.

    • Renzo_C 00:39 on 17 May 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix,
      forse che il Dott. Fontana legga il tuo blog?
      Presumo tu abbia ascoltato la registrazione dell' udienza, perchè proprio il Presidente chiede a Massimino della questione del secondo comma del "41bis" (da 04:07:00 circa) e sottolinea che è curioso che nel papello fosse una richiesta dei mafiosi, mentre poi curiosamente sparisce nel contropapello.
      Dice il Dott. Fontana:
      "…il 41bis nella accezione che poteva disturbare i mafiosi era il secondo comma …. ma solo l' 8/6/92 viene emesso il decreto legge che introduce il secondo comma, e già il 29 il 41bis, senza che sia MAI STATO APPLICATO, compare nel papello….. non compare più nel contropapello"
      Quindi in 20gg i mafiosi, Riina secondo il Ciancia, han già capito che il secondo comma è da mettere nella lista del papello! Azzarola, ma sono dei fini giuristi! Altro che mafiosi rozzi e sanguinari!
      Complimenti Enrico, vedrai che Travaglio lo farà notare anche lui, fra breve, fra poco, senza fretta  :D

      Perdonami però un OT Enrix, ma c'è un' altra questione nell' ultima deposizione del Ciancia che mi ha fatto ridere/piangere/incazzare: il pacco con la dinamite.

      Il Ciancia dice che ha ricevuto un pacco con 40 (poi 50) candelotti.
      Non ha detto niente a nessuno, ma del pacco e della foto con le minacce scritte se ne è subito disfatto.
      Cioè le cose più importanti le ha buttate via! O__O
      Poi ha iniziato a "smaltire" i candelotti.
      Ora, io di esplosivi non ne so niente, ma CREDO che sia la miccia che i detonatori senza l'esplosivo siano assolutamente inoffensivi: allora perchè ha tenuto sia miccia che detonatori?
      Non era più semplice buttarli subito nel cassonetto? Tanto aveva deciso di buttare tutto, no?

      Dei candelotti dice che alcuni li ha già smaltiti "poco a poco": ok, ma QUANTI? Nessuno che gli chieda anche COME e DOVE?
      A Palermo ci sono i cassonetti per la dinamite da riciclare?

      Non ha finito di smaltirli tutti, gliene erano rimasti alcuni (dice 17) e cosa ne fa?
      Li sotterra in giardino! O__O
      Se li vuoi smaltire, li metti sottoterra?
      Così per riprenderli li devi dissotterrare, comodo come nascondiglio, magari nel farlo dai una badilata alla dinamite, non so se può esplodere, ma non rischierei.

      Come si possono spiegare in modo plausibile questi curiosi comportamenti del Ciancia?
      Il Ciancia per me è incredibile, ma è mai possibile che Ingroia e Di Matteo continuino ad ascoltarlo?
      Spero di non aver scritto bestialità sugli esplosivi, ma sulla foto e soprattutto il retro, che lui dice chiedeva 750mila euro per Messina Denaro, beh su quello non ci piove, buttare tutto (se è vero) è stata un' ottima idea.

      Saluti

      p.s. simpatico Ingroia quando si incazza sulle domande della difesa che sottolineano come lo imboccava durante l'interrogatorio di convalida del fermo….
      tutta la mia stima invece al Presidente del Tribunale, il Dott. Mario Fontana, veramente bravo, soprattutto quando mette in riga Ingroia e Di Matteo :)

    • Renzo_C 23:04 on 23 May 2011 Permalink | Rispondi

      Dal passaparola di oggi:

      "….. io personalmente sono stato denunciato da diversi magistrati per averli criticati, ho sempre vinto le cause nei loro confronti naturalmente,…."

      Chi mente? Travaglio o Enrix?
      Ho come il sospetto che Marcolino ne abbia detta un' altra delle sue, sempre che diffamare sia meno grave che criticare.

      Saluti

    • enrix007 11:41 on 24 May 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Renzo, scusa se non ti rispondo tempestivamente e compiutamente, perchè i tuoi interventi li apprezzo e meriterebbero attenzione, ma in questi giorni sono un po' distante dal blog per ragioni personali.   Per quanto riguarda il giudice Fontana, in più di un'occasione ha dimostrato un'attenzione ed un acume confortanti.  Spero di poterne riparlare.

      TRAVAGLIO "DENUNCIATO" DAI MAGISTRATI: ni.  Come al solito Travaglio è maestro nell'arte sopraffina di usare termini che paiono consueti e casuali pur essendo invece raffinati ed usati tutt'altro che a caso. Ricorda un po' paperon de paperoni quando stipula patti leonini con Paperino, tipo, tanto per fare un esempio, promettere di remunerarlo con "tanto oro quanto pesa" mentre i due si trovano in una navicella in assenza di gravità.

      La parola "denunciato" è in uso propriamente con le cause penali, mentre Travaglio è stato condannato in via definitiva per causa promossa da un magistrato per diffamazione, solo in sede civile.  Come è noto, anche se l'atto che si intende perseguire (cioè la diffamazione)  è sempre lo stesso e non cambia colore o odore, è facoltà del diffamato scegliere se agire in sede civile oppure in sede penale.  Pertanto, pur avendo diffamato un magistrato che ha avuto soddisfo per la lesione della sua onorabilità a seguito di congrue condanne di una corte della sezione civile di un tribunale, egli può dire tranquillamente quello che ha detto senza temere smentite, perchè quella di quel magistrato non era una "denuncia", cioè l'istanza di un'azione penale, ma un'azione legale in sede civile.  Resta soltanto il dubbio che siano poi effettivamente così copiose queste "denunce" da parte di magistrati "criticati", in sede penale, concluse con la vittoria di Travaglio, L'affermazione lascia perplessi, perchè i magistrati non risultano esattamente fra i più "criticati" dal nostro giornalista.  Resta quindi la curiosità di sapere di che cosa stia parlando, anche perchè io personalmente di querele penali a Travaglio da parte di magistrati non ne conosco neppure una. (potrebbe esserci Squillante, al limite e forse, ma io non ne so nulla).

    • Renzo_C 15:55 on 24 May 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix,
      avevo subodorato la fregatura nelle parole che ha usato.
      Purtroppo però è che ciò resta confinato qui, mentre tutti coloro che non sono in grado di cogliere queste sfumature, che contengono invece molta sostanza, restano convinti che "Travaglio vince sempre".

      Allo stesso modo, nonostante la tua analisi su quei pezzi di carta del cianciarone, essi sono tutti "buoni", 54 su 55, solo UNO è falso e non è nemmeno colpa del cianciarone, tutta colpa del "puparo" di cui si fidava!

      Questo è il danno all' informazione che fa Travaglio, perchè il personaggio che si è costruito non ammette errori, deve SEMPRE essere indiscutibile, ciò che afferma è pura verità, perchè lui la garantisce.

      Ciao

    • anonimo 13:18 on 26 May 2011 Permalink | Rispondi

      Simpatica questa intervista ad Ingroia:

      http://www.livesicilia.it/2011/05/25/cari-media-un-po-di-serieta-per-favore/

      Questo passaggio riferito sopratutto al caso Cianci Junior è da incorniciare:

      "… sicché ritengo necessario che, fonti di prova in corso di verifica, quando i primi accertamenti si rivelino positivi, vadano ulteriormente sottoposte alla verifica dibattimentale nei processi ove sono rilevanti, e non appena emergono fatti che ne evidenziano la falsità, anche parziale, si proceda penalmente, senza riguardi, così come si è fatto, in questo e in tanti altri casi…."

      Per fortuna che se lo dice da solo. Un chiaro caso in cui fatti e parole non vanno a braccetto.

      Gianluca

    • anonimo 09:19 on 3 June 2011 Permalink | Rispondi

      Tornando al #19, 20 e 21. Scriveva Travaglio:" Tutto questo per dire che il fatto che io non abbia mai riportato, in 26 anni di carriera nei quali ho scritto circa 20 mila articoli e una trentina di libri e ho subìto oltre 200 denunce penali e civili, nessuna condanna penale definitiva per diffamazione, è non solo la prova che ho sempre cercato di verificare l’esattezza delle notizie, ma anche di una notevole fortuna: può sempre capitare che i giudici non capiscano, o capiscano male, o che interpretino soggettivamente un articolo in maniera distorta, salvi naturalmente i casi in cui il giornalista sbaglia, il che capita e di frequente."
      Vero, ha trovato il giudice che teneva fatica a scrivere le motivazioni e ha incassato la prescrizione. Mi preme però segnalarvi che per il nostro fine scrittore,  in tale contesto, la parola "denuncia" può riguardare sia il civile che il penale.

      Penso che ricordiate in quale occasione  si espresse il soggettino:  "Marco Travaglio risponde su alcune polemiche", 9 gennaio 2010. Il blog Voglioscendere non esiste più, l'ho trovato qui:
      http://www.investireoggi.it/forum/marco-travaglio-risponde-su-alcune-polemiche-vt50913.html

      Saluti a Enrico e Renzo.
      Paolo.

    • enrix007 20:20 on 3 June 2011 Permalink | Rispondi

      Grazie Paolo.

      Comunque il nostro fine scrittore sul suo blog andava per le spiccie, quando scriveva, perchè la "denuncia civile" non esiste.  Esiste solo quella penale.
      Parliamoci chiaro: quando Travaglio scrive serenamente di non aver mai subito condanne a seguito di denuncie di magistrati, si riferisce esclusivamente al penale, perchè sa benissimo che in sede civile è stato condannato in via definitiva a risarcire un giudice da lui diffamato, ed un pezzo della sentenza lo trovi come motto di questo blog.

      "La denuncia, presentata dal Pubblico Ufficiale o dal privato, è uno dei mezzi attraverso il quale il Pubblico Ministero o la polizia giudiziaria prendono conoscenza di un fatto costituente reato

      http://www.studiolegale-online.net/penale_01.php

      La "denuncia civile", invece non esiste.

      Detto questo, vorrei precisare con Paolo che il pezzo di voglioscendere che ci ha linkato fa parte di un botta risposta fra Travaglio ed il sottoscritto,  (l' "occhiuto censore", sarei io) che trovi per intero in questo blog:

      http://segugio.splinder.com/post/22018027/scaramucce-con-marco-travaglio

      http://segugio.splinder.com/post/22022058/si-arroventa-la-polemica-con-travaglio

      http://segugio.splinder.com/post/22027959/travaglio-segugio-terzo-round

      http://segugio.splinder.com/post/22051923/travagliosegugio-miniround

    • anonimo 11:52 on 6 June 2011 Permalink | Rispondi

      1. "la 'denuncia civile' non esiste". Vero, Enrix, non sei certo tu che cianci a sproposito di denunce penali e civili, ma il "documentatissimo" idolo delle masse.

    • Renzo_C 01:27 on 8 June 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix,
      come dimenticare la questione del dvd Borsellino, venduto assieme al Pacco Quotidiano, e i 6 interventi di Marcolino nel blog.
      Questo che scrivi però è vero solo in parte:
      …fa parte di un botta risposta fra Travaglio ed il sottoscritto.

      Sarai anche il Segugio, ma quella volta, come anche prima e dopo, fui io a "stanare" il Marconiglio (questioni Vulpio, Borromeo e, dopo, IDV): Enrico, dia a Renzo quel ch'è di Renzo :)
      Travaglio poi, in seguito al mio "trappolone Mori", smise di scrivere nel blog per mesi.
      Il trappolone aveva il duplice intento di evidenziare che leggeva ciò che scrivevo, oltre a sottolineare il fatto che "il buco" nel dvd era faccenda mediaticamente molto più rilevante delle tue osservazioni.
      Non mancai allora di scriverlo, perchè è un concetto che non credo di essere riuscito a trasmetterti, forse perchè lo ridussi ad una critica alla tua logorrea, alla quale mi rispondesti sinteticamente e con argomenti deboli.
      E' una critica che ti faccio ancora oggi, visto che le tue analisi sono molto ben approfondite ma, allo stesso modo, sempre terribilmente prolisse.
      Hanno senza dubbio un valore molto più importante di un semplice buco, di un errore statistico o altre minuzie, ma restano indigeribili per la maggior parte dei lettori, quindi gli fanno molto meno danno.
      Ci si può lecitamente domandare quindi il perchè io intenda fare danno a Travaglio e la risposta è molto semplice: mi ha dato pubblicamente, anche se impersonalmente (è furbo il ragazzo) dell' imbecille, mentre in quel caso (Borromeo) l' imbecille è lui.
      Certamente glielo rimandai al mittente, ma c'è differenza fra un imbecille scritto da Travaglio e uno di Renzo C: bastava invece che ammettesse l'errore grossolano e ci sarei passato sopra, ma così no, me la lego al dito.

      Tornando al buco nel dvd, che come forse sai non è unico, ce ne sono anche altri, esso è invece "semplice", tutti lo possono vedere, e notare così che ciò che ha detto e scritto non è vero, mancano dei pezzi in quel dvd, non è tutto il girato.
      Il fatto che ne abbia indicato solo uno è proprio perchè è ancora più semplice per il fan travagliota andare a vederlo, mentre per capire e analizzare i tuoi scritti servono passione o, come minimo, 3 caffè.
      Infatti, mentre con te non si giunse a nulla di concreto (diatriba sterile), per il buco lasciò ad imperitura memoria l' "armonico magmatico", col quale ancora oggi lo prendo per i fondelli appena posso.
      Questi meccanismi Travaglio li conosce bene, sa che una piccola verità sintetica e incisiva lo può mettere molto più in difficoltà di un trattato dettagliatissimo, ed è per queste ragioni che oggi il PQ mi censura regolarmente quando scrivo di Guido Roberto Vitale: non si deve sapere che sono soci con un mazzettaro reo confesso, per di più grande sponsor di Vendola.
      Non c'è nessun reato, è ovvio, ma c'è un grandissimo imbarazzo, altrettanto ovvio.

      Ne approfitto per ringraziare e salutare Paolo e Gianluca per i link.

      Riguardo all' articolo di Ingroia: ma non faceva prima a prendere il telefono e chiamare Travaglio?
      Se c'è uno che ha cavalcato le bufale del cianciarone è lui, c'ha fatto articoli, passaparola, libri e dvd!
      Mancano solo la maglietta col ciancia, il cappellino di carta fatto col papello, il ciancia-burattino per imparare l'arte del puparo e la matitona "don vito", ma arriveranno a breve.
      Intanto per adesso c'è una new entry nel circolo degli scrittori a cazzuglio: Maurizio Torrealta, quello della terza bomba atomica in IRAQ, oggi in libreria con "il quarto livello" e home page da Grillo (quanto costa?)
      La sintesi di quanto si può leggere online è: "non c'è niente di sicuro, ma lo scrivo lo stesso, chemmefrega?"
      http://grillorama.beppegrillo.it/catalog/product_info.php?products_id=129   (vedasi capitolo 14. Gross-De Gennaro e pag. 7)
      Ma De Gennaro lo sa? Oppure, c'è modo di avvisarlo?

      Il mese prossimo esce invece il mio libro, "il settimo livello", sono moooolto più avanti!

      Saluti

      Renzo C

    • Renzo_C 20:24 on 9 June 2011 Permalink | Rispondi

      Quando Travaglio e i suoi colleghi del Pacco Quotidiano ci raccontano dell' imprenditore Massimo Ciancimino, forse si riferiscono a "questo" imprenditore?

      http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-08/ciancimino-sigilli-tesoro-rumeno-222850.shtml?uuid=Aas3EHeD&fromSearch

      Chissà se il Marconiglio ci dirà qualcosa anche su questo provvedimento, è un così bravo giornalista di cronaca giudiziaria.

      Saluti

    • anonimo 13:36 on 17 June 2011 Permalink | Rispondi

      @ Renzo

      Si devono sbrigà a pubblicare sul tema, con quello che lentamente sta uscendo fuori, a breve diventerà tutta cara straccia.

      Raschiano il fondo del barile.

      Ricambio il saluto.

      Gianluca

    • anonimo 16:18 on 6 May 2011 Permalink | Rispondi

      E' incredibile come questo "giornalista",abbia ancora tanto credito!Comincio ad avere dei dubbi sull'intelletto dei suoi "fans"!
      Mah!
      Ma chi te lo fa fare Enrico?
      Comunque,ancora una volta, complimenti!
      Maury

    • anonimo 09:24 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      bravo Enrico
      un giorno o l'altro ti inviteranno a scrivere su Libero.
      Ciao
      Vittorio

    • Renzo_C 20:05 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      Solo altri 5 scatoloni Enrix, puoi farcela! :D

      http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/05/07/news/scoperto_l_archivio_segreto_di_massimo_ciancimino_tutti_i_pizzini_del_padre_nascosti_in_uno_sgabuzzino-15927880/?ref=HREC1-9

      Grazie comunque per questa relazione, anche Fofò ne farà tesoro.
      Marcolino bellachioma invece ha cambiato strategia: adesso intervista cantanti.

    • anonimo 21:54 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      Anzitutto complimenti.

      Mancata perquisizione? Urge processo ai nostri eroi. E Travaglio farà il benaltrista.

      Paolo.

    • enrix007 23:42 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      Renzo, quegli scatoloni sono una manna. Purtroppo sono nelle mani sbagliate.

    • Renzo_C 13:40 on 9 May 2011 Permalink | Rispondi

      Beh no dai Enrico, non possono farci dei trucchi con questa roba.
      Anche Fofò deve starci attento, è sotto gli occhi di tutti, dopo la figuraccia col pizzino De Gennaro.
      Almeno, questo è il mio parere

      Se volessero davvero essere trasparenti potrebbero farne archivio elettronico accessibile a tutti, se invece ne faranno uso politico allora assisteremo ad uno stillicidio simile al Ciancimino: un pizzino oggi, uno fra 3 mesi ecc… ecc…

      Saluti

    • anonimo 19:51 on 9 May 2011 Permalink | Rispondi

      Mamma mia che fatica devi aver fatto a mettere insieme tutto.
      E' veramente interessante.
      So che il Gen. Mori ha tratto spunto per la sua difesa dai tuoi articoli e dal libro. Ma gli altri poveri innocenti coinvolti avranno l'accortezza di fare un giro dalle tue parti? Anche per la difesa di Berlusconi sei una miniera d'oro.
      Possibile che non saccheggino i tuoi articoli per sbugiardare una buona volta, non tanto travaglio che non vale una cippa, quanto quel Torquemada in malafede di Ingroia?
      Ehi, questa è roba da prima pagina. Meno male che esiste gente come te.

      Pius

    • anonimo 12:54 on 11 May 2011 Permalink | Rispondi

      CAro Enrico,
      che dirti: semplicemente
      G R A N D I O SO

      Giuseppe Stella
      P.S.: E fattela una scappata in Sicilia, così fai un fischio e ti offro un bel caffè.
      A presto.

    • anonimo 20:39 on 11 May 2011 Permalink | Rispondi

      Se dicessi che è un ottimo lavoro, sarebbe un giudizio troppo riduttivo
      Complimenti e grazie

      Paolo75

    • anonimo 20:30 on 12 May 2011 Permalink | Rispondi

      A mio avviso Travaglio non mente: per mentire è necessario credere che ciò che si sotiene è falso, ma travaglio in realtà si beve integralmente le tesi divulgate dalla procura di Palermo e le riporta fedelmente. In questo senso non scrive nemmeno il falso perchè spesso il suo lavoro consiste nel fare il portavoce di Antonio ingroia e in effetti lo fa bene.

    • enrix007 08:42 on 13 May 2011 Permalink | Rispondi

      Anonimo n°10, se lei legge attentamente il pezzo, noterà che io non ho MAI usato il verbo "mentire" riferito a Travaglio, mai, neppure una sola volta in 32 pagine, mentre l'ho utilizzato molte e molte volte riferito a Massimo Ciancimino.

      E questo non è un caso, ma è proprio perchè il sottoscritto pesa le parole con estrema attenzione, quando scrive di certi argomenti, e sa benissimo che affermare che una persona mente, è affermare che ha coscienza della sua menzogna.

      Io ho sempre e solo detto che quelle che ha scritto Travaglio sono bugie e balle spaziali (guardi, guardi pure), ed è esattamente così. Se poi queste siano sue invenzioni DOC o informazioni errate che lui ha recepito in buona fede oppure solo parzialmente in buona fede oppure per niente in buona fede o che altro diavolo, nessuno lo può dire.

      Ciònonostante, in nessun caso si può dire che egli "non ha scritto nemmeno il falso", perchè quand'anche egli abbia fatto il passaballe inconsapevole, questo è un problema suo e non nostro: le balle son sempre balle.

      Inoltre lui sa benissimo che le sue non sono chiacchiere da bar raccontate dopo il terzo campari per 4 avvinazzati, ma predicozzi supermediatici che vengono spacciati come "verità preclare nella giungla della disinformazione", e che fanno da verbo. 
      Non so se afferra la differenza. 

      Quella di difendersi dietro alla scusante "ho scritto ciò che mi hanno detto" è una strategia che può andare bene per una cronicuccia scritta in fretta. Ma lui è un'opinionista che fa opinione alla grande, e che su certe cose, come può leggere, batte il martello per mesi.
      Sempre sulle stesse.
      E sono bugie.
      Che fanno crescere il naso a chi le divulga, mica al suggeritore, per questo ho trovato estremamente adatto come titolo il vecchio detto napoletano.

      Lei ha per caso una pallida idea di che cosa scrive Travaglio dei suoi colleghi che cadono nella trappola di qualche bufala, pur pubblicata in buona fede e nella convinzione che sia autentica?  Guardi, io credo che il giochino della caccia al pallaro senza distinguo, senza riserve, e con le armi più sanguinose, in questo paese l'abbia proprio aperta lui.

      E chi di spada ferisce, di spada perisce.

    • anonimo 10:22 on 13 May 2011 Permalink | Rispondi

      Ma Travaglio non ha commentato la testimonianza di Ciancimino al processo?
      Io non ho trovato nulla, l'ultimo articolo sul suo blog si intitola, con sommo sprezzo del ridicolo, "Retromarcegaglia".
      Si sono messi il sasso in bocca, come dice il foglio?
      Ci fosse stato Igor Marini al posto di Ciancimino a quest'ora la corazzata ci avrebbe riempito la testa di articoli sulle bufale e sui bufalari.
      Vabbè ma adesso la faccenda prosegue no?

      bart_simpson

    • anonimo 20:43 on 13 May 2011 Permalink | Rispondi

      Allora siamo d'accordo. Io considero la parola "menzogna" un sinonimo di "bugia" e anche i riferimenti a Pinocchio li avevo intesi nel senso descritto. Comunque è inutile e sterile sollevare questioni nominalistiche. Sul fatto che Travaglio a volte dica balle(a mio avviso in buona fede) sono d'accordo. Intendevo solo dire che è un buon portavoce. Saluti

    • Renzo_C 00:11 on 14 May 2011 Permalink | Rispondi

      Questo però è ciò che ha scritto qualche giorno fa sul suo PQ (pacco quotidiano) Marcolino bellachioma:
      "Intendiamo rassicurarlo [belpietro ndr]: se non scriviamo cazzate non è perché disponiamo di intercettazioni o di pm, ma solo perché le notizie siamo abituati a verificarle. E, se non riusciamo a verificarle, non le scriviamo."
      A parte un caso noto di Marco Lillo e la merda pestata con Striscia la notizia, caso che è ESATTAMENTE l'opposto di quanto ha scritto Travaglio, viene da chiedersi: avrà usato questo "metodo del bravo giornalista con la schiena dritta" anche con le patacche di Ciancimino? Patacche che ha rifilato per ANNI, non solo per avvalorare teorie, ma soprattutto per FARCI SOLDI?
      Che verifiche ha mai fatto?

      E chi gli ha passato le notizie?
      Non è un mistero la sua amicizia personale con Ingroia, vanno in ferie assieme, ci sono anche le foto, oltre alla nota vacanzetta con Pippo Ciuro agli atti del processo Aiello Cuffaro ecc…
      Possiamo escludere che parlino di cose su cui Ingroia indaga e Travaglio "vende", sono persone integerrime, si fa peccato anche solo ad insinuarlo.

      A ciò si potrebbe aggiungere anche ciò che ha scritto Bianconi sul Corriere l'altro giorno, cioè che Ciancimino si confidò con 2 giornalisti: chi saranno?
      Scrive Bianconi: "«Il prefetto di Palermo aveva proposto di revocarmi la scorta, avrei peggiorato la mia posizione». Preferì confidarsi con due giornalisti amici. "
      Cioè, chi è l'altro, perchè uno scommetterei che è Travaglio.

      Ci sono però da notare alcuni fatti del PQ:
      1-Travaglio, dopo un patetico passaparola pochi giorni dopo la "gita" a Verona di Ciancimino, nel quale ha tentato di difendere l'indifendibile, ha cessato totalmente di nominarlo: eppure è andato con Ciancimino ad Annozero a duettare, a vendere libri fin sulle spiagge, insomma, difficile prendere le distanze adesso.
      2-Il PQ online passa le notizie su Ciancimino a giornalisti a rotazione, anche a ragazzotte che ne sanno meno di me, che non sono proprio un giornalista.
      3-Nel sito le "fa scendere" molto in fretta, spariscono in un giorno circa.
      4-Hanno oscurato il blog di Ciancimino senza dire niente a nessuno, alla chetichella, come piace dire a Travaglio.

      Queste evidenze dimostrano l'imbarazzo del quotidiano, dopo che hanno invece cavalcato la vicenda per anni e con tutti i mezzi possibili: libri, dvd, ospitate, presentazioni (le chiamassero vendite!) in giro per l' Italia.

      Purtroppo però, caro Enrico, la tua conclusione è sbagliata: a meno di una colossale sputtanata mediatica a reti unificate, non "perirà" affatto e lo sa perfettamente.
      Questo arrogantello non conosce vergogna né tantomeno sa scusarsi, e posso scriverlo per esperienza diretta.

      Saluti

    • anonimo 00:30 on 14 May 2011 Permalink | Rispondi

      @Renzo_C

      Tra i due giornalisti non c'è Travaglio, adesso non ho voglia di cercare l'articolo dove si fanno i due nomi, ma da qualche parte c'è.

      Travaglio ha parlato ancora di Ciancimino dopo i fatti di Verona, tanto è vero che stiamo commentando un post in cui Enrix smonta l'ennesima bufala di Marcolino.

      Non sappiamo come finisce la storia, se Travaglio viene sputtanato sarà solo un piccolo effetto collaterale.
      Ma santo cielo, stanno facendo rivoluzioni in mezzo mediterraneo, noi non ce la facciamo proprio a inchiodare quattro delinquenti?

      buonanotte
      bart

    • anonimo 13:05 on 15 May 2011 Permalink | Rispondi

      I giornalisti sono La licata e Viviano, il Ciancia fa i loro nomi nel corso dell'ultima udienza.

      Ciao.
      Paolo

  • Avatar di enrix

    enrix 18:22 on 24 April 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: , marco travaglio, ,   

    BUBBOLE E PUPARI

    Ora si difendono dal naufragio dicendo che c’è un “puparo”. Ma è una solenne sciocchezza. Ecco un capitolo integrale del mio libro “Prego, dottore!”, che ho scritto esattamente un anno fa.  Avevo previsto tutto, ma c’è chi ha voluto proseguire lo stesso con la messinscena.
    E non è un misterioso “puparo”, ma gente con un nome ed un cognome.


     

    C’è in giro un po’ di apprensione, un po’ di agitazione, come il timore di un naufragio, a causa delle ultime vicende in cui è incappato Massimo Ciancimino.

    Travaglio scrive due articoli nel giro di poche ore, (ai quali, a breve, noi replicheremo nei modi dovuti), per organizzare il soccorso.

    Antonio Ingroia, sull’Unità, mette le mani avanti: “Abbiamo sempre tenuto un atteggiamento di grande rigore e prudenza, e perciò ritenevamo (e riteniamo) utilizzabili le dichiarazioni di Ciancimino solo nella parte in cui sono frutto di conoscenza personale e confermate da puntuali riscontri obiettivi.”

    Per capire quanto questa affermazione di Ingroia sia vera, oppure non lo sia per niente, non si ha che da leggere che cosa io scrivevo un anno fa, sul mio libro “Prego, dottore!”, e precisamente nel nono capitolo che ora pubblico di seguito, integralmente.

    Chi avrà la pazienza di seguire i fatti attraverso questa lettura, capirà soprattutto che questa storia del “puparo” che avrebbe manovrato Ciancimino non è altro che una solenne sciocchezza inventata da chi oggi cerca disperatamente un modo per mascherare un macroscopico capitombolo. La realtà è che Ciancimino improvvisava, per cui non aveva “dietro” nessun puparo, per non credergli bastava solo un minimo di attenzione, e questa attenzione non si è voluta mettere.

    E quindi se ci sono responsabilità “esterne” a quelle del protagonista, queste sono solo e soltanto imputabili a chi ha voluto credergli e professare il suo verbo ad ogni costo. Altro che pupari.

    E si tenga presente, per chi non lo sapesse, che il mio libro “Prego, dottore!” è agli atti del processo “Mori”, a Palermo, da ormai 7 mesi, per cui il dr. Ingroia, che in quel processo è Pubblico Ministero, non può dire di non averlo avuto a sua piena disposizione.

    Buona lettura.

     

    9.
    LA TATTICA "CAMPO DI PRUNI" DI FRATEL CONIGLIETTO

     

    Questa sarebbe una lettera commerciale? Ma mi faccia il piacere!
    «Egr. dott.»… questa lettera mi puzza di abbruciaticcio, mi sa di linguaggio
    cifrato. Andiamo avanti nella lettura. «Abbiamo ricevuto la v.s.», che vuol
    dire volantini sovversivi, «spedita il 6 c.m.» che significa cannoni e mitragliette.
    Che credono che siamo rimbambiti? Andiamo avanti… «E inoltre crediamo
    di potervi spedire la merce tra il 18 e il 20 aprile p.p.v.v.» Ed è sul p.p.v.v.
    che cade l'asino, che si sono fregati con le loro mani! sa che cosa vuol dire
    p.p.v.v.? Proiettili e V2. E io censuro. Sono un censore autorizzato."
    (Totò, da "I due marescialli")

     
    Forse qualcuno questa storiella se la ricorderà.
    Compare orso e Comare volpe hanno catturato Fratel coniglietto e stanno studiando come farlo fuori. Impiccarlo? Arrostirlo? Bollirlo? Mah.
    Siccome si trovano dinnanzi ad un vasto ed irto campo di pruni, Fratel coniglietto si dimostra terrorizzato, ed esclama: “fate di me ciò che volete, impiccatemi, arrostitemi, ma vi prego, non uccidetemi per dissanguamento gettandomi in quel mostruoso campo di pruni pieno di spine aguzze come coltelli. Vi supplico, non fatelo. Muoio di paura solo all’idea.” Comare volpe scambia un’occhiata maliziosa con il suo Compare orso, indi afferra Fratel coniglietto e lo fa volare nel campo di pruni. A quel punto Fratel coniglietto, dopo aver fatto un po’ di teatro fingendosi agonizzante, si rialza d’improvviso e mentre se la batte tutto trullo, spiega ai suoi aguzzini: “Ora che ci penso, io ci son nato in un campo di pruni, e non mi fanno un baffo. Beh, me n’ero scordato”.
    E quando la volpe prova a protestare, Fratel coniglietto gli rammenta: “Io te l’avevo detto di farmi arrosto, sei tu che hai voluto gettarmi nel campo di pruni. Io t’avevo supplicato di non farlo. Prenditela con te stessa. Addio.
     
    Ed ecco come la storia di Massimo Ciancimino pare offrire non poche similitudini con quella di Fratel Coniglietto nel “campo di pruni”.
     
    Occorre seguire con attenzione che cosa è accaduto nel corso dell’interrogatorio del 30 giugno 2009, alla procura di Palermo, quando i pubblici ministeri mostrano al testimone il pizzino n.1, quello ritrovato nello scatolone della Chateau d’Ax:
     
    DI MATTEO: Allora signor CIANCIMINO, noi abbiamo da mostrarle un documento
    (…) … è stato rinvenuto l’originale, quello che le mostro è una copia, le mostro e le
    esibisco, le esibiamo la copia e vorremmo sapere se lei intanto aveva contezza di
    questo documento, se sa chi lo ha manoscritto, perché è un documento manoscritto
    e più in generale quello che sa in merito al contenuto di questo scritto.
    CIANCIMINO: Sì questo… questa cosa l’avevo già vista, ovviamente credo che sia
    manoscritto da mio padre perché questo stava negli appunti di mio padre, sapevo
    che…
    INGROIA: E lei riconosce la grafia di suo padre?
    CIANCIMINO: Sì mi sembra la sua però poi sa… sì, sì, è quella di mio padre, cioè
    non è che…
    DI MATTEO: Intanto ci riferisca.
     
    E Massimo Ciancimino, a caldo, senza esitare, spiega sostanzialmente di cosa si tratta, in questo modo:
     
    CIANCIMINO:Sì, sì. E praticamente era la volontà espressa di mio padre di avere
    una diretta televisiva, tra l’altro, a proposito, domani [passano invece 7 mesi – nda]
    vi produco altri documenti che possono anche collegarsi a questo, dove mio padre
    più volte chiedeva una diretta per dire la sua verità e per dire la sua versione di tante
    situazioni facente capo soprattutto a quello che era l’origine delle stragi e l’origine
    di altre situazioni; aveva espresso la volontà di poter avere una diretta, insomma
    un’attenzione televisiva tale da poter dire tranquillamente come stavano certe
    cose, perché mio padre su varie, anche in varie missive che posso anche darvi copia,
    non so se le ho qua, aveva sempre lamentato questo, di non essere stato mai
    ascoltato in Commissione Antimafia e tutte le volte che voleva essere ascoltato, mio
    padre, anche per qualsiasi cosa aveva chiesto sempre la diretta con la Sala Stampa
    e questa non gli era stata mai concessa. Difatti trovava sempre strano ed anomalo
    il fatto che un soggetto come lui non è stato mai ascoltato da nessuna commissione
    parlamentare sul fenomeno della mafia, essendo stato l’unico politico di fatto
    condannato per mafia, riconosciuto, non è stato mai ascoltato, si lamentava, diceva
    sempre che non capiva perché non lo volevano fare parlare. Questo mio padre
    doveva consegnarlo ad un tramite che doveva farlo avere a BERLUSCONI per potere
    avere questa attenzione mediatica. Sapevo dell’esistenza di questo documento.
     
    In sintesi, Ciancimino dice che quello era un documento «collegato» (e per forza che era collegato se, come noi sospettiamo, ne era semplicemente un'infedele scopiazzatura) ad un altro documento (vale a dire la lettera n.2) dove don Vito «aveva espresso la volontà di poter avere una diretta, insomma un’attenzione televisiva tale da poter dire tranquillamente come stavano certe cose». E con “certe cose” Ciancimino si riferiva al boicottaggio che aveva ricevuto suo padre ogni volta (ed erano ben sette, a quanto pare, queste “volte”) che egli aveva richiesto di poter deporre in Commissione antimafia. E oggi noi sappiamo che, in tale contesto, egli aveva scritto di essere in grado di dimostrare “l’inettitudine” da parte di qualcuno, vale a dire l’inerzia che è stata opposta alle sue richieste di collaborare con la giustizia deponendo in commissione (ma probabilmente, anche in altre sedi).
     
    Noi quindi riteniamo, fatto incredibile, che qui Massimo Ciancimino, salvo che sulla grafia del pizzino che egli attribuisce falsamente a suo padre, abbia esordito dicendo verosimilmente, semplicemente e pianamente la verità, o comunque qualcosa di molto vicino al vero.
    E questo noi lo affermiamo sulla base di quanto si può leggere, in lingua italiana e non in codice o in sciarada, nella lettera n.2, perché è esattamente quanto ivi è stato scritto da don Vito.
    Ma dopo qualche minuto, in cui si è parlato sostanzialmente d’altro, il dr. Ingroia, come non avesse neppure udito la spiegazione data dal testimone, improvvisamente va alla carica:
     
    INGROIA: Torniamo a questa cosa [il pizzino n° 1 – nda], due cose volevo farle
    notare, esatto, in primo luogo…
    CIANCIMINO: Non l’ho letto ancora…
    INGROIA: … cioè ci sono dei riferimenti ad un evento, ad un triste evento che
    bisogna scongiurare…
    DI MATTEO: In due occasioni, in due passaggi si parla di questo evento…
    INGROIA: … è un triste evento che sembra, che sembra in qualche modo possa
    riguardare l’Onorevole BERLUSCONI e che l’autore della missiva si impegna per
    cercare di scongiurare e che… si impegna a cercare di scongiurare questo evento
    PURCHÉ l’Onorevole BERLUSCONI gli metta a disposizione una rete televisiva,
    direi che è così ovvio, diciamo, il contenuto è abbastanza chiaro.
     
    A noi invece pare che non sia chiaro proprio per niente.
    La frase era questa: “intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco)… perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento, onorevole Berlusconi, vorrà mettere a disposizione una delle sue reti televisive.
     
    Come diavolo ha potuto Ingroia, leggendo in lingua italiana, vedere in questa frase il cosiddetto “contributo”, condizionato alla concessione di una rete televisiva da parte di Berlusconi? E inoltre: dove sta scritto che il triste evento dovrebbe riguardare in qualche modo Berlusconi? Non è assolutamente così. E comunque tanto meno “così ovvio”.
    In lingua italiana, sgrammaticature a parte, c’è solo scritto che l’autore intende apportare il proprio contribuito affinché un certo evento sia scongiurato.
     
    Per quanto riguarda poi la convinzione dell'autore che Berlusconi vorrà mettere a disposizione una sua televisione, la prima cosa che viene in mente, a leggerela lingua italiana (pur stranamente sgrammaticata) è che tale prospettiva fosseriferita al mero intento di informare o divulgare, cioè quello di poter renderepubbliche le circostanze relative al triste evento. Anzi, viene naturale, nelleggere le parole "evento" e "reti televisive", pensare alla divulgazione televisivadi un evento, punto e basta.
     
    Il “purché”, vale a dire la connessione di natura estorsiva fra la "cacciata" dell'evento e la disponibilità di una TV, nel bigliettino non c'è. Non esiste.
    È invece, purtroppo, un'incredibile forzatura di Ingroia. Non di Ciancimino.
    Di Ingroia.
    E con tutto rispetto per il dr. Ingroia, direi che è appena normale che un uomo scaltro come Massimo Ciancimino abbia percepito in quell’affermazione, in quel “purché”, diciamo, una certa aspettativa da parte del magistrato (magari inconscia, certamente) di potersi sentir dire qualcosa che coinvolgesse Berlusconi, forzosamente o meno, in un accordo preteso dalla mafia. Ecco quindi Fratel coniglietto chiedere tempo per pensarci un po' su, per capire se e come assecondare questa nuova ed inattesa versione dei fatti, con tanto di canale TV chiesto "in baratto":
     
    CIANCIMINO: Sì lo so ma mi posso riservare però mezza giornata per rispondere?
    INGROIA: No…

    Ingroia non gli concede tempo. Anzi, gli mette anche un po’ di sale sulla coda
    e di pepe nel sedere:

    INGROIA: … lei non si può riservare, lei si può avvalere della facoltà di non
    rispondere, con tutto, diciamo, quello che… le…
    CIANCIMINO: Le conseguenze del caso.…
    INGROIA: … con le conseguenze del caso, certo, valutazioni che noi possiamo
    fare di un suo atteggiamento del genere ma è nel suo diritto avvalersi della
    facoltà di non rispondere, per carità.
     
    Il magistrato quindi, dopo aver diffidato, e quindi impaurito, il testimone sulle conseguenze della sua eventuale reticenza (l’avesse fatto anche in certe altre occasioni…), subito incalza:
     
    INGROIA: La domanda è: che lei sappia, suo padre
    CIANCIMINO: La so la domanda.
    INGROIA: E io gliela faccio esplicitamente: che lei sappia suo padre questa richiesta
    la faceva a nome proprio o per conto di, di altri?
    CIANCIMINO: Per nome proprio e per conto di altri…
    INGROIA: E questo…
    CIANCIMINO: … del LO VERDE.
    INGROIA: … per conto di PROVENZANO. E questo lei lo sa… Ha fatto un cenno col
    capo affermativo, ma per la registrazione bisogna dire di sì, anche perché le faccio
    notare un’altra cosa che a lei non sarà sfuggito perché è abbastanza intelligente per
    essersene reso conto e forse lo sapeva già, che benché la grafia sembra, io non faccio
    diciamo il perito grafico, ma insomma si nota…
    CIANCIMINO: Lo sa che non… comunque…
    INGROIA: … benché la grafia, vedremo se è di suo padre o non di suo padre, però è
    la grafia di una persona apparentemente diciamo che sa scrivere, il contenuto però,
    il testo, l’italiano…
    CIANCIMINO: Non è di mio padre.
     
    Attenzione bene ai passaggi che abbiamo appena letto.
    Da essi, nonché dalle circostanze oggettive, si possono tenere i seguenti punti fermi:
    1) Ingroia sa, cioè ha capito benissimo, che il pizzino n.1 non è stato scritto da don Vito. Sa che quella non è la sua grafia.
    2) Ingroia non sa, non lo sa ancora e non lo può neppure immaginare, dell’esistenza della “lettera n.2”, e vale a dire non sa dell’esistenza di una nota di don Vito scritta, sostanzialmente, in nome e per conto di Provenzano, essendo di fatto, come dice oggi Ciancimino, un “aggiustamento”, una rielaborazione del pizzino di Provenzano stilata in carcere da don Vito per conto del boss.
     
    Di conseguenza, allo stato delle conoscenze di Ingroia in quel preciso momento dell’interrogatorio, quello doveva essere semplicemente un pizzino scritto da mano sconosciuta, da parte di qualcuno che affermava di intendere operare per scongiurare un triste evento, evento per il quale l’autore era sicuro che Berlusconi avrebbe reso disponibile una sua rete televisiva, pizzino che Ciancimino Junior aveva attribuito erroneamente, o falsamente, a suo padre.
    Nonostante tutto questo egli, prima diffidandolo, indi sottoponendogli una domanda perentoria e pretendendo una risposta perentoria, pare suggestionare il testimone ipotizzando, in pochi secondi, che quel pizzino potesse riguardare “una richiesta”, atta a condizionare Berlusconi ("purchè"), promossa da don Vito “per conto di Provenzano.
     
    E dico “suggestionare”, perché di fatto, egli pone al testimone una domanda che contiene già la risposta, aspettandosi semplicemente una conferma. E la conferma naturalmente arriva, immediatamente, ed è una conferma che Ingroia si aspettava:
     
    INGROIA: “… per conto di PROVENZANO. E questo lei lo sa… Ha fatto un cenno col capo affermativo, ma per la registrazione bisogna dire di sì, ANCHE PERCHÉ le faccio notare un’altra cosa che a lei non sarà sfuggito perché è abbastanza intelligente per essersene reso conto e forse lo sapeva già, che benché la grafia sembra, io non faccio diciamo il perito grafico, ma insomma si nota…“

     
    … si nota che non è la grafia di don Vito. Benissimo. E quindi?
     
    Anche perché” che cosa? In base a quale logica la circostanza che quel pizzino NON risultava scritto da don Vito, sarebbe dimostrativa del fatto che si trattava di una richiesta di don Vito a Berlusconi fatta per conto di Provenzano?
    A Ingroia pare logico e naturale, a noi assolutamente no; anzi, intravediamo qualcosa di assurdo e grottesco, come in una pièce di Jonesco.
    E a questo punto, Massimo Ciancimino chiede pausa. Bevutina, 5 minuti per una pisciatina, 5 minuti di colloquio a tu per tu con il suo avvocato, e al suo ritorno al tavolo dell'interrogatorio, è pronto a dare conferma a quella versione dei fatti un tantino, diciamo, creativa, che riesce così gradita al dr. Ingroia.
     
    DI MATTEO: … Allora signor CIANCIMINO, intanto ci dica definitivamente e
    chiaramente, la grafia del manoscritto che le abbiamo mostrato è quella di
    suo padre?
    CIANCIMINO: No…
    DI MATTEO: No.
    CIANCIMINO: … escludo che sia quella di mio padre.
    DI MATTEO: Ci dica chiaramente anche quello che poc’anzi…
    CIANCIMINO: Non è neanche la mia, ve lo… prima che mi fate la domanda ve
    lo dico se volete…
    DI MATTEO: … ci dica chiaramente se lo sa, quello che già poc’anzi ha accennato
    nell’ultima parte dell’interrogatorio prima della pausa, questo documento
    è stato predisposto…
    CIANCIMINO: Io non so da chi è stato scritto, so che a mio padre è stato
    consegnato dal LO VERDE.
    DI MATTEO: È stato consegnato da suo padre, a suo padre da LO VERDE…
    CIANCIMINO: Esatto.
    DI MATTEO: … alias PROVENZANO?
    CIANCIMINO: Sì, alias Bernardo PROVENZANO e che lo stesso era indirizzato…
    INGROIA: Aspetti, aspetti un attimo… e che lo stesso era indirizzato…?
    CIANCIMINO: All’Onorevole, al dottore Marcello DELL’UTRI e so che
    sicuramente… la situazione che riguardava, qui mi riservo comunque di leggere
    anche le carte, riguardava… so che mio padre aveva chiesto un attimo, si era…
    faceva un po’ da moderatore non da passacarte, voleva un attimo, come al
    solito, cercare di sedare un po’ di animi e cercare di moderare la situazione.
    (…)
    INGROIA: Quindi lei ha detto poc’anzi che suo padre ha fatto da moderatore
    di questa iniziativa perché evidentemente era un’iniziativa dal contenuto
    minaccioso evidentemente.
    CIANCIMINO: Sì.
    INGROIA: Contenuto minaccioso che aveva destinatario ultimo, come si
    evince dalla parte del documento che noi abbiamo, l’Onorevole BERLUSCONI
    e aveva come tramite l’Onorevole DELL’UTRI e quindi…
    CIANCIMINO: Sì, per un cambio di atteggiamento che avevano avuto loro in
    merito a certe situazioni…
     
    Insomma, mi pare che alla fine non si possa negare che sino a qui, più che un rendiconto dei fatti scaturito dalla diretta conoscenza del testimone, a verbale è stata posta una mera serie di passive conferme (esatto…, sì…, sì…, sì…) del testimone ad una catena di passaggi, con i quali i magistrati hanno ipotizzato una ricostruzione piuttosto suggestiva dei fatti.
     
    Ma una volta assecondati i PM anche se un poco a denti stretti, sulla visione generale degli eventi, Ciancimino Junior ha buon gioco a vestire i panni del Fratel coniglietto terrorizzato dal campo di pruni:
    Cercavo di auto-proteggermi”, essendo “preoccupato perché, preoccupato perché
    giustamente preoccupato, giustamente preoccupato…
    Voglio che sia proprio detto che io ho… se dobbiamo parlare di questo argomento io
    ho tanta paura.”
    È un discorso… l’ho scritto, è un discorso che è cento volte più grande di me.”
    Ho paura” e "Ribadisco che ho un terrore folle e vorrei non affrontare più l'argomento…"
     
    E ancora oggi ci ricorda, nel suo libro (Don Vito): “Non avevo proprio voglia …
    di andarmi a cacciare nel tritacarne delle vicende di dell’Utri e Berlusconi[1].
     
    E naturalmente, più lui dice di aver paura ad affrontare argomenti più grandi di lui e quindi di non volerne parlare, più i magistrati pretendono che parli proprio di questi argomenti, e più afferma di aver tardato nel raccontare un fatto inverosimile a causa della fifa, più ai magistrati quel fatto pare verosimile, e sono pronti a perdonargli i cambi di versione, ed i precedenti strafalcioni.
    Ed è per questa ragione, evidentemente, che se oggi gli stessi pubblici ministeri, di fronte ad alcuni paurosi cedimenti del costrutto logico messo su dal testimone dichiarazione dopo dichiarazione, tentano di chiarire le incongruenze o le reticenze (poiché ad esempio, l’aver fatto attendere i magistrati, per 7 mesi, prima di produrre la lettera n.2, è di fatto una forma di reticenza) con lo stesso teste pretendendo da questi precisazioni che egli non può fornire, se non smentendo se stesso, o comunque non vuole fornire, essi si sentono rispondere, nell’aula di un tribunale: “ma vedete… siete voi che per la prima volta mi mostrate
    qualcosa con scritto il nome di Berlusconi… non avevo mai parlato io di questo, non ne volevo parlare… (…)… è stato non un piacevole interrogatorio… è stato abbastanza contradditorio… ribadisco anche la mia riserva che ho espresso anche negli ultimi interrogatori che abbiamo… nel momento in cui dovevo fare questo tipo di affermazioni pubbliche mi sarei riservato di valutarne l’opportunità. Vista la natura degli argomenti trattati.”.
     
    Come dire: in questo ginepraio, in questo campo di pruni, mi ci avete portato voi. Le mie contraddizioni sino ad oggi saranno state anche parecchie, ma a voi è sempre andata bene così. Ora è tardi per le pignolerie.
    E non gli si può dare certo tutti i torti.
    Lui una versione verosimile, probabilmente vera, l'aveva data, e subito.
    Ma qualcuno non ha voluto prenderla neppure in considerazione, ed ha messo mano al timone, virando di bordo verso Berlusconiland. E lui gli è andato appresso.
     
    Se ora qualcosa non funziona, non è mica un problema soltanto suo, no davvero, pare volerci dire il testimone.
    Lui poi, quella verità, l’aveva di nuovo ricordata l’8 febbraio 2010, al processo Mori:
     
    INGROIA: L’ultima frase: “sono convinto che questo evento on. Berlusconi
    vorrà mettere a disposizioni [sic] una delle sue reti televisive.”
    CIANCIMINO: Sì, ho fatto la domanda specifica a mio padre, in quanto
    pensavo di collegare la stessa a quella che era stata sempre avanzata da mio
    padre come richiesta primaria, in quello che doveva essere un’eventuale sua
    audizione all’i… innanzi alla commissione antimafia, in quanto lo stesso mio
    padre, nonostante essendo stato l’unico di fatto politico, almeno allora,
    condannato per mafia, e nonostante lo stesso mio padre, ogni commissione
    antimafia che veniva insediata aveva avanzato direttamente richiesta di essere
    ascoltato, io consideravo che la messa a disposizione della televisione, era
    da collegarsi a questo tipo di situazione
     
    Ma poi ritorna nei ranghi:
     
    … Ebbe mio padre invece a spiegarsi che, appunto, non era collegata al fatto
    che la televisione doveva essere messa a disposizione durante la sua audizione,
    ma era qualcosa di più ampio. Lui aveva usato questa frase, riferibile a quella
    che era stata appunto l’interv…
    INGROIA: Lui chi?
    CIANCIMINO: Il… il… mio padre, aveva usato, anche il Provenzano sotto
    consiglio di mio padre , ha usato quella che era la frase da lui detta anzitempo
    quando aveva comprato la sua rete TV, per riportarla ai nostri giorni.
    Ovviamente si riferiva non più solo a una televisione, ma si riferiva a tutto
    quello che in quel momento il Berlusconi, la sua forza politica, rappresentavano.
    Per cui non era solo limitato all’uso di una televisione. Mio padre riportava
    per far ricordare quelle che erano le sue parole dette all’intervista di… fatta
    a Repubblica. Oggi ovviamente, nel 94, diceva mio padre, nel 94, ovviamente,
    questo contributo doveva essere molto più ampio in quanto lo stesso non
    era più proprietario solo di una televisione privata, bensì di un gruppo editoriale
    ben più ampio, e di una posizione politica di fatto che rappresentava il partito
    di maggioranza. Per cui non era… era un messaggio cifrato, non era diretto
    che mio padre aveva bisogno di una diretta TV… o di chiunque…
     
    Ora, si rifletta bene su questa frase: “io consideravo che la messa a disposizione della televisione, era da collegarsi a questo tipo di situazione.” (e cioè quella di denunciare e dimostrare ai mass-mediache le sue richieste di deporre dinnanzi alla Commissione antimafiae quindi di collaborare erano rimaste per anni lettera morta – nda)
     
    Ma come? Ma non lesse lui stesso ad alta voce, in carcere, la lettera dove Provenzano chiedeva a Berlusconi di utilizzare le televisioni, asuo padre che poi la “rielaborò”?
     
    Sì che la lesse.
    Lo fece dopo averla ritirata da soggetti vicini agli ambienti del Lo Verde, così come l'altra, ed una delle due viaggiava insieme a 500 bigliettoni. Così ci ha raccontato.
     
    Ed in quelle due occasioni, tutte e due, il padre diede al figlio "dei fogli suoi scrittida riconsegnare al Lo verde"[2]. Le rielaborazioni.
    E dunque, quale attinenza possono avere Bernardo Provenzano e la sua estorsione televisiva a Berlusconi, con l’inettitudine delle persone preposte ad accogliere le istanze di Ciancimino, da quando lui aveva richiesto di essere ascoltato in Commissione antimafia?
     
    Come ha stigmatizzato Travaglio, oggi noi "sappiamo anche che cosa voleva la mafia da lui: una televisione". Ma Massimo Ciancimino questo doveva saperlogià allora, quando lesse il pizzino ad alta voce in galera a suo padre che prendevaappunti, e leggendolo "nella sua interezza", con le minacce di morte a PiersilvioBerlusconi, così come sapeva che la lettera che suo padre gli ritornò era solouna "rielaborazione" dove egli "aggiustava" e "perfezionava" i contenuti dellaprecedente, quella dove la mafia voleva una televisione.
     
    COME POTEVA dunque, Ciancimino Junior, aver considerato salvo diversa spiegazione che gli diede poi suo padre – che la richiesta di un canale televisivonella lettera “figlia”, soltanto rielaborata da don Vito, fosse da collegarsi “aquesto tipo di situazione”, vale a dire alle mancate audizioni di don Vito incommissione antimafia in veste di collaboratore, quand’era invece a perfettaconoscenza che la “madre” (nata prima della figlia) era stata scritta daProvenzano e che pertanto, come aveva potuto leggere egli stesso ad alta voce
    nel carcere di Rebibbia e come oggi rileva l'infallibile Travaglio, era lo stesso Provenzano, cioè la mafia, a volere una televisione, anzichè suo padre quale potenziale collaboratore di giustizia?
     
    Questo quesito deve esserselo posto anche il dr. Ingroia, quando domanda:
    Lui chi?
     
    Ed allo stesso modo, in altro momento dell’udienza:
     
    INGROIA: Aspetti un attimo.
    CIANCIMINO: Prego!
    INGROIA: Ma, andiamo per ordine. Chi è l’autore di questa lettera?
    CIANCIMINO: Prego?
    INGROIA: L’autore della lettera chi è?
    CIANCIMINO: L’autore della lettera, mi arriva da ambienti vicini al Lo Verde… ora io
    non so, realmente, chi l’ha scritta.
    INGROIA: No, siccome lei dice: “fu un’idea di mio padre”, volevo capire qual era la
    connessione tra l’autore della lettera e questa stessa considerazione che sta facendo
    lei…
    [1] Dal verbale d'interrogatorio di M.Ciancimino del 01/07/2009 della Procura di Palermo – si veda da pag. 121
     
    Come sarà già arrivato a percepire chi ha saputo seguire il mio sottile ragionamento, la lettera “madre” di Provenzano e le ragioni stesse della sua esistenza così come le ha esposte Massimo Ciancimino, cozzano frontalmente con la logica. E con la sua stessa logica, per giunta, quando considerava che la messa a disposizione della televisione, era da collegarsi a questo tipo di situazione (cioè al desiderio di don Vito di denunciare il rifiuto opposto alla sua volontà di parlare e collaborare).
    Più volte il testimone ha cercato di arrampicarsi sui vetri cercando di convincere noi, ma soprattutto i magistrati, che il pensiero espresso nella lettera n.2, era in realtà il pensiero di Bernardo Provenzano già espresso, pur a seguito dei suggerimenti dati in tempi pregressi dallo stesso don Vito in veste di consigliori, nella lettera n.1, soltanto rielaborato.
    Ma un castello di carte al confronto è cemento armato: è una storia che non regge. Ciò che si vede benissimo, è che il pensiero della lettera di don Vito appartiene solo a don Vito, e a nessun altro. Tanto meno al boss Bernardo Provenzano, con cui i rimpianti e la rabbia di don Vito per l’inettitudine di chi non ha voluto udirlo in veste di collaboratore, non c’entrano evidentemente nulla.
    Ma adesso, che si fa?
    È stato forse Massimo Ciancimino a far sì che Repubblica, il 3 luglio 2009, poche ore dopo le sue dichiarazioni, titolasse: “Cosa Nostra minacciò Berlusconi: Ci metta a disposizione una tv[3]?
    È stato forse lui a far sì che sempre Repubblica, nonostante il verbale della sua testimonianza fosse stato secretato, scrivesse: “Cosa nostra voleva a sua «disposizione» una delle reti televisive di Mediaset. La singolare richiesta emerge da una mezza lettera il cui mittente sarebbe Totò Riina, sequestrata nel 2005 nel garage di Massimo Ciancimino“?[1] (Già, una bella sciocchezza, quella di Riina “mittente”).
    Ed il quotidiano poi continua: “Da indiscrezioni si è comunque appreso che Ciancimino avrebbe riconosciuto la lettera che, attraverso Bernardo Provenzano, sarebbe stata inviata da Totò Riina [! – nda] a Vito Ciancimino. Non è noto se sia stata mai spedita o ricevuta da Silvio Berlusconi che, prima di entrare in politica, avrebbe ricevuto minacce di morte tanto da assumere come «stalliere», su segnalazione di Marcello Dell'Utri, il defunto boss Vittorio Mangano.”
    E figuriamoci se poteva mancare Mangano.
     
    E l’11 luglio 2010, a firma di Alessandra Ziniti, col già citato articolo “Dell'Utri doveva consegnare le lettere della mafia a Berlusconi”, il quotidiano torna alla carica:
     
     
    Dal gran calderone dell'inchiesta sul tesoro di don Vito Ciancimino, a distanza di quattro anni, vengono fuori ben tre lettere che, negli anni a cavallo delle stragi, fra il 91 e il 94, l'allora capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano avrebbe indirizzato a Silvio Berlusconi, alla vigilia e subito dopo la sua discesa in politica. Grandi mediatori della trattativa Vito Ciancimino e Marcello Dell'Utri. Questa almeno la verità di Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco, da qualche mese diventato collaboratore di giustizia […] «Una cosa cento volte più grande di me», ha fatto mettere a verbale ora Ciancimino jr, ai pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo ai quali ha ribadito che quel "pizzino"
    strappato ritrovato adesso era in realtà una lettera di due pagine.”
     
    E poi c'è nientedimeno che Marco Travaglio, caspita, che ha già preso atto che la mafia voleva una televisione da Berlusconi, e che quindi si domanda "come mai la Procura di Grasso, quando interrogò Ciancimino junior per giorni e giorni, non gli pose neppure una domanda su quella lettera autografa di Riina [sic, bella minchiata - nda] diretta a Berlusconi?[4]"
    Beh, insomma, quando certi soloni hanno già dato fiato a certe trombe, dopo chi glielo va a spiegare ai lettori, nel caso quella di Ciancimino Junior, quella “cosa cento volte più grande” di lui, fosse invece una patacca?
    Chi avrebbe il coraggio, se tutta questa faccenda delle lettere della mafia a Berlusconi fosse una sola stratosferica, di spiegarglielo a Salvatore Borsellino, ora che lui ha scritto sul suo sito web 19 luglio 1992: «Perchè non dovrei sedermi accanto a Massimo Ciancimino?… a me interessa quello che sta dicendo perchè può essere utile per l'accertamento della verità»… «Quando lo dicevo io che mio fratello venne ucciso per la trattativa tra lo Stato e Cosa nostra, mi prendevano tutti per pazzo, adesso finalmente c'è anche un'altra persona che lo dice e che potrebbe arrivare in
    questo in modo alla verità»[5]?
    E a Benny Calasanzio, che utilizzò Ciancimino come supporter della sua campagna elettorale? A Giorgio Bongiovanni, l’ufologo-mafiologo di Antimafia 2000 che ospita un alieno luminoso dentro di sé, e che scrisse: “Le sue [di Ciancimino – nda] dichiarazioni vengono sottovalutate, invece sono importantissime. I magistrati che lo stanno interrogando sono l’eredità di Falcone e Borsellino ma c’è una stampa che sta remando contro questa collaborazione, perché un potere non vuole che Ciancimino parli[6], tutti costoro insomma, ove la lettera a Dell’Utri di Provenzano fosse il parto della fantasia di un bufalaro, chi avrebbe il coraggio
    di metterli al corrente?
    Un bel dilemma.
    Ma il nostro testimone, pare tranquillo: Oh, ragazzi, nel ginepraio, nel campo di pruni, forse la verità scricchiola, ma guardate che mica l'ho voluto io, di entrarci in questa maniera…

     
    [1] Questo dice e scrive oggi. Invece il 9 luglio 2008, durante un interrogatorio, sempre in procura a Palermo, quando Ingroia, a proposito dello "scavalcamento" di don Vito nella trattativa, gli domandò: "Non fece mai ipotesi su chi potesse essere stato a scavalcarlo?", egli rispose con un netto: "Mi disse il nome di DELL'UTRI.". Ciancimino quindi non ha voglia di andarsi a cacciare nel tritacarne delle vicende di Dell'Utri, salvo tranquillamente, in altra occasione, additarlo niente niente come il sostituto di suo padre nella trattativa fra mafia e Stato, un "cavallo vincente", "che poteva essere l'unico che poteva gestire una situazione simile".
     [2] Dal verbale d'interrogatorio di M.Ciancimino del 01/07/2009 della Procura di Palermo
     [3] "Cosa Nostra minacciò Berlusconi: Ci metta a disposizione una tv" di F. Viviano – Repubblica – 3 luglio 2009
    [4] "Amnesy International" di Marco Travaglio – l'Antefatto – 3 luglio 2009
    [5] "Salvatore Borsellino: ''Ciancimino può aiutare per l'accertamento della verità''" ADNKRONOS – 20 maggio 2010
    [6] "I Servizi non sono affatto ”deviati”, servono logiche di potere occulto ed economico''" Antimafia2000 – 30 aprile 2010

     
    • anonimo 22:32 on 24 April 2011 Permalink | Rispondi

      Sempre bravissimo Enrico !
      Segnalo di nuovo ad alcuni amici questo tuo interessantissimo scritto
      Maria

    • anonimo 09:53 on 26 April 2011 Permalink | Rispondi

      Le segnalo un altro articolo di Bordin:

      http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/387687/

      anche se immagino lo sappia già.
      Buona giornata e buona Pasqua in ritardo

      Luigi

    • anonimo 19:00 on 13 October 2011 Permalink | Rispondi

      Ciao

      Scrivo per lamentare l'impossibilità di acquistare il libro "Prego, dottore!"; volendolo aggiungere al carrello mi vengono negate entrambe le combinazioni di acquisto; sono andato direttamente sul sito, effettuando la ricerca per titolo e autore, ma non risulta nulla.

      Come si può rimediare? Grazie
      Riccardo

    • enrix007 11:00 on 22 October 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Riccardo, il libro è esaurito ma ne ho ancora qualche copia che volevo conservare. Se mi dai un indirizzo e-mail, ti contatterò.

    • anonimo 00:09 on 24 October 2011 Permalink | Rispondi

      Non sono iscritto e quindi dovrei darti la mail qui pubblicamente.
      Se per te non è un problema ti prego di scrivermi qui
      http://www.hw2sw.com/contact-us/.

      Grazie
      Riccardo

      P.S.: a me va bene anche il pdf :)

  • Avatar di enrix

    enrix 15:00 on 23 April 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: , frqancesco messineo, , marco travaglio, , ,   

    ECCO I DUE PESI E LE DUE MISURE DELLA PROCURA DI PALERMO 

    UNO PER DE GENNARO, ED UNO PER BERLUSCONI: ECCO I DUE PESI (E LE DUE MISURE) DELLA PROCURA DI PALERMO
     
    cianciallegro

    Mentre scriviamo, Massimo Ciancimino è in galera.
     
    Ce lo hanno mandato i PM di Palermo. 
     
    Per quale ragione?
     
    Piuttosto semplice.
     
    Lo scorso mese di luglio, messo sotto pressione dalla procure per la questione del  fantasma, pardon, del Sig. Franco/Carlo, (Procure scottate dalla vicenda carnascialesca del dirigente della BMW fotografato ai Parioli, che minacciava querele per essere stato indicato come il presunto fantasma) Massimo Ciancimino prese il coraggio a 4 zampe, e consegnò questa cosa ai pubblici ministeri:

    Contemporaneamente, il 18 luglio, l’editore Aliberti annunciava sul suo sito e sul quotidiano “Il Fatto”  la pubblicazione del clamoroso documento sul libro fresco di stampa “I misteri dell’agenda rossa” (di Viviano e Ziniti), con queste parole:
    «In questo manoscritto inedito di Vito Ciancimino viene rivelata per la prima volta l’identità del signor Franco (o ‘Carlo‘, ndr), alias Keller Gross. Il nome di quest’uomo, probabilmente appartenente ai servizi segreti, appare in un lista insieme a personaggi dell’ex Alto Commissariato dell’epoca per la lotta alla mafia».(Il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2010).
    Fonte: «I MISTERI DELL’AGENDA ROSSA» (Aliberti editore)
    di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti.
     
    Secondo la testimonianza di Ciancimino junior, quel documento risaliva  ai primi anni ’90:  in esso comparivano 12 nomi di investigatori e politici, come l’ex ministro Franco Restivo, l’ex questore Arnaldo La Barbera, il funzionario del Sisde Bruno Contrada, il generale dell’Arma Delfino e il funzionario dell’Aisi Lorenzo Narracci. Nella lista c’era anche un tale Gross e, accanto, le iniziali “F/C”, che, a dire del figlio dell’ex sindaco, avrebbero indicato i due nomi con cui lo 007 era noto: Franco e Carlo. Una freccia collegava poi Gross a un altro cognome: “De Gennaro”.

    “Quando gli chiesero spiegazioni sul perché, tra i tanti nomi citati in un pizzino del padre, ci fosse anche quello di Gianni De Gennaro, Massimo Ciancimino disse di non averne parlato subito per paura di venire considerato un mitomane. (…)  E’ vero come è vero, però, che ai pubblici ministeri che indagano sulla presunta trattativa fra la Mafia e lo Stato, Ciancimino jr disse di avere visto il padre scrivere di suo pugno quel pizzino. Ed invece la polizia scientifica, a cui si sono rivolti il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Antonino Di Matteo e Paolo Guido, ha accertato che il nome di De Gennaro è stato preso da un altro documento e piazzato, ad arte, sul pizzino. Non uno qualunque, ma scelto da don Vito Ciancimino per denunciare l’esistenza del “Quarto livello”, un’accozzaglia di infedeli servitori dello Stato, così li bollava l’ex sindaco, responsabili di molti dei mali della storia d’Italia.  (da “Livesicilia”

    Ed oggi RIFERISCE  Il Procuratore di Palermo, Francesco  Messineo “La scientifica ha stabilito con certezza assoluta – spiega Messineo – che il nome di De Gennaro é stato estrapolato da un altro documento presentato da Massimo Ciancimino e posto in quel foglio. In questo momento non ci risulta che ci siano altri documenti ‘falsificati’ ma non lo possiamo escludere, visto che la scientifica analizza i fogli che Ciancimino ci ha dato in vari periodi”.
     
    Fra poco lo vedremo, se è vero che non risulta.
     
    Ad ogni modo le descrizioni date dai giornali, per la maggior parte, restano fumose.
     
    Ecco in realtà ciò che è accaduto:

    L’elenco di nomi illustri, lo ha scritto Massimo Ciancimino di suo pugno. Ce lo ha rilevato per primo Marco Travaglio, con nonchalance, in un suo passaparola dello scorso dicembre, di cui io parlai nel mio articolo “la patacca rossa” (vedi QUI ).  Consapevole che uno scritto non riconducibile al padre, sarebbe stato di scarso valore, ha tirato una riga, avrebbe appiccicato col Photoshop una selezione “copia-incolla” del nome “De Gennaro” scritto da suo padre in un altro documento che non c’entrava nulla, avrebbe stampato, e quindi consegnato il tutto ai magistrati.
     
    Il ragionamento che sta alla base di questo falso, è piuttosto ovvio: se don Vito ha tirato una riga di suo pugno ed accostato un nome a quella lista, vuol dire che quella lista quanto meno non era stata scritta al bar durante l’aperitivo, senza che don Vito ne sapesse nulla,  da qualche furbacchione, ma che invece, in qualche modo, era stata “avvallata” dall’ex sindaco di Palermo.
     
    Un deja-vu, nel malloppo di documenti Cianciminiani. E vediamo un po’ perché.
     
    Il “papello”, scritto da mano sconosciuta, non varrebbe nulla, se non ci fosse appiccicato il post-it scritto da don Vito, con la dicitura “consegnato SPONTANEAMENTE al colonnello Mori” (post-it che invece è pesantemente indiziato di appartenere a tutt’altro documento, come vi spiegherò più tardi in un articolo dedicato all’argomento).
     
    La “lettera di don Vito a Berlusconi per chiedere le televisioni”, non potrebbe avere il significato che gli assegna il testimone, se non ci fosse un bigliettino che ne riporta uno stralcio con calligrafia diversa (e con sintassi un po’ più sgrammaticata), casualmente sequestrato dalla procura in uno scatolone depositato nei magazzini di Massimo Ciancimino, e che lo stesso testimone ha avuto buon gioco nel descrivere come lo stralcio di una bozza di lettera scritta “in ambienti vicini a Bernardo Provenzano”, sulla base del quale don Vito avrebbe realizzato la sua “rielaborazione” da spedire al cavaliere.
     
    La fotocopia della lettera dattiloscritta da don Vito e (mai) inviata al governatore della Banca d’Italia Fazio, dove si legge che Paolo Borsellino si sarebbe opposto alla cd. “trattativa”, sarebbe un documento ben povero di importanza se sotto al testo non ci fosse (sempre fotocopiata) la firma autografa di don Vito e la stessa lettera non fosse stata consegnata, anziché da Massimo, questa volta, dalla sig.ra Epifanìa, vedova Ciancimino, che dice di averla trovata in una carpetta.
     
    E il documento “X”, di cui parleremo fra poco, varrebbe ben poco se non spuntasse nello stesso, il nome del Presidente del Consiglio manoscritto da don Vito, sempre grazie al solito metodo.
     
    Insomma, ci siamo capiti. 
     
    Qui, a dare tono al bigliettino, c’era quella scrittina “De Gennaro”, che qualche mese fa Massimo affermava “di avere visto il padre scrivere di suo pugno”, mentre oggi, dalla galera, ci fa sapere attraverso gli stessi PM di non essere a conoscenza di chi sia stata ad appiccicarla sul suo manoscritto, per poi realizzare la fotocopia che lui ha consegnato in procura.
     
    “Ciancimino jr, in lacrime, nega di avere falsificato il documento. La sovrapposizione del nome dell’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro, non è opera sua. Si è limitato a consegnare il documento così come lo ha ritrovato fra le tante, troppe carte dello sterminato archivio del padre.”
    (da Livesicilia ) 
     
    Forse sarà opera del sig. Franco, a sua insaputa, mentre lui in cucina gli preparava il caffè.
     
    Ma veniamo al sodo.
     
    Abbiamo visto che il dott. Messineo della procura di Palermo, ha dichiarato: “In questo momento non ci risulta che ci siano altri documenti ‘falsificati’
     
    Ma sarà proprio vero?

    Perchè a me invece risulta che ce ne sia uno agli atti bello grosso, anzi, due. Esattamente identici a quello attualmente contestato.
     
    Soltanto che in quei casi, al posto di “De Gennaro”, c’è “Berlusconi”, e ciò evidentemente causa una certa, pur involontaria, distrazione nei nostri inquirenti.
     
    Per capirlo, bisogna esaminare due documenti.  Lo faremo attraverso le classificazioni date agli stessi dai periti della Polizia Scientifica che li hanno analizzati.
     
    Uno è questo:

    fotomontaggio ciancimino 
    E l’altro è questo:

    DOC 3 compPA
     
    Sono due fotocopie.
     
    La prima, è simile in tutto e per tutto alla fotocopia che è costata la gattabuia al nostro testimone.
     
    C’è un elenchino di scritte inquietanti (persino “Rasini Bank” e “Gladio”) prodotte dalla mano di Massimo Ciancimino, (come l’elenchino di nomi, con tanto di sig. Franco, del documento galeotto) con a fianco alcune altre parole scritte, questa volta, per mano di don Vito, fra cui campeggia in prima fila il nome “Berlusconi” accanto a “Ciancimino”. (come già per il nome “De Gennaro” sul documento galeotto).
     
    Ma, come già per “De Gennaro”,  non sono scritte originali, ma bensì frutto di copia-incolla di sezioni di testo di un altro originale, scritto da Vito Ciancimino, e lì riportate grazie alle forbici o a qualche diavoleria tipo “Photoshop”.
     
    Infatti ci sono persino due di queste frasi scritte, e vale a dire “Berlusconi-Ciancimino”, e “Milano truffa e bancarotta” che compaiono nell’altro collage che ho richiamato, come si vede da questo confronto:
     
    fotomontaggio ciancimino2
    DOCUMENTO “X”

    DOC 3 compPA2
    DOCUMENTO “Y”
     
    Il  documento “Y”, non è un documento qualsiasi. Vediamo come ce lo descrisse, all’epoca, Repubblica, sulla sua PAGINA REGIONALE  del 13 febbraio 2010
     
    Ciancimino, rivelazioni su Moro
    nuovo pizzino con nome Berlusconi
     
    Palermo- Nuove rivelazioni sul rapimento di Aldo Moro e nuovi verbali sugli investimenti mafiosi in Milano 2 con la mediazione eccellente di Roberto Calvi. Il tutto corredato da nuovi verbali di interrogatorio e da due nuovi pizzini in uno dei quali, oltre a quello di Marcello Dell’Utri, compare anche il nome di Berlusconi. "Berlusconi-Ciancimino – Marcello Dell’Utri Milano truffa e bancarotta.  Ciancimino-Alamia – Dell’Utri Alberto".
     Eccolo uno dei nuovi "pizzini" consegnati da Massimo Ciancimino ai pm della Dda di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo e depositati oggi al processo d’appello contro Marcello Dell’Utri…”
     

    Ora, è assolutamente acclarato che in questo inquietante pizzino , il documento “Y”, così come nell’altro altrettanto inquietante, il documento “X”,  il nome “Berlusconi” compare grazie ad un lavoro di collage, di copia-incolla fatto col riporto.
     
    Esattamente come il nome “De Gennaro” che è costato tanto caro alla nostra icòna dell’antimafia.
     
    Invece, come è chiaro, fotomontare il nome “Berlusconi”, non costa nulla, è assolutamente gratis.
     
    Eppure che sia un’estrapolazione in stile Photoshop, non lo dico soltanto io, ma lo hanno detto proprio i periti nella loro relazione, che è a mani dei pubblici ministeri ormai da mesi.
     
    Ecco qua:

    COMPARAZIONE

    E allora: che significa la frase:le coincidenze strutturali/proporzionali dei predetti tracciati grafici, entrambi esaminati in fotocopia, consentono di esprimere un giudizio di riconducibilità degli stessi da un unico originale” ?
     
    Molto semplice. Significa che c’era un originale, dal contesto ovviamente diverso,  e che qualcuno ha trasferito da quello le scritte“Berlusconi-Ciancimino”, e “Milano truffa e bancarotta”, col copia-incolla,  su quei due nuovi documenti ricomposti, fotocopiati, e consegnati da Massimo Ciancimino nei palazzi di Giustizia.
     
    Esattamente come è accaduto con il documento dove era presente la parola “De Gennaro” e con la sua “ricomposizione” considerata una calunnia aggravata.
     
    Invece, evidentemente, il nome “Berlusconi” fa si che non si possa parlare di calunnia, ma solo di lavoretto ben fatto.
     
    E c’è ancora un ultimo fatto,  che rende il quadro ancora più interessante.
     
    Nel documento “x” compare una scritta più completa, diciamo così, meno “ritagliata”, e vale a dire: “Berlusconi-Ciancimino (l’Espresso del 2-1-1989”, rispetto al documento “Y” dove la stessa scritta compare monca della parte (l’Espresso del 2-1-1989”.
     
    Ora, la cosa strana è che la fotocopia meno ritagliata risulta, nella perizia, prodotta con carta recente (2004-2009), mentre quella più ritagliata, è prodotta su carta molto vecchia (1987-1992).
     
    Il che significa che se il documento Y fosse stato realizzato estrapolando il contenuto dal documento X (che sia avvenuto il contrario, è impossibile, in quanto sul documento X il testo, come abbiamo visto,  è più esteso), allora saremmo di nuovo di fronte, come è già accaduto, ad una fotocopia realizzata da non più di 5-6 anni, ma su carta di vent’anni fa.
     
    E tutto questo, mentre al Procuratore di Palermo, non  risultano altri documenti “falsificati”.
     
    enrix

     
    • anonimo 22:47 on 23 April 2011 Permalink | Rispondi

      Se volessero l'avrebbero già smascherato da quel dì, ma il loro teorema rimane quello di "mascariare" Berlusconi e quindi non si fanno perizie sui "pizzini" malamente fotocopiati.
      Ciancimino ha commesso "un terribile errore": talmente si riteneva intoccabile che ha pensato bene di inserire l'amico di Violante e Caselli non ricordando che "chi tocca i fili muore"
      Maria

    • anonimo 12:35 on 15 May 2011 Permalink | Rispondi

      SEMPLICEMENTE   E S E M P L A R E !!

  • Avatar di enrix

    enrix 21:52 on 26 February 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: marco travaglio   

    Ecco la sentenza della condanna in appello di Marco Travaglio 

    Ecco  la sentenza-lumaca della corte d’appello con cui Marco Travaglio e’ stato condannato per diffamazione a mezzo stampa, causa utilizzo del bianchetto

    travaglio ridolini

    I fatti sono noti, ma anche per chi già li conosce, vale la pena farne una sìntesi.

    In un suo articolo dell’ottobre 2002, Marco Travaglio ha estrapolato una frase da un verbale d’interrogatorio del teste colonnello RICCIO, dove si diceva che nello studio dell’Avv.  Taormina, mentre si perpetrava un grave reato – un tentativo di subornazione – era presente anche Cesare Previti;  ha preso le forbicine ed ha tagliato la parte della frase dove il teste precisava che Previti era però presente in altro contesto, e non mentre si perpetrava quel reato, pubblicando invece solo la parte ghiotta.

    Nella testimonianza originale dunque il teste Riccio affermava che nello studio di Taormina si stava commettendo una subornazione per favorire l’on. Dell’Utri, che Previti era presente nello studio, ma non nel momento e nella stanza in cui si perpetrava il reato. Tagliata la parte finale, Travaglio ha riportato soltanto un virgolettato dove si leggeva che Previti era presente nello studio di Taormina “in quell’occasione” .

    Il risultato è stato che per i lettori di Travaglio Previti era lì presente, proprio lì, mentre si tentava di subornare un teste inducendolo a dire il falso. Un grave reato.

    Quindi la diffamazione è solare, il problema era semmai soltanto valutare se Travaglio l’avesse commessa con dolo, cioè se l’avesse fatto a bella posta ed in coscienza, oppure, come lui ha sostenuto, non l’avesse fatto apposta, sforbiciando la frasetta “per evitare ridondanze”,  senza rendersi conto di  quel che stava combinando.

    Dunque Previti propone querela per diffamazione, ma questo complicatissimo fascicolo rigonfio di quelle due paginette, l’articolo di Travaglio ed il verbale di Riccio, viene esaminato a fondo per un bel lustro dalla Procura di Roma prima di essere proposto al dibattimento, dove il giudice berlinese Roberta Di Gioia invece è velocissimo a bacchettare, il 15 ottobre 2008, il callido giornalista con una condanna esemplare: ben otto mesi di reclusione carceraria.

    E nelle sue motivazioni, impartisce una lezione morale a Travaglio ed al suo modo “furbo” di usare il virgolettato, spiegandogli che:

    il diritto di cronaca giornalistica, che rientra tra i diritti pubblici soggettivi inerenti  alla libertà di pensiero e di stampa riconosciuti dall’art. 21 della Costituzione, può essere esercitato anche quando ne derivi una lesione dell’altrui reputazione, a condizione che la notizia pubblicata sia vera, (…) nel caso di specie non risulta rispettato il fondamentale limite della scriminante, vale a dire la veridicità della notizia.  (…) risulta infatti che la notizia, come riportata,  non risponde a verità”.

    E ancora : “e’ evidente  che l’omissione del contenuto integrale della frase di Riccio, riportata solo parzialmente nell’articolo redatto da Travaglio ne ha stravolto il significato.”

    E  pertanto “ Travaglio ha fornito una distorta rappresentazione del fatto riferito dalla fonte le cui dichiarazioni lette integralmente modificano in maniera radicale il tenore della frase che nell’articolo è stata AGGANCIATA AD ARTE IN MANIERA PARZIALE subito dopo la descrizione del nebuloso contesto di intrecci relativi ad affari illegali, al precipuo scopo di insinuare sospetti sull’effettivo ruolo svolto da Previti”.

    E inoltre: “le modalità di confezionamento dell’articolo risultano peraltro singolarmente sintomatiche    della sussistenza in capo all’autore di una precisa consapevolezza dell’attitudine offensiva della condotta e  della sua concreta idoneità lesiva della reputazione di Previti

    Ed infine: “La circostanza relativa alla presenza dell’onorevole Previti in un contesto di affari illeciti e di pressioni indebite è stata inserita nel corpo dell’articolo mediante un accostamento indubbiamente insinuante con l’effetto di gettare una pesante ombra sul ruolo avuto da Previti in quella specifica situazione e con chiara allusione ad un suo coinvolgimento nella vicenda, acquisendo perciò una evidente connotazione diffamatoria”.

    Naturalmente a Travaglio la sentenza non piace, e quindi ricorre in appello, augurandosi “che sei occhi vedano meglio di due”.

    Nel gennaio 2010 giunge la notizia della sentenza della Corte d’Appello proprio nel bel mezzo di una discussione in punta di fioretto fra Travaglio ed il sottoscritto, sul suo blog.

    E così Marco mi scrisse:

    Purtroppo per il mio occhiuto censore, (sta parlando di me – ndr)  …  la sentenza di primo grado della giudice Roberta Di Gioia, quella in cui venivo condannato a 8 mesi di carcere più un paio di multe e ammende per avere nientemeno che diffamato Previti in un articolo del 2001 sull’Espresso, è stata appena DEVASTATA dalla Corte d’appello, che elimina la pena detentiva e lascia una multina di 1000 euro. Ora aspetto la motivazione e mi auguro che venga scritta da un giudice che abbia la più pallida idea di che cos’è un articolo di giornale: penso sia utile parlarne qui, visto che chi mette in dubbio la mia buona fede non ha mai fatto il giornalista in vita sua e non ha la più pallida idea di che cosa significhi fare il giornalista.

    E poiché Travaglio in quella ed in altre sedi andava dunque annunciando gioioso la DEVASTAZIONE o persino l’ANNULLAMENTO della sentenza di condanna di primo grado da parte della Corte d’Appello, il sottoscritto si prese licenza  di fargli notare che nella realtà, a legger bene l’italiano, egli era stato condannato anche in secondo grado.

    Semplicemente gli era stata concessa, per attenuanti generiche, una riduzione della pena da una di quelle Corti D’Appello cui lo stesso Travaglio amava affibbiare, giustappunto, il nomignolo di “scontifìci”.

    La replica di Marco fu immediata: “Quando parlo di Corti d’appello come “scontifici” mi riferisco a quando mantengono inalterato l’impianto accusatorio e limano qualche giorno sui mesi o qualche mese sugli anni inflitti in primo grado. Quando invece STRAVOLGONO le condanne di primo grado, fanno altro: le RIFORMANO, LE RIVEDONO, LE SMENTISCONO. Vedremo se è così anche nel caso mio: ho scritto che, diversamente da qualche trombone che sa tutto in anticipo, aspetto la motivazione.”

    Ed ecco dunque, finalmente,  la motivazione. Non è lunga, anzi, è un paio di paginette, tuttavia il giudice ha impiegato un anno esatto a depositarla (dall’8 gennaio 2010 al 4 gennaio 2011) anziché “giorni 60” come aveva annunciato, così nel frattempo il reato è prescritto e Travaglio avrà buon gioco ad utilizzarla con suo comodo, questa prescrizione, mantenendo così immacolato quel foglietto che ogni tanto ama sventolare davanti alle telecamere, vale a dire il suo Casellario Giudiziale.

    Ma stavamo dunque dicendo: il giudice del ricorso non ha scritto una motivazione molto lunga (anzi, due paginette, una sessantina di righe dattiloscritte), è stato lento come una lumaca (6-7 righe per ogni mese solare), ma non ha annullato, devastato, stravolto, riformato,   smentito, un bel niente, salvo fungere, come volevasi dimostrare, da  scontificio.

     

    MOTIVI DELLA DECISIONE

    Salvo quanto si dirà in ordine alla pena, la sentenza impugnata deve essere confermata nel merito, in quanto ottimamente motivata, con piena aderenza alle risultanze processuali, in punto di fatto accuratamente esposte in narrativa, con giuste e corrette considerazioni in diritto; il tutto da intendersi qui riportato, senza inutili ripetizioni, come parte integrante della presente motivazione, essendo la decisione di merito frutto della sommatoria delle sentenze di primo e secondo grado.

          E’ appena il caso di ribadire la portata diffamatoria nei confronti dell’on. PREVITI del pezzo del giornalista TRAVAGLIO: il darlo “presente” nello studio Taormina nel momento in cui si discuteva di un così grave reato come la subornazione di testimone, ed il darlo presente in modo che facilmente si potesse intendere che egli partecipava al colloquio – questo è indubbiamente il significato immediato ed istintivo che il lettore ne ricava – comporta inevitabilmente quanto meno insinuare che l’on. PREVITI fosse consapevole e colluso con quanto stava accadendo.

          Sarà anche vero che la precisazione “il PREVITI  era però convenuto per altri motivi legati alla comune attività politica con il TAORMINA e non era presente al momento dei discorsi inerenti la posizione giudiziaria del DELL’UTRI” sarebbe stata eccessiva e ridondante nell’economia del pezzo; ma è anche vero che bastava omettere la frase “in quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. TAORMINA era presente anche l’onorevole  PREVITI”,  per evitare qualunque diffamazione, senza togliere alcunché alla notizia che il TRAVAGLIO intendeva dare, ed alla sua gravità.

          E’ infatti da rilevare che l’importanza e la portata dell’articolo di TRAVAGLIO verteva tutta sulle dichiarazioni del colonnello RICCIO, sul patto scellerato tra Cosa Nostra e Forza Italia, e sulla necessità di tenerne fuori l’on. DELL’UTRI, imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa; dunque era importante riferire della subornazione e …(illeggibile)…  della presenza e della condotta dell’on. DELL’UTRI; non c’era invece alcun bisogno di menzionare anche l’on. PREVITI, per poi doverosamente precisare – ove il giornalista avesse agito correttamente – che egli non era presente al colloquio.

          Proprio l’averlo inutilmente nominato, e l’aver totalmente omesso la specifica precisazione circa l’assenza fatta dal teste, è prova del dolo da parte del TRAVAGLIO.

          Va dunque confermata l’affermazione di responsabilità di entrambi gli imputati, risultando evidente l’omesso controllo da parte della HAMAUI, che nella specie era assai facile effettuare; la pena inflitta, tuttavia, appare non solo eccessiva nella misura, ma anche incongrua nella scelta del tipo,  dovendo evidentemente essere riservata l’afflizione carceraria per reati di stampa, pur prevista dalla legge, a casi di estrema gravità e assolutamente eccezionali per modi e contenuto: elementi che non risultano nel caso di specie.
    Segue la dichiarazione di condanna, con riduzione della pena a 1.000 euro di multa “ritenuta la prevalenza delle attenuanti generiche già concesse”.

     

    GUARDA LA SCANSIONE IN PDF  : 5eee23cd4273ddfdeed6dfb88845a1c3

     

    Per entrambi i giudici dunque, Travaglio ha dolosamente agganciato ad arte al suo articolo quella frasetta ritagliata, allo scopo di diffamare Cesare Previti, passando ai suoi lettori,  consapevolmente, un’informazione falsa.

    E proprio per questo, se ci è permesso passare al campo delle opinioni, noi stentiamo a comprendere le ragioni del giudice del ricorso, quando concede le attenuanti e la riduzione della pena non riscontrando i necessari “elementi di gravità” nel “caso di specie”.

    La diffamazione, in diritto penale italiano, è il delitto previsto dall’art. 595 del Codice Penale secondo cui:

    Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032.

    Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2065.

    Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516.

    Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate.

    Ora, come si può ben leggere, qui le aggravanti previste dalla legge per una pena maggiore rispetto ad una ridotta sanzione pecuniaria, c’erano tutte, nessuna esclusa: veniva attribuito falsamente e con l’artificio un fatto determinato, e cioè la coesione ad un reato, in capo ad un deputato del parlamento, col mezzo della stampa.

    Per pura curiosità intellettuale, vorremmo che qualcuno ci spiegasse quali altri “elementi di gravità” dovrebbero risultare indispensabili per sostenere che un giornalista si è comportato peggio nel suo modo di fare informazione.

    Inoltre non si può non rilevare che per scrivere e depositare due concetti piuttosto semplici (vale a dire la sottoscrizione integrale delle motivazioni di primo grado ed una riduzione della pena) in due brevi paginette, si è impiegato più di un anno, cosicchè, volenti o meno, si è giunti dopo quasi 9 anni dalla data del reato alla prescrizione che impedirà alla condanna di divenire definitiva.

    Tanta indulgenza lascia perplessi, anche perché è proprio sulla percezione dell’impunità acquisita che nasce e prospera la mala pianta del giornalismo bugiardo e cialtrone.

    Non per niente abbiamo visto proprio di recente  Travaglio alzare ancora il tiro e permettersi di affermare tranquillamente, anche in TV in prima serata, cose così gravi quanto  assolutamente false, come, tanto per fare un esempio, quando il 25 novembre scorso ad Annozero ha affermato:“E sarà un caso, ma c’è un pizzino attribuito a Provenzano e rielaborato da Vito ciancimino, in cui si promette APPOGGIO ELETTORALE a Berlusconi, se mette a disposizione una delle sue televisioni,se no Provenzano MINACCIA DI COLPIRE PIERSILVIO, e Vito Ciancimino minaccia di parlare. Dice: uscirei dal mio riserbo.”.

    Naturalmente, il pizzino di cui  Sotuttoio Travaglio ha parlato a qualche milione di telespettatori, in realtà non esiste.

    Forse esiste qualcosa di simile nei cineracconti che Ciancimino jr. ci ha elargito a corredo di un altro bigliettino che effettivamente esiste, ma dove, ahimè,  non c’è scritto per niente ciò che ha detto Marco Travaglio.

    Enrix

     
    • anonimo 16:00 on 7 March 2011 Permalink | Rispondi

      Volevo segnalare che relativamente al falso in bilancio se ne è parlato recentemente anche su nfa:

      http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Il_male_del_Nord

      Leggendo tra i commenti, dopo una iniziale difesa del provvedimento da parte di un lettore, si giunge poi a una sostanziale bocciatura della norma italiana.

      bart_simpson

    • anonimo 17:30 on 7 March 2011 Permalink | Rispondi

      Ciao Enrico,
      Ti leggo sempre più cazzuto e …..
      Vedo che ancora non hai analizzato quanto stia venendo fuori al processo Mori, su quale era la vera parte politica, che presumibilmente abbia trattato con la mafia nel '93.
      Che finalmente viene fuori che tra il '92 ed il '93, siano stati gli anni orribilis della prima republica, prodomici all'avvento della seconda, ma che qualcuno, un pirla milanese con la mania della tv, gli abbia rotto le uova nel paniere?
      Dell'amico comune Paolo, hai visto la strada intrapresa? No comment.
      Ciao a presto.
      Giuseppe Stella

    • enrix007 20:11 on 7 March 2011 Permalink | Rispondi

      Allora, sul falso in bilancio, ringrazio per tutti gli apporti.

      In ogni caso ci tengo a precisare che la materia finanziaria non è la mia passione.

      Sono d'accordo comunque con l'anonimo (solo una preghiera che ripeto sempre: identificatevi per lo meno con un nick, altrimenti non si riconoscono neppure i soggetti della discussione): la prescrizione in questi termini, è troppo breve per un reato così grave.
      Ed è probabile che su quest'inidonea brevità, abbiano concorso gli interessi personali del legislatore (Berlusconi, probabilmente, ma forse anche altri).

      La lunga discussione segnalata gentilmente da Bart, la leggerò quando avrò un po' di tempo.
      In ogni caso io ci tenevo solo a precisare che alcune correzioni sui contenuti di sostanza della vecchia legge, in merito alle sovrapposizioni fra reati in realtà coincidenti, sono a mio giudizio giuste e sacrosante.

      Ma aggiungerei anche che il reato così come si configura oggi, è comunque grave,   troppo grave per tempi di prescrizione così brevi, così come per il massimo fissato per la pena (6 anni di reclusione con tutte le aggravanti, anche a mio giudizio, dovrebbe essere maggiore).

    • enrix007 20:38 on 7 March 2011 Permalink | Rispondi

      Ancora una nota per l'anonimo con cui ho discusso sulla perquisizione al covo di Riina.

      Ieri ho scritto frettolosamente il mio messaggio di risposta, senza avere il tempo di rendermi conto che lei con la parola "cervellino" si riferiva a quanto avevo scritto nel messaggio n°26.

      Conduco una vita particolarmente gravosa in questo periodo, soprattutto a causa di un dramma familiare, per cui leggo e scrivo di fretta, e non rammento tutto ciò che dico e faccio, anche il giorno prima, con la dovuta lucidità.

      Dunque io avevo scritto:

      "In un'altra discussione (sempre su Livesicilia), con un altro cervellino condizionato dai falsi mediatici (questo si chiama Davide, ma come lui, Piazzini, sono migliaia, certo giornalismo criminale ha prodotto effetti devastanti),  credo di aver prodotto altri passaggi chiarificatori."

      Ebbene, sia chiaro che con "un altro cervellino" non intendevo assolutamente sottindere "come il suo", cioè non mi riferivo a lei, che si era limitato a pormi quella domanda, per quanto io potessi ritenerla un po' stucchevole (su questa posizione, continuo ad essere fermo).

      Io intendevo "un altro cervellino" nel senso: "come quello di quel Piazzini".

      E non ho usato questo termine un po' insultante per disprezzo o per mere ragioni di antagonismo, ma bensì perchè, com'è evidente nel leggere quelle discussioni, si tratta di personaggi capaci di replicare per giorni, in un dibattito, cambiando continuamente tema ogni volta che nel tema precedente si profila una smentita opposta dai miei documenti e dai miei argomenti.
      Sono per l'appunto cervellini, incapaci di qualsiasi barlume di onestà, qualcosa che li sostenga per lo meno nell'ammettere "beh, questa io effettivamente non la sapevo".

      che vuole che le dica, anonimo?

      Quando una persona ti scrive che i mafiosi si son portati via tutto il mobilio, tu gli mostri la foto della casa perfettamente ammobiliata dei verbali di perquisizione, e quelli non battono ciglio come niente fosse, (invece di dire: cazzo, ma allora qui c'è uno stuolo di pentiti, un magistrato ed un ufficiale dei carabinieri che in udienza, sotto giuramento, han detto bugìe! Per quale ragione?) che si discute ancora a fare?
      Sono dei poveracci.

      Per questo io mi sento autorizzato ad utilizzare quel termine: "cervellini".

      Non l'ho scritto per lei, nè pensando a lei.

      Quindi credo ci sia stato un equivoco, spero che sia chiaro.

      Ciò non toglie, che io per rispondere alla sua domanda ho prodotto molti degli argomenti che risultano agli atti, e che sono stati alla base dell'assoluzione di Ultimo (i fondamentali, ma ce ne sono anche altri), tutti argomenti fattuali e fondati, che lei ha liquidato invece come "deliri".

      Io li ho forniti in buona fede pensando che la sua fosse curiosità intellettuale genuina, invece ho visto che in realtà non era così.

      Quindi l'equivoco è almeno servito a chiarire subito qualcosa che magari avrei tardato a capire: che in realtà lei, di conoscere le ragioni per cui si è sospesa la sorveglianza e per cui non era rilevante fare comunicazione di tale decisione, se ne fotte.

      Le chiedo dunque di evitare in futuro di pormi domande a ufo, così da non fare perdere tempo a entrambi.

      Rinnovo i saluti.

    • enrix007 21:22 on 7 March 2011 Permalink | Rispondi

      Dunque, come molte altre volte, qui è capitato un imbecille: si tratta di un anonimo, autore del messaggio n°27.

      Il messaggio è ricco di spunti interessanti per un polemista quale il sottoscritto, ed il prurito di farlo passare, per animare la discussione,  è forte.

      Ma alla fine, credo che rispetterò una delle mie regole più ferree: estirpare sul nascere qualsiasi speranza di pubblicazione, su questo spazio, delle porcherìe di un merdaiolo.

      Il merdaiolo in questione è il solito poveraccio che  si dice convinto di vedere,  nelle virgolette buttate lì da chi scrive a braccio, una sordida volontà di attribuire con malizia parole a chi invece non le avrebbe dette.
      E figurati se qui non compariva.

      Quindi, per intanto, ripeto per l'ultima volta: nel messaggio n°11 ho elencato una serie di vicende, così come sono state descritte da Marco Travaglio, in forma narrativa.  Quella forma narrativa, pur riassumendo la sostanza degli assunti del giornalista, scaturisce dalla mia memoria e rappresenta quindi una sintesi di cui mi assumo la responsabilità: ma nessuno di quei passaggi è da considerarsi come testo letterale degli scritti di Travaglio.

      Però ne espone la sostanza, ogni volta, vale a dire ciò che di pregnante è stato esposto da Marco Travaglio su quei fatti, non corrispondendo purtroppo a verità.

      Sollecitato da qualcuno sul tema dell'orfana minorenne, con la premessa,  "Lei dice che la storia della villa di arcore è falsa", io ho ripreso il MIO narrato dentro le virgolette al fine di replicare ciò che IO (non Travaglio) avevo realmente detto di quella storia, con riferimento all'informazione proveniente da Travaglio , in luogo di quella premessa quanto meno imprecisa.

      Ora qui c'è un idiota, anzi, un perfetto idiota, che gongoleggia dicendo che secondo lui invece io citavo Travaglio, (così, tanto per il gusto raffinatissimo ed esclusivo, possiamo chiamarlo "quel sottile brivido della bravata", di attribuire allo stesso Travaglio un testo che lui non ha mai scritto), e non me stesso.

      E allora mi scuso tanto con la democrazia e la libertà d'espressione, ma qui tutti sanno benissimo che io ai coglioni pongo un limite.

      Questo spazio, questo commentario, per il momento continua ad essere difeso da un recinto che ai coglioni non è concesso scavalcare. Augh.

      Così non passa neppure il resto, pur interessante, del commento, dove il coglione aveva ricopiato un'articoletto sulla vicenda dell'orfanella, che al di là del confermare il fatto che la pulzella incaricò Previti di assisterla nella vendita della villa COME AVVOCATO, e non come tutore o pro-tutore, nell'autunno del 73 (22 anni di età) più una serie di altri fatti irrilevanti alcuni confermati alcuni smentiti nel processo per diffamazione fra Previti e gli autori del libro su questa vicenda, conteneva altri elementi comuqnue contestabili, come ad esempio l'assunto che all'epoca 500 milioni di lire avrebbero rappresentato "Il valore di un comune appartamento nel centro di Milano.".

      Provatevi ad andare a controllare, sugli annunci immobiliari dell'epoca, i prezzi degli appartamenti nel centro di Milano.

      Con 500 milioni in contanti, riuscivi a comprarne forse anche una decina.

      Fermo il fatto che a 22 anni ognuno fa quel cazzo che gli pare e se vende una villa, anche se si fa fregare, è un ventidueenne che si fa fregare nel vendere una villa, non una minorenne turlupinata dal pro-tutore che gli fa vendere la villa.

    • anonimo 22:15 on 7 March 2011 Permalink | Rispondi

      Sono l'anonimo del commento sul covo di Riina. L'equivoco è chiarito e chiudiamola qui. Voglio precisare che la mia e' assolutamente sincera curiosità intellettuale e la domanda che le avevo posto è, a mio avviso, del tutto legittima e non peregrina(perchè sbaraccare tutto e, nemmeno in quel momento, perquisire il covo? Forse non si sarebbe trovato nulla i giorni successivi ma alle 16 di quel pomeriggio forse si sarbbe trovato qualcosa) e aggiungo che ho anche letto le sue risposte nei commenti che mi ha indicato ma c'è ancora qualcosa che non mi convince: se ho ben capito lei sostiene che la decisione di smontare e non perquisire era dovuta all'obiettivo di non bruciare il covo e seguire i Sansone per fare il colpo grosso, e allora mi chiedo come fosse possibile seguirli se le telecamere vengono spente. Preciso che lei è certamente mille volte più informato di me in materia ma questo non significa che le domande che pongo siano prive di valore (casomai vuol dire solo che non sono in grado di dare risposte che solo chi conosce approfonditamente i fatti può dare). Spero che superati i precedenti equivoci i toni siano civili e corretti come nel suo ultimo commento. Saluti

    • anonimo 22:31 on 7 March 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrico,
      ogni volta che tu, Guzzanti o Paradisi censurate quel Sympatico coglione, quasi paradossalmente, rendete un servizio alla liberta' di espressione. Lasciar passare menzogne continue sostenute ad libitum e contro ogni evidenza logica ed empirica e' una forma di negazione della liberta'.
      Ti faccio i miei complimenti ed un sincero augurio che le cose per te migliorino. Un caro saluto!
      cesare

    • enrix007 00:53 on 8 March 2011 Permalink | Rispondi

      Bene anonimo, la considero una pace fatta.

      Quando io sostengo che come domanda sia peregrina, lo sostengo non sulla base del fatto che lo sia in senso assoluto, ma che lo sia in quanto in odore di petitio principii, vale a dire una questione che potrebbe anche essere azzeccata, ove però non fosse sorta dalle polveri della mistificazione. Mistificazione di cui lei non può nulla, ma che però esiste.

      Il punto è proprio quello che lei ha appena centrato.

      Ciò che si sarebbe potuto fare, si poteva fare sicuramente entro una certa ora di quel bel giorno, ora oltre la quale però era sicuramente meglio non fare più nulla, per quanto concerne quel covo.

      C'era come una linea di demarcazione.
      Quando si riunirono quelli del ROS e Caselli, questa linea di demarcazione fu percepita chiaramente, da tutti i presenti.

      Si trattava di lanciare una perquisizione, oppure di rinunciare per dare corso ad un controllo A LARGO RAGGIO sui Sansone, mediante interecettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti, per fare un colpo più grosso. Ultimo aveva programmato un lavoro di mesi e mesi.
      Si figuri che cosa contavano per lui quei pochi giorni di allentamento, per lasciare completamente convinti i Sansone di averla fatta franca, e lasciare dileguare i giornalisti dall'area, su di un programma di quel respiro.

      Ma riguardo alla perquisizione immediatamente dopo l'arresto, Ultimo partiva da due fondamentali presupposti, che per lui erano chiari come l'acqua di fonte, e che estrinsecò a Caselli:
      1) L'intervallo che sarebbe decorso da quel momento in cui la notizia dell'arresto di Riina stava già dilagando in Palermo, e cioè in una città dove anche i muri sono le orecchie della mafia, ed il momento in cui l'appartamento di Riina sarebbe stato effettivamente individuato per potere essere perquisito, sarebbe stato come minimo di 1 ora e mezza, ad essere bravissimi. Riina non era stato catturato, come tanti latitanti, mediante un'irruzione nel suo covo (perchè allora non ci sarebbe stato problema a perquisire), ma per strada, perchè si era visto uscire dal cancello del residence, che era un residence pieno di appartamenti abitati. Quale fosse quello di Riina, non era dato sapere. Bisognava darne atto. In quell'ora e mezza, se c'era qualcosa, questo qualcosa sarebbe scomparso come neve al sole. Come un treno di ruote di un autoarticolato rubate in 5 minuti nel parcheggio di un ristorante, tanto per dare un'idea.
      2) Gli inquirenti sapevano che quello era l'appartamento in Palermo della famiglia, della moglie e dei figli, Non il vero e proprio covo.
      Sapevano dunque anche, come diceva l'esperienza, che in quel genere di appartamenti, i boss non erano abituati a tenere certo il loro archivio principale, perchè troppi esposti. E probabilmente anche in quel caso avevano ragione: infatti Brusca testimoniò successivamente che Riina i documenti importanti non si fidava a tenerli neppure nel covo vero e proprio, perso nelle campagne, ma li seppelliva in una botte ad una certa distanza, nella nuda terra.

      Queste sono le considerazioni sulla quale si fondò la decisione di preferire un'indagine molto importante, piuttosto che una perquisizione dall'esito con tutta probabilità molto esile, per non dire del tutto negativo.

      Quindi Caselli, uditi tutti questi aspetti, decise di non perquisire, e dispose di comunicare in conferenza stampa che l'arresto era avvenuto ad un posto di blocco, e che l'indirizzo del covo era ignoto.
      I Sansone la bevvero, e presero tranquillamente a dare la tinta ai muri dell'appartamento per rilocarlo, lasciando persino al suo posto tutta la cancelleria, disegni dei bambini, bigodini, un bel mucchio davvero di roba, compresa soprattutto una ricevuta recante il nome ed il cognome (falsi, naturalmente, ma identificabili perchè coincidenti con i dati assunti dal Riina sui documenti di identificazione) della moglie di Riina.
      Quindi il piano funzionava.

      Ma comunque sia, ritornando un passo indietro, giuste o sbagliate che fossero le considerazioni fatte tra il ROS e Caselli e che convinsero di non perquisire, quelle erano e su quelle si può discutere anche per molti anni.
      Ma su ciò che successe dopo, il giorno dopo, quando Ultimo vide i giornalisti e decise di stare in campana per qualche giorno, non c'è nulla da discutere e non c'è alcuna attinenza, nessun legame, con la decisione di non perquisire il giorno precedente.
      Si era partiti con un nuovo piano, e la perquisizione era un qualcosa oramai di abbandonato, obsoleto e privo di significato.

      Alla luce di questi fatti, se ci si fosse, in questa vita,  davvero soltanto fermati ad essi, lei non mi avrebbe mai posto la domanda che mi ha posto, Per questo essa è "peregrina".
      Ci è voluta una campagna di mistificazione fondata principalmente su false testimonianze e false leggende, che come tutte le macchine del fango alla fine riescono ad obnubilare le menti e convincere che il bianco sia in qualche modo nero.
      Casseforti asportate, furgoni che andavano e venivano (falso), telecamere puntate sul covo sradicate, mobili traslocati o bruciati, sanitari ammassati nel giardino, stanze spoglie e svuotate di ogni cosa, carabinieri affranti e sconfortati di fronte a tanto scempio e tanta asportazione, pareti tinteggiate per coprire le tracce di DNA degli occupanti, e tutti gli oggetti personali rimossi per la stessa ragione.

      Tutto falso. Tutto quanto falsissimo e quindi frutto di una serie spaventosa di false testimonianze e false rendicontazioni giornalsitiche.

      E allora caro anonimo, se lei è sinceramente interessato a capire, metta su un piatto della bilancia la sua domanda e sull'altro quest'altra domanda: perchè tutta questa sceneggiata, QUESTI FALASI e questo SPERGIURO, allo scopo di rovinare la reputazione e la vita dell'uomo che catturò Totò Riina?

      Mi faccia sapere quale delle due le risulta più pesante ed inquietante.

    • anonimo 11:34 on 8 March 2011 Permalink | Rispondi

      Come si spiega, allora, che dopo 15 giorni di sospensione della sorveglianza del covo, i magistrati cascano dalle nuvole e decidono l'immediata perquisizione?

      Moritz

    • enrix007 23:49 on 8 March 2011 Permalink | Rispondi

      Moritz, c'è una successione di eventi che pare proprio lo scherzo di uno spiritello cattivo, per far saltare la caccia alla cosca.

      Dal 26 gennaio, in Procura c'è nervosismo. Secondo le testimonianze di Aliquò, pare che qualcuno avesse cominciato a bisbigliare sottovoce, (Aliquò dice l'ufficiale dei carabinieri Cagnazzo, ma quello negli interrogatori negherà fermamente) come se fosse qualcosa di strano ed inquietante, che il ROS avesse interrotto la sorveglianza del covo senza dir niente a nessuno.

      Il 30 gennaio finalmente viene convocata una riunione in Procura, presente Ultimo con i procuratori ed altri carabinieri, e gli viene chiesto se era vero che avesse interrotto la sorveglianza ("ciò che, in verità, era ormai noto", dice la sentenza).

      Ultimo conferma ed ovviamente illustra le sue ragioni.
      Per Ultimo era un cosa normale, e non capiva minimamente il perchè di tanta inquietudine.
      A quanto pare non fu comunque in quella riunione che si decise di perquisire il 2 febbraio. Quindi Ultimo era probabilmente riuscito a convincere di soprassedere ulteriormente, assicurando che la strategia non era inficiata minimamente, anzi.

      Si decise invece dopo due giorni, il 1° febbraio, perchè lo spiritello aveva fatto una soffiata all'ANSA di Palermo, che uscì l'1 febbraio con "un lancio di agenzia secondo il quale le forze dell’ordine avevano finalmente individuato il covo del Riina nel complesso di via Bernini."

      L'informazione della conoscenza del covo, era dunque bruciata.

      "La Procura della Repubblica decise, allora, d'accordo con la territoriale, di disporre le perquisizioni domiciliari in tutte le ville di via Bernini, che
      vennero eseguite il giorno 2.2.93"

      Questi i fatti come risultano dalla sentenza.

      Pensavo comunque che un documento interessante, in ogni caso, da leggere con attenzione, è la memoria prodotta da Ultimo nell'udienza preliminare del 3 febbraio 2005.

      Io molte notizie sui fatti da lui narrati e sulle sue ragioni, le traggo di lì.

      Se qualcuno fosse interessato, può segnalarmelo, e potrei pubblicarla come un articolo.

    • anonimo 09:37 on 9 March 2011 Permalink | Rispondi

      Molto interessato alla memoria prodotta da Ultimo nell'udienza preliminare.  Grazie.

      Paolo.

    • anonimo 16:17 on 9 March 2011 Permalink | Rispondi

      Giornalisti infallibili e che non raccontino balle li devono ancora inventare e Travaglio non fa eccezione, però, a mio avviso, è superiore alla media in circolazione(soprattutto in italia) e mi riferisco in particolare alla sua costante volontà di raccontare le cose che altri non raccontano; io, ad esempio, sarò sempre grato a Travaglio per essere stato uno dei pochissimi giornalisti(gli altri sono Vulpio e Massari) ad aver raccontato davvero, nella sua allucinante realtà, il caso del cosiddetto scontro tra procure (salerno-Catanzaro) che scontro non era affatto, e la vicenda di Clementina Forleo.

    • anonimo 00:10 on 12 March 2011 Permalink | Rispondi

      e illeggibile….ma se è scritta a macchina ( pc)….
      ma non è che è stato usato un pò lo stesso metodo di travaglio che criticate
      e poi vi sembra una notizia questa…
      il silenzio è d'oro

    • anonimo 00:24 on 12 March 2011 Permalink | Rispondi

      Certo che paragonare le malefatte di Travaglio e Berlusconi è da buontemponi!!! Paragonarne le prescrizioni poi… uno ne beneficia per evidente dolo del giudice, l'altro se le accorcia con apposite leggi in parlamento… Se volete dimostrare che Travaglio è un manipolatore e avete solo questo materiale per le mani… buona fortuna, ma questo non vuol dire che tutto quello che dice sia manipolato, bisogna aprire gli occhi e le orecchie, pensare con la propria testa, senza seguire i Berlusconi, i Travaglio, i Cicchitto i Santoro e via dicendo. Bisogna ascoltare  tutti e verificare. Alla luce dei fatti Berlusconi è palesemente stato disonesto con gli elettori, mentre si è sistemato ben più di un problemino per le sue aziende. Di Travaglio non me ne frega perchè non guadagna nemmeno un soldo delle tasse che pago.

    • enrix007 08:42 on 15 March 2011 Permalink | Rispondi

      @ANONIMO 43

      Certo, il silenzio è d'oro, specie quando nelle vene ti scorre veleno ed il tuo cervello è poltiglia manipolata.  Altrimenti si è soltanto capaci di insinuare porcherìe, come quella che hai insinuato tu, che sei un chiaro esempio di scolaretto modello di quella scuola dove il tuo maestrino impartisce da anni lezioni di odio e surrealismo.

      Comunque pur allenandoti coi libri di Travaglio anzichè con benedetto Croce, quanto meno avrai imparato a leggere, così se vorrai provare a cimentarti nell'individuare CON CERTEZZA quella parolina illeggibile, ora potrai farlo, dal momento che grazie allo stimolo della tua diffidenza contadina, caro san Tommaso, ho deciso di rendere scaricabile la copia del dispositivo. così come io l'ho acquisita. (vedi nell'articolo).

    • enrix007 14:14 on 15 March 2011 Permalink | Rispondi

      ANONIMO 42

      "…mi riferisco in particolare alla sua costante volontà di raccontare le cose che altri non raccontano; io, ad esempio, sarò sempre grato a Travaglio per essere stato uno dei pochissimi giornalisti(gli altri sono Vulpio e Massari) ad aver raccontato davvero, nella sua allucinante realtà, il caso del cosiddetto scontro tra procure (salerno-Catanzaro) che scontro non era affatto, …."

      Anonimo, mi riferisca se per caso le risulta che Travaglio nella foga di raccontare lui e solo lui, nella sua allucinante realtà, quello scontro fra Procure, le  abbia per caso anche raccontato di questa dichiarazione di De Magistris dinnanzi ai magistrati di Salerno:

      "...loro dovevano fermare l'inchiesta e l'inchiesta "Why Not" e si comprende perché. Perché coinvolge in modo serio Romano Prodi con ipotesi di reato serie e sicuramente già accertate nei confronti di suoi strettissimi collaboratori, in particolare Piero Scarpellini, Sandro Gozi e che soprattutto lasciava intravedere un discorso molto interessante di riciclaggio di denaro dalla Calabria a San Marino, e i risultati che stavamo raggiungendo erano straordinari… "
      (Luigi De Magistris – interrogatorio dinnanzi al PM di Salerno il 12 novembre 2007)

      "… e la vicenda di Clementina Forleo."

      Anonimo, lei per caso è a conoscenza di ciò che pensa e scrive di Travaglio la Clementina Forleo?

    • anonimo 15:28 on 15 March 2011 Permalink | Rispondi

      Sono perfettamente d'accordo con la sua osservazione: Travaglio ha degli intoccabili (come Romano Prodi) di cui non svelerebbe gli altarini  nemmeno sotto tortura e questo è sicuramente un grave limite del suo giornalismo. Sono anche consapevole delle critiche(spesso giuste) mosse ad esempio da Vulpio e dalla Forleo a Travaglio.

    • anonimo 16:12 on 15 March 2011 Permalink | Rispondi

      la Sinistra da anni ci propone un certo tipo di modello. Quello secondo il quale, in Italia, esisterebbe una scissione ben definita tra Bene e Male. Loro, ovviamente, rappresenterebbero la prima opzione, “tutta da una parte”. Il resto sarebbe solo Male.
      Il problema non è solo stabilire chi sia Berlusconi, che cosa faccia, o che cosa facciano i suoi collaboratori per lui, ma è capire se i suoi grandi nemici, i suoi grandi accusatori, gli autoproclamatisi paladini del Bene, abbiano i numeri per giudicarlo.
      Può, una persona che gode dell’immunità, rinfacciare a Berlusconi il suo desiderio di averne una?
      Può, una persona che non si presenta ad un processo, pretendere che Berlusconi, invece, lo faccia nei suoi?
      E tralascio tutta una serie di evidenti macchinazioni che hanno avuto il solo scopo di creare un danno alle sue aziende, da Calciopoli alla legge che tentava di scippargli Rete 4.
       
      asv 
       

    • enrix007 18:21 on 15 March 2011 Permalink | Rispondi

      ANONIMO 47

      Una spiegazione possibile di tale atteggiamento, è quella ipotizzata dal docente universitario esperto di massoneria, prof. Franceschetti.

      Io non affermo di condividere tali ipotesi, però le segnalo:

      http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=152

    • anonimo 02:05 on 27 February 2011 Permalink | Rispondi

      Dici bene: Travaglio e compagni di merende alzano il tiro sempre di più perchè sanno di avere dalla loro parte la Magistratura, la quale lo fa senza un minimo di riserbo.
      Una magistratura che interviene su tutto Potere esecutivo e potere legislativo tanto da poter dire che siamo in un sistema dittatoriale retto dalla magistratura
      Si danno una mano gli uni con gli altri in questa lotta senza quartiere iniziata nel 1994 e con termine finale : MAI
      Maria

    • anonimo 12:36 on 27 February 2011 Permalink | Rispondi

      Cara Maria,
      analisi lucida ed ineccepibile!
      Enrico, come mai secondo te per il taglia e cuci dell'intervista a Borsellino che tu hai dimostrato e che lui ha pubblicato senza controllo della veridicita' delle fonti non aprono nessuna inchiesta?
      cesare

    • anonimo 22:16 on 27 February 2011 Permalink | Rispondi

      La prescrizione è sacrosanta e legittima, insomma, non inficia minimamente  la fedina penale del sig. Travaglio…quindi è benemerita!! Se invece la prescrizione si riferisce ad un processo di Berlusconi, la stessa è indegna, lo rende egualmente colpevole ed è stata ottenuta grazie alla complicità di avvocati strapagati (da Berlusconi, ovviamente!!!) e non può cmq assolverlo, agli occhi di Travaglio e dei suoi estimatori, dalle accuse che lo hannon accompagnato per tutto l'iter processuale!!! Per Travaglio  ci sono prescrizioni…e prescrizioni!!! Le sue sono sante ed ortodosse!!!

    • anonimo 22:46 on 27 February 2011 Permalink | Rispondi

      Non aprono inchieste su cose scomode per le loro tesi: a loro fanno comodo i Travaglio, i Santoro e tutta la pletora sinistra che li aiutano in quest'opera di demolizione del nemico, quel nemico che da 17 anni non riescono ad abbattere
      Maria

    • anonimo 11:23 on 28 February 2011 Permalink | Rispondi

      Come ho accennatio,personaggi come Travaglio,campano con i processi per diffamazione.Tratto il bilancio, tra quanto pagano e quanto ricevono, anche in termini di notorietà,indossati gli abiti della vittima,sguazzano nella carte bollate.Su digitate il mio nome e cognome, Giuseppe Donia,Fabio Repici,Nicola Vendola,su Google,noterete la inutilità di avere speso per me,12 mila € , al fine di presentare 22 querele per diffamazione.Richiesta di archiviazione da parte dei PM ( senza compiere atti d'indagine , per come risultava dall'assassenza nei fascicoli .Il consunti vo è il seguente : 22 richieste di archiviazione richieste al GIO, 22 opposizioni,ventidue senrente di archiviazione. Richieste e sentenze, sono espresse con 44 pareri e motivazioni diverse.
      Grazie a quello che leggerete su Google,mi ebbi un avviso di garanzia nel 2000,dopo pochi mesi, dal PM della DDA venne richiesta l'rchiviazione,sentenzoata, sia pure con qualche spennellata di " dubbia moralità".Due conclusioni indagini, di uno per omonimia indotta, e laltra per un reato in cui mancava il luogo, il movente l'oggetto ceduto ad un serial killer,già in precedente espulso da programma di protezione.Tirato fuori dal carcere di Pagliarelli, con ampio risalto pubblicitario da parte del Rag.Avv.Fabio Repici, canto la romanza con accompagnamento già scritto.Assolto in ambedue i casi,con richiesta del PM, " perchè il fatto non sussiste".La rilevanza mediatica di Lucarelli,Chi l'ha visto,oltre ai siti antimafia,di cui trovere traccia su Google,proseguono ancora.Grazie.Giuseppe Donia.

    • anonimo 11:26 on 28 February 2011 Permalink | Rispondi

      Non ho un blog, quandi credo che non potrete pubblicare nulla.Poi quella linea trasversale sui vs codici, è irriprudicile, per me.Grazie lo stesso.
      Beppe Donia.

    • anonimo 23:45 on 28 February 2011 Permalink | Rispondi

      Travaglio e' stato condannato per diffamazione. E' un giornalista che ha scritto innumerevoli articoli, libri e saggi… una volta gli e' capitato si sbagliare, ed e' stato condannato. Non mi sembra che Marco abbia mai gridato al "complotto delle Toghe Azzurre": ha semplicemente accettato la sentenza. Nemmeno si e'  messo a brigare nel Parlamento per cercare di cambiare la legge sulla diffamazione (che invece avrebbe bisogno di essere cambiata perche' adesso com'e concepita e' un ostacolo alla liberta' d'espressione e d'informazione come altrove gia' argomentato). Adeso la legge sulla diffamazione e' quella che e' e, come tale, va rispettata. Tutto sommato, in una pese come l'Italia, per un giornalistra cadere nelle maglie della diffamazione e' abbastanza naturale. Per non diffamare, occorre che un giornalista non scriva mai dei politici. Travaglio ha scritto tanti libri ed articoli su Previti ma molto su Previti lo hanno scritto i magistrati nelle loro sentenze di condanna. E Previti non e' stato condannato per diffamazione ma per corruzione ed altri reati molto gravi. Reati che prevedono anni di galera…. Quella condanna per diffamazione dimostra che Travaglio su un milione di cose che ha scritto di Previti, 1 era sbagliata; le altre 999999 erano giuste. Voi siete contenti della condanna per 1 cosa storta? Io pure sono contento: per la stragrande maggioranza di verita' che Marco ci ha raccontato! E che e' stata poi confermata dalle sentenze di condanna su Previti!

    • anonimo 13:50 on 1 March 2011 Permalink | Rispondi

    • anonimo 13:15 on 2 March 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix
      il buon Facci le ha fatto uno spottone nel suo articolo di ieri.
      Sinceri (lei lo sa che sono sincero) complimenti.
      Luigi

    • anonimo 15:00 on 2 March 2011 Permalink | Rispondi

    • enrix007 13:49 on 3 March 2011 Permalink | Rispondi

      RISPONDO ALL'ANONIMO DELLE 23:45 DEL 28 FEBBRAIO

      “Travaglio e' stato condannato per diffamazione. E' un giornalista che ha scritto innumerevoli articoli, libri e saggi… una volta gli e' capitato si sbagliare, ed e' stato condannato.”
       
      Non si tratta di uno “sbaglio”. Si tratta di un reato doloso.
       
      “ Non mi sembra che Marco abbia mai gridato al "complotto delle Toghe Azzurre": ha semplicemente accettato la sentenza.”
       
      No, le sembra sbagliato, Non ha per nulla accettato la sentenza. Le sentenze di condanna si accettano espiando la pena e tacendo. Travaglio si è appellato contro la prima, augurandosi che “6 occhi vedano meglio di 2” (il che significa non accettare la sentenza polemizzando col giudice), ed ora che anche altri 6 occhi hanno visto esattamente come i primi 2, ha già annunciato di volersi aggrappare alla prescrizione (alla quale invece, se vuole, può rinunciare). Quindi non accetta neppure la seconda sentenza, pur essendo prevista solo una pena pecuniaria.
      Anonimo, prima di fare di ‘sti ragionamenti, provi a guardarsi allo specchio se per caso non si vedono i taglietti della lobotomia, sotto alla cute.
       
       “Nemmeno si e'  messo a brigare nel Parlamento per cercare di cambiare la legge sulla diffamazione”
       
      Non può farlo, è un giornalista. Però può fare di peggio, in quanto tale: può convincere gente come lei che, ad esempio, le modifiche del codice penale in merito al falso bilancio, anziché giuste, eque e sacrosante, siano deleterie per il sistema ed utili solo al premier.
       
      “ (che invece avrebbe bisogno di essere cambiata perche' adesso com'e concepita e' un ostacolo alla liberta' d'espressione e d'informazione come altrove gia' argomentato). “
       
      Ecco, come volevasi dimostrare, lei ha bisogno di cure. Abbiamo già una legge sulla diffamazione fra le più striminzite al mondo, ci manca ancora che venga cambiata in modo che gente come Travaglio possa accusare a ufo di irretimento di minori chicchessia, senza più risponderne neppure quando sia provato che il minore era in realtà maggiorenne. Lei confonde la libertà d’espressione con la libertà d’aggressione e sputtanamento per mezzo delle più bieche ed dimostrate falsità, e per arrivare a fare confusione in questo modo su concetti così elementari quanto fondamentali, bisogna giustappunto avere fatto indigestione di Travaglio, con guasti al cervello ormai irreparabili, ahimè.
       
      “Adesso la legge sulla diffamazione e' quella che e' e, come tale, va rispettata.”
       
      Ci mancherebbe altro.
       
      “ Tutto sommato, in una paese come l'Italia, per un giornalistra cadere nelle maglie della diffamazione e' abbastanza naturale.”
       
      Assolutamente no, può essere naturale ma può anche non esserlo: ciò dipende dal fatto che nel nostro codice penale, nel reato di diffamazione, non viene preso in considerazione l’elemento psicologico, vale a dire la coscientia criminis.   E’ naturale diffamare, quando ti sfugge una notizia non veritiera per errore o per omesso controllo, cosa che capita ad esempio quando si scrive in fretta o si pubblica un’intervista senza vagliare le affermazioni dell’intervistato.
      Ma manipolare scientificamente una notizia, come secondo me e secondo i giudici avrebbe fatto Travaglio, studiando a tavolino l’inserimento di un testo manipolato all’interno di un articolo con lo scopo preciso di diffamare un terzo, quello no, non è per niente naturale: è criminale.
       
      “Per non diffamare, occorre che un giornalista non scriva mai dei politici. “
       
      Non c’entra nulla.  Evitare di cadere nella diffamazione in cui è caduto Travaglio, è semplicissimo: basta essere onesti.
       
      “Travaglio ha scritto tanti libri ed articoli su Previti ma molto su Previti lo hanno scritto i magistrati nelle loro sentenze di condanna. E Previti non e' stato condannato per diffamazione ma per corruzione ed altri reati molto gravi. Reati che prevedono anni di galera…. Quella condanna per diffamazione dimostra che Travaglio su un milione di cose che ha scritto di Previti, 1 era sbagliata; le altre 999999 erano giuste. “
       
      Perfetto: e allora mi risponda: a che scopo far passare una patacca per sputtanare ulteriormente un tale criminale? Io ci vedo semmai un’aggravante, un segno chiaro di una patologia ben precisa, che si chiama disonestà cronica.
       
      “Voi siete contenti della condanna per 1 cosa storta?”
       
      Io sono estremamente soddisfatto, e se me lo domanda, le spiegherò anche le ragioni.
       
      “ Io pure sono contento: per la stragrande maggioranza di verita' che Marco ci ha raccontato! E che e' stata poi confermata dalle sentenze di condanna su Previti!”
       
      Le verità che racconta Travaglio, le raccontano anche tutti gli altri. E’ quando ci dice cose speciali, quelle che non dicono gli altri, come ad esempio che Berlusconi ha comprato la villa di Arcore da un’orfanella minorenne che aveva Previti come tutore, o che il capitano Ultimo ha rimosso da un lampione una telecamera piazzata per sorvegliare il covo di Riina, o che l’intervista a Paolo Borsellino non è stata scientificamente manipolata, o che c’è un pizzino dove Provenzano promette appoggio elettorale a Berlusconi in cambio dell’uso di una televisione, o che dal covo di Riina i mafiosi si son portati via o bruciati tutti i mobili, ecc..ecc… in tutti questi casi, purtroppo si tratta di balle sesquipedali.

    • anonimo 20:40 on 3 March 2011 Permalink | Rispondi

      La legge sul Falso in bilancio è talmente positiva che da quando è in vigore non si riesce più a condannare nessuno per un reato che per l'economia di una nazione è semplicemente devastante. Lei dice che la storia della villa di arcore è falsa, ci spieghi allora come sono andate le cose e ci dia possibilmente delle fonti affidabili a cui attingere.

    • anonimo 20:44 on 3 March 2011 Permalink | Rispondi

      Correggo parzialmente quanto sopra scritto: con la nuova legge sul falso in bilancio non si riesce più a mandare in galera nessuno.

    • enrix007 11:08 on 4 March 2011 Permalink | Rispondi

      FALSO IN BILANCIO

      Allora, caro anonimo, sul falso in bilancio è evidente che lei non è molto preparato, forse perchè ha studiato solo sui bignamini del suo guru.

      Il reato di "falso in bilancio", nell'universo mondo e cioè dalla Francia (e oggi anche dall'Italia) a Taiwan, è la falsificazione del bilancio consuntivo, cioè della stesura finale dell'anno di esercizio dei conti dell'azienda e la fissazione dello status patrimoniale, prodotta per danneggiare, cioè per fregare, i soci comproprietari di una società.

      Lei ha capito che significa?

      Significa: io, che amministro un'azienda o che comunque ho le deleghe ed i poteri per redigere e presentare il bilancio, falsifico i conti oppure i sottoconti per sottrarre dividendo e profitti ai soci o comunque a terzi che ne hanno diritto.
      Ebbene, caro anonimo, quello è il falso in bilancio punito in ogni parte del mondo e, oggi, così come prima, anche in Italia.
      Non è cambiato assolutamente nulla con Berlusconi, e se si commette oggi falso in bilancio, mi spiace per lei e per i libriccini dove ha studiato, in galera si finisce eccome.
      Ed infatti è, ad esempio, uno dei capi d'imputazione del condannato Tanzi per Parmalat, (che come ha visto si è beccato un bel po' di annetti), forse avrà letto qualcosa sui giornali.
      Quindi quando lei dice che in galera per falso in bilancio non ci va più nessuno, dice, naturalmente, un'enorme cazzata.
      Ma proseguiamo.

      A causa di un vulnus della legge, prima delle modifiche da lei contestate, succedeva una cosa singolare, che cercherò di spiegarle con parole più semplici che posso.

      Se l'amministratore o comunque il proprietario e dirigente di un'azienda, commetteva dei falsi nei documenti contabili, questi venivano interpretati, sempre ed in qualsiasi condizione, dai nostri magistrati, come dei falsi in bilancio per estensione. Senza alcuna distinzione.

      Ciò è assurdo, e le spiego perchè.

      Falsificando le scritture contabili (esempio: emettendo fatture false, o vendendo "senza fattura" materiali che pertanto debbono essere fatti scomparire in qualche modo, col bianchetto, dai registri di carico, o gonfiando i costi propri registrando nell'azienda spese improprie), io commetto un reato. In certi casi le sanzioni sono molto pesanti, ad esempio per la falsa fatturazione, ci sono sino a 6 anni di galera.
      Dell'Utri, ad esempio, ha già subito una condanna proprio per false fatturazioni.

      Ora, va da sè che se io inserisco in un bilancio un passivo condizionato da fatture false, ne risulta sfalsato anche il bilancio. ma in molti  casi ciò non causerebbe danni nè diretti nè indiretti, ad alcun socio o ad alcun terzo. Ebbene, in questo caso, prima delle opportune modifiche, i giudici contestavano egualmente il "falso in bilancio" sostenendo per l'appunto che il bilancio era comunque falso.
      In realtà il bilancio non era falso, ma vero, perchè riportava esattamente le scritture contabili, dove però erano registrati documenti falsi.

      Ma l'imputato, caro anonimo, senza tale contestazione, avrebbe pagato lo stesso e comunque, perchè per quei falsi veniva comunque processato rischiando sino a 6 anni di carcere.

      In pratica è un po' come se ad un ladro sorpreso a rubare, fosse stato contestato, oltre che il reato di furto, anche quello di appropriazione indebita, perchè effettivamente anche il furto è un'appropriazione indebita, e quindi lo stesso ladro venisse condannato per due diversi reati sovrapponibili.
      E ciò, è semplicemente assurdo.

      Quindi, per riassumere, oggi dopo le SACROSANTE CORREZIONI, la situazione è questa:
      - se la falsificazione delle scritture contabili è stata fatta in danno  ai soci o a naturali beneficiari di usufrutto, il falso in bilancio continua ad esistere esattamente come prima, con gli stessi anni di galera previsti, così come avviene in tutti i paesi del mondo.
      - se la falsificazione delle scritture contabili non danneggia i soci, il falsificatore viene comunque perseguito dalla legge per quel reato di falsificazione strettamente circoscritto, come è giusto che sia, senza che possa venirgli contestato anche l'automatico sfalsamento del bilancio, il che rappresenterebbe invece, sic et simpliciter, una duplicazione dei capi d'imputazione per quello che invece è un unico reato, per il quale sono già previste di per sè pene molto salate.
      - se i soci contestano in ogni caso la falsificazione del bilancio, il reato continua ad essere comunque perseguito, esattamente come prima.

      Così le cose,  vanno benissimo.

      Come invece funzionavano le cose prima, se in una società di padre e figlio i due registravano fatture false, oltre che un processo per quella ragione POTEVANO (nota bene: non era automatico, ma facoltà degli inquirenti) vedersi contestato anche il reato di FALSO IN BILANCIO, quando invece in quel caso la sfalsatura del bilancio non era che un'appendice, una ovvia conseguenza, della falsa scrittura contabile che stava a monte, che è invece il vero reato che va perseguito.

      Spero che questa mia spiegazione sia stata chiara, e le abbia fatto comprendere che non bisogna mai prendere come buoni per partito preso gli slogan o le filastrocche dei politici o dei giornalisti che fanno politica. Gli argomenti vanno sempre studiati ed approfonditi, prima di emettere giudizi.

      Questo è il classico caso dove per odio di Berlusconi e delle sue convenienze, si critica invece una modifica alla vecchia legge che è giustissima e sacrosanta. Prima, c'era una falla.

    • enrix007 12:10 on 4 March 2011 Permalink | Rispondi

      ORFANELLA MINORENNE

      Io ho detto che Travaglio ha scritto che "Berlusconi ha comprato la villa di Arcore da un’orfanella minorenne che aveva Previti come tutore", e che ciò è falso.

      Ed è falso perchè la villa è stata acquistata nel 73, l'orfanella era del 51, nel 73 aveva 22 anni, ed era quindi MAGGIORENNE.

      In quanto maggiorenne, non doveva e non poteva avere alcun tutore.

      Infatti non aveva tutore Previti, ma aveva invece un marito, brasiliano, viveva in Brasile tranquilla, ed ha agito in piena consapevolezza e secondo le proprie convenienze, al di là del fatto di essere orfanella, condizione che l'accomuna semplicemente a tutti gli esseri viventi che non hanno più i genitori, ma che in età adulta comprano e vendono quello che gli pare nei modi che gli pare.

      Che fosse del 51 e avesse trattato la vendita nel 73, lo trovi scritto dappertutto, anche su wikipedia. (cerca con Casati Stampa, trovi i dati anagrafici).

      Poi ci sono moltissimi altri dettagli molto gustosi, e se approfondiamo vedrai che alla fine tutta questa storia della villa di Arcore risulta effettivamente una bufala particolarmente perfida, ma per ora mi fermo qui, perchè io non sono il biografo di Berlusconi, nè mi interessa esserlo.

      Sta di fatto che se uno aprofitta di un minore per mezzo di un tutore addomesticato, è un lestofante.

      Se uno compra da un maggiorenne in piena facoltà di decidere, ma qualcuno scrive che il venditore era minorenne irretito da un tutore addomesticato, il lestofante è chi ha scritto il falso.

      Stammi bene.

    • anonimo 15:45 on 4 March 2011 Permalink | Rispondi

      Voglio precisare che non mi anima alcuno spirito di faziosità e che non sono uno che si fa abbindolare da giornalisti che fanno politica(meno che meno da Travaglio). Ammetto inoltre di non essere un esperto e che sia vero ciò che lei scrive sul falso in bilancio(penso di avere una mente aperta e sono disposto a modificare le opinioni). Devo però dire che non ho letto libriccini ma semplicemente tendo a fidarmi delle parole e degli scritti di un ex pubblico ministero come Bruno Tinti (del quale ho letto il bel libro "toghe rotte") il quale cerca di mostrare come la nuova normativa sia semplicemente devastante. Può darsi che Tinti abbia torto e lei ragione(non essendo un esperto non mi esprimo) ma dovrei approfondire l'argomento per stabilire chi la racconta giusta.

    • anonimo 19:44 on 4 March 2011 Permalink | Rispondi

      Lei afferma che Travaglio ha scritto "Berlusconi ha comprato la villa di Arcore da un'orfanella minorenne che aveva Previti come tutore".
      Cortesemente potrebbe specificare dove e quando Travaglio ha scritto ciò che Lei riporta virgolettato?
      Grazie.

    • anonimo 20:22 on 4 March 2011 Permalink | Rispondi

      Allanzatu da Chianti
      Travaglio e tanti altri un giorno, forse, si vergogneranno di ciò che scrivono e hanno scritto. Soprattutto sulla mafia e la storia della stragi.

    • anonimo 20:47 on 4 March 2011 Permalink | Rispondi

      Il commento 16 contiene un errore di scrittura, riscrivo correttamente: "ammetto di non essere un esperto e di non sapere se ciò che lei sostiene sul falso in bilancio sia vero o no".

    • anonimo 21:47 on 4 March 2011 Permalink | Rispondi

      Genio,
      guarda che quando vennero uccisi i genitori la contessina era minorenne. Hai 48 anni, non dirmi che non sai che prima la maggiore età era a 21… E' importante specificarlo (non mi rispondere che tu intendevi "maggiorenne durante la vendita", ti prego!). Poi scelse Previti come pro-tutore, non sapendo che era già in affari con il Cavaliere. Poi la villa venne venduta nel '73 o '74 (non ricordo), ad un prezzo infinitamente più basso del suo valore. Ah, se non sprecassi la tua puntigliosità e il tuo tempo… comunque bravo, al netto di questi errori (voluti? spero di no), sei davvero un bel rompiballe (è un complimento, credimi). Sei tenace e usi la logica, ma non sempre ci azzecchi. Comunque complimenti di nuovo, non ci sono tanti blogger così puntigliosi!

    • anonimo 11:20 on 5 March 2011 Permalink | Rispondi

      Travaglio sbaglierà sulla questione del lampione, ma sulla mancata perquisizione del covo di Riina resta una domanda alla quale personalmente non so rispondere: è ragionevole il comportamento di De Caprio il quale dopo avere proposto ai magistrati di non perquisire il covo alle ore 16 smobilita e stacca tutto senza avvertire i magistrati e senza più perquisire il covo di Riina, lasciandolo quindi incustodito per quindici giorni? In genere si risponde dicendo che fosse inutile e controproducente sostare davanti al complesso residenzialee allora mi chiedo perchè, rendendosi conto di ciò, non si è informato i magistrati e non si è proceduto alla perquisizione. Si badi, io non sostengo che non esistano risposte a questa domanda che salvino la razionalità di un comportamento del genere, ma al momento non ne conosco e mi piacerebbe conoscerle.

    • anonimo 12:01 on 5 March 2011 Permalink | Rispondi

      Ecco bravo anonimo,approfondisci l'argomento e poi torna a discutere!
      Qui hai trovato pane per i tuoi denti(cariati)….
      Ciao Enrico,sempre in forma eh?
      Maury

    • enrix007 09:56 on 6 March 2011 Permalink | Rispondi

      RISPONDO AD UN MESSAGGIO PER VOLTA

      ANONIMO 19:44, 04 marzo, 2011

      "Lei afferma che Travaglio ha scritto "Berlusconi ha comprato la villa di Arcore da un'orfanella minorenne che aveva Previti come tutore".
      Cortesemente potrebbe specificare dove e quando Travaglio ha scritto ciò che Lei riporta virgolettato
      ?"

      Intanto una premessa per fugare un equivoco: io ho utilizzato il virgolettato, nel mio messaggio n°15, per riprendere una mia citazione testuale, del messaggio n° 11 alla quale mi erano state chieste spiegazioni, Quindi il virgolettato è stato utilizzato per delimitare cìò che io ho detto che Travaglio avrebbe scritto e non ciò che Travaglio avrebbe scritto in senso stretto e letterale.

      Chiarito quindi che si tratta di un richiamo di ciò che ho scritto nel messaggio n°11, io in quel messaggio avevo illustrato, in forma narrativa e sintetica, ciò che Travaglio aveva scritto di questa vicenda.
      In realtà  Travaglio scrive si esattamente questo, ma in un contesto maggiormente dettagliato di nomi, date e circostanze.

      Ciò che Travaglio letteralmente ha scritto è: "nel 1973 Berlusconi acquista da Annamaria Casati Stampa di Soncino ereditiera minorenne della nota famiglia nobiliare lombarda rimasta orfana nel 1970, la settecentesca Villa San Martino ad Arcore, con quadri d’autore, parco di un milione di metri quadrati, campi da tennis, maneggio, scuderie, due piscine, centinaia di ettari di terreni. La Casati è assistita da un pro-tutore, l’avvocato Cesare Previti".

      La fonte è il libretto intitolato semplicemente «Berlusconi», tradotto in quattro lingue e distribuito dal deputato europeo diessino Vattimo a tutti i parlamentari di Strasburgo il pomeriggio del 2 luglio 2003, mentre il Cavaliere tiene il suo discorso programmatico per l'avvio della presidenza di turno italiana dell'Unione.

      Così il parlamento europeo è stato compiutamente edotto del fatto che Berlusconi avrebbe comprato la sua casa da una minorenne pro-tutelata da Previti (che invece era maggiorenne ed in quanto tale priva di qualsiasi tutore o pro-tutore) e del fatto che «Gemäss dem Direktor der Banca d'Italia Francesco Giuffrida», «según el dirigente del Banco de Italia Francesco Giuffrida» e via traducendo, i capitali iniziali del biscione erano di provenienza non tracciabile e che quindi «La Procura di Palermo sostiene che sono i capitali mafiosi "investiti" nel Biscione dalle cosche legate al boss Stefano Bontate», sempre così come rivelò, in quattro lingue, Vattimo ai colleghi per mezzo del libriccino di Travaglio. (il quale Giuffrida invece, successivamente, querelato da Fininvest, ammise e riconobbe in una dichiarazione resa per iscritto «i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni rese al dibattimento ed inoltre che le predette operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest».)

    • enrix007 10:33 on 6 March 2011 Permalink | Rispondi

      MESSAGGIO N° 20

      "Genio,
      guarda che quando vennero uccisi i genitori la contessina era minorenne.

      Tutti lo siamo stati, minorenni, in un certo momento della nostra vita, non solo la contessina. Non serve un genio, per capirlo.

      "Hai 48 anni, non dirmi che non sai che prima la maggiore età era a 21…"

      Secondo te, per quale ragione io avrei scritto che Berlusconi comprò la villa da una maggiorenne,precisando le date di nascita della fanciulla e quella di vendita della casa? Hai fatto il calcolino con la sottrazione?

      E' importante specificarlo 

      Certo, è buona cosa specificare che la ragazzina ha venduto la casa nella maggiore età e con poteri propri di firma, pur avendo avviato (forse) le trattative quand'era minore. Così uno si fa un'idea precisa.
      Ma purtroppo Travaglio non l'ha fatto. Travaglio ha scritto che Berlusconi ha comprato la villa da un'orfana minorenne assistita dal pro-tutore Previti. Forse tu non ti rendi conto della piccola differenza fra questo resoconto e la realtà, ma te la spiego bene io fra un attimo.

      (non mi rispondere che tu intendevi "maggiorenne durante la vendita", ti prego!).

      Ma no, ma no, piccino, non ti rispondo così: siccome Travaglio ha scritto che Berlusconi ha acquistato la villa da una minorenne sotto tutela, io ho voluto precisare che questa era maggiorenne quando ha perduto i genitori, e non quando Berlusconi ha acquistato la villa.
      Risposta confacente? Ti senti bene? Pastiglietta?

      Poi scelse Previti come pro-tutore, non sapendo che era già in affari con il Cavaliere.

      E come no, certo avesse saputo che questo aveva rapporti d'affari o professionali con un certo Silvio Berlusconi, all'inizio degli anni 70, non  l'avrebbe mai scelto, come pro-tutore: chissà che gli avrà detto Previti quando le parlò di Berlusconi come potenziale acquirente: mica che lo conosceva per ragioni professionali, forse gli avrà detto che aveva letto un annuncio su un giornale, di un milanese che cercava case da acquistare.
      Ma non siamo ridicoli, per cortesìa.

      Poi la villa venne venduta nel '73 o '74 (non ricordo),

      Nel 73, quando la fanciulla compiva 22 anni di età, era sposata, viveva in Brasile, nessuno la irretiva e faceva quel cazzo che voleva.

      "ad un prezzo infinitamente più basso del suo valore. "

      Questa è la vulgata. Ma anche qui pare che qualcosa scricchiola.
      Pare che ci fossero delle perizie non Previtiane o Berlusconiane, ma del Tribunale, che fissavano il valore dell'immobile in tre miliardi di lire.

      Pare che ci fosse sulla casa un'ipoteca iscritta dall'erario, che voleva rate per tasse impagate dall'orfanella di 400 milioni di lire al semestre.

      Pare che i 500 milioni l'orfanella li abbia presi netti e puliti, con la villa venduta libera da ipoteche.

      D'altro canto, se chi ha scritto un libro su questa vicenda sostenendo che il prezzo era inongruo e frutto di un irretimento, è stato querelato da Previti, ed è stato assolto non per aver scritto la verità effettiva, ma per aver scritto, secondo il giudice,  la "verità putativa", una ragione ci sarà.
      Tu sai che cos'è una "verità putativa"?

      Ah, se non sprecassi la tua puntigliosità e il tuo tempo… comunque bravo, al netto di questi errori (voluti? spero di no),

      Voluti tua nonna. Vai a cercare sul dizionario il significato della parola "errore", please.

      sei davvero un bel rompiballe ecc…eccc…

      Grazie.

    • enrix007 17:23 on 6 March 2011 Permalink | Rispondi

      RIPSONDO A COMMENTO N°21

      "Travaglio sbaglierà sulla questione del lampione, ma sulla mancata perquisizione del covo di Riina resta una domanda alla quale personalmente non so rispondere: è ragionevole il comportamento di De Caprio il quale dopo avere proposto ai magistrati di non perquisire il covo alle ore 16 smobilita e stacca tutto senza avvertire i magistrati e senza più perquisire il covo di Riina, lasciandolo quindi incustodito per quindici giorni? In genere si risponde dicendo che fosse inutile e controproducente sostare davanti al complesso residenzialee allora mi chiedo perchè, rendendosi conto di ciò, non si è informato i magistrati e non si è proceduto alla perquisizione. Si badi, io non sostengo che non esistano risposte a questa domanda che salvino la razionalità di un comportamento del genere, ma al momento non ne conosco e mi piacerebbe conoscerle"

      Caro anonimo, prima di domandarsi quanto si è chiesto nella parte in grassetto, si chieda invece che cosa pensa si sarebbe potuto trovare di interessante in quel covo se fosse stato perquisito il 2° giorno dopo l'arresto, oppure il quinto, o il nono, anzichè il quidicesimo.

      Se lo domandi tranquillamente, perchè spremendo le meningi vedrà che arriverà ad una facile ed ovvia risposta, che è la seguente: perquisendo il 2° giorno dopo l'arresto, oppure il quinto, o il nono, si sarebbe trovato, di interessante, esattamente ciò che si trovato il quindicesimo: nulla di nulla. Solo un appartamento ammobiliato con qualche effetto personale dei precedenti occupanti privo di valore investigativo. Se c'era qualche documento scottante, ad esempio in cassaforte, questo fu fatto sparire ovviamente dalla moglie e dai gregari vicini di casa appena avuta la notizia dell'arresto, e cioè subito, la mattina stessa di quel giorno di gennaio. E' solo e soltanto per questa ragione che Caselli ha deciso di non perquisire, quella mattina, lasciandosi consigliare dal ROS: rinunciare alla perquisizione per pedinare gli uomini di Riina onde arrivare aduna ghiotta retata, era una scelta non compatibile con la caccia ai documenti, quand'anche questi fossero esistiti: vale a dire, significava rinunciarvi, indipendentemente da quanto fosse accaduto nei giorni successivi, sorveglianza o meno.
      Caselli ne era consapevole. E' scritto in sentenza.
      La mancata comunicazione di quanto avveniva nei giorni successivi, è un fatto privo di qualsiasi rilevanza effettiva, pratica ed investigativa, e non è imputabile solo ad Ultimo. In sentenza il giudice rileva che essa è dipesa sia dal ROS, sia dalla procura, che non si è preoccupata minimamente di farsi aggiornare, e che pertanto sarebbe anch'essa criticabile per tale mancanza di comunicazione.
      Ma ciò che conta è che, comunicazione o non comunicazione, i fatti non sarebbero comunque cambati e le indagini non avrebbero ricevuto alcun apporto positivo particolare.

      Ecco perchè Ultimo continuò a fare il suo lavoro non preoccupandosi minimamente di queste stronzate.
      Perchè ovviamente questa era per lui un'ovvietà.

      E' stata una campagna mistificatrice avvenuta negli anni successivi, fondata anche su false testimonianze di pentiti (ma non solo, anche di pubblichè autorità. ahimè) ad inculcare un'impressione sfalsata degli avvenimenti di quei giorni, come se a causa di quella mancata sorveglianza fosse avvenuta chissà quale devastazione: casseforti e telecamere asportate, mobili asportati e bruciati in un rogo, ogni documento cartaceo fatto scomparire, muri ritinti per fare sparire le tracce di DNA.
      Tutto FALSO. Tutte bugìe, schifose bugìe.

      Nei giorni successivi l'arresto, in quella casa non poteva succedere più nulla di interessante, e nulla è successo.

      La vera grave, gravissima iniziativa, e che sarebbe stata meritoria di indagini o quanto meno di attenzioni, fu la perquisizione del 15° giorno con l'arresto dei Sansone, fatto che tombò per sempre le indagini di Ultimo mettendo in salvo chissà quanti amici ed affiliati della cosca cui erano collegati i Sansone e chissà quanti nuovi interessanti filoni d'indagine. Una perquisizione completamente inutile, decisa su presupposti privi di qualsiasi logica: e che difatti, come volevasi dimostrare, non ha prodotto nulla.

      La verità spesso è rovescia, caro anonimo.

      Comunque molte prove di quanto le sto dicendo (le do i link perchè sono cose lunghe e non mi pare il caso di ricopiarle e ripeterle perchè lo faccio di continuo), le trova da me elencate in questa discussione con uno dei tanti funamboli con cui mi scontro nel web, tal Piazzini:

      http://www.livesicilia.it/2010/10/29/tutti-i-dubbi-su-massimo/

      con particolare riferimento a questi miei commenti:

      31 ott 2010 09:32 am

      1 nov 2010 22:45 pm

      E SPECIALMENTE:

      2 nov 2010 12:17 pm     (dove c'è anche un link alla mia ricostruzione fotografica dell'appartamento il giorno della perquisizione)

      ed importantissimi:

      6 nov 2010 09:33 am

      6 nov 2010 09:37 am

      Se ha la pazienza di leggerli per intero, troverà forse delle risposte ai suoi dubbi, contenute anche negli stralci di sentenza che ho citato.

      Se ha ancora dubbi, mi faccia sapere.

    • enrix007 17:42 on 6 March 2011 Permalink | Rispondi

      SEMPRE PER L'ANONIMO N°21

      In un'altra discussione (sempre su Livesicilia), con un'altro cervellino condizionato dai falsi mediatici (questo si chiama Davide, ma come lui, Piazzini, sono migliaia, certo giornalismo criminale ha prodotto effetti devastanti),  credo di aver prodotto altri passaggi chiarificatori.

      Ecco i link

      scritto da davide

      19 dic 2010 16:01 pm

      scritto da enrix

      19 dic 2010 18:06 pm

      scritto da davide

      19 dic 2010 20:05 pm

      scritto da enrix

      20 dic 2010 00:16 am

      e successivi.

    • anonimo 19:51 on 6 March 2011 Permalink | Rispondi

      Segugio sei comico …… guarda che rischi di accusare te stesso di falso….. nel post 11, in una frase, dici che Travaglio  DICE, senza metterla tra virgolette, giustamente, perché è riportata in discorso indiretto ed esprime il pensiero del segugio, Travaglio avrebbe detto che che Berlusconi ha comprato la villa di Arcore da un’orfanella minorenne che aveva Previti come tutore

      Poi in un altro post sempre il comico segugio dice che Travaglio HA SCRITTO  e qui ci vogliono le virgolette, perché sta riportando ciò che HA SCRITTO Travaglio e difatti il segugio le mette "Berlusconi ha comprato la villa di Arcore da un’orfanella minorenne che aveva Previti come tutore"

      Preso in castagna da un blogger che gli chiede dove Travaglio abbia scritto quella frase tra virgolette…. l'acuto segugio si supera in comicità e dice che non stava citando Travaglio, stava citando se stesso.. La cosa è divertente!
      Arrampicata sugli specchi!

      Per quanto riguarda l'ereditiera minorenne, il segugio, ottenebrato dall'invidia nei confronti di Travaglio, opta subito e con qualche ragione che l'ereditiera minorenne è riferita alla data 1973… e nel 73 per poco ma non era minorenne. Nella frase c'era pure un'altra data però un po' più lontana il 1970.. ma non è giusto riferirla ad essa… se no si è troppo buoni con Travaglio. Invece di andare a masturbarti con problemi di lana caprina non potevi dare uno sguardo ai media, alla carta stampata dell'epoca, i quali quando nominano la marchesina, subito quasi come connotato d'identità, per facilitarne e colorirne l'identità, aggiungono in maniera appositiva ereditiera minorenne! Se fossimo buoni potremmo spiegare l'errore di Travaglio in questo modo…. ma è meglio non essere buoni specialmente con Travaglio!

      ——————————————————————————————-
      Segugio chi sa quanti errori fiuterai in questo riassunto preso da internet

      "Benché disponga del mandato per la tutela dei Fallarino", si propone alla marchesina Annamaria, che ne accetta l'assistenza legale. Vi è un problema però: Annamaria ha diciannove anni( per la legge dell'epoca è minorenne), il Tribunale minorile l'affida, lei consenziente, a un vecchio amico dei Casati, l'avvocato Giorgio Bergamasco, senatore liberale. Bergamasco tutore, Previti pro-tutore. Sarà la sua rovina. Sconvolta dalla tragedia, braccata dal giornalismo, Annamaria lascia l'Italia (vivrà stabilmente a Brasilia dopo aver sposato Pier Donà Dalle Rose). Il 26 giugno 1971 il tutore Bergamasco, buon tributarista, presenta all'Ufficio delle imposte la denuncia di successione, inventario analitico dei beni ereditati dalla marchesina minorenne: valore dichiarato, compresi liquidi, titoli azionari, mobili e gioielli, 2 miliardi 403 milioni; che si riducono a un miliardo 965 milioni tolti i debiti e le tasse e imposte da pagare. Compiuti i ventun anni il 22 maggio 1972, l'ereditiera è libera ormai di occuparsi delle proprie cosa da sé; ma per la difficoltà obiettiva di amministrare il patrimonio in Italia da Brasilia, crede di trovare una soluzione nominando il 27 settembre 1972 procuratore generale, "rimossa ogni limitazione di mandato", l'ex-tutore Bergamasco. L'ex-pro tutore Previti resta suo avvocato. Gli si rivolge nell'autunno del 1973 incaricandolo di vendere la villa di Arcore, "con espressa esclusione degli arredi, della pinacoteca, della biblioteca e delle circostanti proprietà terriere". Il compratore è presto trovato. In una telefonata a Brasilia, Previti annunzia tripudante, e confidando nell'esultanza della marchesina, il nome dell'acquirente, il magnate Silvio Berlusconi, largo il prezzo, 500 milioni (largo? per una villa settecentesca di 3 mila 500 metri quadri, completa, in difformità dall'incarico, di pinacoteca con tele del Quattrocento e del Cinquecento, di biblioteca con diecimila volumi antichi e d'un parco immenso?). Il valore di un comune appartamento nel centro di Milano. Un raggiro; tanto più che Berlusconi dilazionerà il pagamento negli anni, e le tasse continua a pagarle la marchesina. Tra lei e Previti i primi dissapori. Il 4 maggio 1977 è costituita a Roma l'Immobiliare Idra, della galassia berlusconiana. Entrano nel collegio sindacale Umberto Previti e, sino al 28 giugno 1979, il figlio Cesare. Alla Immobiliare Idra sarà intestata la villa di Arcore. "Previti è sì l'avvocato di fiducia della venditrice marchesina Casati Stampa, ma, al tempo stesso, e all'insaputa della sua assistita, ha diretti interessi nel gruppo berlusconiano".  L'atto pubblico di vendita innanzi a notaio è sottoscritto sei anni dopo la cessione, il 2 ottobre 1980. Rappresenta Annamaria, parte venditrice, il procuratore generale Bergamasco; rappresenta l'Immobiliare Idra, parte acquirente, il suo amministratore unico, Giovanni Del Santo, commercialista prestanome. La villa settecentesca già residenza dei conti Giulini e dei marchesi Casati Stampa è così indicata nel rogito: "Casa d'abitazione con circostanti fabbriche rurali e terreni a varia destinazione". Subito dopo la "casa di abitazione" pagata mezzo miliardo a rate sarà ritenuta dalla Cariplo garanzia congrua per un finanziamento di 7 miliardi 300 milioni (fidejussione dell'Immobiliare Idra in favore della Cantieri Riuniti Milanesi: da Berlusconi a Berlusconi) e dal Monte dei Paschi di Siena per un ulteriore finanziamento di 680 milioni all'Immobiliare Idra.

      http://www.pummarulella.org/villa_casati_stampa.htm

    • anonimo 20:35 on 6 March 2011 Permalink | Rispondi

      Io avevo mantenuto un tono assolutamente corretto ed è spiacevole che si debba passare a toni offensivi e, a proposito, le rispondo che il vero "cervellino" qui è lei dato che non sa distinguere una domanda da una tesi precostituita: io, a differenza sua, non ho dei dogmi da sostenere ad ogni costo e infatti avevo solo posto una domanda non escludendo la ragionevolezza del comportamento di Ultimo. Venendo al merito della sua risposta, la trovo talmente ridicola e stupida che si commenta da sola("se c'era qualche documento fu fatto sparire la mattina stessa…" e via delirando…).

    • enrix007 23:25 on 6 March 2011 Permalink | Rispondi

      RISPONDO AL MESSAGGIO N°28.

      Guardi che lei ha preso un granchio. Io ho preso perfettamente atto che il suo tono era corretto. E non ritengo di aver usato nella risposta, di rimando, qualcosa di scorretto.
      Io l'ho invitata a spremere le meningi (penso che lei si riferisca a questo quando parla di cervellino) nè per dileggio, nè per disprezzo, ma come sincero invito, che darei a qualsiasi mio amico anche in grande confidenza, a fare qualcosa che paradossalmente, a furia di sentirsi raccontare sciocchezze su questa vicenda, può parere incredibile ed impossibile ed invece rappresenta la più semplice delle logiche.

      E la prova che io non ho ragione, ma ragionissima, si individua precisamente quando lei dice che la mia risposta sarebbe "talmente ridicola e stupida che si commenta da sola("se c'era qualche documento fu fatto sparire la mattina stessa…" e via delirando…)."

      Come vede chi offende è solo lei, e non offende soltanto me, ma anche il giudice che ha scritto la sentenza, perchè quel "delirio" (che in realtà è un ragionamento pacifico, basta spremere un poco le meningi), guarda caso è il delirio del giudice:

      "Nella decisione di rinviarla appare, difatti, logicamente, insita l’accettazione del pericolo della dispersione di materiale investigativo eventualmente presente nell’abitazione, CHE NON ERA STATA ANCORA INDIVIDUATA DALLE FORZE DELL’ORDINE, dal momento che nulla avrebbe potuto impedire a “‘Ninetta” Bagarella, che vi dimorava, o ai Sansone, che dimoravano in altre ville ma nello stesso comprensorio, di distruggere od occultare la documentazione eventualmente conservata dal Riina – COSA CHE IN IPOTESI AVREBBERO POTUTO FARE ANCHE NELLO STESSO POMERIGGIO DEL 15 GENNAIO, DOPO LA DIFFUSIONE DELLA NOTIZIA DELL’ARRESTO IN CONFERENZA STAMPA, QUANDO CIOÈ IL SERVIZIO DI OSSERVAZIONE ERA ANCORA ATTIVO – od anche a terzi che, se sconosciuti alle forze dell’ordine, avrebbero potuto recarsi al complesso ed asportarla senza destare sospetti. L’OSSERVAZIONE VISIVA DEL COMPLESSO, in quanto inerente al solo cancello di ingresso dell’intero comprensorio, CERTAMENTE NON POTEVA ESSERE DIRETTA AD IMPEDIRE TALI ESITI, prestandosi solo ad individuare eventuali latitanti che vi avessero fatto accesso ed a filmare l’allontanamento della Bagarella, che non era comunque indagata, e le frequentazioni del sito.
      Questa accettazione del rischio fu condivisa da tutti coloro che presero parte ai colloqui del 15.1.93, Autorità Giudiziaria e reparti territoriali, dal momento che era più che probabile che il Riina, trovato con indosso i cd. “pizzini”, detenesse nell’abitazione appunti, corrispondenza, riepiloghi informativi, conteggi, comunque rilevanti per l’associazione mafiosa, e NON POTENDO TUTTI COLORO CHE LA CONDIVISERO NON ESSERSI RAPPRESENTATI CHE CON IL RINVIO DELLA PERQUISIZIONE NON SI SAREBBE POTUTO IMPEDIRNE LA DISTRUZIONE O COMUNQUE LA DISPERSIONE AD OPERA DI TERZI.

      Se lei invece di tirare fuori tutta questa spocchia avesse letto i link che le ho fornito, vi avrebbe trovato questa parte della sentenza e avrebbe potuto iniziare ad argomentare con me, come dice lei, "correttamente", ma evidentemente fa più comodo accusare gli altri di delirio anzichè azionare le meningi e riflettere sulle cose.

      Io non ho alcuna tesi precostituita.

      Io legg la sentenza, studio i fatti, analizzo i verrbali e le fotografie d'archivio.

      Lei invece mi ha posto una domanda idiota, perchè è il frutto di una mistificazione tesa ad inculcare, epr l'appunto, una tesi precostituita.

      Mi stia bene.

    • anonimo 13:57 on 7 March 2011 Permalink | Rispondi

      Dimentica un piccolo particolare: i reati finanziari come il falso in bilancio si prescrivono dopo le modifiche apportate dal centrodestra dopo quattro anni o sei anni e che, per questa ragione, quasi mai si arriva a una sentenza di condanna. Il falso in bilancio di Tanzi è già prescritto e tanzi infatti è stato condannato per aggiotaggio e poi per bancarotta fraudolenta.

  • Avatar di enrix

    enrix 09:41 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: antonio esposito, arnaldo la barbera, francesco tumino, , , , , marco travaglio, , ,   

    Artificieri ed artifici

    cassazione
     

    Nei giorni scorsi hanno avuto una certa risonanza  alcune presunte (e dico presunte perché pare che, ad esempio, il PM Tescaroli abbia espresso alcune perplessità sulla fedeltà dei rendiconti giornalistici) dichiarazioni del procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, il quale, secondo gli organi di stampa, di fronte alla lapide di Piersanti Mattarella, avrebbe dichiarato che sul fallito attentato dell’Addaura nei confronti di Giovanni Falcone, “uomini dello Stato  frenarono la verità”.
     

    Continua poi il capo della Dna: “ci sono stati processi nei confronti di artificieri ed altre persone che certamente non hanno contribuito all’accertamento della verità”.

    E qui, cominciano le perplessità.

    Quale sarà il soggetto di questa frase sibillina?
    Chi non avrebbe contribuito all’accertamento della verità?  
    Gli artificieri e le altre persone processate, o i processi a loro carico?

    Alcune testate giornalistiche, paiono non avere dubbi: i soggetti sono l’artificiere e le altre persone.
    Altre invece, sono certe del contrario: Grasso si riferisce ai processi (e quindi, agli organi giudiziari inquirenti).

    Ma.

    Ciò che pare senz'altro evidente, è il riferimento di Grasso al processo di cui è stato protagonista Francesco Tumino, l’artificiere che ha fatto brillare l’ordigno nella villa a mare del giudice Falcone.

    Ma a seguito delle dichiarazioni di Grasso,  proprio sul maresciallo Tumino, che poi verrà utilizzato come "uncino" per tirare in ballo un altro ufficiale dei carabinieri, e cioè il Gen. Mario Mori, interviene su “Il Mattino” Antonio Esposito, giudice della Corte di Cassazione che nel 2004 ha rinviato alla corte d’assise d’appello di Catania la sentenza che assolveva Nino Madonia, Enzo e Angelo Galatolo per il fallito attentato all’Addaura.

    In un’intervista dal titolo Il Giudice: “Due i misteri insoluti sul ruolo degli uomini dello Stato, pubblicata sul quotidiano a pag. 11 il 7 gennaio, il Dott. Esposito ci espone, per l’appunto, quelli che secondo lui sono due misteri.

    Mistero n°1:L’artificiere Tumino – racconta il giudice Esposito a ‘Il Mattino’ – che avrebbe dovuto disinnescare la bomba all’Addaura giunse con quasi quattro ore dalla richiesta di intervento. Operò sul posto – continua Esposito – e danneggiò fortemente il comando di attivazione della carica esplosiva. Fu sottoposto a procedimento penale per falso ideologico e false dichiarazioni al pm, patteggiò la pena e rimase in servizio nei carabinieri per ricomparire in via D’Amelio dopo l’attentato a Borsellino”.

    Mistero n°2:E’ rimasto incomprensibile il motivo per cui il colonnello Mori dichiarò all’autorità giudiziaria: ‘…un consistente numero di chili di esplosivo messo lì senza alcuna possibilità di deflagrare era una minaccia molto relativa… io ho pensato a un tentativo intimidatorio più che ad un attentato mirato ad annientare Giovanni Falcone”. Viceversa le perizie diedero la certezza – conclude Esposito – che il congegno era pronto ad esplodere non appena avesse ricevuto l’impulso e che l’esplosione avrebbe avuto un esito mortale nel raggio di 60 metri”.
     
    Ed ecco qui il Segugio pronto a risolvere i due misteri al nostro Giudice.

    Il primo non è un mistero: purtroppo è invece, uno strafalcione.

    Intanto l’artificiere Tumino (il quale, tra l’altro, è deceduto nel 2006 ed è quindi impossibilitato a difendersi da eventuali falsità dette sul suo conto) arrivò in ritardo perché non era il ROS dei carabinieri preposto alle indagini, ma la Polizia Di Stato. 
    Tumino fu chiesto “in prestito” al ROS come ultimo ripiego, dopo una frenetica ricerca degli altri artificieri di turno (quindi preposti) che per varie ragioni, quella mattina, dette esito negativo.

    Sull’aspetto tecnico poi riguardante l’attività di Tumino, sarebbe molto interessante approfondire, ma lo faremo magari in seguito, perché si tratta di considerazioni molto lunghe e che meritano un capitolo dedicato.

    E veniamo ora allo strafalcione.

    Dunque Esposito si domanda come mai Tumino “Fu sottoposto a procedimento penale per falso ideologico e false dichiarazioni al pm, patteggiò la pena e rimase in servizio nei carabinieri per ricomparire in via D’Amelio dopo l’attentato a Borsellino

    E’ oltremodo strano, che Esposito non sappia che invece i fatti non stanno assolutamente come dice lui.

    Invece stanno così:
    Il processo a Tumino per falso ideologico e false dichiarazioni al pm vide la sua prima udienza il 19 settembre 1993.
    L’attentato di Via D’Amelio fu esattamente 1 anno e 2 mesi prima.
    La presenza di Tumino in Via D’Amelio, era rituale e doverosa, poichè era l’esperto di esplosivi in quota al ROS a Palermo.
    Subito dopo il patteggiamento, fu sospeso dall’arma dei carabinieri.

    Questi dati sono confermati anche dall’ottimo Salvatore Parlagreco, uno dei rarissimi giornalisti che prima di scrivere si documenta e non ha per nulla l’abitudine di “passare parole” scientemente infarcite di invenzioni e di omissioni.

    Fra l’altro, proprio leggendo Parlagreco, si scopre una cosa molto interessante: a comunicare per iscritto all’autorità giudiziaria che la versione dei fatti fornita da Tumino sarebbe stata non veritiera (ragione per cui oggi si insinua che l’artificiere avrebbe operato per la parte oscura di quello che Travaglio ed altri chiamano “il doppio Stato”),  sarebbe stato proprio quell’Arnaldo La Barbera che oggi, anche a seguito delle dichiarazioni del più televisivo fra tutti i supertestimoni (indovinate chi), si insinua essere stato uno dei rappresentanti di punta, in Palermo, di quella  parte oscura di quello che Travaglio ed altri chiamano “il doppio Stato”.

    Si tratta quindi di uno di quei tipici cortocircuiti che avvengono nel paese dove il passatempo preferito pare essere quello di fare insinuazioni alla cazzo.

    Ma torniamo al nostro mistero:  stavamo parlando di Antonio Esposito, Il quale ha dichiarato  a “Il mattino” che Tumino “patteggiò la pena e rimase in servizio nei carabinieri per ricomparire in via D’Amelio dopo l’attentato a Borsellino”, quando inveceTumino nel 92 fece il suo dovere in Via D’Amelio, nel 93 fu indagato, incriminato e patteggiò la pena, e quindi fu subito sospeso dall’Arma.

    E questo è uno dei magistrati che si occuparono degli attentati ai nostri eroi di Stato.  In cassazione.
    Ed anche in relazione ai comportamenti di Tumino, quest’uomo, con queste idee chiarissime, giudicò.

    Siccome  accertare la verità sulle stragi spetta ai magistrati, a volte abbiamo, chissà perché, come la sensazione di intuire perchè campa cavallo che l’erba cresce.

    Ma veniamo al mistero n°2.
    Dice Esposito: “E’ rimasto incomprensibile il motivo per cui il colonnello Mori dichiarò all’autorità giudiziaria: ‘…un consistente numero di chili di esplosivo messo lì senza alcuna possibilità di deflagrare era una minaccia molto relativa… io ho pensato a un tentativo intimidatorio più che ad un attentato mirato ad annientare Giovanni Falcone”. Viceversa le perizie diedero la   che il congegno era pronto ad esplodere non appena avesse ricevuto l’impulso e che l’esplosione avrebbe avuto un esito mortale nel raggio di 60 metri

    La spiegazione a questo mistero è estremamente semplice:  le perizie sono state approntate e pubblicate in data successiva a quella in cui Mori (che tra l’altro, come ho già detto, non era preposto all’inchiesta perché questa era di competenza della Polizia di Stato, quindi ciò che pensava lo pensava a titolo personale, e non come investigatore incaricato)  aveva “pensato a un tentativo intimidatorio”.

    Elementare, Watson.

    Come si può ben vedere, i due misteri di Esposito erano di facile risoluzione.

    Ma ce ne sarebbe un terzo, di mistero, forse un po’ più complesso, che mi permetto di postulare io.

    Per calarci in questo mistero, occorre andare proprio alla sentenza della Cassazione n. 40799 del 19 ottobre 2004, quella di Esposito.

    La Cassazione cita tre testimonianze DIBATTIMENTALI, di Sica, Mori e Misiani.

    Ecco, in ordine, cosa riferisce la sentenza:

    Il TESTE Sica Domenico, (Alto Commissario Antimafia), aveva dichiarato IN DIBATTIMENTO: “le pile,utilizzate per confezionare l’ordigno, erano scariche” e “mancava un oggettino per produrre l’esplosione”;
    Il TESTE Misiani Francesco, (magistrato addetto all’Ufficio dell’”Alto Commissario”), aveva osservato: “il dubbio era che il meccanismo per farla esplodere quella sera non ci fosse o che era fatto in modo tale di non farlo innescare”…. “Le modalità erano tali come se si volesse far scoprire preventivamente il fatto, della borsa posta lì, di fronte o verso la casa dell’abitazione di Falcone”;
    Il TESTE Mori Mario, (Comandante il Raggrupp. operativo speciale: Ros), aveva espresso perplessità in ordine alla effettiva funzionalità del telecomando affermando “un consistente numero di Kg. di esplosivo messi lì senza alcuna possibilità di deflagrare era una minaccia molto relativa “….. “io ho pensato ad un tentativo intimidatorio più che ad un tentativo assolutamente mirato ad annientare Giovanni Falcone”.

    E quindi conclude la sentenza:

    “Resta il dato sconcertante costituito dalla circostanza che autorevoli personaggi pubblici investiti di alte cariche e di elevate responsabilità,si siano lasciati andare a così imprudenti dichiarazioni le quali hanno finito per contribuire a fornire lo spunto ai molteplici nemici e detrattori del giudice di inventare la tesi delegittimante del falso o simulato attentato, avendo i vertici di Cosa nostra addirittura impartito l’ordine agli uomini dell’organizzazione di divulgare la falsa e calunniosa notizia che l’attentato «se l’era fatto da solo”.

    Allora, cerchiamo di capire bene.

    Il processo in Corte d’Assise, è stato celebrato alla fine degli anni 90. Tra il dicembre del 98 ed il 2000.
    La sentenza è del 2000.
    Quindi, quelle testimonianze risalgono a quell’epoca.
    Sica e Misiani, deposero il 25 ottobre 1999.  Mori il 7 febbraio 2000.

    Che significa ciò?

    Significa che Sica, Misiani e Mori, oltre 10 anni dopo l’attentato, in Tribunale, possono avere espresso opinioni, pur errate, che si erano formate sull’accaduto, alcune delle quali di natura strettamente personale. O possono avere riferito informazioni tecniche errate che avevano assunto all’epoca. In dibattimento.
     
    Nello specifico proprio Mori dice che aveva “pensato” ad un tentativo ecc…ecc…

    Giuseppe D’Avanzo, su Repubblica, il 24 maggio 1992,   riassumeva  i fatti dei mesi precedenti riguardanti la vita di Giovanni Falcone, scrivendo, fra l’altro: “La mafia sistema 50 chili di tritolo sotto la sua casa all’ Addaura e nessuno crede all’ attentato. C’ è chi dice (a Palermo, a Roma): se l’ è preparato da solo.

    In buona sostanza, quando la Cassazione parla della “tesi delegittimante del falso o simulato attentato, avendo i vertici di Cosa nostra addirittura impartito l’ordine agli uomini dell’organizzazione di divulgare la falsa e calunniosa notizia che l’attentato «se l’era fatto da solo “, parla di una cosa del 90-91.

    Come possono quelle tre testimonianze avvenute 10 ANNI dopo, avere “finito per contribuire a fornire lo spunto ai molteplici nemici e detrattori del giudice di inventare quella tesi” DIFFUSA 10 ANNI PRIMA?

    Ecco un vero mistero che il Giudice della Cassazione dovrebbe aiutarci a chiarire.

    Anche perchè, se vogliamo fare proprio i nomi ed i cognomi di coloro che insinuavano di un falso attentato o di un auto-attentato, non spunta certo fuori Mori, ma semmai spuntano fuori, guarda caso, alcuni suoi tipici detrattori.

    Per quanto riguarda poi la testimonianza di Mori nello specifico, nella stessa si legge di una “perplessità in ordine alla effettiva funzionalità del telecomando”.
    Io non sono per il momento riuscito a risalire a come e quando Mori parlasse di perplessità sul funzionamento del telecomando, ed in quale contesto egli abbia detto questa cosa.

    So però che Mori in udienza, il 7 febbraio 2000, affermò, a proposito del primo vertice delle Autorità dell’Antimafia, tenuto la notte stessa del fallito attentato: “In quella sede non fu messa in dubbio la funzionalità del sistema.” (Presente anche e soprattutto l’artificiere Tumino, a relazionare).

    Inoltre so che cosa ha detto il pentito Fontana: “Nino Madonia fece segnale a tutti di rientrare perché, come apprendemmo poi, era stata notata la presenza della polizia proprio sugli scogli, nei pressi del borsone. Alla vista degli agenti Angelo Galatolo si sarebbe tuffato in mare con il telecomando che fu quindi INUTILIZZABILE per l’innesco dell’esplosivo.

    Direi di andarci piano quindi, prima di dire che Mori abbia detto in qualche sede anche solo delle sciocchezze, sull’attentato dell’Addaura, e che invece è il giudizio dato su di lui dalla Cassazione, che, come ho detto, sarebbe interessante chiarire.

    Enrix

     
    • anonimo 20:11 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi

      Ma ho detto qualcosa di sbagliato nel mio commento al post precedente? :(

    • anonimo 22:31 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi

      "Come possono quelle tre testimonianze avvenute 10 ANNI dopo, avere “finito per contribuire a fornire lo spunto ai molteplici nemici e detrattori del giudice di inventare quella tesi” DIFFUSA 10 ANNI PRIMA?"
      E' sempre la stessa storia, caro Enrix, questi "signori" sono convinti di poter violare il principio di causalita'…se vieni sul blog del pensatore c'e' il nostro amico Nick che adesso sostiene che l'informazione puo' superare la velocita' della luce nel vuoto: probabilmente le parole di Mori sono tornate indietro nel tempo a "fornire lo spunto". (Tutto e' possibile, ma la vedo alquanto improbabile!) :D

    • enrix007 23:37 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi

      Anonimo, io non so che cosa hai detto prima, perchè sei anonimo.

      Di sbagliato non avrai detto nulla, perchè qui è tutto a posto.

      Se sei l'anonimo che mi ha posto la domanda su micromega, ti chiedo scusa ma ho visto solo oggi il commento perchè sono stato via dal blog, comunque non ho seguito quella vicenda e non leggo micromega abitualmente.

      Se vuoi posso dare un'occhiata, però.

    • enrix007 23:51 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi

      Non riesco ad entrare nel blog di Caruso, perchè è troppo grossa la pagina e mi blocca tutto.

      Ma posso immaginare cosa farnetica l'imbecille.

      Comunque c'è ben poco  da farneticare.

      La sentenza prende spunto da dichiarazioni recenti per sostenere che possono avere influenzato un pettegolezzo di 10-11 anni più vecchio.

      Se queste affermazioni, oltre che "in dibattimento", e cioè durante il processo (e che sono dibattimentali lo dice chiaramente la sentenza) avessero potuto per avventura essere state enunciate da qualcuno dei tre testi anche all'epoca, così da fare da innesco, il giudice dovrebbe chiarire e fondare il suo parere su prove acquisite che le cose stanno così, perchè un giudice non può trarre conclusioni sulla base di ipotesi fantasiose o di illazioni, tipo quelle di  Nick.
      Questo lo può fare giustappunto solo un medaiolo professionista.

      Il quale se volesse, per l'ennesima volta, dimostrare di non essere un merdaiolo, dovrebbe tirare fuori un documento, anche uno soltanto, che provi che almeno uno di quei tre avesse affermato qualcosa di depistantte PRIMA che il depistaggio divenisse, nel 90, pettegolezzo mafioso, politico e giornalistico, cotto e mangiato.

      Ma quel documento non esiste, perchè se esisteva qualcuno di riservato e che non parlava assolutamente a vanvera e fuori luogo di quei fatti, senza prima avere delle certezze, erano proprio quei tre signori lì.

      Per questo ciò che è scritto in sentenza non può essere oggettivamente condivisibile, perchè cronologicamente incongruente.

    • enrix007 00:02 on 11 January 2011 Permalink | Rispondi

      Cioè, le chiacchiere stanno a zero.

      La corte parla di "imprudenti dichiarazioni" con riferimento alle sue citazioni, quelle che ho trascritto, che sono citazioni di "TESTI" rese nel "dibattimento", e cioè dal 98 in poi.

      Che vengano fuori dunque, se esistono, le anticipazioni di queste "imprudenti dichiarazioni" di Mori, Sica e Misiani, fatte dagli stessi tre testi nell'89-90-91.

      Allora ne riparliamo.

    • anonimo 09:54 on 11 January 2011 Permalink | Rispondi

      Visita mattutina al Segugio e la penna si mette a scrivere da sola!!!

      C'era una volta un blogger di nome Cesare e un suo amico di nome Nick. Cesare aveva una malattia, non poteva sentire mentovare il nome Fisica. Questa parola aveva su di lui lo stesso effetto che ha sul toro il drappo rosso. Per anni ruppero le palle a tutti parlando di relatività e del sacro principio che niente  supera c. Poi Cesare sembrò guarire, andò in parabola calante, come nelle psicosi maniaco-depressive. Ma, improvvisamente e inaspettatamente per Cesare, quell'angioletto di Nick si trasforma in burlone e gli tira un tiro mancino. Nomina la parola proibita e Cesaruccio ci casca con tutte e quattro le zampe, nonostante che Sympatros, uomo buono e benefico, l'abbia messo in guardia. Ha visto il drappo rosso, non c'è niente da fare! La burla riesce in pieno e i suoi effetti rimarranno per sempre nella memoria di massa del povero cesaruccio, il quale è così ingenuo che invita al banchetto quel luminare risolutore di misteri, il famoso Segugio.

      …………………………………………………………………………………………..
      "Come possono quelle tre testimonianze avvenute 10 ANNI dopo, avere “finito per contribuire a fornire lo spunto ai molteplici nemici e detrattori del giudice di inventare quella tesi” DIFFUSA 10 ANNI PRIMA?"
      E' sempre la stessa storia, caro Enrix, questi "signori" sono convinti di poter violare il principio di causalita'…se vieni sul blog del pensatore c'e' il nostro amico Nick che adesso sostiene che l'informazione puo' superare la velocita' della luce nel vuoto: probabilmente le parole di Mori sono tornate indietro nel tempo a "fornire lo spunto". (Tutto e' possibile, ma la vedo alquanto improbabile!) :D

      E meno male che poi dirà che aveva capito lo scherzo!!!

      PER IL SEGUGIO————-

      1 Mori non l'ha detto mai prima…. l'ha detto solo nel processo
      2 Mori l'ha detto pure prima, ma non si trova scritto da nessuna parte
      3 Mori l'ha detto pure prima e si trova da qualche parte che il Segugio non sa

      Siccome le ipotesi in campo sono almeno tre, il Segugio dovrebbe deporre la sicumera di risolutore di misteri e più umilmente dovrebbe parlare di una possibile ipotesi…. ma allora non sarebbe più il Segugio

    • anonimo 10:02 on 11 January 2011 Permalink | Rispondi

      Segugio, siccome tu e quell'altro avete allegramente ironizzato su Nick, poverino in sua assenza, penso che il mio post qui sopra dovresti proprio pubblicarlo!!

    • anonimo 22:37 on 11 January 2011 Permalink | Rispondi

      Sì sono l'anonimo di Micromega, anche se io la vicenda l'ho seguita sul blog di Di Pietro e quello del Fatto Quotidiano. Beh la mia era solo una curiosità, se non hai seguito non è importante. :)

      Ciao e grazie per quello che fai.

      Anonimo #1

      PS: già Luttazzi a suo tempo aveva sfidato le leggi della causalità… retrodatando le date di pubblicazione dei post sul suo blog! :D

    • enrix007 15:47 on 18 January 2011 Permalink | Rispondi

      Anonimo 7, cioè Sympatros.

      Io invece penso di no. E qui comando io.

    • anonimo 13:30 on 28 March 2011 Permalink | Rispondi

      Enrico, se leggi "Per fatti di mafia" di Misiani, libro scritto nel 1991 (purtroppo non ce l'ho sottomano, ma conto di ritrovarlo) vedrai che c'è una suggestiva ricostruzione dell'Addaura che lascia intendere che Falcone l'attentato potrebbe esserselo fatto da solo.
      Detto questo, vorrei farti riflettere sul fatto che, per i ruoli che ricoprivano, Sica, Misiani e Mori erano certamente fra le fonti di diversi (importanti) giornalisti di giudiziaria e che potevano tranquillamente diffondere notizie erronee (non false, sebbene il confine sia labile, ma erronee).
      Come sai, non sono completamente sprovveduto, ma per anni, leggendo i giornali, sono rimasto convinto che quei candelotti non potessero esplodere e che si fosse trattato solo di un "avvertimento".
      Sebastiano Gulisano

    • enrix007 02:06 on 29 March 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Sebastiano, condivido certamente in toto, e anch'io ho avuto per anni lo stesso pensiero.
      Tuttavia:
      1) Non sono queste le considerazioni del nostro magistrato. Le considerazioni del magistrato si basano su fatti cronologiamente incongruenti.
      2) Il giudice in ogni caso non poteva e non può fondare il proprio giudizio su supposizioni di ciò che può essere avvenuto, ma solo su fatti.
      E fatti veri e verosimili, non cronologicamente incongruenti.

  • Avatar di enrix

    enrix 07:37 on 7 December 2010 Permalink | Rispondi
    Tags: marco travaglio,   

    Il Segugio sfida Marco Travaglio 

    Travaglio nel suo passaparola:

    Nessuno ha mai dimostrato che Ciancimino abbia detto il falso“.

    No, caro Marco. Io l’ho dimostrato, e ti sfido a smentirmi.

     

     

    Marco  Travaglio interviene ieri nel suo “passaparola” in difesa di Massimo Ciancimino, caduto in difficoltà per alcuni eventi recenti che lo hanno visto coinvolto, con un’arrampicata sui vetri che neanche i grattacieli di New York gliene darebbero abbastanza, di vetri.

    Il passaparola è molto lungo, e meriterebbe ampie discussioni, ma in particolare c’è un passaggio, di questo passaparola, sul quale mi pare sia opportuno intervenire.

    Ed è quando Travaglio dice:

    ci sono un sacco di cose che lui dice e che non sono riscontrate: vuole dire che sono false? No, vuole dire che non sono riscontrate: se ricordo che venti anni fa un tizio mi ha detto una cosa, me lo ricordo io, come faccio a dimostrare che è vero? Quella cosa me la ricordo, la dico, non ci sono possibilità di stabilire se è vera o se è falsa, rimane lì sospesa e buonanotte. Poi ci sono cose che vengono smentite o che potrebbero essere smentite e finora però, tra le cose dette da Ciancimino, questo non è avvenuto: niente di quello che ha detto Ciancimino finora è stato smentito dai fatti, molte cose sono state smentite da persone, Ciancimino dice una cosa e la persona dice “ non è vero”, ma questo non è smentire Ciancimino, SMENTIRE CIANCIMINO VUOLE DIRE RIUSCIRE A DIMOSTRARE CHE HA DETTO IL FALSO E QUESTO NON È MAI SUCCESSO PER IL MOMENTO.”

    Bene Travaglio, ti servo subito.

    Siamo all’udienza dell’8 febbraio 2010. Ciancimino ha di fronte due documenti, due pizzini, il n°1 e il n°2.

    doc dueil pizzino n°1

    doc unoil n°2

     

    Su entrambi c’è scritta più o meno la stessa cosa, e cioè che se si dovesse verificare un “triste evento” l’autore è convinto che Berlusconi gli metterà a disposizione una televisione.

    Ciancimino, in udienza,  afferma che:

    1)       Il documento n°1 proviene da Provenzano, ed è stato da lui trasferito a Rebibbia perché don Vito, ivi carcerato, lo leggesse.

    2)       Ciancimino dice di essersi recato a Rebibbia da suo padre, di avergli letto ad alta voce il documento, e che sul documento completo (perché quello disponibile oggi è solo una metà ritagliata) era scritta un’esplicita minaccia di morte diretta al figlio di Berlusconi Piersilvio, (“che gli avrebbero ucciso il figlio”) se questo non gli avesse messo a disposizione una sua televisione.

    3)       Ciancimino afferma, sempre sotto giuramento,  che il padre, dopo aver letto il documento n°1, lo rielabora, sempre in cella nel 94, in un suo manoscritto, il documento n°2, anche questo oggi disponibile solo in parte, un mezzo foglio ritagliato (guarda caso).

    4)       Ciancimino afferma, sempre sotto giuramento,  che suo padre, nel rielaborare il documento, sostituisce la minaccia di omicidio di Piersilvio Berlusconi con una minaccia di fargli avere rogne giudiziarie, che gli pareva più consona ed elegante.

    5)       Ciancimino afferma che in quella veste, la lettera rielaborata da suo padre viene ritrasferita, sempre attraverso lui medesimo e sempre nel 94, a Provenzano, perché faccia il suo corso.

    Sino a qui, pare che tutto quadri.

    Ma dopo aver raccontato tutto questo, in quella stessa udienza Ciancimino viene ancora interrogato da Ingroia sul punto:

    INGROIA: L’ultima frase: “sono convinto che questo evento on. Berlusconi vorrà mettere a disposizioni [sic] una delle sue reti televisive.”

    E Ciancimino interviene per spiegare:

    CIANCIMINO: Sì, ho fatto la domanda specifica a mio padre, in quanto pensavo di collegare la stessa a quella che era stata sempre avanzata da mio padre come richiesta primaria, in quello che doveva essere un’eventuale sua

    audizione all’i… innanzi alla commissione antimafia, in quanto lo stesso mio padre, nonostante essendo stato l’unico di fatto politico, almeno allora, condannato per mafia, e nonostante lo stesso mio padre, ogni commissione antimafia che veniva insediata aveva avanzato direttamente richiesta di essere ascoltato, io consideravo che la messa a disposizione della televisione, era da collegarsi a questo tipo di situazione

    Ma poi ritorna nei ranghi:

    … Ebbe mio padre invece a spiegarsi che, appunto, non era collegata al fatto che la televisione doveva essere messa a disposizione durante la sua audizione, ma era qualcosa di più ampio.

    Ora, si rifletta bene su questa frase: “io consideravo che la messa a disposizione della televisione, era da collegarsi a questo tipo di situazione.” (e cioè quella di denunciare e dimostrare ai mass-mediache le sue richieste di deporre dinnanzi alla Commissione antimafiae quindi di collaborare erano rimaste per anni lettera morta – ndr)

    Ma come? Ma non lesse lui stesso ad alta voce, in carcere, la lettera dove Provenzano chiedeva a Berlusconi di utilizzare le televisioni, a suo padre che poi la “rielaborò”?

    Sì che la lesse. Lo aveva dichiarato sotto giuramento, pochi minuti prima, lo stesso Massimo Ciancimino

    E dunque, quale attinenza possono avere Bernardo Provenzano e la sua estorsione televisiva a Berlusconi, con l’”inettitudine” (così è scritto nel doc. n°2, nella versione originale)  delle persone preposte ad accogliere le istanze di Ciancimino, da quando lui aveva richiesto di essere ascoltato in Commissione antimafia?

    Come stigmatizzò proprio Travaglio all’epoca, oggi noi “sappiamo anche che cosa voleva la mafia da lui: una televisione“.

    Ma Massimo Ciancimino questo doveva saperlo già allora, quando lesse il pizzino ad alta voce in galera a suo padre che prendeva appunti, e leggendolo “nella sua interezza”, con le minacce di morte a Piersilvio Berlusconi, così come sapeva che la lettera che suo padre gli ritornò era solo una “rielaborazione” dove egli “aggiustava” e “perfezionava” i contenuti della precedente, quella dove la mafia voleva una televisione.

    SFIDO dunque Marco Travaglio a rispondere a questa domanda:

    COME POTEVA, Ciancimino Junior, aver considerato – salvo diversa spiegazione che gli diede poi suo padre – che la richiesta di un canale televisivo nella lettera “figlia”, soltanto rielaborata da don Vito, fosse da collegarsi “a questo tipo di situazione”, vale a dire alle mancate audizioni di don Vito in commissione antimafia in veste di collaboratore, quand’era invece a perfetta conoscenza che la “madre” (nata prima della figlia) era stata scritta da Provenzano e che pertanto, come aveva potuto leggere egli stesso ad alta voce nel carcere di Rebibbia e come oggi rileva l’infallibile Travaglio, era lo stesso Provenzano, cioè la mafia, a volere una televisione, anzichè suo padre quale potenziale collaboratore di giustizia?

    Per il momento, e sino a che Travaglio non mi risponderà, la risposta è una sola: Ciancimino ha mentito, sotto giuramento.

    E con lui ora mente Travaglio, quando dice “SMENTIRE CIANCIMINO VUOLE DIRE RIUSCIRE A DIMOSTRARE CHE HA DETTO IL FALSO E QUESTO NON È MAI SUCCESSO PER IL MOMENTO.”

    Io qui sopra l’ho dimostrato, soltanto esaminando con attenzione le sue versioni illogiche dei fatti, e ponendole a confronto.

    Ma l’hanno dimostrato anche le perizie, poiché quei documenti sono stati datati dalla polizia scientifica, come generati dal 96 in poi, mentre Ciancimino li ha datati 1994.

    E dunque, caro Travaglio? Come la mettiamo?

    Facci sapere.

    Enrix

     
    • anonimo 10:30 on 7 December 2010 Permalink | Rispondi

      Al solito, i miei complimenti.
      Paolo.

    • anonimo 23:38 on 7 December 2010 Permalink | Rispondi

      E come la vuole mettere caro Enrix? Nessuno le darà risposte.
      Soprattutto alcune grandi firme del giornalismo "d'assalto" stanno zitte. Credo, infatti, che chi ha depistato sugli anni '89, '92 e '93 si sia avvalso nel frattempo di ottima stampa.
      Saluti cordiali
      Al Lanzatu da Chianti

    • enrix007 23:43 on 7 December 2010 Permalink | Rispondi

      Ovviamente, caro amico.

      E chi potrebbe rispondere?

      A nessuno piace farsi del male.

    • anonimo 10:50 on 9 December 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Segugio, a parte il fatto che trovo questo tuo post alquanto cervellotico, almeno dal punto di vista espressivo… poi mi sembra che tu ti perda in un bicchier d'acqua. Seguimi, bravo, bravo..

      era stata scritta da Provenzano e che pertanto, come aveva potuto leggere egli stesso ad alta voce nel carcere di Rebibbia e come oggi rileva l'infallibile Travaglio, era lo stesso Provenzano, cioè la mafia, a volere una televisione, anzichè suo padre quale potenziale collaboratore di giustizia?

      E' giusto, proprio giusto, era la Mafia a volere la televisione… la Mafia è l'insieme maggiore di cui Ciancimino è sottoinsieme e collabora. Il Ciancimino come parte dell'insieme, collaborando a scrivere la lettera, condivide la richiesta generale della Mafia, cioè quella di avere a disposizione una rete televisiva… e poi come sottoinsieme pensa anche di utilizzarla per fini più specifici e personali, per esempio facendo finta di fare il collaboratore di giustizia. Segugio dov'è la contraddizione, ti sei rincoglionito, dove è andato a finire il tuo acume?

    • anonimo 11:03 on 9 December 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Enrico,rinnovandoti la mia stima e simpatia,ti posso solo augurare,oltre che a un Buon Natale e felice anno nuovo,che il santo di Torino possa risponderti,dubito,ma non si sa mai….
      Certo che hai una pazienza…Ce ne fossero come te!
      Maury

    • enrix007 12:22 on 9 December 2010 Permalink | Rispondi

      Caro anonimo,
      il  fatto che un imbecille trovi un mio articolo “cervellotico”, mi pare rientrare nell’ordinaria amministrazione.
      Se poi l’imbecille per replicare  ad un post cervellotico inizia a delirare di insiemi e sottoinsiemi della mafia, la cosa diventa kafkiana, e quindi divertente.
      Per questo ho passato il tuo schizzetto di merda, anche se di solito io gli imbecilli anonimi, ai commenti non li passo.
      In ogni caso, non c’è molto da replicare, semplicemente stiamo parlando di due cose diverse.
      Tu parli di che cosa avrebbe potuto significare Vito Ciancimino nel suo scritto, io invece parlo di ciò che può avere effettivamente PENSATO suo figlio nel leggere quello scritto, quella rielaborazione, che è ciò che conta, perché stiamo parlando della buona fede del testimone, cioè del figlio, e non di quella del padre.
      Suo figlio, dopo aver letto ad alta voce a suo padre, in galera nel 94,  una lettera di Provenzano scritta su carta del 2000 dove il boss minacciava Berlusconi di accoppargli il figlio se non gli concedeva una sua televisione, ripassa qualche giorno dopo in carcere a ritirare la rielaborazione di suo padre, scritta anche questa nel 94 su carta del 2000, dove questo ripete la stessa minaccia, sostituendo però l’omicidio del figlio con una minaccia di ritorsioni giudiziarie, e la ritorna a Provenzano.
      Però, nel leggerla, quella rielaborazione, pensa che sia una richiesta di suo padre a Berlusconi per avere una televisione dove denunciare le vicende relative ai rifiuti che sono stati opposti alle sue richieste di collaborare con la giustizia, quella lettera che ritornò a Provenzano perché la passasse a Berlusconi.
      Per fortuna poi suo padre, nel 2000, ebbe a spiegargli che si sbagliava, ma che era una minaccia a Berlusconi perché desse alla mafia una televisione. E meno male che glielo ha spiegato, perché mentre lui gli leggeva la lettera di Provenzano in carcere dove c’era scritta quella minaccia, o televisione o morte, non s’era accorto di nulla, come niente fosse,  e nel leggere la rielaborazione aveva pensato tutto trullo che fosse solo un piagnisteo di suo padre perché non gli avevano voluto dare ascolto quando voleva tradire la mafia. E mentre pensava quello, la ritornava a Provenzano, perché felice e soddisfatto di quelle modifiche di don Vito fondate sugli insiemi e sui sottoinsiemi, la passasse a Berlusconi.
      Di quanto sia falsa e ridicola questa versione dei fatti, se n’è accorto anche Ingroia, in udienza, che sul punto interviene così:
       
      INGROIA: Aspetti un attimo.
      CIANCIMINO: Prego!
      INGROIA: Ma, andiamo per ordine. Chi è l’autore di questa lettera?
      CIANCIMINO: Prego?
      INGROIA: L’autore della lettera chi è?
      CIANCIMINO: L’autore della lettera, mi arriva da ambienti vicini al Lo Verde… ora io non so, realmente, chi l’ha scritta.
      INGROIA: No, siccome lei dice: “fu un’idea di mio padre”, volevo capire quel era la connessione tra l’autore della lettera e questa stessa considerazione che sta facendo lei….

      Ma a quel punto ingroia lascia perdere, e conclude dopo qualche secondo con un “vabbè”.
      Sugli insiemi e sui sottoinsiemi: meglio lasciarli al programma di matematica della seconda elementare.
      Sull’acume: speriamo che ne ritrovi un pochino anche il PM, perché anche lui ha visto una contraddizione; si vede che sarà rincoglionito come me, quindi sono in buona compagnia.
      Su di te: lo sai che sono refrattario agli imbecilli: ti consiglio di non perdere tempo a replicare, poiché la probabilità che rimanga tutto nel cesto dei rifiuti, è prossima al 100%.

    • anonimo 13:29 on 10 December 2010 Permalink | Rispondi

      Rincoglionito di un Segugio ti ci vuole molto a capire che la strategia di Provenzano e quella di Vito Ciancimino rispetto alla richiesta e all'utilità di una televisione per la loro organizzazione coincidessero? La rete televisiva doveva e poteva servire a tante cose, non escluso a soddisfare il desiderio di Don Vito di essere ascoltato e intervistato. Non ti sembra? Il figlio junior avrà sentito spesso parlare il padre di televisione e della necessità di essere intervistato, quindi anche quando legge ad alta voce in carcere pensa che la richiesta di televisione venga incontro ai desideri del padre, oltre che per altri fini. Non ti ri-sembra, caro il mio Sherlock Holmes?

    • anonimo 16:05 on 10 December 2010 Permalink | Rispondi

      Ciao Enrico, 
      lavoro certosino come al solito, il tuo, molto attento ai particolari!
      Come hai ampiamente dimostrato in diversi interventi , il Ciancimino sembra raccontare un sacco di bugie a proposito delle presunte lettere con cui la mafia avrebbe tentato di ricattare Berlusconi. Le perizie scientifiche che dimostrano che entrambi i documenti sono stati prodotti tra il 96 ed il 2000 (e non nel 94 come afferma il "nostro"), più il piccolo lavoro di bricolage effettuato sulla lettera rielaborata dal padre…ed ora le esternazioni contraddicenti sui chiarimenti che Ciancimino junior avrebbe richiesto al padre…insomma ci sono abbastanza prove per affermare che Ciancimino mente e confeziona verità ad hoc. A questo punto Ciancimino figlio è smentito e chi gli regge lo strascico pure.
      Ti ribadisco i complimenti.

      Daniele L.

      ps. nei commenti del recente video su annozero tu e un lettore (Renzo C.) parlate di intercettazioni che riguardano il "nostro" effettuate dalla procura di Reggio Calabria…hai intenzione di approfindire la vicenda in futuro?
       visto che i mezzi d'informazione non informano e non credo che Travaglio abbia intenzione di porvi rimedio…

  • Avatar di enrix

    enrix 12:54 on 1 March 2010 Permalink | Rispondi
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    Ecco perchè Travaglio fa quello che si incazza 

    Ecco perchè Travaglio fa quello che si incazza e se ne va, quando in diretta TV gli si tira in ballo Ciuro.


    travaglio incazzato

    Dopo la rissa avvenuta due settimane fa nello studio di Annozero con i giornalisti Porro e Belpietro, Marco Travaglio è agitatissimo, e sta riversando fiumi d’inchiostro in merito alle sue frequentazioni sicule del 2002-2003. E questo inchiostro lo sta impiegando soprattutto per richiamare l’attenzione sulle sue spese di soggiorno nell’hotel e nel residence consigliatigli dal suo amico Pippo Ciuro, nonostante nessuno, né Giuseppe D’Avanzo né altri, abbia mai scritto di credere che Travaglio si sia fatto pagare la vacanza dal mafioso Michele Aiello, e tanto meno che possa averlo fatto cosciente dei veri ruoli del boss della sanità sicula e del suo informatore Pippo Ciuro. Lo stesso Filippo Facci, acerrimo antagonista di Travaglio, ebbe a scrivere: “Io sinceramente penso che D’Avanzo abbia rilanciato un’immensa cazzata: Travaglio secondo me non sospettava minimamente che Pippo Ciuro fosse una talpa, se non una talpa a disposizione di giornalisti tipo lui. Ho conosciuto Travaglio quanto basta per escludere ogni ambiguità a riguardo.”

    Quindi, ad affermare che Aiello ha pagato la vacanza a Travaglio, è stato solo e soltanto Aiello stesso, un uomo condannato per mafia senza tanti sconti.
    Un abituale delinquente dal colletto bianco.

    Perciò  noi, in mancanza di altri riscontri, non gli crediamo e non gli abbiamo mai creduto.

    Mica noi siamo come Travaglio, che prende come oro colato, riportandola, come fosse il verbo, nei suoi articoli, la parola del portapizzini (per sua stessa ammissione) di Provenzano, Massimo Ciancimino, quando ad es. racconta ai PM di Palermo di avere reso disponibili, durante una perquisizione del febbraio 2005, le chiavi della sua cassaforte  e che i carabinieri non le avrebbero utilizzate.

    Ciancimino Junior  infatti (si veda anche il nostro precedente articolo “Quando Fracchia cita Fantozzi”), nel corso di un interrogatorio dinnanzi ai PM Ingroia, Di Matteo e Scarpinato,  ha raccontato che, in merito ad una perquisizione effettuata dai carabinieri nel febbraio 2005 nel suo appartamento di Palermo, ove sarebbe stata presente una cassaforte a muro, (perquisizione avvenuta mentre egli si trovava a Parigi), gli era stato detto che la cassaforte, i carabinieri, “non l’avevano vista”.

    Poi ha rettificato: il suo impiegato Vittorio, presente alla perquisizione, ha detto che la cassaforte “ l’hanno vista” e che lui gli ha pure detto dov’erano le chiavi, perché Ciancimino al telefono gli aveva detto di dargliele, se le volevano, ma la cassaforte non è stata aperta lo stesso.

    Poi ha rettificato: al telefono non era con Vittorio, ma con suo fratello. Ed era stato suo fratello a chiamarlo per avvisarlo della perquisizione (e vedremo poi se Travaglio riporterà la stessa cosa).

    Poi ha rettificato: della cassaforte non ha parlato con suo fratello, ma con il maresciallo dei carabinieri che conduceva la perquisizione, a cui ha chiesto “se hanno bisogno di chiavi di cassaforte e robe varie”.

    Poi ha rettificato: non è sicuro di averne parlato  col maresciallo, della cassaforte, (col maresciallo aveva invece parlato delle chiavi dell’appartamento di Roma), ma è sicuro di averne parlato con Vittorio, il suo impiegato, e di avergli detto che se i carabinieri volevano le chiavi, queste stavano sotto una camicia.

    Poi, ai PM che gli chiedevano di confermare, viste le varie versioni scaturite nel corso della deposizione, se della cassaforte con Vittorio avesse parlato o meno, col suo telefonino da Parigi, mentre la perquisizione era in corso, Ciancimino ha risposto che Vittorio attualmente lavora a Capri su una barca. (e chissenefrega).

    Poi, incalzato, chiarisce: dice che la perquisizione è stata gestita da suo fratello, che era presente. Il quale afferma che i carabinieri “non gli hanno chiesto di casseforti, niente”. Né è sicuro che suo fratello gli abbia detto che i carabinieri avessero visto una cassaforte.

    Poi, essendo comprensibile, per un magistrato, perdere ad un certo punto la pazienza, dopo un eloquente “omissis”, Ciancimino Junior  ha rettificato nuovamente:  della cassaforte ne ha parlato con Vittorio al telefonino, ma soltanto “all’esito della perquisizione”, cioè quando i carabinieri se n’erano già andati, e col suo impiegato ha rilevato soltanto che i carabinieri erano stati “gentili” e “signorili” a non occuparsi della cassaforte. Ma niente offerta di chiavi custodite sotto una camicia, dunque.

    Da questo minuetto di versioni a catena, l’una in contrasto  con l’altra, l’enigmista Marcus Rebus Travaglius, riesce a distillare una versione concentrata, da vendere, naturalmente come verità acclarata, ai suoi fedeli lettori:  un collaboratore di Ciancimino che assiste alla perquisizione, chiama Massimo Ciancimino che in quel momento  era all’estero “ci sono i Carabinieri che perquisiscono” Ciancimino gli dice: se vogliono accedere alla cassaforte gli diamo le istruzioni necessarie per aprirla, neanche a dirglielo questi reagiscono, “non aprite quella cassaforte”, questo è il titolo del film.”

    E nota bene che Travaglio, dalle variopinte dichiarazioni di Ciancimino, riesce a desumere questa certezza,  nonostante non vi siano agli atti riscontri oggettivi, a conferma delle parole di Ciancimino, neppure a riprova del fatto che una cassaforte fosse effettivamente presente, nei muri di quell’appartamento, nel febbraio 2005.

    Ma noi non siamo come lui, noi no. A noi non basta la parola di gente come Aiello o Ciancimino per credere e riportare fatti quanto meno improbabili, senza, perlomeno, invocare il beneficio d’inventario.

    E pertanto abbiamo sempre scritto, così come tutti coloro che hanno commentato quei fatti, Giuseppe D’Avanzo e Filippo Facci compresi, che era del tutto improbabile che Aiello avesse davvero pagato la vacanza a Travaglio, così come riteniamo ancora più improbabile che i carabinieri durante una perquisizione abbiano potuto rigettare la proposta di controllare l’interno di una cassaforte.

    Ciònonostante, Travaglio  ha sempre affermato il contrario, sostenendo che esistono fior di detrattori convinti della sua malafede: “diversi topi di fogna berlusconiani, su giornali, siti internet, blog e in dichiarazioni pubbliche alle agenzie di stampa, hanno continuato per un anno a insinuare o ad affermare che io mi sia fatto pagare le ferie da altri, addirittura da “mafiosi” e che, dunque, io non possa avere le prove di aver pagato.

    Dopodichè, seguono fotocopie di assegni, estratti conto, ecc…ecc…

    Seguono e riseguono, perché il 22 febbraio scorso Travaglio ha ripubblicato sul suo blog tutta la collezione.

    Ma si tratta di una gigantesca “excusatio non petita”, come già ebbe a scrivere Filippo Facci in un suo articolo di qualche mese fa: “Il punto è che Travaglio ha fatto di tutto, di lì in poi, per veicolare la discussione su questa faccenda del pagamento della vacanza – industriandosi su assegni e matrici e cazzate da magistrato che non è, e vorrebbe essere – anziché concentrarsi sul dato pacifico che riguarda le frequentazioni sue e di Ingroia.

    E, come si vede bene, continua a fare di tutto ancora oggi.

    Ma la verità, la vera ragione per cui non si può discutere di Pippo Ciuro con Travaglio, né in televisione, né da alcuna altra parte, senza provocare la censura isterica del giornalista torinese, e quindi i suoi svicolamenti sulla storia del pagamento delle vacanze, è ben altra.

    Marco Travaglio infatti, è oggi uno dei tanti narratori della Ciancimiade, anzi , fra tutti quanti si trova proprio in prima linea, essendo, come è noto, una specie di portavoce del procuratore Ingroia.

    E fra i versetti travaglieschi della Ciancimiade, ci sono ad esempio questi:

    ““…la trattativa che i Carabinieri cominciano nel 1992, dopo la strage di Capaci, secondo Ciancimino è poi proseguita con l’arresto di suo padre e poi con l’arresto di Riina, Provenzano ha continuato a trattare con altri soggetti che non erano più soltanto i Carabinieri. Carabinieri che peraltro secondo l’accusa, quelli del Ros, quelli di cui stiamo parlando, CONTINUARONO A GARANTIRGLI MASSIMA LIBERTÀ DI MOVIMENTO: Provenzano andava, veniva, si spostava, andava a Palermo, a Roma e la certezza che nessuno l’avrebbe mai acchiappato,…

    Ed ecco dove sta la rogna. La rogna sta nel fatto che proprio la vicenda di Pippo Ciuro e delle talpe in procura,  smentisce  tale tesi di Ciancimino e Travaglio, e lo fa svergognando lo stesso Travaglio.

    Già, perché Ciuro, Riolo e Cuffaro, sono stati arrestati e condannati  per avere informato il prestanome di Provenzano Ing. Aiello, e quindi per interposta persona lo stesso Provenzano, proprio delle attività d’indagine che il ROS stava portando avanti per arrivare ad acciuffare il boss latitante. E ad incastrarli con le intercettazioni, è stato proprio il ROS.

    Per la verità c’era sì un uomo del ROS che aiutava, complice di Ciuro,  il clan di Provenzano con le sue soffiate, il maresciallo Riolo. Ma il suo agire non ha nulla a che fare con alcuna trattativa fra stato e mafia: era semplicemente un traditore prezzolato, ed è stato smascherato e consegnato alla giustizia, insieme a Ciuro e a Cuffaro,  dagli uomini del suo stesso reparto: il ROS.

    I dettagli sono noti (ma non certamente grazie a Travaglio, ma bensì grazie al Documentario “Doppio Gioco” trasmesso da RAITRE e di cui QUI ho realizzato la trascrizione integrale); vediamoli brevemente.

    Nella primavera del 2001 gli uomini del ROS piazzano microspie e telecamere nella casa del Dott. Guttadauro, aiuto-primario all’ospedale civico, nonché reggente della famiglia mafiosa di Brancaccio.

    Guttadauro è il cognato di Matteo Messina Denaro (attuale n°1 di Cosa Nostra, latitante), nonché l’intermediario che si occupa, per conto di Bernardo Provenzano, delle vendite di immobili di famiglia: ”Mi fanno sapere – scrisse Guttadauro a Provenzano in un pizzino rinvenuto nel covo del padrino l’11 aprile del 2006 – che servono le chiavi per potere far sì che un probabile acquirente possa visitarla…”.

    Sorvegliare Guttadauro con le cimici, può dunque essere una mossa importante per arrivare sia a Denaro che a Provenzano.

    Ma, alla fine del mese di giugno, il boss Guttadauro bonifica l’appartamento, e scopre la microspia dei ROS.

    Fra coloro che hanno messo in allarme il mafioso, ci sono senz’altro Mimmo Miceli, pupillo dell’Udc del leader indiscusso Totò Cuffaro, destinato a diventare assessore alla Sanità della giunta comunale di Diego Cammarata, e Salvatore Aragona, alle spalle una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, un presente da imprenditore con la passione della politica, intercettato dalle cimici nell’appartamento di Guttadauro: “«La Procura sta intercettando, la Procura sta indagando». E cita  la sua fonte: «Totò».

    Per tali atti di favoreggiamento, scatteranno le manette, e Aragona inizierà a collaborare, coinvolgendo Cuffaro.

    All’inizio del 2003, il ROS segue un’altra pista, riuscendo ad inserire le cimici sulle automobili del mafioso Nicolò Eucaliptus e dei suoi famigliari. Per gli ufficiali del ROS “Nicolò Eucaliptus è uno degli uomini che hanno fatto la storia di Cosa Nostra”, ed è un indagato importante perché è di Bagheria, territorio di Provenzano: “Stiamo lavorando a Bagheria perché siamo convinti di trovare non solo uno degli astratti contesti di alleanza di cui gode Bernardo Provenzano, ma riteniamo probabile di poterci  fisicamente imbattere  in lui, nascosto qui, protetto dalla forza mafiosa che la famiglia mafiosa di Bagheria esercita sul proprio territorio naturale.” (Capitano G. Sozzo).

    Ed infatti il 20 gennaio 2003, i ROS captano Nicolò Eucaliptus mentre racconta dei precedenti soggiorni dello “zio” a Bagheria, ma soprattutto preannuncia al figlio importanti novità.

    Nella conversazione intercettata si sente l’Eucaliptus che comunica al figlio Salvatore che gli era stato chiesto di “tenere”, quindi di curare la latitanza di Bernardo Provenzano.

    Nicolò Eucaliptus: …mi domandava se c’è un appartamento libero.

    Il boss dunque si stava avvicinando a Bagheria. Siamo alle soglie del 2003. A quelli del ROS quindi non restava che aspettarlo.

    Il  31 gennaio 2003, però, succede qualcosa di inaspettato.

    Il boss di Bagheria si reca in visita presso gli uffici dell’ ingegnere Michele Aiello, magnate della sanità privata siciliana, e ripete le visite molte volte nei giorni successivi, sino all’11 febbraio. Da quella ultima visita, gli Eucaliptus, padre e figlio, cessano di parlare dentro la Opel  intercettata.

    Qualche tempo dopo, la Opel viene addirittura bonificata, e la microspia, rimossa.

    Dei contatti fra gli Eucaliptus e Michele Aiello i carabinieri si resero conto in quanto essi stavano già sorvegliando da qualche tempo anche l’ingegnere.  Infatti, in quei mesi, i carabinieri del Nucleo Operativo di Palermo indagavano sulle informazioni fornite dal pentito di mafia Nino Giuffrè, il quale aveva rivelato ai magistrati della Procura che  Michele Aiello, era un prestanome del capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano, la primula rossa ricercata dal 1963.

    Ma Aiello è protetto da un gruppo di traditori dello stato, che lo tengono informato di tutto quanto si muove, in procura, nella sua direzione.

    Infatti è l’11 di giugno del 2003, quando il ROS intercetta una telefonata rivelatrice fra l’Ing. Aiello e Pippo Ciuro, un Maresciallo della Finanza in servizio, in quel periodo, alla DIA di Palermo, uomo in cui la magistratura, ed Ingroia in particolare, aveva sempre riposto la massima fiducia.

    MICHELE AIELLO: Pronto?

    PIPPO CIURO:  Sono a Roma…30 secondi…l’hai ricevuto il fax ieri?

    MICHELE AIELLO: Si l’ho ricevuto, e domani mattina aspetto conferma se c’è.

    PIPPO CIURO:  eh…

    MICHELE AIELLO: Poi domani o dopodomani ci vado

    PIPPO CIURO:  Vabbè? Tutto a posto?

    MICHELE AIELLO: Tutto benissimo.

    PIPPO CIURO:  dicevo…sono a Roma. C’è uno che parla male di te. Quindi ora…

    MICHELE AIELLO: Ho capito.

    PIPPO CIURO:  eh…ora gliele do sul muso..eh eh…

    MICHELE AIELLO: Ho capito.

    PIPPO CIURO:  ma dico…con tanto da fare che avete a Bagheria… ma poi…solo Bagheria qui conoscono, in tutta la Sicilia? ..Senti. Ti dice niente, tale “Picciotto”?

    Picciotto, guarda caso, è il nome di un testimone che ha preannunciato importanti rivelazioni sui soldi della mafia di Bagheria.

    PIPPO CIURO:  …..no…che dice che questo sa alcune cose di lì.

    MICHELE AIELLO: Mi fa piacere.

    PIPPO CIURO:  …cose…no, no…scherzavo con te…no, non era per te.

    MICHELE AIELLO: Addirittura. Ho capito…

    PIPPO CIURO:  Vabbè…poi  ti  faccio sapere. Ciao, grazie…

    MICHELE AIELLO: Ciao.


    E’ un fatto di straordinaria gravità. A tale proposito, il Col. Sottili del ROS avrà a dichiarare:
    Se c’è una fuga di notizie da parte degli organi investigativi, è chiaro che è inutile che noi continuiamo a lavorare, alla ricerca di Provenzano, alla ricerca di pericolosi latitanti, perché non arriveremo mai a nulla.”

    Di lì in poi il ROS svolgerà una raffinata attività investigativa, che porterà ad individuare una rete telefonica segreta utilizzata dai mafiosi, e che si concluderà con l’arresto di Aiello e delle sue talpe nell’ottobre del 2003, e con le loro successive condanne, insieme con quella del politico Totò Cuffaro, anch’egli incastrato dalle stesse indagini.

    Ordunque, chi conosce questi fatti e ne prende atto, non può che rimanere perplesso, molto perplesso, quando oggi legge un giornalista mentre sottoscrive le dichiarazioni di Ciancimino, quando questi afferma che i Carabinieri del ROS in quel periodo erano impegnati a garantire la massima libertà di movimento a Provenzano. E le perplessità si incrudiscono se si pensa che lo stesso giornalista in quello stesso periodo trascorreva giorni felici, in costume da bagno, con una  talpa vera, e non inventata, del clan provenzaniano.

    E certo il quadro non migliora, se si pensa che Travaglio nei suoi libri e nei suoi articoli, laddove è durissimo nei confronti dei carabinieri del ROS, è stato invece piuttosto tenero con il Sig. Ciuro:

    «I due marescialli (Ciuro e Riolo, ndr) sono talpine. Manca la talpona»

    «Ciuro si limitò a qualche intrusione nel computer della Procura e a qualche millanteria per farsi bello con il ricco imprenditore. Il grosso lo fece Totò»

    «…LE ACCUSE NON STANNO IN PIEDI. Infatti il maresciallo Giuseppe Ciuro, arrestato nel 2003 per concorso esterno e tenuto in galera per due anni, è stato poi assolto da quell’accusa e condannato per favoreggiamento (REATO CHE NON GIUSTIFICA QUELLA LUNGA DETENZIONE). »

    Ma non solo.

    Le responsabilità di Ciuro, a Travaglio, servirono persino, tanto per cambiare, per prendersela con il procuratore generale Grasso:   «Assodato il ruolo di talpe di Ciuro e Riolo, perché gli inquirenti li hanno lasciati circolare indisturbati per mesi negli uffici della Procura?». E poi: «Perché non si sono informati subito i pm più vicini a Ciuro per limitare i danni che le sue soffiate potevano arrecare alle loro indagini?».

    Al che, il procuratore Pietro Grasso scriverà al Corriere della Sera accusando Travaglio e Lodato (coautore del libro “Gli intoccabili”) di fare «disinformazione scientificamente organizzata».  E la replica di Travaglio sarà naturalmente, molto dura: “Se il dottor Grasso ha qualcosa da smentire, lo faccia. Se si ritiene diffamato, ci quereli, così avremo la possibilità di difenderci dalle sue generiche quanto oltraggiose affermazioni. Come lui ben sa, non ci mancano i testimoni pronti a confermare quanto abbiamo scritto  … Testimoni che potrebbero pure raccontare la curiosa gestione del caso Cuffaro, «salvato» (contro il parere di quasi tutta la Dda) dall’ accusa più grave di concorso esterno, accusa per la quale suoi presunti complici sospettati di comportamenti infinitamente più lievi sono stati arrestati, tenuti in galera per un anno e mezzo e alla fine (già in un caso) assolti. Testimoni che potrebbero raccontare che fine abbia fatto il «metro Falcone», tutto basato sullo scambio costante delle informazioni fra i membri del pool antimafia, nei sei anni del procuratore Grasso, continuamente contestato da numerosi pm della Dda tagliati fuori da qualunque notizia sulle indagini di mafia-politica e costretti ad apprenderle dai giornali o dai libri

    Peccato che oggi quel Travaglio, la cui barca oramai fa acqua da tutte le parti,  sia stato smentito in pieno da un importante giornalista, che si chiama Marco Travaglio: “Seppi poi da Ingroia che lui era al corrente delle indagini su Ciuro fin da prima dell’estate, (e vale a dire immediatamente, perché Ciuro fu scoperto l’11 giugno 2003 – ndr)  ma che – d’intesa con il procuratore capo, Piero Grasso – aveva dovuto continuare a comportarsi con lui come se nulla fosse, per non destare sospetti.” (da: “L’armadio degli scheletri” di Marco Travaglio – 22/02/2010).

    Quindi Grasso aveva tutte le ragioni, quando parlava di disinformazione di Travaglio, mentre il Travaglio, quando tuonava contro la carenza d’informativa usata con Ingroia, scriveva cazzate.

    Ed è Travaglio stesso a darcene conferma con una rivelazione che egli oggi prova ad utilizzare quale dimostrazione della sua buona fede nei rapporti vacanzieri del ferragosto trascorso con Ciuro ed Ingroia, sicuro che il suo pubblico disattento non si accorgerà che proprio tale rivelazione è allo stesso tempo la prova di una sua storica cappella.

    Ma la circostanza, se può sfuggire ai suoi ciechi ammiratori, non sfugge certo al Segugio.

    Ecco quindi, in conclusione, perché Travaglio, quando si prova a farlo parlare di Pippo Ciuro, vera talpa in procura sempre pronta ad informare gli uomini di Provenzano delle attività condotte dai “cugini di campagna” (gergo usato da Ciuro con Aiello per indicare i carabinieri) a loro danno, si inalbera, diventa isterico, e rifiuta, comprensibilmente timoroso del polverone che tale argomento può sollevare sulle “rivelazioni” di Massimo Ciancimino se rapportate con le effettive attività del ROS, (in realtà tutt’altro che compiacenti verso Provenzano ed il suo clan),  il contradditorio in pubblico, salvo poi, nella tranquillità dei suoi articoli e delle sue lettere aperte, svicolare dal tema principale a quello delle contabili bancarie relative ai suoi soggiorni siculi nonché, soprattutto,  a quello delle sue “non-condanne” per diffamazione.

    Su quest’ultimo tema, poi, Travaglio le spara grosse:

    Al momento sono spiacente di deludere i miei detrattori, ma in 25 anni di carriera giornalistica, durante i quali ho scritto una trentina di libri e dai 15 ai 20 mila articoli, tenendo dalle 1500 alle 2000 conferenze e incontri di vario genere in giro per l’Italia, partecipando a circa 150 trasmissioni televisive (soprattutto in quella TV di Stato dove, a dir suo, “non entri se non hai il guinzaglio” – ndr)  e radiofoniche, diffondendo decine di filmati via internet, non ho mai subìto alcuna condanna (per diffamazione – ndr) definitiva.

    Questa cosa non corrisponderebbe al vero, perché in una causa civile Travaglio è già stato considerato diffamatore e condannato in giudizio di terzo grado, quindi definitivo, a risarcire il danno al diffamato.

    Ma Travaglio, relativamente a questo fatto, si improvvisa contorsionista: “Tutt’altro discorso meritano le cause civili per risarcimento dei danni, che portano a un processo del tutto diverso da quello penale: nessuna indagine per accertare i fatti, solo la fredda quantificazione del danno, morale e/o patrimoniale e/o biologico. Paradossalmente, si può danneggiare qualcuno ed essere condannati a risarcirlo anche se si è scritta la verità sul suo conto, ma non lo si è fatto con la necessaria “continenza” espressiva. “

    Naturalmente si tratta di una stratosferica sciocchezza. Ove non fosse dapprima acclarato in modo incontrovertibile che è stato scritto il falso diffamando qualcuno, il procedimento civile per diffamazione non avrebbe neppure storia, e non si arriverebbe a quantificare nessun danno.

    Le sentenze di  “soccombenza” (tanto per usare un termine che Travaglio gradisce più di “condanna”) di Marco Travaglio in vari gradi di giudizio in cui si è trovato impegolato il giornalista torinese, chiariscono in modo cristallino, nei testi delle sentenze, come dove quando e perché Travaglio avrebbe scritto cose false.

    Così, ad esempio, nella causa civile che lo ha visto contrapposto a Mediaset e a Confalonieri, il Giudice rileva quanto segue: “deve osservarsi che le condotte (illecite) attribuite dal Travaglio a Mediaset sono specifiche e ben individuate, sicchè il riferimento a tali eventi potrebbe ritenersi lecito soltanto se rispondente al requisito della “VERITA”’, (giacchè per questa parte di articolo deve ritenersi che si faccia “cronaca” e non “critica”, essendosi limitato il giornalista ad elencare una serie di reati e/o di condotte illecite). (…) Poiché il giornalista ha elencato le “nefandezze” di MEDIASET in termini di “certezza”, – senza cioè specificare che si trattava di ipotesi di accusa non (ancora) accertate, – ovvero che erano riferite a terze persone-, tali notizie devono ritenersi non conformi al principio della “verità”, e pertanto devono ritenersi sussistenti gli estremi del reato di diffamazione.”

    Questo dice il Giudice nella causa civile.

    Come ho detto, ormai la barca di Travaglio fa acqua da tutte le parti.

     
    • anonimo 14:12 on 1 March 2010 Permalink | Rispondi

      Grande!
      Erano giorni che l’aspettavo.
      Ora me lo leggo tutto.
      Le faccio dei complimenti preventivi (o susseguenti).

      Luigi

    • anonimo 18:40 on 1 March 2010 Permalink | Rispondi

      Io, facendo eco a Luigi, ti faccio i "complimenti susseguenti" (da quando si incominciano a contare i giorni per la prescrizione del "reato di complimento", da adesso o da quando ho iniziato a leggere questo tuo articolo o da quando ho saputo dell’esistenza del medesimo?)
      Scherzi a parte, magnifica anche questa contraddizione rilevata! Se continua a far acqua cosi’, mi sa che la barca Travaglio affondera’ tra poco, la cosa tragicomica e’ che la falla l’ha fatta con le sue stesse mani!
      cesare

    • anonimo 00:26 on 2 March 2010 Permalink | Rispondi

       Questa è letteratura, ma anche Sciascia faceva lo stesso mentre di occupava di politica.
      Ho comprato in questi giorni un volumetto: "Un Onorevole Siciliano". Si tratta della trascrizione delle interpellanze parlamentari di Sciascia.
      Non divento una Enrixina per principio, perché ci sono i Travaglini. 
      Simona

    • anonimo 03:06 on 2 March 2010 Permalink | Rispondi

      Grande Enrix tutto molto interessante, lavoro ben fatto e pieno di fatti INCONTROVERTIBILI E CHIARI. Volevo dare un personale contributo spiegando altro fatto che secondo me inalbera Travaglio quando sente nominare Ciuro.

      Vorrei far notare altro principio che Travaglio tiene sempre con tutte le sue vittime, accusate di immoralità ma che incredibilmente dimentica INCOERENTEMENTE di avere per se stesso.

      Sono numerosi i casi in cui Travaglio, se non sbaglio, cita politci siciliani accusandoli di frequentazioni mafiose, accuse che rivolge anche quando è chiaro che al momento delle frequentazioni non si era a conoscenza della rilevanza mafiosa dei soggetti frequentati.

      Stessa identica cosa che è capitata a lui con Ciuro, era assolutamente chiaro che nessuno poteva accusare Travaglio per frequentazioni di persona che mai si sarebbe immaginato essere collusa con la mafia, ma lo stesso si è divertito spesso a fare questo giochino con altri che tenevano gli stessi suoi comportamenti, FREQUENTANDO GENTE COLLUSA CON LA MAFIA SENZA SAPERLO.

      Gianluca

    • anonimo 17:18 on 2 March 2010 Permalink | Rispondi

      Gentile Enrix
      la ringrazio per aver riassunto l’intricata girandola di versioni di Ciancimino.
      Mi ero perso la prima volta.
      Interessante il suo racconto sul motivo del perche’ Travaglio si incazza a parlare di Ciuro.
      Lei pensa pero’ che non c’entri niente il fatto che l’Odore dei soldi, recentemente ristampato perche’ a Travaglio l’editori riuniti non aveva dato un soldo (v. intervista a Sabelli Fioretti) e’ per meta’ fatto con le inchieste di Ciuro?
      Ho notato che nello stralcio della nuova introduzione riportato su voglioscendere non lo si nomina mai….
      Forse il suo interesse e’ piu’ di portafoglio che di onorabilita’.
      Pare anche che il Fatto Quotidiano non navighi in buone acque finanziariamente….

      Luigi

    • enrix007 20:23 on 2 March 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Luigi e cari tutti.
      Quel Raggruppamento Operativo Speciale dei carabinieri che in un certo periodo secondo Cianci junior, e quindi anche secondo Travaglio, avrebbe dovuto “GARANTIRE LA MASSIMA LIBERTA’ DI MOVIMENTO” a Provenzano in base alla fandonia di un patto stato-mafia inventato per i babbei, in realtà, in quello stesso periodo e coordinato da alcuni procuratori onesti, braccava Provenzano piazzando le cimici sulle auto e negli appartamenti dei suoi angeli custodi, intercettando, e consegnando ai magistrati le intercettazioni senza filtri, indi smascherava la rete di protezioni del clan in procura e nel palazzo della regione (quella vera, non quella inventata da Ciancimino) e portava in galera un prestanome di Provenzano che assicurava alle casse del padrino milioni di euro di profitti a danno dei cittadini, tanto per garantirei meglio al boss la libertà di movimento. Poi nella rete mafiosa c’era una mela marcia del loro raggruppamento: beccato ed arrestato. Poi c’era un politico, un pezzo da 90. Beccato e condannato anche lui. Poi c’era un amico di Travaglio, che con lui condivideva barbecues e tuffi in piscina: beccato ed arrestato anche lui. Detto ciò, io ritengo che tutto questo sia la ragione precipua per cui Travaglio non vuole parlare di quelle vicende.
      E’ un’opinione mia, ma che poggia su una logica molto solida.

      Poi c’è ovviamente il concorso di altre ragioni. Si, ce ne sono anche altre.

    • Sympatros 14:16 on 4 March 2010 Permalink | Rispondi

      Però questo non lo potete proprio dire…   cosa? Non potrete mai dire che Travaglio ha fatto l'autista a Ciuro…. portandolo ai vari incontri o summit….. attendendolo poi al bar insieme al giovane Ciancimino ed ad altri autisti di cui non ricordo il nome!

    • enrix007 14:55 on 4 March 2010 Permalink | Rispondi

      Perchè non posso dirlo, Sympatros? Se ho un inportante PM che mi mette sotto la sua protezione, e nessuno che mi smentisca, posso dirlo benissimo.

    • Sympatros 15:09 on 4 March 2010 Permalink | Rispondi

      Auaaaauah…… che ridere!!

    • Sympatros 15:10 on 4 March 2010 Permalink | Rispondi

      Ma gli altri autisti quali erano? Non mi ricordo il nome!!

    • Sympatros 15:29 on 4 March 2010 Permalink | Rispondi

      Naturalmente non sto ridendo per te, Enrix, ma per la battuta di Ciancimino junior…. non tutti gli autisti diventano persone importanti!

      Ti saluto e tolgo il disturbo…. qua siete persone serie!!

    • anonimo 03:49 on 6 March 2010 Permalink | Rispondi

      “Tale espressione, infatti, è specificamente riferita all’oggetto (di pubblico interesse)
      dell’articolo, non è “gratuita” bensi necessaria per rappresentare l’opinione critica del
      giomalista e non sconfina nella contumelia essendo contenuta nei limiti della accesa
      dialettica propria dell’argomento trattato.”(sent.,10)

      a dirla tutta

    • enrix007 10:15 on 6 March 2010 Permalink | Rispondi

      "A dirla tutta", una cosa che non c'entra un cazzo.

      Fra i vari periodi dell'articolo contestati da Confalonieri, alcuni sono stati ritenuti diffamatori (perchè secondo il magistrato Travaglio ha scritto falsità su di lui), alcuni ingiuriosi (la parte di Confalonieri che si guarda allo specchio), altri (e nella fattispecie il terzo periodo) nè l'uno nè l'altro, ma contenuti nei limiti dell'accesa dialettica.

      Ovviamente qui stiamo parlando dei periodi e delle motivazioni per cui è stato condannato, non di ciò per cui non lo è stato.

      Il tuo commento è invece riferito a ciò per cui non lo è stato, ma la prossima volta magari corredalo anche dei risultati del superenalotto, tanto per soddisfare meglio le tue pulsioni a scrivere cose inutili, se queste ti provocano l'insonnia.

    • anonimo 20:48 on 7 March 2010 Permalink | Rispondi

      Ma com'e' che il povero Sympatont capisce tutto al contrario? Ci vuole ben tanta pazienza, caro Enrix….

    • anonimo 15:00 on 27 March 2010 Permalink | Rispondi

      >>>Ovviamente qui stiamo parlando dei periodi e delle motivazioni per cui è stato condannato, non di ciò per cui non lo è stato.Appunto.Scusa quanto era la richiesta iniziale? Quanto ha dovuto sborsare?Poveracci

    • anonimo 15:02 on 27 March 2010 Permalink | Rispondi

      >>Ovviamente qui stiamo parlando dei periodi e delle motivazioni per cui è stato condannato, non di ciò per cui non lo è stato.Appunto.Scusa quanto era la richiesta iniziale? Quanto ha dovuto sborsare?Poveracci.

    • enrix007 19:31 on 27 March 2010 Permalink | Rispondi

      "Appunto."Appunto, tu non hai capito un cazzo."Quanto ha dovuto sborsare?"Chi? L'ultimo cliente di tua sorella?"Poveracci."Esatto, come quelli che ridono dello scemo del villaggio (e quello sei tu).

    • almostblue58 14:15 on 28 March 2010 Permalink | Rispondi

      Mi si permetta di spezzare una lancia a favore di Travaglio, realivamente a ciò che scrive Gianluca:"Sono numerosi i casi in cui Travaglio, se non sbaglio, cita politci siciliani accusandoli di frequentazioni mafiose, accuse che rivolge anche quando è chiaro che al momento delle frequentazioni non si era a conoscenza della rilevanza mafiosa dei soggetti frequentati. Stessa identica cosa che è capitata a lui con Ciuro".A differenza di Ciuro, cioè di un investigatore in servizio presso la procura di Palermo, e, dunque, insospettabile, un capomafia o un qualsivoglia mafioso traggono il proprio prestigio dal fatto che, sul territorio, tutti sanno chi siano. Altrimenti non potrebbero esercitare il proprio potere su persone che tale potere non gli riconoscerebbero. Un capomafia non diventa tale quando lo acchiappano, anzi: quando lo acchiappano forse smette di esserlo.Queste cose le ho gia scritte quasi tre anni fa, dopo le polemiche sulle accuse di Travaglio a Schifani (http://almost58.splinder.com/post/17104522/C%27%C3%A8+chi+preferisce+Marco+Bava) e mi ero sentito in dovere di scriverle poiché qualche giorno prima scrivevo che mi ero rotto le palle del trio Grillo-Travaglio-Di Pietro, ché avevano trasformato la questione morale in questione giudiziaria (http://almost58.splinder.com/post/17080389/Sinistra+mia%2C+non+ti+conosco.+).Però un conto è non poterne più di certi metodi, altro è tacere di fronte a simili grossolane fesserie, ché non sono meno gravi del suddetto metodo, specie se propalate in malafede come nel caso che mi spinse a scriverne quasi tre anni fa.Quanto alla differenza fra penale e civile nei casi di diffamazione (a prescindere dal caso specifico), Travaglio non ha del tutto torto: il metro di valutazione è diverso e qualsiasi giurista anche non particolarmente brillante potrebbe confermarlo. E non è un caso se negli ultimi venti anni i potenti, che prima ricorrevano al penale (eccetto Andreotti, che si lasciava scivolare tutto addosso), sono poi passati al civile: prima c'era il senso e il rispetto dei ruoli, in questo Paese, a un certo punto è saltato e i potenti hanno scelto deliberatamente il civile per intimidire e tentare di imbavagliare i giornalisti (categoria di cui faccio parte).

    • anonimo 16:13 on 30 March 2010 Permalink | Rispondi

      Gentile sig. Enrixnel blog di Caruso (ormai defunto, temo) stiamo invocando a gran voce il suo nome.Se vuole fare un sorriso si legga i commenti piu' recenti.Luigi

    • anonimo 18:10 on 30 March 2010 Permalink | Rispondi

      non e' defunto, Luigi…

    • anonimo 12:17 on 11 April 2010 Permalink | Rispondi

      Per almostIn linea di massima hai detto una cosa correttissima. E' naturale che per le ragioni da te specificate è più probabile che una frequentazione sul loco di mafioso mai inquisito sia possibile saperlo rispetto ad un servitore dello stato.Anche se ….. anche se ritengo che tutti sanno che in in sicilia queste istituzione così integerrime non esistono, spifferi, spifferini, gente al soldo della mafia nonche servitrice dello stato, ci sono state e ci saranno sempre.Quindi sono assolutamente d'accordo con te Almostblue era più facile che Schifani sapesse di Travaglio (anzi diciamolo per certo che Schifani sapeva), lo stesso però non ha nessun diritto di infangare un cittadino Italiano (anche avesse ragione) facendo quel che ha fatto, si dice che se si sputa spesso a volte torna indietro. Personalmente volevo concentrare l'attenzione non sul singolo fatto, ma sui metodi di  Travaglio ed in questo caso, Ciuro, è successo il patatrac, facendo capire a T. che bisogna fare attenzione ad esagerare a dare patenti di mafiosi ai frequentatori degli stessi.Travaglio è un personaggio che ancora devo inquadrare e la cosa che mi fa più rabbia e che secondo il mio modestissimo parere prendere cantonate o non essere precisi come purtroppo capita a lui, porta solo assist ai geni del male.Per attaccare lo schifo serve un informazione perfetta, corretta,  e come costruire un castello, già saranno in pochi a volerlo fare perchè il potere politico ed economico disincentiva la costruzione,  chi decide di farlo deve fare un lavoro perfetto sapendo dei numerosi attacchi che subirà,Travaglio sembra essere un volenteroso costruttore ma poi lavora facendo mura fatiscenti e che possono crollare al primo attacco. In poche parole sembra essere utile all'inizio però poi il suo lavoro negli addetti ai lavori ha falle in tutte le parti.E la cosa mi fa incazzare non poco.Gianluca

    • almostblue58 16:27 on 12 April 2010 Permalink | Rispondi

      x Gianlucapenso che il limite di chi fa informazione quotidiana stia proprio nella quotidianità stessa e nella fretta che la quotidianità richiede.altro discorso sono i libri: documenti e memoria; la memoria a volte gioca brutti scherzi e ti ritrovi a scrivere inesattezze, ne bastano un paio e se quacuno si mette a battere sui quei tasti il resto del lavoro, inappuntabile, diventa secondario.negli anni, ho trovato errori grossolani in tanti libri, ma non tutti gli autori sono sovraesposti come Travaglio e, dunque, certe grossolanerie passano inosservate. qualche mese fa ne ho trovato uno, a rischio di un paio di querele, nell'ultimo libro di un amico abbastanza noto. Nessuno ne ha scritto e il libro ha ricevuto recensioni lusinghiere. Non so se l'abbiano letto le persone tirate in ballo a casaccio, ché in quel caso gli incassi non gli basterebbero a pagare i danni.secondo me Travaglio è un buon giornalista, l'opinionista mi piace meno, il guru ancora meno (e i travaglini mi inquietano); se non fosse esistito l'avrebbero inventato. e forse l'hanno inventato davvero, ché se non gli avessero dato addosso come hanno fatto per "L'odore dei soldi", sarebbe uno dei tanti buoni giornalisti italiani che ogni tanto scrivono un libro utile. Invece è diventato parafulmini e macchina sfornalibri in quantità industriale (con le inevitabili inesattezze). è entrato un po' troppo nella parte, secondo me. ma non è facile fare un passo indietro, in certe situazioni, specie quando queste situazioni ti fanno essere popolare e ti fanno guadagnare un pacco di soldi.ciao,Sebastiano

  • Avatar di enrix

    enrix 08:29 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi
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    Tagli, ritagli, e la mitopoietica di Ciancimino Junior 

    Bricolage.


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    Come diceva il grande Paolo Panelli in uno dei suoi simpatici varietà televisivi: cari amici, eccoci giunti al nostro appuntamento col bricolage. Che cos’è il bricolage? Secondo la definizione di un dizionario, “è un’attività manuale che consiste in piccoli lavori che una persona, generalmente non professionista, esegue per proprio conto e propria soddisfazione.

    Claude Lévi-Strauss ha definito il bricolage "un riflesso sul piano pratico dell’attività mitopoietica".

    La mitopoiesi (dal greco μυθοποίησις "creazione del mito") è un genere narrativo nella letteratura moderna e nel cinema dove viene creata una mitologia fantastica dall’autore o dal regista.

    E noi qui abbiamo un appassionato di mitopoietica, che risponde al nome di Massimo Ciancimino, che lo scorso 9 febbraio, in veste di testimone al processo per favoreggiamento a carico del Generale Mario Mori e del Colonnello Obinu, ha prodotto un documento.

    Questo documento: 
    Cliccando sul documento, ve lo potete vedere ad alta risoluzione, mentre sino ad oggi online si sono trovate soltanto striminzite riproduzioni formato francobollo.

    Eppure è importante vederlo bello grosso, e presto capirete  perché.

    Ma prima di procedere col nostro corso di Bricolage, bisognerebbe aprire una premessa per capire bene che cos’è questo documento.

    Secondo quanto ci ha riferito Ciancimino Junior, questo documento sarebbe una lettera di Provenzano destinata a Silvio Berlusconi (notare infatti l’indirizzo in testa, perché ad es. Marco Travaglio ci tiene particolarmente, dal momento che ha affermato lunedì nel suo passaparola che il fatto che la lettera sia stata imboscata alcuni anni in uno scatolone, per lui rappresenta “Un mistero. Come è possibile – si domanda Marco – che una lettera indirizzata all’On. Berlusconi sia ritenuta non utile visto che a Palermo c’è stata un’inchiesta per mafia e riciclaggio a carico di Berlusconi?)

    Dunque come dicevamo, questo documento sarebbe, secondo Ciancimino Junior,  una lettera di Provenzano per Berlusconi, ma nella versione “riscritta” da suo padre Ciancimino Senior. Le ragioni per cui Don Vito l’avrebbe riscritta, la lettera di Provenzano, non sono chiarissime nei racconti del figlio Massimo, che su questo argomento nei precedenti interrogatori cambiava versione da un giorno all’altro e dichiarava espressamente di essere avvinto dal continuo desiderio di “rimangiarsi” ciò che aveva detto in precedenza (sic).

    Sempre Massimo Ciancimino, dice che l’originale della lettera di Provenzano (che però ahimè non riporta la grafia di Provenzano), o comunque un suo “ritaglio”, sarebbe questo:

     

    Questo secondo documento viene esibito per la prima volta dai PM a Ciancimino, nel corso di una sua deposizione, il 30 giugno 2009. E Massimo, appena lo vede, dichiara con  piglio sicuro che quella sarebbe stata la  grafia di suo padre. I PM presenti, Ingroia e Di Matteo, nonostante si veda benissimo, per chiunque avesse visto quella autentica anche una sola volta, che quella scrittura può appartenere a chiunque ma non certo a Vito Ciancimino, e nonostante abbiano sottomano esempi copiosi della scrittura di Don Vito, non contestano la dichiarazione a Ciancimino Jiunior.

    Bisognerà attendere il giorno successivo, alla ripresa dell’interrogatorio, per  udire il nostro testimone pronunciare quanto segue:  "Come avete notato, all’inizio ho addirittura detto che era grafia di mio padre, avendo ovviamente la certezza, che non era assolutamente grafia di mio padre".

    In un tribunale americano, direbbe Travaglio,  a uno che verbalizza una cosa del genere, non verrebbe più consentito di continuare. Ma bisogna capire anche lui, poverino, perché sta parlando di cose di mafia e, come lui ci ricorda sempre, è rosicchiato da una paura del diavolo che lo porta a dire un mucchio di fandonie e fesserie, che però poi per fortuna, in determinate fasi di ravvedimento, lui rettifica.

    A dire la verità a ben leggere i due documenti, risulterebbe il contrario di quanto dice Ciancimino, e vale a dire il secondo documento sembrerebbe soltanto una ricopiatura raffazzonata, lievemente manipolata tanto per dargli quel pizzico di Provenzaniana ignoranza lessicale, estratta a stralci quasi casuali, e perciò  priva di senso logico, della parte manoscritta da Don Vito nel nostro primo documento che invece, pur tronca perché mancante della pagina precedente e di quella successiva, appare assolutamente logica negli enunciati. Lo si vede bene rimarcando in blu le parti riportate sul "pizzino" di "Provenzano", all’interno dell’enunciato esteso estratto dal manoscritto di Vito Ciamcimino:


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    …anni di carcere per questa mia posizione politica intendo dare/portare il mio contributo (che non sarà modesto/di poco) perché questo triste evento non abbia a verificarsi. Sono convinto che se si dovesse verificare questo evento (sia in sede giudiziaria che altrove) l’On. Berlusconi metterà/vorrà mettere  a disposizione una delle sue reti televisive.

    Inoltre, in questi documenti, si parla di “un evento”. Che cosa sarebbe questo evento?

    Secondo Massimo Ciancimino, questo evento sarebbe  un ”Atto intimidatorio”, un  progetto di eliminazione fisica” di un familiare di Berlusconi, se questi non avesse ceduto al ricatto concedendo a Provenzano l’uso di un canale televisivo, non si capisce bene per fare che cosa.

    Ma se leggiamo il documento prodotto in Tribunale, vediamo che “l’evento” di cui scrive Vito Ciancimino, è un evento che dovrebbe avvenire “in sede  giudiziaria”. Non credo quindi che si tratti dell’eliminazione fisica di qualcuno, altrimenti non si capisce perché Ciancimino dovrebbe aver ipotizzato il suo verificarsi “in sede giudiziaria”. Normalmente quando si paventa un evento che dovrebbe verificarsi in sede giudiziaria, si dovrebbe trattare di un’iniziativa più dipendente dai magistrati, che non della mafia.

    Chissà a che cosa si riferiva realmente Vito Ciancimino, quando sosteneva di voler andare in televisione e di “convocare” (la stampa?) nel caso si fosse verificato un certo evento in una sede giudiziaria. Saperlo.

    Noi negli ultimi anni abbiamo assistito a molti eventi importanti in sedi giudiziarie, di cui alcuni, tanto per fare un esempio a caso,  riconducibili tutti al tentativo di incolpare i carabinieri che catturarono Riina, delle cose più infami: non aver voluto perquisire il covo di Riina, non aver voluto catturare Provenzano, e soprattutto, di essere arrivati ad un accordo con “U Tratturi”,  che gli garantiva impunità e libertà di movimento, grazie soprattutto agli uffici del consigliori Vito Ciancimino.

    E’ un vero peccato che Don Vito sia morto nel 2002, e non aver così potuto vedere le sue reazioni ed assistere ai suoi commenti ed alle sue testimonianze, nelle circostanze di tali eventi.

    Ma per fortuna, abbiamo invece il figlio, che reagisce, parla, e commenta.

    E produce documenti.

    Ma torniamo dunque al nostro bricolage.

    Prendete una lente di ingrandimento, un paio di forbici, (oppure una taglierina) e un tubetto di colla vinilica.

    Fatto? Bene. (cit.)

    Ora prendete il documento,  ed osservate bene ingranditi questi due particolari:

     
    particolare n°1

                               

    particolare n°2

     

    Come potete vedere, nel particolare n°1, compaiono tre righette che sembrano proprio la parte di una parola tagliata a metà.  Nel particolare n°2, osservate la lettera “t”: è “tagliata” di brutto in testa da qualche cosa, che incide proprio sulla sua barretta orizzontale.

    Proviamo a vedere se per caso, la lettera “t” e quella mezza parolina, non risultino tagliati dalla stessa sforbiciata.

    Prendiamo inchiostro e penna, e uniamo la base dei tre baffetti del particolare “1” fra di loro, quindi proseguiamo sino al punto terminale sinistro, e poi a quello destro, del trattino orizzontale della “t” che pare tagliato di netto, in modo che la nostra linea  si sovrapponga esattamente all’apparente “taglio”.

     Proseguiamo diritti con la nostra linea sia a destra che a sinistra del nostro breve segmento: il risultato è una linea retta dritta dritta perché i 5 punti individuati in precedenza si trovano, giustappunto, esattamente ad insistere sulla stessa retta. Retta che, tra l’altro, va a tagliare anche un minuscolo pezzettino della “d” della preposizione “di” che si trova davanti alla parola “carcere”.

    Eccolo qui, il risultato:


    E ombreggiando la parte superiore alla linea, si capisce ancora meglio:


    Eh, si. Parrebbe proprio che l’indirizzo di Silvio Berlusconi sia stato ritagliato da qualche parte e appiccicato con la colla sulla testa del documento, per poi farne una fotocopia che lo faccia sembrare un tutt’uno.

    Così pare.

    Arrivederci alla prossima puntata della nostra rubrica di Bricolage, e un abbraccio dal Segugio.


     
    • anonimo 03:42 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

       ciao.
      Non riesco a leggere cosa dice "l’indirizzo"… al presidente del consiglio…silvio berlusconi…e quali sono le altre parole?

      2) ma…possibile un ritaglio così sgarbato? manco io alle elementari!

      3) di quando sarebbe, secondo Ciancy, questa presunta lettera di Provenzano? Quando sarebbe stata scritta, secondo lui?

      Grazie

      Marco Ottanelli

    • enrix007 03:53 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      "Al presidente del consiglio dei ministri, On. Silvio Berlusconi."

      Cianci il 30 giugno dell’anno scorso, nelle deposizioni dinnanzi ai PM, data con determinazione lo scritto al 1992. Il giorno dopo rettifica, e dice che aveva datato così per paura, e dice che lo scritto doveva essere un po’ posteriore, quando suo padre era in carcere. (ma che c’è da aver paura nello spostarlo di qualche mese?)
      Poi al processo Mori il 9 febbraio scorso, lo data definitivamente 1994.

      naturalmente è una cazzata, perchè Vito Ciancimino nella sua lettera parla degli "anni di carcere" trascorsi per la sua posizione politica, e lui in galera c’è andato alla fine del 92. Quindi….

    • enrix007 03:55 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      PS: cliccando sulle foto con il bordo, si ottiene l’ingrandimento.

    • anonimo 10:46 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Certo Il Massimo è quello che è, ma c’è un limitesotto il quale uno deve essere considerato minorato e inidoneo alla testimonianza.

      Come ha fatto il Massimo a dichiarare in prima e seconda battuta che la lettera era del 92 o poco dopo, se è indirizzata al presidente del consiglio Berlusconi, diventato tale il 10 maggio 94?

      Va beh, se uno di materia grigia ne ha poca, in fondo non è colpa sua. Ma i PM, diplomati e poi  laureati e poi vincitori di concorso, non dico debbano avere 150 di QI, ma almeno qualcosa non troppo sotto la media,  diciamo un QI >80 dovrebbero averlo.

      Questo assurdo errore cronologico avrebbe dovuto immediatamente squalificare il teste.

      E chiaro che poi in terza battuta viene fuori che la lettera era del 1994, mi meraviglio solo che il Cianci non abbia dichairato che doveva essere stata scritta tra il 10 maggio ed il 22 dicembre del 94 !!!!!

      Anton Egger

    • Bvirtual 10:49 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Enri, pezzo davvero molto appassionante, e quindi gli originali, dove sarebbero??

    • enrix007 10:51 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Anton,
      è evidente che il manoscritto n°1, porta una data molto più vicina al terzo millennio di quanto non sostenga Ciancimino, e che il n°2 invece provenga da un ricalco fatto decisamente nel terzo millennio.
      Solo, come dici tu, un minorato mentale può pensarla a rovescio.

      Ma più che altro a questo punto, io se fossi un PM che sa fare il suo lavoro e soprattutto in buona fede, emetterei un provvedimento di fermo del Ciancimino per occultamento di prove, qualora lui non cacciasse fuori almeno la pagina prima e la pagina dopo del manoscritto, per farci capire realmente che cosa intendeva dire suo padre.

      E originali, senza collage.

    • enrix007 10:53 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Ciao Grazia, è un piacere averti qui. Vale la risposta che ho dato Anton.

      Un magistrato serio e vero, glieli farebbe cacciar fuori.

    • anonimo 11:32 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

       lo scandalo della mancanza di originali comprovati mi fa rabbrividire un po’.

      Però sulla datazione di questo pastrocchio Ciancimino potrebbe cavarsela: suo padre è stato in prigione DAL 1992, quindi ‘sto foglio POTREBBE essere stato scritto nel 1994. Se Massimino lo afferma solo in 3a istanza, bhe, c’è seriamente la mancanza di contestazione da parte di tutti, difronte a simili balletti.

      Marco

    • enrix007 11:39 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Marco, se Ciancimino avesse scritto quella roba in carcere, le autorità dovrebbero averne una copia, comprese le pagine precedenti e quelle successive.

      Siccomne poi gli anni di carcere di cui parla sono anni di carcere subiti "a causa della SUA posizione politica", sono anni di carcere suoi, non di qualcun altro.

    • anonimo 12:26 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Enrix, se capisco bene la lettera "orginale" è una fotocopia e non potrebbe essere altrimenti, visto che l’originale manoscritta dovrebbe essere stata inviata al Berlusconi (ammesso e non concesso).

      Siccome Travaglio dice che è stata imboscata in fondo a scatoloni, fa intendere  che  tale lettera fosse in mano alla magistratura da anni ( a meno che non fossero scatoloni tenuti da Massimo) e quella esibita dal Massimo il 9 febbraio non è una novità (cos’è la fotocopia della fotocopia?)  La mia domanda è :
      quando risulta depositata agli atti tale lettera?

      Credo comunque che non sia troppo difficile risalire alla data approssimativa della fotocopia "originale" in quanto la tecnologia di produzione dei toner cambia abbastanza rapidamente. Un’analisi chimica dell’"inchiostro" , penso in particolare ad una spettrografia, consentirebbe l’individuazione di tutti i componenti chimici dell’inchiostro e di conseguenza  l’individuazione del produttore e degli anni in cui il prodotto era in produzione e vendita.
      Siccome ciancimino data la lettera alla prima legislatura di Berlusconi (in terza battuta almeno), se risultasse che tale inchiostro è stato prodotto posteriormente al dicembre 94, si tratterebbe di falso certificato.

      Anton Egger

    • enrix007 13:22 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Ci tengo però a chiarire una cosa. Quando io in questo articolo cito la frase di Travaglio che parla di un documento recante l’indirizzo di Berlusconi, sepolto negli scatoloni dalla perquisizione del 2005, in realtà faccio il classico babbeo che fa il verso ad un paccaro.
      Perchè in realtà, Travaglio, non sta parlando del documento esibito al 9 febbraio da Ciancimino, quello del collage, ma bensì sta parlando del documento n°2, quello frammentario scritto non so da chi che ho riportato qui sopra, mostrato in procura a Ciancimino Junior il 30 giugno 2009,  e che come si può vedere non porta nessun indirizzo. E’ una delle tante frottole e fesserie che racconta Travaglio in quel passaparola, e di cui, come ho detto, scriverò a breve.

      Per quanto riguarda invece il n°1. è assolutamente ovvio che non si tratta proprio per niente di una lettera indirizzata a Berlusconi, o a Dell’Utri, ma di una memoria di Don Vito relativa a vicende che a mio giudizio non riguardano Berlusconi nel modo più assoluto.
      Don Vito prospetta un suo intervento in TV, e si auspica che Berlusconi glielo conceda (anzi, ne è certo) per parlare di un evento che lui teme possa avvenire in sedi giudiziarie, e che secondo me non riguarda Berlusconi. proprio per niente.

    • anonimo 13:39 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Enrico, hai letto le nuove rivelazioni spassose sul caso Moro? Ma poi il covo non era in via Montalcini?

      Ciao e complimenti, Alessandro

    • anonimo 13:44 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Ok, chiarito il fatto.
      Quello che dici sulla lettera 1 è verosimile e compatibile con l’insistenza con cui il Vito chiese, ripetutamente, la diretta televisiva per una sua audizione in commissione antimafia nel 92, vedi il libro "Le mafie" scritto da Vito stesso.
      Tra l’altro in "sede giudiziaria o altrove" , l’altrove potrebbe riferisi proprio alla commissione antimafia.

      Inoltre era sua abitudine scrivere lettere al presidente della commissione antimafia e per conoscenza ad alte cariche istituzionali quali  il presidente della repubblica e il presidente del consiglio dei ministrri. Nel suo libro riporta parecchie di queste lettere.

      Anton Egger

    • anonimo 15:17 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      PER ENRIX

      Stavo leggendo un vecchio articolo di giornale di luglio 2009 dove penso si parlava dello stesso pizzino., questo il passo saliente:

      Massimo Ciancimino non ricorda con precisione la data in cui avvenne la consegna. Ma sottolinea, invece, che il messaggio era completo, cioè non era tagliato nella prima parte così com’è stato trovato dai carabinieri durante una perquisizione. Il foglio di carta, infatti, è strappato a metà e in questo modo i pm lo hanno mostrato a Ciancimino.

      In pratica se il foglio è lo stesso i Carabinieri hanno l’originale che non proverebbe nulla, visto che manca una parte,  l’intestazione con il nome di Berlusconi. E dal cilindro Ciancimino Junior due giorni fa ha portato l’ottima fotocopia frutta del BRICOLAGE da te spiegato, ho capito bene?

      http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/ciancimino-berlusconi/ciancimino-berlusconi/ciancimino-berlusconi.html

      Gianluca

    • anonimo 16:28 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Una riflessione: se il documento è una fotocopia, non può essere la fotocopia di una lettera spedita e di cui quindi non c’è originale , in quanto spedito.

      Dovrebbe essere la fotocopia di una minuta, che a questo punto dovrebbe essere reperibile.

      Certo è che non ci vedo alcunchè di compromettente, neanche in questo tagli e ritaglio.
      Tutti possiamo scrivere a chiunque e dire ciò che deisderiamo, vogliamo, speriamo.

      Angelis

    • anonimo 17:44 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Angelis, Ciancimino fotocopiava tutti i suoi documenti, così dicono, quindi la lettera sarebbe stata fotocopiata prima della spedizione.

      Avete visto quest’altro "pizzino"?
      Anche qui ci sono segni strani, e una bella riga orizzontale sopra all’ultima riga.

      palermo.repubblica.it/multimedia/home/23025344

      bart_simpson

    • anonimo 19:07 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Stavolta enrix mi sento proprio coinvolto.
      Sto leggendo il verbale del 30-06-09 e quello del giorno successivo che riguardano la genesi del tuo documento N.2, il cosìdetto mezzo foglio A4.

      E’  tutto così pazzesco e così diverso da come uno se l’aspetta. Sto Massimo che dà continuamente versioni diverse, a distanza di un giorno ma anche di pochi minuti e cade continuamente in contraddizione.
      Ma la vergogna è nel ruolo di Ingroia e Di Matteo !!!! Suggeriscono in più punti al Cianci come superare le sue contraddizioni!!

      Su questo avrò molto da dire.

      Anton Egger

    • anonimo 20:10 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Qualche chiarimento sugli originali.

      Il Massimo Ciancimino (Max, per brevità), nelle deposizioni del 30-6-09 e del 1-7-09  ribadisce + volte che di tutte le lettere spedite dal padre,  furono conservati gli originali e spedite le fotocopie, che lui stesso (Max) eseguiva. Per quanto strano, una logica c’è e la spiega lui stesso:  suo padre temeva che dagli originali si potessero rilevare le impronte digitali.
      Dichiara, sempre il Max che, oltre agli originali, conservavano anche una fotocopia. Questo particolare è importante perchè il documento N.2 di enrix, ritrovato  tra il materiale sequestrato al Max nel 2005, è l’originale manoscritto (non si fà da chi, ma attribuito da Max a Provenzano) ma è parziale nel senso che è solo mezza parte del  foglio A4. Però, sempre secondo Max, da qualche parte  dovrebbe avere la fotocopia dell’intero foglio.

      Anton

    • anonimo 10:23 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      In tema con la mitopoietica: Segugio sei un mito nello smascherare i cazzari!!

      cesare

    • anonimo 14:27 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      volevo scrivere "attivita’ mitopoietica" tengo a precisarlo prima che qualche saputello di nostra conoscenza (magari un certo imbecille di Napoli…) arrivi e dica che si puo’ usare solo come aggettivo e il sostantivo e’ mitopoiesi! Da questi soggetti che si attaccano ai dettagli per confondere le acque e insabbiare la verita’ bisogna guardarsi…. :D
      cesare

    • enrix007 17:49 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      So a chi ti riferisci.
      E’ la reincarnazione di un un antico furbacchione.

      « In questa tomba tenebrosa e scura
      giace un villan di sì difforme aspetto
      che più d’orso che d’uomo avea figura,
      ma di tant’alto e nobile intelletto
      che stupir fece il mondo e la natura.
      Mentr’egli visse fu Bertoldo detto;
      fu grato al re, morì con aspri duoli
      per non poter mangiar rape e fagioli. »

      (Epitaffio di Bertoldo)

    • anonimo 20:18 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      Mi sembra utile riepilogare le dichiarazioni di Max (Massimo Ciancimino) sul documento N. 2 riportato da enrix. Lo faccio in alcuni post successivi.
      Numero 1

      Dalla  deposizione del 30-06-09.

      Il pm Di Matteo fa’ vedere a Max fotocopia dell’originale, (quest’ultimo trovato e sequestrato a casa di Max nel 2005) del documento e gli legge le parole scritte:
      Posizione politica. Intendo portare il mio contributo che non sarà di poco perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento, Onorevole BERLUSCONI, vorrà mettere a disposizione una delle sue rete televisive”
       
      Al che Di Matteo chiede a Max se conosceva tale documento.

      Max risponde che l’aveva già visto e crede che sia manoscritto da suo padre.

      Ingroia gli chiede se riconosce la grafia di suo padre.

      Max risponde prima che gli sembra di si e poi ribadisce che "si, si è quella di mio padre"

      Subito dopo Max dà una spiegazione del contenuto:

      " E praticamente era la volontà espressa di mio  padre di avere una diretta televisiva, tra l’altro, a  proposito, domani vi produco altri documenti che possono anche collegarsi a questo, dove mio padre più  volte chiedeva una diretta per dire la sua verità e per  dire la sua versione di tante situazioni facente capo  soprattutto a quello che era l’origine delle stragi e
       l’origine di altre situazioni; aveva espresso la volontà di  poter avere una diretta, insomma un’attenzione  televisiva tale da poter dire tranquillamente come  stavano certe cose, perché mio padre su varie, anche in  varie missive che posso anche darvi copia, non so se le  ho qua, aveva sempre lamentato questo, di non essere  stato mai ascoltato in Commissione Antimafia e tutte le  volte che voleva essere ascoltato, mio padre, anche per qualsiasi cosa aveva chiesto sempre la diretta con la  Sala Stampa e questa non gli era stata mai concessa

      Questo mio padre doveva consegnarlo ad un tramite che doveva farlo avere a BERLUSCONI per potere avere questa attenzione mediatica. Sapevo dell’esistenza di questo documento "

      Ingroia chiede a Max quando ha saputo del documento.
      Max risponde nel 2000, 1999-2000.
      Nei passaggi successivi si capisce che non solo Max ne è venuto a sapere in quel periodo, ma che il documento stesso risale a quel periodo.

      Dopo alcuni passaggi poco chiari (in cui Max chiama in causa Dell’Utri e Provenzano) 
      Di Matteo gli chiede "Ma lei questo documento, al di là dell’argomento, questo documento lo conosceva?"
      Max risponde "Sì, l’avevo visto, sì".
      Sembra che il PM metta in dubbio la conoscenza del documento da parte del Max, visto che aveva già dichiarato di conoscerlo. Ma la chicca viene adesso ( pagina 13, righe 16-28)
      Ingroia: …cioè ci sono dei riferimenti [ nel documento ndr] ad un evento, ad un triste evento che bisogna scongiurare…”
       
      DiMatteo: In due occasioni, in due passaggi si parla di questo evento…”
       
      Ingroia:…è un triste evento che sembra, che sembra in qualche modo possa riguardare l’Onorevole BERLUSCONI e che l’autore della missiva si impegna per cercare di
      scongiurare e che… si impegna a cercare di scongiurare questo evento purché l’Onorevole BERLUSCONI gli metta a disposizione una rete televisiva, direi che è così ovvio, diciamo, il contenuto è abbastanza chiaro.”
       
      Qui, il teste sembra Ingroia e non Max. Sembra cioè che Ingroia sappia esattamente il significato delle parole contenute nel documento e che stia tentando di spiegargliele a Max. Come faccia Ingroia a sapere che il triste evento riguardi Berlusconi mi è inspiegabile. Io, che evidentemente sono tonto, leggendo il “pizzino” non ci arrivo.

      Continua …

      Anton

    • anonimo 21:51 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      Numero 2

      Di fronte a tanta “ovvietà” il teste Max è in imbarazzo e chiede mezza giornata di tempo per chiarirsi le idee, ma il pm non gliela concede e si va avanti.
       
      Ingroia chiede che lei sappia suo padre questa richiesta la faceva a nome proprio o per
      conto di, di altri?”
       
      Max risponde che lo fa a nome suo e di altri ed in particolare del Provenzano.
       
      A questo punto Ingroia dice
      “… le faccio notare un’altra cosa che a lei non sarà sfuggito perché è
      abbastanza intelligente [!!!! ndr] per essersene reso conto e forse lo sapeva già, che benché la grafia sembra, io non faccio diciamo il perito grafico, ma insomma si nota
      benché la grafia, vedremo se è di suo padre o non di suo padre, però è la grafia di una persona apparentemente diciamo che sa scrivere, il contenuto però, il testo, l’italiano…”
       
      Max non aspetta nemmeno la domanda e dichiara
      Non è di mio padre
       
      Dopo alcuni passaggi ribadisce
      Comunque non è grafia di mio padre”
       
      E Ingroia:
      Non è grafia di suo padre quindi rettifica la sua precedente dichiarazione, è giusto? Eh vabbè, lei mica fa il perito grafico [ !!! ndr]”
       
      Dopodichè viene fatta una pausa di 5 minuti in cui max va in bagno e conferisce privatamente con il suo l’avvocato . Al ritorno Max ribadisce che la scrittura non è di suo padre. Successivamente ammette che il messaggio proveniva dal Provenzano e era diretto a Dell’Utri e Berlusconi. I pm gli chiedono se il messaggio doveva essere ricollocato temporalmente (cioè se Max voleva rettificare la data dell 1999-2000 in cui era stato scritto) e Max risponde di si, ma che non ricorda esattamente. Dichiara però che ricorda benissimo che in origine aveva nascosto il messaggio, per volere di suo padre, nella retrocopertina di un volume della Treccani conservato nella loro casa di Roma.
      Al che il PM chiede quando suo padre aveva risieduto a Roma e Max risponde tra il 1989 ed 1992 e poi di nuovo, dopo la scarcerazione tra il 1999 ed il 2002. Ingroia notando che si tratta di un lasso temporale molto vasto chiede a Max a quale dei due periodi risale il messaggio, ma Max non ricorda e dice di voler controllare a casa tra le sue carte e risponderà l’indomani.
       
       
      In effetti nella deposizione del giorno successivo 1/7/2009, dopo aver evidentemente consultato le sue carte, Max dichiara:
       
      Questo documento fa parte del periodo diciamo prima dell’arresto del 23 dicembre del ’92. Ho cercato ieri di spostarlo, cioè ho cercato di dargli meno importanza possibile perché ribadisco che mi fa un po’…”

      Ecco che viene fuori la seconda versione della data, nella prima era 1999-2000 e adesso diventa 1992. Successivamente dichiara che è antecedente le stragi e quindi antecedente il maggio 1992 (almeno se per stragi intende quelle di Falcone e Borsellino).
      Viene anche fuori che era stato lui stesso (Max) a ritirare il documento direttamente dal Provenzano vicino a Palermo e a portarlo a Roma a suo padre (che suo padre aveva il divieto di soggiorno a Palermo).
       
      Ingroia chiede
      Ma lei è certo che quella lettera è questa che le abbiamo esibito ieri pomeriggio, la possiamo esibire nuovamente…
       
      Max risponde :
      Sì, allora, voglio dire che in merito a questa situazione c’è stata più di una missiva, perché c’è stata pure qualcosa poco… c’è stata un’altra missiva che io non sono stato in grado di dare a mio padre
       
      A questo punto Max ha messo altra carne sul fuoco ed i PM vogliono accertarsi se sta ancora parlando della lettera del giorno precedente.
       
      Di Matteo chiede:
      Eh, ci arriviamo dopo, seguiamo l’ordine cronologico
      se no ci perdiamo. Allora, lei porta questa lettera a suo
      padre, le ho detto, suo padre la apre davanti a lei e lei
      è certo che è questa?”
       
      Max:
      Sì, deve essere questa, sì”
       
      Quindi Max ha appena confermato che si tratta della lettera del giorno prima.
       
      I passi successivi sono interessanti (dell’Utri diventa Onorevole nel 1996 e senatore nel 2001) e li riporto integralmente
       
      Ingroia: E lei ricorda a chi era indirizzata quella lettera?”
       
      Max: Al dottore DELL’UTRI.
       
      Ingroia: “Al Senatore Marcello DELL’UTRI…”
      Max: “Non era Senatore…”
      Ingroia: “…ora Senatore”
      Max: “ …no, non lo so neanche cosa era…”
      Ingroia: “…ora Senatore diciamo, al dottore Marcello DELL’UTRI.”
      Max: “Esatto”
       

       
      Adesso casca davvero l’asino e dopo che Max ha confermato ben due volte che stà parlando della lettera di cui al giorno prima,
       
      Ingroia chiede:
      Però scusi, noi stiamo parlando sempre di questa lettera? Noi parliamo di una lettera dove i riferimenti sono a: un triste evento e una esposizione politica per
      il quale porterà il suo contributo chi scrive la lettera… peraltro BERLUSCONI viene già indicato come Onorevole. La rileggiamo, questa metà, questa metà foglio dice: posizione politica, intanto portare il mio contributo che non sarà di poco perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento, Onorevole BERLUSCONI vorrà mettere a disposizione una sua rete televisiva”
       
      A Ingroia non era evidentemente sfuggito il banale dettaglio che nel maggio 92 o prima, Berlusconi non era ancora Onorevole (lo sarebbe diventato nel 94) e quindi lo fa “teneramente” e “candidamente” presente a Max (come nei film americani?) E Max, che già aveva spianato la strada dicendo che c’erano + lettere risponde, molto candidamente
       
      Max:
      Questa è la seconda”
       
      Ecco, dopo aver rtipetutamente confermato che si trattava della lettera del giorno precedente, che gliel’aveva data il Provenzano prima di maggio 92, che l’aveva messa nella copertina della Treccani a Roma, che aveva fatto due fotocopie della stessa, viene fuori, grazie alla domanda-suggerimento di Ingroia, che si era sbagliato. Ingroia a questo punto ne chiede l’arresto per falsa testimonianza? NO.
       
      Ingroia:
      Dica, dica, questa è la seconda, cioè, spieghi, vediamo
      se riesce a mettere meglio a fuoco i suoi ricordi, ci
      sono due lettere lei ha detto, lei ora, appena ora ha
      detto: forse allora questa è la seconda”
       
      Max:Più di una ce n’è né, più di una, più di due…”
       
      Ingroia:Lei quante ne ha viste? Lei è andato, uno a San Vito Lo Capo da LIPARI e l’ha portata a suo padre, che era indirizzata al dottore DELL’UTRI, giusto?”
       
      Max: Posso fare una pausa perché io devo capire pure cioè a
      cosa vado incontro”
       
      Ingroia:E faccia la pausa. E allora, su richiesta dell’interrogato
      alle 15:15 si sospende per 5 minuti
       
      Pausa provvidenziale, visto cos’aveva rischiato.

      Continua …

      Anton

    • anonimo 22:12 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      Numero 3.

      Nel proseguo della deposizione Max dice che in "realtà" quella lettera è la terza, consegnata a suo padre quando già era in prigione.
      Dice anche che non l’ha detto prima perchè ne temeva le conseguenze giudiziarie, in quanto portare una lettera in prigione è un reato.
      E questa motivazione mi sembra davvero assurda:  aveva già ammesso di aver fatto da tramnite tra Provenzano e suo padre, reato piuttosto grave mi pare, e ha paura di essere incriminato per aver consegnato un messaggio sottobanco a suo padre in prigione???

      Boh. Adesso non vi tedio più.

      Anton Egger

    • enrix007 03:18 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      Non stai tediando nessuno.

      Assolutamente grazie per l’intervento.

      Poi va detto che tutta questa testimonianza di Ciancimino, rovinerebbe totalmente in un cumulo di macerie, se fosse vero quello che sembra: e cioè che non sia stato Don Vito a costruire il suo testo su quelle 5 righe, lavorando ad intarsio, ma che sia stata l’anonima manina a ricopiare il testo originale di Don Vito, modificandolo qua e là allo scopo di farlo sembrare sgrammaticato.

    • anonimo 14:34 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      Nel Giornale di Feltri di oggi (domenica 14) viene riportata l’immagine da lei creata con le prove della contraffazione.
      Viene citata pero’ solo la Serafini e censurati.it

      Luigi

    • enrix007 15:17 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      Ottimo.

      Questo blog e censurati.it è come fossero una cosa sola.

    • enrix007 15:51 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

    • anonimo 16:02 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      l’importante è che su censurati viene riportato un pezzo che non è tutto, è tagliato, e si parla dell’articolo intero riportando il tutto qui, su segugio. Ma pensa tu se una comunista come me deve essere citata sul giornale di Feltri :)

      vabbè…  prendo atto e andiamo avanti
      (enrix, tieniti pronto, che la settimana prox avrò altre info di primo pelo per i motivi che sai eheheh)

    • anonimo 16:04 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      p.s. ho dimenticato di firmarmi, il post precedente era mio

      antonella serafini

    • kasko 17:37 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      caro Enrix007, in tutta sincerita’, quello che stai facendo e’ semplicemente grandioso. Ti ringrazio per la boccata d’ossigeno. Ed ın tutta umilta’, tı ho dedıcato un post nel mıo blog cialtrone.
      Stessa stima anche per la dottoressa Serafini. E’ la prima volta che sono d’accordo con una comunista. No, anzi, e’ la seconda volta (ma qui sto divagando…)

      con stima.
      K

    • anonimo 21:56 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      a proposito enrix, ti avevo chiesto se per caso eri passato dalla smipar anche tu.

    • anonimo 21:56 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      dimenticavo,
      Anton egger

    • anonimo 02:38 on 15 February 2010 Permalink | Rispondi

      Si è rifatto vivo Nicola Biondo con un libro insieme al noto Sigrifido Ranucci.
      Nell’intervista dice:
      « Il racconto di Massimo Ciancimino ci permette ancora di più di scendere nei particolari e i personaggi sono sempre gli stessi, in questo caso il generale Mori che nel 1992 incontra Vito Ciancimino, i contorni di questi incontri sono ancora sfuggenti per molti, sono chiarissimi per le sentenze, quella è stata una trattativa, l’obiettivo era di catturare alcuni capi latitanti e lasciarne altri fuori, come Bernardo Provenzano per esempio, quella mafia invisibile, affaristica che ripone nel fodero l’arma delle stragi, per portare avanti una vera e propria pax mafiosa, quindi la mancata cattura di Provenzano che raccontiamo attraverso questo racconto inedito dell’infiltrato Luigi Ilardo, non è altro che un tassello del patto tra Stato e mafia, noi ti lasciamo libero, tu non fai più le stragi, noi ti consentiamo di fare affari, anzi li facciamo insieme!»
       
      http://www.youtube.com/watch?v=n1q4dybM6fk
      Ma di quali sentenze parla?
      Poi dice che Ilardo ha incontrato Mario Mori, e che gli omicidi di Mattarella, La Torre ecc. non erano nell’interesse di Cosa Nostra e sono stati invece eseguiti da poliziotti dal volto di mostro, non da mafiosi.
      Moritz
       

    • enrix007 03:19 on 15 February 2010 Permalink | Rispondi

      Qualche giorno fa su facebook un docente universitario di storia mi ha consigliato questo libro di Biondo, sostenendo che si tratta di una rendicontazione ordinata che espone i fatti nudi e crudi "senza condimenti".

      In realtà pur essendo pieno di citazioni, il libro non ha una nota che sia una; ha solo una pagina finale di rimandi agli atti di numerosi processi e una bibliografia generale. E’ insomma un libro di (pseudo) saggistica che di fatto è di tipo "narrativo" (ossia è un romanzo) nella logica argomentativa.

    • anonimo 09:42 on 15 February 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix, mai fidarsi dei docenti di storia!
      Pochi mesi fà, in televisione, ho sentito i commenti di un famoso storico, a proposito dei libri di Pansa. L’ho sentito con le mie orecchie affermare che

      "esiste una storia  con contenuto morale e pertanto degna di essere raccontata, ed un’altra, amorale che non val la pena di raccontare, in quanto non insegna niente di buono"
      Pansa, naturalmente, raccontava quella amorale.

      (PS  il virgolettato è mio  ed è una  sintesi di ciò che ha detto, non la trascrizione letterale)

      Anton Egger

    • almostblue58 14:05 on 16 February 2010 Permalink | Rispondi

      complimenti per il bricolage: delizioso e illuminante!
      Sebastiano Gulisano

    • enrix007 14:24 on 16 February 2010 Permalink | Rispondi

      Grazie Sebastiano,
      e scusa per i toni un po’ burberi che ti ho usato in precedenza.

      Son burbero, ma il cuore c’è, garantito.
      :-)

    • almostblue58 02:19 on 17 February 2010 Permalink | Rispondi

      non è che io sia meno burbero ;)
      e, comunque, avevi le tue buone ragioni.
      ciao,
      Sebastiano

    • anonimo 01:50 on 25 February 2010 Permalink | Rispondi

      Bravissimo.
      Avvisa i magistrati del "pacco".

      Una curiosità, visto che hai citato Travaglio: per anni è circolato un video (taroccato) della c.d. "ultima intervista di Borsellino", trasmessa anni fa anche da Santoro in tv.

      Manipolando l’audio dell’intervista si misero in bocca a Borsellino (ormai morto e che quindi non poteva smentire)  frasi mai dette su Dell’Utri.

      I taroccatori? Mai individuati.

      Ma, guarda tu il caso, qualche settimana fa è saltata fuori – rigorosamente in vendita per lucrarci – l’intervista originale su dvd, non taroccata.

      Chi ce l’aveva?

      Ma ovviamente Travaglio…

      Markus

    • anonimo 09:25 on 25 February 2010 Permalink | Rispondi

      La cosiddetta ultima intervista è stata vivisezionata da Enrix su questo sito, ci sono state discussioni interessanti anche sul sito di Travaglio e su quello di Guzzanti.
      Le conclusioni, se non piglio errori:
      1) nella versione integrale mancano un paio di domande che erano presenti nella trascrizione de L’espresso, quindi la definizione di "intervista integrale" non è corretta.
      2) nella versione taroccata una domanda è diversa rispetto alla "versione integrale", e la modifica non può essere frutto di un taglia e cuci, ma è necessario l’intervento vocale di Zagdoun, che quindi avrebbe partecipato al taroccamento.
      3) le motivazioni che spinsero i francesi a intervistare Borsellino, così come le riferisce Travaglio, non sono corrette.

      Ah, l’originale non ce l’aveva Travaglio, il Fatto Quotidiano ha pubblicato una "versione integrale" consegnata da Zagdoun.

      bart_simpson

    • iljester 11:43 on 27 February 2010 Permalink | Rispondi

       Caro Segugio,
      che dirti? Un articolo – il tuo – davvero fenomenale e arguto! Mi è piaciuto parecchio per la precisione con la quale hai smontato l’invenzione del papello di Ciancimino.
      Mi piacerebbe scambiare con te il link dei nostri reciproci blog. Il mio è http://www.iljester.it/
      Fammi sapere!

    • enrix007 03:38 on 28 February 2010 Permalink | Rispondi

      Caro jester, molto volentieri; Link aggiunto.

    • iljester 22:35 on 1 March 2010 Permalink | Rispondi

       Fatto anche io! ;)

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