ECCO I DUE PESI E LE DUE MISURE DELLA PROCURA DI PALERMO
UNO PER DE GENNARO, ED UNO PER BERLUSCONI: ECCO I DUE PESI (E LE DUE MISURE) DELLA PROCURA DI PALERMO
Mentre scriviamo, Massimo Ciancimino è in galera.
Ce lo hanno mandato i PM di Palermo.
Per quale ragione?
Piuttosto semplice.
Lo scorso mese di luglio, messo sotto pressione dalla procure per la questione del fantasma, pardon, del Sig. Franco/Carlo, (Procure scottate dalla vicenda carnascialesca del dirigente della BMW fotografato ai Parioli, che minacciava querele per essere stato indicato come il presunto fantasma) Massimo Ciancimino prese il coraggio a 4 zampe, e consegnò questa cosa ai pubblici ministeri:
Contemporaneamente, il 18 luglio, l’editore Aliberti annunciava sul suo sito e sul quotidiano “Il Fatto” la pubblicazione del clamoroso documento sul libro fresco di stampa “I misteri dell’agenda rossa” (di Viviano e Ziniti), con queste parole:
«In questo manoscritto inedito di Vito Ciancimino viene rivelata per la prima volta l’identità del signor Franco (o ‘Carlo‘, ndr), alias Keller Gross. Il nome di quest’uomo, probabilmente appartenente ai servizi segreti, appare in un lista insieme a personaggi dell’ex Alto Commissariato dell’epoca per la lotta alla mafia».(Il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2010).
Fonte: «I MISTERI DELL’AGENDA ROSSA» (Aliberti editore)
di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti.
Secondo la testimonianza di Ciancimino junior, quel documento risaliva ai primi anni ’90: in esso comparivano 12 nomi di investigatori e politici, come l’ex ministro Franco Restivo, l’ex questore Arnaldo La Barbera, il funzionario del Sisde Bruno Contrada, il generale dell’Arma Delfino e il funzionario dell’Aisi Lorenzo Narracci. Nella lista c’era anche un tale Gross e, accanto, le iniziali “F/C”, che, a dire del figlio dell’ex sindaco, avrebbero indicato i due nomi con cui lo 007 era noto: Franco e Carlo. Una freccia collegava poi Gross a un altro cognome: “De Gennaro”.
“Quando gli chiesero spiegazioni sul perché, tra i tanti nomi citati in un pizzino del padre, ci fosse anche quello di Gianni De Gennaro, Massimo Ciancimino disse di non averne parlato subito per paura di venire considerato un mitomane. (…) E’ vero come è vero, però, che ai pubblici ministeri che indagano sulla presunta trattativa fra la Mafia e lo Stato, Ciancimino jr disse di avere visto il padre scrivere di suo pugno quel pizzino. Ed invece la polizia scientifica, a cui si sono rivolti il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Antonino Di Matteo e Paolo Guido, ha accertato che il nome di De Gennaro è stato preso da un altro documento e piazzato, ad arte, sul pizzino. Non uno qualunque, ma scelto da don Vito Ciancimino per denunciare l’esistenza del “Quarto livello”, un’accozzaglia di infedeli servitori dello Stato, così li bollava l’ex sindaco, responsabili di molti dei mali della storia d’Italia. (da “Livesicilia” )
Ed oggi RIFERISCE Il Procuratore di Palermo, Francesco Messineo “La scientifica ha stabilito con certezza assoluta – spiega Messineo – che il nome di De Gennaro é stato estrapolato da un altro documento presentato da Massimo Ciancimino e posto in quel foglio. In questo momento non ci risulta che ci siano altri documenti ‘falsificati’ ma non lo possiamo escludere, visto che la scientifica analizza i fogli che Ciancimino ci ha dato in vari periodi”.
Fra poco lo vedremo, se è vero che non risulta.
Ad ogni modo le descrizioni date dai giornali, per la maggior parte, restano fumose.
Ecco in realtà ciò che è accaduto:
L’elenco di nomi illustri, lo ha scritto Massimo Ciancimino di suo pugno. Ce lo ha rilevato per primo Marco Travaglio, con nonchalance, in un suo passaparola dello scorso dicembre, di cui io parlai nel mio articolo “la patacca rossa” (vedi QUI ). Consapevole che uno scritto non riconducibile al padre, sarebbe stato di scarso valore, ha tirato una riga, avrebbe appiccicato col Photoshop una selezione “copia-incolla” del nome “De Gennaro” scritto da suo padre in un altro documento che non c’entrava nulla, avrebbe stampato, e quindi consegnato il tutto ai magistrati.
Il ragionamento che sta alla base di questo falso, è piuttosto ovvio: se don Vito ha tirato una riga di suo pugno ed accostato un nome a quella lista, vuol dire che quella lista quanto meno non era stata scritta al bar durante l’aperitivo, senza che don Vito ne sapesse nulla, da qualche furbacchione, ma che invece, in qualche modo, era stata “avvallata” dall’ex sindaco di Palermo.
Un deja-vu, nel malloppo di documenti Cianciminiani. E vediamo un po’ perché.
Il “papello”, scritto da mano sconosciuta, non varrebbe nulla, se non ci fosse appiccicato il post-it scritto da don Vito, con la dicitura “consegnato SPONTANEAMENTE al colonnello Mori” (post-it che invece è pesantemente indiziato di appartenere a tutt’altro documento, come vi spiegherò più tardi in un articolo dedicato all’argomento).
La “lettera di don Vito a Berlusconi per chiedere le televisioni”, non potrebbe avere il significato che gli assegna il testimone, se non ci fosse un bigliettino che ne riporta uno stralcio con calligrafia diversa (e con sintassi un po’ più sgrammaticata), casualmente sequestrato dalla procura in uno scatolone depositato nei magazzini di Massimo Ciancimino, e che lo stesso testimone ha avuto buon gioco nel descrivere come lo stralcio di una bozza di lettera scritta “in ambienti vicini a Bernardo Provenzano”, sulla base del quale don Vito avrebbe realizzato la sua “rielaborazione” da spedire al cavaliere.
La fotocopia della lettera dattiloscritta da don Vito e (mai) inviata al governatore della Banca d’Italia Fazio, dove si legge che Paolo Borsellino si sarebbe opposto alla cd. “trattativa”, sarebbe un documento ben povero di importanza se sotto al testo non ci fosse (sempre fotocopiata) la firma autografa di don Vito e la stessa lettera non fosse stata consegnata, anziché da Massimo, questa volta, dalla sig.ra Epifanìa, vedova Ciancimino, che dice di averla trovata in una carpetta.
E il documento “X”, di cui parleremo fra poco, varrebbe ben poco se non spuntasse nello stesso, il nome del Presidente del Consiglio manoscritto da don Vito, sempre grazie al solito metodo.
Insomma, ci siamo capiti.
Qui, a dare tono al bigliettino, c’era quella scrittina “De Gennaro”, che qualche mese fa Massimo affermava “di avere visto il padre scrivere di suo pugno”, mentre oggi, dalla galera, ci fa sapere attraverso gli stessi PM di non essere a conoscenza di chi sia stata ad appiccicarla sul suo manoscritto, per poi realizzare la fotocopia che lui ha consegnato in procura.
“Ciancimino jr, in lacrime, nega di avere falsificato il documento. La sovrapposizione del nome dell’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro, non è opera sua. Si è limitato a consegnare il documento così come lo ha ritrovato fra le tante, troppe carte dello sterminato archivio del padre.”
(da Livesicilia )
Forse sarà opera del sig. Franco, a sua insaputa, mentre lui in cucina gli preparava il caffè.
Ma veniamo al sodo.
Abbiamo visto che il dott. Messineo della procura di Palermo, ha dichiarato: “In questo momento non ci risulta che ci siano altri documenti ‘falsificati’
Ma sarà proprio vero?
Perchè a me invece risulta che ce ne sia uno agli atti bello grosso, anzi, due. Esattamente identici a quello attualmente contestato.
Soltanto che in quei casi, al posto di “De Gennaro”, c’è “Berlusconi”, e ciò evidentemente causa una certa, pur involontaria, distrazione nei nostri inquirenti.
Per capirlo, bisogna esaminare due documenti. Lo faremo attraverso le classificazioni date agli stessi dai periti della Polizia Scientifica che li hanno analizzati.
Uno è questo:
E l’altro è questo:
Sono due fotocopie.
La prima, è simile in tutto e per tutto alla fotocopia che è costata la gattabuia al nostro testimone.
C’è un elenchino di scritte inquietanti (persino “Rasini Bank” e “Gladio”) prodotte dalla mano di Massimo Ciancimino, (come l’elenchino di nomi, con tanto di sig. Franco, del documento galeotto) con a fianco alcune altre parole scritte, questa volta, per mano di don Vito, fra cui campeggia in prima fila il nome “Berlusconi” accanto a “Ciancimino”. (come già per il nome “De Gennaro” sul documento galeotto).
Ma, come già per “De Gennaro”, non sono scritte originali, ma bensì frutto di copia-incolla di sezioni di testo di un altro originale, scritto da Vito Ciancimino, e lì riportate grazie alle forbici o a qualche diavoleria tipo “Photoshop”.
Infatti ci sono persino due di queste frasi scritte, e vale a dire “Berlusconi-Ciancimino”, e “Milano truffa e bancarotta” che compaiono nell’altro collage che ho richiamato, come si vede da questo confronto:
DOCUMENTO “X”
DOCUMENTO “Y”
Il documento “Y”, non è un documento qualsiasi. Vediamo come ce lo descrisse, all’epoca, Repubblica, sulla sua PAGINA REGIONALE del 13 febbraio 2010
Ciancimino, rivelazioni su Moro
nuovo pizzino con nome Berlusconi
Palermo- Nuove rivelazioni sul rapimento di Aldo Moro e nuovi verbali sugli investimenti mafiosi in Milano 2 con la mediazione eccellente di Roberto Calvi. Il tutto corredato da nuovi verbali di interrogatorio e da due nuovi pizzini in uno dei quali, oltre a quello di Marcello Dell’Utri, compare anche il nome di Berlusconi. "Berlusconi-Ciancimino – Marcello Dell’Utri Milano truffa e bancarotta. Ciancimino-Alamia – Dell’Utri Alberto".
Eccolo uno dei nuovi "pizzini" consegnati da Massimo Ciancimino ai pm della Dda di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo e depositati oggi al processo d’appello contro Marcello Dell’Utri…”
Ora, è assolutamente acclarato che in questo inquietante pizzino , il documento “Y”, così come nell’altro altrettanto inquietante, il documento “X”, il nome “Berlusconi” compare grazie ad un lavoro di collage, di copia-incolla fatto col riporto.
Esattamente come il nome “De Gennaro” che è costato tanto caro alla nostra icòna dell’antimafia.
Invece, come è chiaro, fotomontare il nome “Berlusconi”, non costa nulla, è assolutamente gratis.
Eppure che sia un’estrapolazione in stile Photoshop, non lo dico soltanto io, ma lo hanno detto proprio i periti nella loro relazione, che è a mani dei pubblici ministeri ormai da mesi.
Ecco qua:
E allora: che significa la frase:“le coincidenze strutturali/proporzionali dei predetti tracciati grafici, entrambi esaminati in fotocopia, consentono di esprimere un giudizio di riconducibilità degli stessi da un unico originale” ?
Molto semplice. Significa che c’era un originale, dal contesto ovviamente diverso, e che qualcuno ha trasferito da quello le scritte“Berlusconi-Ciancimino”, e “Milano truffa e bancarotta”, col copia-incolla, su quei due nuovi documenti ricomposti, fotocopiati, e consegnati da Massimo Ciancimino nei palazzi di Giustizia.
Esattamente come è accaduto con il documento dove era presente la parola “De Gennaro” e con la sua “ricomposizione” considerata una calunnia aggravata.
Invece, evidentemente, il nome “Berlusconi” fa si che non si possa parlare di calunnia, ma solo di lavoretto ben fatto.
E c’è ancora un ultimo fatto, che rende il quadro ancora più interessante.
Nel documento “x” compare una scritta più completa, diciamo così, meno “ritagliata”, e vale a dire: “Berlusconi-Ciancimino (l’Espresso del 2-1-1989”, rispetto al documento “Y” dove la stessa scritta compare monca della parte “(l’Espresso del 2-1-1989”.
Ora, la cosa strana è che la fotocopia meno ritagliata risulta, nella perizia, prodotta con carta recente (2004-2009), mentre quella più ritagliata, è prodotta su carta molto vecchia (1987-1992).
Il che significa che se il documento Y fosse stato realizzato estrapolando il contenuto dal documento X (che sia avvenuto il contrario, è impossibile, in quanto sul documento X il testo, come abbiamo visto, è più esteso), allora saremmo di nuovo di fronte, come è già accaduto, ad una fotocopia realizzata da non più di 5-6 anni, ma su carta di vent’anni fa.
E tutto questo, mentre al Procuratore di Palermo, non risultano altri documenti “falsificati”.
enrix
anonimo 22:47 on 23 April 2011 Permalink |
Se volessero l'avrebbero già smascherato da quel dì, ma il loro teorema rimane quello di "mascariare" Berlusconi e quindi non si fanno perizie sui "pizzini" malamente fotocopiati.
Ciancimino ha commesso "un terribile errore": talmente si riteneva intoccabile che ha pensato bene di inserire l'amico di Violante e Caselli non ricordando che "chi tocca i fili muore"
Maria
anonimo 12:35 on 15 May 2011 Permalink |
SEMPLICEMENTE E S E M P L A R E !!