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    enrix 17:51 on 23 October 2011 Permalink | Rispondi
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    Don Vito e il giallo [risolto] della lettera a Fazio

    da rifare rosalba

    "Don Vito e il giallo della lettera a Fazio": così titolava  Felice Cavallaro un suo articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 12 agosto 2010.

    Oggi, a distanza di poco più di un anno, noi riteniamo che il giallo sia stato risolto, e la circostanza sarebbe anche emersa in tribunale, al processo “Mori-Obinu”, ma Cavallaro ed il suo giornale, non paiono essere molto interessati a tale esito. Per la verità è molto difficile trovare qualche organo di stampa che abbia dedicato la dovuta attenzione a questa notizia. I media che si occupano di mafia e, nello specifico, del processo a carico del Gen. Mori e del Col. Obinu, sono sempre estremamente solleciti nel dare grande risalto ad ogni novità, anche la più dubbia, che possa sortire a sfavore degli imputati, mentre hanno sempre cose più importanti a cui dedicarsi quando emergono delle evidenze che potrebbero far riflettere i cittadini sul grave fatto che nel giudizio cui è attualmente sottoposto il generale dei carabinieri che condusse l’operazione che portò all’arresto di Totò Riina, potrebbero essere state prodotte, come documenti a conforto delle tesi dell’accusa, delle sonore patacche.

    Vediamo dunque cosa diceva Cavallaro, fra le altre cose, in quell’articolo:

    PALERMO- Nel pentolone bollente dei magistrati che indagano sulle carte di «don» Vito Ciancimino salta fuori pure una lettera scritta dall'ex sindaco di Palermo, presumibilmente alla fine del '93, a Antonio Fazio, allora neo governatore della Banca d'Italia. Nel Paese devastato dalle bombe di Palermo, Roma, Firenze e Milano l'obliquo amico dei Corleonesi, indicato come perno della «trattativa» per cui il generale Mario Mori è oggi sotto processo, avrebbe inviato al potente banchiere una sorta di promemoria «da ben conservare se realmente Lei deciderà di scendere in politica come da Amici di regime mi è stato sussurrato…».
    Un «promemoria» di 43 righe battute al computer, sottoscritte da Ciancimino con firma già accertata dalla polizia scientifica e una nota a margine per la segretaria del suo legale, l'avvocato Ghiron: «Da rifare Rosalba». Si tratta quindi di una bozza e non è certo che Fazio l'abbia ricevuta anche se questa sarà la domanda che in Procura a Palermo si preparano a fargli per un interrogatorio imminente, forse dopo Ferragosto, quando la lettera sarà trasmessa al tribunale che processa Mori.
    Esplicito il riferimento all'ex colonnello dei Ros nel testo trovato all'interno di una carpettadi Vito Ciancimino, oggetto delle deposizioni verbalizzate nei giorni scorsi dal figlio Massimo e dalla moglie dell'ex sindaco, Epifania Scardino: «Dopo un primo scellerato tentativo di soluzione avanzato dal Colonnello Mori per bloccare questo attacco terroristico ad opera della mafia, ennesimo strumento nelle mani del regime, e di fatto interrotto con l'omicidio del giudice Borsellino sicuramente oppositore fermo di questo accordo, si è decisi finalmente, costretti dai fatti, di accettare l'unica soluzione possibile per poter cercare di rallentare questa ondata di sangue che al momento rappresenta solo una parte di questo piano eversivo…».
    Alla materia sono molto interessati i magistrati di Caltanissetta che con il procuratoreSergio Lari indagano proprio sul nuovo filone legato alle stragi siciliane. Si tratterebbe infatti di un'agghiacciante conferma alla tesi che lega il massacro di via D'Amelio alla possibile opposizione di Borsellino contro la stessa trattativa. Come denuncia da tempo il fratello del giudice, Salvatore, anche dopo le ricostruzioni fatte da Massimo Ciancimino, protagonista diretto di quella stagione, seppure a tratti considerato contraddittorio da alcuni magistrati. …

    Già, si tratterebbe proprio di un’agghiacciante conferma, se fosse un documento autentico.
    Ma guarda caso, non lo è.

    Noi lo stiamo scrivendo  da più di un anno, su questo blog ed in vari altri siti, che una fotocopia di una videoscrittura con una firma in calce, potrebbe essere il frutto di un collage fra la digitazione di un testo fabbricato ad hoc ed una firma sottratta, col Photoshop, ad un documento terzo, non inerente, e quindi non può essere considerata autentica in alcun modo.
     

    Inoltre ci è sempre parso evidente che, in questa “lettera”, la terminologia impiegata non poteva appartenere al vocabolario di Don Vito, specie con un interlocutore di quel rango. Il sindaco mafioso di Palermo, di vecchia scuola democristiana, che scriveva al Governatore della Banca d’Italia chiamandolo, erroneamente, “presidente” ed indicando le proprie amicizie politiche come “Amici di regime”, non ce lo vedevamo proprio.

    Ma soprattutto da quella frase centrale, da quel riferimento netto ad un “accordo” del quale il giudice Borsellino sarebbe stato “sicuramente oppositore”,  (circostanza che a quanto ci risulta e sulla base degli attuali riscontri, per il momento, esiste solo e soltanto nelle mirabolanti teorie di alcuni magistrati supportate testimonialmente dai soliti pendagli da forca, infanticidi e pataccari, teorie alle quali, e si vede sin troppo bene, Massimo Ciancimino in un particolare momento di “messa alle strette” per la favola del Sig,. Franco ed altre, veniva a supporto ed in soccorso, consegnando questa "lettera", con stupefacente tempestività), si sollevava, come direbbe Tex Willer, un maledetto puzzo di bruciato.

    Che ci stavano a fare quei precisi riferimenti, così calzanti con le più moderne teorie delle procure sui rapporti fra Paolo Borsellino, Mario Mori e Vito Ciancimino, in una lettera del 93 al Governatore della Banca d’Italia? Insomma, non ci pareva fosse necessario avere un particolare fiuto di segugio per capire che si poteva trattare di una patacca, strumentale e preconfezionata, atta a foraggiare ed ammansire le A.G. che in quel momento iniziavano a mostrare segnali di impazienza verso il nostro “testimone”.

    Di questo, abbiamo scritto più volte.
    Ci abbiamo provato, ad esempio, il 15 settembre 2010, quando Umberto Lucentini su Repubblica annunciava gaudente: “Ciancimino, la perizia conferma“, e quindi spiegava:

    La perizia della polizia scientifica ha stabilito che sono stati firmati proprio da Vito Ciancimino alcuni dei documenti sui rapporti tra mafia e Stato e su un investimento di Cosa Nostra in un’azienda di Berlusconi che il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo ha consegnato alla procura. (…)  Si tratta in tutto di tre testi: (…) Il terzo è una lettera che ha come destinatario l’ex governatore di BankItalia, Antonio Fazio, in cui si parla della trattativa tra pezzi dello Stato e boss e dell’attentato al giudice Paolo Borsellino. Al termine delle perizie, gli esperti del servizio di Polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine hanno una certezza: questi tre testi sono stati di sicuro firmati da Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo condannato per mafia e morto il 19 novembre 2002. E sono stati scritti proprio nei periodi indicati dal figlio Massimo. Una conferma importante per due delicate inchieste della procura di Palermo condotte anche grazie alle dichiarazioni di Ciancimino junior, che del padre ha custodito documenti e segreti ora messi a disposizione del pool dell’aggiunto Antonio Ingroia e dei sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido. …"

    Noi  a quel punto ci domandavamo come si poteva essere così certi di quell’autenticità, dal momento che emergeva da una procedura peritale disposta internamente alla Procura, priva della necessaria forma che si dovrebbe usare con i documenti prodotti in giudizio, la quale dovrebbe prevedere un’analisi effettuata sulla base di quesiti proposti dalla Corte  e, soprattutto, l’espletamento di accertamenti in contradditorio.
    Inoltre, veniva annunciata al mondo l’autenticità di un documento che provava l’esistenza di una “trattativa stato-mafia” condotta nei modi più corrispondenti alle ipotesi della pubblica accusa, senza che allo stesso mondo fosse spiegato come poteva essere considerata roba buona una fotocopia rappresentante un testo di videoscrittura ed una firma, pur originariamente vergata da don Vito, fotocopiata anch’essa.
    Sui vari forum e blog che si occupavano dell’argomento, i tifosi della Procura di Palermo esprimevano tutta la loro soddisfazione. Ecco ad esempio un paio di commenti piuttosto rappresentativi (dal blog Livesicilia)
    :

    scritto da esagono- 15 set 2010 14:05 pm
    Qualcuno aveva forse qualche dubbio che nel 2010 ci sono tutti gli strumenti che servono per stabilire se un foglio è stato scritto oggi o dieci anni fa e per stabilire anche chi l’ha scritto? Se qualcuno, illudendosi del contrario, provasse a prendere in giro la magistratura andrebbe messo sotto cura e non in carcere, con il piccolo particolare che Ciancimino jr non mi sembra nè malato nè matto.

    scritto da davide- 15 set 2010 14:20 pm
    siamo in attesa che lo staff di finissimi giuristi che popolano questo blog smontino queste perizie….

    E quindi dopo alcuni tentativi da parte di commentatori più scrupolosi, non dico di smontare, ma di dubitare di quei documenti, ecco i piccoli balilla dell’antimafia coltivata biologicamente non fare economia di argomenti inoppugnabili, specie con il sottoscritto:

    scritto dadavide  – 15 set 2010 21:53 pm
    veramente ammirevole il tentativo dei soliti noti di coprire il sole con un dito.

    scritto da enrix- 16 set 2010 00:42 am
    … Qui non si tratta di nascondere il sole con un dito, ma di normale dibattito e di ovvie considerazioni sul fatto se alcuni elementi raccolti dalla pubblica accusa, possano considerarsi effettivamente probatori.
    Più che “ammirevole il tentativo dei soliti noti di coprire il sole con un dito”, direi che è spregevole il fatto che, soprattutto alcune primarie testate giornalistiche, si cerchi di arrivare con questi dati a conclusioni definitive ed affrettate.

    scritto da davide- 16 set 2010 08:23 am
    siamo al delirio… ovvero secondo i soliti noti le uniche verita asolute sono le loro, mentre le altre vanno quasi sempre interpretate e chi le puo interpretare? sempre solo loro! ma vi rendete conto che questa specie di tribunaletto che avete imbastito in questo blog è semplicemente ridicolo.

    scritto da potrei essere chiunque- 16 set 2010 14:53 pm
    Normale amministrazione che spuntano sempre i soliti nick ingaggiati a dire, ridire, ciarlare. Io personalmente ho constatato che anche se litighi con un semplice agente di qualche cosa o anche con un appuntato dei carabinieri si hanno degli svantaggi. Iterando e invertendo il ragionamento, entrare nelle grazie di generali e colonnelli porta grandi vantaggi. In perfetto stile italiano.

    E' questo dunque il modo in cui gli scolaretti della banda Disney, che in questo paese sono tanti tanti (e potrebbero essere chiunque, sono loro a dirlo), sanno dibattere con chi non si dimostra pronto a prendere per oro colato certi fatti quotidiani nei modi in cui gli vengono raccontati, che sono poi i loro modi preferiti: coloro che, come me, osano spulciare nelle ovvie contraddizioni e nelle logiche fonti di dubbio, andrebbero messi sotto cura; sono soltanto i “soliti noti” che tentano di coprire il sole con un dito, che delirano o che, infami, lavorano per ingaggio o per entrare nelle grazie dei generali e dei colonnelli.

    Ed ora vediamo, se quello che delirava ero davvero io.

    Trascorrono circa otto mesi dalla presentazione mediatica di quell’ “agghiacciante conferma alla tesi dell’accusa”, Massimo Ciancimino viene arrestato a causa di un collage analogo, un’altra patacca dove veniva tirato in ballo l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro mescolandolo in qualche modo con il fantasma dei servizi segreti, il sig. Franco/Carlo, e quando, alcuni giorni dopo il suo arresto, il 10 maggio scorso, si presenta in Tribunale nuovamente chiamato a testimoniare, ad un certo punto fa un paio di affermazioni sulle quali noi concentriamo subito l’attenzione:

    11.09Il pm mostra una lettera al presidente della Banca d’Italia, Antonio Fazio. E’ stata scritta da don Vito. Ciancimino dice di averla ricevuta dal misterioso suggeritore (il famoso puparo), ma non fa il nome, lo chiama “mister X”.
    11.22“Mi disse che mio padre era stato vittima della trattativa portata avanti da Mancino, Amato, De Gennaro. I documenti che ho consegnato provengono tutti dall’archivio di mio padre. Dopo il 7 aprile 2010 sono stato avvicinato da questo mister X. Mi ha citato alcuni personaggi a me cari. Sosteneva di essere stato perseguitato da De Gennaro e Falcone. Mister X era un carabiniere, autista del generale Paolantoni. L’ho incontrato a Palermo e Bologna. Mi ha dato una serie di documenti. Voleva che li consegnassi io ai pm. Lui non voleva apparire”.
    (…)
    12.20“Io ho trovato la lettera a Fazio nella mia cantina di Bologna. Poi mister X me ne ha mandato una copia senza la firma di mio padre. Non so se la lettera sia stata recapitata. Mio padre mi confidò che era opportuno scrivergli perché era possibile un suo ingresso in campo. Poteva prendere in mano l’elettorato della Democrazia Cristiana che nell’aprile del 1992 si stava sfaldando”.

    Ascoltando quella testimonianza, rilevammo due fatti importanti: innanzitutto, era evidente che Ciancimino, infilando la famosa lettera a Fazio fra i documenti avuti in copia da un venditore di polpette avvelenate che lui, cercando di giustificare la presenza di patacche fra i suoi preziosi documenti, aveva chiamato “Mister X” per l’occasione, ma che a suo dire sarebbe stato uno degli autisti del generale dei carabinieri Paolantoni (peraltro già deceduto, così come tutti i suoi autisti, stando alle successive dichiarazioni dei famigliari)  stava mettendo, come si suol dire,  le mani avanti. 
    Il fatto che Massimo Ciancimino nel testimoniare avesse inserito di sua iniziativa quel documento fra quelli avuti in copia da Mister X, era per noi il segnale che la conferma di una nuova patacca si stava profilando all’orizzonte.  Ormai la conosciamo bene, la nostra mascherina.

    Inoltre, non potevamo non rilevare che il testimone avrebbe dichiarato, in quell’udienza, di aver trovato la lettera a Fazio nella sua cantina di Bologna.

    Ma come? Non l’aveva ritrovata per caso sua madre, Epifania Scardino, in casa sua in una carpetta? Questo almeno è quanto avevamo appreso dai giornali 8 mesi prima, i quali ci avevano persino raccontato che la vedova dell’ex sindaco di Palermo aveva accompagnato il figlio in Procura per dare conferma alla sua versione dei fatti.  (vedi ad es. anche l’articolo di Cavallaro sul Corsera, citato qui sopra).

    Come si vede bene, quando certi castelli di tarocchi iniziano a dare segni di cedimento, il passaggio al crollo definitivo rischia di divenire breve.

    Nel caso della lettera a Fazio, dopo poco più di un mese solamente, arriva il primo crollo, ed arriva proprio da un supplemento di perizia della Polizia Scientifica, di cui dettero notizia, insieme a pochi altri, Il Giornale di Sicilia e Gianluca Ferrari su Livesicilia:

    PALERMO. Spuntano nuove anomalie nei documenti portati da Massimo Ciancimino ai pm di Palermo. L'ennesima sorpresa riservata dall'enorme mole di carte consegnate dal figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, è venuta fuori al processo al generale dei carabinieri Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato alla mafia.
    A indicare le stranezze in quattro documenti sono stati gli stessi consulenti della Procura, esperti della Scientifica che non hanno escluso che le anomalie dipendano da "manipolazioni o trasposizioni". Ciancimino non è nuovo a simili accuse: ad aprile è finito in carcere proprio per avere manipolato un documento inserendo tra i personaggi delle istituzioni legati alla trattativa tra Stato e mafia il nome del l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro.  Un copia e incolla che gli è costato l'accusa di calunnia.
    I documenti sospetti sono: una lettera dattiloscritta indirizzata all'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio in cui la firma manoscritta "Vito Ciancimino" non sarebbe contestuale al testo
    Stessa anomalia in un'altra lettera sempre indirizzata a Fazio in cui l'interpolazione è proprio l'intestazione "illustrissimo Fazio". Sotto accusa, poi, anche altri due documenti: un pizzino che Vito Ciancimino avrebbe scritto a macchina al boss Provenzano che presenta un tratto aggiunto estraneo al resto del testo e la dicitura a mano "Zanghì" e, infine, un'altra lettera in cui al testo dattiloscritto segue un'annotazione a mano di don Vito.

    Il sospetto adombrato dalle difese è che in carte scritte dall'ex sindaco il figlio abbia aggiunto, successivamente, brani manoscritti del padre.(Nuove anomalie nelle carte di Ciancimino – Giornale di Sicilia – 21/06/2011)

    PALERMO.  Sul carteggio consegnato in Procura da Massimo Cianciminosi fa ancora più fitto il velo di perplessità. L’impressione che emerge dall’esame dei quattro consulenti della Polizia Scientifica di Roma, sentiti contestualmente per fornire dichiarazioni immediate all’udienza di questa mattina del processo al generale del ROS Mario Mori, è che in tutti i documenti presentati da Ciancimino Junior, ricevuti dal presunto “puparo”,  vi sia una ricorrente anomalia riguardante soprattutto le parti manoscritte. (…) (Ciancimino, nuovo rebus: Anomalie nei documenti – di Gianluca Ferrari – Livesicilia – 21/06/2011)  

    Quindi, abbiamo capito bene quanto è accaduto. A settembre del 2010, Repubblica ed altri annunciano trionfanti che “gli esperti del servizio di Polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine hanno una certezza: questi tre testi [fra i quali la lettera a Fazio – ndr] sono stati di sicuro firmati da Vito Ciancimino

    Nel giugno 2011, le news lasciano basiti: il testo che nove mesi prima ai periti della Polizia Scientifica risultava essere stato di sicuro firmato da Vito Ciancimino, ora agli stessi periti risultava recante una firma di Vito Ciancimino non contestuale al testo. Questo però, soltanto dopo che il portatore di documenti si è messo al riparo da nuove accuse di falso, beninteso, avendo fornito un elenchino di questo ed altri collage, da addebitare in toto a tal Mister X, che li avrebbe consegnati al povero Massimo, ignara e miserevole vittima di quel puparo. Non per niente, su Livesicilia, Ferrari ci ha tenuto a precisare che si tratta dei documenti “ricevuti dal presunto “puparo, e soltanto di quelli.

    Chissà se sarà stato sempre questo puparo, a suggerire al testimone di portarsi in procura la madre perché raccontasse che aveva trovato i documenti in una carpetta.

    Nel frattempo però, ancor prima che saltasse fuori questa bella sola del puparo, noi eravamo stati accusati, grazie a questi bei modi di fare informazione e di verificare le carte, di delirio e persino mercimonio per aver manifestato alcuni dubbi sull’autenticità di un documento, che oggi si sta effettivamente rivelando un falso.

    E nuovi pesanti indizi che si tratti di un falso, provengono dalle risultanze peritali della Consulenza tecnica di parte espletata, su incarico del Gen. Mori e del Col. Obinu,  dal M.llo Antonio Marras, già addetto al “Laboratorio di Indagini Grafiche” del “REPARTO INVESTIGAZIONI SCIENTIFICHE” dei Carabinieri di Roma ed attualmente collaboratore esterno dello stesso R.I.S. e titolare di uno studio professionale specializzato in indagini grafiche.

    Nella sua consulenza, il peritoriesce a dimostrare, in sintesi, che la firma presente in calce alla lettera è stata si manoscritta da Vito Ciancimino, ma su qualche altro documento, ed in epoca antecedente ai fatti commentati nella lettera, e che pertanto è stata trasposta artificiosamente, con mezzi elettronici o meccanici, sotto al testo allo scopo di conferire allo stesso, falsamente, autenticità.

    Esattamente come noi abbiamo sempre ipotizzato.

    Ma non è questa l’unica conclusione a cui giunge il perito.  Ecco, di seguito, tutto l’enunciato conclusivo:


    CON RIFERIMENTO SPECIFICO AL DOC. “4-PA”, NOTO COME LA COSIDDETTA LETTERA AL “PRESIDENTE DOTT. FAZIO”, SI PRECISA CHE LA FIRMA IN CALCE ALLA MISSIVA È AUTOGRAFA DI CIANCIMINO VITO CALOGERO MA NON AUTENTICA POICHE’ ANCH’ESSA TRASPOSTA.

    PER CIÒ CHE CONCERNE, INVECE, LA MANOSCRITTURA “DA RIFARE ROSALBA” FIGURANTE A TERGO SUL PREDETTO DOCUMENTO, SI TRATTA DI UN’ANNOTAZIONE VERGATA, CON ALTA PROBABILITÀ, DA MASSIMO CIANCIMINO.

    Quindi “DA RIFARE ROSALBA”, sarebbe stato scritto da Ciancimino jr.

    Secondo invece il personale della Polizia Scientifica nella “RELAZIONE TECNICA DI ACCERTAMENTI GRAFICI” – Relazione preliminare datata 09.08.2010 (pag. 03) –  “Le manoscritture in stampatello apposte sui reperti non hanno evidenziato elementi grafici sufficienti ed idonei per esprimere concreti giudizi di riconducibilità: -manoscrittura presente nella sezione laterale sinistra sul reperto nr. 4 PA – relativamente alla frase “DA RIFARE ROSALBA.”

    In poche parole, per i periti incaricati dalla procura, “da rifare rosalba” sarebbe stato scritto da ignoti.
    Secondo il perito incaricato dalla difesa di Mori, sarebbe invece stato scritto, con alta probabilità, da Massimo Ciancimino.

    Noi, dopo aver letto la sua relazione da pag. 249 a pag 271, la pensiamo allo stesso modo.

    Infine, per concludere, segnaliamo altri capitoli salienti della stessa relazione: quello relativo alla perplimente conduzione delle operazioni peritali da parte della procura (da pag. 309 a seguire), quelli (da pag. 273 a pag. 284) relativi ad altri documenti falsificati o manipolati (gli stessi, per intenderci, definiti “tutti autentici” da Marco Travaglio), e soprattutto quello, a pag. 177, dimostrante la falsità della famosa “missiva di Vito ciancimino  indirizzata per conoscenza all’On. Silvio BERLUSCONI”, dove il perito giunge alle stesse conclusioni cui noi eravamo giunti, con ben altra disponibilità di mezzi e di esperienza, nel nostro articolo “bricolage” e sul libro “Prego, dottore!”, ormai esaurito.

    A risentirci presto.

    Enrix

     

     

     
    • anonimo 20:54 on 23 October 2011 Permalink | Rispondi

      Come sempre la capcità d'analisi e l'intelligenza porta a risultati come questi.

      Ciao Enrico, continua così.

      Luciano.

    • anonimo 19:38 on 25 October 2011 Permalink | Rispondi

      Ho la sciato un commento sul post in cui smm ipotizza che Ruby sia in realta'un'agente del Mossad,ma vedo che e'ancora in moderazione…….
      Lei che si definisce un "segugio" potrebbe occuparsi del perche da piu di 3 mesi risulta impossibile registrarsi a Splinder?Per caso ne conosce i motivi?Molti dicono che questa piattaforma sia arrivata al capolinea.
      Cordiali saluti.

    • enrix007 15:45 on 27 October 2011 Permalink | Rispondi

      Il  "commento" che lei lamenta, giustamente, essere in moderazione, poteva passare tranquillamente, poichè diceva soltanto "questa mi mancava".  Ciò che invece provoca contrarietà alla mia rinomata furia censoria, è la firma in calce: "Littorio Mangano".

      Immagino non si tratti del suo vero nome, caro anonimo, essendo quello un classico jeu de mots  già piuttosto visto e sfruttato nei blog e nei forum per adolescenti che faticano a raggiungere la maturità, e che tra uno zucchero filato ed una convocazione per la puntata serale di Annozero, s'inventano nomignoli.

      E questo, non è uno di quei blog.

      Per quanto concerne poi la sua domanda, non so nulla. Splinder ha sempre funzionato con alti e bassi, e per saperne di più il sottoscritto dispone degli stessi mezzi suoi, nonostante la definizione di "segugio".

    • anonimo 16:43 on 27 October 2011 Permalink | Rispondi

      Detesto lo zucchero filato!Quanto a Santoro,non mi dispiace,ma non ho il paraocchi e non sempre apprezzo il suo modo di fare tv.Per questi motivi cerco di informarmi ,documentarmi e conoscere tutte le opinioni,anche le sue caro Enrix.
      Cordiali saluti.

    • anonimo 10:57 on 3 November 2011 Permalink | Rispondi

      Appena uscito fresco fresco:

      http://www.ilgiornale.it/interni/ecco_tutte_patacche_ciancimino_junior/03-11-2011/articolo-id=554940-page=0-comments=1

      Lo aveva intuito per primo il blogger Enrico Tagliaferro, detto «Enrix», che nel suo sito fa le pulci a Massimo. Certifica oggi il perito della difesa (i pm non lo hanno fatto controllare dai propri consulenti):

      Un caro saluto
      Luigi

    • anonimo 11:28 on 3 November 2011 Permalink | Rispondi

      Enrico, appena letto Chiocci e Conti sul Giornale di oggi.

      Avanti così, ciao e buon lavoro.

    • anonimo 09:59 on 18 November 2011 Permalink | Rispondi

      Allora : Scalfaro e Ciampi sapevano, lettera di parenti di molti al 41Bis che chiedevano di annullarlo, cosa che per circa 500 degli oltre 1000 soggetti al 41Bis Conso tolse e/o sospese, dando così modo a molti di uscire dal carcere.

      La lettera è stata consegnata alla "magistratura" da un Dirigente del Servizio Carcerario.

      Domanda : ma quando vige l'obbligatorietà di procedimento penale se si viene a conoscenza che chi è stato sentito da magistrati e da Commissione parlamentare, racconta balle ?

      Ciampi e Scalfaro hanno pure dichiarato, tra i tanti "non ricordo" che NON sapevano niente di cosa stava facendo Conso ?
      E nemmeno che avevano ricevuto quella lettera mandata anche a Costanzo ( al quale fecero poi un attentato nello stesso periodo dei Gergofili di Firenze )  e al responsabile delle Carceri ?

      Ciao, Luciano.

    • anonimo 15:01 on 27 November 2011 Permalink | Rispondi

      Enrix, ci dica presto dove si trasferirà dopo la chiusura di splinder.
      (Spero che le difficoltà a raggiungere il sito in questi ultimi giorni siano dovute alla migrazione).
      A presto.
      Luigi

    • anonimo 21:53 on 15 December 2011 Permalink | Rispondi

      Carissimo Enrix,
      è troppo tempo che non leggiamo le sue splendide "inchieste" comunque tanti Auguri a Lei e a tutti i suoi cari perchè il Natale sia quello giusto e Santo.

      Suo ammiratore di sempre.

      Renzo

    • enrix007 10:46 on 25 December 2011 Permalink | Rispondi

      Cari amici tutti,
      vi ringrazio per il sostegno continuo, e vi abbraccio tutti.

      Negli ultimi mesi, purtroppo,  mi sono dedicato allo studio approfondito di un enigma che ho scoperto essere al di sopra della mia portata. L'ho risolto, l'enigma, ma i risultati, assolutamente inaspettati,  sulla mia persona sono stati devastanti.

      Il risultato del mio lavoro, rimarrà chiuso nei miei cassetti ed anzi  presto distruggerò tutto quanto.

      Domando scusa a tutti per la mia latitanza e per il tempo che ho perso, anche se la lezione che ne ho tratta è cardinale, e mi ha indicato l'unico e solo percorso: vivere in Gesù Cristo e secondo il suo insegnamento.

      Buon natale a tutti, pace e prosperità.

      Enrico.

    • anonimo 13:35 on 29 December 2011 Permalink | Rispondi

      Mi dispiace moltissimo.
      Ho passato la mattina a salvare come posso il blog.
      Spero di risentirla.
      In bocca al lupo
      Luigi

    • enrix007 14:05 on 1 January 2012 Permalink | Rispondi

      Tranquillo Luigi, io l'ho già salvato tutto, e cercherò di trasferirilo entro il 31 gen.

      Augurissimi!

    • enrix007 14:06 on 1 January 2012 Permalink | Rispondi

      E comunque c'è un programma gratuito che scarica in automatico tutti i siti.  Si chiama HTTrack Website Copier.  Si trova facilmente con google. In un'oretta scarica tutto il blog.

    • anonimo 17:37 on 3 January 2012 Permalink | Rispondi

      Sono confortato nel sentirla sempre operativo!
      HTTrack l'avao usato per scaricarmi l'imbecillario quando l'ho scoperto ma è un po' macchinoso consultare il sito cosi' salvato.
      Ho optato per una lunga ricopiatura e/o conversione in pdf.
      Per carità migri su una piattaforma più facilmente consultabile di quella di cielilimpidi!
      Ad maiora e i miei migliori auguri di buon anno!
      Luigi

  • Avatar di enrix

    enrix 19:39 on 5 May 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: generale mori, ,   

    Trava’, ‘a bucia esce ‘ncoppo o naso
    travaglio pinocchio2

    Ecco, in un pamphlet di 32 pagine, la verità (che naturalmente, non è quella che racconta Travaglio) su tutti i documenti consegnati da Massimo Ciancimino e peritati dagli esperti della Polizia Scientifica.

     

    SCARICA IL FILE PDF “Trava’, a bucia esce ‘ncoppo o naso

    0d1bfb531b1a8a4e1608cc35c875d63e

     

    SCARICA LA TABELLA GENERALE RIEPILOGATIVA DEI DOCUMENTI DI MASSIMO CIANCIMINO

    SCARICA UNA CARTELLA DI DOCUMENTI DI DON VITO CIANCIMINO CLASSIFICATA NELLE PERIZIE DELLA POLIZIA SCIENTIFICA COME Rep47 Comp PA (NOTA BENE: per visualizzare i documenti, occorre prima, digitando “rinomina” con il tasto destro del mouse, sostiture l’estensione “.pdf” con l’estensione “.zip“,  e quindi decompattare il file):       24d1b54b0b38554ae8b1370931c463b9

     
    • Renzo_C 12:53 on 16 May 2011 Permalink | Rispondi

      Ho ascoltato l'ultima deposizione a Palermo del Ciancia (ringrazio Paolo e bart), e fra i 2 giornalisti non c'è Marcolino bellachioma.
      Sempre se si prendono per buone le dichiarazioni del Ciancia :)

      A parte la fatica (4 ore) è interessante ascoltare il confronto De Caprio/Giraudo, anche se mi sembra poco utile ai fini processuali: restano entrambi sulle loro dichiarazioni, anche se mi sembra più preciso e chiaro De Caprio.

      Fenomenale poi il Ciancia che, prima afferma di non essersi MAI avvalso della facoltà di non rispondere, poi se ne avvale per non rispondere sulla questione Verona/Strangi, adducendo che c'è un procedimento in corso.
      Anche in quella vicenda il Ciancia parla di giornalisti: sono sempre quei due? non hanno niente da dichiarare?
      Strano che dei giornalisti, sempre a caccia di notizie, non ci facciano sapere niente in proposito.

      Altra cosa che ho apprezzato è che abbia fatto il nome del Cafè de Paris di Bologna, visto che ne scrivevo alcuni mesi fa (abbreviandolo in CdP), luogo nel quale svolge la sua attività imprenditoriale, quegli improrogabili impegni che non gli consentivano di essere con maggiore frequenza al processo: liberarsi da cappuccini e maritozzi si sa non è cosa semplice.
      Non lo scrivevo perchè l'informazione fosse frutto di indagini sotto doppia copertura della CIA e servizi bulgari, ma perchè è nella vulgata bolognese che il Ciancia è sempre lì a non fare un cazzo da mane a sera, basta passarci davanti e lo vedi, protetto da un muro di krapfen antiproiettile.
      C'è sempre o quasi, tranne quando deve correre a Verona a riciclare, ovviamente.

      La faccenda PQ e Travaglio adesso non è semplice, perchè il grosso problema è che ci han fatto i soldi con le patacche del Ciancia, e i libri e i dvd che spiegano tutto sulle stragi/trattative e menate varie, tutta roba che si può allegare al cassonetto, la gente li ha comprati e pagati.
      Gli abbonamenti sono calati da 40 a 28mila, le vendite in edicola sono in media sotto le 70.000 copie al giorno, forse alla balla dei "giornalisti con la schiena dritta" non ci credono più in tanti.
      Anche Santoro c'ha fatto la sua bella figura col Ciancia, sono almeno 2 (che io ricordi) le puntate di Annozero monotematiche su patacche e papelli, spacciati per oro colato.

      Scuse o rettifiche forse sono ancora premature, meglio far passare altro tempo, poi sceglieranno la via del dimenticatoio pescando un nuovo supertestimone da qualche parte, un classico della disinformazione.

    • Renzo_C 00:39 on 17 May 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix,
      forse che il Dott. Fontana legga il tuo blog?
      Presumo tu abbia ascoltato la registrazione dell' udienza, perchè proprio il Presidente chiede a Massimino della questione del secondo comma del "41bis" (da 04:07:00 circa) e sottolinea che è curioso che nel papello fosse una richiesta dei mafiosi, mentre poi curiosamente sparisce nel contropapello.
      Dice il Dott. Fontana:
      "…il 41bis nella accezione che poteva disturbare i mafiosi era il secondo comma …. ma solo l' 8/6/92 viene emesso il decreto legge che introduce il secondo comma, e già il 29 il 41bis, senza che sia MAI STATO APPLICATO, compare nel papello….. non compare più nel contropapello"
      Quindi in 20gg i mafiosi, Riina secondo il Ciancia, han già capito che il secondo comma è da mettere nella lista del papello! Azzarola, ma sono dei fini giuristi! Altro che mafiosi rozzi e sanguinari!
      Complimenti Enrico, vedrai che Travaglio lo farà notare anche lui, fra breve, fra poco, senza fretta  :D

      Perdonami però un OT Enrix, ma c'è un' altra questione nell' ultima deposizione del Ciancia che mi ha fatto ridere/piangere/incazzare: il pacco con la dinamite.

      Il Ciancia dice che ha ricevuto un pacco con 40 (poi 50) candelotti.
      Non ha detto niente a nessuno, ma del pacco e della foto con le minacce scritte se ne è subito disfatto.
      Cioè le cose più importanti le ha buttate via! O__O
      Poi ha iniziato a "smaltire" i candelotti.
      Ora, io di esplosivi non ne so niente, ma CREDO che sia la miccia che i detonatori senza l'esplosivo siano assolutamente inoffensivi: allora perchè ha tenuto sia miccia che detonatori?
      Non era più semplice buttarli subito nel cassonetto? Tanto aveva deciso di buttare tutto, no?

      Dei candelotti dice che alcuni li ha già smaltiti "poco a poco": ok, ma QUANTI? Nessuno che gli chieda anche COME e DOVE?
      A Palermo ci sono i cassonetti per la dinamite da riciclare?

      Non ha finito di smaltirli tutti, gliene erano rimasti alcuni (dice 17) e cosa ne fa?
      Li sotterra in giardino! O__O
      Se li vuoi smaltire, li metti sottoterra?
      Così per riprenderli li devi dissotterrare, comodo come nascondiglio, magari nel farlo dai una badilata alla dinamite, non so se può esplodere, ma non rischierei.

      Come si possono spiegare in modo plausibile questi curiosi comportamenti del Ciancia?
      Il Ciancia per me è incredibile, ma è mai possibile che Ingroia e Di Matteo continuino ad ascoltarlo?
      Spero di non aver scritto bestialità sugli esplosivi, ma sulla foto e soprattutto il retro, che lui dice chiedeva 750mila euro per Messina Denaro, beh su quello non ci piove, buttare tutto (se è vero) è stata un' ottima idea.

      Saluti

      p.s. simpatico Ingroia quando si incazza sulle domande della difesa che sottolineano come lo imboccava durante l'interrogatorio di convalida del fermo….
      tutta la mia stima invece al Presidente del Tribunale, il Dott. Mario Fontana, veramente bravo, soprattutto quando mette in riga Ingroia e Di Matteo :)

    • Renzo_C 23:04 on 23 May 2011 Permalink | Rispondi

      Dal passaparola di oggi:

      "….. io personalmente sono stato denunciato da diversi magistrati per averli criticati, ho sempre vinto le cause nei loro confronti naturalmente,…."

      Chi mente? Travaglio o Enrix?
      Ho come il sospetto che Marcolino ne abbia detta un' altra delle sue, sempre che diffamare sia meno grave che criticare.

      Saluti

    • enrix007 11:41 on 24 May 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Renzo, scusa se non ti rispondo tempestivamente e compiutamente, perchè i tuoi interventi li apprezzo e meriterebbero attenzione, ma in questi giorni sono un po' distante dal blog per ragioni personali.   Per quanto riguarda il giudice Fontana, in più di un'occasione ha dimostrato un'attenzione ed un acume confortanti.  Spero di poterne riparlare.

      TRAVAGLIO "DENUNCIATO" DAI MAGISTRATI: ni.  Come al solito Travaglio è maestro nell'arte sopraffina di usare termini che paiono consueti e casuali pur essendo invece raffinati ed usati tutt'altro che a caso. Ricorda un po' paperon de paperoni quando stipula patti leonini con Paperino, tipo, tanto per fare un esempio, promettere di remunerarlo con "tanto oro quanto pesa" mentre i due si trovano in una navicella in assenza di gravità.

      La parola "denunciato" è in uso propriamente con le cause penali, mentre Travaglio è stato condannato in via definitiva per causa promossa da un magistrato per diffamazione, solo in sede civile.  Come è noto, anche se l'atto che si intende perseguire (cioè la diffamazione)  è sempre lo stesso e non cambia colore o odore, è facoltà del diffamato scegliere se agire in sede civile oppure in sede penale.  Pertanto, pur avendo diffamato un magistrato che ha avuto soddisfo per la lesione della sua onorabilità a seguito di congrue condanne di una corte della sezione civile di un tribunale, egli può dire tranquillamente quello che ha detto senza temere smentite, perchè quella di quel magistrato non era una "denuncia", cioè l'istanza di un'azione penale, ma un'azione legale in sede civile.  Resta soltanto il dubbio che siano poi effettivamente così copiose queste "denunce" da parte di magistrati "criticati", in sede penale, concluse con la vittoria di Travaglio, L'affermazione lascia perplessi, perchè i magistrati non risultano esattamente fra i più "criticati" dal nostro giornalista.  Resta quindi la curiosità di sapere di che cosa stia parlando, anche perchè io personalmente di querele penali a Travaglio da parte di magistrati non ne conosco neppure una. (potrebbe esserci Squillante, al limite e forse, ma io non ne so nulla).

    • Renzo_C 15:55 on 24 May 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix,
      avevo subodorato la fregatura nelle parole che ha usato.
      Purtroppo però è che ciò resta confinato qui, mentre tutti coloro che non sono in grado di cogliere queste sfumature, che contengono invece molta sostanza, restano convinti che "Travaglio vince sempre".

      Allo stesso modo, nonostante la tua analisi su quei pezzi di carta del cianciarone, essi sono tutti "buoni", 54 su 55, solo UNO è falso e non è nemmeno colpa del cianciarone, tutta colpa del "puparo" di cui si fidava!

      Questo è il danno all' informazione che fa Travaglio, perchè il personaggio che si è costruito non ammette errori, deve SEMPRE essere indiscutibile, ciò che afferma è pura verità, perchè lui la garantisce.

      Ciao

    • anonimo 13:18 on 26 May 2011 Permalink | Rispondi

      Simpatica questa intervista ad Ingroia:

      http://www.livesicilia.it/2011/05/25/cari-media-un-po-di-serieta-per-favore/

      Questo passaggio riferito sopratutto al caso Cianci Junior è da incorniciare:

      "… sicché ritengo necessario che, fonti di prova in corso di verifica, quando i primi accertamenti si rivelino positivi, vadano ulteriormente sottoposte alla verifica dibattimentale nei processi ove sono rilevanti, e non appena emergono fatti che ne evidenziano la falsità, anche parziale, si proceda penalmente, senza riguardi, così come si è fatto, in questo e in tanti altri casi…."

      Per fortuna che se lo dice da solo. Un chiaro caso in cui fatti e parole non vanno a braccetto.

      Gianluca

    • anonimo 09:19 on 3 June 2011 Permalink | Rispondi

      Tornando al #19, 20 e 21. Scriveva Travaglio:" Tutto questo per dire che il fatto che io non abbia mai riportato, in 26 anni di carriera nei quali ho scritto circa 20 mila articoli e una trentina di libri e ho subìto oltre 200 denunce penali e civili, nessuna condanna penale definitiva per diffamazione, è non solo la prova che ho sempre cercato di verificare l’esattezza delle notizie, ma anche di una notevole fortuna: può sempre capitare che i giudici non capiscano, o capiscano male, o che interpretino soggettivamente un articolo in maniera distorta, salvi naturalmente i casi in cui il giornalista sbaglia, il che capita e di frequente."
      Vero, ha trovato il giudice che teneva fatica a scrivere le motivazioni e ha incassato la prescrizione. Mi preme però segnalarvi che per il nostro fine scrittore,  in tale contesto, la parola "denuncia" può riguardare sia il civile che il penale.

      Penso che ricordiate in quale occasione  si espresse il soggettino:  "Marco Travaglio risponde su alcune polemiche", 9 gennaio 2010. Il blog Voglioscendere non esiste più, l'ho trovato qui:
      http://www.investireoggi.it/forum/marco-travaglio-risponde-su-alcune-polemiche-vt50913.html

      Saluti a Enrico e Renzo.
      Paolo.

    • enrix007 20:20 on 3 June 2011 Permalink | Rispondi

      Grazie Paolo.

      Comunque il nostro fine scrittore sul suo blog andava per le spiccie, quando scriveva, perchè la "denuncia civile" non esiste.  Esiste solo quella penale.
      Parliamoci chiaro: quando Travaglio scrive serenamente di non aver mai subito condanne a seguito di denuncie di magistrati, si riferisce esclusivamente al penale, perchè sa benissimo che in sede civile è stato condannato in via definitiva a risarcire un giudice da lui diffamato, ed un pezzo della sentenza lo trovi come motto di questo blog.

      "La denuncia, presentata dal Pubblico Ufficiale o dal privato, è uno dei mezzi attraverso il quale il Pubblico Ministero o la polizia giudiziaria prendono conoscenza di un fatto costituente reato

      http://www.studiolegale-online.net/penale_01.php

      La "denuncia civile", invece non esiste.

      Detto questo, vorrei precisare con Paolo che il pezzo di voglioscendere che ci ha linkato fa parte di un botta risposta fra Travaglio ed il sottoscritto,  (l' "occhiuto censore", sarei io) che trovi per intero in questo blog:

      http://segugio.splinder.com/post/22018027/scaramucce-con-marco-travaglio

      http://segugio.splinder.com/post/22022058/si-arroventa-la-polemica-con-travaglio

      http://segugio.splinder.com/post/22027959/travaglio-segugio-terzo-round

      http://segugio.splinder.com/post/22051923/travagliosegugio-miniround

    • anonimo 11:52 on 6 June 2011 Permalink | Rispondi

      1. "la 'denuncia civile' non esiste". Vero, Enrix, non sei certo tu che cianci a sproposito di denunce penali e civili, ma il "documentatissimo" idolo delle masse.

    • Renzo_C 01:27 on 8 June 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix,
      come dimenticare la questione del dvd Borsellino, venduto assieme al Pacco Quotidiano, e i 6 interventi di Marcolino nel blog.
      Questo che scrivi però è vero solo in parte:
      …fa parte di un botta risposta fra Travaglio ed il sottoscritto.

      Sarai anche il Segugio, ma quella volta, come anche prima e dopo, fui io a "stanare" il Marconiglio (questioni Vulpio, Borromeo e, dopo, IDV): Enrico, dia a Renzo quel ch'è di Renzo :)
      Travaglio poi, in seguito al mio "trappolone Mori", smise di scrivere nel blog per mesi.
      Il trappolone aveva il duplice intento di evidenziare che leggeva ciò che scrivevo, oltre a sottolineare il fatto che "il buco" nel dvd era faccenda mediaticamente molto più rilevante delle tue osservazioni.
      Non mancai allora di scriverlo, perchè è un concetto che non credo di essere riuscito a trasmetterti, forse perchè lo ridussi ad una critica alla tua logorrea, alla quale mi rispondesti sinteticamente e con argomenti deboli.
      E' una critica che ti faccio ancora oggi, visto che le tue analisi sono molto ben approfondite ma, allo stesso modo, sempre terribilmente prolisse.
      Hanno senza dubbio un valore molto più importante di un semplice buco, di un errore statistico o altre minuzie, ma restano indigeribili per la maggior parte dei lettori, quindi gli fanno molto meno danno.
      Ci si può lecitamente domandare quindi il perchè io intenda fare danno a Travaglio e la risposta è molto semplice: mi ha dato pubblicamente, anche se impersonalmente (è furbo il ragazzo) dell' imbecille, mentre in quel caso (Borromeo) l' imbecille è lui.
      Certamente glielo rimandai al mittente, ma c'è differenza fra un imbecille scritto da Travaglio e uno di Renzo C: bastava invece che ammettesse l'errore grossolano e ci sarei passato sopra, ma così no, me la lego al dito.

      Tornando al buco nel dvd, che come forse sai non è unico, ce ne sono anche altri, esso è invece "semplice", tutti lo possono vedere, e notare così che ciò che ha detto e scritto non è vero, mancano dei pezzi in quel dvd, non è tutto il girato.
      Il fatto che ne abbia indicato solo uno è proprio perchè è ancora più semplice per il fan travagliota andare a vederlo, mentre per capire e analizzare i tuoi scritti servono passione o, come minimo, 3 caffè.
      Infatti, mentre con te non si giunse a nulla di concreto (diatriba sterile), per il buco lasciò ad imperitura memoria l' "armonico magmatico", col quale ancora oggi lo prendo per i fondelli appena posso.
      Questi meccanismi Travaglio li conosce bene, sa che una piccola verità sintetica e incisiva lo può mettere molto più in difficoltà di un trattato dettagliatissimo, ed è per queste ragioni che oggi il PQ mi censura regolarmente quando scrivo di Guido Roberto Vitale: non si deve sapere che sono soci con un mazzettaro reo confesso, per di più grande sponsor di Vendola.
      Non c'è nessun reato, è ovvio, ma c'è un grandissimo imbarazzo, altrettanto ovvio.

      Ne approfitto per ringraziare e salutare Paolo e Gianluca per i link.

      Riguardo all' articolo di Ingroia: ma non faceva prima a prendere il telefono e chiamare Travaglio?
      Se c'è uno che ha cavalcato le bufale del cianciarone è lui, c'ha fatto articoli, passaparola, libri e dvd!
      Mancano solo la maglietta col ciancia, il cappellino di carta fatto col papello, il ciancia-burattino per imparare l'arte del puparo e la matitona "don vito", ma arriveranno a breve.
      Intanto per adesso c'è una new entry nel circolo degli scrittori a cazzuglio: Maurizio Torrealta, quello della terza bomba atomica in IRAQ, oggi in libreria con "il quarto livello" e home page da Grillo (quanto costa?)
      La sintesi di quanto si può leggere online è: "non c'è niente di sicuro, ma lo scrivo lo stesso, chemmefrega?"
      http://grillorama.beppegrillo.it/catalog/product_info.php?products_id=129   (vedasi capitolo 14. Gross-De Gennaro e pag. 7)
      Ma De Gennaro lo sa? Oppure, c'è modo di avvisarlo?

      Il mese prossimo esce invece il mio libro, "il settimo livello", sono moooolto più avanti!

      Saluti

      Renzo C

    • Renzo_C 20:24 on 9 June 2011 Permalink | Rispondi

      Quando Travaglio e i suoi colleghi del Pacco Quotidiano ci raccontano dell' imprenditore Massimo Ciancimino, forse si riferiscono a "questo" imprenditore?

      http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-08/ciancimino-sigilli-tesoro-rumeno-222850.shtml?uuid=Aas3EHeD&fromSearch

      Chissà se il Marconiglio ci dirà qualcosa anche su questo provvedimento, è un così bravo giornalista di cronaca giudiziaria.

      Saluti

    • anonimo 13:36 on 17 June 2011 Permalink | Rispondi

      @ Renzo

      Si devono sbrigà a pubblicare sul tema, con quello che lentamente sta uscendo fuori, a breve diventerà tutta cara straccia.

      Raschiano il fondo del barile.

      Ricambio il saluto.

      Gianluca

    • anonimo 16:18 on 6 May 2011 Permalink | Rispondi

      E' incredibile come questo "giornalista",abbia ancora tanto credito!Comincio ad avere dei dubbi sull'intelletto dei suoi "fans"!
      Mah!
      Ma chi te lo fa fare Enrico?
      Comunque,ancora una volta, complimenti!
      Maury

    • anonimo 09:24 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      bravo Enrico
      un giorno o l'altro ti inviteranno a scrivere su Libero.
      Ciao
      Vittorio

    • Renzo_C 20:05 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      Solo altri 5 scatoloni Enrix, puoi farcela! :D

      http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/05/07/news/scoperto_l_archivio_segreto_di_massimo_ciancimino_tutti_i_pizzini_del_padre_nascosti_in_uno_sgabuzzino-15927880/?ref=HREC1-9

      Grazie comunque per questa relazione, anche Fofò ne farà tesoro.
      Marcolino bellachioma invece ha cambiato strategia: adesso intervista cantanti.

    • anonimo 21:54 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      Anzitutto complimenti.

      Mancata perquisizione? Urge processo ai nostri eroi. E Travaglio farà il benaltrista.

      Paolo.

    • enrix007 23:42 on 8 May 2011 Permalink | Rispondi

      Renzo, quegli scatoloni sono una manna. Purtroppo sono nelle mani sbagliate.

    • Renzo_C 13:40 on 9 May 2011 Permalink | Rispondi

      Beh no dai Enrico, non possono farci dei trucchi con questa roba.
      Anche Fofò deve starci attento, è sotto gli occhi di tutti, dopo la figuraccia col pizzino De Gennaro.
      Almeno, questo è il mio parere

      Se volessero davvero essere trasparenti potrebbero farne archivio elettronico accessibile a tutti, se invece ne faranno uso politico allora assisteremo ad uno stillicidio simile al Ciancimino: un pizzino oggi, uno fra 3 mesi ecc… ecc…

      Saluti

    • anonimo 19:51 on 9 May 2011 Permalink | Rispondi

      Mamma mia che fatica devi aver fatto a mettere insieme tutto.
      E' veramente interessante.
      So che il Gen. Mori ha tratto spunto per la sua difesa dai tuoi articoli e dal libro. Ma gli altri poveri innocenti coinvolti avranno l'accortezza di fare un giro dalle tue parti? Anche per la difesa di Berlusconi sei una miniera d'oro.
      Possibile che non saccheggino i tuoi articoli per sbugiardare una buona volta, non tanto travaglio che non vale una cippa, quanto quel Torquemada in malafede di Ingroia?
      Ehi, questa è roba da prima pagina. Meno male che esiste gente come te.

      Pius

    • anonimo 12:54 on 11 May 2011 Permalink | Rispondi

      CAro Enrico,
      che dirti: semplicemente
      G R A N D I O SO

      Giuseppe Stella
      P.S.: E fattela una scappata in Sicilia, così fai un fischio e ti offro un bel caffè.
      A presto.

    • anonimo 20:39 on 11 May 2011 Permalink | Rispondi

      Se dicessi che è un ottimo lavoro, sarebbe un giudizio troppo riduttivo
      Complimenti e grazie

      Paolo75

    • anonimo 20:30 on 12 May 2011 Permalink | Rispondi

      A mio avviso Travaglio non mente: per mentire è necessario credere che ciò che si sotiene è falso, ma travaglio in realtà si beve integralmente le tesi divulgate dalla procura di Palermo e le riporta fedelmente. In questo senso non scrive nemmeno il falso perchè spesso il suo lavoro consiste nel fare il portavoce di Antonio ingroia e in effetti lo fa bene.

    • enrix007 08:42 on 13 May 2011 Permalink | Rispondi

      Anonimo n°10, se lei legge attentamente il pezzo, noterà che io non ho MAI usato il verbo "mentire" riferito a Travaglio, mai, neppure una sola volta in 32 pagine, mentre l'ho utilizzato molte e molte volte riferito a Massimo Ciancimino.

      E questo non è un caso, ma è proprio perchè il sottoscritto pesa le parole con estrema attenzione, quando scrive di certi argomenti, e sa benissimo che affermare che una persona mente, è affermare che ha coscienza della sua menzogna.

      Io ho sempre e solo detto che quelle che ha scritto Travaglio sono bugie e balle spaziali (guardi, guardi pure), ed è esattamente così. Se poi queste siano sue invenzioni DOC o informazioni errate che lui ha recepito in buona fede oppure solo parzialmente in buona fede oppure per niente in buona fede o che altro diavolo, nessuno lo può dire.

      Ciònonostante, in nessun caso si può dire che egli "non ha scritto nemmeno il falso", perchè quand'anche egli abbia fatto il passaballe inconsapevole, questo è un problema suo e non nostro: le balle son sempre balle.

      Inoltre lui sa benissimo che le sue non sono chiacchiere da bar raccontate dopo il terzo campari per 4 avvinazzati, ma predicozzi supermediatici che vengono spacciati come "verità preclare nella giungla della disinformazione", e che fanno da verbo. 
      Non so se afferra la differenza. 

      Quella di difendersi dietro alla scusante "ho scritto ciò che mi hanno detto" è una strategia che può andare bene per una cronicuccia scritta in fretta. Ma lui è un'opinionista che fa opinione alla grande, e che su certe cose, come può leggere, batte il martello per mesi.
      Sempre sulle stesse.
      E sono bugie.
      Che fanno crescere il naso a chi le divulga, mica al suggeritore, per questo ho trovato estremamente adatto come titolo il vecchio detto napoletano.

      Lei ha per caso una pallida idea di che cosa scrive Travaglio dei suoi colleghi che cadono nella trappola di qualche bufala, pur pubblicata in buona fede e nella convinzione che sia autentica?  Guardi, io credo che il giochino della caccia al pallaro senza distinguo, senza riserve, e con le armi più sanguinose, in questo paese l'abbia proprio aperta lui.

      E chi di spada ferisce, di spada perisce.

    • anonimo 10:22 on 13 May 2011 Permalink | Rispondi

      Ma Travaglio non ha commentato la testimonianza di Ciancimino al processo?
      Io non ho trovato nulla, l'ultimo articolo sul suo blog si intitola, con sommo sprezzo del ridicolo, "Retromarcegaglia".
      Si sono messi il sasso in bocca, come dice il foglio?
      Ci fosse stato Igor Marini al posto di Ciancimino a quest'ora la corazzata ci avrebbe riempito la testa di articoli sulle bufale e sui bufalari.
      Vabbè ma adesso la faccenda prosegue no?

      bart_simpson

    • anonimo 20:43 on 13 May 2011 Permalink | Rispondi

      Allora siamo d'accordo. Io considero la parola "menzogna" un sinonimo di "bugia" e anche i riferimenti a Pinocchio li avevo intesi nel senso descritto. Comunque è inutile e sterile sollevare questioni nominalistiche. Sul fatto che Travaglio a volte dica balle(a mio avviso in buona fede) sono d'accordo. Intendevo solo dire che è un buon portavoce. Saluti

    • Renzo_C 00:11 on 14 May 2011 Permalink | Rispondi

      Questo però è ciò che ha scritto qualche giorno fa sul suo PQ (pacco quotidiano) Marcolino bellachioma:
      "Intendiamo rassicurarlo [belpietro ndr]: se non scriviamo cazzate non è perché disponiamo di intercettazioni o di pm, ma solo perché le notizie siamo abituati a verificarle. E, se non riusciamo a verificarle, non le scriviamo."
      A parte un caso noto di Marco Lillo e la merda pestata con Striscia la notizia, caso che è ESATTAMENTE l'opposto di quanto ha scritto Travaglio, viene da chiedersi: avrà usato questo "metodo del bravo giornalista con la schiena dritta" anche con le patacche di Ciancimino? Patacche che ha rifilato per ANNI, non solo per avvalorare teorie, ma soprattutto per FARCI SOLDI?
      Che verifiche ha mai fatto?

      E chi gli ha passato le notizie?
      Non è un mistero la sua amicizia personale con Ingroia, vanno in ferie assieme, ci sono anche le foto, oltre alla nota vacanzetta con Pippo Ciuro agli atti del processo Aiello Cuffaro ecc…
      Possiamo escludere che parlino di cose su cui Ingroia indaga e Travaglio "vende", sono persone integerrime, si fa peccato anche solo ad insinuarlo.

      A ciò si potrebbe aggiungere anche ciò che ha scritto Bianconi sul Corriere l'altro giorno, cioè che Ciancimino si confidò con 2 giornalisti: chi saranno?
      Scrive Bianconi: "«Il prefetto di Palermo aveva proposto di revocarmi la scorta, avrei peggiorato la mia posizione». Preferì confidarsi con due giornalisti amici. "
      Cioè, chi è l'altro, perchè uno scommetterei che è Travaglio.

      Ci sono però da notare alcuni fatti del PQ:
      1-Travaglio, dopo un patetico passaparola pochi giorni dopo la "gita" a Verona di Ciancimino, nel quale ha tentato di difendere l'indifendibile, ha cessato totalmente di nominarlo: eppure è andato con Ciancimino ad Annozero a duettare, a vendere libri fin sulle spiagge, insomma, difficile prendere le distanze adesso.
      2-Il PQ online passa le notizie su Ciancimino a giornalisti a rotazione, anche a ragazzotte che ne sanno meno di me, che non sono proprio un giornalista.
      3-Nel sito le "fa scendere" molto in fretta, spariscono in un giorno circa.
      4-Hanno oscurato il blog di Ciancimino senza dire niente a nessuno, alla chetichella, come piace dire a Travaglio.

      Queste evidenze dimostrano l'imbarazzo del quotidiano, dopo che hanno invece cavalcato la vicenda per anni e con tutti i mezzi possibili: libri, dvd, ospitate, presentazioni (le chiamassero vendite!) in giro per l' Italia.

      Purtroppo però, caro Enrico, la tua conclusione è sbagliata: a meno di una colossale sputtanata mediatica a reti unificate, non "perirà" affatto e lo sa perfettamente.
      Questo arrogantello non conosce vergogna né tantomeno sa scusarsi, e posso scriverlo per esperienza diretta.

      Saluti

    • anonimo 00:30 on 14 May 2011 Permalink | Rispondi

      @Renzo_C

      Tra i due giornalisti non c'è Travaglio, adesso non ho voglia di cercare l'articolo dove si fanno i due nomi, ma da qualche parte c'è.

      Travaglio ha parlato ancora di Ciancimino dopo i fatti di Verona, tanto è vero che stiamo commentando un post in cui Enrix smonta l'ennesima bufala di Marcolino.

      Non sappiamo come finisce la storia, se Travaglio viene sputtanato sarà solo un piccolo effetto collaterale.
      Ma santo cielo, stanno facendo rivoluzioni in mezzo mediterraneo, noi non ce la facciamo proprio a inchiodare quattro delinquenti?

      buonanotte
      bart

    • anonimo 13:05 on 15 May 2011 Permalink | Rispondi

      I giornalisti sono La licata e Viviano, il Ciancia fa i loro nomi nel corso dell'ultima udienza.

      Ciao.
      Paolo

  • Avatar di enrix

    enrix 09:41 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi
    Tags: antonio esposito, arnaldo la barbera, francesco tumino, generale mori, , , , , , ,   

    Artificieri ed artifici

    cassazione
     

    Nei giorni scorsi hanno avuto una certa risonanza  alcune presunte (e dico presunte perché pare che, ad esempio, il PM Tescaroli abbia espresso alcune perplessità sulla fedeltà dei rendiconti giornalistici) dichiarazioni del procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, il quale, secondo gli organi di stampa, di fronte alla lapide di Piersanti Mattarella, avrebbe dichiarato che sul fallito attentato dell’Addaura nei confronti di Giovanni Falcone, “uomini dello Stato  frenarono la verità”.
     

    Continua poi il capo della Dna: “ci sono stati processi nei confronti di artificieri ed altre persone che certamente non hanno contribuito all’accertamento della verità”.

    E qui, cominciano le perplessità.

    Quale sarà il soggetto di questa frase sibillina?
    Chi non avrebbe contribuito all’accertamento della verità?  
    Gli artificieri e le altre persone processate, o i processi a loro carico?

    Alcune testate giornalistiche, paiono non avere dubbi: i soggetti sono l’artificiere e le altre persone.
    Altre invece, sono certe del contrario: Grasso si riferisce ai processi (e quindi, agli organi giudiziari inquirenti).

    Ma.

    Ciò che pare senz'altro evidente, è il riferimento di Grasso al processo di cui è stato protagonista Francesco Tumino, l’artificiere che ha fatto brillare l’ordigno nella villa a mare del giudice Falcone.

    Ma a seguito delle dichiarazioni di Grasso,  proprio sul maresciallo Tumino, che poi verrà utilizzato come "uncino" per tirare in ballo un altro ufficiale dei carabinieri, e cioè il Gen. Mario Mori, interviene su “Il Mattino” Antonio Esposito, giudice della Corte di Cassazione che nel 2004 ha rinviato alla corte d’assise d’appello di Catania la sentenza che assolveva Nino Madonia, Enzo e Angelo Galatolo per il fallito attentato all’Addaura.

    In un’intervista dal titolo Il Giudice: “Due i misteri insoluti sul ruolo degli uomini dello Stato, pubblicata sul quotidiano a pag. 11 il 7 gennaio, il Dott. Esposito ci espone, per l’appunto, quelli che secondo lui sono due misteri.

    Mistero n°1:L’artificiere Tumino – racconta il giudice Esposito a ‘Il Mattino’ – che avrebbe dovuto disinnescare la bomba all’Addaura giunse con quasi quattro ore dalla richiesta di intervento. Operò sul posto – continua Esposito – e danneggiò fortemente il comando di attivazione della carica esplosiva. Fu sottoposto a procedimento penale per falso ideologico e false dichiarazioni al pm, patteggiò la pena e rimase in servizio nei carabinieri per ricomparire in via D’Amelio dopo l’attentato a Borsellino”.

    Mistero n°2:E’ rimasto incomprensibile il motivo per cui il colonnello Mori dichiarò all’autorità giudiziaria: ‘…un consistente numero di chili di esplosivo messo lì senza alcuna possibilità di deflagrare era una minaccia molto relativa… io ho pensato a un tentativo intimidatorio più che ad un attentato mirato ad annientare Giovanni Falcone”. Viceversa le perizie diedero la certezza – conclude Esposito – che il congegno era pronto ad esplodere non appena avesse ricevuto l’impulso e che l’esplosione avrebbe avuto un esito mortale nel raggio di 60 metri”.
     
    Ed ecco qui il Segugio pronto a risolvere i due misteri al nostro Giudice.

    Il primo non è un mistero: purtroppo è invece, uno strafalcione.

    Intanto l’artificiere Tumino (il quale, tra l’altro, è deceduto nel 2006 ed è quindi impossibilitato a difendersi da eventuali falsità dette sul suo conto) arrivò in ritardo perché non era il ROS dei carabinieri preposto alle indagini, ma la Polizia Di Stato. 
    Tumino fu chiesto “in prestito” al ROS come ultimo ripiego, dopo una frenetica ricerca degli altri artificieri di turno (quindi preposti) che per varie ragioni, quella mattina, dette esito negativo.

    Sull’aspetto tecnico poi riguardante l’attività di Tumino, sarebbe molto interessante approfondire, ma lo faremo magari in seguito, perché si tratta di considerazioni molto lunghe e che meritano un capitolo dedicato.

    E veniamo ora allo strafalcione.

    Dunque Esposito si domanda come mai Tumino “Fu sottoposto a procedimento penale per falso ideologico e false dichiarazioni al pm, patteggiò la pena e rimase in servizio nei carabinieri per ricomparire in via D’Amelio dopo l’attentato a Borsellino

    E’ oltremodo strano, che Esposito non sappia che invece i fatti non stanno assolutamente come dice lui.

    Invece stanno così:
    Il processo a Tumino per falso ideologico e false dichiarazioni al pm vide la sua prima udienza il 19 settembre 1993.
    L’attentato di Via D’Amelio fu esattamente 1 anno e 2 mesi prima.
    La presenza di Tumino in Via D’Amelio, era rituale e doverosa, poichè era l’esperto di esplosivi in quota al ROS a Palermo.
    Subito dopo il patteggiamento, fu sospeso dall’arma dei carabinieri.

    Questi dati sono confermati anche dall’ottimo Salvatore Parlagreco, uno dei rarissimi giornalisti che prima di scrivere si documenta e non ha per nulla l’abitudine di “passare parole” scientemente infarcite di invenzioni e di omissioni.

    Fra l’altro, proprio leggendo Parlagreco, si scopre una cosa molto interessante: a comunicare per iscritto all’autorità giudiziaria che la versione dei fatti fornita da Tumino sarebbe stata non veritiera (ragione per cui oggi si insinua che l’artificiere avrebbe operato per la parte oscura di quello che Travaglio ed altri chiamano “il doppio Stato”),  sarebbe stato proprio quell’Arnaldo La Barbera che oggi, anche a seguito delle dichiarazioni del più televisivo fra tutti i supertestimoni (indovinate chi), si insinua essere stato uno dei rappresentanti di punta, in Palermo, di quella  parte oscura di quello che Travaglio ed altri chiamano “il doppio Stato”.

    Si tratta quindi di uno di quei tipici cortocircuiti che avvengono nel paese dove il passatempo preferito pare essere quello di fare insinuazioni alla cazzo.

    Ma torniamo al nostro mistero:  stavamo parlando di Antonio Esposito, Il quale ha dichiarato  a “Il mattino” che Tumino “patteggiò la pena e rimase in servizio nei carabinieri per ricomparire in via D’Amelio dopo l’attentato a Borsellino”, quando inveceTumino nel 92 fece il suo dovere in Via D’Amelio, nel 93 fu indagato, incriminato e patteggiò la pena, e quindi fu subito sospeso dall’Arma.

    E questo è uno dei magistrati che si occuparono degli attentati ai nostri eroi di Stato.  In cassazione.
    Ed anche in relazione ai comportamenti di Tumino, quest’uomo, con queste idee chiarissime, giudicò.

    Siccome  accertare la verità sulle stragi spetta ai magistrati, a volte abbiamo, chissà perché, come la sensazione di intuire perchè campa cavallo che l’erba cresce.

    Ma veniamo al mistero n°2.
    Dice Esposito: “E’ rimasto incomprensibile il motivo per cui il colonnello Mori dichiarò all’autorità giudiziaria: ‘…un consistente numero di chili di esplosivo messo lì senza alcuna possibilità di deflagrare era una minaccia molto relativa… io ho pensato a un tentativo intimidatorio più che ad un attentato mirato ad annientare Giovanni Falcone”. Viceversa le perizie diedero la   che il congegno era pronto ad esplodere non appena avesse ricevuto l’impulso e che l’esplosione avrebbe avuto un esito mortale nel raggio di 60 metri

    La spiegazione a questo mistero è estremamente semplice:  le perizie sono state approntate e pubblicate in data successiva a quella in cui Mori (che tra l’altro, come ho già detto, non era preposto all’inchiesta perché questa era di competenza della Polizia di Stato, quindi ciò che pensava lo pensava a titolo personale, e non come investigatore incaricato)  aveva “pensato a un tentativo intimidatorio”.

    Elementare, Watson.

    Come si può ben vedere, i due misteri di Esposito erano di facile risoluzione.

    Ma ce ne sarebbe un terzo, di mistero, forse un po’ più complesso, che mi permetto di postulare io.

    Per calarci in questo mistero, occorre andare proprio alla sentenza della Cassazione n. 40799 del 19 ottobre 2004, quella di Esposito.

    La Cassazione cita tre testimonianze DIBATTIMENTALI, di Sica, Mori e Misiani.

    Ecco, in ordine, cosa riferisce la sentenza:

    Il TESTE Sica Domenico, (Alto Commissario Antimafia), aveva dichiarato IN DIBATTIMENTO: “le pile,utilizzate per confezionare l’ordigno, erano scariche” e “mancava un oggettino per produrre l’esplosione”;
    Il TESTE Misiani Francesco, (magistrato addetto all’Ufficio dell’”Alto Commissario”), aveva osservato: “il dubbio era che il meccanismo per farla esplodere quella sera non ci fosse o che era fatto in modo tale di non farlo innescare”…. “Le modalità erano tali come se si volesse far scoprire preventivamente il fatto, della borsa posta lì, di fronte o verso la casa dell’abitazione di Falcone”;
    Il TESTE Mori Mario, (Comandante il Raggrupp. operativo speciale: Ros), aveva espresso perplessità in ordine alla effettiva funzionalità del telecomando affermando “un consistente numero di Kg. di esplosivo messi lì senza alcuna possibilità di deflagrare era una minaccia molto relativa “….. “io ho pensato ad un tentativo intimidatorio più che ad un tentativo assolutamente mirato ad annientare Giovanni Falcone”.

    E quindi conclude la sentenza:

    “Resta il dato sconcertante costituito dalla circostanza che autorevoli personaggi pubblici investiti di alte cariche e di elevate responsabilità,si siano lasciati andare a così imprudenti dichiarazioni le quali hanno finito per contribuire a fornire lo spunto ai molteplici nemici e detrattori del giudice di inventare la tesi delegittimante del falso o simulato attentato, avendo i vertici di Cosa nostra addirittura impartito l’ordine agli uomini dell’organizzazione di divulgare la falsa e calunniosa notizia che l’attentato «se l’era fatto da solo”.

    Allora, cerchiamo di capire bene.

    Il processo in Corte d’Assise, è stato celebrato alla fine degli anni 90. Tra il dicembre del 98 ed il 2000.
    La sentenza è del 2000.
    Quindi, quelle testimonianze risalgono a quell’epoca.
    Sica e Misiani, deposero il 25 ottobre 1999.  Mori il 7 febbraio 2000.

    Che significa ciò?

    Significa che Sica, Misiani e Mori, oltre 10 anni dopo l’attentato, in Tribunale, possono avere espresso opinioni, pur errate, che si erano formate sull’accaduto, alcune delle quali di natura strettamente personale. O possono avere riferito informazioni tecniche errate che avevano assunto all’epoca. In dibattimento.
     
    Nello specifico proprio Mori dice che aveva “pensato” ad un tentativo ecc…ecc…

    Giuseppe D’Avanzo, su Repubblica, il 24 maggio 1992,   riassumeva  i fatti dei mesi precedenti riguardanti la vita di Giovanni Falcone, scrivendo, fra l’altro: “La mafia sistema 50 chili di tritolo sotto la sua casa all’ Addaura e nessuno crede all’ attentato. C’ è chi dice (a Palermo, a Roma): se l’ è preparato da solo.

    In buona sostanza, quando la Cassazione parla della “tesi delegittimante del falso o simulato attentato, avendo i vertici di Cosa nostra addirittura impartito l’ordine agli uomini dell’organizzazione di divulgare la falsa e calunniosa notizia che l’attentato «se l’era fatto da solo “, parla di una cosa del 90-91.

    Come possono quelle tre testimonianze avvenute 10 ANNI dopo, avere “finito per contribuire a fornire lo spunto ai molteplici nemici e detrattori del giudice di inventare quella tesi” DIFFUSA 10 ANNI PRIMA?

    Ecco un vero mistero che il Giudice della Cassazione dovrebbe aiutarci a chiarire.

    Anche perchè, se vogliamo fare proprio i nomi ed i cognomi di coloro che insinuavano di un falso attentato o di un auto-attentato, non spunta certo fuori Mori, ma semmai spuntano fuori, guarda caso, alcuni suoi tipici detrattori.

    Per quanto riguarda poi la testimonianza di Mori nello specifico, nella stessa si legge di una “perplessità in ordine alla effettiva funzionalità del telecomando”.
    Io non sono per il momento riuscito a risalire a come e quando Mori parlasse di perplessità sul funzionamento del telecomando, ed in quale contesto egli abbia detto questa cosa.

    So però che Mori in udienza, il 7 febbraio 2000, affermò, a proposito del primo vertice delle Autorità dell’Antimafia, tenuto la notte stessa del fallito attentato: “In quella sede non fu messa in dubbio la funzionalità del sistema.” (Presente anche e soprattutto l’artificiere Tumino, a relazionare).

    Inoltre so che cosa ha detto il pentito Fontana: “Nino Madonia fece segnale a tutti di rientrare perché, come apprendemmo poi, era stata notata la presenza della polizia proprio sugli scogli, nei pressi del borsone. Alla vista degli agenti Angelo Galatolo si sarebbe tuffato in mare con il telecomando che fu quindi INUTILIZZABILE per l’innesco dell’esplosivo.

    Direi di andarci piano quindi, prima di dire che Mori abbia detto in qualche sede anche solo delle sciocchezze, sull’attentato dell’Addaura, e che invece è il giudizio dato su di lui dalla Cassazione, che, come ho detto, sarebbe interessante chiarire.

    Enrix

     
    • anonimo 20:11 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi

      Ma ho detto qualcosa di sbagliato nel mio commento al post precedente? :(

    • anonimo 22:31 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi

      "Come possono quelle tre testimonianze avvenute 10 ANNI dopo, avere “finito per contribuire a fornire lo spunto ai molteplici nemici e detrattori del giudice di inventare quella tesi” DIFFUSA 10 ANNI PRIMA?"
      E' sempre la stessa storia, caro Enrix, questi "signori" sono convinti di poter violare il principio di causalita'…se vieni sul blog del pensatore c'e' il nostro amico Nick che adesso sostiene che l'informazione puo' superare la velocita' della luce nel vuoto: probabilmente le parole di Mori sono tornate indietro nel tempo a "fornire lo spunto". (Tutto e' possibile, ma la vedo alquanto improbabile!) :D

    • enrix007 23:37 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi

      Anonimo, io non so che cosa hai detto prima, perchè sei anonimo.

      Di sbagliato non avrai detto nulla, perchè qui è tutto a posto.

      Se sei l'anonimo che mi ha posto la domanda su micromega, ti chiedo scusa ma ho visto solo oggi il commento perchè sono stato via dal blog, comunque non ho seguito quella vicenda e non leggo micromega abitualmente.

      Se vuoi posso dare un'occhiata, però.

    • enrix007 23:51 on 10 January 2011 Permalink | Rispondi

      Non riesco ad entrare nel blog di Caruso, perchè è troppo grossa la pagina e mi blocca tutto.

      Ma posso immaginare cosa farnetica l'imbecille.

      Comunque c'è ben poco  da farneticare.

      La sentenza prende spunto da dichiarazioni recenti per sostenere che possono avere influenzato un pettegolezzo di 10-11 anni più vecchio.

      Se queste affermazioni, oltre che "in dibattimento", e cioè durante il processo (e che sono dibattimentali lo dice chiaramente la sentenza) avessero potuto per avventura essere state enunciate da qualcuno dei tre testi anche all'epoca, così da fare da innesco, il giudice dovrebbe chiarire e fondare il suo parere su prove acquisite che le cose stanno così, perchè un giudice non può trarre conclusioni sulla base di ipotesi fantasiose o di illazioni, tipo quelle di  Nick.
      Questo lo può fare giustappunto solo un medaiolo professionista.

      Il quale se volesse, per l'ennesima volta, dimostrare di non essere un merdaiolo, dovrebbe tirare fuori un documento, anche uno soltanto, che provi che almeno uno di quei tre avesse affermato qualcosa di depistantte PRIMA che il depistaggio divenisse, nel 90, pettegolezzo mafioso, politico e giornalistico, cotto e mangiato.

      Ma quel documento non esiste, perchè se esisteva qualcuno di riservato e che non parlava assolutamente a vanvera e fuori luogo di quei fatti, senza prima avere delle certezze, erano proprio quei tre signori lì.

      Per questo ciò che è scritto in sentenza non può essere oggettivamente condivisibile, perchè cronologicamente incongruente.

    • enrix007 00:02 on 11 January 2011 Permalink | Rispondi

      Cioè, le chiacchiere stanno a zero.

      La corte parla di "imprudenti dichiarazioni" con riferimento alle sue citazioni, quelle che ho trascritto, che sono citazioni di "TESTI" rese nel "dibattimento", e cioè dal 98 in poi.

      Che vengano fuori dunque, se esistono, le anticipazioni di queste "imprudenti dichiarazioni" di Mori, Sica e Misiani, fatte dagli stessi tre testi nell'89-90-91.

      Allora ne riparliamo.

    • anonimo 09:54 on 11 January 2011 Permalink | Rispondi

      Visita mattutina al Segugio e la penna si mette a scrivere da sola!!!

      C'era una volta un blogger di nome Cesare e un suo amico di nome Nick. Cesare aveva una malattia, non poteva sentire mentovare il nome Fisica. Questa parola aveva su di lui lo stesso effetto che ha sul toro il drappo rosso. Per anni ruppero le palle a tutti parlando di relatività e del sacro principio che niente  supera c. Poi Cesare sembrò guarire, andò in parabola calante, come nelle psicosi maniaco-depressive. Ma, improvvisamente e inaspettatamente per Cesare, quell'angioletto di Nick si trasforma in burlone e gli tira un tiro mancino. Nomina la parola proibita e Cesaruccio ci casca con tutte e quattro le zampe, nonostante che Sympatros, uomo buono e benefico, l'abbia messo in guardia. Ha visto il drappo rosso, non c'è niente da fare! La burla riesce in pieno e i suoi effetti rimarranno per sempre nella memoria di massa del povero cesaruccio, il quale è così ingenuo che invita al banchetto quel luminare risolutore di misteri, il famoso Segugio.

      …………………………………………………………………………………………..
      "Come possono quelle tre testimonianze avvenute 10 ANNI dopo, avere “finito per contribuire a fornire lo spunto ai molteplici nemici e detrattori del giudice di inventare quella tesi” DIFFUSA 10 ANNI PRIMA?"
      E' sempre la stessa storia, caro Enrix, questi "signori" sono convinti di poter violare il principio di causalita'…se vieni sul blog del pensatore c'e' il nostro amico Nick che adesso sostiene che l'informazione puo' superare la velocita' della luce nel vuoto: probabilmente le parole di Mori sono tornate indietro nel tempo a "fornire lo spunto". (Tutto e' possibile, ma la vedo alquanto improbabile!) :D

      E meno male che poi dirà che aveva capito lo scherzo!!!

      PER IL SEGUGIO————-

      1 Mori non l'ha detto mai prima…. l'ha detto solo nel processo
      2 Mori l'ha detto pure prima, ma non si trova scritto da nessuna parte
      3 Mori l'ha detto pure prima e si trova da qualche parte che il Segugio non sa

      Siccome le ipotesi in campo sono almeno tre, il Segugio dovrebbe deporre la sicumera di risolutore di misteri e più umilmente dovrebbe parlare di una possibile ipotesi…. ma allora non sarebbe più il Segugio

    • anonimo 10:02 on 11 January 2011 Permalink | Rispondi

      Segugio, siccome tu e quell'altro avete allegramente ironizzato su Nick, poverino in sua assenza, penso che il mio post qui sopra dovresti proprio pubblicarlo!!

    • anonimo 22:37 on 11 January 2011 Permalink | Rispondi

      Sì sono l'anonimo di Micromega, anche se io la vicenda l'ho seguita sul blog di Di Pietro e quello del Fatto Quotidiano. Beh la mia era solo una curiosità, se non hai seguito non è importante. :)

      Ciao e grazie per quello che fai.

      Anonimo #1

      PS: già Luttazzi a suo tempo aveva sfidato le leggi della causalità… retrodatando le date di pubblicazione dei post sul suo blog! :D

    • enrix007 15:47 on 18 January 2011 Permalink | Rispondi

      Anonimo 7, cioè Sympatros.

      Io invece penso di no. E qui comando io.

    • anonimo 13:30 on 28 March 2011 Permalink | Rispondi

      Enrico, se leggi "Per fatti di mafia" di Misiani, libro scritto nel 1991 (purtroppo non ce l'ho sottomano, ma conto di ritrovarlo) vedrai che c'è una suggestiva ricostruzione dell'Addaura che lascia intendere che Falcone l'attentato potrebbe esserselo fatto da solo.
      Detto questo, vorrei farti riflettere sul fatto che, per i ruoli che ricoprivano, Sica, Misiani e Mori erano certamente fra le fonti di diversi (importanti) giornalisti di giudiziaria e che potevano tranquillamente diffondere notizie erronee (non false, sebbene il confine sia labile, ma erronee).
      Come sai, non sono completamente sprovveduto, ma per anni, leggendo i giornali, sono rimasto convinto che quei candelotti non potessero esplodere e che si fosse trattato solo di un "avvertimento".
      Sebastiano Gulisano

    • enrix007 02:06 on 29 March 2011 Permalink | Rispondi

      Caro Sebastiano, condivido certamente in toto, e anch'io ho avuto per anni lo stesso pensiero.
      Tuttavia:
      1) Non sono queste le considerazioni del nostro magistrato. Le considerazioni del magistrato si basano su fatti cronologiamente incongruenti.
      2) Il giudice in ogni caso non poteva e non può fondare il proprio giudizio su supposizioni di ciò che può essere avvenuto, ma solo su fatti.
      E fatti veri e verosimili, non cronologicamente incongruenti.

  • Avatar di enrix

    enrix 12:13 on 14 November 2010 Permalink | Rispondi
    Tags: , generale mori,   

    Pubblici Ministeri: potere e informazione

     

    CLICCA QUI SOTTO PER VEDERE IL VIDEO:

     

    Pubblici Ministeri: potere e informazione

     
  • Avatar di enrix

    enrix 08:44 on 1 October 2010 Permalink | Rispondi
    Tags: generale mori,   

    "Prego, dottore!" agli atti del processo Mori-Obinu

    Guarda il video delle dichiarazioni spontanee del gen. Mario Mori all'udienza del 28 settembre 2010.

    Watch Dichiarazioni generale Mori del 28/09/10: la lettera manipolata

    Ai minuti 04:46 e 24:57 : "Prego, dottore!" fonte di ispirazione  della relazione con cui il generale ha accompagnato il Collegio giudicante nella fabbrica dei tarocchi, con l'ausilio di supporti audiovisivi.

    Clicca QUI e guarda la notizia sul TG1

    Come acquistare il libro.

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  • Avatar di enrix

    enrix 00:48 on 10 June 2010 Permalink | Rispondi
    Tags: generale mori, , ,   

    INTERVISTA A DE DONNO 

    Intervista a De Donno.

    Quando in un paese di falsari, di cialtroni e di
    menti deboli, ci si ritrova costretti a spiegare cose ovvie.

     
    • anonimo 13:55 on 11 June 2010 Permalink | Rispondi

      Ma allora sei vivo!Temevo che la mafia ti avesse eliminato.Moritz

    • aspis 21:38 on 11 June 2010 Permalink | Rispondi

      certo che cercare nuove nuove sul blog, più volte al giorno, vanamente, per tanti giorni è stressante… poi bastano due righe e si riapre lo spirito… grazie Enrix.renzo

    • enrix007 00:16 on 12 June 2010 Permalink | Rispondi

      Ragazzi, la vostra pazienza sarà premiata.La prossima settimana esce il mio libro."Le lettere della mafia a Silvio Berlusconi nella mitopoiesi di Massimo Ciancimino" – 145 pag – edizioni Segugio.Da leggere sotto l'ombrellone quest'estate.

    • anonimo 13:20 on 13 June 2010 Permalink | Rispondi

      Gaudio magno!Edizioni segugio?Ma lo trovero' in libreria?Luigi

    • anonimo 23:58 on 13 June 2010 Permalink | Rispondi

      Dai, Enrix dicci dove si trova!cesare

    • anonimo 00:00 on 14 June 2010 Permalink | Rispondi

      P.S.sono contento che tu non abbia scritto "mitopoietica" ma mitopoiesi, non so se ti sei accorto del mio commento tempo fa…cesare

    • anonimo 13:56 on 16 June 2010 Permalink | Rispondi

      Finalmente!Maury

    • anonimo 12:39 on 20 June 2010 Permalink | Rispondi

      Ho trascritto l'ultima parte perchè ci dà una idea di quello che è realmente successo.Noi ci inseriamo inconsapevolmente in un terreno estremamente minato, sconoscendo chiaramente che verosimilmente qualcuno stava discutendo realmente con cosa nostra, e non per gli stessi obiettivi che noi perseguivamo.Se trattativa esisteva probabilmente era condotta da qualche parte sicuramente politica o rappresentativa di alcuni interessi economici, di lobby, che però era realmente in grado di mantenere eventuali promesse.Poi in questa intervista De Donno non dice che quando Ciancimino si appresta a fare il grande passo e ad iniziare a collaborare, proprio in quel momento viene arrestato.Era un pericolo.E viene arrestato.bart_simpson

  • Avatar di enrix

    enrix 18:57 on 27 March 2010 Permalink | Rispondi
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    Perché considero inattendibile Massimo Ciancimino 

    Perchè considero inattendibile Massimo Ciancimino

    di Sebastiano Gulisano

    Mi sarebbe piaciuto assistere alle udienze del processo Mori-Obinu, all’inizio di febbraio, per osservare le facce dei protagonisti, scrutarne le espressioni mano a mano che procedeva il racconto del «teste assistito» Massimo Ciancimino sulla trattativa Stato-mafia dopo la strage di Capaci del 23 maggio 1992 e prima della strage di via d’Amelio. Avrei voluto scrutarne gli sguardi, le espressioni, le smorfie, i gesti e, attraverso essi, tentare di interpretare i pensieri di ciascuno di loro. A pensarci bene,  non mi sarebbe nemmeno bastato esserci: mi ci sarebbero volute un bel po’ di telecamere, almeno una per ogni protagonista e una sala di regia da dove osservare. In quell’aula di Tribunale, però, non c’ero, né ho visto filmati di quel dibattimento, di quelle udienze; ho solo ascoltato le registrazioni di Radio Radicale delle tre giornate in cui Ciancimino ha raccontato la sua verità. In precedenza, avevo letto tutti i verbali depositati dai pm agli atti del processo Mori-Obinu, scaricati dalla rete tramite il sito Censurati.it. Sulla vicenda, inoltre, conoscevo la progressione delle dichiarazioni di Giovanni Brusca dal 1996 in poi, le testimonianze degli ex ufficiali del Ros dei carabinieri Mario Mori e Giuseppe De Donno al processo di Firenze sulle stragi del 1993, la versione ufficiale di don Vito Ciancimino che sostanzialmente coincide con quella dei carabinieri: la trattativa sarebbe iniziata dopo le stragi siciliane, alla fine di agosto. Senza contare le innumerevoli cronache giornalistiche che, negli anni, hanno trattato l’argomento. Insomma: pensavo di saperne qualcosa e mi ero anche formato qualche idea.
    Dopo le dichiarazioni di Ciancimino jr, specie dopo la sua testimonianza in Tribunale nei giorni 1, 2 e 8 febbraio 2010, non so più nulla. O quasi.

    Nelle ultime settimane ho riletto tutti i verbali del figlio di don Vito e ascoltato più volte attentamente le sue parole al processo Mori-Obinu: l’unica cosa che mi è chiara è che Massimo Ciancimino ha studiato male, talmente male da riuscire a contraddirsi persino sulle vicende di cui è stato protagonista diretto. Figurarsi su ciò che gli avrebbe raccontato il defunto don Vito.
    Complessivamente, il racconto del «testimone assistito» è verosimile. Verosimile non vuol dire vero, ma raccontato in maniera tale che possa sembrarlo. Specie se non si hanno elementi di paragone. Il fatto è che se si mettono a confronto le cose che Ciancimino racconta ai pm in due anni di collaborazione (già in parte contraddittorie, ma in qualche modo giustificabili) con quelle che racconta nell’aula del processo Mori-Obinu la sua attendibilità va a farsi friggere. Non perché dica cose false (non sono in condizione di saperlo), ma perché in più occasioni afferma cose radicalmente diverse rispetto a quelle dichiarate ai pm: nella migliore delle ipotesi, ha problemi di memoria. Problemi seri. So che un Tribunale, in relazione a determinati fatti palermitani degli anni Ottanta, lo ha ritenuto attendibile, ma so anche che quella patente di attendibilità non rende né vero né attendibile tutto ciò che dice Massimo Ciancimino.
    Faccio qualche esempio così risulta chiaro ciò che intendo.

    Dall’interrogatorio del 7 aprile 2008 davanti ai pm palermitani Nino Di Matteo (PM) e Antonio Ingroia (PM1):

    «CIANCIMINO: De Donno (…) L’ho incontrato subito dopo l’omicidio del dottor Giovanni FALCONE in una… sul volo Palermo – Roma. In quell’occasione siamo riusciti, parlando con la hostess, a farci assegnare un posto accanto… (…) …mi ricordo proprio il periodo, è stato una settimana dopo, 10 giorni dopo (la strage di Capaci, ndr). (…) l’incontro con DE DONNO è avvenuto circa 10 – 15 giorni dopo… (…)
    CIANCIMINO: Ci siamo messi accanto e lui mi ha detto: ma secondo lei… inizialmente mi chiese soltanto se…
    P.M.1: Volo Palermo – Roma, giusto?
    CIANCIMINO: Palermo – Roma… se mio padre avesse avuto mai intenzione di farsi una chiacchierata con lui. Il primo contatto tra me e DE DONNO dice: ma secondo me tuo papà mi ricever… sarebbe disposto a ricevere me e casomai qualche altro per farsi una chiacchierata? (…) non mi ricordo ovviamente se mi parlò di collega o superiore. Ho parlato con mio padre di questo, più di una volta… premesso, il dottor DE DONNOmi lasciò un recapito telefonico dove trovarlo ed era un numero di una utenza telefonica mobile.
    P.M.1: Quindi lei riferendo a suo padre…
    CIANCIMINO: Esatto, mio papà disse di chiamarlo, mi disse: vabbè chiamalo e chiedi al Capitano DE DONNO quale dovrebbe essere l’argomento della discussione. Chiamai il Capitano DE DONNO e mi ricordo che in quell’occasione lo incontrai a Palermo, ci incontrammo di fuori della Caserma quella diciamo che purtroppo ho conosciuto pure io, Caserma Carini, quella che c’è qua dietro al Politeama…»

    Al processo Mori-Obinu, l’1 febbraio 2010, l’incontro con De Donno non avviene più a Punta Raisi ma a Fiumicino, il volo è Roma-Palermo e il primo appuntamento con De Donno non è più a Palermo, vicino alla caserma Carini, ma a Roma, ai Parioli.

    Che la cosiddetta trattativa cominci con un incontro più o meno casuale in aeroporto, fine maggio-primi di giugno, è un fatto noto da 15 anni, raccontato dallo stesso De Donno, che lo ha sempre collocato sul Palermo-Roma, come il primo Ciancimino. Da dove salti fuori la seconda versione non è dato sapere: il pm Di Matteo non ha fatto nulla per indurlo a ricordare meglio; la difesa di Mori non glielo ha stranamente contestato.

    Durante l’interrogatorio del 20 novembre del 2009 (condotto da ben 6 pm di Palermo e Caltanissetta) a Ciancimino viene chiesto di spiegare il contenuto di un “pizzino” che lo stesso ha consegnato ai magistrati, una lettera dattiloscritta indirizzata da Provenzano a don Vito, ritirata personalmente da Massimo:

    «P.M.: Carissimo ingegnere, ho ricevuto la notizia che ha ritirato la ricetta dal caro dottore… ascolti bene, non…
    CIANCIMINO: Sì, sì.
    P.M.: credo che è il momento che tutti facciamo uno sforzo, come già ci eravamo parlati al nostro ultimo incontro, il nostro amico è molto pressato, speriamo che la risposta ci arrivi per tempo, se ci fosse il tempo per parlarne noi due insieme. Io so che è buona usanza in lei andare al Cimitero per il compleanno del padre suo, si ricorda, me ne parlò… me ne parlo lei, potremo vederrci con due erre… per rivolgere insieme una preghiera a Dio o come l’altra volta, per comodità sua, da nostro amico OMISSIS. Bisogna saperlo, perché a noi ci vuole tempo per organizzarci».

    Dunque: nel racconto di Massimo Ciancimino il «Carissimo ingegnere» è il padre, la «ricetta» è il papello, il «caro dottore» è Antonino Cinà (che avrebbe consegnato il papello a Massimo il 29 giugno 1992, giorno di S. Pietro – a Roma è festa e lui aveva programmato una gita a Panarea ma ha dovuto rinunciare); «la risposta» che aspettano «per tempo» sarebbe quella delle istituzioni alle richieste contenute nel papello; il «nostro amico» è Totò Riina, «molto pressato» da un soggetto esterno a Cosa Nostra («il grande architetto» lo chiama Ciancimino padre) che vuole continuare la strategia stragista; il «Cimitero» è quello dei Cappuccini, a Palermo; il «compleanno del padre suo» ricorreva il 12 luglio.
    Secondo il racconto che Ciancimino jr fa ai magistrati il 20 novembre – lo sintetizzo perché è lungo una decina di pagine –, il pizzino, in busta chiusa, gli sarebbe stato consegnato da persone vicine a Provenzano «alla fine di giugno del 1992» e da lui portato al padre, senza leggerlo; il contenuto gli sarebbe stato riferito successivamente dallo stesso don Vito. Massimo è certo del periodo perché ricorda che il «padre era venuto a Palermo per incontrare il Lo Verde», alias Provenzano, e che l’incontro «è avvenuto in una giornata di mercoledì (…) di fine giugno 1992».
    Al processo, il 2 febbraio, il ritiro della busta, spostato da «fine giugno» ai «primi di luglio» del ’92, avviene in seguito alla consegna a Provenzano, la mattina dello stesso giorno, di un’altra busta «proveniente da Roma» (da don Vito) di cui prima sostiene di non conoscere il contenuto ma, poco dopo, per spiegare in cosa consistesse lo «sforzo» da fare, cambia idea e dichiara che «mio padre mi dice che nella lettera che aveva mandato a Provenzano lamenta come queste situazioni, queste richieste del Riina erano inattuabili, quindi viene chiesto a mio padre di fare quell’ulteriore sforzo che viene identificato da mio padre, me lo dice lui, in quella specie di contropapello: cercare dei punti di convergenza per andare avanti nella trattativa, in quanto lo stesso mio padre aveva definito non attuabile il tutto».
    Nell’analisi del passaggio successivo la divaricazione con le dichiarazioni rese ai pm di Palermo e Caltanissetta si fa evidente, ché quando c’è da interpretare la speranza «che la risposta ci arrivi per tempo se ci fosse il tempo di parlarne noi due insieme», succede il patatrac:

    Pm Ingroia: «A che risposta si riferisce Provenzano?»
    Ciancimino: «Alla possibilità di avanzare il contropapello di mio padre come condizione su cui continuare questa trattativa».
    Ingroia: «Non ho capito. La risposta di chi a chi. Provenzano di quale risposta parla?»
    Ciancimino: «La risposta di mio padre. Mio padre doveva fornire un tipo di documentazione su cui aprire questa eventuale altra possibilità di trattare con questi soggetti e sollecita un incontro a tal proposito fra i due che poi di fatto avviene».
    Ingroia: «Cioè una risposta che doveva dare suo padre?»
    Ciancimino: «In merito a quella che era la sottoposizione di questo elenco di…»
    Siccome la cosa sembra volgere al peggio, il pm Ingroia, come si dice dalle mie parti,  c’a cala cca cucchiaredda, cioè lo imbocca:
    Ingroia: «Sebbene sia un italiano approssimativo, però la frase dice: “speriamo che la risposta CI arrivi per tempo”, cioè “ci” significa “a noi”, “noi” sono i due interlocutori del colloquio, cioè Provenzano e Ciancimino. Quindi, dalla lettura di questa frase, sembra che ci sia una terza persona, diversa da Provenzano e Ciancimino…»
    Ciancimino: «Sono i carabinieri, ovviamente».
    Ingroia: «Non lo so».
    Ciancimino: «Sono i carabinieri e il signor Franco che devono…»
    Ingroia: «Non lo so… Una persona diversa deve dare una risposta».
    Ciancimino: «…una risposta ad andare avanti in un minimo di trattativa».
    La strategia ha funzionato e, dunque, il pm Ingroia continua: «Questo bigliettino consegnato a suo padre è successivo alla consegna del cosiddetto papello?»
    Ciancimino: «Si. Il papello è stato ritirato, la ricetta…».
    Ingroia: «E quindi, la domanda è… Presidente, richiamo la sua attenzione per evitare che poi mi si dica che faccio domande suggestive, quindi valuterà lei se è tale. La domanda è: la risposta contenuta nel pizzino è la risposta che ci si aspettava dal papello che era stato inoltrato?»
    Ciancimino: «Sì, la risposta in merito se c’erano margini di discussioni in merito al papello, ché Provenzano non aveva accesso diretto coi carabinieri, ché mio padre…»
    Ingroia: «Benissimo. E allora: quando Provenzano dice a Ciancimino “la risposta ci arrivi per tempo”, “per tempo” rispetto a cosa o a quale eventuale evento si riferisce Provenzano in questo pizzino?»
    Ciancimino: «Eventuale…»
    Non lo lascia finire e lo incalza: Ingroia: «C’è un riferimento alla pressione cui era sottoposto Riina?»
    Ciancimino: «Sì, il riferimento è chiaro. Mi dice mio padre “Ci arrivi per tempo” perché Riina aveva indicato uno spazio temporale entro il quale si doveva rispondere o sì o no a quelle che erano le sue richieste avanzate in quel documento perché sennò sarebbe dovuto andare avanti in quello che era il suo piano iniziale, di proseguire con le stragi».
    Potrebbe fermarsi qui, Ingroia, ché la situazione l’ha recuperata brillantemente, ma non gli basta, vuole chiudere il cerchio e rendere plausibili le prime strampalate risposte di Ciancimino.
    Ingroia: «E questo perché – lo ha già detto nella prima parte dell’esame condotto dal collega – Provenzano era andato da Riina per cercare di convincerlo a frenare, ad abbassare le richieste, no?»
    Ciancimino: «Sì. Analizzare una controproposta che avrebbe avanzato mio padre, che di fatto non si distaccava molto da quelle che erano le sue 12 richieste ma le rendeva presentabili a quelli che dovevano essere i possibili interlocutori».

    Un capolavoro, quello di Ingroia: riesce a recuperare una situazione disperata inserendo nell’ultima domanda un elemento di cui non ho trovato traccia nella prima parte dell’esame condotto dal pm Di Matteo (spero che altri la trovino e mi smentiscano): se non sono diventato sordo selettivo, Ciancimino non aveva mai detto (nemmeno negli interrogatori depositati dai ai pubblici ministeri di Palermo e Caltanissetta) che dopo la consegna del papello «Provenzano era andato da Riina per cercare di convincerlo a frenare, ad abbassare le richieste». Ritengo che quello del pm sia un errore riconducibile all’estenuante lunghezza e alla complessità degli interrogatori. Solo in due occasioni, le risposte di Ciancimino alle domande dei pm si erano vagamente avvicinate a quella affermazione: nell’interrogatorio del 19 ottobre 2009, il figlio di don Vito aveva riferito che, dopo avere ricevuto il papello, il padre aveva insistito con Provenzano e con il signor Franco per cercare una mediazione e Provenzano gli aveva risposto che «se si fosse presentato qualcosa di attuabile lui si sarebbe adoperato» per convincere Riina ad accettare; mentre il successivo 20 novembre, commentando il pizzino della “ricetta”, al pm che gli chiedeva se sapesse se Provenzano avesse già parlato del papello con suo padre e con Riina, Ciancimino aveva risposto: «Con tutti e due, io credo che mio padre… cioè io credo… mio padre mi dice che è Provenzanoche deve convincere Riina a discutere e a capire… perché mio padre non parla con Riina».
    Nemmeno stavolta la difesa del generale Mori si avvede dell’errore. Anche per loro, vale la stessa attenuante di Ingroia. D’altronde, non se ne sono accorti nemmeno i giudici.
    È decisamente più facile starsene seduto davanti a un computer e scovare questi dettagli avendo quasi due mesi a disposizione, con verbali da leggere e rileggere fino allo sfinimento e file mp3 da ascoltare e riascoltare a piacimento.
    Al di là di chi se n’è accorto e chi no, a prescindere dal possibile errore commesso da Ingroia, risulta evidente come Ciancimino non ricordi assolutamente l’originaria interpretazione da lui data di quel pizzino. E siccome ciò che sa glielo ha detto suo padre, in assenza di don Vito e di qualsivoglia elemento di riscontro, non possiamo sapere ciò che il padre gli ha detto.
    Visto che ci siamo, voglio precisare che dell’inversione della rotta aerea e del cambio di città del primo incontro fra Massimo Ciancimino e De Donno mi sono accorto al primo ascolto, ché la mia memoria non è ancora da buttare. È plausibile che i giudici non abbiano rilevato la discrepanza, ché non sono tenuti a conoscere tutti i verbali di Ciancimino; è sorprendente che non se ne siano accorti Mori e i suoi legali; ritengo che il pm De Matteo, che conduceva l’esame, se ne sia accorto e abbia sorvolato.

    I due episodi narrati non intendono sindacare la buona fede di Massimo Ciancimino e la genuinità della sua collaborazione con la giustizia, ma – lo ribadisco – rilevano come la sua memoria sia un colabrodo e, dunque, la sua attendibilità prossima allo zero.

    C’è da precisare come in due anni di interrogatori – quantomeno in quelli pubblici – Ciancimino non avesse mai riferito ai magistrati che «Riina aveva indicato uno spazio temporale entro il quale si doveva rispondere o sì o no a quelle che erano le sue richieste». Ma, di fronte a tale novità, non gli viene chiesto a quanto ammontasse tale «spazio temporale», sebbene i tempi, le date in questa vicenda siano importanti tanto quanto i contenuti (a prescindere dalle numerose contraddizioni) della narrazione.  Un particolare, questo dello «spazio temporale» tutt’altro che secondario: l’assunto di tutta questa storia è che la trattativa avrebbe convinto Totò Riina che «lo stragismo paga» e, di conseguenza, avrebbe accelerato l’attuazione della strage di via D’Amelio. In tale contesto, dunque, sapere se lo «spazio temporale» si fosse o meno esaurito ci consentirebbe di sapere se l’assunto è reale oppure se la strage di via D’Amelio è avvenuta dopo la fine dello «spazio temporale» e, quindi, la trattativa non avrebbe accelerato un bel niente ma, al contrario, avrebbe attenuato le «pressioni» esterne procrastinando l’attuazione della strage. Di conseguenza, la trattativa non potrebbe rientrare manco di striscio fra i possibili moventi dell’eliminazione del procuratore Paolo Borsellino.

    Una ulteriore precisazione: il signor Franco, detto anche signor Carlo, secondo il racconto di Massimo Ciancimino sarebbe un personaggio delle istituzioni, legato ad ambienti dei servizi segreti, tuttora non identificato. Di lui sappiamo che è in relazione con don Vito fin dal tempo in cui il ministro dell’Interno era Restivo (1968-1972) e che nella trattativa è consigliere dell’ex sindaco fin dal primissimo momento. Anzi: don Vito accetta di incontrare i carabinieri solo dopo che Provenzano e il signor Franco gli hanno consigliato di farlo. È il signor Franco, secondo Ciancimino jr, a rivelare a don Vito che dietro i carabinieri c’erano «il ministro Rognoni e il ministro Mancino».

    Vediamole, dunque, queste date, così come emergono dalle dichiarazioni dibattimentali.

    Il 27-29 giugno del 1992 Massimo riceve la busta contenente il papello dal dottor Cinà, a Palermo, «e la porto subito a mio padre a Roma». Dopo la consegna, il padre lo esorta a telefonare a De Donno per fissare un appuntamento con lui e Mori e, dopo, di fare lo stesso col signor Franco. Inoltre, il padre «informa subito Provenzano» delle richieste «inaccettabili e impresentabili» fattegli recapitare da Riina «e viene invitato a cercare punti di mediazione», a elaborare una proposta «credibile e presentabile». Non è chiaro quando avvengano gli incontri coi carabinieri e col signor Franco, né cosa intenda Ciancimino quando dice che suo padre informa «subito» Provenzano. Non facciamo ipotesi e facciamo finta che lui, in precedenza, su questa punto non abbia detto nulla (ché in realtà ha cambiato versione svariate volte) e, dunque, nulla sappiamo.
    Tra la fine di giugno e i primi di luglio Massimo è di nuovo a Palermo per consegnare una busta con un messaggio del padre a Provenzano e, nel pomeriggio dello stesso giorno, ritira da emissari del boss latitante una busta contenente il pizzino in cui si parla della «ricetta». Di tale collocazione temporale Ciancimino, nell’interrogatorio del 20 novembre 2009, si dichiara certo perché ricorda che il «padre era venuto a Palermo per incontrare il Lo Verde», alias Provenzano, e che l’incontro «è avvenuto in una giornata di mercoledì di fine giugno 1992». Il 30 giugno era martedì, dunque il padre e Provenzano si sarebbero visti il 24 giugno (ultimo mercoledì del mese) o il primo luglio. Se l’incontro fosse avvenuto il primo luglio non avrebbe senso che contestualmente i due usassero Massimo come postino per scambiarsi pizzini in cui si parla di «ricetta» – ne avrebbero discusso di persona –, collochiamo perciò l’appuntamento alla data del 24 giugno. Ma non è importante, ché nel processo tale dettaglio non è entrato.
    L’altra data certa è quella del 12 luglio, compleanno del defunto padre di don Vito e occasione (vedi pizzino) per incontrare Provenzano e parlare di papelli e contropapelli. Sempre il 12 luglio, inoltre, don Vito incontra nella sua casa dell’Addaura il signor Franco e gli mostra il papello (o gli viene restituito, avendoglielo egli dato in precedenza). Alla fine dell’incontro, don Vito conserva il foglio nella tasca della giacca e commenta che Riina è «il solito testa di minchia» e che le sue richieste sono «inaccettabili e irricevibili». Massimo ha assistito alla scena e ha sentito con le proprie orecchie il padre pronunciare quelle parole, quindi non c’è da dubitare che ciò sia avvenuto.
    Non sappiamo quanto tempo abbia concesso Riina, ma sappiamo che due settimane dopo la consegna del papello Vito Ciancimino incontra, nel corso della stessa giornata, Provenzano e il signor Franco: col primo parla del contropapello; col secondo del papello e s’inalbera per il contenuto. Sappiamo anche che, stando all’interpretazione dibattimentale del testo del pizzino, ai «primi di luglio» Provenzano e don Vito erano in attesa della «risposta» dei carabinieri e del signor Franco. Non è chiaro come mai, se all’inizio del mese aspettavano la risposta dell’uomo dei Servizi, il 12 luglio li troviamo a Mondello ancora col papello in mano. Anche perché – altra cosa che sappiamo – Provenzano aveva cortesemente pregato don Vito di fare un piccolo sforzo e di elaborare un «contropapello» che «non si distaccava molto dalle richieste di Riina, ma le rendeva accettabili». Dunque, alla data del 12 luglio abbiamo don Vito che parla ancora di papello col signor Franco e di contropapello con Provenzano; non sappiamo se è arrivata la risposta dei carabinieri e dei loro politici di riferimento. Intanto Riina aspetta una qualche risposta, mentre «il grande architetto» continua a esercitare pressioni su di lui, «riempiendogli la testa di minchiate» per fargli continuare la strategia stragista.
    Per inciso: che il papello sia stato consegnato ai carabinieri lo sappiamo anche dal fatto che agli atti del processo, fra i documenti depositati, provenienti dall’archivio dell’ex sindaco e consegnati dal figlio ai magistrati di Palermo, c’è una fotocopia delle 12 richieste di Riina in cui c’è scritto – dalla mano di don Vito, ha giurato Massimo – che è stato «consegnato spontaneamente al colonnello dei carabinieri Mario Mori del Ros». La scritta è stata vergata su un post-it e incollato al papello, ma siccome agli atti del dibattimento c’è una fotocopia bisogna specificarlo.

    Domande.
    Se Vito Ciancimino considerava le 12 richieste contenute nel papello «irricevibili e impresentabili» e si è dato così tanto da fare per convincere Provenzano e il signor Franco a dargli il tempo di elaborare un «contropapello», perché ha consegnato a Mori il foglio ricevuto da Riina tramite Cinà?
    Lo ha forse fatto all’insaputa di Provenzano e del signor Franco?
    Se a Mori è stato consegnato il papello con le proposte «irricevibili e impresentabili», a cosa serviva il «contropapello» di don Vito che «non si distaccava molto dalle richieste di Riina, ma le rendeva accettabili»?
    Non sarebbe stato più sensato attendere la definizione delle richieste da includere nel «contropapello» e consegnare quest’ultimo ai carabinieri?
    È mai possibile che né Ciancimino, né il signor Franco, né Provenzano abbiano pensato a tale eventualità?
    E se qualcuno di loro ci ha pensato, lo ha esternato agli altri?
    E se lo ha fatto, come mai la proposta è stata bocciata?

    In chiusura, diamo una sbirciata alle presunte proposte «accettabili» (anch’esse agli atti del processo): fra l’altro, don Vito aveva sostituito l’assurda pretesa di revocare il 41 bis (il carcere duro per i mafiosi) con la più sensata richiesta di abolire il 416 bis (il reato di associazione mafiosa); mentre al posto dell’improponibile soppressione della tassa sui carburanti, in modo che i siciliani potessero spendere quanto quelli della Val d’Aosta, era stato introdotta la più ragionevole pretesa di abolizione del monopolio di Stato sui tabacchi, per le felicità di tutte le organizzazioni criminali – Cosa Nostra inclusa – che da circa mezzo secolo prosperavano sul traffico illegale di tabacchi possibile grazie all’esistenza del monopolio.
    Ignoro cosa pensassero il signor Franco e il ragionier Lo Verde (alias Provenzano) di cotanto geniale «contropapello», ma non dispero che prima o poi possa saltare fuori qualche pizzino a colmare la mia lacuna.

    estratto dal blog "Il vizio della memoria":
    http://ilviziodellamemoria.splinder.com/post/22453125/Perch%C3%A9+considero+inattendibil

     
    • anonimo 13:57 on 6 April 2010 Permalink | Rispondi

      Perche' assomiglia a Bugs Bunny?Maury

    • Sympatros 22:55 on 10 April 2010 Permalink | Rispondi

      E' da tempo che non seguo il Segugio, come vanno le cose… i vari scoop hanno inciso nelle tormentate vicende…. intervista Borsellino…. processo dell'Utri… processo Mori? Hanno avuto il meritato successo? Sono state prese in considerazione dalla difesa di Mori e Dell'Utri? Certo se non l'hanno fatto sono dei veri tonti… ma come si può..come si può…. una difesa geniale servita su un piatto d'argento? Insomma come stanno le cose, ragguagliatemi!Una lettura di Segugio al mese e non al giorno leva il medico di torno!Ciao, Enrix, hai finito di scoopare?

    • anonimo 15:10 on 11 April 2010 Permalink | Rispondi

      Oltre a un'intervista di Facci a Ciuro oggi in prima pagina su Libero, segnalo un servizio del Giornale nelle pagine interne sull'articolo di Paradisi di Liberoreporter dello scorso bimestre.Cordialita'Luigi

    • anonimo 09:43 on 12 April 2010 Permalink | Rispondi

    • anonimo 02:16 on 11 May 2010 Permalink | Rispondi

      Egr. Enrix,mi perdoni il mezzo OT, ma volevo segnalarti il passaparola di oggi, a mio modesto parere è imperdibile.Ormai ha troppo da fare (promozione=vendere) e prende per oro colato le mirabolanti inchieste di Bolzoni, sì quello delle 3 cassaforti :D SalutiRenzo C

    • anonimo 15:43 on 20 May 2010 Permalink | Rispondi

      non postate più news??

    • anonimo 21:46 on 18 June 2010 Permalink | Rispondi

      complimenti!!!! non ti fermare. so che hai ragione perche'vivo il contesto in"prossimita'" . avrai successo perche' ti muovi con logica ed onesta'.ad maiora!!!   Drago

    • enrix007 00:28 on 19 June 2010 Permalink | Rispondi

      Grazie, Drago.

  • Avatar di enrix

    enrix 16:14 on 2 March 2010 Permalink | Rispondi
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    NUOVO CINEMA CIANCIMINO 

    Nuovo cinema Ciancimino

    Non solo la fantomatica trattativa tra Stato e mafia, il figlio di don Vito dice la sua anche su Ustica, Gladio e caso Moro. Ecco il diario del nuovo vate d’Italia

    di Chiara Rizzo

    Il titolo è prosopopeico: Nel nome del padre. Il sottotitolo non da meno: “Sono ventitrè gli interrogatori di Massimo Ciancimino, il figlio di don Vito. E una valanga i pizzini che riscrivono la storia dei misteri d’Italia, da Gladio alle stragi del ’92, sino ai politici di oggi. Citati con nome e cognome. Eccoli”. Massimo Ciancimino detto Junior, il figlio del sindaco mafioso di Palermo Vito, il testimone chiave al processo di Palermo contro il generale Mario Mori per la mancata cattura del boss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, oggi è diventato il vate dei misteri d’Italia. Non bastavano la riduzione della condanna per riciclaggio e la ribalta televisiva.
    Nel nome del padre è già alla seconda edizione. La prima, tremila copie, è andata esaurita in una sola settimana. Il libro è pubblicato dall’editrice siciliana Novantacento, che edita anche un mensile di cronaca che ha tra i suoi collaboratori fissi il sostituto procuratore Antonio Ingroia, titolare dell’accusa al processo Mori. Il coordinatore editoriale della rivista Claudio Reale spiega a Tempi che la pubblicazione dei verbali di Ciancimino è stata possibile perché gli atti non sono stati segretati. Purtroppo per Junior, verrebbe da aggiungere. Più che una raccolta di verbali, è un divertissement da spiaggia, non fosse che le deposizioni di Junior infiammano da mesi la pletora di cronisti giustizieri e infangano il lavoro di due ufficiali che hanno combattuto la mafia rischiando la vita.
    Secondo Massimo Ciancimino, infatti, il padre don Vito fu contattato nel 1992 da Mori e dall’allora capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno per intavolare una trattativa con Totò Riina e indurlo alla resa. Ma papà Ciancimino sarebbe stato protagonista anche di una seconda trattativa, con i carabinieri da una parte e Provenzano dall’altra, finalizzata alla cattura di Riina, in cambio dell’immunità a Provenzano. Le parole di Massimo smentiscono lo stesso don Vito, che ha sempre raccontato di aver tentato una collaborazione con Mori e De Donno per arrivare alla cattura di Riina, sì, ma di non esservi riuscito. Non vi fu, secondo don Vito, alcuna trattativa: si era tentato di far arrendere Riina, ma le richieste presentate da questi non vennero mai prese in considerazione da Mori che voleva la resa immediata o la cattura; inoltre successivi tentativi di don Vito di collaborare alla cattura di Riina si bloccarono col suo arresto. Poi arriva Massimo e riscrive la storia con i fuochi d’artificio. Il 6 giugno 2008, Massimo rivela ai pubblici ministeri Ingroia, Di Matteo e Gozzo il vero motivo per cui sarebbe finita la latitanza record (43 anni) di Bernardo Provenzano. Racconta che il boss, ricercato dalle polizie di mezzo mondo, visitava regolarmente don Vito, mentre questi era agli arresti domiciliari nella sua casa romana nei pressi di piazza di Spagna a Roma. I pm palermitani per poco non cadono dalle sedie: «Ah, lei lo ha visto… lei disse a suo padre “ma come questo super latitante viene a casa di uno agli arresti domiciliari”?». Risponde Massimo: «Secondo mio padre doveva essere un accordo a monte che garantiva il tutto, perché mio padre mi disse: “Non ti scordare che nel momento in cui vorrà, si consegnerà lui”». Junior si sente incoraggiato e prosegue: «Mio padre mi disse poi una frase che era importante: “Perché un uomo quando non riesce ad andare al bagno… non ha più senso niente”. Era quello che capitava a mio padre, perché non era autonomo. Mio padre, come Provenzano, aveva avuto problemi di prostata e avevano parlato di queste cose, che la vita quando non hai questo tipo di autonomia…». Dunque Binnu, la primula rossa di Cosa Nostra, non finì in galera per la bravura delle forze dell’ordine. No, fu solo questione di pipì.
    La scena madre di Junior, invece, ha al centro il fantomatico papello. Ai pm Massimo lo indica come la prova regina della trattativa Stato-mafia, ma per mesi rinvia la consegna, sostenendo che si trova in un caveau all’estero. Stremati dal tira e molla durato più di un anno, il 23 gennaio 2009 i pm Di Matteo e Ingroia, alla presenza del procuratore capo di Palermo Francesco Messineo, mettono Junior alle strette. Ingroia: «Noi riteniamo che lei oggi debba indicarci quanto meno il paese, la banca, dove si trova questa cassetta di sicurezza, noi attiveremo tutte le rogatorie…». Nell’austero ufficio della procura accade l’imprevedibile: “Ciancimino singhiozza” riporta il brogliaccio dell’interrogatorio. L’avvocato di Junior, stralunato, interviene: «Perché piangi?». Ingroia incalza: «Se c’è necessità di fare una selezione di documenti privati che non hanno rilievo investigativo, avrà la possibilità di non consegnare queste cose però noi la preghiamo, la invitiamo caldamente, oggi di concludere l’interrogatorio dandoci queste indicazioni…». L’avvocato di Ciancimino: «Scusa ma perché piangi?». E Junior, tra le lacrime: «No, non ve lo indico». Ingroia: «Non ce lo indica…». Junior riprende: «Vi avevo chiesto un minimo di segnali da dire: ne vale la pena…». Passerano altri nove mesi prima che in procura vedano il famoso papello. Veniamo infine alla benedetta trattativa, cuore pulsante delle dichiarazioni di Junior. Massimo ne parla fin dal 7 aprile 2008. Però le versioni che riporta, con il tempo, si arricchiscono di nuovi particolari. All’inizio si limita ad anticipare le date degli incontri tra il padre e i carabinieri al giugno del 1992. Assicura che don Vito si fida di loro. Sostiene che il padre tenta di collaborare con i carabinieri per fare catturare Riina e contatta Provenzano per scoprire dove si nasconda. «Sembra fantapolitica» dice Junior ai pm il 7 aprile 2008. Parole sante. Nelle puntate successive degli interrogatori la vicenda si complica.

    «Un nome l’aveva, mi creda»
    Nel racconto appare anche un misterioso agente dei servizi segreti, che per anni sarebbe stato in contatto con don Vito e che nella trattativa avrebbe detto al sindaco che dietro i carabinieri c’erano due politici, gli allora ministri Nicola Mancino e Virginio Rognoni: «Non lo so se si chiamava Carlo, Franco… un nome l’aveva, mi creda» dice Junior. Davanti al racconto i dubbi non mancano. Ad esempio: dal negoziato Provenzano avrebbe guadagnato l’incolumità, ma cosa ci guadagnava don Vito? Arrestato, rimasto in carcere fino al 1999 e ai domiciliari fino alla morte, Ciancimino senior ha sempre sostenuto la versione di Mori. «Era una versione di comodo» dice Junior, e cerca di tappare le falle della ricostruzione con suggestioni di peso: «Mio padre pensava di essere stato scavalcato nella trattativa. Da Dell’Utri». Insomma. Alla fine nella ricostruzione di Massimo ci sono almeno tre trattative. Una tra i carabinieri, don Vito e Riina. Un’altra tra i carabinieri, il signor Franco, Rognoni e Mancino, don Vito e Provenzano. Un’ultima tra Dell’Utri e Provenzano e non si sa più chi altro. Dopo tutto questo, la domanda sorge spontanea anche nei pm. Chiede Ingroia il 12 dicembre 2008: «Ma allora, se c’era bisogno delle garanzie del signor Franco, che bisogno c’era di fare la trattativa tramite Mori e De Donno, perché suo padre non la faceva direttamente col signor Franco?». Junior ci pensa su: «Perché il signor Franco non l’aveva mai proposto a mio padre… non si è mai fatto portatore dell’arresto di Provenzano e Riina… Lui per mio padre era un trait d’union…». Ma con chi e perché ancora non si è capito. Arrivederci alla prossima puntata di questa tragicommedia.

    Estratto dalla rivista "Tempi"  -  LINK

     
  • Avatar di enrix

    enrix 09:47 on 15 February 2010 Permalink | Rispondi
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    La trattativa Stato-mafia ha le gambe corte

    Ecco tutte le contraddizioni di Ciancimino jr, il teste superstar che ha dato lustro al processo di Palermo. E i motivi del rancore che spinge i pm antimafia a inseguire un teorema «indimostrabile» pur di «incastrare i carabinieri». Parlano Jannuzzi e Macaluso

    di Chiara Rizzo

    È durato tre giorni lo show di Massimo Ciancimino dall’aula bunker dell’Ucciardone l’1, il 2 e l’8 febbraio. Junior (come ormai lo chiamano) ha parlato al processo contro il generale Mario Mori, accusato di aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano. Il cuore della deposizione sta nella presunta trattativa che i carabinieri (Mori e l’allora capitano Giuseppe De Donno) avrebbero intavolato con lo stesso Provenzano e Vito Ciancimino, il sindaco di Palermo condannato per mafia, per la cattura di superlatitanti (in cambio dell’impunità per il boss Binnu ’u Tratturi). La deposizione fiume di Junior, però, è andata oltre: inforcati gli occhiali nuovi modello Grillini, Ciancimino ha parlato di servizi deviati e grandi architetti, del sequestro Moro, di Ustica. E soprattutto ha descritto Marcello Dell’Utri come referente politico della mafia. Risultato? Telecamere, flash, perfino un libro.
    E fin qui, il circo mediatico. Ma i fatti? Massimo Ciancimino ha raccontato che il padre chiese ai carabinieri le mappe catastali di Palermo e le utenze di luce, acqua e gas. Poi le consegnò a Provenzano, il quale gliele restituì dopo aver cerchiato con un pennarello la zona di Palermo dove si trovava la casa di Riina e annotando alcune utenze. Peccato che nel 1993, davanti a Ingroia e Caselli, papà Ciancimino spiegava di aver chiesto le mappe «perché esaminando questi documenti e facendo riferimento a due lavori sospetti, in quanto suggeritimi a suo tempo da persona vicina ad un boss, fornissi elementi utili per l’individuazione di detto boss».
    Al processo Mori, Junior ha giurato di aver visto coi suoi occhi il padre incontrare Bernardo Provenzano, e che quella del ’93 era una versione di comodo. Eppure lo stesso Junior il 7 aprile 2008 aveva detto ai pm Ingroia e Nino Di Matteo: «Io dentro di me penso che (la trattativa) sia stata fatta col Provenzano», ma «queste sono deduzioni mie». Quanto alle mappe di Palermo consegnate a Provenzano affinché questi indicasse l’abitazione di Riina, Ciancimino oggi dice di essere stato egli stesso il “postino”. Ma nel 2008 raccontava a Ingroia e Di Matteo: «Le mappe (a Palermo) non sono scese sicuro, glielo assicuro, perché mio padre, quando De Donno mi consegnò le mappe, mi disse di nasconderle… Credo che ci fu un incontro dove mio padre nelle mappe indicò al capitano De Donno una zona». E solo dopo le domande dei pm quel 7 aprile Ciancimino spiegava che il padre aveva indicato la zona sulla base di informazioni acquisite da Provenzano: «Mi sembra che lo ha incontrato».
    Cosa è accaduto tra il 2008 e il 2010? C’entra qualcosa il fatto che Massimo, condannato nel marzo 2007 per riciclaggio e tentata estorsione, il 30 dicembre 2009 si sia guadagnato una riduzione della pena in appello (due anni e quattro mesi di reclusione in meno)? E il fatto che da quando ha iniziato a parlare Junior abbia guadagnato una certa visibilità mediatica (oltre che la scorta)?
    Quello delle mappe è un punto debole della deposizione di Junior anche per Lino Jannuzzi, giornalista ed ex senatore di Forza Italia. Jannuzzi ebbe cinque incontri con Vito Ciancimino. E a Tempi assicura: «A me raccontò i fatti per come li sostiene da sempre il generale Mori». E la teoria della trattativa? «Solo fango che non si può provare. Che bisogno c’era di mappe catastali e delle utenze di luce e gas se i carabinieri potevano chiedere direttamente al “collaborante occulto” Provenzano dove si trovava Riina? La verità è che Ciancimino conosceva i proprietari della casa di Riina, ecco perché trafficava con le mappe, cercando di localizzare la zona attraverso le intestazioni di luce e acqua».
    Jannuzzi scava nella memoria: «Nella sua casa romana di via San Sebastianello, Vito Ciancimino mi raccontò che aveva tentato di aiutare i carabinieri ad arrestare Riina, ma non ci riuscì, perché lui stesso fu arrestato. Alluse anche a Luciano Violante, all’epoca presidente della commissione antimafia, a cui chiese più volte un incontro. Secondo lui Violante voleva impedire che Andreotti diventasse presidente della Repubblica, e voleva processarlo. Ecco perché, sempre a suo dire, Violante non lo aveva incontrato». Di queste cose, ribadisce Jannuzzi, «la procura di Palermo è a conoscenza da anni. Ma da anni cerca disperatamente di andare contro i carabinieri. Il motivo di questo rancore? I teoremi della procura. Il generale Mori ha difeso Bruno Contrada dicendo chiaramente che era impossibile fosse colluso con la mafia. E furono i carabinieri a tentare di riportare in Italia dagli Usa Tano Badalamenti, che poteva sbugiardare Tommaso Buscetta al processo Andreotti». E poi fu il capitano dei carabinieri De Donno ad accusare la procura palermitana di aver insabbiato, dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino, l’inchiesta “Mafia e appalti”, ritenuta decisiva dai due giudici.

    Il capro espiatorio
    «Non si può processare Mori per le lunghe latitanze dei boss: come Provenzano, anche Riina è stato latitante a lungo, e questo perché c’era un sistema politico. Mori è un capro espiatorio per processare un sistema», argomenta Emanuele Macaluso, ex senatore Pds e direttore di Le ragioni del socialismo. Per Macaluso bisogna distinguere: «Sulla questione della trattativa, ritengo ci sia stata una fase del contrasto alla mafia in cui si usavano le fonti per arrivare agli arresti. Erano i metodi usati da carabinieri e polizia per colpire la mafia. Secondo me fu un errore. Ma detto ciò, io non vedo collusione, e neanche trattative. Che razza di trattativa ci poteva essere se poi si è arrivati all’arresto di Riina e dello stesso Ciancimino?». Macaluso chiarisce: «Se parliamo della lunga latitanza di Provenzano dobbiamo pensare anche a cos’era la Sicilia della Prima Repubblica. Giuseppe Alessi, in un’intervista sul Corriere della Sera, prima della morte ha ammesso: dovevamo scegliere se tollerare la mafia o rassegnarci al comunismo. E lo stesso Andreotti ha parlato più volte di “convivenza” fino a quando la mafia non ha attaccato lo Stato, alla fine degli anni Settanta. Penso sia stata una precisa scelta politica».
    E sulle accuse di Junior «occorre che i giudici valutino a mente fredda. Sui morti si può dire di tutto, ma fa fede ciò che Vito Ciancimino disse in vita. Purtroppo i magistrati ritengono di non poter sbagliare, perciò si accaniscono contro Mori, già assolto per la mancata perquisizione del covo di Riina». Ma il teorema della trattativa continua.

    Estratto dalla rivista "Tempi"  -  LINK

     
    • anonimo 10:34 on 15 February 2010 Permalink | Rispondi

      A proposito della volontà dei carabinieri di far deporre Badalamenti, ho sentito Jannuzzi ad un convegno dire che tra quei carabinieri c’era anche Mauro Obinu, il quale, mi pare, avrebbe addirittura redatto un verbale o comunque un documento nel quale menzionava la risposta datagli da un magistrato, che gli avrebbe detto di lasciar stare Badalamenti perchè se no rovinava il processo ad Andreotti. Il nome del magistrato dovrebbe essere fatto nel libro "Lo sbirro e lo stato". Però, non so fino a che punto è credibile che un magistrato confessi così apertamente ed in via confidenziale ad un carabiniere il suo terrore che Badalamenti smentisca Buscetta.

      Moritz

    • anonimo 10:45 on 15 February 2010 Permalink | Rispondi

      Comunque, sarebbe interessante sapere quali furono le esatte indicazioni che Vito Ciancimino diede ai carabinieri. Ricordo infatti che fino a pochi giorni prima della cattura di Riina, essi non sapevano nemmeno chi erano i Sansone, individuati poi con l’aiuto di Balduccio di Maggio. Quindi, quali proprietari di casa conosceva Ciancimino?

      Moritz

  • Avatar di enrix

    enrix 08:29 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi
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    Tagli, ritagli, e la mitopoietica di Ciancimino Junior 

    Bricolage.


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    Come diceva il grande Paolo Panelli in uno dei suoi simpatici varietà televisivi: cari amici, eccoci giunti al nostro appuntamento col bricolage. Che cos’è il bricolage? Secondo la definizione di un dizionario, “è un’attività manuale che consiste in piccoli lavori che una persona, generalmente non professionista, esegue per proprio conto e propria soddisfazione.

    Claude Lévi-Strauss ha definito il bricolage "un riflesso sul piano pratico dell’attività mitopoietica".

    La mitopoiesi (dal greco μυθοποίησις "creazione del mito") è un genere narrativo nella letteratura moderna e nel cinema dove viene creata una mitologia fantastica dall’autore o dal regista.

    E noi qui abbiamo un appassionato di mitopoietica, che risponde al nome di Massimo Ciancimino, che lo scorso 9 febbraio, in veste di testimone al processo per favoreggiamento a carico del Generale Mario Mori e del Colonnello Obinu, ha prodotto un documento.

    Questo documento: 
    Cliccando sul documento, ve lo potete vedere ad alta risoluzione, mentre sino ad oggi online si sono trovate soltanto striminzite riproduzioni formato francobollo.

    Eppure è importante vederlo bello grosso, e presto capirete  perché.

    Ma prima di procedere col nostro corso di Bricolage, bisognerebbe aprire una premessa per capire bene che cos’è questo documento.

    Secondo quanto ci ha riferito Ciancimino Junior, questo documento sarebbe una lettera di Provenzano destinata a Silvio Berlusconi (notare infatti l’indirizzo in testa, perché ad es. Marco Travaglio ci tiene particolarmente, dal momento che ha affermato lunedì nel suo passaparola che il fatto che la lettera sia stata imboscata alcuni anni in uno scatolone, per lui rappresenta “Un mistero. Come è possibile – si domanda Marco – che una lettera indirizzata all’On. Berlusconi sia ritenuta non utile visto che a Palermo c’è stata un’inchiesta per mafia e riciclaggio a carico di Berlusconi?)

    Dunque come dicevamo, questo documento sarebbe, secondo Ciancimino Junior,  una lettera di Provenzano per Berlusconi, ma nella versione “riscritta” da suo padre Ciancimino Senior. Le ragioni per cui Don Vito l’avrebbe riscritta, la lettera di Provenzano, non sono chiarissime nei racconti del figlio Massimo, che su questo argomento nei precedenti interrogatori cambiava versione da un giorno all’altro e dichiarava espressamente di essere avvinto dal continuo desiderio di “rimangiarsi” ciò che aveva detto in precedenza (sic).

    Sempre Massimo Ciancimino, dice che l’originale della lettera di Provenzano (che però ahimè non riporta la grafia di Provenzano), o comunque un suo “ritaglio”, sarebbe questo:

     

    Questo secondo documento viene esibito per la prima volta dai PM a Ciancimino, nel corso di una sua deposizione, il 30 giugno 2009. E Massimo, appena lo vede, dichiara con  piglio sicuro che quella sarebbe stata la  grafia di suo padre. I PM presenti, Ingroia e Di Matteo, nonostante si veda benissimo, per chiunque avesse visto quella autentica anche una sola volta, che quella scrittura può appartenere a chiunque ma non certo a Vito Ciancimino, e nonostante abbiano sottomano esempi copiosi della scrittura di Don Vito, non contestano la dichiarazione a Ciancimino Jiunior.

    Bisognerà attendere il giorno successivo, alla ripresa dell’interrogatorio, per  udire il nostro testimone pronunciare quanto segue:  "Come avete notato, all’inizio ho addirittura detto che era grafia di mio padre, avendo ovviamente la certezza, che non era assolutamente grafia di mio padre".

    In un tribunale americano, direbbe Travaglio,  a uno che verbalizza una cosa del genere, non verrebbe più consentito di continuare. Ma bisogna capire anche lui, poverino, perché sta parlando di cose di mafia e, come lui ci ricorda sempre, è rosicchiato da una paura del diavolo che lo porta a dire un mucchio di fandonie e fesserie, che però poi per fortuna, in determinate fasi di ravvedimento, lui rettifica.

    A dire la verità a ben leggere i due documenti, risulterebbe il contrario di quanto dice Ciancimino, e vale a dire il secondo documento sembrerebbe soltanto una ricopiatura raffazzonata, lievemente manipolata tanto per dargli quel pizzico di Provenzaniana ignoranza lessicale, estratta a stralci quasi casuali, e perciò  priva di senso logico, della parte manoscritta da Don Vito nel nostro primo documento che invece, pur tronca perché mancante della pagina precedente e di quella successiva, appare assolutamente logica negli enunciati. Lo si vede bene rimarcando in blu le parti riportate sul "pizzino" di "Provenzano", all’interno dell’enunciato esteso estratto dal manoscritto di Vito Ciamcimino:


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    …anni di carcere per questa mia posizione politica intendo dare/portare il mio contributo (che non sarà modesto/di poco) perché questo triste evento non abbia a verificarsi. Sono convinto che se si dovesse verificare questo evento (sia in sede giudiziaria che altrove) l’On. Berlusconi metterà/vorrà mettere  a disposizione una delle sue reti televisive.

    Inoltre, in questi documenti, si parla di “un evento”. Che cosa sarebbe questo evento?

    Secondo Massimo Ciancimino, questo evento sarebbe  un ”Atto intimidatorio”, un  progetto di eliminazione fisica” di un familiare di Berlusconi, se questi non avesse ceduto al ricatto concedendo a Provenzano l’uso di un canale televisivo, non si capisce bene per fare che cosa.

    Ma se leggiamo il documento prodotto in Tribunale, vediamo che “l’evento” di cui scrive Vito Ciancimino, è un evento che dovrebbe avvenire “in sede  giudiziaria”. Non credo quindi che si tratti dell’eliminazione fisica di qualcuno, altrimenti non si capisce perché Ciancimino dovrebbe aver ipotizzato il suo verificarsi “in sede giudiziaria”. Normalmente quando si paventa un evento che dovrebbe verificarsi in sede giudiziaria, si dovrebbe trattare di un’iniziativa più dipendente dai magistrati, che non della mafia.

    Chissà a che cosa si riferiva realmente Vito Ciancimino, quando sosteneva di voler andare in televisione e di “convocare” (la stampa?) nel caso si fosse verificato un certo evento in una sede giudiziaria. Saperlo.

    Noi negli ultimi anni abbiamo assistito a molti eventi importanti in sedi giudiziarie, di cui alcuni, tanto per fare un esempio a caso,  riconducibili tutti al tentativo di incolpare i carabinieri che catturarono Riina, delle cose più infami: non aver voluto perquisire il covo di Riina, non aver voluto catturare Provenzano, e soprattutto, di essere arrivati ad un accordo con “U Tratturi”,  che gli garantiva impunità e libertà di movimento, grazie soprattutto agli uffici del consigliori Vito Ciancimino.

    E’ un vero peccato che Don Vito sia morto nel 2002, e non aver così potuto vedere le sue reazioni ed assistere ai suoi commenti ed alle sue testimonianze, nelle circostanze di tali eventi.

    Ma per fortuna, abbiamo invece il figlio, che reagisce, parla, e commenta.

    E produce documenti.

    Ma torniamo dunque al nostro bricolage.

    Prendete una lente di ingrandimento, un paio di forbici, (oppure una taglierina) e un tubetto di colla vinilica.

    Fatto? Bene. (cit.)

    Ora prendete il documento,  ed osservate bene ingranditi questi due particolari:

     
    particolare n°1

                               

    particolare n°2

     

    Come potete vedere, nel particolare n°1, compaiono tre righette che sembrano proprio la parte di una parola tagliata a metà.  Nel particolare n°2, osservate la lettera “t”: è “tagliata” di brutto in testa da qualche cosa, che incide proprio sulla sua barretta orizzontale.

    Proviamo a vedere se per caso, la lettera “t” e quella mezza parolina, non risultino tagliati dalla stessa sforbiciata.

    Prendiamo inchiostro e penna, e uniamo la base dei tre baffetti del particolare “1” fra di loro, quindi proseguiamo sino al punto terminale sinistro, e poi a quello destro, del trattino orizzontale della “t” che pare tagliato di netto, in modo che la nostra linea  si sovrapponga esattamente all’apparente “taglio”.

     Proseguiamo diritti con la nostra linea sia a destra che a sinistra del nostro breve segmento: il risultato è una linea retta dritta dritta perché i 5 punti individuati in precedenza si trovano, giustappunto, esattamente ad insistere sulla stessa retta. Retta che, tra l’altro, va a tagliare anche un minuscolo pezzettino della “d” della preposizione “di” che si trova davanti alla parola “carcere”.

    Eccolo qui, il risultato:


    E ombreggiando la parte superiore alla linea, si capisce ancora meglio:


    Eh, si. Parrebbe proprio che l’indirizzo di Silvio Berlusconi sia stato ritagliato da qualche parte e appiccicato con la colla sulla testa del documento, per poi farne una fotocopia che lo faccia sembrare un tutt’uno.

    Così pare.

    Arrivederci alla prossima puntata della nostra rubrica di Bricolage, e un abbraccio dal Segugio.


     
    • anonimo 03:42 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

       ciao.
      Non riesco a leggere cosa dice "l’indirizzo"… al presidente del consiglio…silvio berlusconi…e quali sono le altre parole?

      2) ma…possibile un ritaglio così sgarbato? manco io alle elementari!

      3) di quando sarebbe, secondo Ciancy, questa presunta lettera di Provenzano? Quando sarebbe stata scritta, secondo lui?

      Grazie

      Marco Ottanelli

    • enrix007 03:53 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      "Al presidente del consiglio dei ministri, On. Silvio Berlusconi."

      Cianci il 30 giugno dell’anno scorso, nelle deposizioni dinnanzi ai PM, data con determinazione lo scritto al 1992. Il giorno dopo rettifica, e dice che aveva datato così per paura, e dice che lo scritto doveva essere un po’ posteriore, quando suo padre era in carcere. (ma che c’è da aver paura nello spostarlo di qualche mese?)
      Poi al processo Mori il 9 febbraio scorso, lo data definitivamente 1994.

      naturalmente è una cazzata, perchè Vito Ciancimino nella sua lettera parla degli "anni di carcere" trascorsi per la sua posizione politica, e lui in galera c’è andato alla fine del 92. Quindi….

    • enrix007 03:55 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      PS: cliccando sulle foto con il bordo, si ottiene l’ingrandimento.

    • anonimo 10:46 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Certo Il Massimo è quello che è, ma c’è un limitesotto il quale uno deve essere considerato minorato e inidoneo alla testimonianza.

      Come ha fatto il Massimo a dichiarare in prima e seconda battuta che la lettera era del 92 o poco dopo, se è indirizzata al presidente del consiglio Berlusconi, diventato tale il 10 maggio 94?

      Va beh, se uno di materia grigia ne ha poca, in fondo non è colpa sua. Ma i PM, diplomati e poi  laureati e poi vincitori di concorso, non dico debbano avere 150 di QI, ma almeno qualcosa non troppo sotto la media,  diciamo un QI >80 dovrebbero averlo.

      Questo assurdo errore cronologico avrebbe dovuto immediatamente squalificare il teste.

      E chiaro che poi in terza battuta viene fuori che la lettera era del 1994, mi meraviglio solo che il Cianci non abbia dichairato che doveva essere stata scritta tra il 10 maggio ed il 22 dicembre del 94 !!!!!

      Anton Egger

    • Bvirtual 10:49 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Enri, pezzo davvero molto appassionante, e quindi gli originali, dove sarebbero??

    • enrix007 10:51 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Anton,
      è evidente che il manoscritto n°1, porta una data molto più vicina al terzo millennio di quanto non sostenga Ciancimino, e che il n°2 invece provenga da un ricalco fatto decisamente nel terzo millennio.
      Solo, come dici tu, un minorato mentale può pensarla a rovescio.

      Ma più che altro a questo punto, io se fossi un PM che sa fare il suo lavoro e soprattutto in buona fede, emetterei un provvedimento di fermo del Ciancimino per occultamento di prove, qualora lui non cacciasse fuori almeno la pagina prima e la pagina dopo del manoscritto, per farci capire realmente che cosa intendeva dire suo padre.

      E originali, senza collage.

    • enrix007 10:53 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Ciao Grazia, è un piacere averti qui. Vale la risposta che ho dato Anton.

      Un magistrato serio e vero, glieli farebbe cacciar fuori.

    • anonimo 11:32 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

       lo scandalo della mancanza di originali comprovati mi fa rabbrividire un po’.

      Però sulla datazione di questo pastrocchio Ciancimino potrebbe cavarsela: suo padre è stato in prigione DAL 1992, quindi ‘sto foglio POTREBBE essere stato scritto nel 1994. Se Massimino lo afferma solo in 3a istanza, bhe, c’è seriamente la mancanza di contestazione da parte di tutti, difronte a simili balletti.

      Marco

    • enrix007 11:39 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Marco, se Ciancimino avesse scritto quella roba in carcere, le autorità dovrebbero averne una copia, comprese le pagine precedenti e quelle successive.

      Siccomne poi gli anni di carcere di cui parla sono anni di carcere subiti "a causa della SUA posizione politica", sono anni di carcere suoi, non di qualcun altro.

    • anonimo 12:26 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Enrix, se capisco bene la lettera "orginale" è una fotocopia e non potrebbe essere altrimenti, visto che l’originale manoscritta dovrebbe essere stata inviata al Berlusconi (ammesso e non concesso).

      Siccome Travaglio dice che è stata imboscata in fondo a scatoloni, fa intendere  che  tale lettera fosse in mano alla magistratura da anni ( a meno che non fossero scatoloni tenuti da Massimo) e quella esibita dal Massimo il 9 febbraio non è una novità (cos’è la fotocopia della fotocopia?)  La mia domanda è :
      quando risulta depositata agli atti tale lettera?

      Credo comunque che non sia troppo difficile risalire alla data approssimativa della fotocopia "originale" in quanto la tecnologia di produzione dei toner cambia abbastanza rapidamente. Un’analisi chimica dell’"inchiostro" , penso in particolare ad una spettrografia, consentirebbe l’individuazione di tutti i componenti chimici dell’inchiostro e di conseguenza  l’individuazione del produttore e degli anni in cui il prodotto era in produzione e vendita.
      Siccome ciancimino data la lettera alla prima legislatura di Berlusconi (in terza battuta almeno), se risultasse che tale inchiostro è stato prodotto posteriormente al dicembre 94, si tratterebbe di falso certificato.

      Anton Egger

    • enrix007 13:22 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Ci tengo però a chiarire una cosa. Quando io in questo articolo cito la frase di Travaglio che parla di un documento recante l’indirizzo di Berlusconi, sepolto negli scatoloni dalla perquisizione del 2005, in realtà faccio il classico babbeo che fa il verso ad un paccaro.
      Perchè in realtà, Travaglio, non sta parlando del documento esibito al 9 febbraio da Ciancimino, quello del collage, ma bensì sta parlando del documento n°2, quello frammentario scritto non so da chi che ho riportato qui sopra, mostrato in procura a Ciancimino Junior il 30 giugno 2009,  e che come si può vedere non porta nessun indirizzo. E’ una delle tante frottole e fesserie che racconta Travaglio in quel passaparola, e di cui, come ho detto, scriverò a breve.

      Per quanto riguarda invece il n°1. è assolutamente ovvio che non si tratta proprio per niente di una lettera indirizzata a Berlusconi, o a Dell’Utri, ma di una memoria di Don Vito relativa a vicende che a mio giudizio non riguardano Berlusconi nel modo più assoluto.
      Don Vito prospetta un suo intervento in TV, e si auspica che Berlusconi glielo conceda (anzi, ne è certo) per parlare di un evento che lui teme possa avvenire in sedi giudiziarie, e che secondo me non riguarda Berlusconi. proprio per niente.

    • anonimo 13:39 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Enrico, hai letto le nuove rivelazioni spassose sul caso Moro? Ma poi il covo non era in via Montalcini?

      Ciao e complimenti, Alessandro

    • anonimo 13:44 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Ok, chiarito il fatto.
      Quello che dici sulla lettera 1 è verosimile e compatibile con l’insistenza con cui il Vito chiese, ripetutamente, la diretta televisiva per una sua audizione in commissione antimafia nel 92, vedi il libro "Le mafie" scritto da Vito stesso.
      Tra l’altro in "sede giudiziaria o altrove" , l’altrove potrebbe riferisi proprio alla commissione antimafia.

      Inoltre era sua abitudine scrivere lettere al presidente della commissione antimafia e per conoscenza ad alte cariche istituzionali quali  il presidente della repubblica e il presidente del consiglio dei ministrri. Nel suo libro riporta parecchie di queste lettere.

      Anton Egger

    • anonimo 15:17 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      PER ENRIX

      Stavo leggendo un vecchio articolo di giornale di luglio 2009 dove penso si parlava dello stesso pizzino., questo il passo saliente:

      Massimo Ciancimino non ricorda con precisione la data in cui avvenne la consegna. Ma sottolinea, invece, che il messaggio era completo, cioè non era tagliato nella prima parte così com’è stato trovato dai carabinieri durante una perquisizione. Il foglio di carta, infatti, è strappato a metà e in questo modo i pm lo hanno mostrato a Ciancimino.

      In pratica se il foglio è lo stesso i Carabinieri hanno l’originale che non proverebbe nulla, visto che manca una parte,  l’intestazione con il nome di Berlusconi. E dal cilindro Ciancimino Junior due giorni fa ha portato l’ottima fotocopia frutta del BRICOLAGE da te spiegato, ho capito bene?

      http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/ciancimino-berlusconi/ciancimino-berlusconi/ciancimino-berlusconi.html

      Gianluca

    • anonimo 16:28 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Una riflessione: se il documento è una fotocopia, non può essere la fotocopia di una lettera spedita e di cui quindi non c’è originale , in quanto spedito.

      Dovrebbe essere la fotocopia di una minuta, che a questo punto dovrebbe essere reperibile.

      Certo è che non ci vedo alcunchè di compromettente, neanche in questo tagli e ritaglio.
      Tutti possiamo scrivere a chiunque e dire ciò che deisderiamo, vogliamo, speriamo.

      Angelis

    • anonimo 17:44 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Angelis, Ciancimino fotocopiava tutti i suoi documenti, così dicono, quindi la lettera sarebbe stata fotocopiata prima della spedizione.

      Avete visto quest’altro "pizzino"?
      Anche qui ci sono segni strani, e una bella riga orizzontale sopra all’ultima riga.

      palermo.repubblica.it/multimedia/home/23025344

      bart_simpson

    • anonimo 19:07 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Stavolta enrix mi sento proprio coinvolto.
      Sto leggendo il verbale del 30-06-09 e quello del giorno successivo che riguardano la genesi del tuo documento N.2, il cosìdetto mezzo foglio A4.

      E’  tutto così pazzesco e così diverso da come uno se l’aspetta. Sto Massimo che dà continuamente versioni diverse, a distanza di un giorno ma anche di pochi minuti e cade continuamente in contraddizione.
      Ma la vergogna è nel ruolo di Ingroia e Di Matteo !!!! Suggeriscono in più punti al Cianci come superare le sue contraddizioni!!

      Su questo avrò molto da dire.

      Anton Egger

    • anonimo 20:10 on 12 February 2010 Permalink | Rispondi

      Qualche chiarimento sugli originali.

      Il Massimo Ciancimino (Max, per brevità), nelle deposizioni del 30-6-09 e del 1-7-09  ribadisce + volte che di tutte le lettere spedite dal padre,  furono conservati gli originali e spedite le fotocopie, che lui stesso (Max) eseguiva. Per quanto strano, una logica c’è e la spiega lui stesso:  suo padre temeva che dagli originali si potessero rilevare le impronte digitali.
      Dichiara, sempre il Max che, oltre agli originali, conservavano anche una fotocopia. Questo particolare è importante perchè il documento N.2 di enrix, ritrovato  tra il materiale sequestrato al Max nel 2005, è l’originale manoscritto (non si fà da chi, ma attribuito da Max a Provenzano) ma è parziale nel senso che è solo mezza parte del  foglio A4. Però, sempre secondo Max, da qualche parte  dovrebbe avere la fotocopia dell’intero foglio.

      Anton

    • anonimo 10:23 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      In tema con la mitopoietica: Segugio sei un mito nello smascherare i cazzari!!

      cesare

    • anonimo 14:27 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      volevo scrivere "attivita’ mitopoietica" tengo a precisarlo prima che qualche saputello di nostra conoscenza (magari un certo imbecille di Napoli…) arrivi e dica che si puo’ usare solo come aggettivo e il sostantivo e’ mitopoiesi! Da questi soggetti che si attaccano ai dettagli per confondere le acque e insabbiare la verita’ bisogna guardarsi…. :D
      cesare

    • enrix007 17:49 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      So a chi ti riferisci.
      E’ la reincarnazione di un un antico furbacchione.

      « In questa tomba tenebrosa e scura
      giace un villan di sì difforme aspetto
      che più d’orso che d’uomo avea figura,
      ma di tant’alto e nobile intelletto
      che stupir fece il mondo e la natura.
      Mentr’egli visse fu Bertoldo detto;
      fu grato al re, morì con aspri duoli
      per non poter mangiar rape e fagioli. »

      (Epitaffio di Bertoldo)

    • anonimo 20:18 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      Mi sembra utile riepilogare le dichiarazioni di Max (Massimo Ciancimino) sul documento N. 2 riportato da enrix. Lo faccio in alcuni post successivi.
      Numero 1

      Dalla  deposizione del 30-06-09.

      Il pm Di Matteo fa’ vedere a Max fotocopia dell’originale, (quest’ultimo trovato e sequestrato a casa di Max nel 2005) del documento e gli legge le parole scritte:
      Posizione politica. Intendo portare il mio contributo che non sarà di poco perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento, Onorevole BERLUSCONI, vorrà mettere a disposizione una delle sue rete televisive”
       
      Al che Di Matteo chiede a Max se conosceva tale documento.

      Max risponde che l’aveva già visto e crede che sia manoscritto da suo padre.

      Ingroia gli chiede se riconosce la grafia di suo padre.

      Max risponde prima che gli sembra di si e poi ribadisce che "si, si è quella di mio padre"

      Subito dopo Max dà una spiegazione del contenuto:

      " E praticamente era la volontà espressa di mio  padre di avere una diretta televisiva, tra l’altro, a  proposito, domani vi produco altri documenti che possono anche collegarsi a questo, dove mio padre più  volte chiedeva una diretta per dire la sua verità e per  dire la sua versione di tante situazioni facente capo  soprattutto a quello che era l’origine delle stragi e
       l’origine di altre situazioni; aveva espresso la volontà di  poter avere una diretta, insomma un’attenzione  televisiva tale da poter dire tranquillamente come  stavano certe cose, perché mio padre su varie, anche in  varie missive che posso anche darvi copia, non so se le  ho qua, aveva sempre lamentato questo, di non essere  stato mai ascoltato in Commissione Antimafia e tutte le  volte che voleva essere ascoltato, mio padre, anche per qualsiasi cosa aveva chiesto sempre la diretta con la  Sala Stampa e questa non gli era stata mai concessa

      Questo mio padre doveva consegnarlo ad un tramite che doveva farlo avere a BERLUSCONI per potere avere questa attenzione mediatica. Sapevo dell’esistenza di questo documento "

      Ingroia chiede a Max quando ha saputo del documento.
      Max risponde nel 2000, 1999-2000.
      Nei passaggi successivi si capisce che non solo Max ne è venuto a sapere in quel periodo, ma che il documento stesso risale a quel periodo.

      Dopo alcuni passaggi poco chiari (in cui Max chiama in causa Dell’Utri e Provenzano) 
      Di Matteo gli chiede "Ma lei questo documento, al di là dell’argomento, questo documento lo conosceva?"
      Max risponde "Sì, l’avevo visto, sì".
      Sembra che il PM metta in dubbio la conoscenza del documento da parte del Max, visto che aveva già dichiarato di conoscerlo. Ma la chicca viene adesso ( pagina 13, righe 16-28)
      Ingroia: …cioè ci sono dei riferimenti [ nel documento ndr] ad un evento, ad un triste evento che bisogna scongiurare…”
       
      DiMatteo: In due occasioni, in due passaggi si parla di questo evento…”
       
      Ingroia:…è un triste evento che sembra, che sembra in qualche modo possa riguardare l’Onorevole BERLUSCONI e che l’autore della missiva si impegna per cercare di
      scongiurare e che… si impegna a cercare di scongiurare questo evento purché l’Onorevole BERLUSCONI gli metta a disposizione una rete televisiva, direi che è così ovvio, diciamo, il contenuto è abbastanza chiaro.”
       
      Qui, il teste sembra Ingroia e non Max. Sembra cioè che Ingroia sappia esattamente il significato delle parole contenute nel documento e che stia tentando di spiegargliele a Max. Come faccia Ingroia a sapere che il triste evento riguardi Berlusconi mi è inspiegabile. Io, che evidentemente sono tonto, leggendo il “pizzino” non ci arrivo.

      Continua …

      Anton

    • anonimo 21:51 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      Numero 2

      Di fronte a tanta “ovvietà” il teste Max è in imbarazzo e chiede mezza giornata di tempo per chiarirsi le idee, ma il pm non gliela concede e si va avanti.
       
      Ingroia chiede che lei sappia suo padre questa richiesta la faceva a nome proprio o per
      conto di, di altri?”
       
      Max risponde che lo fa a nome suo e di altri ed in particolare del Provenzano.
       
      A questo punto Ingroia dice
      “… le faccio notare un’altra cosa che a lei non sarà sfuggito perché è
      abbastanza intelligente [!!!! ndr] per essersene reso conto e forse lo sapeva già, che benché la grafia sembra, io non faccio diciamo il perito grafico, ma insomma si nota
      benché la grafia, vedremo se è di suo padre o non di suo padre, però è la grafia di una persona apparentemente diciamo che sa scrivere, il contenuto però, il testo, l’italiano…”
       
      Max non aspetta nemmeno la domanda e dichiara
      Non è di mio padre
       
      Dopo alcuni passaggi ribadisce
      Comunque non è grafia di mio padre”
       
      E Ingroia:
      Non è grafia di suo padre quindi rettifica la sua precedente dichiarazione, è giusto? Eh vabbè, lei mica fa il perito grafico [ !!! ndr]”
       
      Dopodichè viene fatta una pausa di 5 minuti in cui max va in bagno e conferisce privatamente con il suo l’avvocato . Al ritorno Max ribadisce che la scrittura non è di suo padre. Successivamente ammette che il messaggio proveniva dal Provenzano e era diretto a Dell’Utri e Berlusconi. I pm gli chiedono se il messaggio doveva essere ricollocato temporalmente (cioè se Max voleva rettificare la data dell 1999-2000 in cui era stato scritto) e Max risponde di si, ma che non ricorda esattamente. Dichiara però che ricorda benissimo che in origine aveva nascosto il messaggio, per volere di suo padre, nella retrocopertina di un volume della Treccani conservato nella loro casa di Roma.
      Al che il PM chiede quando suo padre aveva risieduto a Roma e Max risponde tra il 1989 ed 1992 e poi di nuovo, dopo la scarcerazione tra il 1999 ed il 2002. Ingroia notando che si tratta di un lasso temporale molto vasto chiede a Max a quale dei due periodi risale il messaggio, ma Max non ricorda e dice di voler controllare a casa tra le sue carte e risponderà l’indomani.
       
       
      In effetti nella deposizione del giorno successivo 1/7/2009, dopo aver evidentemente consultato le sue carte, Max dichiara:
       
      Questo documento fa parte del periodo diciamo prima dell’arresto del 23 dicembre del ’92. Ho cercato ieri di spostarlo, cioè ho cercato di dargli meno importanza possibile perché ribadisco che mi fa un po’…”

      Ecco che viene fuori la seconda versione della data, nella prima era 1999-2000 e adesso diventa 1992. Successivamente dichiara che è antecedente le stragi e quindi antecedente il maggio 1992 (almeno se per stragi intende quelle di Falcone e Borsellino).
      Viene anche fuori che era stato lui stesso (Max) a ritirare il documento direttamente dal Provenzano vicino a Palermo e a portarlo a Roma a suo padre (che suo padre aveva il divieto di soggiorno a Palermo).
       
      Ingroia chiede
      Ma lei è certo che quella lettera è questa che le abbiamo esibito ieri pomeriggio, la possiamo esibire nuovamente…
       
      Max risponde :
      Sì, allora, voglio dire che in merito a questa situazione c’è stata più di una missiva, perché c’è stata pure qualcosa poco… c’è stata un’altra missiva che io non sono stato in grado di dare a mio padre
       
      A questo punto Max ha messo altra carne sul fuoco ed i PM vogliono accertarsi se sta ancora parlando della lettera del giorno precedente.
       
      Di Matteo chiede:
      Eh, ci arriviamo dopo, seguiamo l’ordine cronologico
      se no ci perdiamo. Allora, lei porta questa lettera a suo
      padre, le ho detto, suo padre la apre davanti a lei e lei
      è certo che è questa?”
       
      Max:
      Sì, deve essere questa, sì”
       
      Quindi Max ha appena confermato che si tratta della lettera del giorno prima.
       
      I passi successivi sono interessanti (dell’Utri diventa Onorevole nel 1996 e senatore nel 2001) e li riporto integralmente
       
      Ingroia: E lei ricorda a chi era indirizzata quella lettera?”
       
      Max: Al dottore DELL’UTRI.
       
      Ingroia: “Al Senatore Marcello DELL’UTRI…”
      Max: “Non era Senatore…”
      Ingroia: “…ora Senatore”
      Max: “ …no, non lo so neanche cosa era…”
      Ingroia: “…ora Senatore diciamo, al dottore Marcello DELL’UTRI.”
      Max: “Esatto”
       

       
      Adesso casca davvero l’asino e dopo che Max ha confermato ben due volte che stà parlando della lettera di cui al giorno prima,
       
      Ingroia chiede:
      Però scusi, noi stiamo parlando sempre di questa lettera? Noi parliamo di una lettera dove i riferimenti sono a: un triste evento e una esposizione politica per
      il quale porterà il suo contributo chi scrive la lettera… peraltro BERLUSCONI viene già indicato come Onorevole. La rileggiamo, questa metà, questa metà foglio dice: posizione politica, intanto portare il mio contributo che non sarà di poco perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento, Onorevole BERLUSCONI vorrà mettere a disposizione una sua rete televisiva”
       
      A Ingroia non era evidentemente sfuggito il banale dettaglio che nel maggio 92 o prima, Berlusconi non era ancora Onorevole (lo sarebbe diventato nel 94) e quindi lo fa “teneramente” e “candidamente” presente a Max (come nei film americani?) E Max, che già aveva spianato la strada dicendo che c’erano + lettere risponde, molto candidamente
       
      Max:
      Questa è la seconda”
       
      Ecco, dopo aver rtipetutamente confermato che si trattava della lettera del giorno precedente, che gliel’aveva data il Provenzano prima di maggio 92, che l’aveva messa nella copertina della Treccani a Roma, che aveva fatto due fotocopie della stessa, viene fuori, grazie alla domanda-suggerimento di Ingroia, che si era sbagliato. Ingroia a questo punto ne chiede l’arresto per falsa testimonianza? NO.
       
      Ingroia:
      Dica, dica, questa è la seconda, cioè, spieghi, vediamo
      se riesce a mettere meglio a fuoco i suoi ricordi, ci
      sono due lettere lei ha detto, lei ora, appena ora ha
      detto: forse allora questa è la seconda”
       
      Max:Più di una ce n’è né, più di una, più di due…”
       
      Ingroia:Lei quante ne ha viste? Lei è andato, uno a San Vito Lo Capo da LIPARI e l’ha portata a suo padre, che era indirizzata al dottore DELL’UTRI, giusto?”
       
      Max: Posso fare una pausa perché io devo capire pure cioè a
      cosa vado incontro”
       
      Ingroia:E faccia la pausa. E allora, su richiesta dell’interrogato
      alle 15:15 si sospende per 5 minuti
       
      Pausa provvidenziale, visto cos’aveva rischiato.

      Continua …

      Anton

    • anonimo 22:12 on 13 February 2010 Permalink | Rispondi

      Numero 3.

      Nel proseguo della deposizione Max dice che in "realtà" quella lettera è la terza, consegnata a suo padre quando già era in prigione.
      Dice anche che non l’ha detto prima perchè ne temeva le conseguenze giudiziarie, in quanto portare una lettera in prigione è un reato.
      E questa motivazione mi sembra davvero assurda:  aveva già ammesso di aver fatto da tramnite tra Provenzano e suo padre, reato piuttosto grave mi pare, e ha paura di essere incriminato per aver consegnato un messaggio sottobanco a suo padre in prigione???

      Boh. Adesso non vi tedio più.

      Anton Egger

    • enrix007 03:18 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      Non stai tediando nessuno.

      Assolutamente grazie per l’intervento.

      Poi va detto che tutta questa testimonianza di Ciancimino, rovinerebbe totalmente in un cumulo di macerie, se fosse vero quello che sembra: e cioè che non sia stato Don Vito a costruire il suo testo su quelle 5 righe, lavorando ad intarsio, ma che sia stata l’anonima manina a ricopiare il testo originale di Don Vito, modificandolo qua e là allo scopo di farlo sembrare sgrammaticato.

    • anonimo 14:34 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      Nel Giornale di Feltri di oggi (domenica 14) viene riportata l’immagine da lei creata con le prove della contraffazione.
      Viene citata pero’ solo la Serafini e censurati.it

      Luigi

    • enrix007 15:17 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      Ottimo.

      Questo blog e censurati.it è come fossero una cosa sola.

    • enrix007 15:51 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

    • anonimo 16:02 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      l’importante è che su censurati viene riportato un pezzo che non è tutto, è tagliato, e si parla dell’articolo intero riportando il tutto qui, su segugio. Ma pensa tu se una comunista come me deve essere citata sul giornale di Feltri :)

      vabbè…  prendo atto e andiamo avanti
      (enrix, tieniti pronto, che la settimana prox avrò altre info di primo pelo per i motivi che sai eheheh)

    • anonimo 16:04 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      p.s. ho dimenticato di firmarmi, il post precedente era mio

      antonella serafini

    • kasko 17:37 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      caro Enrix007, in tutta sincerita’, quello che stai facendo e’ semplicemente grandioso. Ti ringrazio per la boccata d’ossigeno. Ed ın tutta umilta’, tı ho dedıcato un post nel mıo blog cialtrone.
      Stessa stima anche per la dottoressa Serafini. E’ la prima volta che sono d’accordo con una comunista. No, anzi, e’ la seconda volta (ma qui sto divagando…)

      con stima.
      K

    • anonimo 21:56 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      a proposito enrix, ti avevo chiesto se per caso eri passato dalla smipar anche tu.

    • anonimo 21:56 on 14 February 2010 Permalink | Rispondi

      dimenticavo,
      Anton egger

    • anonimo 02:38 on 15 February 2010 Permalink | Rispondi

      Si è rifatto vivo Nicola Biondo con un libro insieme al noto Sigrifido Ranucci.
      Nell’intervista dice:
      « Il racconto di Massimo Ciancimino ci permette ancora di più di scendere nei particolari e i personaggi sono sempre gli stessi, in questo caso il generale Mori che nel 1992 incontra Vito Ciancimino, i contorni di questi incontri sono ancora sfuggenti per molti, sono chiarissimi per le sentenze, quella è stata una trattativa, l’obiettivo era di catturare alcuni capi latitanti e lasciarne altri fuori, come Bernardo Provenzano per esempio, quella mafia invisibile, affaristica che ripone nel fodero l’arma delle stragi, per portare avanti una vera e propria pax mafiosa, quindi la mancata cattura di Provenzano che raccontiamo attraverso questo racconto inedito dell’infiltrato Luigi Ilardo, non è altro che un tassello del patto tra Stato e mafia, noi ti lasciamo libero, tu non fai più le stragi, noi ti consentiamo di fare affari, anzi li facciamo insieme!»
       
      http://www.youtube.com/watch?v=n1q4dybM6fk
      Ma di quali sentenze parla?
      Poi dice che Ilardo ha incontrato Mario Mori, e che gli omicidi di Mattarella, La Torre ecc. non erano nell’interesse di Cosa Nostra e sono stati invece eseguiti da poliziotti dal volto di mostro, non da mafiosi.
      Moritz
       

    • enrix007 03:19 on 15 February 2010 Permalink | Rispondi

      Qualche giorno fa su facebook un docente universitario di storia mi ha consigliato questo libro di Biondo, sostenendo che si tratta di una rendicontazione ordinata che espone i fatti nudi e crudi "senza condimenti".

      In realtà pur essendo pieno di citazioni, il libro non ha una nota che sia una; ha solo una pagina finale di rimandi agli atti di numerosi processi e una bibliografia generale. E’ insomma un libro di (pseudo) saggistica che di fatto è di tipo "narrativo" (ossia è un romanzo) nella logica argomentativa.

    • anonimo 09:42 on 15 February 2010 Permalink | Rispondi

      Caro Enrix, mai fidarsi dei docenti di storia!
      Pochi mesi fà, in televisione, ho sentito i commenti di un famoso storico, a proposito dei libri di Pansa. L’ho sentito con le mie orecchie affermare che

      "esiste una storia  con contenuto morale e pertanto degna di essere raccontata, ed un’altra, amorale che non val la pena di raccontare, in quanto non insegna niente di buono"
      Pansa, naturalmente, raccontava quella amorale.

      (PS  il virgolettato è mio  ed è una  sintesi di ciò che ha detto, non la trascrizione letterale)

      Anton Egger

    • almostblue58 14:05 on 16 February 2010 Permalink | Rispondi

      complimenti per il bricolage: delizioso e illuminante!
      Sebastiano Gulisano

    • enrix007 14:24 on 16 February 2010 Permalink | Rispondi

      Grazie Sebastiano,
      e scusa per i toni un po’ burberi che ti ho usato in precedenza.

      Son burbero, ma il cuore c’è, garantito.
      :-)

    • almostblue58 02:19 on 17 February 2010 Permalink | Rispondi

      non è che io sia meno burbero ;)
      e, comunque, avevi le tue buone ragioni.
      ciao,
      Sebastiano

    • anonimo 01:50 on 25 February 2010 Permalink | Rispondi

      Bravissimo.
      Avvisa i magistrati del "pacco".

      Una curiosità, visto che hai citato Travaglio: per anni è circolato un video (taroccato) della c.d. "ultima intervista di Borsellino", trasmessa anni fa anche da Santoro in tv.

      Manipolando l’audio dell’intervista si misero in bocca a Borsellino (ormai morto e che quindi non poteva smentire)  frasi mai dette su Dell’Utri.

      I taroccatori? Mai individuati.

      Ma, guarda tu il caso, qualche settimana fa è saltata fuori – rigorosamente in vendita per lucrarci – l’intervista originale su dvd, non taroccata.

      Chi ce l’aveva?

      Ma ovviamente Travaglio…

      Markus

    • anonimo 09:25 on 25 February 2010 Permalink | Rispondi

      La cosiddetta ultima intervista è stata vivisezionata da Enrix su questo sito, ci sono state discussioni interessanti anche sul sito di Travaglio e su quello di Guzzanti.
      Le conclusioni, se non piglio errori:
      1) nella versione integrale mancano un paio di domande che erano presenti nella trascrizione de L’espresso, quindi la definizione di "intervista integrale" non è corretta.
      2) nella versione taroccata una domanda è diversa rispetto alla "versione integrale", e la modifica non può essere frutto di un taglia e cuci, ma è necessario l’intervento vocale di Zagdoun, che quindi avrebbe partecipato al taroccamento.
      3) le motivazioni che spinsero i francesi a intervistare Borsellino, così come le riferisce Travaglio, non sono corrette.

      Ah, l’originale non ce l’aveva Travaglio, il Fatto Quotidiano ha pubblicato una "versione integrale" consegnata da Zagdoun.

      bart_simpson

    • iljester 11:43 on 27 February 2010 Permalink | Rispondi

       Caro Segugio,
      che dirti? Un articolo – il tuo – davvero fenomenale e arguto! Mi è piaciuto parecchio per la precisione con la quale hai smontato l’invenzione del papello di Ciancimino.
      Mi piacerebbe scambiare con te il link dei nostri reciproci blog. Il mio è http://www.iljester.it/
      Fammi sapere!

    • enrix007 03:38 on 28 February 2010 Permalink | Rispondi

      Caro jester, molto volentieri; Link aggiunto.

    • iljester 22:35 on 1 March 2010 Permalink | Rispondi

       Fatto anche io! ;)

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