COSE SU FALCONE CADUTE NEL’OBLIO – 3
Watch Convegno su "Oro da Mosca". Stephankov parla di Giovanni Falcone.
E siamo alla seconda parte, quella conclusiva, dello stralcio del convegno dell’8 novembre 1999 per la presentazione del volume di Valerio Riva "Oro da Mosca" con la partecipazione del sen. Giulio Andreotti, dell’on. Antonio Martino e di Valentin Stepankov, deputato alla Duma ed ex procuratore generale della Russia.
In questa parte interviene telefonicamente Claudio Martelli, già Ministro di Grazia e Giustizia nel periodo in cui furono barbaramente uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Prima di scoprire che cosa diceva dunque Martelli in quel convegno del ’99, vorrei che chi legge prendesse atto di un comunicato stampa proprio di quel Ministero di Grazia e Giustizia del 28 maggio 92 (cinque giorni dopo la morte di Falcone).
Sui giornali dell’epoca si erano letti alcuni articoli che ipotizzavano che la morte del Giudice fosse collegata con il suo progetto di recarsi a Mosca, da Stepankov, per acquisire informazioni e documenti di importante rilevanza penale per la giustizia, nel contesto di un’inchiesta condotta in coordinamento fra le Procure italiana e russa in relazione ad imponenti flussi di denaro di provenienza , destinazione e natura tutte da verificare, che erano in corso da alcuni anni fra i due paesi.
La rivista russa “’ Izvestija” il 26 maggio aveva pubblicato un lungo articolo con ipotesi piuttosto dettagliate sui collegamenti fra l’omicidio di Falcone e quell’inchiesta ( "non è escluso che il suo assassinio abbia un qualche legame con gli avvenimenti in Russia", concludeva l’articolo) e la stampa italiana aveva dato un certo risalto alla cosa, soprattutto al progettato viaggio di Falcone.
Progetto di viaggio che i giornali italiani, nei giorni successivi la morte del magistrato davano per certo:
“ MOSCA – Quattro magistrati e due funzionari di polizia sono da ieri a Mosca per indagare sui fondi dell’ ex Pcus utilizzati in Italia dal Partito comunista, dai giornali del partito stesso, da società, imprese e associazioni varie e, secondo un’ ipotesi di lavoro tutta da verificare, anche da organizzazioni terroristiche. La delegazione (di cui avrebbe dovuto far parte anche Giovanni Falcone) è composta dal procuratore della Repubblica di Roma, Ugo Giudiceandrea, dai sostituti della procura della capitale, Luigi De Ficchy, Francesco Nitto Palma e Franco Ionta, dal colonnello dei carabinieri Antonio Ragusa e dal colonnello della polizia tributaria, Giuseppe Pollari.(…)” (FONDI PCUS, GIUDICI ITALIANI A MOSCA – Repubblica — 03 giugno 1992 pagina 8 )
In ogni caso qualcosa nell’aria ci doveva essere, poiché secondo il giornale "Moskovski Komosmolets", dopo l’omicidio di Falcone il procuratore Ugo Giudiceandrea (che era accompagnato a Mosca dagli altri magistrati italiani), chiese per il suo tour russo una scorta rinforzata.
Vediamo invece quale posizione ufficiale prese il Ministero di Grazia e Giustizia su questa vicenda:
“… una nota del ministero di Grazia e Giustizia ha spiegato ieri che "le notizie apparse sulla stampa circa presunte indagini avviate da Giovanni Falcone sulle esportazioni illegali di valuta effettuate nel passato dal partito comunista dell’ Unione Sovietica sono destituite di ogni fondamento". La frase si riferisce ad alcune notizie diffuse a Mosca dal quotidiano del pomeriggio "Iszvestia" e riprese da alcuni giornali italiani. "Falcone – si legge nella nota - nella sua qualita’ di direttore generale degli affari penali del ministero della Giustizia, si era limitato doverosamente a trasmettere una rogatoria internazionale su richiesta dell’ autorita’ giudiziaria che procede in Italia". La Direzione generale degli affari penali del ministero della Giustizia, in una successiva nota, ha precisato che "il giorno 21 maggio, alle ore 18, nell’ ufficio del direttore generale dr. Giovanni Falcone, si sono recati il procuratore della Repubblica di Roma, dr. Giudiceandrea, il dr. De Ficchy, sostituto procuratore titolare dell’ inchiesta, il consigliere giuridico dell’ ambasciata russa a Roma; erano presenti il direttore dell’ ufficio “estradizioni e rogatorie” ed il capo della segreteria della direzione generale degli affari penali. Nel corso dell’ incontro . prosegue la nota . furono definite le modalita’ dell’ espletamento a Mosca della commissione rogatoria richiesta dalla procura della Repubblica di Roma e fu stabilito che l’ autorita’ giudiziaria avrebbe concordato direttamente con l’ ambasciata russa la data della trasferta ed avrebbe comunicato al ministero degli Esteri ed al ministero della Giustizia i nominativi dei magistrati della Procura che si sarebbero recati a Mosca". La nota conclude ribadendo che "la partecipazione del dr. Falcone alla trasferta stessa non venne neppure presa in considerazione". (da: FINANZIAMENTI PCUS AL PCI. A MOSCA I GIUDICI ROMANI. – CHIARITO ANCHE PERCHE’ SI ERA ERRONEAMENTE PARLATO DI FALCONE- il ministero di Grazia e Giustizia ha smentito in una nota che Giovanni Falcone si sia mai occupato del caso – Pagina 19 – 28 maggio 1992 – Corriere della Sera)
Questo dunque il Ministero di Grazie e Giustizia di Claudio Martelli nel 92, subito dopo la morte di Falcone.
Vediamo invece lo stesso Martelli che cosa diceva nel 99, al convegno videoregistrato.
Il convegno riprende, dal punto in cui l’avevamo lasciato nella prima parte, con Valerio Riva che illustra a Martelli i contenuti del racconto di Stepankov sul suo viaggio in Italia e sui suoi colloqui riservati con Giovanni Falcone. Quindi entra nel dettaglio:
VALERIO RIVA: “La cosa molto interessante è che Stepankov aveva invitato Falcone ad andare in Russia per svolgere il compito che il presidente Cossiga gli aveva assegnato, e cioè quello non soltanto di sapere (e questo sarebbe stato l’ambito in cui si svolgeva l’inchiesta russa, si limitava a questo: soltanto sapere se quei soldi erano partiti dall’Unione Sovietica e arrivati ai destinatari italiani, e non si erano invece persi per strada, andando finire in conti segreti)… quindi loro volevano sapere: i comunisti italiani, hanno ricevuto questi soldi? Si, li hanno ricevuti. E questo era tutto quello che volevano sapere i procuratori russi. Però, secondo quello che ci ha raccontato Stepankov, Cossiga aveva dato incarico a Falcone di sapere…di investigare in Russia dove fossero andati a finire, a che scopo fossero stati utilizzati i soldi che erano arrivati in Italia al Partito (Comunista) Italiano.
Questa seconda parte dell’inchiesta Falcone l’avrebbe dovuta svolgere in parte andando in Russia (e si erano messi d’accordo con Stepankov) per vedere ALTRI documenti, e non soltanto quelli che i procuratori avevano radunato fino a quel momento e avevano offerto ai giudici e ai procuratori italiani.
Avevano fissato una data, Falcone aveva mandato un telegramma di conferma, e subito dopo il telegramma di conferma, Stepankov seppe, come tutti gli altri, della morte improvvisa di Falcone.
Tra il momento della morte di Falcone e la data in cui Falcone avrebbe dovuto arrivare in Russia, c’erano soltanto tre settimane.
Vogliamo sapere: lei che è stato Ministro della Giustizia a quell’epoca e che ha lavorato insieme con Falcone, diciamo così, “gomito a gomito”, sa anche lei qualcosa di questa storia? E vuole chiedere a Stepankov qualcosa d’altro?
CLAUDIO MARTELLI: …vorrei, per quello che posso esservi utile, ricostruire….vado soltanto a memoria, non ho appunti, né carte, né altro.
Quel che ricordo è questo: che Falcone un giorno venne in ufficio da me, e ricordo che fra gli altri argomenti mi parlò di questa questione. Era molto eccitato, e lo era sia perché aveva avuto un’eccellente impressione di Stepankov (mi disse: un uomo di prim’ordine), e poi per la materia, evidentemente un po’ incandescente, o almeno scottante, e in terzo luogo perché pensava, sfruttando anche quest’episodio, di poter inaugurare una stagione di collaborazione giudiziaria, con L’ex unione Sovietica, con la quale non c’era un rapporto di cooperazione. Soltanto nel 92, se non ricordo male, l’ex unione sovietica sottoscrive gli accordi di Ginevra, il rispetto dei diritti dell’uomo, ma una collaborazione vera e propria per leggi sul piano delle rogatorie, ancora non c’era.
Doveva essere, appunto, introdotta, e quella per Falcone era un’occasione importante. Poi ricordo che ad un certo punto le carte vennero trasmesse alla Procura di Roma, portò quelle carte …Giudiceandrea e, mi pare, in una fase successiva anche alla Procura generale, il cui capo era allora Filippo Mancuso, e dopo la morte di Falcone come è noto la vicenda si è conclusa con un’archiviazione…credo perchè si sia…si è indagato soltanto sotto la fattispecie di ipotesi di finanziamento illecito, e non sotto altre fattispeci che pure potevano anche essere di ipotesi configurate.
Per quel che riguarda il viaggio a Mosca di Falcone, di questo ne ho certezza, lui me ne parlò, ed io lo incoraggiai ad andare a Mosca per prestare appunto tutta l’assistenza, la collaborazione, ai nostri magistrati, innanzitutto, ed anche per trovare la possibilità, appunto, di inaugurare una forma di cooperazione giudiziaria stabile, fondata su trattati tra Stati sovrani.
Per quello che lei mi dice, di uno speciale incarico da parte di Cossiga, questo io, francamente, lo apprendo adesso.
Tutto è possibile, naturalmente.
Che vi fossero altre carte oltre a quelle che poi Stepankov ha trasmesso alle autorità giudiziarie italiane, di questo si, anche, ho ricordo: me lo disse Falcone, e questo naturalmente è uno dei motivi in più, per cui era così interessato e sollecito nel volere andare, nel recarsi di persona a Mosca.
Il consiglio che io gli diedi era di accompagnare, per l’appunto, i magistrati italiani, della Procura, che mi pare fossero Giudiceandrea, e il sostituto Ionta…
RIVA: e De Ficchy, anche…
MARTELLI: come?
RIVA: e anche De Ficchy, sì.
MARTELLI: E anche De Ficchy, sì. E quella era l’occasione, appunto, in cui avrebbe potuto aggiungere all’indagine specifica su questo caso, anche la conoscenza di altre carte, altri dossier, altri elementi che poteva acquisire sul luogo.
Questo per la parte dei miei ricordi.
A Stepankov, sì, vorrei chiedere se le carte innanzitutto che sono state trasmesse a Roma erano tutte quelle in suo possesso in quel momento, immagino di sì. Se ve n’erano altre, che potevano interessare…
l’Italia, le autorità giudiziarie o…. gli storici, o eventualmente il parlamento della repubblica.
Questo sarebbe importante saperlo, da lui.
RIVA: Lo chiediamo subito a Stepankov.
STEPANKOV: Sicccome l’inchiesta ha avuto luogo nel 91-92, in quel momento noi abbiamo avuto dei dossier particolari del PCUS, sull’invio, qua in Italia, dei soldi. Una parte di questi documenti e…la natura di questi documenti…è quello che vediamo nel libro di Valerio Riva. Si. Abbiamo mandato….(l’interprete ha problemi tecnici e si interrompe, Riva decide di riassumere le parole di Stepankov per sopperire ai problemi tecnici di audio )
RIVA: Allora, la prima risposta è che …c’era una parte di documenti, che è stata poi trasmessa qui, e che sostanzialmente è riversata nel libro che io e Bigazzi abbiamo fatto, e che sta in questi 240 documenti che sono pubblicati. Ma…
STEPANKOV: …quindi, secondo appunto il nostro avviso, tutti i documenti che servivano alla parte italiana per comprendere quale era l’ampiezza, quali erano le somme e in quali anni venivano spedite, noi avevamo inviato proprio questo tipo di documenti all’ Italia… ai colleghi italiani.
RIVA (riassume) : I documenti che loro avevano inviato riguardavano esclusivamente la quantità delle somme che erano state inviate in Italia, al partito comunista, e in quali anni. E basta.
STEPANKOV: Inoltre abbiamo inviato,… ma solo parzialmente, non completamente, …abbiamo inviato alcuni documenti che potessero illustrare che si è trattato non semplicemente di un diretto aiuto finanziario ai partiti, ma venivano aiutate anche le case editrici, i giornali, e singole società…cioè…una o due…credo si trattasse di una o due società.
RIVA (riassume) : …ma solo in modo parziale, che indicavano che esistevano dei finanziamenti che non andavano direttamente ai partiti, ma che arrivavano per vie traverse, come per esempio: finanziamenti a case editrici, finanziamenti ai giornali, e, in particolare, un certo numero ma limitato di eventi in cui si finanziavano delle società che svolgevano operazioni di carattere commerciale e finanziario. Ma solo parzialmente. E il resto?
STEPANKOV: Appunto, questa documentazione complementare poteva chiarire meglio i rapporti tra i comunisti italiani e il PCUS.
Nell’ambito invece della nostra inchiesta c’erano altri documenti, c’erano altri dati, che testimoniavano il fatto che il Comitato Centrale del PCUS riceveva dei documenti e le richieste, per esempio, di sostenere una certa società, oppure vendere il petrolio, i prodotti petroliferi a queste società a prezzi vantaggiosi, per poter aiutare, in questo modo … appunto questo tipo di documenti noi non l’abbiamo spedito, abbiamo detto che se la parte italiana è interessata, può venire in Russia.
RIVA (riassume) : Allora, degli altri documenti, che riguardavano, per esempio…un caso è anche citato nei documenti che noi abbiamo pubblicato … il petrolio, poteva essere, il petrolio russo, poteva essere venduto a dei prezzi, diciamo così, “di favore” in modo da far guadagnare altre somme, ….assicurare dei margini di guadagno, ma anche altre forme di finanziamento, diciamo, indiretto… queste carte non sono state mandate e la visita di Giovanni Falcone a Mosca, insieme con i suoi collaboratori del Ministero di Giustizia e della Procura Generale… avrebbero potuto indagare su tutti questi altri documenti che non erano stati inviati perché non facevano parte dell’inchiesta a cui era dedicato Stepankov.
Vorrei chiedere un’ultima cosa a Stepankov: è mai più venuto, in Russia, qualcuno a chiedere quest’altra parte dei documenti?
STEPANKOV: Soltanto una visita, dei procuratori di Roma De Ficchy, Ionta, Giudiceandrea…erano 5 o 6 persone … appunto, il giudice Falcone doveva venire… dopo la morte tragica di Falcone non ci è pervenuta nessuna richiesta per venire a vedere questi documenti… e nell’ottobre del 93, …quando mi sono dimesso dalla procura, non sono più informato di questi fatti, non so come si sono poi sviluppati i rapporti con i colleghi italiani e se c’erano stati altri rapporti, altri contatti.
RIVA: Sono venuti, in una prima visita, Giudiceandrea, Ionta e De Ficchy…con loro doveva venire Falcone, come sappiamo non è andato. Da quel momento in poi nessuno più ha richiesto di vedere gli altri documenti che erano a disposizione
E Stepankov dice: io so che questo non è avvenuto fino all’ottobre del 93, quando io mi sono dimesso.
Da quel momento in poi io non sono più informato su cosa sia successo tra le autorità…tra la magistratura italiana e la magistratura sovietica.
E’ sufficiente? Vuol fare altre domande Martelli?
MARTELLI: Si, adesso lui non lo sa … questa è una materia che si dovrebbe sapere in Italia…quanto meno sapere se c’è stato un tentativo oppure no… e valutare oggi, sul piano storico, politico e anche penale, se esistono i presupposti per una visita a Mosca, eventualmente rintracciare questi documenti, valutarli, e prendere le decisioni del caso.
A questo punto Riva domanda ad Andreotti se vuole commentare, Andreotti ringrazia ma si ritrae, e quindi Riva dichiara chiusa la conferenza.
enrix007 22:37 on 26 July 2010 Permalink |
Come può constatare, Mercatali, a differenza del musicista americano amico del suo amico, l'ex Ministro di Grazia e Giustizia è ancora vivente.
anonimo 01:50 on 27 July 2010 Permalink |
Caro Enrix è sempre la stessa Storia. Stavo leggendo il libro di Lo Bianco l'agenda Nera ed assalito dal dubbio che la Ferraro e Martelli avessero parlato di trattativa, proprio ieri sera ho fatto una piccola ricerchina.Mi sono accorto che mai avevano parlato di trattativa nonostante i titoli dei giornali facevano credere il contario, a tal proposito ho scirtto un post che linko, indicativo per dimostrare l'approssimazione con cui vengono spacciate per vere certi tesi:http://www.paologuzzanti.it/?p=1500#comment-120341Gianluca
Sympatros 20:48 on 27 July 2010 Permalink |
Bart, purtroppo per Sympatros si tratta dell'ennesima pagliacciata.Io conosco già retroscena che purtroppo non posso ancora rivelare.Ma credo che presto avremo occasione di divertirci.Sympatros, resta con noi su questi schermi, mi raccomando.Io sono qui e amo divertirmi""Anche Massimo Ciancimino, il teste figlio dell’ex sindaco di Don Vito, è sorpreso: “Il signor Franco parlava molte lingue ma secondo me era un militare non un diplomatico. Mostrava un’età inferiore agli attuali 84 anni. Inoltre non ho mai avuto sentore che potesse essere israeliano. Mio padre era amico di un commerciante di diamanti ebreo ma era di origini tedesche e si chiamava Leos Gluts”".http://www.docmafie.it/2010/07/27/cosa-nostra/signor-franco-moshe-gross/
Sympatros 20:53 on 27 July 2010 Permalink |
SONO QUI E AMO DIVERTIRMI……non andava in corsivo… perché sono proprio io che amo, oltre al divertissement pascaliano, anche il divertimento tera tera!
enrix007 23:12 on 27 July 2010 Permalink |
Sympatros, chiunque ama divertirsi, e anch'io naturalmente.Ma per una volta, vorrei chiederti di contribuire in positivo, forte delle tue qualifiche professionali.Potresti dunque dirmi se, scrivendo in stampatello, sulle "I" maiuscole è in uso, in qualche circostanza, mettere i puntini?
AntonEgg 17:28 on 29 July 2010 Permalink |
In merito all'uso del termine "trattativa" vi sottopongo questo breve estratto dalla sentenza della Corte d’assise di Firenze del 6/6/1998 in merito al processo per le stragi del 92-93Parte Quinta – Cap. V pagg. 1530-1549( N.B. Il documento pdf che ho io, non è costituito dalle fotocopie della sentenza, ma da testo vero e proprio con impaginatura diversa dall'originale. La parte di testo citato si trova apag. 954 di 1087)————————————- inizio estratto ———————————-Sotto questi aspetti vanno dette senz’altro alcune parole non equivoche: l’iniziativa del ROS (perché di questoorganismo si parla, posto che vide coinvolto un capitano, il vicecomandante e lo stesso comandante del Reparto)aveva tutte le caratteristiche per apparire come una “trattativa”; l’effetto che ebbe sui capi mafiosi fu quello diconvincerli, definitivamente, che la strage era idonea a portare vantaggi all’organizzazione. Come è stato adombrato qua e là, senza nemmeno un argomento indiziante, da vari soggettiprocessuali.Sotto questi profili non possono esservi dubbi di sorta, non solo perché di “trattativa”, “dialogo”, haespressamente parlato il cap. De Donno (il gen. Mori, più attento alle parole, ha quasi sempre evitato questi duetermini), ma soprattutto perché non merita nessuna qualificazione diversa la proposta, non importa con qualiintenzioni formulata (prendere tempo; costringere il Ciancimino a scoprirsi o per altro) di contattare di vertici di“cosa nostra” per capire cosa volessero (in cambio della cessazione delle stragi).Qui la logica si impone con tanta evidenza che non ha bisogno di essere spiegata.Quanto agli effetti che ebbe sui capi mafiosi soccorrono, assolutamente logiche, tempestive e congruenti, ledichiarazioni di Brusca.Su questo personaggio si potrà dire, ancora una volta, quello che si vuole, ma il tempo (luglio-agosto 1996) incui parlò, per la prima volta, di questa vicenda, spazza ogni dubbio sulla assoluta veridicità di quanto ebbe araccontare.Allora, infatti, l’esistenza di questa trattativa era sconosciuta a tutti i protagonisti di questo processo; Brusca nonpoteva “prenderla” da nessuno (lo stesso generale Mori ha dichiarato di averla raccontata al Pubblico Ministerodi Firenze nel mese di agosto del 1997).Eppure, egli ne parlò in termini assolutamente convergenti (e speculari) con quelli introdotti dai due testi diPolizia Giudiziaria sopra esaminati.———————————————— fine estratto ——————————-Va' precisato che sia Mori che De Donno nelle loro deposizioni parlano non solo di contatti per indurre Ciancimino a collaborare (inizialmente) ma anche per indurre i vertici di Cosa Nostra a consegnarsi.Comunque sia, ritengo l'estratto interessante per almeno due ragioni1) Perchè fa risalire al 97 la prima rivelazione (completa) di Mori sulla faccenda. Pertanto, non capisco come le parole di Martelli nel 2009 (12 anni dopo) ad anno zero, possano essere state considerato uno scoop da Santoro & CO.2) Perchè ipotizza che le interpretazioni date dai vertici di cosa nostra del contatto ROS Ciancimino possano essere state alquanto differenti dagli intendimenti del ROS. In altre parole ritengo non inverosimile che Riina & CO possano aver pensato che lo stato si era fatto avanti. Ammesso e non concesso che Vito Ciancimino abbia parlato della cosa con Riina, immagino che, da politico scafato, abbia usato una tattica morbida, molto diversa da quella che avrebbero usato i ROS direttamante con Riina. Sapete come sono i politici, promettono sempre grandi cose, ma diverse in funzione dell'interlocutore. In sintesi, un messaggio di invito alla collaborazione in sede giudiziaria, potrebbe essersi trasformato passando per gli intermediari, nella famigerata trattativa stato mafia.Anton