ORA VI SPIEGO QUANDO FU CHE COMPRESI CHE C’ERA UN GIUDICE A PALERMO, E CHE QUINDI C’ERANO SPERANZE DI GIUSTIZIA
ORA VI SPIEGO QUANDO FU CHE COMPRESI CHE C’ERA “UN GIUDICE A PALERMO”, E CHE FORSE C’ERANO SPERANZE DI GIUSTIZIA
Avvenne il 12 ottobre 2010. C’era in aula, al processo Mori-Obinu, un Perito della Polizia Scientifica che spiegava di come il cosiddetto “contropapello” di Ciancimino (un documento ritenuto prova “cardinale” della trattativa, anche nel nuovo processo, e che invece vale quanto la carta straccia) fosse davvero un bel documento: carta vecchia, (inizio anni 90), il toner pure, la fotocopiatrice, nessun collage, insomma, roba buona, “ciccia”, come la chiama Travaglio.
Io nell’ascoltare l’udienza, lo confesso, stavo sulle spine: machissenefrega, mi dicevo, se la carta è vecchia? E’ una fotocopia, e quindi può essere un prodotto dell’altro ieri, ma prodotto con carta vecchia. Come possono questi inquirenti avere tanta fretta di prender per buona una fotocopia, solo dalla carta? E poi, non lo vedono? In alto a sinistra c’è scritto “allegato per mio libro”, con scrittura di Massimo Ciancimino, scritta anch’essa fotocopiata. E dunque, poiché Ciancimino in procura ha già spiegato, proprio in faccia ai prodi PM che ora stanno interrogando quel perito, di aver posto quella scritta certamente dopo il 2001 (“come un “allegato” per il libro memoriale MESSO IN CANTIERE NEGLI ANNI DUEMILA” – Ciancimino dixit.) , perché diavolo il PM ora indulge col Perito in considerazioni ad alta voce di questo tipo: “QUINDI UNICA FOTOCOPIATURA SU CARTA IN QUELLA PRODUZIONE, 86-91 E PROBABILMENTE SECONDO… FOTOCOPIATO PRIMA, COMUNQUE, DELLA META’ DEGLI ANNI ’90”
E il Perito: In questo senso si. Si
E Di Matteo: Bene
Bene una fava. Ma non son capaci di ragionare?… mi dicevo.
Ma quando il testimone già stava per essere congedato, ecco il presidente Fontana prendere la parola:
Presidente: Andiamo al documento 3, il cosiddetto “contropapello”. Se io non ho capito male, caso mai mi correggete, questo documento, voi dite, è una fotocopia realizzata in un unico …frangente…
Perito: Si.
Presidente:… comprensivo anche della scritta “Allegato per mio libro”.
Perito: Si.
Presidente: Quindi questo documento che voi avete avuto a disposizione, è un’unica fotoc… è in un unico contesto.
Perito: Sì, un’unica fotocopia.
Presidente: Mentre la carta, la indicate tra l’86 e il 91. Quindi sostanzialmente questa carta, massimo 91, è stata utilizzata poi, per fare questa fotocopia.
Perito: Si.
Presidente: Quindi dobbiamo ritenere che nel momento in cui è stato scritto “Allegato per mio libro”, è quello il momento in cui, o comunque un momento successivo, in cui è stata fatta questa fotocopia. Giusto?
Perito: Si.
Il Presidente non fece altri commenti, ma tanto bastò, a noi, per capire che avevamo a che fare con un giudice che le cose le capiva e le sapeva molto bene, e soprattutto dava l’impressione di non volersi lasciare fottere.
Il 17 luglio scorso, ne ha dato dimostrazione, assolvendo due innocenti, nonostante l’ignomignoso carnevale mediatico e mistificatorio costruito intorno a questo processo. Chapeau, dr. Fontana.
Jordi 21:03 on 19 July 2013 Permalink |
Complimenti, impressionante!
Vorrei rivolgerti una domanda(dò del tu per via del nick, se non è un problema):nonostante la sentenza assolva Mori e Obinu , Di Matteo ha già dichiarato che farà ricorso.
Mi chiedo se questo non sia un passaggio obbligatorio per far tenere in vita l’altro processo che si intreccia con questo(trattativa stato-mafia).
Non impugnare la sentenza significherebbe riconoscere l’operato dei giudici,e di conseguenza l’innocenza degli imputati.
enrix 08:31 on 20 July 2013 Permalink |
Certamente era un passaggio obbligatorio, se non proprio per la ragione che tu hai detto (che comunque contribuisce sicuramente), almeno per attenuare lo choc al popolo dei trattativisti, per evitare insomma di rimanere lì impalato come uno cornuto e cazziato, davanti alle telecamere di un processo super-mediatico (per loro stessa volontà)..
Sotto il profilo tattico, per un PM, annunciare il ricorso prima del deposito delle motivazioni è un errore molto grave. Di solito infatti i PM in disaccordo con una sentenza, prima di annucniare il ricorso, dicono sempre di voler vedere prima le motivazioni. E’ un modo per evitare promesse da marinaio, nel caso poi le motivazioni risultassero difficilmente oppugnabili, ma SOPRATTUTTO, si evita di sollecitare il giudice a metterci tre volte l’impegno anzichè due nel motivare la sua sentenza, cosa che può avvenire se un PM annuncia un ricorso “a prescindere”, come è avvenuto in questo caso. Quindi, nota bene: Di Matteo, che queste cose le sa benissimo, ha commesso consapevolmente un errore di strategia procedurale, pur di fornire al suo popolo di rivoluzionari civili (si fa per dire) la figurina dell’indignato che sbotta.
Jordi 09:35 on 20 July 2013 Permalink |
Grazie per l’esauriente risposta!(l’ho copiata anche sul Pacco Quotidiano)
Ti auguro un buon fine settimana
Vincenzo conte 17:13 on 21 July 2013 Permalink |
Dovrebbero, nei processi, dormire a turno, e non tutti insieme, come spesso accade. Altrimenti non si spiegherebbero i motivi per cui si convochino testi che nulla hanno a che vedere con il procedimento invece di altri, determinanti, che non vengono neppure sentiti. Questo dopo che il teste inutile avrà’ fatto pure un migliaio di chilometri per essere presente. Quando se ne accorgeranno dovranno rinviare il processo di sei mesi. Poi cercano le cause della lunghezza dei processi. La risposta e’ una sola: gli del processo andrebbero letto prima e non in aula, durante il dibattimento.
francesco 20:00 on 28 July 2013 Permalink |
Resta solo un piccolo interrogativo: perchè non è stato arrestato Provenzano? Davvero si vuole credere alla storiella delle pecore?
enrix 09:52 on 29 July 2013 Permalink |
Perchè, tu invece credi alla storiella di Riccio quando dice che lì c’era Provenzano e si poteva catturare? Tu confondi fra di loro le storielle . Fortuna, per l’appunto, che il giudice non eri tu, ma uno che le cose le capiva.