Ancora sull’intervista a Paolo Borsellino
ECCO IL TESTO ORIGINALE DELLE PARTI DELLA FAMOSA INTERVISTA A PAOLO BORSELLINO DEL MAGGIO 92, CHE RIGUARDANO DELL’UTRI E BERLUSCONI.
LO PUBBLICO PER METTERE LA PAROLA FINE ALLE POLEMICHE CON TUTTE QUELLE PERSONE, MISEREVOLI PIU’ CHE MISERABILI, CHE CONTINUANO AD INVOCARE LA NOTA MANIPOLAZIONE DI QUESTO TESTO COME PROVA CHE BORSELLINO SI INTERESSAVA A QUEI DUE SIGNORI. BASTA LEGGERE QUESTO INTEGRALE: PAOLO BORSELLINO NON SI OCCUPAVA DI DELL’UTRI E BERLUSCONI, E NON SE NE INTERESSAVA PER NIENTE.
GUARDA IL VIDEO DELLA MANIPOLAZIONE PRINCIPALE
Premessa: al di fuori dell’intervista “on the record”, nel video girato da una telecamera posata “pur – distrattamente – accesa” sul pavimento, si ascoltano i giornalisti e Borsellino conversare su di alcuni documenti. Si intende bene che il magistrato ha con sé della annotazioni sulla figura di Mangano che ha predisposto in precedenza su richiesta degli stessi giornalisti. Dalle successive consultazioni di queste stesse carte nel corso dell’intervista, si capisce che si tratta certamente di annotazioni che riguardano anche Dell’Utri. E comunque di informazioni estratte dagli archivi della Procura, su precedente espressa richiesta dei giornalisti francesi.
Ecco uno stralcio del dialogo “off the record”:
(Al citofono – ndr) GIORNALISTA: Si, ehhh…per il Dott. Borsellino … Fabrizio Calvi….non ho capito…ottavo piano |
GIORNALISTA: Buongiorno dottore.. |
BORSELLINO: Buongiorno.. |
GIORNALISTA: Eh arrivano…gli altri colleghi. |
BORSELLINO: Accomodatevi… |
BORSELLINO: … avete bisogno di prese… |
BORSELLINO: Dunque ho effettuato una ricerca…che non ho potuto approfondire stamattina … sulle storie di Mangano però… ho soltanto quello che risultava dal computer…ehe…per la verità non ho potuto confrontare perché, cioè le indicaz..l’esito dei documenti perchè… |
NDR : La telecamera viene posata sul pavimento con l’obbiettivo rivolto verso le gambe del magistrato, sotto la scrivania, e viene lasciata accesa. A Borsellino invece pare proprio che sia stato lasciato credere che la telecamera fosse “off”, cioè non sia stato avvisato che si stava registrando. |
GIORNALISTA: Ma c’è tutto questo su di lui… |
BORSELLINO: Beh …sono… ogni foglio del genere corrisponde a un documento…un documento, anche voluminoso…non … ci vuole tempo per andarli a pescare… |
GIORNALISTA: …ho capito… |
BORSELLINO:perché Mangano fu coinvolto sia nel blitz di San Valentino, sia nel…sia nel… (l’oriologio a pendolo suona le 16 – ndr) …buonasera come sta?… (parole incomprensibili – ndr) |
BORSELLINO:…..sia nel blitz di San Valentino sia nel processo Spatola che fece negli anni 80 Falcone a Palermo. Quello che c’è risultato al processo Spatola l’essenziale è riportato in questa scheda qua… per quanto riguarda il blitz di San Valentino… |
GIORNALISTA:…questo l’abbiamo…il blitz di San Valentino. |
ON THE RECORD
(…)
GIORNALISTA: Dunque, quando Mangano al telefono parlava di droga diceva “cavalli”?
BORSELLINO: Diceva cavalli e diceva magliette, talvolta”
GIORNALISTA: Perché c’è, se ricordo bene, nell’inchiesta del San Valentino, un’intercettazione tra lui e Marcello Dell’Utri in cui si parla di cavalli
BORSELLINO: Si, comunque non è la prima volta che viene utilizzata, Probabilmente non so se si tratti della stessa intercettazione, se mi consente di consultare…di consultare… … no questa intercettazione in cui si parla di cavalli è un’intercettazione che avviene fra lui e uno della famiglia degli Inzerillo.
GIORNALISTA: Ma ce n’è un’altra nella San Valentino con lui e Dell’Utri
BORSELLINO: Si il processo di San Valentino, sebbene io l’abbia gestito per qualche mese, poiché mi fu assegnato a Palermo allorché i giudici romani si dichiararono incompetenti e lo trasmisero a Palermo, io mi limitai a sollevare, a mia volta, un conflitto di competenza davanti la Cassazione, conflitto di competenza che fu accolto, quindi il processo ritornò a Roma e…o a Milano, ora in questo momento non lo ricordo, conseguentemente non è un processo che io conosca bene in tutti i suoi dettagli perché, appunto, non l’ho istruito, mi sono dichiarato incompetente (indi, non conosceva quella telefonata – ndr)
GIORNALISTA: Comunque lei, in quanto esperto, lei può dire che quando Mangano parla di cavalli al telefono, vuol dire droga
BORSELLINO: Si, tra l’altro questa tesi dei cavalli che vogliono dire droga è una tesi che fu asseverata nella nostra ordinanza istruttoria e che poi fu accolta a dibattimento tant’è che Mangano fu condannato al dibattimento del maxi processo per traffico di droga, fu condannato esattamente a tredici anni e quattro mesi di reclusione più settantamila lire….settanta milioni di multa e la sentenza di Corte d’Appello confermò queste decisioni del primo grado, sebbene, da quanto io rilevo dalle carte, vi sia stata una sensibile riduzione della pena
GIORNALISTA: E Dell’Utri non c’entra in questa storia?
BORSELLINO: Dell’Utri non è stato imputato nel maxiprocesso, per quanto io ne ricordi. So che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme a Mangano
GIORNALISTA: A Palermo?
BORSELLINO: Si. Credo che ci sia un’indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i particolari
GIORNALISTA: Dell’Utri. Marcello Dell’Utri o Alberto Dell’Utri ? I due?
(ed ecco la sorpresa. Borsellino deve consultare il suo fascicolo, perché non sa neppure quale dei Dell’Utri sia indagato – ndr)
BORSELLINO: Non ne conosco i particolari. Potrei consultare avendo preso qualche appunto (Borsellino guarda le carte. – ndr), cioè si parla di … Dell’Utri Marcello e Alberto, entrambi (Borsellino fa questa affermazione solo dopo aver consultato le carte, prima non ne era al corrente – ndr)
GIORNALISTA: I fratelli?
BORSELLINO: Sì
GIORNALISTA: Quelli di Publitalia?
BORSELLINO: Sì
GIORNALISTA: E tornando a Mangano, le connessioni tra Mangano e Dell’Utri?
BORSELLINO: Si tratta di atti processuali dei quali non mi sono personalmente occupato, quindi sui quali non potrei riferire nulla con cognizione di causa. Posso ulteriormente riferire che successivamente al maxi processo, o almeno all’istruzione del maxi processo, di questo Vittorio Mangano parlò pure Calderone. ..che lo…ribadì la sua posizione di uomo d’onore, e parlò di un incontro, con Mangano, avuto da Calderone, credo nella villa di … nella tenuta agricola di Michele Greco …ee … insieme dove …lo conobbe, mentre si era ivi recato, dopo aver compiuto un omicidio, almeno questo lo dice Calderone, assieme a Rosario Riccobono. Dello stesso Mangano ha parlato anche a lungo un pentito minore, che è recentemente deceduto, un certo Calzetta, il quale ha parlato dei rapporti fra questo detto Mangano e una delle famiglie di corso dei Mille, la famiglia Zanca, i cui esponenti furono tutti sottoposti a proce … erano tutti imputati nel maxi-processo.
GIORNALISTA: La prima volta che l’ha visto quando era?
BORSELLINO: La prima volta che l’ho visto anche se fisicamente non lo ricordo… l’ho visto Fra il ’70 e il ‘75
(…)
GIORNALISTA: Ma lui viveva già a Milano?
BORSELLINO: Beh lui… Sicuramente aveva…. era dimorante a Milano anche se risultò … lui stesso affermava di avere… di spostarsi frequentemente tra Milano e Palermo
GIORNALISTA: E si sa cosa faceva a Milano?
BORSELLINO: A Milano credo che lui dichiarò di gestire un’agenzia ippica o qualcosa del genere. E comunque che avesse questa passione di cavalli, eh… risulta effettivamente la verità, perché anche nel processo, questo delle estorsioni di cui ho parlato, non ricordo a che proposito, venivano fuori dei cavalli. Effettivamente cavalli, non “cavalli” come parola che mascherava il traffico di stupefacenti
GIORNALISTA: Sì, ma in quella conversazione (quella inserita nella San valentino – ndr) con Dell’Utri poteva anche trattarsi di cavalli?
BORSELLINO: Beh…nella conversazione inserita nel maxiprocesso, se non piglio errori, si parla di cavalli che dovevano essere mandati in un albergo. Quindi non credo che potesse …potesse trattarsi effettivamente di cavalli. Se qualcuno mi deve recapitare due cavalli, me li recapita all’ippodromo, o comunque al maneggio. Non certamente dentro l’albergo (Notare bene che qui Borsellino, che conosceva soltanto la telefonata del maxiprocesso e non la telefonata su cui veniva sollecitato a rispondere, risponde ovviamente con la descrizione della telefonata che conosceva e delle ragioni per cui in quella telefonata la parola cavalli non poteva che significare droga. Poi non procede nel commento, considerando ovvia l’implicita prosecuzione, vale a dire che bisognava dunque vedere che cosa si diceva nell’altra telefonata, e se quindi veniva enunciata un’affermazione grottesca quanto i cavalli in albergo, per esprimere un giudizio – ndr)
(…)
GIORNALISTA: Si è detto che (Mangano) ha lavorato per Berlusconi
BORSELLINO: Non le saprei dire in proposito.. Anche se, dico, debbo far presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo poiché ci sono addirittura… so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito, per le quali non conosco addirittura quali degli atti siano ormai conosciuti e ostensibili e quali debbano rimanere segreti. Non…Questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi è una vicenda – che la ricordi o non la ricordi – comunque è una vicenda che non mi appartiene. Non sono io il magistrato che se ne occupa, quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla
GIORNALISTA: Ma c’è un’inchiesta ancora aperta?
BORSELLINO: So che c’è un’inchiesta ancora aperta
GIORNALISTA: Su Mangano e Berlusconi? A Palermo?
BORSELLINO: Su Mangano credo proprio di si, o comunque ci sono delle indagini istruttorie che riguardano rapporti di polizia concernenti anche il Mangano (qui nella versione manipolata, la risposta è stata cesoiata per lasciare soltanto il “Sì”, per cui l’ascoltatore è indotto a credere che fossero entrambi indagati – ndr)
GIORNALISTA: Concernenti cosa?
BORSELLINO: Questa parte dovrebbe essere richiesta a Guarnotta (Leonardo Guarnotta, all’epoca magistrato a Palermo – ndr) … che ne ha la disponibilità… quindi non so io se sono cose che possono dirsi in questo momento
(…)
GIORNALISTA: C’è una cosa che vorrei sapere. Secondo lei come si sono conosciuti Mangano e Dell’Utri?
BORSELLINO: No, non… non lo so perchè questa parte dei rapporti di Mangano, ripeto, non fa parte delle indagini che ho svolto io personalmente e conseguentemente quello che ne so io è quello che può risultare dai giornali e da qualsiasi altra fonte di conoscenza. Non è comunque mai una conoscenza professionale mia. E sul punto peraltro non ho ricordi.…
GIORNALISTA: Sono di Palermo tutti e due… (i complimenti a Calvi per il raffinatissimo indizio, qui bisogna proprio farli – ndr)
BORSELLINO: Non è una considerazione che induce ad alcuna conclusione perché… Palermo è una città, (diversamente come ad esempio Catania dove la famiglia…le famiglie persone erano composte da non più di una trentina di persone, almeno originariamente…), in cui gli uomini d’onore sfioravano, ufficiale, sfioravano le 2000 persone, secondo quanto ci racconta ad esempio Calderone, quindi … il fatto che fossero di Palermo tutti e due, non è detto che si conoscessero
GIORNALISTA: Si ma c’è un socio di Dell’Utri un tale Filippo Rapisarda che dice che ha conosciuto Dell’Utri tramite qualcuno della famiglia di Stefano Bontade
BORSELLINO: Beh, considerato che Mangano, a q… ricordo, appartenesse alla famiglia dì Pippo Calò...evidentemente non sarà stato Manga…non sarà stato qualcuno….del … cioè… non saprei individuare chi potesse averglielo presentato. Comuque tenga presente che nonostante la… Palermo sia la città della Sicilia dove le famiglie mafiose erano le più numerose – si è parlato addirittura, in certi peridodi, almeno, di 2000 uomini d’onore con famiglie numerosissime – la famiglia di Stefano Bontade sembra che in certi periodi ne contasse almeno 200…e…la… si trattava comunque di famiglie appartenenti ad una unica organizzazione, cioè Cosa Nostra, e quindi… i cui membri in gran parte si conoscevano tutti e quindi è presumibile che questo Rapisarda riferisca una circostanza vera…
GIORNALISTA: Perché, a quanto pare, Rapisarda, Dell’Utri … erano in affari con Ciancimino, tramite un tale Alamia
BORSELLINO: Che Alamia fosse in affari con Ciancimino è una circostanza da me conosciuta e che credo risulti anche da qualche processo che si è già celebrato. Per quanto riguarda DellUtri e Rapisarda non so fornirle particolari indicazioni trattandosi, ripeto, sempre, di indagini di cui non mi sono occupato personalmente
GIORNALISTA: Lei in quanto uomo, non più in quanto giudice, come giudica la fusione che si opera, che abbiamo visto operarsi tra industriali al di sopra di ogni sospetto come Berlusconì o Dell’Utri e uomini d’onore di Cosa Nostra? Cioè Cosa Nostra s’interessa all’industria, o com’è? (questa domanda, nella versione manipolata mandata in onda 9 anni dopo la morte del magistrato, viene tagliata e sostituita con quest’altra domanda registrata in studio, domanda che invece al giudice non fu mai posta: “Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come Berlusconi, Dell’Utri, siano collegati a uomini d’onore tipo Vittorio Mangano?” L’inserimento postumo di questa domanda inventata di sana pianta, dopo la morte di Borsellino, in combinazione con la successiva risposta abilmente cesoiata ed incollata, rappresenta una manipolazione raffinatissima, poiché induce a credere che Borsellino spieghi la “stranezza” del rapporto fra Berlusconi, Dell’Utri e Mangano, con la necessità da parte della mafia di investire il denaro. In realtà, al magistrato non era neppure mai stata posta quella domanda. Si legga quindi con attenzione la VERA risposta di Borsellino data alla VERA domanda – ndr)
BORSELLINO: Beh, A PRESCINDERE DA OGNI RIFERIMENTO PERSONALE, PERCHÉ RIPETO CON RIFERIMENTO A QUESTI NOMINATIVI CHE LEI FA, CHE LEI HA FATTO, IO NON HO PERSONALI ELEMENTI TALI DA POTER ESPRIMERE OPINIONI, MA CONSIDERANDO LA FACCENDA NEL SUO ATTEGGIARSI GENERALE (tutta questa parte in maiuscolo, nella manipolazione viene ovviamente tagliata – ndr) : ALLORCHÉ L’ORGANIZZAZIONE MAFIOSA, LA QUALE SINO AGLI ANNI 70, SINO ALL’INIZIO DEGLI ANNI SETTANTA AVEVA AVUTO UNA CARATTERIZZAZIONE DI INTERESSI PREVALENTEMENTE AGRICOLI O AL PIÙ DI SFRUTTAMENTO DI AREE EDIFICABILI. (anche questa parte maiuscola è stata tagliata. Notare bene la finesse del far esordire Borsellino con quel “dall’inizio degli anni 70 in poi” , che come inquadramento temporale coincide guarda caso con quello che comincia con la permanenza di Mangano ad Arcore, ma che da bene l’dea della continuità, con quel “dall’inizio … in poi”. In realtà Borsellino non sta pensando nella maniera più assoluta a quell’episodi, e tanto meno a Berlusconi – ndr) Dall’inizio degli anni Settanta in poi, Cosa Nostra cominciò a diventare un’impresa anch’essa. Un’impresa nel senso che attraverso l’inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali. Una massa enorme di capitali dei quali, naturalmente, cercò lo sbocco. Cercò lo sbocco perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all’estero e allora così si spiega la vicinanza fra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali,..contestualmente cosa nostra cominciò a porsi il problema e ad effettuare degli investimenti leciti o paraleciti come noi li chiamiamo, di capitali. Naturalmente per questa ragione, cominciò a seguire vie parallele, e talvolta tangenziali all’industria operante anche nel nord, della quale, in certo qual modo… alla quale in certo qual modo si avvicinò per potere utilizzare le capacità, quelle capacità imprenditoriali al fine di far fruttare questi capitali dei quali si era trovata in possesso.
GIORNALISTA: Un investigatore ci ha detto che al momento in cui Mangano lavorava per Berlusconi c’è stato un sequestro, non a casa di Berlusconi però dì un invitato [Luigi D'Angerio, NDR] che usciva dalla casa di Berlusconi.
BORSELLINO: Non sono a conoscenza di questo episodio.
Severino 15:42 on 14 March 2012 Permalink |
E’stato indiscutibilmente accertato che Vittorio Mangano ha vissuto per 2 anni ad Arcore alle dipendenze del noto perseguitato Silvio Berlusconi (poverino!).
Al di là di quello che dice o non dice Borsellino,chi ha avuto modo di seguire il processo Dell’Utri dalle frequenze di Radio Radicale sa bene che le accuse contro il senatore bibliofilo(aripoverino!) si poggiavano su una mole impressionante di documenti e,solo in minima parte,sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia.Dopo la decisione della Cassazione,anni di duro lavoro sono stati ridotti a carta straccia.Da cittadino italiano nonviolento prendo atto di ciò senza poter celare il senso di nausea e profondo ribrezzo verso chi vuole far tornare le lancette della lotta alla mafia indietro di 40 anni!
enrix 07:20 on 15 March 2012 Permalink |
A me basterebbe farla tornare indietro anche solo di una trentina, ai tempi del maxi processo, tempi in cui grazie a magistrati come Borsellino e Falcone nelle aule dei tribunali alla gogna venivano portate, per essere condannate a vita, intere famiglie di mafiosi, boss, capimandamento. Dall’arresto di Riina in poi, i più importanti processi dell’antimafia di Palermo sono stati in carico a carabinieri (proprio quelli più vicini a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino), ad un funzionario di Publitalia oggi senatore, per delle marginali storie di pizzi sulle quali si è cucita un’allegra teoria sulla sua improbabile funzione di eminenza grigia della mafia (documentata col piffero, lei vaneggia), ed alle talpe Ciuro, Riolo e Cuffaro, che per fortuna sono finiti sotto le attenzioni del ROS e di Pignatone, anzichè di certi altri PM, altrimenti mi sa che se la sarebbero cavata pure loro. Non capisco come lei possa affermare con tanta sicurezza che si siano fatti così tanti progressi. Ad ogni modo, caro Severino, io mi auguro che questa mole impressionante di documenti di cui lei ci parla riesca davvero ad impressionare qualcuna di quelle persone che, a dimostrazione della colpevolezza di Dell’Utri, invece di citarmi qualcuno di quelli, mi cita sempre e soltanto quest’intervista a paolo Borsellino. Lo ha fatto giustappunto il fratello del magistrato pochi giorni fa. E vede, a me, a differenza di quanto succede a lei, il senso di nausea ed il profondo ribrezzo mi vengono quando mi brandeggiano una patacca, specie se è una patacca dove sono manipolate criminalmente e strumentalmente parole di Paolo Borsellino. Quindi, magari, potrebbe cominciare lei ad impressionarmi con qualcuno di questi documenti impressionati, non trova? Qui è libero di citarmi tutti quelli che vuole.
Severino 15:02 on 15 March 2012 Permalink |
A proposito di “conoscenze” questo link può esserle utile per capire di cosa parlo.( http://www.scribd.com/doc/20981520/7/CAPITOLO-7-Il-matrimonio-londinese-e-i-Vichinghi )
Severino 14:56 on 15 March 2012 Permalink |
Quando io parlo di Dell’Utri mi riferisco a ciò che è emerso nel processo a suo carico per concorso esterno in associazione mafiosa.In quel dibattimento sono venute fuori le sue frequentazioni con Mangano e altri signori che, diciamo cosi,non erano proprio delle anime candide in odore di santità.
Se poi tutto questo non basta a condannare Dell’Utri io,da cittadino italiano non violento,non posso che prenderne atto.
enrix 08:24 on 17 March 2012 Permalink |
Eh, si, dovrebbe prenderne atto, perchè infatti non basta per niente. Sulle “frequentazioni” di Mangano con Dell’Utri, non ci sono risvolti penali. Ed in ogni caso, mi corre l’obbligo di rammentarle che 40 anni fa, quando Mangano era ad Arcore, non era il pericoloso boss di cosa nostra che mi pare dipingere lei. Era un delinquente di mezza tacca, predisposto a commettere reati comuni e predisposto magari anche ad affiliarsi a cosa nostra (infatti lo fece anni dopo), ma noi non possiamo indagare, processare e condannare tutte le persone che hanno “frequentato” o tenuto a lavorare gente come era Mangano agli inizi degli anni 70, altrimenti con Dell’utri dovrebbero finire sotto ai ferri altre decine e decine di migliaia di cittadini perfettamente normali, il cui solo merito a discolpa, a differenza del senatore, sarebbe quello di non conoscere Berlusconi. Lei che crede? che i 2000 mafiosi pericolosi residenti in Palermo di cui parla Borsellino si “frequentassero” solo fra di loro e non interagissero mai in alcun modo con gli altri Palermitani? Caro Severino: ragionando come lei, mi sa che dovremmo mettere dentro quasi tutta Palermo. E poi, provi per un momento a ragionare: lei si rende conto, che per anni ed anni l’episodio più grave (anzi l’unico) attribuito alla coppia Dell’Utri- Mangano, entrato nell’immaginario collettivo grazie alla manipolazione di quest’intervista, era proprio quello famoso dei cavalli in albergo? Ed era un falso, guarda caso. Dell’Utri qui è stato semplicemente calunniato (quindi è vittima di un reato, semmai, anzichè reo). Di altre cose rilevanti, al di là di quel falso, noi non ne conosciamo. Questo non la fa riflettere? Sulle altre frequentazioni di Dell’Utri, in alcuni casi potrebbero esserci risvolti penali, ma se si vede caso per caso ci sono sempre dei problemi di certezza della genuinità delle ricostruzioni. Anche nel capitolo che mi ha linkato lei, bisogna che sia congrua ed attendibile la versione del Di Carlo, perchè funzioni, ad es. E, al di là di quell’episodio particolare, io ad esempio non mi sono mai fidato in generale di quel pentito. Insomma, io non credo che Dell’Utri sia uno stinco di santo,ma credo però che su di lui ci sia stato uno spreco di risorse o aspettative, sia nei magistrati che negli indignati come lei. Se ne faccia una ragione: sino a che l’Italia pensa che la mafia sia Dell’Utri ed i PM si concentrano per anni su gente come Dell’Utri, la mafia vera ringrazia e lavora tranquilla.
Severino 14:47 on 17 March 2012 Permalink |
Il fatto che il fratello di Paolo Borsellino continui con convinzione a credere nelle parole di Ciancimino e a citare passi della “famosa” intervista dovrebbe farla riflettere.
Credo anche che “la mafia ringrazia e lavora tranquilla” quando potere esecutivo e legislativo si uniscono e agiscono quotidianamente con l’unico scopo di screditare e depotenziare il lavoro della Magistratura.
Renzo C 22:01 on 17 March 2012 Permalink |
E il fatto che Salvatore Borsellino fosse talmente convinto che il segnale per fare esplodere la 126 in via D’ Amelio sia partito dal Castello Utveggio, tanto da organizzare l’ ascesa al medesimo durante le annuali celebrazioni della strage, quando oggi le “rivelazioni” di Genchi sono state stralciate perchè ritenute infondate, non la fa riflettere?
In altre parole, con tutta la solidarietà e l’ affetto possibile, Salvatore Borsellino non credo che sappia di più di quanto ci sia negli atti dei processi, avrà delle sue personali convinzioni, lecite e magari anche condivisibili, ma sempre convinzioni restano, mentre nei tribunali servono prove e riscontri (di solito, o almeno si spera).
La seconda parte del suo commento mi sembra molto generica, la definirei demagogica o travaglismo.
Nella magistratura, consesso di alcune migliaia di persone, c’è un po’ di tutto, come in un qualsiasi agglomerato umano.
Certamente è composta da persone di buon livello culturale, sopra la media, ma che ci siano anche mascalzoni, corrotti, politicizzati ecc… ecc… è innegabile ed evidente.
Quindi idealizzare una categoria come i salvatori della Patria è una semplificazione priva di senso logico; il giudiziario è solo uno dei poteri dell’ organizzazione democratica e, togliendosi il prosciutto dagli occhi, combatte contro gli altri due da 20 anni almeno, con alterne fortune e virulenza.
enrix 07:38 on 18 March 2012 Permalink
Ma scusi, Severino, ma sta parlando sul serio, o mi prende per i fondelli? Il fatto che il fratello di Borsellino continui con convinzione a credere in patacche, pataccari e strumentalizzazioni manipolatorie oscene delle parole di suo fratello (e non solo a crederci, ma anche a pubblicizzarle), dovrebbe far riflettere ME? Semmai dovrebbe far riflettere chi, come lei, ha fiducia in quell’uomo, mi scusi tanto, eh! Io da parte mia che riflessione vuole che faccia? Se il fratello di Borsellino dimostra di credere in un falso e lo pubblicizza, anche quando gli è stato dimostrato più volte che è un falso, io l’unica riflessione che posso trarne è che abbia forti problemi di lucidità legati magari all’età, o che sia in totale malafede. Altre alternative non ne vedo. Per quanto riguarda la storia dei magistrati, la sua è pura retorica da assemblea scolastica. La mafia ringrazia se si scredita la magistratura che la combatte, ma se si oppone la verità alle patacche portate in tribunale da magistrati che invece di occuparsi della mafia da 18 anni sono impegnati principalmente ad accusare i carabinieri che l’hanno combattuta sul serio, lei che ne dice, farà festa?
Severino 18:17 on 18 March 2012 Permalink
@Renzo
A me risulta che Genchi(persona di straordinaria intelligenza e professionalità con un senso dello Stato fuori dal comune) si sia occupato principalmente dei tabulati telefonici riscontando strani incroci in una determinata zona di Palermo nei giorni precedenti la strage.
Credo non sia casuale il fatto che non sia riuscito a portare a termine il suo lavoro su quella mattanza cosi come sull’inchiesta denominata “Why Not” (guarda un pò ilcaso).
La seconda parte del mio commento invece non è affatto generica visto che per 20 anni abbiamo assistito ad un quotidiano attacco di certa politica nei confronti di quei magistrati in prima linea nella lotta alla mafia e alle sue convergenze con le istituzioni.
Sono d’accordo con lei quando afferma che anche la magistratura ha le sue mele marce.Si potrebbero infatti citare parecchi giudici presi con le mani nel sacco e condannati per corruzione.Il problema è sempre lo stesso:ovvero certa politica(sempre quella lì )che invece di condannare chi si fa comprare delegittima chi persegue i corrotti.
Renzo C 23:31 on 18 March 2012 Permalink
Genchi ha un senso dello Stato così fuori dal comune, tanto da mettersi in aspettativa, fondare una apposita società e fatturare allo Stato gli stessi servigi che espletava come dipendente.
In altre parole: prima si fa l’ esperienza a spese nostre (lo Stato), poi quando è abbastanza bravo, invia regolare fattura.
Come se i SEALS prima di ogni missione mandassero un preventivo al dipartimento della difesa USA.
Ciò che “le risulta” è impreciso, a dirne bene, ma Salvatore Borsellino ci ha creduto mentre la Procura ha buttato tutto.
Adesso poi Genchi va a processo assieme a De Magistris, proprio perchè, interrogati separatamente ma senza che potessero mettersi d’accordo, sulle procedure nelle intercettazioni in quelle indagini hanno ravvisato elementi sufficienti per rinviare a giudizio, guarda un po’ il caso.
Ma lei lo sapeva, o no?
Magari avrà letto anche il librone di Genchi, librone a cui, curiosamente, manca un capitolo. Eppure nella prestampa inviata ad “alcuni” c’era, strano vero?
Quali sarebbero “quei magistrati in prima linea nella lotta alla mafia” ? Potrebbe scrivere i nomi, o sono innominabili?
E quale sarebbe “certa politica(sempre quella lì )” ?
Gentilmente, potrebbe fare anche di questi i nomi?
Grazie
Renzo C 12:26 on 16 March 2012 Permalink |
Spero tu non abbia visto il “servizietto in pubblico” ieri sera.
Lo spero per le tue coronarie
Non l’ ho visto, per fortuna, ma ho avuto modo di leggere adesso alcune cose e vedermi l’ intervista a Massimuccio: no comment (per ora).
Ciao
enrix 08:31 on 17 March 2012 Permalink |
Non vedo mai la diretta di Santoro per ragioni di nausea. Lo rivedo poi sul web a spizzichi e bocconi. Nella puntata che dici, c’è stata una nuova squallida manipolazione del tenore di quella di quest’intervista, sulle parole di Agnese Borsellino, trasfigurate col taglia e cuci. Entro poche ore ci farò un articolo.
Severino 15:31 on 19 March 2012 Permalink |
@Renzo C
Leggendo un certo tipo di commenti,senza offesa, mi cadono le palle!
E’sotto gli occhi di tutti lo sfascio prodotto da 10 anni di leggi vergogna concepite con il solo scopo di sottrarre al controllo di legalità chi, agli albori della Seconda Repubblica,invece di consegnarsi a mani alzate o darsi alla latitanza scelse,anzi creò,la terza opzione: ovvero darsi alla politica, ottenere l’immunita/impunità e occupare le istituzioni col solo scopo di farsi gli affari suoi!
Non so lei,ma io, francamente, di un certo tipo di propaganda filo berlusconiana e finto terzista ne ho piene le palle!
Quanto a Genchi,di cui ho appena iniziato a leggere il “librone”(sono arrivato a pag 69)ribadisco quello che ho scritto anche se non sono a conoscenza di questo fantomatico”capitolo”mancante di cui lei parla.La sua storia professionale parla per lui,e non sarà certo l’incredibile processo che lo vede imputato con DeMagistris ha macchiare una carriera straordinaria.
Saluti.
Severino 16:29 on 19 March 2012 Permalink |
.La sua storia professionale parla per lui,e non sarà di certo l’incredibile processo che lo vede imputato con De Magistris a macchiare una carriera straordinaria.
Renzo C 19:00 on 19 March 2012 Permalink |
L’ importante è che lei ci creda, ne sia convinto e viva sereno.
Gli spunti per approfondire qui li trova, sarebbe però meglio passasse dal generico allo specifico, se ne è in grado.
Tanti cari auguri
Luciano Baroni 18:26 on 25 March 2012 Permalink |
Questo Borsellino ?
http://linkati2lu.files.wordpress.com/2012/03/dimenticavo.pdf
enrix 14:06 on 26 March 2012 Permalink |
No n’artro, ma comunque c’è da essere perplessi.
Luciano Baroni 20:16 on 26 March 2012 Permalink |
Ciao Enrico, lo sapevo ma l’ho messo apposta per far vedere a che livello sono.
Buona serata.
Riccardo Giuliani 23:46 on 23 May 2012 Permalink |
Severino ha scritto. “Al di là di quello che dice o non dice Borsellino…”.
Geniale!
Il post presente si cura di far vedere solamente (e scusate se è poco) come le parole di Borsellino siano state manipolate, e come su di esse ci si imbastiscano punti di forza a carico di imputati in un processo che ha da anni travalicato le barriere giuridiche e giudiziarie, non senza metodo. Punto!
Nonostante sia pacifico che, ciò assodato, sia lecito inferire conclusioni o ravvisare eventuali posizioni di parte che vadano al di là del mero intento esposto, la logica distorta del “se non è A allora è B” continua imperterrita a mietere vittime tra le sinapsi di mezza Italia, le quali una volta svanite non aiuteranno il soggetto colpito da siffatta sciagura ad immaginare che l’alfabeto – inteso come insieme di eventi – sia costituito da almeno altre 19 lettere – senza contare le corrispondenti minuscole nonché tutte le possibili loro combinazioni infinite; di senso sia compiuto sia nullo, in qualunque lingua le si voglia intendere – e che quindi in aggiunta ai summenzionati eventi classificati come A e B, quasi alla stregua di reperti probatori, se ne possa contare almeno un terzo, che per comodità indicheremo con C.
Che potenzialmente esista C quale evento non impossibile a verificarsi è presto mostrato: basti pensare che se le parole di Borsellino sono state manipolate – vexata quaestio senza sorpresa non a dovere affrontata dal primo commentatore, e che giova ricordare il costituire fulcro centrale ed esteso dello scritto presente – ciò non porta automaticamente a concludere che Berlusconi Silvio e Dell’Utri Marcello non siano colpevoli di associazione a delinquere di stampo mafioso o di concorso esterno in associazione di stampo mafioso, sed sic et simpliciter che una menzogna ARTEFATTA, VOLUTAMENTE MANIPOLATA, CENSURATA OVE UTILE, E SOPRATTUTTO PRIVA DI CONTRADDITTORIO PER CAUSE DI FORZA MAGGIORE venga adoperata a fini propagandistici e delatori; in ambito più che altro mediatico, dal momento che nella sede tribunalizia in cui questa MENZOGNA “necrofagesca” venisse esposta sarebbe essa quantomeno, anche grazie al lavoro del nostro ospite, derubricata a spazzatura.
E’ questo quanto da noi auspicato, certi che un tale evento sarebbe pavlovianamente sottaciuto o mal riferito dalla “stampa libera”, in quanto da essa derubricabile a spazzatura.
In sintesi, si invita in futuro il signor Severino – che prendiamo ad emblema di un modo di ragionare fin troppo diffuso -, prima di esternare considerazioni indebite, a concentrarsi primariamente sul tema proposto da chi ha speso un poco della propria vita nella convinzione di aver scritto qualcosa di serio.
Una critica ragionata, operata sempre tenendo a mente almeno l’ipotesi C, non potrebbe che aiutare il nostro ospite ad aggiustare il tiro delle proprie affermazioni, le cui eventuali (e non dimostrate) falsità non farebbero altro che esporne l’autore a querele che, a meno di masochismo, ritengo egli preferisca evitare quanto meglio gli riesca, senza per questo venir meno al proprio impegno.
E affinché ciò non abbia a verificarsi esistono sostanzialmente due vie: la prima è da scartare, in quanto trattasi del silenzio; la seconda è quella di esporre un tema così delicato nonché carico di pathos sociale con le dovute cautele, misurando il peso delle parole scritte con dati che siano incontrovertibili.
Sicuri che la seconda via sia quella seguita almeno nello scritto qui di riferimento, proponiamo convintamente a chiunque vi si affacciasse di ribattere con la ragione qualsiasi cosa trovasse di non veritiero: ne gioveremmo tutti.
Grazie