Contropapello: fotocopia nuova su carta vecchia
Le perizie rivelano: la copia del contropapello prodotta dal 2001 in poi con carta e toner vecchi di almeno 10 anni
(aggiornato il 26/10/2010)
Questo è il “contropapello”, la sola fotocopia disponibile del documento sul quale, secondo quanto ha dichiarato Massimo Ciancimino, suo padre nel ’92 avrebbe rielaborato le richieste della mafia allo Stato già scritte sul “papello”.
Tutto manoscritto da don Vito, secondo i periti, con la sola eccezione della scritta “Allegato per mio libro”, apposta da Ciancimino Jr.
Don Vito infatti, come ci racconta oggi il figlio, definì “minchiate” le pretese di Riina, quando le lesse sul papello, e pensò di ritoccarle e sostituirle con qualcosa di più serio e realistico, diciamo anche meno dozzinale, come ad esempio la concessione del libero “controllo” da parte della mafia della “prostituzione” e degli “stupefacenti in tutti i suoi aspetti”, vale a dire dalle pasticchette per sballare in discoteca, alle erbe per il relax, alle polverine varie; e perché no: magari anche gli acidi, per i più esigenti.
E niente niente ci infilò anche la possibilità di commerciare liberamente “tabacchi””, semplicemente mettendo in pratica l’uovo di colombo: “l’abolizione del Monopolio” di Stato.
Queste sì che non erano minchiate, ma pretese realistiche e decorose, piccoli regalini che, allo Stato che voleva scendere a patti, non sarebbe costato nulla concedere.
Se qualcuno avesse detto davvero subito a Paolo Borsellino che era in corso una trattativa del genere fra don Vito Ciancimino ed i carabinieri del ROS, forse non sarebbe morto ucciso dalla mafia con l’esplosivo, perché sarebbe morto prima; dal ridere.
Ma ecco che le perizie della Polizia Scientifica, sembrano confermare la datazione di questo documento.
Come si vede nella scheda originale del “riepilogativo” della perizia, la carta utilizzata per produrre questa fotocopia, è stata fabbricata in un periodo compreso tra l’ottobre 1986 ed il febbraio 1991. Inoltre in udienza, i periti hanno riferito che il “toner” impiegato per realizzare questa fotocopia, è di un tipo divenuto obsoleto dal 1995, e quindi non più reperibile nei normali circuiti commerciali da quella data.
Naturalmente i bollettini giudiziari più efficienti, hanno diramato immediatamente la notizia, come Antimafia Duemila, dove il 12 ottobre Silvia Cordella scrisse “Angeloni ha spiegato che per analizzare i documenti originali prodotti da Ciancimino si è proceduto con l’esame del Carbonio 14, il quale ha potuto accertare che si tratta “con certezza” di appunti vergati da don Vito Ciancimino, con carta risalente allo stesso periodo a cui Massimo Ciancimino colloca la produzione dei documenti. “ o come il Fatto Quotidiano, che per mano di Giuseppe Lo Bianco, il 13 ottobre scorso, ci riferì che i documenti “attribuiti a don Vito sono risultati “veri”, tutti: fotocopie e originali, risalgono a una data compatibile con le dichiarazioni del figlio Massimo, accusato la scorsa udienza dal generale Mori di avere artefatto le carte, attraverso un abile “copia e incolla” informatico. (…) Un “gioco di prestigio” informatico del quale, hanno detto i testimoni, non vi è traccia in nessun documento, anche in quell’originale trovato a casa di Massimo durante la perquisizione del 2005, redatto a matita da un unico autore non identificato (e sul quale si erano concentrati i sospetti del generale) (FALSO: non è quello il documento manipolato secondo il generale – ndr) in cui è scritto che “l’on. Berlusconi metterà a disposizione una delle reti televisive”. E se il contro-papello attribuito all’ex sindaco mafioso di Palermo è stato fotocopiato oltre 15 anni fa (la carta risale al periodo ‘86-’91, la fotocopiatrice utilizzava un toner dismesso alla metà degli anni ’90, il tutto dunque compatibile con le dichiarazioni di Ciancimino junior), nessun tentativo di “collage” è stato rilevato dai consulenti che hanno sostenuto come nel foglio non sia stata evidenziata alcuna perdita di dettaglio o di qualità.”
Quasi tutto vero, salvo che, certamente, un piccolo dettaglio: non è vero che fotocopie e originali risalgono a una data sempre compatibile con le dichiarazioni di Massimo Ciancimino.
Abbiamo già visto su questo blog, negli articoli dei giorni scorsi “La fabbrica dei tarocchi” e “Travaglio inguaia Ciancimino”, come, nel caso di ben tre importanti documenti, pare che la perizia sia risalita a date di fabbricazione dei supporti cartacei sempre più recenti rispetto agli anni di origine indicati da Massimo Ciancimino per quegli stessi documenti.
Ma ciò che si è verificato nel caso del contropapello, è ancora più interessante.
Infatti nel caso di questo documento, la carta è risultata sì prodotta tra l’86 ed il 91, ed è pur vero, come dice il Fatto, che “la fotocopiatrice utilizzava un toner dismesso alla metà degli anni ’90, quando fotocopiava con quella carta del 91,” ma è anche vero che quella fotocopiatrice la copia del contropapello, con quel materiale vecchio di 10 anni, l’ha fatta dopo il 2001.
Ecco infatti cosa riferiscono i periti in udienza:
(dal file audio dell’udienza del 12/10/2010 – radio radicale – 3:12)
Di Matteo: .. Voi arrivate alla datazione della carta, tra l’86 e il 91, quindi assolutamente, diciamo, compatibile con quello che ha raccontato il teste… Io, vi volevo chiedere una cosa: “materiale con cui è realizzato lo scritto: toner per fotocopiatrici a base di bisfenaolo a epossido e carbone amorfo. Valgono le stesse considerazioni che abbiamo fatto poc’anzi, quindi, sulla presenza di dati in letteratura che, diciamo, …che indicano che questa fotocopia non è stata fatta oltre la metà degli anni 90?
Perito: Si, valendo i dati di letteratura si.
Di Matteo: Bene.
(…)
Di Matteo: ..Anche qui vi chiedo se, sulla base della vostra esperienza: esistono tracce per eventualmente rilevare, diciamo, operazioni di COLLAGE , con fotocopiature successive oppure se esistono degli elementi per ritenere che questo documento costituisce una FOTOCOPIATURA UNICA di un documento originale. Questo è molto importante.
Perito: Dunque all’analisi al microscopio, adesso non ci sono tutte quante le fotografie che praticamente ci sono anche nella relazione, all’analisi al microscopio se andiamo a guardare in particolare le lettere, le lettere praticamente che compongono tutta la parte sottostante e la frase che si legge, praticamente, in questo punto qui noi notiamo LO STESSO TIPO DI TECNICA DI FOTOCOPIATURA. Ora. che vuol dire questo? Che se, appunto, analizziamo in maniera abbastanza precisa UNA QUALSIASI di queste lettere, abbiamo fatto la prova su parecchie e viene sempre la stessa cosa, si nota una scansione verticale dovuta ad una fotocopiatrice di tipo laser, toner nero con questa composizione chimica, e si nota questa, dicamo, questa stessa identica, diciamo così, questa presenza di tecnica laser sotto TUTTO il foglio, anche su questa parte qui. Io deduco che possa essere un’UNICA copia, che non possa derivare da altre fotocopie perchè non c’è stata PERDITA DI DETTAGLIO. Quindi io noto VERAMENTE BEN DETTAGLIATE TUTTE LE LETTERE proprio grazie a questa tecnica di stampa diciamo, di fotocopiatura non di stampa, di fotocopiatura. E addirittura potremmo ipotizzare che QUESTA FRASE CHE C’E’ IN ALTO SIA STATA IN ORIGINE SCRITTA , SUL DOCUMENTO ORIGINALE DAL QUALE POI DERIVA QUESTA FOTOCOPIA, SCRITTA CON UNA PENNA A SFERA, UNA PENNA…
Di Matteo: Si.
Perito: Un’inchiostro a penna. Mentre questa parte sottostante apparrebbe perchè meno concentrata, come se fosse meno concentrata la scrittura ma sempre BEN DEFINITA, scritta in origine a matita. Questo ci succede quando fotocopiamo uno scritto a matita. Succede praticamente la stessa cosa. Se scrivo una cosa a penna o se scrivo una cosa a matita io vedo delle differenze anche nella fotocopia. Quindi io vedrò una maggiore concentrazione dove c’è uno scritto a penna, pensando che si preme di più e comunque si lascia l’inchiostro sulla carta, mentre nel caso della matita si lascia sicuramente un tratto diverso che non è un inchiostro di penna a sfera, non è un inchiostro qualunque, Quindi queste sono le ipotesi che sono state fatte. Ma proprio perchè c’è un’OTTIMA DEFINIZIONE DEI CARATTERI.
Se fosse, ipotizziamo sempre, una fotocopia di fotocopia, NOI AVREMMO PERSO IN QUALITA’ .
NOTEVOLMENTE.
Di Matteo: Cosa che non è avvenuta.
Perito: NO. Mi sento abbastanza sicura da dire NO.
Di Matteo: QUINDI UNICA FOTOCOPIATURA SU CARTA IN QUELLA PRODUZIONE, 86-91 E PROBABILMENTE SECONDO..FOTOCOPIATO PRIMA, COMUNQUE, DELLA META’ DEGLi ANNI ’90
Perito: In questo senso si. Si
Di Matteo: Bene.
Beh, secondo noi non va mica così bene. Se infatti le cose stanno come ha detto il perito, allora non è assolutamente vero che quel documento è una fotocopia fatta prima “COMUNQUE, DELLA META’ DEGLI ANNI ‘90”, ma bensì una fotocopia fatta oltre il 2001 con materiali dei primi anni ‘ 90, che è ciò che aveva sempre sospettato chi dubitava di questo testimone.
Se infatti è una fotocopia di un originale, allora è una fotocopia di un originale dove era riportata anche la scritta in alto a sinistra “Allegato per mio libro”, e quindi non può che essere stata realizzata in una data successiva a quella in cui Ciancimino jr ha apposto questa scritta.
Che certamente non è il 92, durante la presunta “trattativa”, epoca in cui, comè ovvio, a junior non passava neppure per l’anticamera del cervello di farci un libro col contropapello.
No, in realtà Ciancimino jr lo ha spiegato chiaramente ai PM, interrogato il 19 ottobre 2009, quale fu il momento in cui egli decise di raccogliere papello e contropapello per “allegarli al suo libro”:
CIANCIMINO: Sì, allora quello… vorrei fare se mi è consentito una premessa: tutta questa raccolta (le fotocopie del papello, del contropapello, e altre – ndr) fin dal primo momento del mio primo interrogatorio avvenuto a gennaio del 2008 per opera di colleghi suoi a Caltanissetta, si è parlato sempre di documentazione che era stata da me raccolta con un fine, non un fine di acquisizione di elementi probatori fini ad un’indagine, ma quello che doveva essere la realizzazione di un libro, famoso libro… per giunta un libro neanche chiesto da me ma quasi su richiesta, mi scusi se io ora… su richiesta medica della dottoressa PETRUCCI che consigliava a me, visto che assistevo mio padre in quel periodo difficile che aveva subito un ennesimo ictus, di ravvivare in sé, per cui tenerlo impegnato con qualcosa che gli desse motivo perché dice che si stava spegnendo…
Da quanto emerge poi da altri manoscritti, l’ictus di cui parla Massimo Ciancimino incorse a suo padre il 28 agosto 2001. Quindi dopo quella data la dottoressa Petrucci, che si era presa cura di don Vito, richiese al figlio di realizzare il libro per ravvivare e tenere impegnato suo padre. Al che, Massimo Ciancimino raccolse e classificò gli “allegati per il suo libro”.
Ed allora la scritta “allegato per mio libro” sul contropapello, e così la sua fotocopiatura che noi oggi chiamiamo “contropapello”, non possono che appartenere alla seconda metà del 2001, o ad epoca anche successiva.
La conferma di questo fatto ci viene data in modo netto anche nel libro “Don Vito”, di F. La Licata e M. Ciancimino, dove a pag. 207 il contropapello è definito come un “appunto” scritto di pugno da don Vito e presentato“come un “allegato” per il libro memoriale MESSO IN CANTIERE NEGLI ANNI DUEMILA”.
Sempre su “Don Vito” poi, gli autori ci raccontano che l’altro documento, detto “papello”, non fu mai letto nei suoi contenuti, da parte di Massimo Ciancimino, ai tempi della sua consegna, nel ’92, “Questo potè farlo esattamente DIECI ANNI DOPO, mentre lavorava con il padre al “libro della verità”, precisano gli autori.
E questo, perché il papello e gli altri documenti erano nascosti nella casa di Roma, in libreria, all’interno di enciclopedie. “Sfiancato fisicamente, debilitato da sette anni e mezzo di detenzione (1992-99), deluso persino dall’amico Provenzano e dal fantomatico Franco, il potente decaduto pensa ad esercitare la sua piccola vendetta sul cinismo della politica scrivendo, con l’aiuto del figlio, la sua “verità”. Ed esibendo le carte: certo, il “papello”, ma anche quei “pizzini” che sono serviti ai magistrati per decrittare i 56 giorni – da Capaci a Via D’Amelio – che non bastarono ad evitare il peggio. Per anni ben nascosti, stavano nella casa di piazza di Spagna, nel nono volume dell’Enciclopedia Treccani in uno spazio appositamente creato incollando l’ultima pagina alla copertina rigida”
E quando don Vito si fa portare in camera sua il volume dell’enciclopedia per mostrarne il contenuto al figlio Massimo, questi è incuriosito: “Ma scusami”, gli chiesi, “da quanto tempo questa roba si trova qui?” E lui: “Dal giorno del mio arresto, dal dicembre del 1992”. Eravamo nel 2002, impegnati a disseppellire i suoi segreti, i “pizzini con Provenzano del ’92, ma anche quelli degli anni duemila con il seguito della “Trattativa” di cui lui non era stato più protagonista, perché portata avanti da nuovi soggetti politici”. Questo il racconto di Massimo Ciancimino.
Pare dunque pacifico, che la scritta “Allegato per mio libro” sia riferita al libro “MESSO IN CANTIERE NEGLI ANNI DUEMILA”, ed apposta ovviamente, come dichiarato dal teste in interrogatorio, dopo l’ictus, quando su consiglio della dottoressa Petrucci, Ciancimino junior iniziò, al fianco del padre malato “a disseppellire i suoi segreti”. Nel 2002. O giù di lì.
Fortunatamente, nonostante tutta la nebbia sollevata sui, giornali, ma anche e soprattutto in aula, sulla datazione di questo documento, la verità non è sfuggita al Presidente del Collegio Giudicante, dott. Mario Fontana:
(dal file audio dell’udienza del 12/10/2010 – radio radicale – 4:26)
Presidente: Andiamo ora al documento 3, il cosiddetto “contropapello”. Se io non ho capito male, caso mai mi correggete, questo documento, voi dite, è una fotocopia realizzata in un unico …frangente…
Perito: Si.
Presidente:… comprensivo anche della scritta “Allegato per mio libro”.
Perito: Si.
Presidente: Quindi questo documento che voi avete avuto a disposizione, è un’unica fotoc… è in un unico contesto.
Perito: Sì, un’unica fotocopia.
Presidente: Mentre la carta, la indicate tra l’86 e il 91. Quindi sostanzialmente questa carta, massimo 91, è stata utilizzata poi, per fare questa fotocopia.
Perito: Si.
Presidente: Quindi dobbiamo ritenere che nel momento in cui è stato scritto “Allegato per mio libro”, è quello il momento in cui, o comunque un momento successivo, in cui è stata fatta questa fotocopia. Giusto?
Perito: Si.
Se c’è una cosa che conforta, è vedere che ci sono giudici a cui non sfuggono questi piccoli dettagli, capaci di confutare in maniera sottile quanto ribadito per due volte ad alta voce, nell’aula e poco prima, dal PM di Matteo: che quel documento sarebbe stato FOTOCOPIATO PRIMA, COMUNQUE, DELLA META’ DEGLi ANNI ’90.
Nossignore. E’ stato fotocopiato dopo il 2001.
E a questo punto Massimo Ciancimino dovrebbe semplicemente confermare (ma avrebbe dovuto farlo già da tempo), essendo ormai provato, che disponeva di una fotocopiatrice, dopo il 2001, attrezzata con carta e toner vecchi di una decina d’anni, e soprattutto dichiarare quali e quanti documenti potrebbero essere passati sotto a quell’attrezzatura.
E’ chiaro che, alla luce di questa nuova circostanza, la coincidenza delle datazioni date dall’analisi merceologica con le datazioni dei documenti relativi alla “trattativa” data da Massimo Ciancimino, non si può più richiamare come prima a conferma delle versioni del teste, poiché comunque questo, quale riscontro, diviene ben meno significativo rispetto a quanto si reputava.
Enrix
enrix007 04:00 on 24 October 2010 Permalink |
Si ringrazia l'alacre commentatore di blog "Nick" per la trascrizione dell'udienza del 12 ottobre 2010.
anonimo 10:21 on 24 October 2010 Permalink |
Caro segugio spazzino essendo tu così precisino saprai sicuramente escludere questa ipotesi, sempre da quel sito
Si potrebbe ipotizzare che il Massimo, d’accordo col padre finito in prigione, volesse già allora, 93 94 95, scrivere un libro, per ritorsione, come messaggio, visto che il padre in tutti modi voleva essere ascoltato dall’antimafia, voleva fare conferenze, incontrare personaggi delle istituzioni. Voi non mi volete sentire e io vi scrivo un libro.
anonimo 12:43 on 24 October 2010 Permalink |
un capolavoro!
mi tocca linkarti su fb.
Ciao,
Sebastiano
anonimo 13:20 on 24 October 2010 Permalink |
Peste della patria è il giornalismo che accetta le notizie senza vagliarle, quando pur non le inventa.
(C. Cantù, Attenzione)
anonimo 18:25 on 24 October 2010 Permalink |
Di Matteo : ..Quali sono le vostre conclusioni.., sono nel senso che il corsivo che quindi va da MANCINO ROGNONI fino a …Costituzione alla fine è attribuibile a Ciancimino Vito..
Grafologo: SI
Di Matteo: Con grado di certezza?
Grafologo: SI
Insomma Enrix, su un punto mi pare che sei stato smentito. Avevi ipotizzato che i "papelli" fossero due "patacche", invece i periti dicono che almeno il secondo l'ha scritto Ciancimino. Nemmeno sono presenti ritagli e incollature…
Quindi, secondo te perchè Ciancimino ha scritto quell'elenco?
Moritz
anonimo 19:05 on 24 October 2010 Permalink |
Enrix:
"Se c’è una cosa che conforta, è vedere che ci sono giudici a cui non sfuggono questi piccoli dettagli, capaci di confutare in maniera sottile quanto ribadito per due volte ad alta voce, nell’aula e poco prima, dal PM di Matteo: che quel documento sarebbe stato FOTOCOPIATO PRIMA, COMUNQUE, DELLA META’ DEGLi ANNI ’90.
Nossignore. E’ stato fotocopiato dopo il 2001."
Non e' solo una cosa che ci conforta… magistrati seri, capaci e onesti come questi sono l'unica speranza di salvezza per la giustizia nel nostro paese. Sono gli unici che possono contrastare i falsari: siamo vicini ad una svolta epocale, secondo me.
cesare
anonimo 21:54 on 24 October 2010 Permalink |
@Moritz
Che il documento sia opera di Vito Ciancimino è fuori di dubbio.
Il fatto che la fotocopia risalga ad un periodo posteriore al 2001 non ci permettere di fare conclusioni sul periodo in cui è stato scritto l'originale.
Ad esempio l'originale potrebbe essere stato scritto qualche giorno prima di essere fotocopiato, e quindi non essere un contro-papello ma una serie di ricordi o di appunti da sviluppare in un libro.
bart_simpson
enrix007 01:36 on 25 October 2010 Permalink |
Ricopio un mio botta e risposta di oggi sul blog del Pensatore, che in parte contiene la mia risposta al commento di Moritz:
@SYMPATROS
“Quindi attenendoci soltanto a quanto detto a voce su rado radicale e che comq sono testimonianze valide nel processo, NICK ha ragione e tu hai torto.”
Ma certo. I periti a radio radicale hanno detto “si” a Di Matteo quando gli chiedeva di confermare se il contropapello risultava fotocopiato “comunque nella prima metà degli anni 90″, e poi hanno risposto, gli stessi periti, anche “si” al presidente quando gli ha chiesto se era stato fotocopiato in un momento successivo alla scritta “Allegato per mio libro”.
Quindi i “si” dei periti in quell’udienza, lasciano il tempo che trovano, come è dimostrato, perchè poi vanno elaborati e confrontati con gli atti e con gli altri indizi.
Conta solo ciò che è scritto nelle perizie, e nelle perizie sono analizzate, con varie metodologie differenti, sempre le stesse parole del contropapello, ma MAI Mancino e Rognoni.
Quindi, quando rispondono “si” alla domanda “..Quali sono le vostre conclusioni.., sono nel senso che il corsivo che quindi va da MANCINO ROGNONI fino a …Costituzione alla fine è attribuibile a Ciancimino Vito..”, quel “si” ha la stessa valenza del si dato all’altra affermazione di Di matteo: “QUINDI UNICA FOTOCOPIATURA SU CARTA IN QUELLA PRODUZIONE, 86-91 E PROBABILMENTE SECONDO..FOTOCOPIATO PRIMA, COMUNQUE, DELLA META’ DEGLi ANNI ’90″.
Loro hanno esaminato molte parole di quel contropapello, con tutti i rilievi effettuati dettagliatamente descritti in decine di pagine della perizia.
Di “Mancino-Rognoni” e della stranezza, per esempio, che la “i” di Rognoni sia un baffone verso il basso stile firma di Richelieu, non c’è una riga in perizia.
Io quindi non ho torto quando scrivo che in perizia non esiste l’esame di quella parole, nè la spiegazione delle incongruenze che dimostrano, perchè è la verità.
“enrix, come fai a dire che non è stata fatta ?”
Perchè nelle relazioni di perizia non esiste l’analisi di quelle parole, ma solo di altre, e quindi per la perizia quelle parole non esistono. Conta la relazione posta agli atti, perchè è su quella che si può controdedurre, non sui “si” apodittici ed indimostrati dei periti.
“I periti anche se nella perizia non ci fosse scritto hanno detto
a) che sono state analizzate anche le parole Mancino – Rognoni. ”
Me ne fotto. In relazione non c’è traccia di questa analisi, quindi non si può controdedurre.
“I periti hanno trovato in tutto il documento
b) che il documento non è un collage”
Già. Ma potrebbe essere anche peggio. Ne riparleremo ai primi di novembre.
“c) che l’analisi degli inchiostri dice che è stato fotocopiato prima del 2000″
Appunto. In realtà l’analisi degli inchiostri dice soltanto che erano inchiostri antecedenti al 2000 e non può stabilire quando questi sono stati usati in realtà. Questo la dice lunga sul valore dei “si” dei periti.
QUANDO è stato fotocopiato con quegli inchiostri antecedenti al 2000 lo dicono invece al presidente: dopo che Ciancimino scrisse “Allegato per mio libro”, a penna (le scritte di don Vito, sono invece a matita). Però io ho una bella scansione e quel Mancino-Rognoni… minchia, che matita appuntita.
“I periti non hanno detto che i post-it non lasciano tracce di colla ma hanno detto che quel post-it prodotto dalla ditta 3M era fatto in modo da non lasciare tracce di colla.”
3M o non 3M, non è vero. Le lasciano. ….
anonimo 18:20 on 25 October 2010 Permalink |
bella la nuova copertina di liberoreporter…
http://dituttounblog.com/wp-content/uploads/2010/10/libero-reporter-ott-2010-cover.jpg
Luigi
anonimo 12:57 on 26 October 2010 Permalink |
Visto Luigi che la verita' sta venendo a galla? Cio' che mi fa immensamente piacere e' che l'encomiabile lavoro di Enrix si stia diffondendo. Questo e' cio' che conta, poi le persone in grado di farlo avranno modo di riflettere. Purtroppo le spiegazioni di Enrix sono fruibili solo a chi e' in grado di approfondire, le mistificazioni di Travaglio sono invece di fruizione immediata. C'e' un problema oggettivo di comunicazione su larga scala: per sbugiardare i falsari sono necessari dettagli molto sottili.
cesare