I manoscritti sulla "trattativa" tra stato e mafia
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1
1) Premessa
Prima di partire con la prima puntata del nostro telefilm, debbo fare una precisazione doverosa.
Quando per carburare il Truman Show si da il via ad una campagna mediatica, non è detto che tutti coloro che vi partecipano facciano parte della regia.
Molti giornalisti, magistrati, politici, ecc…ecc… partecipano alla messa in onda del “rumor” , vale a dire quel suono, quel vociare che parte nel giornale del mattino e si conclude con le serate televisive, a volte persino inconsapevolmente, e vale a dire semplicemente ripetendo o facendo da eco alla colonna sonora dello show, e cioè ai virus informativi lanciati dai registi, convinti di fare cosa giusta e, certe volte, persino di avere a che fare con cose veritiere.
Ergo, quando in questo sito, analizzando un testo od una trasmissione televisiva, scopriremo qualche cumulo di sciocchezze, occorre ribadire che tali sciocchezze non sempre, per chi le enuncia, rappresentano qualcosa di scritto o pronunciato in stato di coscienza e consapevolezza, e quindi di dolo, ma che si può trattare semplicemente e giustappunto di sciocchezze, corbellerie, bufale, proposte al pubblico per mera superficialità ed approssimazione, da qualcuno che non ha verificato né approfondito la notizia innestata nello show da chi sta in cabina di regia, o da chi si è lasciato semplicemente trasportare dall’enfasi e dal noto metodo del “più o meno”.
In sintesi: proponendo una teoria di imprecisioni, falsità e corbellerie, non è vero che intendiamo significare allo stesso tempo che gli autori delle stesse siano dei falsari di mestiere o dei criminali.
Molte volte, anziché di paraculi, si tratta di gente pasticciona e poco professionale, od anche ingenua , così come ingenua ed innocente è la schiera dei lettori o telespettatori che recepisce le notizie così come sono, senza alcuno spirito critico.
Altre volte invece, pizzicheremo i veri e propri mascalzoni, i cervelli criminali. (Non distante da qui, negli articoli di Segugio dei giorni scorsi, abbiamo parlato di uno di questi, e bello grosso).
Buona lettura.
2) I manoscritti sulla "trattativa" tra stato e mafia
C’eran tre papelli,
vergati da Don Vito.
Ma, di tre, due son patacche, ahimè.
Lui non ci ha mai messo dito.
Da molti anni ormai si parla del famigerato papello, il foglio contenete l’elenco delle pretese avanzate allo Stato dalla mafia per allentare la morsa degli attentati e delle stragi. Su questo blog abbiamo già trattato diffusamente dell’argomento, nell’articolo “De papellibus”.
A metà dello scorso mese di ottobre, il presunto papello è saltato fuori, consegnato prima in fotocopia, e quindi in originale, da massimo Ciancimino ai PM di Palermo.
Insieme al papello, son saltati fuori altri due documenti.
Il primo, è un papello-bis, un altro foglio contenente richieste che lo stato avrebbe dovuto esaminare per trattare con la mafia, sulla base delle stesse, onde fermare gli attentati.
Il secondo, è un memoriale di 13 pagine, sulla trattativa, manoscritte da Vito Ciancimino nel 1993 e pubblicate integralmente e per la prima volta il 21 ottobre scorso, contemporaneamente su questo blog e sul blog “censurati.it” di Antonella Serafini, cui va il merito di avere reperito il documento. Memoriale che, come vedremo, era già in mano ai Procuratori di Palermo ancor prima che fosse manoscritto. (?….tranquilli, ora ve la spiego).
Quindi, TRE documenti, che ho descritto in forma sintetica.
A questo punto, per calarsi nello show provando in modo pieno ed appagante la sensazione di essere un Mr. Truman come si deve, bisogna prima capire bene CHE COSA SIA EFFETTIVAMENTE ognuno di questi documenti.
Così funziona. Per capire che ti è caduto un faretto cinematografico tra i piedi, bisogna prima sapere bene che cosa è e com’è realmente fatto, un faretto cinematografico.
E quindi, ecco qua.
—-> documento numero uno: il papello originale
Lo vediamo in questa immagine:
Come ho
detto, è un elenco di 12 pretese numerate, scritte dalla mafia per mano di un
non precisato scrivano (secondo Brusca si tratta del Dott. Cinà), su di un
foglietto in possesso di Don Vito Ciancimino, da lui consegnato al generale
Mori e custodito, in copia, in cassetta di sicurezza sino ad un mesetto fa,
allorchè Massimo Ciancimino riuscì finalmente a recuperarlo e quindi a
consegnarlo ai magistrati inquirenti.
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Come ho detto, è un elenco di 12 pretese numerate, scritte dalla mafia per mano di un non precisato scrivano (secondo Brusca si tratta del Dott. Cinà, secondo Sandro Ruotolo potrebbe trattarsi di Totò Riina, secondo me di uno qualsiasi), su di un foglietto in possesso di Don Vito Ciancimino, da lui consegnato, in ori ginale o in copia, al generale Mori e custodito, in originale o in copia, in cassetta di sicurezza sino ad un mesetto fa, allorchè Massimo Ciancimino riuscì finalmente a recuperarlo e quindi a consegnarlo ai magistrati inquirenti.
Su questa copia, come si vede dall’immagine, qualcuno ha scritto «Consegnato, spontaneamente, al colonnello dei Carabinieri Mario Mori dei Ros», e secondo Massimo Ciancimino lo scrittore sarebbe suo padre. E quindi anche secondo la totalità dei media nazionale, Don Vito risulta essere l’autore di quella scritta. Fatto importante, quella postilla, perché essendo provato e confermato dallo stesso Mori che siano avvenuti incontri fra di lui e Vito Ciancimino, quella scritta del defunto Don Vito, sarebbe un pesante indizio contro il generale, una prima rilevante prova che egli abbia ritirato “il papello” della trattativa fra mafia e stato, fatto che egli ha sempre negato.
In realtà noi abbiamo fatto un confronto calligrafico fra parole equivalenti, estratte le une da questo e dal secondo papello (doc. numero 2) e e le altre dal documento numero 3, scritto certamente da Vito Ciancimino.
Dal confronto fra le grafie, sorgono alcuni dubbi. Anche il papello bis, come il precedente, in alcune parti suscita perplessità..
VEDI QUI IL CONFRONTO CALLIGRAFICO
—–> documento numero due: il papello originale “rivisto” da Vito Ciancimino
Lo vediamo in questa immagine.
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Secondo quanto afferma Massimo Ciancimino, suo padre quando lesse per la prima volta il PAPELLO N°1, considerò le 12 richieste delle “richieste da testa di m….”.
Per lui quelle richieste poste allo stato erano irricevibili, assolutamente improponibili.
Pensò quindi di redigere un elenco di richieste alternativo, con pretese più “soft” rispetto a quelle originali, diciamo “smussate” così da renderle proponibili. Ad esempio la richiesta di eliminazione delle accise sul carburante, veniva sostituita da Don Vito con una più realistica e ragionevole: la soppressione del Monopolio di Stato sui tabacchi.
Su questo papello-bis si possono leggere, in testa, i nomi di Virginio Rognoni e Nicola Mancino. «Quei due nomi non sono sul papello. Mio padre li scrisse a mano su un foglio a parte (il papello-bis) facendo i suoi ragionamenti, le sue modifiche sui 12 punti della carta principale, cioè il papello»
Quindi questo papello sarebbe stato scritto di proprio pugno da Don Vito, così come confermato anche da suo figlio Massimo, il superteste.
In realtà, sempre dal confronto calligrafico da noi effettuato e già citato sopra, ANCHE QUESTO SECONDO PAPELLO suscità perplesità in più punti.
—–> documento numero tre: il memoriale di vito ciancimino del 1993
Questo documento viene definito “memoriale”, ma in realtà non è esattamente questo.
Sarebbe invece la trascrizione testuale, fatta di proprio pugno da Don Vito Ciancimino, di un verbale di una sua stessa deposizione redatto il giorno 17 marzo 1993 nel carcere romano di Rebibbia, innanzi al Procuratore Distrettuale della Repubblica di Palermo, dott. Giancarlo CASELLI e al sostituto Procuratore dott. Antonio INGROIA.
Vito Ciancimino, che in carcere aveva tutto il tempo per farlo, trascrisse a mano quel verbale e lo corredò di un paio di paginette di note aggiuntive.
Il motivo dell’operazione, si spiegherebbe col fatto che il Ciancimino aveva l’intenzione di affidare ad un editore straniero un suo libro di memorie, che nella sua stesura originale doveva essere interamente manoscritto, a provarne l’autenticità anche in caso di eventuale incapacità di conferma da parte dell’autore, caso mai gli fosse capitato qualche incidente.
E quindi Ciancimino trascrisse a mano quella parte del suo verbale di deposizione innanzi ai PM, perché aveva l’intenzione di utilizzarla per il suo libro.
In realtà poi, rinunciò, e la ripose in un cassetto.
Questo manoscritto NON RISULTA ESSERE MAI STATO CONSEGNATO da Ciancimino a Mori, o comunque non c’è alcuna prova che ciò sia avvenuto. Anzi, c'è la prova contraria. Infatti il documento originale, è stato sequestrato dagli inquirenti nel 2005 a Massimo Ciancimino, nel contesto delle iniziative cautelari disposte dalla Procura di Palermo per le indagini relative alle presunte attività di riciclaggio del patrimonio illegale paterno illecitamente condotte da Ciancimino Jr.
Consiglio a tutti, giunti a questo punto, di leggere attentamente il testo della deposizione di Ciancimino resa dinnanzi a INGROIA e trascritta nel memoriale, testo che PER LA PRIMA VOLTA, su di un mezzo di comunicazione, qui di seguito è riportato fedelmente (compresi gli errori, l’uso delle maiuscole, e le sottolineature).
Chi lo desiderasse, può scaricare QUI il file con l'ipertesto del memoriale, e QUI il file con le immagini ad alta risoluzione delle pagine del memoriale.
Penso che dalla lettura del testo tutti quanti si possa notare quali siano i punti salienti
e soprattutto quanto questi siano importanti.
Innanzitutto Ciancimino comunica la data degli incontri avuti con i carabinieri: dal 25 di agosto 92 (De Donno) al 1° settembre 92 (Mori) e oltre. Tutte date che smentiscono l’attuale teoria accusatoria dei PM contro Mori, ed escludono il coinvolgimento dei ROS e della loro trattativa, nella strage di Via D’Amelio (luglio 92).
Ciancimino poi, spiega qual’era l’oggetto della richiesta dei ROS: collaborazione per assicurare alla giustizia i latitanti. Altra testimonianza che assolve i ROS dalle accuse di torbide trattative.
Ciancimino dice di aver deciso di collaborare con i ROS, e di avere anche iniziato, esaminando insieme a loro carte geografiche di Palermo ed altri documenti utili per la cattura di un grosso latitante.
Ciancimino afferma di essere stato arrestato immediatamente dopo aver dato inizio alla sua collaborazione con i carabinieri, essendo secondo lui tale circostanza una ben strana coincidenza e priva di fondate motivazioni.
Ciancimino afferma di aver avuto una richiesta dimostrazione di “referenza” e “credibilità” da parte del suo interlocutore emissario della mafia, consistente in un aggiustamento “delle sue cose”, e cioè del suo processo (non sarà per questo che Ciancimino per mezzo di Mori, chiedeva insistentemente un incontro con Violante, a partire dell’ottobre 92?)
Di quella deposizione di Ciancimino dinnanzi a Caselli, trascritta dallo stesso Vito Ciancimino, ci ha parlato Marco Travaglio, il 22 ottobre scorso (che è il giorno successivo alla pubblicazione sui nostri blog, di questo “memoriale”.) sul “Fatto quotidiano”:
“(Vito Ciancimino) lo sentirà Gian Carlo Caselli, poco dopo essersi insediato alla Procura di Palermo il 15 gennaio ’93 (lo stesso giorno dell’arresto di Totò Riina e della mancata perquisizione del covo da parte del Ros, forse nel timore di trovare carte inerenti la trattativa del papello). Ma Ciancimino, a quel punto, si ritrarrà a guscio e dirà ben poco sul delitto Lima e sul caso Andreotti. Anche perché sia Violante sia Mori si sono ben guardati dal rivelare a Caselli quel che sanno sui colloqui top secret fra il Ros e Ciancimino.” (Travaglio: Violante, don Vito e l'antimafia di Marco Travaglio – 22 ottobre 2009)
Così, piuttosto rozzamente, liquida Travaglio quella deposizione, che invece, non si ha che da leggerla, è la sola testimonianza diretta della parte interessata, di come, quando e perché sia avvenuta la famosa trattativa. Niente niente.
All’inizio di marzo del 2005, come ho già detto, il manoscritto viene sequestrato a Massimo Ciancimino, nella sua abitazione, nell’ambito delle indagini a suo carico per riciclaggio.
E’ importante leggere il resoconto dato da Repubblica in quella circostanza:
Dieci pagine firmate Vito Ciancimino
Repubblica — 06 marzo 2005 pagina 2 sezione: PALERMO
Inchiesta riciclaggio, all' esame dei pm c' è anche un manoscritto dell' ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino sequestrato la scorsa settimana durante la perquisizione a casa del figlio Massimo. Dieci paginette manoscritte dal titolo: "I carabinieri". Vito Ciancimino avrebbe voluto inserirle nel suo memoriale scritto negli anni passati a Rebibbia, ma alla fine decise di tenerle a parte. Anche se il tema era sempre quello: la sua «collaborazione» con lo Stato e la famosa trattativa avviata da Cosa nostra con pezzi delle istituzioni dopo la terribile stagione delle stragi del 1992. Le dieci paginette iniziano così: «Il capitano Giuseppe De Donno è coetaneo e amico di mio figlio. Da tempo cercava di convincermi a parlare, ma io ho sempre detto di no. Ora a farmi cambiare idea sono stati l' omicidio di Salvo Lima, che mi ha turbato, quello di Giovanni Falcone, che mi ha sconvolto, e quello di Paolo Borsellino che mi ha atterrito». Un rapporto rimasto misterioso quello avviato proprio dopo le stragi tra l' ex sindaco di Palermo e i carabinieri. E rievocato anche dal generale Mario Mori, capo del Sisde, nell' ambito dell' inchiesta sulla mancata perquisizione del covo di Totò Riina in via Bernini. Ai magistrati di Caltanissetta che lo interrogarono sul caso, Mori ricostruì così la collaborazione con Ciancimino, definito da lui "fonte confidenziale". «Il capitano De Donno aveva instaurato un buon rapporto con il figlio Massimo, durante la detenzione del padre. Fu così che invitai De Donno ad approfondire i rapporti». Il primo ottobre del '92 Ciancimino avvia la sua collaborazione, 18 giorni dopo l' incontro decisivo. «Ciancimino mi informò che i suoi interlocutori avevano accettato di portare avanti un certo tipo di trattativa… gli chiesi di avere la consegna di Riina e degli altri assicurando che le famiglie di costoro sarebbero state trattate bene. Al che Ciancimino ebbe uno scatto improvviso… "Mi vuole morto, così morite anche voi". Aggiunse che avrebbe comunicato ai suoi interlocutori che vi era stato un momento di ripensamento e ci accompagnò alla porta». Un mese dopo, il figlio di Ciancimino contatta De Donno e lo invita a tornare dal padre. «Ciancimino aveva accettato – spiega Mori – e chiese una dettagliata mappa di Palermo nella zona compresa tra viale Regione Siciliana e Monreale. La sera stessa fu arrestato». In carcere l' ex sindaco accettò di parlare con i magistrati. «La collaborazione – conclude Mori – non approdò a buoni risultati. Si è perduta un' occasione importante». (…)ALESSANDRA ZINITI
Si noti dunque bene che:
Il manoscritto di cui parla Repubblica il 6 marzo 2005 è proprio il nostro terzo documento, quello di cui stiamo parlando
Ergo quel documento era senz’altro a conoscenza dei PM sin dal marzo del 2005, ove fu da essi sequestrato
I PM lo posero immediatamente “all’esame”. Situazione un po’ paradossale, trattandosi della stessa procura ove quel manoscritto, nella sua forma originale e non trascritta, era depositato agli atti sin dal marzo del 1993.
Pur contenendo il manoscritto tutti i particolari della “trattativa” ed altri dettagli fondamentali in merito all’oggetto della collaborazione cui Ciancimino si era determinato, Repubblica omette di illustrarci tali contenuti, che sono invece la parte fondamentale di quell’atto giacente in tribunale sin dal 1993; riporta invece parti, in virgolettato, non significative.
Il resoconto reso da Mori su quelle vicende, in parte riportato nel virgolettato sull’articolo di Repubblica, coincide perfettamente con quello reso da Ciancimino sul suo manoscritto.
In ogni dettaglio. Ergo, ai cittadini italiani è stato sempre taciuto (in primis, già nell’articolo di Repubblica che ho citato, indi viene ancora taciuto oggi, salvo la possibilità di leggere il testo su questo modesto blog) CHE ESISTEVA UNA DEPOSIZIONE OLOGRAFA DI VITO CIANCIMINO, e cioè l’interlocutore dei ROS, RESA IN CARCERE, che confermava alla lettera, passo per passo, tutte le circostanze riferite da Mori in merito alla trattativa. Tutte, in ogni dettaglio. Come se fosse un particolare da nulla. Piccoli fondali dipinti del Truman Show che cominciano a scollarsi dal telaio di sostegno.
Ed ora facciamo un salto di oltre 4 anni. Del misterioso manoscritto non si sente più parlare, sino al 16 ottobre 2009. (sto parlando dei mass-media, in vero, poichè nella sentenza di assoluzione dalle accuse a carico di Mori e De Caprio per il presunto reato di favoreggiamento, il memoriale era stato citato)
Il giorno precedente, 15 ottobre, l’Avvocato di Massimo Ciancimino ha consegnato la copia dei Papelli (numero uno e numero due), ai PM Palermitani.
Il settimanale L’Espresso, mette in rete la fotocopia dei Papelli alle ore 18.33, dello stesso 15 ottobre come dimostra questa diagnosi del file.
Nelle ore immediatamente successive, le immagini dei papelli sono sul web e sui giornali.
Il giorno dopo, 16 ottobre, il TG3 serale decide di occuparsi della papellofanìa, e lo fa con un servizio di Fabrizio Feo.
Ora che conosciamo bene i DOCUMENTI NUMERO UNO, DUE E TRE, possiamo rivederlo, e divertirci:
E quindi lo trascriviamo, questo servizio del TG, col corredo delle immagini, poste a lato del testo, che nel video erano temporalmente coincidenti con la narrazione trascritta.
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Vediamo dunque brevemente cos’ha combinato il TG3 in questo servizio:
Il video comincia con una descrizione del papello n°1. Nel frattempo viene mostrata l’immagine del papello n°2. Poi lo speaker prosegue con la descrizione del papello n°1, e conclude: “Se sia la copia del papello originale, o un pro-memoria di Vito Ciancimino (il documento n° 3 – ndr) , lo chiarirà Massimo Ciancimino.”
A fronte di questo dubbio, io, senza scomodare Ciancimino jr., avrei la risposta pronta per i nostri simpatici redattori della RAI: “Entrambi tre”.
Poi, ancora un’affermazione sibillina:
“Difficile invece spiegare incongruenze temporali e anomalie nell’elenco di richieste.”
Su questo argomento lo speaker non aggiunge altro; noi sappiamo a cosa si riferisce, perché abbiamo studiato, ma il telespettatore medio comincia ad accusare capogiri non capendo di cosa stanno parlando al TG; anche perché, nel frattempo, prorompe per la prima volta sullo schermo televisivo l’immagine di un misterioso documento, che nulla ha a che vedere con quelli sino ad ora oggetto del servizio: il memoriale di Ciancimino del 93 (documento numero tre), in un dettaglio della quarta pagina dove campeggiano in primo piano tre inquietanti parole sottolineate “piena delega a trattare.” Trattare. Trattativa. Abbiamo capito, abbiamo capito.
Ma proprio a questo punto viene il bello, perché il commentatore ci spiega: “ Secondo l’Espresso sul documento c’era un post-it, con l’annotazione: “Consegnato al colonnello dei carabinieri Mori dei ROS”. Giustamente nel riferirci tale notizia, il TG riproduce, finalmente, un particolare del Papello n°1, quello giusto di cui sta parlando il servizio, e precisamente la frase citata vergata dal presunto Vito Ciancimino (e che, tra l’altro, noi riteniamo essere un falso, una brutta imitazione).
Dopodichè, un capolavoro della logica.
TG3 si domanda: “Cos’era stato consegnato a Mori?” E a quel punto appare la simpatica faccia barbuta del cronista, Fabrizio Feo, che ci spiega cos’era stato consegnato a Mori.
Ma alla spiegazione di Feo anteponiamo un breve riassunto delle parti precedenti, perché è una perla che va vista nell’insieme.
In pratica, ci è stato detto:
C’è un papello, fatto così e così, contenente le richieste della mafia. E’ stato consegnato in copia da Massimo Ciancimino ai PM. Se poi sia una copia di se stesso o un’altra cosa, ce lo deve dire Ciancimino. Poi su questo papello c’è una nota: “consegnato a Mori”. E cos’era stato consegnato a Mori? Ve lo dico subito: non il papello con su scritto “consegnato a Mori”, ma degli appunti, redatti tra il 92 e il 93, pieni di sorprese. (che tra l’altro, mai sono stati consegnati a Mori). E fra queste sorprese, ad es., c’è Vito Ciancimino che scrive di ritenere che i boss mafiosi siano pazzi, oppure abbiano le spalle coperte politicamente. Per ora, fine delle sorprese.
Sticazzi, chiarissimo, ed inquietante.
A quel punto bisogna assolutamente sentire che ne pensa Violante:
VIOLANTE: “Ma, bisogna vedere bene prima che cosa sono, questi appunti. Si parla di fotocopie… bisogna vedere se corrispondono a quello dato ai magistrati. Quindi sarei molto molto prudente Sia ben chiaro: la mafia ha sempre cercato il contatto con i poteri pubblici: non è una novità.”
TRADUZIONE: Ma santa pazienza, dite di volermi intervistare sul papello consegnato ieri da Ciancimino, e mi mostrate questa roba, una deposizione di Ciancimino davanti a Caselli nel 93 che non c’entra una sega col papello e quindi non è quello che ieri han dato ai magistrati. Che caspita volete che vi dica? Mah…, dirò di stare molto prudenti a far ‘sti casini coi documenti, e poi qualcosa di un po’ generico sui contatti fra mafia e politica. Ma guarda che mi tocca…
E in conclusione, torna il nostro
SPEAKER: col famoso papello finalmente sul tavolo dei magistrati, e le rivelazioni sui contatti fra stato e cosa nostra giunte a Paolo Borsellino poco prima della sua morte, i magistrati hanno elementi per nuove indagini, che potrebbero far luce sul periodo delle stragi, e sulle responsabilità.
Tutto chiaro, il telespettatore è servito. Ora, grazie a queste informazioni opportunamente approfondite e spiegate dal nostro Truman Show, sa che i magistrati hanno sul tavolo una patacca, che si va ad aggiungere agli altri schiaccianti elementi a loro disposizione per nuove indagini, come “le rivelazioni sui contatti fra stato e cosa nostra giunte a Paolo Borsellino poco prima della sua morte”.
E quali sarebbero queste rivelazioni?
Le sole ed uniche rivelazioni nuove, sulle informazioni giunte a Borsellino sulla trattativa, sono quelle di Martelli ad Annozero, e cioè:
«Mi fu comunicato dal direttore degli Affari penali del ministero, Liliana Ferraro, che era venuta a trovarla l’allora capitano Giuseppe De Donno, che l’aveva informata che Vito Ciancimino aveva volontà di collaborare». Cui seguì una precisazione di Sandro Ruotolo, che riferisce che, secondo Martelli, Borsellino fu avvertito direttamente dalla Ferraro della volontà di Ciancimino di trattare.
Quindi queste nuove rivelazioni, sarebbero che Borsellino era stato informato che Don Vito Ciancimino voleva collaborare con gli inquirenti (nespole, che rivelazioni inquietanti). Che è esattamente ciò che Mori va ripetendo da anni, nonché ciò che era agli atti della Procura di Palermo, con la deposizione dello stesso Ciancimino che abbiamo pubblicato, da oltre 16 anni.
Caspita, proprio nuove, nuovissime, rivelazioni.
Questo è l’Italian Truman Show, giunto al termine della sua prima puntata.
enrix
anonimo 23:36 on 24 November 2009 Permalink |
Enrix, tu affermi:
Innanzitutto Ciancimino comunica la data degli incontri avuti con i carabinieri: dal 25 di agosto 92 (De Donno) al 1 settembre 92 (Mori) e oltre. Tutte date che smentiscono l’attuale teoria accusatoria dei PM contro Mori, ed escludono il coinvolgimento dei ROS e della loro trattativa, nella strage di Via D’Amelio (luglio 92)
In realtà sono tutte date che smentiscono gli stessi De Donno e Mori.
Udienza del 24 gennaio 1998, al processo per le stragi nel continente celebrato di fronte alla Corte di Assise di Firenze:
Teste Mori:…Incontro per la prima volta Vito Ciancimino a casa sua, a via di Villa Massimo, che è dietro Piazza di Spagna a Roma, il 5 agosto…nel pomeriggio del 5 agosto del 92…
A supporto di questo e di altri incontri Mori consegna ai giudici pagine delal sua agenda
Teste Mori: Sì, ho portato la fotocopia delle pagine, solo delle pagine relative, ovviamente. E qui leggo: "5 agosto tra le 14 e le 15" – dell’agenda – "incontro con V.C.", cioè Vito Ciancimino.
"Sabato 29 agosto, ore 16.00 V.C.", cioè Vito Ciancimino.
"1 ottobre" – sempre di quell’anno – "pomeriggio, colloquio con V.C.".
"Domenica 18 ottobre ore 11.30 V.C.".
"22 gennaio" – dell’anno successivo, quindi siamo nel 93 – "ore 9.00, incontro con V.C.", qui a Rebibbia, anche se non l’ho scritto – "ore 14.00, 13.30 – 14.00 incontro col dottor Caselli"
Quesito: chi dice la verità?
Veniamo ora a De Donno, sempre il 24 gennaio 1998.
Teste De Donno: …E abbiamo provato il contatto che, tra la strage di via Capaci e la strage di via D’Amelio, avviene. Perché Ciancimino accetta di incontrarmi nella sua abitazione di Roma. In quel periodo che Ciancimino era libero…
Enrix, tu affermi: …il resoconto reso da Mori su quelle vicende, in parte riportato nel virgolettato sull’articolo di Repubblica, coincide perfettamente con quello reso da Ciancimino sul suo manoscritto.
In realtà, più correttamente, è vero l’inverso: ciò che affermano Mori e De Donno coincide nella sostanza con gli interrogatori resi da Vito Ciancimino nel 1993 indipendentemente dalla veridicità o meno della sua trascrizione. La sequenza temporale degli eventi può non essere neutra rispetto all’analisi di queste testimonianze. Vediamo perché.
Teste Mori:...L’inizio delle escussioni del Ciancimino verso la metà di febbraio. Ad alcune ho assistito anch’io. Nel contesto di queste dichiarazioni che rese ai magistrati della Procura di Palermo, Ciancimino fece cenno a tutta la vicenda del rapporto tra di noi e lui.
Il capitano De Donno, che compilò gli atti relativi e tutti gli accertamenti connessi connessi alle dichiarazioni di Ciancimino, riferì anche sui nostri rapporti. La Procura di Palermo non ci ha mai chiesto alcunché su questo fatto.
Nei fatti, potremmo dire che Mori e De Donno nel 1998 confermano ciò che già è stato detto nel 1993.
Per ora è tutto.
Andrea G.
enrix007 02:01 on 25 November 2009 Permalink |
Ottimo intervento Andrea, ed ottime argomentazioni.
le commenterò domani, che ora sono stanco.
Però le incongruenze sulla data del primo appuntamento, credo meritino approfondimento, ed anche un articolo. Vanno senz’altro chiarite.
Dimmi, se mi puoi asser d’aiuto: a quale fonte hai attinto per i verbali del 24 gennaio 98?
anonimo 10:11 on 25 November 2009 Permalink |
Buongiorno Enrix,
L’Associazione delle vittime della strage di via dei Georgofili recentemente ha messo in rete i verbali dei dibattimenti.
Vai a:
http://www.strageviadeigeorgofili.org
A sinistra dello schermo vai a "documenti", poi "verbali del primo dibattimento", poi "udienze", clicca su "980124", lì ci sono le deposizioni di Mori e De Donno.
A presto
Andrea
anonimo 17:17 on 25 November 2009 Permalink |
Scusa Andrea perchè scrivi chi dice la verità? Premesso che comunque gli incontri sono successivi la morte di Borsellino (come giustamente scrivi anche te) immagino che sia stato Ciancimino a ricordare male. Ho esistono atti ufficiali in cui Mori sostiene altre date?
Solo per capire, Andrea.
Gianluca
anonimo 17:24 on 25 November 2009 Permalink |
Tra l’altro leggo dagli atti ufficiali che gentilmente Andrea hai linkato relativi alla sentenza sulle stragi trovo scritto che Mori non ha agito assolutamente fuori le righe ha solo cercato con la collaborazione con Ultimo di arrivare ai capimafia:
SENTENZA (n. 2/2000 – depositata il 20.4.2000)
In effetti Mori, che aveva informato Subranni il quale – pur lasciandogli ampi
margini di autonomia e concordando con l’iniziativa – lo avvertì che il
personaggio era abile e da trattare con estrema cautela e circospezione (la sostanza dei consigli fu questa anche se Subranni non ha confermato i termini letterali delle raccomandazioni come riferite da Mori: “…ti può mettere sotto scopa …”), e De Donno si accreditarono presso Ciancimino come rappresentanti dello Stato. Al di là di ogni loro aspettativa, Ciancimino si mostrò disponibile, e il 1 ottobre confermò che era in grado di fare da intermediario con i “corleonesi”. Quando, il successivo 18 ottobre, chiese esplicitamente cosa avevano da offrire, il “bluff” dei due ufficiali venne scoperto. Essi, in realtà, non potevano dare nessuna garanzia, e Mori fece l’unica proposta cui, quale ufficiale di p.g., era legittimato: Riina e Provenzano avrebbero dovuto costituirsi, i loro
familiari sarebbero stati protetti. Dunque, una richiesta di resa incondizionata. Ciancimino ebbe una reazione impressionante, scattò in piedi adirato e congedò l’interlocutore dicendo: “Lei mi vuole morto, anzi vuole morire anche lei, io questo discorso non lo posso fare a nessuno.”
Il 19 dicembre Ciancimino fu arrestato, in seguito risulta aver collaborato, ma, citato dalla difesa perché deponesse ai sensi dell’art. 210 c.p.p. all’udienza del 13.10.1999, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
anonimo 18:16 on 25 November 2009 Permalink |
Ciao Gianluca,
sinteticamente poi probabilmente ci ritorneremo.
- De Donno incontra, a suo dire, Vito Ciancimino tra le due stragi, poi, dopo la strage di via D’Amelio interviene Mario Mori
- chiedo "chi dice la verità" perché le date di Mori differiscono da quelle della trascrizione di Ciancimino.
Non ho espresso la mia opinione su chi dica la verità, può essere benissimo che Ciancimino abbia ricordato male. Più difficile che sia Mori a dire il falso perché ha con sé le pagine delle sua agende.
Il problema è un altro (tra i tanti): siamo sicuri che la trascrizione di Ciancimino sia autentica? aggiungo che più della trascrizione a me interessano i verbali degli interrogatori al Ciancimino. Io non li ho ma per una serie di ragioni io credo che collimino nella sostanza con quelli successivi a Mori e De Donno.
In questo stadio dell’analisi non esprimo ancora giudizi sui comportamenti dei soggetti.
Andrea
anonimo 00:13 on 26 November 2009 Permalink |
Capisco che giustamente vuoi approfondire, stessa cosa mia, ma attualmente quanto sostiene Enrix è immodificabile, sto parlando delle considerazioni fatte con il materiale che abbiamoa disposizione.
Di certo traspare una considerazione certa, è in atto un depistaggio MEDIATICO DI DIMENSIONE GIGANTI.
Gianluca
enrix007 03:31 on 26 November 2009 Permalink |
E non è neppure un’operazione troppo facile, caro Gianluca, bisogna darne atto.
Se si spinge troppo sul filone trattativa, si possono sottrarre elementi indiziari a carico di Berlusconi come mandante.
Se si spinge troppo sul movente-mandante "Berlusconi", si depaupera il filone trattativa col rischio di scagionare Mori, che è già sotto processo.
Non a caso il filone trattativa è spinto nel processo Mori, e l’altro nel processo Dell’Utri.
Di fatto sono due processi che si contendono mandanti e moventi delle stragi, con una sapiente regia mediatica che cerca di renderli compatibili e conniventi tutti e due.
Compatibili con la possibilità di esistere, ma per ora ben poco con la realtà, perchè ci sono testimnianze in contrasto fra di loro e documenti falsi che girano nelle aule di giustizia.
Eh, si. Per fare luce occorrerebbe un po’ di pulizia.
anonimo 09:17 on 26 November 2009 Permalink |
A me sembra che si stia cercando di separare le varie stragi, quelle del 92 da quelle del 93.
Berlusconi secondo le indiscrezioni viene abbinato ormai solamente alle bombe del 93.
Anche le stragi del 92 vengono separate; quella di Capaci è opera della mafia, credo che nessuno lo metta in dubbio, quella di via D’Amelio sarebbe opera dello stato.
Insomma quello che sembrava semplice, bombe di mafia, lo stanno facendo diventare una cosa complicatissima.
La strage di Capaci mi permette di fare una divagazione.
Ieri ho sentito alla radio da Cruciani le disavventure di Schifani. Credo che ad esporle fosse Flores D’Arcais, mi è sembrato che Cruciani lo chiamasse Flores o Floris, ma non mi sembrava la voce di Giovanni Floris.
Cosa sosteneva Flores? Sosteneva che in un paese civile Schifani non sarebbe neanche in parlamento perchè quando era avvocato difese il costruttore di un edificio abusivo a Palermo, questa mi è sembrata l’accusa.
E come la mettiamo con quel senatore dell’IDV che prima di essere eletto è stato il difensore di Giovanni Brusca, quello che ha messo la bomba a Capaci?
Sottosegretario alla giustizia del governo Prodi.
Se i dubbi valgono per Schifani, a maggior ragione, secondo me, valgono per Li Gotti.
Se non dubitiamo di Li Gotti, non possiamo dubitare nemmeno di Schifani.
L’avvocato che umanizza la ferocia.
http://archiviostorico.corriere.it/1996/settembre/01/Gotti_avvocato_che_umanizza_ferocia_co_8_9609013761.shtml
Ciao, Gabriele
anonimo 11:48 on 26 November 2009 Permalink |
Non voglio entrare nel merito di date, luoghi e stragi.
Da politico in erba, vorrei fare delle considerazioni che, stante le lapallisiane manipolazioni in corso nelle procure di Palermo e Caltanisetta, mi portano a leggere i FATTI sotto altra luce, ponendomi altresì una domanda: perchè?
Perchè dei PM che già avevano indagato, interrogato, raccolto testimonianze, confessioni, già all’epoca delle due stragi (CHE NON SONO DI STAMPO MAFIOSO, PERCHE’ LA MAFIA UCCIDE NEL SILENZIO DELLA LUPARA), con processi già celebrati, sentenze già emesse, oggi a distanza di 16-17 anni dai fatti, riaprono il tutto?
Perchè dei PM danno credito a dei pentiti, già sentiti, vagliati, smentiti da processi, che fanno rivelazioni solamente di derelato, oggi hanno credito?
Perchè dei PM, perseguendo nella loro volontà di piegare anche la dimensione temporale, voglio mettere sotto lo stesso cappello, due processi, Dell’Utri e Mori, così da far contraddire le due corti chiamate a giudicare, creando una dicotomia lampante nella giustizia italiana?
Se tutti diamo la stessa risposta, allora credo che si arriverà a quello che non si riuscì di fare nel 1992 e che SB con la sua discesa in campo nel ’94 non permise e cioè all’allegra armata di instaurare un regime di allegro comunismo, in mano ai poteri forti del Britannia.
Quindi se tutto il lavoro meritorio di Enrix diviene per l’ennesima volta carta straccia, ci troveremo ancora a dover difendere, ob torto collo, uno come SB che è la negazione della politica e l’anfitrione della menzogna, ma che cmq rimane il mane minore per la democrazia italiana.
Star Joe, coffa di maestra Catania
anonimo 03:02 on 30 November 2009 Permalink |
Ciao Enrix, hai scritto che dal doc.3, la mafia voleva da Ciancimino una prova di credibilità, che aggiustasse alcune cose, probabilmente un processo… e forse proprio per questo C. voleva incontrare Violante. Non hai approfondito… Non si può ipotizzare che questo fosse un anticipo di contropartita richiesta dalla mafia? C. voleva incontrare Violante (mi pare non ci riuscì) ma chi ci dice che non abbia trovato qualcun’altro disposto ad ascoltarlo? Insomma questa frase ha attirato la mia attenzione, se la mafia ha richiesto questo tipo di garanzia vuole dire che si aspettavano fosse possibile ottenerla… tu invece l’hai buttata li senza approfondire…
Ma poi in molti punti del memoriale C. lascia intendere che secondo lui i suoi interlocutori mafiosi avevano le spalle coperte politicamente, cioè la trattativa vera non era la sua con i Ros ma un’altra che stava comunque avvenendo… tu non lo hai per niente approfondito… questo è il punto importante. Non il fatto che i Ros non c’entrano, ma il fatto che la trattativa pare esserci stata.
Ultima cosa, secondo te da chi è mosso Ciancimino junior? Perché i papelli falsi?
Luigi C.
anonimo 09:13 on 30 November 2009 Permalink |
Buongiorno sig. Enrix
stamattina ho ascoltato come il solito la rassegna stampa di radio24 ed e’ stato letto un articolo della giornalista Marcelle Padovani (spero di non sbagliarmi), autrice di un libro su Falcone, che in non so quale quotidiano in edicola oggi ha detto che Berlusconi vive nel Truman Show (testuali parole).
Ho subito pensato che magari e’ capitato su queste pagine!
Buona giornata.
Luigi (C. anch’io ma non sono quello di sopra. Sono quello del Pensatore, per capirci)
anonimo 09:35 on 1 December 2009 Permalink |
http://archivio2.unita.it/v2/carta/showoldpdf.asp?anno=2009&mese=11&file=30POL10a
Ecco l’articolo
Luigi
anonimo 13:29 on 2 December 2009 Permalink |
Ciao Enrix, volevo segnalarti un interessante articolo su democrazia e legalità
http://www.democrazialegalita.it/redazione/redazione_vere_parole_borsellino=24novembre2009.htm
Vai alla fine della pagina che ti ho linkato e clicca su link… chissà che tu non riconosca la fonte
anonimo 13:29 on 2 December 2009 Permalink |
il mio nome è Alex