VLADIMIRO SATTA SULLA TRATTATIVA
Cari amici, l’altro ieri, 28 ottobre, abbiamo parlato di alcune manipolazioni in corso delle parole pronunciate da Piero Grasso per la redazione del TG3.
Il pensiero di grasso nei giorni scorsi è stato travisato e distorto, sia sui giornali che in televisione, a più non posso. Il risultato del solito teatrino mediatico che certi poteri sanno organizzare molto bene, è che la gente oggi è convinta che Grasso abbia detto che lo Stato ha trattato con la mafia per salvare il culo ai ministri.
Leggiamo, solo per fare un esempio, che cosa ha scritto Nicola Tranfaglia nel suo articolo “Il paese del papello”:
(…)
Dopo la testimonianza di Massimo Ciancimino, figlio minore di un “padrino” importante quale è stato il padre, che ha governato Palermo prima con Salvo Lima e poi, in posizione di vertice, ci sono elementi importanti che fanno pensare a una trattativa tra lo Stato e la mafia nel periodo critico della repubblica, tra la strage di Capaci (23 maggio 1992) che uccise Falcone e la sua scorta e quella successiva di via d’Amelio, in cui morì Borsellino e la sua scotrta, il 19 luglio dello stesso anno
.
Esiste un documento di questa trattativa, ( che puzza di falso – ndr) sono indicati i personaggi centrali del negoziato e sono chiamati in causa, da una parte, il ministro dell’Interno Mancino e, dall’altra, il colonnello Mori dei Ros a cui i capimafia del momento (Riina e Provenzano) avrebbero consegnato le richieste dei mafiosi.
Sappiamo (dal papello che puzza di falso – ndr) che Ciancimino giudicava eccessive quelle richieste, cioè impraticabili, e basta leggere quel documento (di cui aspettiamo ancora l’originale) (e che ora è arrivato, l’originale della fotocopia che puzzava di falso – ndr) per rendersene conto: la revisione del maxiprocesso, l’abolizione del carcere duro per i mafiosi (articolo 41 bis), la revisione della legge Rognoni-La Torre sulla confisca dei beni e ancora l’estensione ai mafiosi della legislazione sui dissociati già applicata ai terroristi delle Brigate Rosse e di Prima Linea.
Si sarebbe trattato in pratica di riconoscere alla mafia uno status di soggetto politico della repubblica, quello che non si era riconosciuto formalmente alle Brigate Rosse negli anni settanta, e una sorta di pace negoziata di fronte al ricatto della strategia terroristica e stragista adottata con l’eccidio di Capaci dai corleonesi di Cosa Nostra.
Il ricatto, se rifiutato, avrebbe potuto significare la morte di molti politici, sia quelli che avevano tradito perché, dopo aver coabitato per anni con Cosa Nostra, non volevano o potevano più farlo (il caso Lima è il più significativo ma è chiaro che uccidere Lima significava minacciare Andreotti che di Lima era il capo e il protettore) sia quelli che con la mafia non volevano più scendere a patti.
Una simile ricostruzione dei fatti è alla base dell’intervista che il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha fornito subito dopo la consegna del papello ai giudici di Palermo. Grasso ha detto che la trattativa c’è stata e che il ricatto di Cosa Nostra ha funzionato.
Questo significa, se la ricostruzione è attendibile, (no, non è attendibile perché non è la ricostruzione di Grasso, ma una travisazione della stessa – ndr) che il giudice Borsellino è stato ucciso anche perché sapeva della trattativa e vi si opponeva risolutamente. (ed infatti si tratta di una teoria ben poco plausibile, che va giusto bene al seguito di una manipolazione del pensiero di Grasso – ndr) Insomma, una strage in un momento in cui i capi di Cosa Nostra spingevano perché la trattativa andasse avanti e non si fermasse. (peccato che documenti AUTENTICI di Ciancimino datano i primi contatti coi carabinieri alla fine di agosto, così come alcune testimonianze di Brusca – ndr)
Dopo l’intervista di Grasso, che oggi molti tendono ad accantonare,…”
Fermiamoci qui.
Noi comunque non l’abbiamo accantonata. L’abbiamo approfondita ben di più di quanto ha fatto Tranfaglia insieme a tanti altri, e siamo giunti al risultato che in generale è stata usata strumentalmente e manipolata.
E per fortuna stamani abbiamo scoperto che non siamo stati gli unici a renderci conto di questo, vedendo pubblicato oggi sul quotidiano “Gli altri”, reperibile QUI, un articolo nientepopodimeno che di Vladimiro Satta, dal titolo “Mafia, Stato, Br: ogni storia a sé”, che ad un certo punto recita come segue:
“…. per ora le conoscenze sui contatti tra Stato e Cosa Nostra nello scorso decennio sono tutt’altro che consolidate e anzi circa la sussistenza delle asserite trattative sono arrivate autorevoli smentite -ad esempio da parte del vicepresidente del CSM, Mancino- ed abbondano i motivi di perplessità sulla sortita di Ciancimino jr. e su molti dei relativi annessi e connessi. Ciò premesso, rilevo che Grasso non ha detto che lo Stato trattò al fine di tutelare i ministri; egli ha detto testualmente, invece, che i mafiosi, i quali "in principio pensavano di attaccare il potere politico ed avevano in cantiere gli assassini di Calogero Mannino, di Martelli, Andreotti, Vizzini" e forse altri ancora, poi "cambiano obiettivo probabilmente perché capiscono che non possono colpire chi dovrebbe esaudire le loro richieste. In questo senso [corsivo mio] si può dire che la trattativa abbia salvato la vita a molti politici". Se così fosse, l’incolumità dei ministri sarebbe stata effetto di una sopravvenuta e strumentale preoccupazione di Cosa Nostra e non sarebbe stata il criterio ispiratore della condotta delle istituzioni. Sempre se così fosse, piuttosto resterebbe da appurare perché i governanti avrebbero accettato di intavolare un negoziato: guadagnare tempo? Acquisire informazioni utili per indagini? Staremo a vedere. Intanto, appare logico argomentare che la mafia, qualora fosse stata tradita da false promesse di politici, avrebbe consumato qualche sanguinosa vendetta.”
Amici lettori di questo blog, poiché la mafia si combatte soltanto con la verità, e non con la manipolazione ed il falso, ora abbiamo in mano uno strumento interessante. Quando qualche mistificatore vi richiamerà dorinnanzi alle parole di Grasso sulla trattativa, se proprio non volete replicare con gli argomenti del Segugio, che vede giusto ma non è nessuno, spiattellategli in faccia le considerazioni di Satta, che di autorevolezza ne ha un po’ di più del sottoscritto.
Salutissimi.
Enrix
anonimo 11:34 on 30 October 2009 Permalink |
L’autorità di Satta non è proprio cristallina, visto ad esempio quello che ha scritto sulla scoperta del covo BR di Via Gradoli.
Probabilmente è più importante il Suo lavoro, Enrix, perché la voglia di approfondire, scoprire e diffondere è quanto di più necessario nella nostra epoca.
Non ho fiducia in Satta così come nei giornalisti del TG3, è più prezioso il lavoro di un non professionista che non si lascia ingannare e si muove in prima persona. Cerco di farlo anche io.
Saluti.
Domenico
anonimo 23:30 on 30 October 2009 Permalink |
Buonasera
Mi ricordo di te nel blog di Paradisi che di tanto in tanto frequentavo. Sono capitato qui cercando informazioni di dettaglio su Mario Mori e Giuseppe De Donno. Mi pare di capire che anche su Falcone finirai in Russia. Sulle stragi del 1992/93 ho una mia opinione che può trovare appiglio e sintesi nel libro di Scarpinato "Il ritorno del principe".
Per ora (forse solo per ora) rilevo quanto segue:
nel 1992 Giovanni Falcone non era magistrato e non conduceva indagini
Falcone riteneva il delitto Lima un evento enorme dopo il quale tutto sarebbe potuto succedere
già nel febbraio 1992 una informativa dei servizi si riferiva a una possibile recrudescenza del terrorismo (più o meno il concetto era questo)
Un saluto
Andrea Giova
anonimo 23:37 on 30 October 2009 Permalink |
ps: l’uomo nella foto non è Vladimiro Satta ma lo storico Peppino De Lutiis
Andrea G.
enrix007 01:24 on 31 October 2009 Permalink |
Hai ragione, è De Lutiis. Che vuoi mai, sono ammalato di cose russe, come dici tu. Appena trovo una foto di Satta lo rimpiazzo.
Toh, che coincidenza. Pochi giorni prima della strage della stazione di Bologna c’era un’informativa dei servizi che avvertiva del pericolo di un grave attentato terroristivo di matrice palestinese per mano di Carlos, ma di quell’informativa non si ricorda nessuno.
Comunque non è che finisco in Russia perchè ho una passione per la vodka o per il KGB, ma perchè è in Russia che tral’89 ed il 91 sono defluiti un bel pacco di miliardi dalla Sicilia, così tanti da interessare le autorità giudiziarie, ed in particolare Falcone.
Falcone voleva vederci chiaro su quei miliardi, tieni d’occhio il blog e pubblicherò altro materiale su quella vicenda.
Ora, vedi, caro Andrea, un’indagine in coordinamento fra due stati su qualcosa di contante e frusciante come il denaro, io lo considero un movente per l’eliminazione dell’inquirente enormemente più plausibile che non un tentativo di ricattare lo stato per ridurre il carcere ai mafiosi, che per ottenere questo si trasformano in terroristi.
Non dico che è impossibile, ma è molto meno probabile.
La vedo molto più probabile come mascheratura di un vero movente, laddove per stoppare un’indagine, non basta ammazzare il magistrato che indaga se si capisce che l’hai ammazzato per quello. Perchè in quel caso, al contrario, l’indagine si intensifica.
Ricorda ciò che ha detto Grasso: studiavano come ucciderlo a Roma poi improvvisamente accadde qualcosa, e Riina comunicò che c’era il nuovo piano. Una strage di tipo cinematografico.
Dopodichè Grasso parla di partner "esterni".
E ricorda soprattutto ciò che disse Falcone a proposito della sacca al tritolo lasciata nei dintorni della sua villa, un avvertimento più che un vero e proprio tentativo d’omicidio. Falcone disse: è opera di menti raffinatissime.
Secondo te le "menti raffinatissime" sarebbero dei mafiosi che ti minacciano, come fanno quando mandano le pallottole o le teste di capretto?
Sarebbero degli agenti dei servizi deviati che volevano divertirsi come Arsenio Lupin a preannunciare le bombe vere?
No, Andrea, le menti raffinatissime, sono menti raffinatissime.
enrix007 01:54 on 31 October 2009 Permalink |
Trovato Satta, grazie Andrea.
Per tornare all’argomento di prima, tu come la chiameresti, se non indagine, l’attività di Falcone che andava a Mosca a ficcare il naso nelle contabili dei trasferimenti di valuta?
anonimo 20:24 on 16 March 2011 Permalink |
ha notato che su internet ci sono pochissime tracce di questa intervista?